martedì 29 dicembre 2015

68mila italiani morti per povertà nell'indifferenza del Papa e del bugiardissimo

C'è chi guarda la luna, chi preferisce osservare il dito che la indica. Qualcuno abbaia alla luna. Ed i cagnetti isterici non sono mancati di fronte alle denunce di Grillo sui 666mila morti italiani del 2015, 68mila in più rispetto allo scorso anno, pari ad un aumento dell'11%. Sarà quel 666 a preoccupare i conoscitori del satanismo ed i suoi adepti, ma ciò che avrebbe dovuto preoccupare non erano le dichiarazioni di Grillo, ma il dato in se'. Per il leader dei 5 stelle, infatti, l'incremento dei decessi sarebbe causa dell'inquinamento. Mentre i cagnetti da guardia del bugiardissimo hanno subito smentito. Indifferenti, i cagnetti, ad un incremento dei decessi che è pari solo a quelli registrati in epoca di guerre mondiali. Ed i titoli degli organi di dis informazione hanno battuto sullo stesso tasto: quella di Grillo e' una bufala. Perché non è lo smog a sterminare gli italiani. Secondo gli esperti, infatti, l'aumento dei decessi sarebbe in minima parte legato al l'invecchiamento della popolazione. Che, a differenza di quello che sostengono Boeri, Fornero e montiani d'accatto, non è illimitato. Dunque il continuo innalzamento dell'età della pensione sarebbe immotivato. Ma questo, i dis informatori, preferiscono non dirlo. Così come preferiscono sorvolare sulle cause che, sempre secondo i loro esperti, avrebbero provocato la strage degli italiani. Perché la causa e' una sola: l'aumento della povertà. Gli italiani non possono più permettersi di fare prevenzione e, quando si ammalano, non possono più curarsi adeguatamente. 68mila morti in più in un anno. 68mila vittime delle politiche del Grigiocrate Monti e del suo migliore imitatore, il bugiardissimo. E allora poco importa se la denuncia di Grillo ha sbagliato bersaglio, se la colpa non è delle politiche ambientali ma delle politiche sanitarie ed economiche. Strano che, di fronte ad una strage sicuramente molto più drammatica, in termini numerici, di quella dei migranti, Bergoglio sia rimasto muto. Ovvio che taccia il bugiardissimo, meno ovvio che 68mila vittime non suscitino la pietà del Pontefice.

lunedì 28 dicembre 2015

Inquinati? Perché siamo troppi in città.

Alla fiera del politicamente corretto e' l'ora dell'ambiente e della lotta contro l'inquinamento. La sagra delle banalità ha dato fiato a orde di imbecilli che cercano, in ogni modo, di nascondere ciò che rappresenta il problema maggiore: l'eccesso di popolazione concentrata in poche aree. Non si tratta di ritornare allo scontro tra strapaese e stracittà. Semplicemente si tratterebbe di prendere atto che la politica di inurbamento e' fallimentare. Si tratterebbe di ammettere che la Pianura Padana e' troppo abitata. Che la concentrazione di abitanti lungo l'asse del Po e dei suoi affluenti e' eccessiva e determina un sovraccarico inaccettabile ed insostenibile di inquinamento dei fiumi e dell'aria. Ma i cialtroni politicamente corretti insistono sulla necessità di accogliere, in queste aree, decine di migliaia di immigrati, aggravando la situazione, rendendo il disastro irreversibile. I cialtroni politicamente corretti vietano i fuochi artificiali perché inquinano l'aria ma fingono di non vedere le centinaia di roghi abusivi di fili elettrici rubati per recuperare il rame. Plastiche e gomme bruciate inquinano più di una esibizione pirotecnica, ma si fa finta di nulla. E non serve a nulla trasferire la popolazione dal centro delle grandi città alle periferie o ai Comuni limitrofi. Spostando l'inquinamento di qualche km, la situazione non cambia. Bisognerebbe tornare a recuperare borgate in campagna ed in montagna. E' sufficiente guardare la campagna italiana dal finestrino di un treno o di un'auto per rendersi conto della quantità (e, spesso, della qualità) di cascine diroccate, di frazioni abbandonate. Perché pagare tasse su tasse in cambio di nulla? Quali sono i servizi garantiti alle località isolate? E allora meglio abbandonare tutto. D'altronde i servizi diventano sempre più rari anche nelle città. I fiumi sono in secca ma nessuno ripulisce il letto dei fiumi. Venezia e' alle prese con una bassa marea eccezionale ma ci si guarda bene dall'effettuare una manutenzione decente. Un Paese in rovina. E in montagna va anche peggio. Si tagliano i già insufficienti collegamenti ferroviari (a partire dall'Aosta-Pre' St.Didier) mentre gli strateghi del turismo pretendono 29 euro al giorno per poter sciare su 3 sole piste. Cercando di nascondere che, negli ultimi anni, il numero degli sciatori e' drasticamente calato mentre gli incassi degli impianti di risalita sono aumentati solo grazie ai rincari dei biglietti. Evidentemente non basta aumentare la concentrazione di persone per accrescere il livello qualitativo dei manager. Diventa quindi impossibile disegnare strategie nuove per affrontare una emergenza che rischia di trasformarsi in quotidianità. E non è possibile sperare in qualche soluzione da parte di chi parla di scelte "emergenziali". Chi utilizza questi termini non può offrire nulla di più di banalità.

lunedì 21 dicembre 2015

La democrazia rifiuta il bipolarismo. E la Spagna ignora la destra

Che ai tecnocrati non piaccia la democrazia non è certo una novità. Ma a loro da' ancora più fastidio vedere le proprie creature distrutte da quell'assurdo gioco che sono le elezioni. Perché i tecnocrati hanno predisposto delle gabbie ben precise in modo da garantire la sopravvivenza di due soli schieramenti per Paese. Laburisti e conservatori in Gran Bretagna, cristiano democratici e socialisti in Germania (con ammennicoli vari a far da supporto), socialisti e finti neo gollisti in Francia, socialisti e popolari in Spagna, Renzi e Berlusconi in Italia. Partiti diversi ma politiche spesso intercambiabili. La dimostrazione più evidente e' la grande coalizione tra Cdu e Spd in Germania. Poi, però, sono arrivati gli elettori a rovinare i piani dei tecnocrati. Elettori che, quando non si demoralizzano e restano a casa (e questo pace molto al potere), vanno a votare e scelgono partiti nuovi. Facendo saltare il bipolarismo così comodo per i tecnocrati. Lo si è visto in Francia, con la vittoria del Fn cancellata grazie alla squallida ammucchiata tra Valls e Sarkozy. Si era già visto in Gran Bretagna, con il successo degli indipendentisti scozzesi. Ed ora è la volta della Spagna. Così arretrata, per i tecnocrati, da garantire la prosecuzione del giochetto. Qualche dubbio, gli strateghi, avevano cominciato a nutrirlo. Il partito socialista era in caduta libera, il partito popolare pure. Si rischiava di far nascere qualche movimento di protesta vera. Così si è preferito prima far decollare Podemos e poi, con il pieno ed esplicito appoggio della City di Londra e dei suoi giornali, si è creato il fenomeno Ciudadanos. Un movimento sorto dal nulla e che, sino a domenica mattina, i professionisti della dis informazione accreditavano di consensi colossali, al di sopra del 20%, per una possibile seconda posizione alle spalle dei popolari. Invece i liberali di Ciudadanos sono arrivai quarti, nettamente staccati da Ppe, Psoe e Podemos. Non è bastato che la finanza internazionale li sostenesse. Non è bastato che fossero il partito dei "carini". Non è bastato neppure che fossero stati l'ostacolo per un completo successo dei separatisti catalani. Il numero 1 dei carini aveva spiegato, prima della sconfitta, che avrebbe fatto il premier o sarebbe andato all'opposizione. Gli spagnoli hanno chiarito il suo ruolo. Ma il voto spagnolo ha evidenziato un'altra anomalia. Non esiste, nel Paese Iberico, una destra analoga a quelle italiane o a quella francese. Neppure di tipo scandinavo o belga, ungherese o greco. Anni e anni di errori hanno portato a questa situazione. Che le destre italiane, litigiose ed inconcludenti, dovrebbero analizzare con profonda attenzione per evitare di sparire dalla scena.

giovedì 17 dicembre 2015

Il Tg5 applaude il bugiardissimo che umilia Berlu

Berlu si offende, ma poco poco, perché alla Consulta non sono stati eletti esponenti del centrodestra. E il Tg5, sempre più schierato a favore del bugiardissimo, esalta la geniale operazione del governo che si è accordato con i 5 stelle per far fuori Forza Italia. La ridiscesa in campo di Berlu non è partita nel modo migliore. Nonostante sondaggi che danno il gradimento del bugiardissimo in picchiata mentre sale alle stelle la richiesta di dimissioni della padrona del premier, la Boschi. Il centro destra, però, non riesce ad approfittarne perché non ha le armi per combattere. Il peso, sull'informazione complessiva, del Giornale di famiglia e di Libero e' scarso. I quotidiani maggiori sono zerbinati di fronte al bugiardissimo ed alla sua squadra (famiglie comprese); persino l'ammiraglia Mediaset, il Tg5, fa il tifo per il premier. Capacità di utilizzare i social ? Zero. Presenza di giornalisti di area nei grandi giornali e nelle tv? Zero. Presenza di autori di area nel mega gruppo editoriale Mondadori-RCS? Zero virgola qualcosa. Autocritica per aver provocato questa situazione? Inesistente. E allora si procede senza una rotta, con alleati sempre più scettici (giustamente), con vertici ripetuti e sempre inutili per cercare di individuare dei candidai accettabili alle prossime amministrative nelle grandi città. Non basta la crescente disillusione nei confronti del bugiardissimo, se poi non si è capaci di intercettare il malcontento e la rabbia. Per ora l'unica risposta arrivata da Forza Italia e' il licenziamento dei propri dipendenti. Tagliare e risparmiare, proprio quando bisognerebbe investire. Ma i soldi non ci sono, perché nessuno crede più di poter ottenere dei vantaggi personali in cambio di un'erogazione di denaro fresco a Forza Italia. Tutti in ordine sparso, puntando solo sulla riconferma di un posto in Parlamento o in qualche consiglio regionale o comunale. Magari in un posto nel cda di qualche fondazione bancaria come premio per aver perso le elezioni in una grande città. Imbarazzante. Nel frattempo passano giorni e settimane nel nulla più assoluto. Non si incontrano i cittadini, ma ci si stupisce se poi non votano. Non si presenta un programma, non si pubblica un solo documento per illustrare una posizione intelligente in politica locale, nazionale, internazionale. Si spera solo in qualche errore clamoroso del bugiardissimo, e si spera che sia Il Fatto a renderlo pubblico. Mentre il bugiardissimo, in accordo con De Benedetti, blinda la Busiarda e normalizza Repubblica.

