mercoledì 30 luglio 2014

Temporeggiate, temporeggiate: nulla resterà

Come un qualunque Paese delle banane (Tavecchio non doveva andare sino in Africa per trovarle), l'Italia viene presa a pesci in faccia dalla compagnia aerea Etihad che pone ultimatum sui tempi della trattativa Alitalia. Sia chiaro: Etihad ha perfettamente ragione. La compagnia degli Emirati ha presentato un'offerta, ha posto delle condizioni e si attendeva una risposta, positiva o negativa. Non si aspettava il tipico atteggiamento italiano della dilazione. Certo, questo è stato un errore di Etihad che non si è informata sull'Italia prima di iniziare il dialogo. Evidentemente l'ignoranza della geopolitica non è una esclusiva italiana. In caso contrario i manager degli Emirati avrebbero scoperto che una delle figure storiche di riferimento di questo triste Paese è Fabio Massimo il Temporeggiatore. Non siamo il Paese delle guerre lampo, delle decisioni immediate, delle scelte facili. Quando scoppiano le guerre ci mettiamo almeno un anno, prima di partecipare. E quando il mentecatto dell'Eliseo scatena la sua guerra personale contro Gheddafi, noi stiamo a guardare mentre il tappo parigino distrugge la nostra presenza in Libia. Per poi intervenire, come cagnetti da guardia, dalla parte sbagliata. Con qualche idiota nostrano che si vantava dei bombardamenti. Ed ora abbiamo la guerra civile sulle coste libiche e centinaia di migliaia di clandestini in più. Ma continuiamo a temporeggiare, è andata bene a Fabio Massimo, magari ricapita. Il povero Napoleone ha dovuto temporeggiare sulla nascita per poter diventare francese e smettere subito dopo di perder tempo. Ma ora tutto cambia. Il ministro Madia ha deciso che i vecchi devono andare in pensione per lasciar spazio ai giovani. Creare nuovi posti di lavoro? Non se ne parla, basta rottamare qualcuno e il posto si libera. Se poi si riprendesse la sana pratica del suicidio dei pensionanti e pensionandi, Madia sarebbe anche più contenta. Se si instaurasse la pratica del suicidio di chi non capisce nulla, forse sarebbe meno felice. O forse non capirebbe. Intanto, temporeggiando temporeggiando, il centrodestra si interroga sul suo futuro, o forse sulla sua mancanza di futuro. Non è un problema: a forza di prender tempo e di perderlo, la risposta all'interrogativo non arriverà mai. La malattia, però, contagia anche i 5 stelle. Il povero Grillo cerca di accelerare, ma i suoi trattativisti spingono verso confronti infiniti ed inutili con il burattino. Temporeggiare ed allargare la platea degli elettori, consiglia uno di quei pentastellati che piacciono ai giornali perché fan perdere voti al movimento. E se il Pil cala ed i consumi non ripartono? Calma, come avrebbe consigliato il fulmine di guerra Prodi. Aspettiamo l'autunno, aspettiamo l'inverno, aspettiamo la fine.

lunedì 28 luglio 2014

Italia sempre più in crisi, il burattino gioca al senato

Il burattino e il suo bugiardo cronico continuano a raccontare che la crisi è alle spalle, che gli 80 euro di mancia ad una parte dei lavoratori hanno consentito il ritorno alla crescita e che tutto va (abbastanza) bene. L'Italia, quella vera, è invece alle prese con una frenata delle esportazioni che rappresentavano l'unico fattore positivo. Mentre l'occupazione non aumenta, i saldi si rivelano un flop, il turismo non decolla, i consumi frenano, le aziende chiudono. Ma il problema del Paese, a sentire la renzina Boschi, è la riforma del Senato. Non frega niente a nessuno, se non ai senatori, ma il parlamento si occupa solo di questo. Il lavoro? Se ne riparlerà in autunno, forse. D'altronde il burattino, su questo fronte, è perfettamente in linea con i suoi predecessori "tecnici". Di fronte all'ondata di suicidi per disperazione economica, grazie ai demenziali provvedimenti del grigiocrate Monti e di nostra signora degli esodati, il "signor Fornero" in arte Deaglio aveva sostenuto che si poteva ben accettare qualche sacrificio umano pur di far ripartire la barca Italia. Tutti morti inutili,visto che la barca continua ad affondare. D'altronde questi sono gli economisti che NON fanno grande l'università italiana. Ma il burattino ed il bugiardo cronico proseguono sulla medesima scia. Si indignano se i custodi di Pompei chiudono gli scavi per assemblea, ma si dimenticano di dire che i lavoratori non chiedevano aumenti, ma volevano semplicemente essere pagati per i mesi precedenti. E si indignano, il burattino ed il bugiardo cronico, perché gli esuberi di Alitalia non vogliono perdere il lavoro. E che sarà mai? Mille da sacrificare per salvarne 15mila. La logica dei numeri. Peccato che i mille siano persone, con famiglie da mantenere. Eliminiamo anche mogli e figli, oppure mariti e nonni. Ce lo chiede l'Europa, ce lo chiedono gli Emirati. Si eliminano le persone come se fossero foglie secche. E poi, da grandi economisti alla Deaglio, ci si stupisce se i consumi interni non ripartono. Ma come, vi abbiamo dato 80 euro e vi abbiamo aumentato la Tasi di 200 euro, e voi vigliacchi non spendete? Ma allora siete antirenziani. Grazie alla Fornero non avete più garanzie sul vostro futuro da anziani e invece di suicidarvi per il bene del burattino e dell'Europa preferite vivere tagliando i consumi? Vigliacchi. Come si fa a trasformare questa Italia in un Paese disperato, di schiavi a buon mercato e senza speranza, se gli esodati non si suicidano in massa, se non utilizzano gli ultimi risparmi per dar ragione al burattino ed al bugiardo cronico? Già stanno riuscendo a far fuggire gli studenti migliori, per evitare che l'Italia abbia ancora troppe competenze. Il prossimo passo dovrà essere più deciso: nuove tasse, nuove stangate, 20 miliardi da recuperare e la grande opportunità di uccidere definitivamente ogni illusione di ripresa.

