venerdì 29 settembre 2017
Tornano gli sbarchi, aumentano gli scontri. Minniti ha fallito
Scontri a Roma per un alloggio popolare assegnato a una famiglia straniera mentre aumenta l'emergenza abitativa per gli italiani. Scontri nel Lazio per le aggressioni dei Rom. Scontri in Puglia dove il governo Pd ha tollerato la creazione di una baraccopoli per stranieri e dove aumenta l'intolleranza nei confronti degli italiani. Ma il grande inviato della Busiarda, il quotidiano torinese passato sotto il controllo di De Benedetti, spiega che la rabbia dei pugliesi è frutto anche della mancanza di lavoro perché le attività nei campi sono riservate agli stranieri, così bravi e disponibili da accettare 3,50 euro all' ora mentre quegli esosi degli italiani pretenderebbero persino un contratto e un salario decente. La fine dell'invasione si è rivelata un sogno di mezza estate. Gli sbarchi sono ripresi e hanno scelto nuove rotte. La conoscenza della geopolitica si è rivelata un fattore vincente, di competitività per l'invasione. Ci si indirizza verso la Sardegna nella consapevolezza della passività del presidente della Regione e di alcuni sindaci. Persino il presidente del consiglio regionale del Piemonte, il piddino Laus, si è accorto che la sinistra pare ormai aver avviato una guerra contro gli italiani più poveri e più deboli e a favore della tolleranza assoluta nei confronti dei migranti, onesti e disonesti. Poi, però, sugli schermi televisivi arriva "Provaci ancora prof " che si trasforma nell'inno all'invasione. Tutti bravi, buoni e coraggiosi i migranti dello sceneggiato. Aiutati, ovviamente, dall'ex operaio comunista che studia per migliorarsi e che rimpiange la resistenza. E pazienza se in questa melassa fastidiosa si racconta che Alessandro Manzoni è un autore del Novecento come Carducci. Gli autori del programma devono fare propaganda all'invasione, mica alla cultura italiana. E hanno ragione loro. Quando il centro destra è andato al governo e ha avuto a disposizione la Rai, per non parlare di Mediaset, non ha prodotto sceneggiati con idee di fondo differenti. Non ha lanciato autori e conduttori. Gli errori si pagano, ma a pagarli sono gli italiani, non i politici incapaci e gli intellettuali di riferimento
giovedì 28 settembre 2017
Da Acqui Storia alla Sardegna la cultura contro i burocrati
Chi fa da se' fa per tre. Lo spiegavano le nonne, prima di essere assorbite dalle attività in palestra o dalla ricerca di occasioni sottocosto nei mercati rionali (dipende dal livello delle pensioni). Ma l'Istat ha certificato che gli italiani non credono più nell'intervento personale a favore della collettività ed anche di se stessi. Prima partecipavano all'organizzazione di sagre e feste di paese, poi è intervenuta la burocrazia ottusa come sempre a complicare la vita e la gente si è giustamente stufata di avere a che fare con funzionari idioti, con moduli, con regole assurde. Dunque se un paese vuole far festa, ci pensi il Comune con i suoi soldi e le sue strutture. Morte allo spontaneismo. Forse non è un caso, ma una scelta ben precisa. Lo spontaneismo può essere politicamente scorretto, meglio una scelta obbligata e in linea con chi comanda. Qualcuno, però, non si arrende, nonostante l'ottusità centralista ed il trionfo del politicamente corretto. Così il premio Acqui Storia, ignorato dal Salone del libro omogeneizzato di Torino, si prende la rivincita a livello internazionale e premia due scrittori stranieri in questa ultima edizione che ha visto una partecipazione straordinaria da ogni parte del mondo. E fregandosene della correttezza politica fa salire sul palco personaggi diversi come Nerio Nesi e Fini (Massimo, ovviamente, non Gianfranco: è un premio culturale). Ma il fai da te prosegue anche con l'Acqui Ambiente, altrettanto ignorato a Torino e che si inventa una proficua collaborazione con le iniziative culturali di Sanremo. Quando ci sono idee si può collaborare anche tra regioni differenti. Perché con la cultura si può fare sviluppo economico e turistico. Lo hanno capito in Costa Smeralda, in Sardegna, puntando ad almeno 7 mesi di turismo non solo grazie al mare ma ad innumerevoli iniziative culturali. Lo ha capito, in Valle d'Aosta, un giovanissimo ragazzo di Ayas che prepara un premio letterario dedicato ai fantasmi. Idee contro burocrazia, intelligenza contro la correttezza e la faziosità politica.
mercoledì 27 settembre 2017
Cittadinanza certa per baby sequestratori stranieri
I grandi quotidiani di servizio sono troppo occupati a raccontare le meraviglie dell'invasione per accorgersi che in un paese della Sicilia alcuni bambini sono stati tenuti in ostaggio da giovani risorse boldriniane che rivendicavano il diritto al loro argent de poche. Perché ai giovani sedicenti minorenni, in fuga chissà da cosa (forse dalla legge), non basta essere mantenuti senza far nulla. Pretendono anche i soldi per i divertimenti. Il sindaco del paese ha fatto notare che alcuni bambini italiani della zona vanno a scuola senza aver fatto colazione perché le famiglie sono troppo povere. Per loro, però, i soldi pubblici per il mantenimento e per i divertimenti non ci sono. Non è un problema solo siciliano. E le nuove proposte del governo vanno sempre nella stessa direzione. Per favorire l'integrazione bisognerà aiutare i migranti a trovare un lavoro che li soddisfi. E pure una casa adeguata. Per gli italiani, invece, si può proseguire con la disoccupazione e con la mancanza di alloggi. Quanto al rispetto dei doveri, si può essere sicuri che i giovani sequestratori accolti in Sicilia non verranno puniti e tantomeno rimpatriati. Piccoli delinquenti che, crescendo, potranno trasformarsi in criminali di maggior livello, nella certezza di non pagare mai per ciò che fanno. Di fronte a proteste di questo tipo, come quelle di chi scende in piazza a rovesciare cassonetti e a distruggere auto perché non gradisce la sistemazione in hotel o il menu, la soluzione sarebbe una espulsione immediata e reale, a prescindere dalla situazione nel Paese di provenienza. Invece i sequestratori in Sicilia otterranno la cittadinanza italiana, premio per il loro perfetto inserimento nella società che li ha accolti.