martedì 15 dicembre 2015

ENI inventa la comunicazione del futuro per replicare a Gabanelli

Sin dai tempi di Mattei l'Eni ha rappresentato un elemento di forte innovazione per l'Italia. Non solo in campo industriale, ma anche in politica estera e nell'informazione. Basti pensare al Giorno e, poi, all'Agi. Non stupisce, dunque, che domenica l'Eni abbia mandato l'ennesimo segnale forte al mondo dell'informazione. E non soltanto a quella schierata, ma all'intero settore. Di fronte agli attacchi di Milena Gabanelli, su Report, l'Eni ha risposto in tempo reale con i Tweet. Spostando l'interesse, difendendosi da una trasmissione dove non è ammesso il contraddittorio pubblico, rivolgendosi al pubblico e non solo alla conduttrice. Che, da parte sua, non ha perso l'occasione per sferrare l'ennesimo attacco ad un'azienda italiana che opera all'estero con le medesime procedure e modalità utilizzate dai concorrenti. Per Report l'Italia dovrebbe rinunciare a mega contratti per rispettare regole che nessuno rispetta. Tanto ai giornalisti Rai ed ai magistrati italiani non frega assolutamente nulla delle migliaia di lavoratori italiani che vivono grazie alle commesse internazionali strappate alla concorrenza americana, francese, inglese. Ma la strategia di ENI va oltre questi aspetti e ribalta completamente i canoni dell'informazione, a prescindere dalle vicende contingenti. In un'Italia dove le aziende affidano la propria comunicazione ai figli meno intelligenti, alle amanti del padrone, alle fidanzate degli amici, l'Eni ha deciso di spiazzare tutti, riaffidando alla comunicazione un ruolo strategico. Competenza, velocità, incisività. Costringendo il pubblico a confrontare le due versioni su due media differenti. Si tratta ora di verificare se altre aziende avranno la stessa capacità di intervento. Perché una strategia vincente presuppone una squadra competente. E la competenza costa.  Un aspetto che non piace agli imprenditori italiani. Così come non piace ai pubblicitari. Perché anche loro dovranno fare i conti con questo cambiamento, se gli imprenditori capiranno che devono investire. Per non parlare dei politici. I Tweet del bugiardissimo sono ben poca cosa rispetto all'intervento dell'Eni. Ma la padrona del bugiardissimo non lesinerà i soldini per garantirgli una squadra di cinguettatori di qualità. Tanto il centrodestra continuerà con i soliti personaggetti che dicono sempre le stesse cose, nel solito modo. Senza competenze, senza strategie. Per evitare di spendere i soldi che si tengono ben stretti.

lunedì 14 dicembre 2015

Contro il Fn nessuna ammucchiata, ma una grande abbuffata

No, non è stata una grande ammucchiata a fermare il Front National. E' stata una grande abbuffata a contrastare Marion e Marin Le Pen. Perché l'ammucchiata richiederebbe posizioni discordanti tra Sarkozy (il genio che, con l'aggressione alla Libia, ha provocato gli attuali disastri) e Hollande, il fratello scemo di Ignazio. E invece lo schieramento anti Fn e' compatto perché i due partiti, e ammennicoli vari, sono facce diverse della stessa idea. Anti patriottica, globalista, anti identitaria. Il partito socialista francese non ha nulla a che fare con il socialismo. Dunque può tranquillamente sostenere Sarkozy in nome del mercato, della distruzione di tradizioni e cultura, dell'invasione senza freni, della negazione stessa di ciò che è stata la Francia. Ridotta ora ad una accozzaglia di varie forme del nulla, di gente frustrata che, di fronte a due bombardamenti a casaccio, si illude di aver ritrovato la grandeur di un passato morto e sepolto. Bisognava fermare il Fn perché creava un solco tra la grande abbuffata ed il Paese reale. Perché rischiava di far prendere coscienza ai francesi del fallimento di tutti i politici dopo De Gaulle. Perché voleva dare la parola al popolo contro le oligarchie che si spacciano per elites. Non è più la destra contro la sinistra, perché destra e sinistra si abbuffano insieme. E' il popolo contro i poteri forti e gli idioti che li sostengono nella speranza, vana, di ricevere in cambio qualche osso da rosicchiare. Per convincere gli idioti il partito socialista al governo e' arrivato ad ipotizzare scenari da guerra civile. Una minaccia che rivela meglio di ogni altra cosa il livello infimo di queste oligarchie. Il loro terrore. Destinato ad aumentare. Perché è vero che il Fn non guiderà neppure una regione (che, in Francia, hanno poteri di molto inferiori alle regioni italiane), ma Marion Le Pen ha ottenuto il 46% dei voti nel Paca e la zia Marin oltre il 40% nel profondo Nord. La grande abbuffata e' riuscita nell'impresa di spaccare in due la Francia. Non accettando che gli elettori potessero scegliere ma minacciando guerre civili per giustificare un'unione che sembrava priva di senso e che, invece, e' solo la riprova di un unico obiettivo comune tra sinistra e destra: divorare la Francia fregandosene dei francesi.

sabato 12 dicembre 2015

Indolenza: la parola d'ordine delle regioni in mano al centro destra

Mentre il bugiardissimo incassa persino dei "no, grazie, ma ho da fare" come risposta agli inviti per la Leopolda, destre e centrodestra continuano a marciare in ordine sparso, in preda alla confusione mentale più totale. Incapaci di individuare i candidati giusti per le amministrative del prossimo anno, impegnati a far uscire nomi destinati a sonore e meritate sconfitte. Litigano per spartirsi poltrone che non avranno. Ed è giusto che non le abbiano. Il centrodestra amministra (cosa ben diversa dal governare) tre regioni del Nord: Veneto, Lombardia e Liguria. E non riesce a mettere insieme uno straccio di programma, una benché minima iniziativa congiunta che evidenzi la differenza rispetto ai governi (non solo amministrazioni) del centro sinistra. Quando i rappresentanti delle tre regioni nordiste si incontrano, discutono di orari dei treni e di spese per la promozione turistica, non di politiche dei trasporti o di strategie turistiche. Non a caso gli stessi discorsi che vengono intavolati da Lombardia e Liguria con il governatore "rosso" del Piemonte, Chiamparino. Ma Chiamparino, in Piemonte, ha un progetto culturale ben preciso, in linea con la politica del suo schieramento. E sono politicamente allineate le scelte strategiche sul turismo e sulla sanità, sui trasporti e sul lavoro, sull'industria e sul commercio. Possono non piacere, ma rappresentano una parte ben precisa, uno schieramento. Politiche portate avanti da personaggi allineati e coperti, spesso inadeguati, spesso arrivati ai vertici senza meriti se non quelli di essere fedeli alla linea. Qual è il progetto politico delle tre regioni del centro destra? Mistero. Qual è la politica culturale? Inesistente. Cosa contraddistingue le tre regioni dalle altre? La mancanza di una caratterizzazione politica. Incapacità ? Incompetenza? Forse,  molto più semplicemente, quella che una splendida canzone del gruppo swing Bart Café definisce "Indolenza". Sono stati eletti, prendono un mare di soldi, perché dovrebbero anche preoccuparsi di far politica?

mercoledì 9 dicembre 2015

La ripresa? Un bluff. Dunque occupiamoci della Francia

Una dote, al bugiardissimo, non manca: la fortuna. Davvero tanta e costante. Lui racconta le solite menzogne sulla ripresa italiana, arrivano le analisi di CENSIS e Banca d'Italia a smentirlo ma, in contemporanea, Marine Le Pen sbanca la Francia e si apre il Giubileo. Così nessuno si occupa di una ripresa annunciata e mancata. L'economista Berta e' tranchant: questa non è una ripresa ma solo un rimbalzo e, come tutti i rimbalzi, perde velocità man mano che si risale. Non che uno zero virgola in più o in meno cambi radicalmente la situazione. Cambia, e non poco, sui conti pubblici, ma non sulla realtà di un Paese impaurito più da Boeri che dall'Isis. Un Paese che non investe perché la classe dirigente e' paurosa e preferisce vendere tutto piuttosto di rischiare qualcosa. Un Paese dove i cittadini sono trattati come sudditi e, inevitabilmente, da sudditi si comportano. Schiavi impegnati ad arrabattarsi per arrivare alla fine del mese. Schiavi terrorizzati di fronte ad ogni stormir di fronde sul tema delle pensioni, sui risparmi, sul lavoro per i figli. Come si fa a pensare al rilancio, alla ripresa, quando non si ha un briciolo di certezza sul proprio futuro e su quello dei propri figli? Come si può sperare in una Italia ottimista ed allegra quando si annunciano lavori precari sino a 75 anni con stipendi da fame e pensioni anche più basse? E allora meglio guardare in casa d'altri, occuparsi dei francesi o dei turchi, dei venezuelani o dei russi. Basta non parlare della situazione italiana. Gli scandali? In Vaticano, mica nelle banche salvate dal governo per fare un piacere al padre della vera padrona del bugiardissimo. D'altronde alla Scala ha dovuto portare la moglie, qualche piacere alla sua vera padrona doveva ben farlo. E pazienza per i risparmiatori italiani. Lo chiede l'Europa di massacrarli per salvare le banche. Colpa loro, dei risparmiatori, se hanno investito in banche senza informarsi sui nomi dei vertici dei vari istituti.

mercoledì 2 dicembre 2015

Boeri cancella le pensioni e favorisce la fuga dei cervelli

Cesare Damiano e' una delle menti, e come tale ovviamente sottovalutato, del Pd. Persona intelligente (e allora perché perde tempo con il bugiardissimo?) che, oggi, ha pubblicamente attaccato il terrorismo psicologico messo in campo da Tito Boeri, presidente dell'Inps. Boeri ha spiegato che la generazione degli attuali trentenni andrà in pensione a 70-75 anni ma, in compenso, con un assegno da fame. Una prospettiva utile soltanto per una cosa: per favorire la fuga di cervelli e di chiunque abbia una pur minima competenza professionale. Ed è bello che Boeri abbia minacciato una generazione di futuri disperati (l'unica vera speranza e' quella di crepare prima, sul posto di lavoro) proprio mentre i media facevano commuovere gli italiani con uno spot tedesco su un vecchio che non vuole trascorrere il Natale lontano da figli e nipoti. Un vecchio tedesco con una casa che nessuno dei futuri pensionati italiani potrà mai permettersi. Un vecchio che prepara una cena natalizia che gli italiani potranno vedere solo in tv. Boeri, da economista e neppure eccelso, si basa esclusivamente sui numeri, sulle cifre. Per lui un uomo o una macchina non hanno differenze. Non gli frulla per il capo che un lavoratore anziano non abbia una resa stratosferica quando sa che deve continuare ad andare in fabbrica o in ufficio sino alla fine dei suoi giorni, senza una prospettiva di riposo, senza una speranza di godersi i frutti di una vita di fatica. Perché non tutti i lavori sono creativi, stimolanti, ricchi di soddisfazioni professionali. E un trentenne che sa di iniziare a lavorare soltanto per poter mantenere, per tutta la vita, le sanguisughe di Equitalia, non avrà particolari motivi per impegnarsi più di tanto. Senza dimenticare gli effetti collaterali sull'economia complessiva (ma Boeri non è un economista?). Nelle scorse settimane si sono sprecati gli elogi per la politica turistica del Portogallo, paradiso dei pensionati che si godono il meritato riposo con lunghe vacanze a prezzi stracciati. Un pubblico vasto, che occupa gli hotel ed i ristoranti in bassa stagione e permette alle strutture ricettive di lavorare tutto l'anno, spalmando i costi su 12 mesi invece che sui 3 o 4 della stagione estiva. Bene, tutto questo in Italia non sarà più possibile. Determinando un aggravio per le strutture turistiche che dovranno far cassa in pochi mesi alzando i prezzi ed abbassando il numero dei pernottamenti. Perché l'economista Boeri, legato solo alle cifre, ignora una domanda che esula dal suo settore: dobbiamo lavorare per vivere o viviamo solo per lavorare e pagare le tasse?

martedì 1 dicembre 2015

Meno male che l'Isis c'è

Meno male che l'Isis c'è. Una fortuna per il ministro Padoan che, dopo aver promesso (insieme al bugiardissimo) una crescita da boom economico e miliardi di posti di lavoro strapagati, di fronte ad un'economia reale che non decolla sta mettendo le mani avanti e scarica sul terrore per eventuali attentati ogni frenata dei consumi. Gli italiani non comprano non perché siano più poveri o perché non si fidano delle promesse del governo, ma per la paura delle bombe islamiche. Ma l'Isis e' una fortuna anche per il bugiardissimo in persona. Perché elimina l'attenzione dei media di servizio nei confronti delle tante boiate del governo. Così, senza che qualcuno gli faccia notare le incongruenze, il bugiardissimo può raccontare che l'Italia e' ai vertici europei per l'attenzione nei confronti dell'ambiente, per le politiche verdi, per la salute dei cittadini. Proprio mentre, in contemporanea, escono i dati che dimostrano come in Italia si muoia per inquinamento molto più che nel resto d'Europa. Ma chissenefrega se un esercito di italiani muore per smog, molto meglio creare il panico per un eventuale attentato che provocherebbe sicuramente molti meno morti. L'Isis, però, e' una fortuna anche per Obama. Che millanta raid aerei sullo Stato Islamico, ma curiosamente non colpisce nessuno. Almeno sino a quando non è intervenuta la Russia a dimostrare che si può fare sul serio. L'Isis permette ai sauditi e al Qatar di impicciarsi nelle questioni di Siria e Irak. E permette si giornalisti italiani di continuare nell'opera di dis informazione al servizio degli USA. Per tutelarsi, anche in caso di sconfitta rapida dell'Isis, gli editori si sono portati avanti. Hanno normalizzato Repubblica piazzando come direttore il super renziano Calabresi in arrivo dalla Stampa degli Elkann mentre gli stessi Elkann hanno collocato ai vertici della Busiarda un direttore che non creerà problemi con Washington e Tel Aviv. Ovviamente, di fronte al rischio di attentati terroristici, nessuno ha fiatato sugli attentati alla libertà di informazione. Già, meno male che l'Isis c'è. Se no, bisognerebbe inventare una nuova sigla.