giovedì 24 luglio 2014

Miliardi per i pensionati? No, per i migranti

Saranno 100mila gli immigrati sbarcati sulle coste italiane entro la fine dell'estate. L'inutile Alfano dixit. E se l'ha detto lui vuol dire che saranno di più. Ma fingiamo di fidarci. Dunque 100mila persone a 40 euro di mantenimento al giorno fanno, in un giorno, 4 milioni di euro. Ossia 120milioni al mese. E in un anno (non nel 2014, in 12 mesi da quota 100mila) siamo intorno a 1,5 miliardi di euro. A cui vanno aggiunti i costi della sanità (visite, cure, medicinali), i costi dell'istruzione per i bambini, i costi di polizia, carabinieri, magistrati e galera per chi delinque. Si superano abbondantemente i 2 miliardi all'anno. Solo per i 100mila profughi della prima parte di quest'anno. E vanno aggiunti tutti quelli arrivati negli anni scorsi e le decine di migliaia che arriveranno negli ultimi mesi del 2014. Ma quando i pensionati alla fame chiedono di adeguare le loro pensioni, quando chiedono di ricevere gli 80 euro al mese, la risposta è che non ci sono le coperture finanziarie. Certo, non ci sono perché servono per far felici Boldrini e Alfano. E le associazioni che sui profughi lucrano. Ma guai a dirlo. Salvini protesta? E' un razzista, secondo l'inutile Alfano. Perché obbligare gli anziani italiani a frugare nell'immondizia per procurarsi il cibo deve essere una delle riforme richieste dall'Europa. Dunque bisogna continuare su questa strada. Sfrattare dagli alloggi popolari gli italiani che non riescono più a pagare l'affitto è doveroso, dura lex sed lex. Così come portar via la casa a chi non riesce più a pagare il mutuo. Sempre dura lex sed lex. Ma la legge si ammorbidisce, e di molto, quando le case sfitte vengono occupate abusivamente dagli immigrati. Intere palazzine, con allacciamenti abusivi a luce ed acqua. La legge, in quei casi, va interpretata. Così come per gli accampamenti pseudonomadi. Dove la ricettazione è legalizzata, dove lo sfruttamento dei bambini è lecito, dove il furto è un'espressione di cultura differente. Quanto costa tutta questa tolleranza a senso unico? Ma è giusto così, visto che dopo aver frugato nei cassonetti, gli anziani italiani hanno votato per i responsabili di questa situazione. E' giusto così, perché chi non ha preso gli 80 euro continua a sognare la ripresa promessa dal burattino. E' giusto così perché tutti i tartassati hanno creduto che il loro astensionismo rappresentasse un segnale diverso da quello che era realmente: la resa senza condizioni.

mercoledì 23 luglio 2014

Lo Stato truffa i "Si Tav"

Come ci si può fidare dello Stato? Impossibile. La vicenda Tav, in Piemonte, è il simbolo di come le parole e le promesse servano solo ad esasperare la gente ed a portarla, irrimediabilmente, dalla parte di chi rifiuta tutto. Con l'Osservatorio guidato da Virano si era arrivati a contare, in Val Susa, una consistente quota di sindaci e di abitanti favorevoli all'alta velocità. Perché, in cambio, erano state promesse opere di compensazione, iniziative, investimenti. Perché l'opera avrebbe avuto pesanti effetti negativi sulla valle, soprattutto in relazione ai tanti anni necessari per realizzarla. Con cantieri, polveri, traffico di mezzi pesanti, disagi. Qualcuno, in Valle, aveva deciso che si poteva fare, ma i cittadini andavano indennizzati. E lo Stato aveva accettato il sacrosanto compromesso. Politici a frotte arrivavano in Valle a rassicurare, ad illustrare i piani di interventi, a promettere assunzioni di disoccupati locali per i cantieri.I cantieri sono stati avviati, tra scontri e proteste, ma lo Stato si è dimenticato delle compensazioni. Nulla di nulla. Né lavoro né investimenti, né opere né iniziative. Solo la militarizzazione della zona. Davvero un po' poco, e il voto alle regionali piemontesi ed alle amministrative in alcuni comuni ha chiarito che la popolazione non ha più voglia di farsi prendere per i fondelli da uno Stato bugiardo. Bugiardo in Val Susa e, pare, bugiardo anche a Torino, in relazione al grattacielo della Regione. Un pasticciaccio brutto legato all'ex presidente Bresso. Brutto per l'aspetto finanziario, con la Corte dei Conti che ipotizza un danno erariale di 7-8 milioni di euro destinati ad aumentare con la prosecuzione delle indagini. E brutto, sempre secondo la Corte, anche in relazione alla bonifica del terreno acquistato da Fiat Avio. D'altronde i dubbi erano già sorti tra i cittadini, per l'utilizzo dei terreni di bonifica per realizzare un parcheggio. Gli operai parlavano di pericolosi "fanghi rossi", ma i controlli sono stati fatti per cercare amianto, che rosso non è. Ma questo è lo Stato italiano. Quello che, secondo la Cara Salma, non può essere accusato di autoritarismo. Scelga lui, il Presidente, come definirlo, allora: Stato bugiardo? Stato truffatore?