martedì 26 settembre 2017
Nessuna alleanza a destra con il padrone del Tg5
Pura immondizia. Non un servizio giornalistico ma un'accozzaglia di odio, risentimento, fastidio e mistificazione. Con questa immondizia spacciata per informazione il Tg5 ha aperto il notiziario affrontando il risultato delle elezioni in Germania. Certo, non si sono contraddistinte per obiettività e correttezza neppure le cronache e le analisi della Rai o dei principali quotidiani italiani. Ma c'è una differenza sostanziale. Il Tg5 risponde ad un editore che, per li rami, è Silvio Berlusconi, il bollito di Arcore che, in teoria, dovrebbe essere l'alleato di quei partiti e movimenti che hanno pubblicamente applaudito al successo dei tedeschi di Afd. Che senso ha, dunque, proseguire nella costruzione di un'alleanza con un soggetto che utilizza le proprie reti televisive per sparare contro i propri eventuali alleati? E queste sono soltanto le premesse. Facile immaginare il seguito, in caso di successo della marmellata del centro destra. Quale credibilità può avere un programma comune se già adesso il bollito di Arcore prende le distanze, attraverso il Tg, dalle posizioni dei suoi alleati? La fobia dei giornalisti del Tg5 nei confronti delle idee del centro destra è manifesta. Ma se il bollito tollera la situazione è perché a lui fa comodo così. Sa di poter vincere sul fronte della comunicazione e della disinformazione perché i suoi alleati potenziali sono totalmente privi di strumenti per comunicare. Ovviamente non è colpa di Berlu, se gli altri hanno rinunciato a giornali, radio e tv con un briciolo di seguito. Ma, a questo punto, sarebbe un suicidio politico accettare un accordo con Forza Italia prescindendo da una intesa preventiva sul fronte dell'informazione. Che senso ha predisporre un programma di politica estera sapendo che il tg dell'alleato sara' il primo ad impallinare le posizioni ufficiali? Che senso ha raggiungere un accordo su migrazioni, politiche del lavoro, abolizione delle eventuali leggi sullo Ius Soli o sulla limitazione della libertà di pensiero (Fiano docet) quando Mimun è già schierato sul fronte opposto? Con quali armi Salvini, Meloni, Fitto e Storace pensano di contrastare l'offensiva annunciata del Tg5? Un'alleanza elettorale su queste basi non ha alcun senso al di là dell'occupazione di alcune poltrone
lunedì 25 settembre 2017
La Germania boccia la sinistra pro invasione
Non sono soltanto le destre ad avere reazioni pavloviane. I media italiani di servizio sono altrettanto scontati nel loro modo di reagire alla triste realtà. In Germania Afd ottiene quasi il 13% dei voti ed i giornalisti di servizio iniziano la consueta campagna contro il pericolo dell'estrema destra. Con aspetti assolutamente patetici nella loro crociata. Dunque i neonazisti omofobia ed anti islamici nonché anti europei trionfano, a differenza di Marine Le Pen che, avendo ottenuto una percentuale quasi doppia alle elezioni francesi, ha perso. E pazienza se una dei due leader di Afd è omosessuale dichiarata: il partito, per i media italiani, è comunque omofobo. Questo giustifica, sempre secondo i media di servizio, le manifestazioni di protesta che si sono immediatamente svolte per impedire i festeggiamenti dei sostenitori di Afd. Le feste sono riservate ai partiti democratici e chi non vota in modo politicamente corretto non ha neppure diritto a festeggiare. È la nuova democrazia, bellezza. Ora iniziano anche le analisi sul futuro della Germania e dell'Unione europea. Merkel, che ha perso quasi 8 punti, non governerà più con il beniamino dei media italiani, il signor Shulz che ha portato i socialdemocratici al minimo storico. Forse non è un caso che i politici amati dai giornalisti di servizio non siano amati dai propri concittadini. E allora Merkel dovrà allearsi con i liberali e con i verdi. Mica facile. Soprattutto mica facile per l'Unione europea, visto che i liberali sono i più strenui difensori del rigore di bilancio e, di fatto, contrari ad una Europa più forte e coesa. La sinistra, al di là delle manifestazioni contro i voti altrui, ha dimostrato la propria inutile autoreferenzialita' e la distanza da un popolo che proprio la sinistra ha contribuito a far addormentare. A svegliare, parzialmente, i tedeschi, hanno contribuito le violenze di massa contro le donne perpetrate dalle grandi risorse che Merkel ha imposto al Paese. Non sono bastate le censure sugli episodi, non è bastata la complicità di polizia e giornalisti. I tedeschi, piano piano, si sono svegliati e hanno espresso il loro malcontento. Non è detto che Afd sia in grado di rappresentarlo in modo efficace, ma il segnale comunque è arrivato. Come avevano già capito gli alleati di Merkel, i bavaresi della Csu che non sono stati ascoltati a Berlino.