lunedì 30 novembre 2015

I prof cancellano il Natale ma non rinunciano alle vacanze natalizie

Prima un ministro (Poletti) che invita i giovani a non perder tempo con la preparazione degli esami universitari ed a puntare ad una laurea veloce anche con voti bassi. Poi un dirigente scolastico che vieta le feste di Natale per non urtare la sensibilità di stranieri accolti in Italia e con la pretesa di determinare le tradizioni nostrane. Il tutto mentre il bugiardissimo annuncia regali di 500 euro ai diciottenni per andare al cinema o ai concerti in nome della in cultura dell'era Pd. Non è un caso che questo governo di incompetenti punti ancora una volta sulla scuola per ridurre preparazione, competenza, cultura, conoscenza. A che serve approfondire un argomento, all'Universita', quando poi i laureati possono aspirare a lavori dequalificati? Se un ingegnere viene pagato come qualsiasi dipendente che non abbia perso tempo a studiare? Ma l'attacco alla cultura deve partire da prima, dall'inizio del percorso scolastico. Cancelliamo il Natale perché è divisivo, spiega il dirigente scolastico. Perché non possiamo offendere i bambini di altre religioni. Che, infatti, si offendono. E si offendi pure i loro genitori. Per i  canti di Natale? No, si offendono perché vengono cancellati. E sono fantastiche le interviste fuori dalla scuola del preside politicamente corretto. Con genitori musulmani che spiegano di non avere nulla contro il Natale e, anzi, di festeggiarlo anche loro. E con le mamme ignoranti italiane che difendono il preside che ha cancellato la festa per non irritare gli stranieri. Ma se invece di parlare ai giornalisti provassero a parlare con le famiglie islamiche che la festa la vogliono, non sarebbe meglio? Ovviamente non potevano mancare i giornalisti politicamente corretti, a partire da quelli del Tg5, impegnati a spiegare che portare un presepe davanti a quella scuola rappresenta una evidente provocazione. Ma se gli insegnanti ignoranti credono almeno un poco alle boiate che dicono, perché non danno prova di un minimo di coerenza e rinunciano alle ferie legate alle festività divisive? Perché non restano a scuola, rinunciando agli straordinari ed ai festivi pagati, per accogliere durante le vacanze di Natale tutti i bambini e ragazzi che non vogliono festeggiare? Un po' di ripasso, un aiuto nello studio dell'italiano, un approfondimento delle leggi laiche dello Stato. Suvvia, prof, un briciolo di coerenza.

giovedì 26 novembre 2015

Anche in Italia turismo in calo per il terrorismo

Servizi giornalistici a raffica per spiegare che Bruxelles e' una città morta e che Parigi e' quasi alla fame per mancanza di turisti. Effetto, inevitabile, degli attacchi dei terroristi che - ha spiegato questa mattina una giornalista del Tg 5, "sparavano addirittura ad altezza d'uomo". Certo, sarebbe bello che i terroristi sparassero in aria e magari a salve, ma diventerebbe difficile creare il panico. Perché è questo il loro obiettivo. Hanno distrutto, con 3 attentati, il turismo in Tunisia, hanno fatto altrettanto in Egitto mentre ora lo scontro tra Ankara e Mosca penalizzerà il turismo in Turchia. Dunque grande festa a Roma dove, senza far nulla, il governo si aspettava grandi soddisfazioni dal turismo in formato Giubileo. E invece stanno arrivando le delusioni. Le prenotazioni non sono all'altezza delle aspettative. E i dis informatori spiegano che la colpa e' dei francesi perché i pellegrini non vogliono passare per gli aeroporti transalpini. Come se non esistessero alternative per raggiungere Roma senza far scalo a Parigi. La realtà e' che non bastano i tag anti terroristi del bugiardissimo per rassicurare i pellegrini ed i normali turisti. Non bastano i sorrisi ebeti di Alfano. Perché l'invasione incontrollata di clandestini,profughi e finti profughi e' sotto gli occhi di tutti. E non rassicura nessuno. Tanto meno gli italiani, alle prese con rapine e aggressioni sempre più frequenti. E con deliranti sentenze che rimettono in libertà i criminali prima ancora che finiscano in carcere. Quando poi si aggiungono i servizi sulle auto della polizia e dei carabinieri, mal funzionanti quando riescono a partire, sulle armi antiquate e sui giubbotti anti proiettile inutili, la tranquillità diventa un optional. Di sicuro non il modo migliore per incentivare il turismo. Perché è vero che l'attentato terroristico e' una eventualità molto remota, ma le aggressioni, gli scippi, le rapine sono una costante. Come le sentenze ignobili a tutela dei criminali. Meglio stare a casa, allora. Aspettando le aggressioni e le rapine di Equitalia. Che Bel Paese.

mercoledì 25 novembre 2015

Il bugiardissimo compra il voto dei diciottenni

500 euro ai diciottenni per poter andare, a spese pubbliche, ai concerti di Fedez e J-Ax. La demagogia del bugiardissimo ormai non conosce confini. Bisogna garantire al Pd una massa di nuovi elettori, visto che quelli meno giovani cominciano ad andarsene. E allora cosa di meglio di un bel regalo? Dopo gli 80 euro arrivano i 500, pagati dai genitori dei beneficiari, mica dal bugiardissimo. Ma il diciottenne che potrà ascoltare gratis un concerto del proprio beniamino non si chiederà chi ha pagato davvero. Sarà contento e basta. Poi solo un bugiardo cialtrone, sostenuto dai dis informatori di servizio, può far credere che ascoltare Fedez sia una forma di tutela della cultura europea ed un attacco all'Isis. Ma in questa Italia mentalmente ritardata, ci saranno milioni di idioti che ci crederanno. Magari anche tra i diciannovenni che si arrabbieranno per non avere diritto ai 500 euro. Forse, i soldi, sarebbe stato meglio spenderli per sostenere attività culturali vere, magari intelligenti. Invece di sprecarli per ascoltare rumori strani, onanismi intellettuali, per visitare mostre dove sono esposte opere che le sane donne delle pulizie considerano immondizia e, giustamente, gettano tra i rifiuti. Ma se poi il diciottenne spende i soldi pubblici per un concerto di un artista statunitense o per una mostra di uno scultore giapponese, la difesa della cultura europea come si giustifica? E l'immondizia scambiata per arte contemporanea può davvero servire a combattere i tagliagole dell'Isis? Forse, di fronte a certe esibizioni di rumori spacciati per musica e di spazzatura spacciata per arte, verrà voglia di aiutare i tagliagole. A patto che, invece di distruggere i capolavori del passato, si impegnino ad eliminare le grandi opere d'arte del presente.

lunedì 23 novembre 2015

Putin bombarda i terroristi, il bugiardissimo li tagga..

Rinunciare alla Libertà in cambio della Sicurezza? Si potrebbe scegliere la strada della rinuncia oppure quella del coraggio, se solo ci fosse la possibilità di scegliere. Se solo venisse richiesto, ai sudditi, di decidere. Invece no. A decidere sono gli stessi cialtroni che hanno determinato la situazione di pericolo. Per incapacità o per calcolo? I complottisti sono convinti che tutto risponda ad un piano preciso. E magari hanno ragione. Poi, però, si guardano i visi del fratello stupido di Marino, in Francia, o del prode Alfano in Italia. E qualche dubbio sulla loro capacità di individuare strategie sorge spontaneo. In ogni caso la scelta di lorsignori e' stata quella di limitare la libertà, la nostra, in cambio di una sicurezza che continua a mancare. Eppure il bugiardissimo ha giurato che lui tagghera' i terroristi. Non c'è dubbio che una minaccia di questo tipo spaventerà a morte Isis e accoliti vari. Un modello di antiterrorismo che tutto il mondo ci invidia. Basta con quelle buffonate alla Putin che bombarda i tagliagole e ne ammazza a centinaia. E che sarà mai, signori miei? Il bugiardissimo i terroristi li tagga. Countach! Pare che il Califfo in persona sia pronto ad arrendersi a Putin piuttosto di finire in un post del bugiardissimo. O, addirittura, in un Twit. Mille volte meglio Guantanamo, piuttosto di un tag del bugiardissimo. Intanto, nell'attesa del tag risolutivo, si blindano tutti e tutto. In Belgio si chiudono le scuole, si cancellano spettacoli e partite di calcio, si oscura FB. In Francia il fratello stupido di Marino vieta ogni manifestazione. Mica male, come idea, in vista del voto di dicembre che avrebbe potuto massacrarlo. Vietiamo all'opposizione di informare e protestare. E le frontiere? Controlli rigorosi per tutti gli Europei che arrivano da Paesi extra Ue, Svizzera compresa. Ma gli invasori che sono stati lasciati liberi di attraversare l'Europa a decine di migliaia? Beh, loro vanno dove vogliono. Tanto, se nella folla ci fossero anche i terroristi, i rischi non ci sarebbero: di fronte alla minaccia di essere taggati dal bugiardissimo, tornerebbero immediatamente a farsi bombardare da Putin.

martedì 17 novembre 2015

Guerra di religione? Si, in nome del dio denaro

Guerra di religione? Che assurdità. La guerra di religione ci può essere quando ci sono due che combattono e due religioni che si oppongono. Ma il cristianesimo si è trasformato in una sociologia senza alcun riferimento al sacro. Ed è pronto ad accettare qualsiasi compromesso e qualsiasi imposizione pur di non combattere. Allora guerra di civiltà? Macché. Quale sarebbe la civiltà in guerra? L'Europa ha rinnegato ogni riferimento alla propria storia, alla propria civiltà. Per abbracciare il nulla, attenta solo al denaro, prona ad ogni intimazione politicamente corretta. Allora è una guerra tra culture? E' interessante notare come la memoria degli aggrediti sia corta, cortissima. Eppure sono trascorsi pochi anni da quando le banlieues parigine (ma anche quelle londinesi) esplodevano. Con rivolte guidate dai fratelli maggiori di quelli che oggi si fanno esplodere ammazzando a casaccio. Cialtroni vestiti allo stesso modo dei figli dei bobo dei quartieri bene di Parigi. Le stesse braghe calate, le stesse mutande, gli stessi cappellini da idiota messi a rovescio. Gli stessi rumori fastidiosi spacciati per musica e gli stessi spacciatori di sostanze varie. Non è un caso che molti terroristi, e ancor più seguaci dell'Isis trasferiti in Siria, provengano dalle galere parigine dove soggiornavano per reati comuni. Ed allora di quale cultura si parla? Hanno indottrinato dei criminali comuni, trasformandoli in criminali politici. Ma erano criminali che, già prima, odiavano la Francia, l'Europa. Perché non ne facevano parte. E non per una inesistente appartenenza all'Islam. Così come non fan parte della cultura italiana ed europea tutti i ragazzotti italiani da infinite generazioni che hanno rinnegato la propria appartenenza per abbracciare il nulla americano. Guerra tra chi, allora? In nome di chi? Dell'Islam di Avicenna ed Averroe'? Ma per piacere, non ne conoscono neppure l'esistenza. Combattono e uccidono semplicemente in nome del lavaggio del cervello (del piccolo cervello) operato da servi fedeli dei guardiani di capre trasformati in ricchissimi sauditi. Senza cultura, senza dio al di fuori del denaro. Foraggiatori di ogni caos perché nel caos si arricchiscono. Con la complicità di chi, in nome dello stesso dio, va ad ossequiarli per ottenere qualche investimento in più. Un'Europa di servi, non di guerrieri. Con il fratello scemo di Marino che ordina bombardamenti dopo aver lasciato che centinaia di suoi connazionali acquisiti andassero liberamente a combattere contro Assad. Si, Assad, l'islamico che davvero combatte contro i tagliagole finanziati dall'Occidente.