martedì 22 luglio 2014

Berlu vuol corrompere Salvini con il calciomercato

"Massì, gli compro Cerci per il Milan e in cambio Salvini fa finta di niente sui clandestini, sulle riforme imposte dal burattino, su Equitalia. E facciamo un bell'accordo che mi restituisca il ruolo di padrone indiscusso". Per Berlu, dopo l'assoluzione per la vicenda Ruby, tutto sembra essere tornato facile. Due sorrisi di qui, una strizzatina d'occhio di là e si rifonda la casa delle libertà. Come ai vecchi tempi. Qualcuno, tra un giochino con Dudù ed una battuta sempre meno felice, dovrebbe spiegargli che la situazione è cambiata. Non c'è più il vecchio Bossi, a guidare una Lega precipitata nei consensi. C'é Salvini che è stato capace di ignorare il proprio passato da "rosso-leghista" per allearsi con Marine Le Pen alle europee. Non c'è più Gianfri, alle prese con gli ordini ricevuti nel talamo ed oscillante tra il ruolo di delfino e quello di Bruto. C'é la Meloni che, dopo il mancato ingresso al Parlamento europeo, invoca ancora uno choc che non si sa quale debba essere e, nel frattempo, riparte immancabilmente dagli Aledanno di turno, rifiutati dalla base e imposti dal vertice. Non c'è più nemmeno Pierfurbi Casini, annegato nei disastri delle alleanze sbagliate. E c'é ancora Alfano, in un altro partito dove sta dimostrando che, almeno sulla mancanza del "quid", Berlu non aveva tutti i torti. E' passato, per fortuna, anche il grigiocrate Monti. Come è passato, sulla riva opposta, Bersani. Così le rive si sono avvicinate e Berlu, in cambio di processi morbidi, è diventato il principale sponsor del burattino di Palazzo Chigi. Eppure, di fronte a tutto questo, Berlu pensa di rifare tutto come prima, come se nulla fosse successo. Ha tradito Gheddafi, sta tradendo Putin, ha tradito l'elettorato che non ha votato per un ruolo di appoggio mascherato al burattino. Ma ora che è stato assolto, tutto torna come prima. Rinnovare il partito? Certo: con Brunetta, ma anche con Toti e soprattutto la Pascale. Idee? Dipende. Non è che siano proprio fondamentali. D'altronde, se ci si basa sulle idee, come si fa a mettere insieme Alfano e Salvini? Per Berlu, in fondo, basta azzeccare l'acquisto giusto al calciomercato per far volare il Milan e mettere insieme i tifosi di qualsiasi partito. Ed è questa, in fondo, l'unica apertura rivolto al popolo bue. Perché le alleanze si fanno nelle chiuse stanze, gli accordi di sottobanco pure. E poi li si impongono agli elettori. Che restano a casa o votano Grillo. Chissà perché..

lunedì 21 luglio 2014

Macché Mogherini, vogliamo Riotta per gli esteri europei

Inutile sprecare tempo e denaro con commissioni internazionali d'inchiesta. Inutile anche sprecare soldi per l'Onu e per scemenze simili, a partire dalle corti internazionali di giustizia. Per stabilire chi è colpevole e chi è innocente basta rivolgersi a Gianni Riotta ed al suo quotidiano, la Busiarda (La Stampa). Di fronte al massacro di decine e decine di bambini palestinesi persino l'americano Kerry ironizza su quanto sia poco "chirurgica" l'operazione di Israele? Bene, per la Busiarda si tratta di una evidente gaffe di Kerry perché non è altrimenti comprensibile una critica rivolta a chi ha già ucciso centinaia di civili. Vietato criticare, vietato protestare, vietato indignarsi. La linea della politica e della morale la decidono a La Stampa. E se uno non è d'accordo o è un criminale o si è alle prese con una gaffe. E in Ucraina? Ci sarà mica bisogno di appurare i fatti. Non si devono ascoltare le versioni dei contendenti e, meno che meno, esaminare eventuali prove. Riotta ha già deciso che Putin è colpevole, dunque va condannato. E l'Italia deve rinunciare al South Stream per acquistare gas e petrolio dagli Usa. Shale gas e shale oil, che devastano l'ambiente. Ma quando parla di Stati Uniti, Riotta può ignorare i danni al Pianeta, l'inquinamento, i gas serra. Punire Putin ad ogni costo. Soprattutto se i costi son quelli che paga l'Italia ed i guadagni sono per gli Stati Uniti. E se quei criminali di Brasile, India, Cina e Sudafrica si alleano con la Russia per creare una banca internazionale di sviluppo alternativa all'attuale banca mondiale ed al Fmi, siamo pronti a sanzioni anche contro di loro. Basta con i giocatori brasiliani. Oddio, il geniale Riotta avrà qualche problema in più a schierarsi a favore dei marò in India o a chiedere che i suoi padroni di Fca-Fiat non faccian più affari con Pechino, ma qualche soluzione si troverà. D'altronde le operazioni di Fiat in Russia stentano, ciò significa che i russi sono cattivi e devono essere puniti. E visto che, dopo anni di successi, anche Cnh Industrial (la versione "pesante" di Fiat) stenta in America Latina, significa che dobbiamo sanzionare anche l'America Latina. Non a caso alleata dell'orco Putin. Forse il burattino dovrebbe proporre in Europa la candidatura di Riotta al posto di quella della Mogherini.