venerdì 22 settembre 2017
Le destre pavloviane contro la libertà dei popoli
I riflessi pavloviani delle destre non mancano mai. Una costante sulla quale si può tranquillamente scommettere. La Catalogna, in nome della sacrosanta autodeterminazione dei popoli, indice un referendum per ottenere pacificamente la propria indipendenza e da destra partono le immancabili bordate. Non si può fare il referendum perché la costituzione non lo prevede. Che bella questa ossessione per la costituzione. Chissà perché, allora, qualcuno si lamenta ancora per le disposizione transitorie della costituzione italiana contro il fascismo. Infondo l'immensa legge Fiano è la logica prosecuzione di quanto stabilito 70 anni orsono dalla costituzione nata dalla resistenza. Vi piace così solo perché è la costituzione e dunque è sacra? Oppure la sacralità vale solo per la Spagna? Già, la Spagna del camerata Franco. Che tutto quello che aveva di fascista era il saluto. Per il resto un regime bigotto e basta. Sì, ma dava rifugio ai latitanti fascisti. Certo, piuttosto di niente va anche bene piuttosto, ma l'ospitalità taccagna di Franco era un po' poco a fronte di tutti gli italiani morti per mandarlo al potere. Qualcuno sostiene che se Barcellona vuole l'indipendenza, deve aver la forza di cambiare la costituzione. Bene, vale anche per l'Italia e le disposizioni sul fascismo. E poi è curioso che contro la libertà della Catalogna si schierino quelli che difendevano il diritto della Scozia di uscire dalla Gran Bretagna o quelli a favore della Brexit. Insomma, i popoli hanno diritto all'auto determinazione a giorni alterni e a seconda delle posizioni politiche. Quanto alla eventuale debolezza dei piccoli Stati di fronte allo strapotere di Bruxelles, basterebbe ricordare la situazione italiana e le dimissioni imposte al bollito di Arcore. Barcellona vuole continuare a far parte della UE, e dovrebbe essere lasciata libera di scegliere il proprio destino. Troppo piccola per aver un futuro? Sono fatti loro. O si vuole punire la Catalogna perché i media, più del popolo, hanno ingigantito una manifestazione pro immigrati ? Il matrimonio con Madrid è finito e non sarà la repressione di un regime che piace al bollito di Arcore a cambiare la realtà
mercoledì 20 settembre 2017
Le elezioni non servono. Il vincitore lo scelgono i magistrati
Un magistrato decide di sequestrare i conti correnti della Lega per impedire la campagna elettorale. Un altro magistrato stabilisce chi deve essere il candidato dei 5 stelle in Sicilia. Curioso che i magistrati non siano mai intervenuti quando i candidati di altri partiti erano i nani e le ballerine o i componenti dei vari gigli e cerchi magici. Chissà se d'ora in poi saranno i magistrati a stabilire chi saranno i capilista dei vari schieramenti, passando successivamente a stabilire, nei tribunali, gli eletti e gli sconfitti. In questo modo si eviterà anche il fastidio del voto. Tutto deciso in tribunale senza scomodare gli elettori. Ormai l'ingerenza della magistratura nella vita politica è talmente evidente da essere diventata quasi normale. "Attendiamo il verdetto della magistratura" è diventato il mantra per ogni occasione. Una ingerenza come a Genova per le comunali, ora con la Lega e di nuovo con i grillini. Basta il ricorso di un signor nessuno con la pretesa di diventare Napoleone per bloccare tutto, per imporre ai partiti candidati che nessuno vuole. Non bastano più le amanti del caro leader o i benefattori sottobanco. Ora chiunque può bloccare le liste grazie alla sponda dei magistrati. Che, però, di fronte agli intollerabili ritardi nella loro attività quotidiana, si lamentano per il troppo lavoro. Forse se tornassero ad occuparsi di spaccio di droga e di violenze, di furti e scippi, la vita degli italiani normali potrebbe migliorare. Invece si fa prima a rilasciare i criminali della quotidianità per potersi dedicare a vicende che garantiscono maggior visibilità mediatica. Se un magistrato tiene in galera uno spacciatore recidivo, rischia persino qualche critica sui giornali di servizio, soprattutto se il criminale è una grande risorsa boldriniana. Meglio conquistare la ribalta nazionale decidendo chi deve essere il capolista di un partito o impedendo ad un altro di far campagna elettorale. In Francia, contro Marine Le Pen, erano intervenute le banche per impedire la concessione di fondi da utilizzare per le presidenziali. In Italia le banche non devono neppure sporcarsi le mani
martedì 19 settembre 2017
il modello Ryanair va in crisi non solo per i voli
La cancellazione dei voli di Ryanair non rappresenta solo un disagio per chi aveva prenotato un posto su uno dei duemila voli annullati. Ma è anche un segnale interessante sul fronte della deregulation più spinta. I risparmi aziendali come unico obiettivo presentano limiti che, prima o poi emergono. E per la compagnia aerea irlandese stanno emergendo tutti insieme. In un mondo che vola sempre di più, i piloti sono richiesti e, come i calciatori, emigrano alla ricerca di condizioni più favorevoli. Così qualche compagnia con il braccino corto si ritrova a fare i conti con la fuga dei piloti. Ma senza piloti non si vola. E si vola male anche se gli equipaggi sono insoddisfatti. Non è un caso se la puntualità si riduce. Se questo si aggiunge a condizioni di viaggio sempre meno comode, a prezzi che lievitano a dismisura per ogni comodità in più, è evidente che si rischia la disaffezione dei passeggeri. Anche perché la concorrenza non manca. Ma Ryanair rischia anche sul fronte dei contratti di lavoro. Troppo comodo, secondo alcuni tribunali, imporre ovunque i contratti di comodo irlandesi. Così si prospettano cause costose in varie parti del mondo. Ed ogni causa ha un costo economico ma anche ripercussioni negative sulla qualità del servizio. Lavoratori arrabbiati non garantiscono certo il massimo della professionalità. Ovviamente è ancora troppo presto per valutare se i problemi della compagnia aerea saranno destinati a trasformarsi in una valanga in grado di sconvolgere tutto un mondo di contratti a perdere, precari e sottopagati. È comunque un segnale interessante, da non sottovalutare. Soprattutto per quei Paesi, come l'Italia, che della precarietà e dello sfruttamento hanno fatto una bandiera della nuova economia. E che, inevitabilmente, restano sul fondo delle classifiche di crescita