lunedì 16 novembre 2015

I terroristi francesi, figli dello ius soli

I terroristi, in Francia, erano figli dello ius soli, oltre che figli di puttana. Quel meraviglioso ius soli che, secondo i buonisti, dovrebbe permettere agli invasori di integrarsi e, al contrario, permette loro di disintegrarsi durante gli attentati. Un totale fallimento delle politiche di accoglienza, di ospitalità. "I terroristi erano francesi", ci spiegano. Invece no. Non erano francesi. Erano solo nati in Francia ed avevano la cittadinanza perché gli idioti gliela avevano regalata, o imposta. Forse uno degli attentatori era anche arrivato come profugo, passando attraverso la Grecia, secondo quanto sostiene il governo di Atene. Tanto per chiarire che, accogliendo tutti, non arrivano solo medici ed ingegneri. Eppure, di fronte al completo fallimento francese, qualche ottuso continua ad insistere per imporre anche in Italia lo ius soli. Accompagnato, ovviamente, dalla delirante ignoranza di un corpo docente che, in troppe scuole, vieta ai bambini italiani (quelli italiani davvero) di mangiare il prosciutto per non offendere i futuri italiani finti. Quel corpo docente che vieta presepio ed albero di Natale, che vieta le recite, che vieta le visite alle mostre dove sono esposti quadri con un crocifisso. Ecco, forse la differenza maggiore con la Francia e' proprio questa: oltralpe vogliono un Paese laico e se nelle scuole vietano una maglietta con un simbolo cristiano, vietano anche il velo islamico o il turbante. Tutte le religioni al bando, sino a quando non si scoprirà che "Sottomissione", il libro di Houellebecq, non è un romanzo ma un saggio profetico. Nel frattempo le banlieues si trasformano in ghetti, voluti da chi sta all'interno perché non vuole rapporti con l'esterno. Non un problema solo economico, ma soprattutto culturale. Ogni banlieue una nazione. E i francesi figli dello ius soli rifiutano la Francia, fischiano la marsigliese, odiano i francesi veri. Possono anche avere qualche ragione, visto che la Francia si è scelta come presidente il fratello meno furbo di Ignazio Marino. Un presidente che ha scatenato l'offensiva in Siria senza colpire nulla ma provocando la reazione dei terroristi. E dopo, solo dopo, ha scoperto che l'Isis poteva persino essere bombardata a Raqqa, nella sua roccaforte. Strano che, sino a venerdì, fosse impossibile. Magari, se succedesse qualcosa anche in Italia, il bugiardissimo potrebbe scoprire che i sauditi a cui è andato a baciare la pantofola, finanziano il terrorismo. Ma solo dopo, sia ben chiaro.

venerdì 13 novembre 2015

La resistenza? Non "vende" più, neppure a 1,50 euro

"Un libro di memorie partigiane? Possiamo pagarlo al massimo 1 euro e 50 centesimi. Abbiamo gli scaffali pieni, non si vendono". Il de profundis per l'antifascismo italiano e' tutto in questa affermazione di un responsabile del Libraccio, la catena di librerie che acquista e vende libri. E si capisce perfettamente che se non fosse per l'obbligo di essere politicamente corretto, i libri di memorie partigiane proprio non li prenderebbe. Neppure a 1,50 euro per un volume che ha il prezzo di copertina 10 volte più elevato. Non si vendono, non interessano più anche se continuano ad essere sfornati come se esistessero legioni di lettori interessati. Scaffali pieni, che non si svuotano e non si svuoteranno mai se non per avviarsi al macero definitivo. Eppure l'antifascismo viene adoperato di continuo per demonizzare i nemici, per vietare manifestazioni altrui, per attaccare chiunque non sia d'accordo con le vestali delle associazioni che nulla più hanno da dire perché nessuno ascolta più. Solo alibi, solo vuote sigle che garantiscono ancora qualche introito. Musei deserti, eppure se ne realizzano altri e altri ancora. Puntando sulle visite scolastiche obbligatorie, perché dopo la scuola nessuno sente più il bisogno di ritornarci. E tutti quelli che si gonfiano di retorica resistenziale, evitano poi accuratamente di acquistare un libro sul tema. Tantomeno di leggerlo. Neppure per la modica spesa di 1 euro e 50. E' il mercato, bellezza. E non bastano ore di retorica a scuola, sui giornali, alla tv. Gli scaffali restano pieni. Anche al Libraccio.

mercoledì 11 novembre 2015

La censura passa attraverso la chiusura degli uffici studi

I dati su occupazione e disoccupazione, su Pil e produzione, sul turismo e sul commercio? Devono essere forniti da una fonte sola. Ufficiale e controllata dal governo. Per evitare che dati diversi da quelli dal bugiardissimo possano finire sui social. E smascherare le menzogne. Così si spiega il tentativo di smantellare progressivamente gli uffici studi migliori. Quelli che lavorano per strutture ed organismi indipendenti. Il procedimento e' semplice: si tagliano i fondi, si riducono le risorse, magari si colloca ai vertici un amico degli amici e costui garantisce, in nome del risparmio, la riduzione degli organici destinati a studi ed analisi, prima di arrivare a alla chiusura definitiva. Così non ci saranno più dati discordanti rispetto alle menzogne ufficiali. E lo stesso vale per centri studi, think tank. Bisogna affamarli per costringerli alla chiusura o ad allinearsi. Tutto legittimo, ovviamente. Se chi ha bisogno della verità non investe, significa che può accontentarsi delle menzogne. Sbagliando. Perché solo un governo con la coda di paglia può pensare che la realtà serva solo per contrastare le politiche assurde dell'esecutivo. Solo imprenditori miopi possono pensare che i dati di realtà siano trascurabili. Salvo poi scoprire, quando ormai è troppo tardi, che senza studi reali non si è in grado di confrontarsi con il mondo, con l'economia prima ancora che con la politica. Si va a cercare nuovi mercati senza conoscerli, si compete con gli imprenditori stranieri sul mercato interno senza sapere nulla di vero sulla disponibilità di reddito degli italiani, sulla loro propensione agli acquisti, sui loro timori legati al l'insicurezza, al futuro da pensionati, alle prospettive per i loro figli. Meglio ignorare tutto, meglio sorprendersi perché la ripresa millantata non si trasforma in spese reali, in investimenti, perché non mette fine alla fuga di cervelli. Ora fuggiranno anche i cervelli impegnati negli uffici studi, anzi verranno cacciati. Sperando, per i cervelli, che qualche imprenditore straniero meno ottuso capisca l'importanza di disporre di ricercatori in grado di analizzare e raccontare la realtà italiana.

martedì 10 novembre 2015

La Russia sotto attacco nello sport, ma Mosca e' colpevole

La guerra della Russia contro l'Isis in Siria? Vietato occuparsene. Soprattutto vietato farla. È visto che Putin si ostina, a far la guerra contro di lui provvede il mondo dello sport che chiede di escludere i russi da ogni competizione perché dopati. Beh, certo, il mondo dello sport al servizio degli USA e dei suoi servi e' così pulito da potersi permettere di dare lezioni di moralità e serietà. Sono bastati 150 anni per accorgersi che il ciclista yankee che aveva vinto tutto era leggermente dopato. Ed è meglio non parlare di altri sport, visti gli scandali che coinvolgono Blatter e Platini. O le polemiche sulle corruzioni per ottenere l'assegnazione dei giochi olimpici. Tutti puliti, tranne i russi. Appare evidente a tutti, tranne a quelli convinti che gli arbitri non sbaglino mai proprio in quanto arbitri, che l'attacco abbia poco a che fare con lo sport e il doping (se no i giamaicani sarebbero stati bombardati da tempo) e molto con la politica internazionale. D'altronde la Russia continua ad ostinarsi nel non far nulla sul fronte del soft power. Qualche convegno (spesso in collaborazione con chi ha scarsa capacità mediatica ed ancor minore professionalità),  testate online di scarsa lettura perché affidate alla buona volontà di chi ci scrive, poco di più. Eppure, sui social, i fan di Putin non mancano. E sono aumentati dopo l'intervento in Siria. E gli imprenditori italiani che protestano contro l'embargo sono sempre più numerosi. Ma vengono messi a tacere perché non hanno media che rilancino le loro idee e le loro proteste. Gli spazi ci sono soltanto per assicurare che le sanzioni non hanno penalizzato nessuno, che non c'è alcun bisogno del mercato russo o dei turisti russi. D'altronde se a Mosca ritengono di non dover investire in Italia per raccontare una versione diversa, perché mai dovrebbero pensarci gli italiani?

lunedì 9 novembre 2015

La nuova Italia? Arrogante, vigliacca, stupida

Il ragazzotto che ha ammazzato la madre della fidanzata e ferito gravemente il padre era plagiato dalla ragazza o era un bastardo di suo? In fondo la risposta non è importante, se non per le indagini. Il problema, molto più grave, e' che l'assassino assomiglia molto alle bande di ragazzotti deficienti che si possono incontrare sugli autobus o sui treni. Caratterizzati da occhi spenti, non dall'abuso di droghe  ma per deficienza congenita, con il cappellino d'ordinanza indossato al contrario, con l'arroganza dovuta al gruppo e non ad una sfida individuale. Prepotenti nei confronti degli anziani, maleducati, capaci di sfidare i controllori che cercano solo di evitarsi problemi. Certo, e' più facile occuparsi dei cervelli in fuga, dei giovani laureati che vanno all'estero richiamati da offerte di lavoro allettanti. O di quei giovani artigiani ricercati in tutto il mondo per le loro abilità. O anche di quei ragazzi che si dedicano agli altri. Ma della crescente massa alle prese con una fuga del proprio cervello, preferiamo non occuparci. Gli imbecilli che, a scuola, sono sempre difesi da mamma e papa' quando un prof prova a far notare che il figliolo non studia o è proprio scemo. Ragazzotti che, usciti dalla scuola, non trovano un lavoro neppure quando il posto ci sarebbe. Perché nessun imprenditore vuole tra i piedi un ignorante, arrogante, presuntuoso ed incapace. E' sufficiente dare un'occhiata ai profili su FB per decidere che non è il caso di far lavorare certi cerebrolesi. Non servono neppure più gli psicologi o gli esperti comportamentali. Basta seguire l'aspirante lavoratore quando sale su un tram per scartarlo a priori. Ma le mamme ed i papa' si indignano, protestano, si fanno intervistare dai giornali per spiegare che i loro bambini sono tanto bravi ed intelligenti. Son gli altri che non li capiscono. Papa' e mamme che insorgono se un insegnante inquisitore controlla il telefonino del pargolo: violazione della privacy! Che insorgono se qualcuno protesta perché il pargolo ha imbrattato un muro non con un mural comunque artistico ma con una firma senza alcun valore se non quello del costo per la ritinteggiatura. Perché la creatività dei figli deve essere tutelata, anche se consiste esclusivamente nell'accendersi una sigaretta dove è vietato o nell'infastidire un intero vagone di un treno sparando a palla i rumori spastici del rapper di turno. Non è una sfida al potere per sentirsi adulti. Perché, da solo, la sfida la evitano accuratamente. E, in gruppo, sfidano la gente isolata. Per ritirarsi in buon ordine quando sul treno salgono due sbirri decisi a far rispettare le regole. Questa e' l'Italia del futuro. Fatta di imbecilli italiani e di importazione. In questo perfettamente uguali, globalizzati, standardizzati. Questa era l'Italia che sognava il potere, incapace di reagire al dominio, capace solo di scaricare sui più deboli le proprie frustrazioni.