sabato 19 luglio 2014

Giustizia è fatta, la politica è morta

Giustizia è fatta: un anziano potrà godersi la sua serena vecchiaia girando tra le sue proprietà e, prossimamente, tornando a progettare viaggi all'estero. Tutto è bene quel che finisce bene. O no? Qualche dubbio rimane, e magari cresce. Perché, ad esempio, la sedicente giustizia italiana deve continuare a pagare cospicui stipendi a chi ha messo in piedi un processo disastroso? Quanto è costata, a noi contribuenti, tutta l'operazione voluta dalla signora Boccassini? Intercettazioni a manetta, interrogatori, udienze, indagini, controlli. Tutto a spese nostre per arrivare al nulla totale. Per Gramellini, sulla Busiarda, il reato magari non c'è ma resta un problema di moralità. E allora? La signora Boccassini è deputata al controllo della moralità individuale? Il compito di un magistrato è quello di vegliare sul buon gusto, sui costumi e sulle frequentazioni dei cittadini che pagano le tasse affinché la giustizia faccia tutt'altro? Dunque l'anziano politico potrà continuare ad uscire di casa per fuggire dalla fidanzzta e da Dudù. Per far cosa? Per scoprire la piacevolezza di una partita a bocce sotto al pergolato? Per infastidire gli operai di qualche cantiere edile con consigli non richiesti? Macché: l'anziano torna alla politica. Sempre che quella roba strana che sta facendo con Forza Italia possa essere definita politica. Accucciato (avrà imparato da Dudù) dietro al burattino e impegnato ad obbligare gli adepti di Forza Italia a fare altrettanto. Zitti e mosca. Mosca magari no, gli amici si cancellano in fretta come si è visto con Gheddafi. Zitti e basta. E non importa se il partito perde consensi, se non ha più peso politico, se non lancia un'idea che sia una. Il partito deve servire per tutelare le riforme del burattino. In cambio di processi così belli e giusti ed in cambio delle tutele per Mediaset. Certo, l'anziano non pensa ai suoi interessi personali ma al benessere delle decine di migliaia di famiglie dei lavoratori del gruppo. Gesto nobile, indubbiamente, ma cosa c'entra la politica? Perché trasformare Forza Italia nella polizza di assicurazione per Mediaset? Torni alla sua azienda, vada a cercarsi nuovi amici dopo aver tradito quelli di prima, magari si dedichio alle bocce. Ma se la sua politica attuale è solo questa, lasci perdere. Lasci che i suoi seguaci scoprano il fascino di un progetto nuovo, con gente nuova, con idee che non siano quelle prese in prestito dal burattino toscano.

venerdì 18 luglio 2014

Renzine e renzini: a Bruxelles non piacciono

Toh, anche Padoan ha scoperto che la ripresa (se c'è) è più lenta di quanto lui avesse previsto. Toh, anche l'Europa si è accorta che il burattino è un bluff e gli ha rinviato la nomina di Mogherini alla guida della politica estera continentale. Piccoli segnali di una presa di coscienza del fallimento. L'economia italiana non riparte perché le ricette di Padoan sono uno schifo. La Mogherini non è ancora stata nominata in Europa perché la grande ammucchiata dell'Ue ha ritenuto che il nostro ministro fosse una "renzina" come le altre. Probabilmente non è vero e la candidata italiana ha sicuramente maggiori qualità rispetto a chi l'ha preceduta alla guida degli Esteri europei. Ma per un burattino che si è creato un mito sulla base dell'immagine, essere battuto proprio sull'immagine non è il massimo. In fondo è come nel calcio: si vince in Italia con gli aiutini arbitrali, e con il servilismo di trasmissioni televisive a comando, e poi si fanno figuracce in Europa quando gli aiutini vengono a mancare e quando i commenti arrivano da professionisti più seri. Le cronache delle campagne acquisti delle squadre di calcio hanno la medesima credibilità delle cronache dedicate alla politica italiana. Il burattino sopravvalutato come un Balotelli qualunque, le "renzine" trasformate in icone da venerare come i bolsi ex campioni definiti "ciliegina sulla torta" di qualche fallimentare campagna acquisti. E Padoan, il salvatore della Patria? Non ha salvato alcunché. Anzi, ha proseguito con gli errori di un altro salvatore della Patria, il grigiocrate Monti con la sua improbabile ed improponibile corte. Padoan come Monti e come Fornero. Ma piacciono tanto a Bruxelles perché sono ubbidienti. Fallimentari ma ubbidienti. Se Bruxelles impone politiche economiche sciagurate, loro eseguono. Promettendo risultati che, inevitabilmente, non arrivano. Per poi stupirsi del disastro, cercare di nasconderlo, di ridurne la portata mediatica. E le renzine? Qualità non pervenute, a parte l'ubbidienza pronta, cieca ed assoluta. Manco fossero le trinariciute del tempo passato. Così se la povera Mogherini ha qualità e personalità, nessuno se ne accorge perché viene accostata ad una renzina qualunque: mortificante. Ma il burattino mica si preoccupa. Ha dimostrato, in Europa, di essere un ottimo incassatore, favorito anche dalle menzogne dei media che nascondono i fallimenti. La flessibilità non l'ha ottenuta e l'unico rinvio conquistato è stato quello della nomina della Mogherini. Non proprio un grande successo, ma le vicende internazionali nascondono le sconfitte.

giovedì 17 luglio 2014

49 kg di pesche per comprare una crema: è giusto così

Servono 6 kg di pesche italiane per pagare un caffé, 20 kg per un bitter, 49 kg per comprare una crema abbronzante. La Coldiretti Piemonte si indigna per una situazione che, indubbiamente, appare insostenibile. Mentre la grande distribuzione importa pesche dal mondo, senza qualità e senza tutele. Tutto vero, tutto giusto. Già, ma dov'era la Coldiretti in questi anni? Dov'era la più grande organizzazione agricola italiana quando i nostri ministri dell'Agricoltura facevano danni a Bruxelles, accettando i diktat che distruggevano l'agricoltura italiana? Dov'era la Coldiretti quando le grandi catene straniere della distribuzione si compravano supermercati, ipermercati, catene italiane? Troppo impegnati a stringere le mani dei ministri e degli assessori per aver tempo di prendere a schiaffi i responsabili del disastro. E l'alternativa qual è stata? Qualche mercato contadino piazzato, saltuariamente, in alcune grandi città. Ma a prezzi alineati con quelli dei negozi, della grande distribuzione. Perché i prezzi dei prodotti agricoli sono bassissimi, vergognosamente bassi, nei campi. I mediatori e la grande distribuzione pagano poco e male: tutto vero. Ma quando sono i contadini e gli allevatori a portare i loro prodotti in città, i prezzi si allineano verso l'alto, anche se la filiera si accorcia tanto da annullarsi, anche se non ci sono più intermediari o ricatti delle grandi catene. E la truffa dei km zero? Si annunciano mercati del territorio e ci si ritrova con prodotti calabresi in Piemonte e trentini in Puglia. Per non parlare dei gruppi d'acquisto di prodotti delle campagne. La distribuzione in città viene fatta come se si trattasse di merce rubata o di spaccio di droga, in ore serali, di nascosto. E questa dovrebbe essere l'alternativa al commercio dei grandi gruppi internazionali? Mancano strategie, mancano investimenti, manca la comunicazione. Non si può risolvere tutto con qualche piagnisteo periodico e poi tutti a pranzo con il ministro di turno o con l'assessore locale. Non ci si può eccitare per un'intervista a Mela Verde o in qualche altra trasmissione televisiva, ignorando che i problemi del settore rimangono anche se il presidente locale dell'associazione ha fatto "ciao" con la manina in tv. Non ci si può illudere che il Salone del Gusto o l'Expo di Milano sul cibo risolvano problemi strutturali che stanno distruggendo, scientificamente, il settore primario italiano. E se un tubetto di crema abbronzante costa come 49 kg di pesche, forse è perché i produttori della crema hanno avuto il coraggio e l'intelligenza di investire in marketing ed in comunicazione. Mentre i produttori di pesche stringevano le mani all'assessore.