lunedì 18 settembre 2017
Il bollito di Arcore pronto a governare con il bugiardissimo
Il bollito di Arcore è pronto. Pronto ad intercettare i voti degli italiani che non sopportano più questa sinistra globalista che li ha impoveriti e resi più insicuri grazie all'invasione. Pronto a prendere questi voti per portarli in dote alla stessa sinistra in modo da formare un governo di coalizione che continui ad impoverire l'Italia ed a favorire l'invasione. Così, parlando ad i suoi fedeli, il bollito esalta l'opera di Minniti ed ignora che gli sbarchi di massa sono ripresi. Difficile credere che la squadra del bollito non avesse informato il capo carismatico. Nel frattempo l'ammiraglia della disinformazione del bollito, il Tg5, prosegue nella sua opera di esaltazione del governo Gentiloni, nella difesa del bugiardissimo e negli attacchi a tutto ciò che appare più in linea con una politica più identitaria, popolare, anti globalista. È davvero con questa Forza Mediaset che Salvini e Meloni sono pronti ad allearsi? Con la consapevolezza che un eventuale governo "responsabile" di grande coalizione con il bugiardissimo rappresenterebbe il modo migliore per perdere tutte le regionali del 2019? Votare per il centro destra e ritrovarsi il bugiardissimo, Alfano, Padoan o magari Draghi e Montezemolo, significherebbe il trionfo dei 5 stelle alle elezioni successive, iniziando dalle Regioni. Non è un caso che i grandi quotidiani e le tv abbiano ricominciato ad esaltare il bollito di Arcore e ad attaccare la Lega mentre continuano ad ignorare la Meloni. Il successo del bollito sarebbe perfetto perché permetterebbe di non cambiare nulla. Garantendo direzioni, consigli di amministrazione, presidenze in ogni centro di potere, nazionale e locale. Il tutto scaricando poi ogni insuccesso sul centro destra vincitore delle elezioni e favorendo la ripresa di un centro sinistra arrivato alla frutta ed al caffè. E allora va bene tutto, a partire dal sequestro dei beni della Lega per impedire di fare campagna elettorale (ma le responsabilità penali non erano individuali? O solo per la Lega diventano collettive?) per proseguire con la legge Fiano che potrà essere utilizzata contro chiunque faccia opposizione vera. Prima si colpisce e poi, eventualmente, si assolve a distanza di anni quando non serve più. Il bollito di Arcore queste cose le sa. Ma a lui interessano solo gli affari di Mediaset. E si vede
venerdì 15 settembre 2017
Confindustria con il governo e contro i giovani italiani
La vicinanza di Boccia, presidente di Confindustria, al Pd non è certo una novità. Dunque non stupiscono le previsioni di crescita legate al successo delle riforme volute dal bugiardissimo. Peccato che la stessa Confindustria si smentisca quando è costretta ad ammettere che le riforme non frenano la fuga dei cervelli. Per un costo, per l'Italia, di 14 miliardi di euro. Dunque le riforme non funzionano, ma bisogna nasconderlo. La meravigliosa flessibilità che tanto piace a Boccia ed al bugiardissimo e seguaci, non entusiasma i giovani laureati e più preparati che hanno capito come la flessibilità sia solo precarietà sottopagata. Le aziende italiane offrono condizioni di lavoro e di retribuzioni peggiori rispetto alla concorrenza internazionale, ma Boccia fa finta di niente e chiede al suo governo Pd di insistere sulle riforme. Magari, approfittando del nuovo regime che vieta le idee e blocca le attività politiche delle opposizioni grazie alla collaborazione della magistratura, vietando l'espatrio a chiunque sia in possesso di una laurea con una votazione alta. Ma Confindustria si lamenta anche della crescente disaffezione dei giovani nei confronti delle aziende donatrici di lavoro precario e di salari saltuari. Ingrati. Cosa pretendono questi giovani? Una occupazione legata agli studi? Forse un ingegnere dovrebbe svolgere un lavoro da ingegnere? Un laureato in storia dell'arte dovrebbe occuparsi di arte e non del centralino di un museo? Assurdo, nell'Italia delle riforme amate da Boccia. E poi, magari, questi neo laureati vorrebbero pure essere pagati tutti i mesi, vorrebbero persino crearsi una famiglia, mettere al mondo dei figli. E no, il governo deve proseguire con le riforme. Vietando le famiglie italiane perché è più conveniente far arrivare nuovi schiavi dall'Africa. Andiamo avanti con lo Ius Soli, per la felicità di Boccia. E chiudiamo le frontiere in uscita, non in entrata
giovedì 14 settembre 2017
L'Europa chiede più rimpatri, i media non se ne accorgono