mercoledì 4 novembre 2015

I quarantenni di destra? Categoria dello spirito

Arriva un nuovo partitino a destra? Indubbiamente se ne sentiva la mancanza. Troppa unitarietà diventava fastidiosa. Meglio qualche sana divisione in più. Per raccattare qualche altro zero virgola,  ne non fa mai male. A scendere in campo saranno i sedicenti quarantenni che, assicurano, non sono una emanazione di Fini e Aledanno. Non è importante sapere se i due personaggi in cerca di partito operano o meno dietro le quinte. Sarebbe più interessante scoprire se essere quarantenni rappresenta una categoria dello spirito, un programma politico, un progetto culturale. Ex giovani non ancora cresciuti? Uomini di grandi qualità ancora inespresse? Cosa significa, al di la' del dato anagrafico, essere un gruppo di quarantenni? Mah. Per ora si sa solo che vorrebbero allargare l'area di destra. Oddio, tutti quelli che si impegnano in politica vorrebbero ampliare l'area di riferimento. Essere degli zero virgola non entusiasma nessuno. Ma su quali progetti vorrebbero ampliarsi? Moderati, duri e puri, intransigenti, inciucisti? Cosa sono? Cosa vogliono essere e rappresentare? Indubbiamente sono già riusciti a creare polemiche, a provocare malumori, a suscitare timori. Persino qualche entusiasmo.  Ma se l'entusiasmo di qualcuno può essere comprensibile, i timori degli altri sono totalmente immotivati. Perché basterebbe contrapporre al nuovo che avanza un progetto, un'idea, un modello nuovo di cultura politica. Ma forse è questo il problema: la mancanza di proposte. Tutti impegnati a stabilire alleanze sulla base della somma delle percentuali, nessuno che offra un progetto innovativo e culturalmente diverso. Allora hanno ragione quelli che propongono candidati trasversali, alla Marchini. Privi di una visione diversa da quella solita della spartizione del potere. Una poltrona a destra invece che a sinistra. Ma, sia chiaro, con le medesime strategie, con gli stessi obiettivi, con identica politica. In questa situazione un nuovo partitino fa paura perché aggiunge qualche candidato nella spartizione delle poltrone. Bisogna dividere con qualcuno in più. Peccato per loro che la mancanza di progetti, di idee e di un rinnovamento culturale costringerà i potenziali spartitori a restare a guardare. Non avranno nulla da dividersi perché non riusciranno a vincere. Così potranno continuare ad incolparsi a vicenda per le nuove sconfitte.

martedì 3 novembre 2015

Meno salute per tutti: la nuova promessa del bugiardissimo

A volte rinsaviscono. Dopo essere diventato un fedele seguace del bugiardissimo, Sergio Chiamparino si è accorto che il sedicente genio di Palazzo Chigi in realtà e' solo un apprendista stregone. Un pessimo apprendista. Così il governatore del Piemonte, alla guida di una maggioranza di sinistra, ha scoperto che i tagli delle tasse annunciati dal bugiardissimo verranno pagati dalle Regioni. E, nella sua ottica di presidente regionale, le conseguenze ricadranno sui cittadini. Costretti a pagare di più per servizi comunque pessimi o, in alternativa, costretti a continuare a pagare come adesso per servizi che saranno ridotti. Strano che l'ex sindaco di Torino, e ora presidente dimissionario dei governatori regionali, non se ne fosse accorto prima. Eppure gli sarebbe bastato leggere le lettere che i suoi sudditi scrivono alla Busiarda (La Stampa) per accorgersi che i medici di base, per ordine del bugiardissimo e della renzina Lorenzin (un vampiro alla sanità), hanno già tagliato esami e prestazioni. Bisogna risparmiare, sulla pelle d chi sta male. D'altronde se sono malati, o vecchi, mica avran la forza di scendere in piazza a protestare. Ma il prode governatore non se n'era accorto. E' stato illuminato quando ha scoperto che non sarebbe bastato lasciare morire gli ammalati per risanare i conti ed assicurare i risparmi pretesi dal bugiardissimo. Bisognava fare di più. Proprio mentre le direttive europee impongono,giustamente per una volta, che i medici del pronto soccorso non possano  rimanere in servizio per 24 ore di fila, che devono avere la possibilità di riposarsi dopo 12-13 ore di turno, che non devono superare le 48 ore settimanali. Il che significa,anche se il bugiardissimo e la renzina vampira non se ne sono accorti, che si dovrà ricorrere a nuove assunzioni. Oppure si tagliano anche i servizi del pronto soccorso. Perché i soldi della ripresa non ci sono. Ed i pochi che ci sono servono per gli invasori. A Torino, a poca distanza dal palazzo di Chiamparino, gli zingari hanno occupato una caserma già invasa dai centri sociali. Sono arrivati prima una ventina di uomini poi, visto che i responsabili dell'ordine pubblico han fatto finta di niente, sono arrivate anche le famiglie. In modo che lo sgombero diventi più difficile. Il capo comitiva ha chiarito che loro non se ne andranno se non avranno soluzioni migliori. Aggiungendo, tanto per essere chiari, che per loro l'integrazione e' impossibile. Dunque devono solo essere mantenuti a vita, loro, le famiglie, per le prossime generazioni. Magari tagliando qualche altro servizio sanitario.

lunedì 2 novembre 2015

Berlu da' i nomi per esser sicuro di perdere

C'è chi da' i numeri, Berlu preferisce dare i nomi. E sono quei nomi che garantiscono la sconfitta a vita di ogni opposizione (falsa) al bugiardissimo. Chi, nel centrodestra e ancor più nelle destre, potrebbe votare per uno schieramento che propone Moretti come futuro ministro per le Infrastrutture? Non Nanni Moretti, proprio quel Moretti che ha umiliato in ogni modo i pendolari quando era ai vertici delle ferrovie. Quel Moretti che, di fronte a 5 cm di neve a Milano bloccava i treni e invitava i passeggeri sudditi a dotarsi di coperta e panini. Ma è solo uno dei nomi assurdi usciti dal cilindro di Berlu. Al di la' del fatto che i futuri ministri dell'irrealistico governo probabilmente non sono neppure stati interpellati. A differenza del sindaco in pectore per Roma. A Berlu piace Marchini, palazzinaro rossastro, buono per tutte le stagioni e per tutti i partiti. Una sorta di candidato ideale per quel partito della nazione voluto dal bugiardissimo e per nulla osteggiato, nei fatti, da Berlu. Entrambi sanno che a Roma, se eviteranno di suicidarsi con qualche idiozia, saranno i 5 stelle ad andare al ballottaggio. Contro chi? Dipende. Improbabile che sia il Pd. Dunque o il candidato delle destre, probabilmente Meloni, o quello di Berlu, quindi Marchini. E Marchini, nell'immaginario collettivo della banda d'Arcore, al secondo turno otterrebbe l'appoggio del Pd. Non si tratta, per Berlu, di conquistare Roma, ma di impedire che vincano i grillini. E lo stesso scenario si potrebbe riproporre a Torino. Se l'attuale sindaco Pd, Fassino, non dovesse essere rieletto al primo turno, al ballottaggio si troverebbe i 5 stelle. Ed il soccorso di Forza Italia, ridotta ai minimi termini nella capitale subalpina, non mancherebbe. In tutto questo manca, colpevolmente, una scelta forte di Salvini. Che da un lato assicura l'appoggio a Meloni e, contemporaneamente, pare pronto ad incontrare i candidati sindaci di Berlu sia a Roma sia a Milano. Accettando, nei fatti, un ritorno della Lega alla subalternità rispetto ad un partito in piena crisi come Forza Italia. Rinunciando a vincere perché, di fronte all'ipotesi di un governo con dentro Moretti, solo Matteoli potrebbe entusiasmarsi. Gli elettori-viaggiatori sicuramente no.

martedì 27 ottobre 2015

Basta con i pastori, pascoli solo alle multinazionali

Amate i formaggi di alpeggio, quelli con gusti forti che ricordano i fiori e le erbe che hanno mangiato vacche, capre e pecore nei loro pascoli montani? Potete dimenticarli. Così come il latte più saporito o la carne più gustosa. E non ci sono soltanto i signori dell'Oms a voler stravolgere millenni di tradizioni alimentari. Chissà come han fatto a svilupparsi tutte le civiltà - da quelle europee a quelle asiatiche - considerando che le carni rosse sono state divorate ovunque e l'umanità non si è estinta. Ora il nuovo attacco sta per arrivare dall'interno. Con un documento in cui, per tutelare il lupo, si sosterrà che in montagna devono sparire i piccoli allevamenti, le greggi con pochi animali, gli alpeggi con un numero ridotto di vacche o capre. In montagna dovranno rimanere solo gli allevamenti delle multinazionali, con migliaia di bestie che devastano un territorio. Oppure, meglio ancora, si dovranno incrementare le attuali politiche truffaldine, quelle che assegnano gli alpeggi ai grandi gruppi che, poi, le bestie in montagna non le portano perché il costo e' eccessivo. Certo, ogni tanto qualche organizzazione agricola e degli allevatori finge di protestare, poi basta la possibilità di farsi un selfie con il bugiardissimo e la protesta svanisce per lasciar spazio all'omaggio servile. Intanto, mentre nei palazzi romani e nelle università si discute di come difendere il lupo, i rischi sono destinati ad aumentare non solo per i pastori ma pure per i turisti. E non per gli attacchi dei lupi, ma per gli assalti dei cani da pastore. Addestrati ad essere aggressivi per difendere vitelli ed agnelli dai lupi, diventano sempre più aggressivi anche nei confronti degli escursionisti. Ovviamente nelle università lontane dalle montagne questi particolari sfuggono o sono considerati irrilevanti. Così come sono irrilevanti per i politici che si fingono amici della montagna ma che sono sempre pronti a baciare la pantofola del bugiardissimo e della sua squadra. Salvo, poi, andare in giro a piangere perché la crisi frena il turismo, perché i soldi sono sempre meno per i propri territori, perché bisogna tagliare sulle prestazioni a favore dei bambini, degli anziani, dei malati. Basta un selfie, però, ed il sorriso ritorna. E chissenefrega dei bambini, degli anziani, dei malati, dei pastori e degi escursionisti.

lunedì 26 ottobre 2015

La Polonia ha votato contro il pensiero unico

Anche la Polonia sulla scia dell'Ungheria e della Slovacchia. Ma pure Praga non è molto lontana. Una  parte sempre più consistente dell'Europa sta rifiutando la demenziale politica pro invasori di Bruxelles e della Merkel. E se l'Ungheria ha sacrosante ragioni, perché era stata invasa da decine di migliaia di ospiti non invitati, la Polonia ha bocciato quella che, per il momento, e' solo una minaccia. Perché gli invasori, in Polonia, sono pochissimi, ma se dovesse essere accettata la politica anti europea di Bruxelles, nessun Paese si salverebbe dalla cancellazione della propria identità e della propria storia. Il voto polacco e' un voto in difesa di una cultura, di una tradizione. Contro una politica dello sfruttamento e dell'utilitarismo imposta dagli euro idioti, burocrati e tecnocrati. Gli invasori sono utili, secondo loro, mentre le radici dei popoli non servono a nulla. Anzi, sono di impaccio. Sono retaggi di un passato da dimenticare, da cancellare. Per correre incontro ad un futuro dove l'appartenenza è un ostacolo cancellato. Dove i sentimenti sono stati eliminati perché inutili, dove l'ambiente è stato saccheggiato perché bastano parchi gioco per far divertire i bambini, convinti che quella sia la natura. Un attacco globale, con gli articolo dei dis informatori che spiegano quanto sia meglio rinunciare alla bistecca alla fiorentina o alla salsiccia per dedicarsi invece al consumo di insetti e di alghe. La cultura e la tradizione passano anche attraverso il cibo, dunque bisogna eliminare dalle tavole ogni legame territoriale, ogni riferimento al passato. Poi provvederanno le multinazionali a produrre Ogm che consentano di coltivare la papaya sulle Alpi e le mele trentine nel deserto. Un pensiero unico, dal cibo al sesso, dalle auto all'abbigliamento. Purché il voto polacco non sia contagioso.