mercoledì 16 luglio 2014

Vivarelli: fratelli dalla Rsi alla fama

Roberto Vivarelli, Piero Vivarelli: fratelli, non omonimi. Scomparsi a pochi anni di distanza e Roberto, storico di fama internazionale e professore emerito della Normale di Pisa, morto pochi giorni or sono nel silenzio pressoché generale (ne ha scritto Il Giornale.it e il Premio Acqui Storia, a giugno, aveva deciso di conferirgli ad ottobre il riconoscimento per le sue opere). D'altronde, in questa Italia, la cultura ha smesso di essere un optional ed è diventata un fastidio. Per questo, forse, era più noto il fratello Piero, autore di canzoni come Ventiquattromila baci e Il tuo bacio è come il rock. Ma anche di film legati ai titoli delle canzono i pure di Satanik, come ricordava Maurizio Cabona in occasione della scomparsa. E in quell'occasione Cabona aveva riportato la storia umana, personale e politica di Piero Vivarelli: volontario nella Repubblica Sociale, a 16 anni, nella XMas. Incarcerato dagli americani per operazioni da sabotatore, per poi diventare, appena liberato, paroliere e creatore. Ed il fratello Roberto? Volontario a 14 anni, sempre nella Repubblica Sociale. Due fratelli, un'unica risposta ai falliti attuali che giustificano ogni sconfitta con la scusa di avere idee politicamente non corrette. Non c'è dubbio che questo infame regime abbia premiato, coccolato, arricchito, promosso un esercito di incompetenti, di imbecilli, di incapaci, accomunati solo dal totale servilismo o dall'appartenenza. Ma le storie dei due fratelli, insieme alle storie di tanti altri reduci della Repubblica o, successivamente, reduci di esperienze politiche nell'estrema destra, dimostra che le idee scorrette non condannano inesorabilmente alla morte civile, all'emarginazione. Purché il coraggio individuale sia accompagnato da una adeguata preparazione. E' vero che, a parità di capacità, i servi del pentapartito e del Pci prima, ed i servi della sinistra inciucista dopo, han fatto carriere più brillanti e più facili. Ma nessuno impedisce di essere migliori, più preparati, più capaci. Piero Vivarelli si era iscritto al partito comunista cubano, d'altronde era stato volontario nella Repubblica Sociale, non nella repubblica reazionaria. Ma da "cubano" aveva lavorato con Romano Mussolini, con la massima soddisfazione reciproca. Senza mai rinnegare alcunché. E Roberto, dopo una lunga carriera di storico apprezzato nel mondo, aveva dato alle stampe un libro di rivisitazione autobiografica del suo percorso nella Rsi. Senza rinnegare e sapendo di autocondannarsi all'esilio dai commenti degli storici più sfigati ed invidiosi. Ma chi, a 14 anni, non aveva avuto paura di combattere dalla parte dei perdenti, da anziano non poteva certo preoccuparsi del silenzio dei cagnetti nostrani. Una lezione umana e politica. Che in pochi vorranno accettare.

martedì 15 luglio 2014

10 milioni di poveri, ma il governo pensa al Senato

Dum Romae consulitur Saguntum expugnatur. Mentre a Roma si chiacchiera sui sistemi elettorali e sugli organigrammi, l'Italia vede il livello di povertà crescere sino a toccare quota 10 milioni. Un italiano su 6, secondo l'Istat, è ormai precipitato nel baratro. Ma il burattino ed i suoi complici, a cominciare da Padoan, hanno ben altro a cui pensare. Quale soglia di sbarramento per le elezioni? Chi collocare in un Senato privo di veri poteri? Le industrie ed i servizi italiani passano di mano e vengono conquistati da imprenditori stranieri? La classe dirigente italiana, pubblica e privata, si occupa del ben più accattivante problema del nuovo ct della nazionale di calcio. L'immigrazione ormai libera ed assistita determina una crescente povertà generalizzata perché la torta è sempre più piccola ed i pretendenti sempre più numerosi? I politici italiani hanno l'ingrato compito di stabilire se i propri parlamentari possono votare liberamente o se debbono sottostare agli ordini di partito. Due mondi diversi, sempre meno comunicanti. Il potere, pubblico o privato non cambia, ed i sudditi privi di diritti e con l'unico dovere di pagare qualsiasi tassa venga inventata dalla squadra del burattino. Spuntano autovelox ovunque, tanto per far cassa con la scusa della sicurezza. Ma, quando si tratta di occuparsi di sicurezza vera, i servitori del potere fingono di non vedere le buche nelle strade e sui marciapiedi, il manto stradale che si trasforma in trappola per motociclisti e ciclisti. In questi casi la sicurezza è un optional, perché non si può far cassa a spese dei sudditi. Gli 80 euro in busta paga vanno e vengono, servono per pagare gli aumenti delle tasse in una vergognosa partita di giro che non fa crescere il Paese e non rilancia i consumi. Il turismo interno crolla nonostante gli 80 euro, le località che un tempo erano definite "di villeggiatura" sono ormai quasi sempre deserte e si riempiono solo per Ferragosto e pochi giorni vicini. Ma la colpa, per i burattini, non è della povertà ma solo del maltempo. Chi ha prenotato le vacanze ad aprile, evidentemente, sapeva già che luglio sarebbe stato un mese piovoso. E le seconde case lasciate desolatamente vuote non significano nulla. Tanto qualche genio è convinto di attirare turisti proponendo serate culturali a base di ex ministri, di esponenti vari di un potere spregevole. Ci penseranno i media di servizio a trasformare un flop reale in un falso bagno di folla. Ma i conti non torneranno lo stesso.