Più Europa e meno migranti. È la ricetta di Jean Claude Juncker, ma i giornalisti di servizio italiani si sono soffermati sulle lodi all'Italia per gli interventi di salvataggio nel Mediterraneo. Che ci sono stati, indubbiamente, ma seguiti alla richiesta di rimpatriare tutti i clandestini che rappresentano la stragrande maggioranza dei migranti. La consueta informazioni parziale e faziosa. Con titoli sugli encomi e poche righe nascoste sulle critiche. Così come latitano le analisi sulle altre criticità europee, perché è più comodo attaccare i Paesi del gruppo di Visegrad rei di tentare di difendere i rispettivi popoli non solo dall'invasione dei migranti ma anche dall'invadenza di Bruxelles. Poco spazio, invece, ai problemi creati dall'iper europeista Macron che, per compensare la pessima Loi Travail (un jobs act in salsa parigina, ancora più indigesto di quello cucinato dal bugiardissimo), sta pensando ad una limitazione degli ingressi dei lavoratori europei. Ciascun per se' mentre Juncker si lancia nell'immaginare un'Europa sempre più compatta, con moneta unica per tutti ed un unico ministro delle finanze e dell'economia. Sognare non costa nulla ed ha anche il vantaggio di evitare di confrontarsi con la realtà. Perché mentre lui parla di coesione europea si avvicina il giorno del referendum in Catalogna, vietato da Madrid. Barcellona vuole l'indipendenza ma restando nell'Unione europea. Madrid si oppone. Si può avere nella Ue un Paese pronto a mandare i carri armati per fermare l'auto determinazione dei popoli? Si può negare alla Catalogna ciò che si vorrebbe concedere alla Scozia? Meglio occuparsi di vini, di incurvatura delle banane. Mandando all'Italia segnali che il governo ignora, a partire da quelli sulle espulsioni dei clandestini. D'altronde il Pd non può fare altrimenti, già sufficientemente spaccato al proprio interno. E le opposizioni sono condannate, per ora, dall'irrilevanza della propria comunicazione. Ma saranno condannate, anche in caso di successo, dai comportamenti del bollito di Arcore e della sua corte dei miracolati. Una credibile alleanza, anche solo elettorale, dovrebbe prevedere patti chiari e pubblici che non si limitino alla cancellazione della legge Fiano ma che comportino una totale inversione di rotta, da subito, nella disinformazione elargita dal Tg5. Un segnale evidente dei veri intendimenti del bollito di Arcore
mercoledì 13 settembre 2017
La strategia, cinica ma intelligente, di Fiano
Cesare Lombroso, correligionario di Fiano, era il più noto sostenitore della fisiognomica (disciplina che risaliva a secoli prima) ma sarebbe un errore clamoroso applicarla proprio a Fiano. Il parlamentare del Pd non è per nulla stupido come si potrebbe pensare osservando il suo viso. E la sua legge liberticida è indubbiamente simile alle scelte dell'Isis e dei talebani afghani, ma anche in questo caso sarebbe un grave errore limitarsi a considerarla una squallida vendetta di un personaggio altrettanto squallido. La porcata che porta il nome di Fiano è invece una legge che si inquadra in una precisa strategia. Il Pd è in gravissima difficoltà per le scelte criminali contro gli italiani in merito alle migrazioni ma anche per le politiche economiche. Dunque occorre spostare l'attenzione dalla crisi della sicurezza e dalla mancanza del lavoro portando le discussioni sul tema del ritratto del Duce sulle bottiglie di vino. E non c'è dubbio che Fiano ed il Pd ci siano riusciti. Con l'aiuto dei giornali di servizio che, a Torino ma anche sui tg, hanno scatenato le solite polemiche contro il Comune di Carmagnola reo di aver sconsigliato un gruppo musicale di nuove risorse dall'intonare Bella Ciao alla sagra del peperone. Il nesso tra la canzone ed il peperone non è chiaro, ma è chiaro che le amministrazioni di centro destra dovrebbero smetterla di affidare ai gruppi di sinistra l'organizzazione di eventi. Così si eviterebbero inutili provocazioni. Ma al Pd, ovviamente, va bene così. Anche perché il Var ha ridotto le polemiche calcistiche e, dunque, occorre distrarre gli italiani in altro modo. In galera chi in casa ha un accendino con un fascio, distruzione di obelischi e di architetture del Ventennio. È ovvio che non siano queste le priorità. Ma Fiano, se non dovesse bastare, è pronto a far abbattere anche le statue di Giulio Cesare e magari anche il Colosseo. L'importante è deviare l'attenzione dalla povertà del Paese, dai crimini delle grandi risorse boldriniane, dalla mancanza di lavoro per i giovani italiani. Non basta il calcio? Non bastano i vaccini contro malattie che erano scomparse prima dell'invasione o erano meno virulente? Non bastano gli sproloqui del ministro Fedeli sul futuro della scuola? E allora che guerra sia contro i saluti a braccio teso, contro le tombe, contro la storia. Una strategia ben precisa, non la stupidità di uno con una faccia che non sprizza intelligenza ma che stupido non è. Una strategia che punta allo scontro per nascondere i fallimenti
martedì 12 settembre 2017
Disastri da Nord a Sud per la gioia dei burocrati
A Livorno si contano morti e danni. A Roma solo danni. Ma dal Nord al Sud ogni temporale provoca disastri colossali e l'immancabile richiesta di stato di calamità. Neanche a parlare di interventi di prevenzione. Ogni volta, però, si ricomincia con le chiacchiere sulle costruzioni abusive da abbattere, sapendo che al termine delle chiacchiere le abitazioni resteranno dove sono. Pulizia dei fiumi e degli argini? Non si può fare, costa troppo e la burocrazia è un freno. Controllo del territorio montano per evitare frane e smottamenti e per canalizzare le acque? Non si può fare, gli animalisti sostengono che il territorio montano appartenga a lupi ed orsi mentre l'uomo è un invasore di territorio altrui (gli insediamenti umani risalgono al neolitico ma non è politicamente corretto ricordarlo). In città, invece, si sono coperti fiumi e canali per sfruttare ogni metro quadrato di territorio. E quando un sindaco prova ad eliminare la tombatura si grida allo scandalo per lo spreco di risorse. Poi, però, si grida allo scandalo se i corsi d'acqua tombati esplodono. Un Paese assurdo, l'Italia. Con una burocrazia ottusa che mira solo ad autotutelarsi con una serie di angherie spacciate per regole. E con una popolazione di indignati a tempo pieno che costruiscono case abusive ma protestano contro le case