giovedì 22 ottobre 2015

Libertà di parola per Erri, non per Cimmino

Tutti entusiasti per l'assoluzione di Erri De Luca. La libertà di pensiero e di parola ha trionfato. E vai con la retorica, con i dotti discorsi sulla libertà di espressione da garantire a chiunque, a prescindere dalle idee professate. Che meraviglia! Basterebbe credere che questa sia la realtà e non soltanto l'ennesima truffa. Perché lo stesso mancato martire De Luca, nelle interviste rilasciate dopo la sua assoluzione, chiarisce che il verdetto era doveroso ma che la libertà di parola e di espressione non vale per tutti. Per lui si', per i suoi avversari no. Coerenza del mancato martire. Tanto i suoi nemici, oltre a non aver diritto di parola, non hanno neppure la possibilità di farsi riconoscere come martiri. E quello del prode Erri non è un caso isolato. A Bergamo, città guidata dall'imprenditore ed ex divo della tv Giorgio Gori, si vieta la partecipazione ad ogni iniziativa storico culturale relativa alla Prima guerra mondiale all'unico vero studioso cittadino del conflitto. Motivo: non è politicamente corretto. E gli studi sull'argomento? Le pubblicazioni d prestigio? I riconoscimenti ottenuti ovunque? Non contano nulla, sono irrilevanti. Anzi, un poco fastidiosi. Perché  non si può accettare che il maggior esperto cittadino sia politicamente scorretto e vada a confrontarsi con chi è meno preparato di lui ma, in compenso, e' sostenuto dai soliti noti. Ma non erano tutti Charlie? Non eran sempre tutti pronti a riempirsi la bocca con Voltaire e con l'immancabile citazione "Non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu la possa esprimere"? Beh, insomma, mica tutte le idee. Solo le loro. Con qualche leggera sfumatura, ma nulla di più e di più diverso. Le vestali della democrazia trasformate in lerci inquisitori. D'altronde controllano la dis informazione. E allora il prof Cimmino, bergamasco, può andare a parlare della prima guerra mondiale in tour per l'Italia o per l'Europa. Ma a Bergamo no, non è gradito. Strano che nessuno dei noti intellettuali italiani abbia firmato un manifesto in difesa della libertà di pensiero e di parola, o abbia iniziato uno sciopero della fame.

mercoledì 21 ottobre 2015

In Siria la guerra e' finita, ma non ce l'hanno detto

La guerra in Siria? E' finita. La pace deve essere stata firmata a nostra insaputa visto che le notizie relative a quello che, si o a poche settimane fa, era un conflitto spaventoso sono state eliminate dai principali organi di dis informazione. Prima, quando la coalizione occidentale bombardava il deserto senza creare fastidi ai tagliagole dell'Isis, l'informazione era precisa, puntuale, costante. Falsa, totalmente falsa, ma ci siamo abituati. Con pagine e pagine di reportage sulla guerra, sull'ineluttabile espansione dell'esercito del califfo, sui drammi delle popolazioni. Su tutto e su tutti. Poi, da quando gli aerei russi sono intervenuti e la guerra al terrorismo e' iniziata davvero, le notizie sono scomparse. L'esercito legittimo di Assad sta riconquistando il terreno perduto? Probabile, ma non lo si raccontar gli aerei russi hanno colpito le colonne dei tagliagole che trasportavano petrolio? Si', ma meglio evitare di farlo sapere. Meglio non ammettere che l'intervento russo si sta rivelando molto più efficace del preciso e, soprattutto, molto più utile di quello americano per sconfiggere l'Isis. Perché scriverlo e raccontarlo significherebbe introdurre un tarlo nei cervelli degli italiani manipolati. Perché il più forte esercito del mondo, del Paese più ricco del mondo, non ha ottenuto il benché minimo risultato e quello degli straccioni russi sta vincendo? Perché, sotto le bombe americane, l'Isis continuava ad espandersi e sotto quelle russe e' costretto a ritirarsi? Ma un dubbio si insinua lo stesso: perché i giornali italiani, che vantano sempre correttezza ed indipendenza, ora censurano le notizie? La Busiarda di Torino, che non perdeva un colpo nel narrare la debolezza di Assad e la crisi irreversibile di Putin, perché ora tace sulla situazione in Siria? Forse perché da Detroit e' arrivato l'ordine di non disturbare Washington? Se non ci fosse il web, se non ci fossero i social, in Italia si potrebbe davvero pensare che la guerra sia finita, che la pace sia stata firmata. Ovviamente grazie ad Obama.

martedì 20 ottobre 2015

Nel sonno di Salvini e Meloni riappare Berlu

Berlu torna in campo. Contro il bugiardissimo? No, ovviamente. Contro Salvini. Per recuperare la leadership del centro destra e garantire la sconfitta al prossimo giro. D'altronde, dopo una primavera con i botti ed un'estate in calando, l'autunno ha silenziato il lider maximo della Lega. I sondaggi non lo premiano più ed anche la vicenda giudiziaria della Regione Lombardia, dove in galera e' finito un esponente di FI, ha penalizzato più la Lega che non il partito di Berlu. Giusto, in fondo. Così Maroni impara a farsi guidare dalla compagnia delle opere e da CL. Ma tutti i grandi progetti di Salvini dove sono finiti? Tutti i gruppi di intellettuali che aveva citato Antonio Rapisarda nel suo "All'armi siam leghisti" sono evaporati? O, semplicemente, si sono stancati di aspettare il salto di qualità della Lega?  Dove è finita l'elaborazione di un programma d'avanguardia basato sul lavoro dei think tank? Cosa e' rimasto, oltre alla felpe con le scritte? E allora diventa inevitabile una ripresa di Berlu, che del nulla cosmico e' l'imperatore assoluto. Banalità e luoghi comuni, accompagnati da colpi da maestro come la visita in Crimea insieme a Putin. La Lega filo russa, giustamente filo russa, non ha fatto decollare i suoi progetti impreditoriali basati sui rapporti con Mosca e Berlu si è ripreso la scena internazionale proprio alla vigilia dell'offensiva russa in Siria. Chapeau! Era inevitabile, considerando che Salvini ha affidato a persone sbagliate il rapporto internazionale. In teoria esisterebbe anche Meloni, sulla scena. Anzi, i sondaggi la pongono in cima alle preferenze. Per quel che valgono i sondaggi e tenendo conto che Fdi resta al di sotto del 5% anche nei sondaggi più favorevoli. Ma i programmi di Meloni, al di la' delle beghe sui soldi della Fondazione di An? Il ruolo internazionale di Meloni? Il ruolo extraurbana o di Meloni? Dove sono finiti i tanti progetti annunciati in vista dell'assemblea? Dove è finita l'attività della Fondazione? Un altro inutile convegno sul nulla o sul nostalgismo più sterile, magari? Così un centro destra sempre più stantio si ritrova a fare i conti con Berlu. Il sonno degli altri leader genera il ritorno del cavaliere disarcionato.

lunedì 19 ottobre 2015

La montagna tradita dalla sinistra, abbandonata dalla destra

Se un libro come "La costruzione delle Alpi", di Antonio De Rossi, vince meritatamente la sezione scientifica del Premio Acqui Storia, significa che il tema della montagna e' tornato al centro dell'attenzione, perlomeno tra chi riesce ad avere uno sguardo che vada oltre il proprio minimo spazio vitale. Ma occuparsene non significa capire. Le demenziali, o criminali, affermazioni a proposito della necessità di utilizzare le montagne come area di popolamento affidata agli invasori non dimostrano una grande capacità di comprendere le necessità e neppure le opportunità della montagna. Le terre alte non hanno bisogno di sradicati che favoriscano lo sradicamento di chi, in montagna, ci vive perché ha le proprie radici. Le terre alte si spopolano, e non si ripopolano perché agli "autoctoni" (come vengono definiti i montagnards da parte di chi li vorrebbe eliminare per farli sostituire dagli invasori) vengono negati i diritti e le risorse che, non a caso, si trovano per gli invasori. Ognuno dei nuovi arrivati costa mille euro al mese, pagati dai contribuenti italiani. Chi vuole ripopolare le Terre Alte ha solo da offrire 4mila euro, al mese, ad una famiglia italiana di 4 persone e si accorgerà che ci sarà la fila per trasferirsi in montagna. E la ridotta natalità degli italiani? Gli stessi mille euro al mese per ogni figlio e le culle si riempiranno. Invece quando si tratta di autoctoni, le risorse non ci sono. E' un anno che, in Piemonte, la strada per Elva e' interrotta, obbligando gli autoctoni a raddoppiare il già lungo e scomodo percorso per scendere a valle. Ma, in nome della sicurezza, i soldi per ripristinare la strada non si trovano, i tavoli di discussione servono solo a incontri inutili. E la neve sta tornando. D'altronde, al di la' delle idiozie politicamente corrette, la politica non va. Il Pd e' interessato solo a sostituire gli autoctoni con gli invasori, la destra si è trasformata da romanocentrica in romana e basta, fregandosene completamente dei monti e delle valli. I 5 stelle sostengono l'invasione, così come la sinistra vera. E la Lega dorme. In fondo e' giusto così. Se i montagnards non trovano la voglia e la capacità di far sistema, di collaborare, di far politica, andranno incontro all'eliminazione. Invece delle riserve per gli indiani, ci saranno posti di lavoro come inservienti nelle società che gestiscono gli impianti di risalita, o come portatori di piatti di cous cous.

venerdì 16 ottobre 2015

Frana l'Italia dell'ipocrisia politicamente corretta

Piove, governo ladro. Oppure c'è il sole, ma la situazione non cambia. Anni e anni di parole al vento e poi basta un po' di vento, quello vero, per abbattere gli alberi; e una pioggia solo un po' intensa allaga le strade, fa straripare i fiumi. Per non parlare delle frane, degli smottamenti, dei cedimenti. Un territorio disastrato, dalle Alpi al mare di Sicilia. E per le popolazioni colpite c'è sempre e solo l'intervento di emergenza. Che costa infinitamente di più rispetto a normali interventi di manutenzione del territorio, senza contare i morti, i feriti, le attività economiche distrutte, le case devastate, gli aspetti umani in ogni loro forma. Eppure si continua così. Nella migliore delle ipotesi per pura mancanza di lungimiranza. Si evita di spendere per la tutela del territorio sperando che non succeda nulla e così i soldi vengono risparmiati. Ma, spesso, si scommette sul disastro per guadagnare di più. Perché l'emergenza limita i controlli, permette di spendere e sprecare con l'alibi dell'urgenza. Se, invece, si lavorasse per la tutela dell'ambiente, si dovrebbero fare gare regolari, si dovrebbe garantire una maggiore trasparenza. Eppure l'ambiente garantirebbe ricadute occupazionali consistenti, invece di obbligare i soldati a spazzare il fango dopo le alluvioni. Nuova occupazione che genera nuovi introiti fiscali, nuovi consumi, maggiori opportunità e speranze per i giovani. Si potrebbero, così, occupare con lavori appropriati i laureati in varie materie, dalle scienze forestali all'ingegneria idraulica. Si creerebbero competenze, si favorirebbe la qualità. Ed un territorio sano favorirebbe anche il turismo. Invece si sceglie la strada dell'emergenza continua. In città come in montagna, al mare ed in campagna. Per i siti archeologici e per quelli industriali. L'Italia del magna magna, della speculazione edilizia, dello sfruttamento del suolo. L'Italia che, poi, si lava la coscienza favorendo la proliferazione del lupo sulle Alpi. Per la gioia degli animalisti, che in montagna vanno  in pochi fine settimana all'anno, e per la disperazione dei pastori che in montagna ci vivono e ci lavorano. Lupi liberi di assalire agnelli e vitelli, pastori impediti di difenderli perché non è politicamente corretto. Poi si fa finta di stupirsi se la montagna perde la propria gente ed il territorio,non più curato, frana a valle. Se i torrenti, non più puliti, riempiono i fiumi che, a valle, straripano ed invadono campagne e città. L'Italia dell'ignoranza e dell'ipocrisia. Ma tanto corretta politicamente.