lunedì 14 luglio 2014

100 e lode: passaporto per l'estero

Come ogni anno la fantasia dei giornali italiani, nel periodo estivo, si riduce. E si ripetono i servizi dedicati ai "super maturati", i ragazzi che escono dall'esame di maturità con 100 e 100 e lode. Bene, bravi, bis. Peccato che, quest'anno, le interviste - da Nord a Sud - siano caratterizzate dalle medesime risposte: siamo bravi, dunque ce ne andremo dall'Italia. Il giovanilismo del burattino, evidentemente, non convince proprio i giovani. Perlomeno i migliori e più preparati tra i giovani. Non bastano i sorrisi teneri della Boschi o le bugie di Padoan. Il futuro è tutt'altro che incoraggiante per i ragazzi. Che, dopo aver studiato con profitto per 5 anni, si ritrovano con il massimo dei voti e con il minimo delle prospettive. Si iscriveranno ad Università sempre più costose che li preparareranno - in alcuni casi anche molto bene - per un futuro in cui la preparazione non conta nulla e vale ancora meno. Aziende pubbliche dove potranno entrare solo se in possesso di amicizie giuste per concorsi ad hoc, aziende private che offriranno contratti di pochi mesi, con paghe indegne, per mansioni assolutamente inadeguate rispetto alla preparazione ed alla qualità dei giovani. Grandi prospettive, indubbiamente. E l'alternativa è solo l'emigrazione. Verso Paesi dove il merito sia riconosciuto non solo nelle chiacchiere di un ministro, ma sia apprezzato nei fatti, anche a livello di retribuzione. Verso Paesi dove si possa costruire un futuro che parta dalla formazione di una famiglia, con la possibilità di mantenere gli eventuali figli. E dove, da vecchi, ci si possa godere il meritato riposo senza bisogno di fuggire in altri Paesi per sopravvivere con pensioni da fame. Di fronte a queste considerazioni dei giovani italiani con 100 e lode c'è da chiedersi che senso abbiano le dichiarazioni di Padoan, le promesse a vanvera dei ministri adoratori del burattino, dei vertici delle istituzioni. Bilancio, sostenibilità, debiti, manovre aggiuntive: tutto l'armamentario del politicamente corretto, dei compiti a casa. E dall'altra parte i giovani, il futuro dell'Italia, che non hanno alcuna voglia di accettare un domani preconfezionato sulla base di lavori sottopagati, di tasse assurde, di povertà obbligata. E, giustamente, se ne vanno.

giovedì 10 luglio 2014

La rossa Torino cancella il grembiulino e impone la griffe ai bimbi

Basta con il grembiulino all'asilo, chiaro retaggio di un'epoca fascista e repressiva. I bambini, sin dalla prima infanzia, non sono tutti uguali. E come lo dimostrano? Con prove di intelligenza? Con manifestazioni di capacità manuali o intellettuali? Con la simpatia? Con l'abilità nei giochi e nelle prime attività sportive? Macché: con la griffe dell'abitino indossato. Lo ha deciso il Comune di Torino, guidato dal compagno Fassino (quello tanto educato, che saluta con il ditino medio alzato). D'ora in poi i piccoli torinesi non dovranno più indossare il grembiulino che nascondeva le differenze economiche delle famiglie e rendeva i bambini uguali per ciò che concerneva il reddito e la provenienza sociale. Il "sistema Torino" deve ostentare il proprio successo, la propria ricchezza. I bimbi devono diventare un simbolo del potere famigliare. Perché, come sosteneva l'ex sindaco Valentino Castellani, tutti quelli che contano a Torino, si conoscono e si frequentano. Dimenticandosi di aggiungere che si scambiano favori e protezioni, commesse e promozioni, incarichi e presidenze. Dunque è meglio che i piccoli del tout Turin imparino subito a non confondersi con i figli dei sudditi, con i figli del popolo. "Di che marca è la tua gonnellina? Che maglia hai?". La cittadella del potere infame si deve distinguere, differenziare. Tutt'al più i bimbi plebei potranno mettersi in coda per candidarsi ad amici dei bimbi ricchi. Ma qualche grande esperto di pedagogia, ovviamente uscito dal medesimo ambiente, assicura che sarà meglio così. Perché in un'Italia dove il merito non conta nulla, l'unico elemento per valorizzare l'individualità è il vestitino griffato. Ovviamente scelto - secondo gli esperti - dal bimbo di 3 anni che non vuole giocare perché preferisce aggirarsi tra gli scaffali di qualche boutique o, in fascia più bassa, tra i negozi dell'immancabile outlet. Per lo meno una scemenza di questo tipo dovrebbe favorire il rilancio dei consumi e delle spese per l'abbigliamento. I soldi non si moltiplicano, ma per far fare bella figura al pupo si acquisteranno i jeans di moda anche a costo di far mangiare allo stesso pupo qualche schifezza di basso costo e priva di ogni sicurezza igienica e sanitaria. Ma i jeans si vedono e si confrontano, il pomodoro al veleno si mangia in privato.