abusive altrui. Un Paese dove si distruggono paesaggi meravigliosi nella convinzione che i turisti stranieri se ne fregano dei paesaggi e vogliono hotel a cinque stelle sulle vette delle montagne o sulla riva del mare. Un Paese che si è rassegnato a perdere milioni di posti di lavoro a causa della robotizzazione ma che penalizza, con la burocrazia, ogni nuova idea perché preferisce investire in cemento e cemento. Pero' non perde occasione per sostenere la necessità di favorire la creatività, basta che rimanga a livello di chiacchiere senza trasformarsi in lavoro, in impresa. D'altronde i burocrati hanno ragione. Se lasciamo spazio alla creatività, a nuovi lavori applicati alla realtà attuale a partire dalla prevenzione dei disastri e dalla cura del territorio, occorrerà intervenire per inventare nuove regole che blocchino tutto. Meglio lasciar tutto come prima, perché i disastri favoriscono interventi senza controllo. Per la felicità degli amici degli amici
lunedì 11 settembre 2017
La cultura di destra tenta un rassemblement. I leaderini frenano
Marina Simeone, figlia dell'ideatore del Campo Hobbit, lancia il progetto per confederare le associazioni culturali di ogni tipo che si collocano nell'area di destra. Un centinaio, solo per iniziare (e il numero sorprenderà buona parte dei politici di area che ignorano qualsiasi associazione di questo tipo). Ma ad iniziare sono subito le polemiche. Il tal gruppo non aderirà, l'associazione X non partecipa se c'è la presenza di Y e così via. Eppure l'idea non è di unire o di inglobare. Ciascuno manterrà la propria identità, la propria originalità (qualora ce l'abbia) e, soprattutto, i propri dirigenti che è poi la questione fondamentale per molti gruppi. Un progetto di buon senso si scontra con la faziosità di molti, con la piccineria di sedicenti leader, di aspiranti ducetti che preferiscono guidare micro associazioni di nessun peso piuttosto di collaborare con altri. Collaborare, non confluire. Collaborare significa aver la possibilità di far circolare libri e dischi al di fuori della realtà di una sede poco frequentata. Significa inventare un circuito di presentazioni teatrali o garantire un pubblico nazionale ad un eventuale cortometraggio non allineato. Macché, meglio non far nulla piuttosto di dover salutare uno di un'altra associazione. Eppure questo è il mondo politico che vorrebbe andare a governare l'Italia. Il mondo politico che ha offerto l'ennesima prova di capacità e correttezza nella nomina dei nuovi consiglieri della ricca e inutile Fondazione An. Spartizione delle cariche, alleanze trasversali pur di vincere la battaglia interna, il nulla cosmico per quanto riguarda le iniziative. Al di là di sostenere esclusivamente gli amici degli amici in progetti di infima qualità. Ma questi signori vorrebbero governare il Paese. E non sono neppure peggiori di quella base che, ha sottolineato Gabriele Adinolfi, non si degna di ricordare l'assassinio di Mangiameli perché la vittima non faceva parte dell'ambiente romano e non era sostenuto da nessuno dei vip dell'area. Forse, prima di pensare alla guida dell'Italia, bisognerebbe pensare a ripulire una fogna romana da cui provengono solo miasmi che asfissiano tutta un'area e tutto un Paese.
venerdì 8 settembre 2017
Dalla Sicilia al Veneto la politica vive con le autonomie
Magari non funziona nulla, in Sicilia, ma la Regione autonoma ha il merito indubbio di sparigliare le carte della politica. Aveva iniziato Grillo con la sua traversata dello Stretto e ottenendo ottimi risultati nonostante il modesto livello dei candidati. Ha proseguito - ed è praticamente un miracolo - il centro destra obbligano Berlu ed il suo luogotenente Micciche' ad una clamorosa retromarcia nella scelta del candidato. Non più i soliti noti amici degli amici, ma una persona per bene come Musumeci. Hanno tenuto duro, Meloni e Salvini, e Berlu ha dovuto sconfessare il luogotenente. Nel frattempo è comparso pure Sgarbi che ha la necessità di dare visibilità al suo nuovo movimento messo in piedi con Tremonti. Ma anche a sinistra è successo di tutto. Il bugiardissimo è riuscito a convincere il disastroso Crocetta a non ripresentarsi, promettendogli in cambio ruoli nazionali in modo che possa far danni anche in Continente. Poi il Pd è sembrato riuscire nell'operazione di aggancio di Pisapia e del suo movimento, staccandolo da Bersani e dalla sinistra più estrema. Ma i fedeli del bugiardissimo hanno osato troppo, tentando di far passare come normale il recupero di Alfano. Che, respinto giustamente dal centro destra (a volte un briciolo di dignità fa capolino), si è accasato con il Pd (a volte, invece, la dignità proprio non si vede). Ma Pisapia con Alfano non vuole stare e cerca un recupero con Bersani. Ovviamente governare una regione come la Sicilia non sarà facile per nessuno, ma un po' di confusione e di ribaltoni non può che far bene. Ed i ribaltoni sono diventati all'ordine del giorno anche nella piccola Valle d'Aosta. Dove i sempre più numerosi partiti autonomisti si scontrano e si ricompongono a ritmo forsennato. Con il risultato di far sopravvivere un Pd di pessimo livello e di rilanciare la Lega che in Valle non ha mai sfondato. Persino le altre formazioni di centro destra, spazzate via dai seggi regionali, ora sperano di conquistare un briciolo di visibilità. Caos, confusione, litigi: per lo meno sono segnali di vitalità a differenza di altre regioni dove la noia e la disaffezione sono le caratteristiche del rapporto politico. Ma anche i referendum per l'autonomia del Veneto e della Lombardia saranno estremamente significativi. E mostreranno le differenze di partecipazione nelle due regioni a trazione leghista. Non sarà un voto identico e bisognerà prenderne atto.