giovedì 15 ottobre 2015

I dirigenti italiani? Analfabeti. Terrorizzati dai libri

Tutti si lamentano sempre del pessimo livello della nostra classe dirigente. Tutti? Beh, non proprio. Anzi, la maggior parte degli italiani (Franza o Spagna purché se magna) si entusiasma di fronte a qualsiasi manifestazione del potere. Cupio servendi, e si vede in ogni circostanza, in ogni luogo. Che si tratti di potere politico od economico, televisivo o musicale. Il logico ed inevitabile frutto di una colossale ignoranza totalmente italiana. Quanti sono i "non lettori" in Italia? Il 58,6% della popolazione non legge neppure un libro all'anno, a fronte del 37,8% della Spagna e del 30% della Francia. I dati sono quelli ufficiali, dell'Aie. Ma l'ignoranza crassa della nazione si rispecchia in quella della classe dirigente. Tra i dirigenti ed i professionisti il 39,1% non legge neppure un libro. In Francia e Spagna la percentuale scende al 17%. Anche analizzando solo i laureati la situazione non migliora: il 25,1% degli italiani rifiuta la lettura contro il 9% dei francesi e l'8,3% degli spagnoli. Al di la' di ogni altro discorso sulla taccagneria degli imprenditori che non investono, e' da questo dato sull'ignoranza che occorre ripartire. Non si può essere competitivi se non si conosce la realtà, se non ci si informa, se non ci si aggiorna. La cultura non è un optional, ma un elemento fondamentale della crescita personale e di quella professionale. In Italia, invece, e' considerata una perdita di tempo, un lusso per pochi, un fastidio per tutti. E una classe dirigente ignorante e' destinata a far aumentare l'ignoranza della popolazione. Così il Centre national du livre francese ha un budget di 33 milioni di euro, il Centro per il libro italiano dispone di 1 milione e lo usa pure male. Ed allora diventa quasi una eresia, una sfida, l'annuale consegna del Premio Acqui Storia. Sabato saranno premiati Paolo Isotta, Franco Cardini, Licia Giacquinto, Antonio De Rossi, per i loro scritti di carattere storico. E al loro fianco ci saranno i Testimoni del Tempo, a partire da Pietrangelo Buttafuoco per arrivare a Dario Ballantini, passando per Italo Cucci, Antonio Patuelli e Rita Parsi. Con il premio alla carriera assegnato a Giuseppe Galasso. Due mondi che non si incontrano mai. Da un lato, ad Acqui, il meglio della cultura nazionale. Dall'altro tutta l'Italia, quella degli analfabeti di ritorno. Peccato che siano proprio questi ultimi a guidare il Paese

mercoledì 14 ottobre 2015

Siamo nel trentennio della crisi anti globalizzazione

Finita la guerra dei 30 anni (1914-1945, con un po' di sforamento), finiti i 30 anni gloriosi successivi ed i 30 anni seguenti, della globalizzazione, siamo ormai nel pieno dei 30 anni della crisi. E la crisi sta, finalmente, facendo comprendere che la globalizzazione non era la panacea di tutti i mali, come era stato raccontato, ma la fonte della crisi successiva. Inevitabile. Così, non appena gli Usa hanno imposto il trattato di libero commercio ad alcuni Paesi del Pacifico, sono immediatamente iniziate le proteste. E sono iniziate proprio negli USA. Anche perché nei Paesi partner si è accuratamente evitato di spiegare i problemi colossali che nasceranno dopo la ratifica del trattato. Ma non è che in Europa si racconti molto di più sulle conseguenze del trattato in preparazione sul fronte atlantico. Carni agli estrogeni, Pmi strangolate dalle multinazionali, giudizio sui contrasti affidato ai tribunali americani. C'è anche un altro aspetto su cui si sta sorvolando. Molti economisti si sono accorti che il mercato globale non cresce più come previsto da loro. Le transazioni internazionali frenano e crescono i Paesi che puntano al rilancio dei mercati interni. Ciò non significa, ovviamente, che si torni all'autarchia o che l'export sia destinato a crollare. Ma, semplicemente, che di solo export non si vive e, anzi, si muore. Riportare a 3mila euro la soglia degli acquisti in contante in Italia non è solo l'ennesima furbata del bugiardissimo per conquistare potenziali evasori. E' la risposta ad un cambiamento economico mondiale, questo si' globale. Peccato che il bugiardissimo non possa spiegarlo, perché non sarebbe politicamente corretto. Perché significherebbe negare la globalizzazione nel suo insieme, comprese le invasioni favorite da questo governo. Meglio far credere che il rilancio dei consumi interni sia solo una furbata, ci sono meno rischi.

lunedì 12 ottobre 2015

Lasciate lavorare rapinatori e ricettatori

Il lavoro nobilita l'uomo. Solo attraverso il lavoro si conquista la dignità. Quante frasi ad effetto sul lavoro. La realtà e' un po' diversa. Perché appena un poco di lavoro e' tornato in Italia, il numero dei morti sul lavoro ha ripreso a crescere. Ed i morti sono aumentati, percentualmente, molto di più di quanto siano aumentati i lavoratori. Grazie, bugiardissimo. Ma le assurdità delle dichiarazioni non si limitano alle menzogne del premier o alle banalità dell'addormentato al piano di sopra. Il concetto di lavoro e' ormai cambiato, al Nord come al Sud. A Napoli la famiglia di uno dei delinquenti ammazzati dall'imprenditore che cercavano di rapinare, ha spiegato che a sbagliare e' stato l'imprenditore. Non il marito che era un onesto lavoratore del crimine da decine di anni. Tutt'al più, ma solo tutt'al più, avrebbe potuto essere arrestato. Peccato che le forze dell'ordine non ci fossero e, soprattutto, peccato che qualcun altro non lavora molto per tenere in galera uno che, da sempre, vive solo di crimine. Forse ora la famiglia pretenderà che il rapinatore sia considerato un caduto sul lavoro. Ma al Nord e' la stessa cosa. A Torino la gente onesta e lavoratrice di un quartiere e' scesa in piazza per bloccare un mercatino di merce di dubbia provenienza. Mercatino del tutto irregolare e, dunque, assolutamente permesso dal Comune. Non importa se viene venduta merce rubata, non importa se nessuno paga le tasse su questo commercio. Loro, i venditori, hanno protestato perché i cittadini impedivano di lavorare. E l'assessore ha chiarito che anche se la merce suscita qualche dubbio, lui mica può mandare l'esercito. D'altronde ladri e ricettatori a Torino vivono tranquilli. C'è altro di cui deve occuparsi la magistratura locale. Ad esempio della Volkswagen. Quanto alle forze dell'ordine, eventualmente verranno spedite contro i cittadini. Perché lo Stato deve punire chi non emette uno scontrino, non chi vende roba rubata. Mica si può lavorare su tutti i fronti

mercoledì 7 ottobre 2015

Tutti riscoprono la cultura per la politica e per gli affari. Qualcuno per il gusto

Ripartire dalla cultura. Uno slogan per tutti e per tutte le stagioni. Lo usa il sindaco di Torino in vista delle prossime elezioni, lo usano a destra per spiegare come utilizzeranno i tanti soldi della Fondazione An, lo usa il ministro Franceschini per giustificare il suo ruolo. Lo usano gli operatori turistici, sperando che i potenziali visitatori abbocchino e arrivino, per poi scoprire che di cultura se ne fa davvero poca. La cultura come traino per l'enogastronomia ed il rilancio delle sagre, la cultura soprattutto come opportunità per offrire lavoro e guadagni agli amici ed ai parenti. E poi ci sono le eccezioni positive. Quest'anno, ad esempio, persino il Corriere della Sera ha scoperto che l'Acqui Storia e' il più prestigioso premio letterario storico di tutta Europa. Come ha fatto ad accorgersene? Semplice, in una delle tre giurie sono arrivati nuovi giurati, tutti espressione della sinistra "vera". Quindi, di colpo, le polemiche giornalistiche contro il premio sono cessate e sono arrivati gli applausi dell'informazione politicamente corretta. La nuova maggioranza in giuria ha provocato sconquassi? Macché. Il vincitore ha ottenuto l'unanimita', perché i giurati, vecchi destri e nuovi sinistri, sono persone corrette e competenti che, come in passato, hanno votato la qualità e non per ordini di schieramento. Paradossalmente, ma neanche tanto, gli scontri maggiori si sono registrati dove le giurie, secondo i dis informatori di professione, sarebbero state politicamente omogenee. Ma, appunto, cosa capiscono di cultura i dis informatori? Eppure, contrariamente a quanto pensava Tremonti (chi?), di cultura si vive, con la cultura si lavora e si mangia. Anche in modo onesto, quando è gestita bene. Invece l'Italia e' divisa tra una sinistra che ne approfitta, e ci lucra abbondantemente oltre ad utilizzarla come ufficio di collocamento per le proprie truppe, ed una destra che non sa neppure cosa sia e che è convinta che ci si possa tranquillamente confrontare con gli avversari puntando su giovani disoccupati senza esperienza ed anziani pensionati pronti a rinunciare alle bocce o alla visita ai cantieri per organizzare grandi manifestazioni di richiamo internazionale. In mezzo ci sono quelli che se ne fregano degli schieramenti e lavorano per proprio conto. Come la Mondadori che si mangia la Rizzoli. Oppure come i tanti piccoli editori che si arrangiano cercando di puntare sulla qualità. Ma ci sono anche iniziative intelligenti dei singoli scrittori. Come quelli che, nel settore dei gialli, hanno dato vita a Torinoir, un gruppo che ha come collante non l'ideologia ma solo la passione per il genere poliziesco. E che ha capito che solo insieme si riesce a pesare, a contare qualcosa. Quando di scrittura si poteva anche vivere gli autori si ritrovavano nei caffè. Ora che per vivere devono fare altri lavori, e che non possono più permettersi di occupare per ore un tavolino ordinando bibite e tramezzini, si ritrovano sul web. Per organizzare iniziative culturali, per promuovere i libri. Senza bisogno di essere Mondadori.

martedì 6 ottobre 2015

Obama si arrabbia per i successi di Mosca

Prima il fantasmagorico Obama ha spiegato che l'intervento russo in Siria non sarebbe servito a niente. Poi ha protestato perché l'intervento serviva ma i russi bombardavano i ribelli addestrati dagli USA (gli stessi eroici combattenti che, la settimana prima, avevano regalato le armi agli uomini di Al Qaeda); quindi, dopo aver fatto bombardare un ospedale di Msf in Afganistan, ha protestato perché i bombardamenti russi contro l'Isis si dimostravano efficaci e spaventavano i tagliagole. Ed ora, insieme alla NATO, ha ordinato ai russi di metter fine all'intervento per evitare di far arrabbiare i terroristi. Siamo alla demenza pura trasformata in politica estera. E questi cialtroni possono permetterselo solo perché la dis informazione al servizio del potere, nei rispettivi Paesi, evita accuratamente di far notare l'assurdità della sequenza. Perché una informazione meno ignobile avrebbe fatto notare che l'ultima accusa rivolta ai russi - quella di far arrabbiare l'Isis - equivale ad una vergognosa ammissione di non aver fatto nulla per contrastare i tagliagole. Vuol dire che i bombardamenti della coalizione erano una farsa. Ma ora i politicamente corretti vogliono spostare il confronto con la Russia sul tavolo del futuro della Siria e di Assad. Tanto per far dimenticare la situazione sul fronte armato. Per il think tank debenedettiano, però, staremmo assistendo ad una geniale operazione di Obama che avrebbe attirato Mosca nella trappola siriana affinché si impantani come e' successo in Afganistan. Dove i russi erano presenti con truppe sul terreno, in Siria no e la differenza e' sostanziale. In realtà siamo di fronte ad una versione della volpe e l'uva. Gli Stati Uniti, che stanno recuperando posizioni in America Latina - colpevolmente dimenticata da Mosca - stanno perdendole nel Mediterraneo. Per incapacità, anche se i tifosi degli USA sostengono si tratti di una scelta strategica. Di sicuro una minor presenza americana significherà minori errori nella nostra area. Ed è un peccato che l'incapacità dell'Unione europea lascerà campo non solo alla Russia, ma anche alla Turchia, all'Egitto, mentre si affaccia anche Pechino .