mercoledì 9 luglio 2014

Nessun Guglielmo Tell nell'Italia di servizio

Decine di morti per i bombardamenti israeliana su Gaza, ma per i tg Rai il dramma è rappresentato dai missili palestinesi, che non han provocato morti o feriti. Si cambia programma e, nelle analisi calcistiche, ci si imbatte nell'insopportabile Ferrari che strilla sulle clamorose e durissime dichiarazioni di Prandelli. Cos'ha detto di così terribile il pessimo ex ct della Nazionale italiana emigrato in Turchia? Assolutamente nulla. Ha finalmente capito che Balotelli non è un campione, cosa chiara a tutti tranne che alla strillante Ferrari. Ma, per una dichiarazione finalmente intelligente e non politicamente corretta, il renziano Prandelli deve essere messo sotto accusa da Ferrari e banda. Una banda che, guarda caso, non scorge nessun elemento discutibile nelle dichiarazioni di Andrea Agnelli quando ironizza sui vantaggi fiscali di Prandelli in Turchia. Mica si può pretendere che Ferrari e compagnia ricordino ad Agnelli che la sede della Fiat è stata spostata proprio per beneficiare di regole fiscali straniere. Già, per Ferrari e amici ciò che è permesso a Fiat non è permesso agli italiani. Si può cambiare canale, si può cambiare argomento, ma la disinformazione è sempre la stessa. Pier Silvio Berlu si scatena in genuflessioni di fronte all'immaginifico Renzi, i tg Mediaset al completo si adeguano e, guarda la coincidenza, Pier Silvio viene assolto nel processo Mediatrade. Ma è vietato far notare la coincidenza, guai a pensar male. Nuove leggi su conflitto d'interessi, sul sistema editoriale italiano? E perché mai? Berlu firma qualunque riforma scritta ed imposta dal burattino toscano, a costo di litigare con i parlamentari di Forza Italia. Dunque deve avere il via libera per tutti i suoi progetti imprenditoriali. Poi, per quanto riguarda la giustizia, una soluzione si troverà. Basta che Berlu stia buono e che la famiglia renda omaggio al burattino. L'importante è evitare che spunti qualche Guglielmo Tell che non si scappelli e non si inchini di fronte all'immagine del nuovo padrone fiorentino. E magari anche davanti alle madonnine infilzate che lo circondano. Al resto penserà l'informazione dei tg o delle Ferrari di turno. Quelle che sognavano un assessorato alla banalità ed ai luoghi comuni

lunedì 7 luglio 2014

Neofascismo e criminalità? C'è un altro mondo

Ugo Maria Tassinari, a seguito dell'omicidio a Roma di uno dei personaggi coinvolti in una pessima vicenda di truffe milionarie, si chiedeva se l'iperviolenza sia consustanziale alla fascisteria. Traducendolo nel più semplice: "Son tutti pazzi questi fascisti?". Ovvio che, da ottimo giornalista qual è (ed è realtà, non ironia), Tassinari spinga forte sul titolo. Sapendo perfettamente che la riposta è negativa. Negativa per quanto riguarda il "tutti". Perché sa benissimo che esistono realtà molto ma molto differenti. E sa altrettanto bene che tra fascisti e neofascisti esiste un solco profondo, più che una differenza. Però esiste un immenso problema di immagine e di immaginazione complessiva. E se non c'è dubbio che il giornalismo canaglia (e non è quello di Tassinari) ne approfitta, è altrettanto vero che una fetta di questo neofascismo deteriore faccia di tutto per venire demonizzato. Al di là dei personaggi coinvolti direttamente nell'ultima vicenda (prima quelli in arrivo dalla Lucania, poi uno sceso da Verbania), l'immagine che appare evidente è quella di un cancro del neofascismo romano che si estende con metastasi in altre parti d'Italia. Dalla Magliana a Mokbel le connessioni ed i contatti tra un certo mondo politico e la criminalità organizzata appaiono evidenti. Ed è inutile cercare di mascherare la delinquenza e le truffe con una inesistente forma di ribellione contro i poteri forti, le banche, il sistema. Non ci sono Robin Hood che hanno rubato alle banche per donare ai poveri, ai giovani militanti, alle formazioni politiche, alle iniziative del neofascismo militante. I soldi se li sono fregati per goderseli in proprio, in privato. Non è una sorta di finanziamento politico: è pura e semplice delinquenza. Che danneggia, però, un intero mondo politico. Composto, invece, da quelli che vanno ad attaccare manifesti per politici più o meno cialtroni, da quelli che creano bande musicali invece di bande criminali, da quelli che riescono ad organizzare grandi appuntamenti culturali nonostante boicottaggi e mancanza di fondi. Tutti danneggiati, penalizzati, emarginati grazie ai criminali ed agli idioti che vengono etichettati con le medesime definizioni politiche ma che, al contrario, fanno parte di un altro mondo. Quando Gabriele Adinolfi, giustamente, invita a riscoprire uno "stile", si scontra con un mondo che lo stile manco sa cosa sia. O lo confonde con le catenazze d'oro ostentate su petti villosi, con anelli mafioseggianti alle dita, con atteggiamente e comportamenti non più tollerabili. Arroganti e presuntuosi quando, in realtà, avrebbero solo da vergognarsi. Atteggiamenti che non riguardano soltanto il sottobosco che fa da confine tra criminalità e pseudo politica. Ma che caratterizza anche molti dei politici "ufficiali". Uno degli ex parlamentari europei costretti a restare a casa dalla bocciatura popolare si lamentava delle critiche di molti militanti del suo partito nei confronti degli atteggiamenti "borgatari" di qualche leader. Forse dovrebbe chiedersi, l'ex, se non sia un bene che certi atteggiamenti vengano rifiutati dalla base. Stufa di politici caciaroni e senza competenze, stufa di decisioni e nomine decise al chiuso di qualche stanza romana, studi di clan che non sono quelli scozzesi, stufi del fancazzismo dilagante. Recuperare lo stile significa anche chiudere le porte in faccia a chi non ha capito che il fascismo e perfino il neofascismo non vogliono più avere a che fare con questo mondo autoreferenziale e romanocentrico. C'è tutto il mondo fuori dall'Urbe. E se il califfo se ne accorge, rinuncia a prendersi Roma