giovedì 7 settembre 2017
Torna in campo la magistratura per evitare il cambio politico
Saranno nuovamente i magistrati a decidere i risultati elettorali? Di sicuro ci stanno provando. In Italia come in Spagna. Da noi si utilizzano i comportamenti di Bossi e dell'allora tesoriere della Lega per strangolare economicamente il partito di Salvini dato in forte ascesa e destinato al successo insieme agli alleati del centro destra. In Spagna il governo di Madrid utilizza la magistratura per bloccare il processo di indipendenza della Catalogna chiamata al voto il primo ottobre per decidere sul proprio futuro. Il premier madrileno del Partito popolare sa benissimo che i catalani voteranno, in massa, per l'addio alla Spagna. Dunque, invece di agire per motivare una permanenza all'interno di un Paese solo, preferisce impiegare la magistratura come arma di deterrenza. Non importa che non ci vogliate più, dovete stare vicini vicini. E se il voto ci sarà, Madrid dovrà decidere se inviare i carri armati per le strade di Barcellona. Davvero la Spagna è pronta alla guerra civile? Le vicende dell'ex Jugoslavia non sono state sufficienti, in Europa? È difficile fermare una valanga, ancor più difficile farla risalire. Come si bloccheranno le aspettative dei catalani al termine del voto? O come si attuerà la repressione per impedire che il popolo catalano scelga il proprio futuro? Quanto all'Italia, il 22 ottobre si svolgerà il referendum consultivo sull'autonomia di Veneto e Lombardia. È ampiamente previsto un successo del Si', e allora la magistratura si fa braccio armato del governo e chiede alla Lega una montagna di soldi per l'utilizzo improprio dei finanziamenti pubblici. Soldi che la Lega ovviamente non ha. E allora che succede? Si mette fuori legge il partito di Salvini? Gli si impedisce di far campagna elettorale? Di fronte alla prospettiva di un successo del centro destra alle prossime elezioni, il sistema Italia corre ai ripari per tutelare il proprio potere. E non sembra che gli alleati di Salvini siano particolarmente preoccupati. Anzi, qualcuno appare decisamente soddisfatto. A partire dalla redazione del Tg5, sempre schierato a sostegno di Gentiloni, per finire con Veneziani che invita Fdi e Forza Italia a frenare i referendum nelle due regioni del Nord. Il clima davvero ideale per creare il quadrifoglio ipotizzato da Berlu. Un centro destra petaloso, con una foglia per i forzisti, una per Fdi, la terza per la Lega e la quarta disponibile per l'eventuale aggregazione di Fitto, Sgarbi, Tremonti, Parisi e gruppuscoli vari. Lista unica per conquistare il fatidico 40% e poter governare. Ma è difficile pensare a un quadrifoglio sino a quando Berlu non cambia il direttore del Tg5
mercoledì 6 settembre 2017
Negli USA si compra il sangue dei poveri
I robot stanno già sostituendo gli operai ma presto prenderanno il posto di assicuratori, giornalisti, impiegati. Solo in Italia si calcolano almeno 3 milioni di posti di lavoro a rischio nei prossimi anni. E dal momento che non tutti sapranno e potranno trasformarsi in creativi di altissimo livello, in ingegneri d'avanguardia o in inventori a tempo pieno, nasce il problema di come trovare un'occupazione ai nuovi disoccupati, al di là del mantenimento con un reddito di inclusione che non vada oltre la mera sopravvivenza. Ma i nostri padroni americani hanno già trovato la soluzione: i poveri potranno vendere il sangue. Poveri ma giovani che stanno già vendendo il sangue ad anziani ricchi, per una tariffa che si aggira intorno agli 8mila dollari per 2 litri di sangue. Come in un vecchio film di vampiri, i nuovi ricchi statunitensi ritengono, con tanto di studi medici, che il sangue giovane permetta agli anziani di ringiovanire e di combattere meglio le eventuali malattie. Dunque i nuovi proletari non avranno come unica proprietà i rispettivi figli, la prole appunto, ma il proprio sangue. Bisognerà trovare una nuova definizione. Sanguinolenti? E avranno diritto di vivere solo sino a quando saranno giovani. Dopodiché si trasformeranno da risorsa in peso e, dunque, potranno passare direttamente alla fase eutanasia. Magari con la vendita, obbligatoria, di un rene, delle cornee, del fegato. Macchine da ricambio, utili meno dei robot. Purtroppo è già la realtà di un'America che sta portando il mondo, passo dopo passo, verso la distruzione. Si distruggono le statue di Colombo per cancellare il passato, esattamente come i talebani con le statue dei Buddha in Afghanistan o come l'Isis in Siria ed in Iraq. Ma gli statunitensi politicamente corretti non distruggono le statue dei loro presidenti, per evitare di dover ammettere che le terre dove vivono dovrebbero, a quel punto, venire restituite agli indiani, ai discendenti dei nativi. Meglio prendersela con Colombo e con Balbo e tenersi le terre ed i poveri a cui succhiare il sangue. Non solo metaforicamente
martedì 5 settembre 2017
Monsu Bergoglio interprete di un remake di Nanni Moretti
Bisogna avere il cuore puro per cantare? Forse sì. E allora forse è proprio per questo che Monsu Bergoglio, in arte Papa, non canta mai. A farlo notare non sono i soliti populisti cattivi, i razzisti o i nostalgici. A rammaricarsi è un sacerdote, direttore emerito della Cappella di Santa Maria Maggiore di Bergamo. Non è solo un problema di essere intonati o meno. Paolo VI, ricordano, era stonato ma cantava ugualmente. E il canto era il momento di massima condivisione con il popolo che affollava le chiese. Ora il popolo in chiesa non ci va più. Giustamente. È sufficiente beccarsi le dichiarazioni di Boldrine, non è il caso di sentirsele ripetere anche a messa. Ed allora diventa inutile cantare se la chiesa è vuota. Ora i preti, quelli che si sentono diversi da un qualunque sociologo di basso livello che vive e prospera in tv, cercano di correre ai ripari. Inutilmente, perché ciò che è stato rotto non si ripara. Però ci provano lo stesso. Dichiarando guerra alla moda dei bonghi come strumento di accompagnamento delle musiche suonate e cantate a messa. E poi, alzando il tiro, mettendo sotto accusa le musiche stesse, brutte, banali, prive di ogni senso del sacro, più adatte a Sanremo che a una funzione religiosa. Però, essendo preti di questa chiesa bergogliana, devono compiere obbligatoriamente un atto di fede non verso Dio ma verso il politicamente corretto. Così definiscono "populista" la musica e le canzoni imposte da preti e fedeli cattocomunisti. In questo modo nessun bergogliano potrà accusarli di intesa con il nemico tradizionalista. Ma al di là del mugugno non si andrà. Grazie a Monsu Bergoglio questa è diventata davvero la chiesa del silenzio. Perché è vuota e non ha più nulla da dire sul sacro. Bergoglio non canta e potrà anche smettere di pregare, sempre che lo faccia e non preferisca il dialogo con lo psicanalista invece di quello con Dio. Forse l'aspetto più imbarazzante di tutta questa vicenda è che era già stata perfettamente raccontata dal film di Nanni Moretti. Psicanalista compreso. Non un Papa, Monsu Bergoglio. Semplicemente un pessimo attore di un remake
lunedì 4 settembre 2017
Come perdere elezioni già vinte
La prossima campagna elettorale sarà estremamente facile per il centro destra. Lo scontro sarà tra chi sostiene di voler tutelare gli italiani ed un Pd che preferisce tutelare i diritti degli invasori. Con i 5 stelle che oscilleranno tra le dichiarazioni di buon senso di parte dei vertici e le sparate politicamente corrette di altri esponenti e di parte della base. Però si può scommettere già da adesso che il centro destra riuscirà a complicarsi la vita, per evitare di vincere elezioni in cui potrebbe trionfare. Basti pensare all'incapacità di rappresentare la rabbia dei tanti paesi italiani che hanno dovuto rinunciare a sagre e manifestazioni, anche plurisecolari, per la paura del terrorismo. Eppure i giornalisti di regime continuano ad assicurare che i terroristi non ci stanno cambiando la vita. Niente sagre, orribili barriere di cemento davanti alle strade pedonali ed ai monumenti, controlli estenuanti in aeroporto: la vita ce l'hanno già cambiata. Hanno vinto provocando paura ed obbligando ad imbruttire ciò che era stato realizzato in passato. Ma il centro destra resta muto. E se dice qualcosa, deve sperare che i giornalisti di servizio diano spazio e voce. E che non mistifichino le dichiarazioni. Come complicarsi la vita. A peggiorare la situazione provvederanno poi le candidature. Si scopron le tombe, si levano i morti, gli zombi son pronti a ritornare in Parlamento. Dove non riusciranno a combinare granché per poi lamentarsi per gli ostacoli posti sulla strada da burocrati, magistrati, giornali e tv, grandi centri di potere pubblico, università. Cioè tutti quei centri di potere occupati, intelligentemente, dalle sinistre e lasciati colpevolmente alle stesse sinistre per l'incapacità del centro destra. Nel dubbio, e per ogni evenienza, il Pd utilizzerà gli ultimi mesi di governo per nuove nomine o per blindare quelle già fatte. Nel silenzio stupido del centro destra che non avrà nulla da dire è che, eventualmente, frignerà un poco appena giunto al governo. Per poi fare subito accordi a perdere con i boiardi di Stato, con i rettori, con ogni centro di potere. In modo che nulla cambi al di là delle terga di chi sarà seduto sui banchi del governo
venerdì 1 settembre 2017
L'offensiva mediatica su migranti ed economIa per salvare il governo
Le elezioni si avvicinano e il sistema, consapevole della rabbia che cresce nel Paese, corre ai ripari con una disinformazione a 360 gradi. Le nuove risorse boldriniane si dedicano allo stupro sistematico? E la disinformazione di regime ricorda che, su 4 stupri finiti nelle notizie di cronaca di ieri, ben 1 era opera di un italiano. E se a Roma una grande risorsa lancia sassi contro i bambini italiani provocando la furia di un quartiere, la disinformazione provvede subito a titolare su una rissa tra un ragazzino italiano ed uno straniero ad Acqui. Prognosi di 5 giorni, in pratica gli effetti di un pugno, ma il sindaco è pronto a costituire la città parte civile. Sugli scippi e sui reati commessi dalle grandi risorse, invece, nessuna decisione analoga. Ovviamente non basta. Bisogna raccontare agli italiani che le riforme del governo Gentiloni e, prima, del bugiardissimo, funzionano meravigliosamente bene in campo economico. E se la disoccupazione giovanile torna a crescere, è solo per effetto di una rinnovata fiducia. E se aumenta il precariato, è solo perché siamo moderni e all'avanguardia. Ma la disinformazione prosegue sulla politica estera. Gli Stati Uniti chiudono alcuni consolati russi? È solo la ritorsione (sacrosanta, si intende) per le espulsioni decise in passato da Putin nei confronti dei diplomatici statunitensi. Nessuno che ricordi come le espulsioni fossero la risposta russa alle analoghe decisioni americane. Non poteva mancare l'autoflagellazione per il criminale nazista Colombo Cristoforo, accusato dal politicamente corretto Usa di essere uno stragista. Nessuno che ricordi ai politicamente corretti che sono loro i discendenti dei massacratori di nativi. E che la loro festa del 4 luglio è il simbolo dell'occupazione e dello sterminio, non il giorno della scoperta dell'America da parte di Colombo. È evidente, però, che da qui alle elezioni bisognerà convivere con questa informazione- immondizia. Sia perché i canali Rai sono blindati a favore del governo, sia perché Cairo punta, con La7, ad occupare le posizioni della sinistra radical chic, sia perché il Tg5 berlusconiano è il notiziario di punta filo governativo. Le opposizioni hanno a disposizione il Fatto Quotidiano e le poche copie del trio Giornale, Verità, Libero. La rete è sempre più controllata e censurata. Radio e tv locali non piacciono alle destre che hanno confinato enormi risorse nell'inutile cassa dell'ancor più inutile Fondazione di An.
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