mercoledì 2 luglio 2014

Il Sistema politico-mafioso candida Cetto Laqualunque

"Anche noi dobbiamo avere un Cetto Laqualunque". A volte basta una frase ripresa da un'intercettazione telefonica per rappresentare un mondo. In questo caso quello torinese. Lo stesso mondo che compare in un romanzo di Maurizio Pagliassotti, "Sistema Torino, Sistema Italia". Dove, in realtà, la forma del romanzo è solo un sacrosanto escamotage per evitare querele. Perché si tratta di un saggio romanzato che racconta lo squallore di un mondo, quello torinese, perfettamente identico a quello nazionale. Anche se il neopresidente regionale, Sergio Chiamparino, non perde occasione per esaltare la "diversità subalpina". Che non esiste se non per quanto riguarda un'indubbia professionalità nel nascondere le cose. Un mondo chiuso, dove magistrati e politici vanno sempre a braccetto, con la benedizione di grossi industriali (grandi industriali è tutt'altra cosa) e banchieri, accompagnati dai luoghi comuni e banalità assortite del locale Pastore d'anime. Così, con la finzione del romanzo, il libro di Pagliassotti può raccontare della "curiosa" disattenzione dei magistrati subalpini nei confronti del tesoro nascosto all'estero da sua maestà l'Avvocato e reso pubblico dalla figlia Margherita Agnelli. Nella totale indifferenza della giustizia e di Equitalia. E che sarà mai qualche miliardo di euro nascosto al Fisco italiano? Meglio occuparsi di una multa non pagata per divieto di sosta. Ma come si fa a trasformare il letame reale in un'immagine di campi in fiore? Con i giornalisti che fan parte di questo sistema. Perfettamente descritti da Sistema Torino, nei loro tic e nelle loro polemiche a senso unico, nell'abuso del politicamente corretto e nel ricorso alle amicizie sempre inserite nel Sistema. E che c'entra Cetto Laqualunque? Nel libro nulla. Il Sistema è talmente marcio che ogni volume che lo descrive andrebbe riaggiornato settimanalmente. Cetto è il politico che la 'ndrangheta voleva far eleggere per tutelarsi. Per poter operare senza troppe difficoltà all'interno dei lavori per la Tav. In quella Val Susa dove tutto va bene e tutto è regolare. In quella Val Susa dove i grandi esperti ambientali (pubblici e privati) avevano assicurato che non ci fosse amianto quando avevano dato il via libera ad alcune opere per le Olimpiadi del 2006. Nonostante le affermazioni opposte dei valligiani. E l'amianto, puntualmente, era comparso al primo colpo di pala. Obbligando ad un trasferimento immediato dei lavori su un altro sito, con aggravio di costi. Un particolare che Chiamparino dimentica sempre, quando parla delle limpide Olimpiadi. Un particolare come quello delle frequentazioni politiche dei mafiosi calabresi impegnati a cercare Cetto. Già, l'amico (non indagato) del manovratore di Cetto fa parte di una formazione che appoggia il Sistema al governo. Tutto va ben, madama la marchesa.

martedì 1 luglio 2014

Soft power, evoluzione dell'egemonia gramsciana

Il soft power, in fondo in fondo, rappresenta l'evoluzione dell'egemonia culturale gramsciana abbinata a tecniche moderne. Un tema, quello del soft power, che sarà trattato sabato 5 luglio nell'ambito dell'annuale work shop del centro studi Nodo di Gordio (diretta streaming su Ideal Web tv dalle 9,30 alle 18). Con interventi dell'amministratore delegato del Giornale.it, del responsabile della comunicazione del Cnr, del presidente di Lombardia-Russia e dell'antropologo della mente Alessandro Bertirotti. Ma un tema che è praticamente sconosciuto ai sedicenti politici dell'intera area del centrodestra sino alla destra più estrema e residuale. Il nulla cosmico, in pratica. E questo pesa su ogni scelta che diventa una scelta obbligata per non uscire dalla retta via del politicamente corretto, imposto dagli avversari che, sul tema, sanno lavorare e impegnano risorse a profusione. Non a caso il premio Acqui Storia, che premia i volumi di ambito storico, è costantemente sotto attacco poiché rappresenta l'unico spazio di libertà nel mondo della cultura omologata. Attacchi preventivi, tanto per cercare di intimidire giurati ed organizzatori. Mentre, ovviamente, si invocano cambiamenti in modo tale da rendere le scelte assolutamente allineate con il pensiero unico dominante. E non importa se i 30-40 libri che partecipavano al premio negli anni politicamente corretti sono diventati 170-180 quando il premio si è aperto alla libertà. Basta con questa libertà, la cultura ha bisogno di una sola linea, di una sola interpretazione, di un solo padrone. D'altronde i sedicenti politici del pensiero non omologato dimostrano ogni giorno di non sapere neppure cosa sia il pensiero. Impegnati ad inseguire cagnetti e cagnette, a dimostrarsi corretti, giudiziosi, ubbidienti. A non alzare la voce di fronte ai soprusi che colpiscono i cittadini: l'importante è evitare la galera per le proprie vicende personali, l'importante è che lo Stato non si incameri l'immenso patrimonio immobiliare creato dai vecchi militanti ed ora affidata ad una fondazione senza senso, l'importante è poter partecipare a qualche spartizione della torta. Ma ignorano, i sedicenti politici, che per loro ci saranno solo briciole, e sempre più piccole, man mano che la loro totale inutilità diventerà sempre più evidente. Si impiccheranno con la corda messa gentilmente a disposizione dagli avversari. Gratuitamente, s'intende. Perché loro, i sedicenti politici in via di estinzione, mano al poertafoglio non la mettono mai se non per incassare.