lunedì 5 ottobre 2015

La destra affonda. Qualcuno parte, qualcuno riparte

Marco Valle non è mai stato un personaggio da risentimento, da scaramucce nei corridoi del mondo della destra. Per sua (enorme) fortuna non ha mai avuto la necessità di provare invidie, gelosie. Ed allora quando Valle, su La Destra.it, spiega che dopo l'assemblea di Fdi non ci sono motivi per sorridere, per festeggiare, bisogna credergli. "Brutto spettacolo", l'ha definito. Uno spettacolo per pochi, perché non è che i media si siano dannati l'anima per raccontarlo con dovizia di particolari. Eppure spunti ne avrebbero avuti, a partire da Aledanno che si è ringiovanito per andare a guidare la pattuglia di quarantenni. O da Fini che aleggia sempre nei paraggi. Un'assemblea per ripartire? A leggere i commenti sui social,parrebbe di no. Adieu, addio, ciao ciao. Una salva di annunci di abbandono definitivo. Magari quelli che restano saranno contenti, si liberano di una zavorra di astio, di rabbia, di frustrazione, di polemica. Tutti sentimenti assolutamente comprensibili e giustificati. Ma si va avanti. Con la Fondazione che investirà sulla cultura. Chissà quale cultura, visti gli esempi offerti sino ad ora. Una brillante commemorazione di qualche defunto? Un tour delle pentole a Gardone? Una innovativa affissione di manifesti? C'è solo l'imbarazzo della scelta. Ma il finale dell'intervento di Valle apre prospettive diverse. "Da qui l'urgenza di un centro propulsore, un laboratorio di pensieri lunghi, un motore di intelligenze. Con la necessaria benzina e nuovi piloti.. Da domani iniziamo". Un uomo che non si arrende. E da domani vedremo con chi vorrà costruire il laboratorio, con quanta benzina e con quali piloti.

venerdì 2 ottobre 2015

Marino, l'arciitaliano perfetto contro il bugiardissimo ed il Papa

Il bugiardissimo ha finalmente un avversario con grandi potenzialità. Non si tratta di Salvini o di Grillo. L'unico vero concorrente per guidare l'Italia e' Ignazio Marino. L'arciitaliano, il perfetto rappresentante dei difetti nazionali. Tutti insieme, nella stessa persona. Bugiardo come il suo rivale potenziale, sempre pronto a scaricare le colpe e gli errori su qualcunaltro, sempre scattante quando si tratta di prendersi meriti che non gli competono. Ma dove il sindaco di Roma e' insuperabile e' nel pressappochismo. A differenza del bugiardissimo, che non sa ma finge di sapere, l'arciitaliano se ne frega di cosa pensano gli altri: propina la sua versione inverosimile dei fatti e va avanti così. Se ne frega di non essere credibile, di non essere adeguato, di non saper far nulla. Va bene così. Il suo attacco al Papa e' un capolavoro mariniano. Ovviamente non poteva accusare Bergoglio di aver mentito sull'inesistente invito a Filadelfia. Ed allora il sindaco di Roma, ma anche primo cittadino degli italiani tutti, ha spiegato che il Papa doveva lasciar correre, ignorando la domanda perché lui, il Papa, in America si era occupato dei massimi sistemi e, dunque, doveva far finta di nulla sull'inopportuna presenza di Marino negli Stati Uniti. E l'incapacità nell'affrontare la pioggia sulla città? Colpa del padreterno, mica del sindaco. E la delinquenza? Primo, non esiste, secondo, se esiste e' colpa degli sbirri. L'abusivismo selvaggio degli invasori? Colpa dei fascisti. La sua innata antipatia e l'incapacità di confrontarsi con i cittadini? Colpa dell'ufficio stampa. C'è sempre un responsabile, per qualsiasi sua mancanza. Crolla il soffitto nella metropolitana? Colpa di Giulio Cesare e magari anche di Romolo. E allora un uomo così non può restare confinato a fare il sindaco. Deve governare il Paese, magari anche l'Europa, il mondo intero. Certo, bisognerebbe che qualcuno lo invitasse, ma l'imbucato d'Italia riuscirà a sostituire Ban Ki-moon anche senza invito, facendo credere a Putin che sia stato Obama a volerlo e raccontando a Obama che è stato Putin a supplicarlo di accettare la segreteria generale dell'ONU.

giovedì 1 ottobre 2015

Merkel in crisi, tra Volkswagen e Baviera

Piove sul bagnato. In Italia? No, qui anche quando diluvia, il bugiardissimo ed i suoi sgherri della dis informazione assicurano che splende il sole. E' in Germania che piove, anzi grandina, sulla Merkel e le sue idiozie. Grazie anche ad una classe dirigente privata che ha dimostrato la medesima cialtroneria di quella di altri Paesi, a partire dall'Italia tanto vituperata. Prima hanno provveduto i banchieri tedeschi, truccando (con la complicità delle agenzie di rating americane) i dati della Grecia. Ma i media di servizio tedeschi, e non solo tedeschi, hanno nascosto tutto. Poi ha provveduto la Merkel a mettere a rischio la sopravvivenza dell'Unione europea con le criminali politiche economiche imposte ad Atene. La cancelliera e' andata avanti nella distruzione dell'Europa con la sua demenziale politica sull'immigrazione. Creando casini e disastri in tutti i Paesi dell'Est, favorendo ondate di invasori sempre più frequenti. E infine è arrivata la vicenda Volkswagen, che magari non è neppure limitata alla Volkswagen ma che evidenzia come il profitto sia l'unica regola valida anche in Germania. Basta? No, non basta. Perché adesso cominciano i problemi di politica interna. La cancelliera ha scaricato il problema degli invasori innanzi tutto sulla Baviera. Dove regna la Csu, storica alleata della Cdu della Merkel. Ora, però, i bavaresi si sono accorti che gli invasori sono troppi, sono ingestibili. E protestano, ironizzano, polemizzano. Mentre scoppiano incidenti nei centri di accoglienza, con feriti tra gli invasori e pure tra i poliziotti. In tutta la Germania stanno crescendo i consensi ai movimenti che si oppongono alla demenziale politica della Merkel e la Baviera sta pensando di introdurre, senza il permesso di Berlino, regole per respingere gli invasori. Ne è passato del tempo da quando Merkel e quell'altro genio di Sarkozy ridacchiavano sull'Italia.

mercoledì 30 settembre 2015

Buttafuoco testimone del tempo, ma divisivo

Una scelta coraggiosa, quella del premio Acqui Storia che quest'anno ha assegnato il riconoscimento di Testimone del Tempo ad un personaggio scomodo come Pietrangelo Buttafuoco. Certo non sono comodi neppure scrittori come Cardini (medievista e direttore del think tank Il Nodo di Gordio) ed Isotta (musicologo odiato dai benpensanti di regime) che hanno vinto la sezione per la storia divulgativa, ma Buttafuoco appare quanto mai "divisivo", secondo la definizione degli intellettuali politicamente corretti e linguisticamente perniciosi. Infatti, tanto per alzare il livello della polemica, nel giro di un paio di giorni Buttafuoco ha festeggiato il premio aprendo nuovi fronti di scontro. Sulle destre, spiegando che per battere il parolaio bugiardissimo occorrerebbe uno schema ricalcato su quello del primo successo del centrodestra. Dunque Salvini leader al Nord, la De Girolamo al Sud e Marchini al centro a federare l'alleanza. A molti e' parsa una pura e semplice provocazione. Perché l'entusiasmo nei confronti del ricco rampollo romano trasformato in federatore e' piuttosto scarso. E sulla De Girolamo i dubbi non mancano, dalla scelta del marito Pd al linguaggio che ricorda la signorilità della    Floriani Mussolini. Magari Buttafuoco spiegherà proprio ad Acqui queste sue passioni. Più logico e coerente, ma non per questo meno spiazzante, il suo intervento su immigrazione ed Islam. Buttafuoco polemizza con le destre che si spaventano, che reagiscono istericamente di fronte all'invasione, che sono terrorizzate all'idea di perdere la propria identità. Ma quale identità, si chiede giustamente Buttafuoco. Quella del capitalismo selvaggio imposto dagli USA ed a cui si sono abbeverati gli europei? Quella che ha cancellato le radici, le tradizioni, il senso stesso dell'Europa? In fondo e' la stessa analisi di Houellebecq nel libro Sottomissione. Buttafuoco spiega che, con gli invasori, arriverà una nuova luce ad illuminare l'Europa e l'Italia. Ovviamente la luce dell'Islam, anche se lui aggiunge anche buddisti e induisti, tanto per non sembrare di parte. In fondo e' la logica, facile facile, del portone che si apre quando si chiude una porta. Ma la dotta analisi si scontra con una realtà molto più banale e molto meno dotta. Tra le centinaia di migliaia di invasori, i dotti portatori di luce non sono moltissimi. Sono proprio pochi. Quando va bene, la maggioranza di chi arriva porta solo braccia, porta bocche da sfamare, corpi da curare. Quando va male porta anche delinquenza, spaccio, fancazzismo da mantenere. Arriva anche la luce, ma sono solo lame di luce, non una illuminazione collettiva. Un motivo di più per ascoltare Buttafuoco ad Acqui, il 17 ottobre

martedì 29 settembre 2015

La destra riparte da tre pilastri. Di cartapesta

Perché pagare per un prodotto di qualità quando, pur avendo i soldi, si può avere gratis un pessimo prodotto? Nel mondo normale nessuno si porrebbe una simile domanda. Ma nel kay pacha della destra italiana la domanda ha una risposta sempre uguale: non paghiamo perché i soldi servono ai politici ed al loro cerchio sempre più ridotto e sempre meno magico. Così Atreju, arrivato ormai alla fine per consunzione, viene tramandato dai pochi entusiasti come una sorta di"Leopolda di destra". E non importa se la Leopolda sia arrivata molto ma molto dopo. Semplicemente, puntando sulla qualità della comunicazione e non sul costo zero, ha ottenuto molta più visibilità. Dunque l'originale viene percepito come imitazione. Farsi una domanda in merito? Macché. Così da Atreju, grazie a qualche testa ancora pensante, la destra riparte con l'idea di puntare su tre strade: la geopolitica, l'economia, l'analisi dei cambiamenti sociali. Un progetto giusto, intelligente. Peccato che, per realizzarlo bene, occorrano i soldi. Quei soldi chela Fondazione An preferisce tenere per se' e per gli amici. Magari per farsi un partito a sua immagine e somiglianza, con sedi, assunzioni di amici, un po' di nepotismo per piazzare i parenti e le fidanzate. Il modello a cui ispirarsi non manca di certo. Davvero si illudono di avere un futuro, su queste basi? E davvero credono che tre passerelle di ospiti servano a far crescere un progetto legato alla politica internazionale, all'economia o al cambiamento della società? Servono studi, non passerelle. E gli studi costano. Ma la destra rinnovanda vuole anche un proprio organo di informazione, cartaceo e non solo sul web. Giusto, perché una simile iniziativa, magari settimanale, magari una sorta di Italia settimanale (....), diventerebbe un centro del dibattito, dell'analisi. Si', ma chi paga? O qualcuno degli intervenuti ad Atreju pensa di riproporre i vecchi schemi, con periodici di corrente che si son sempre dimenticati di pagare i collaboratori? Si pensa di riempire le pagine del nuovo settimanale con interventi sgrammaticati di militanti in cerca di visibilità? O con il copia incolla, gratuito, di ciò che viene scritto sul territorio? Il Secolo non ha chiuso per cattiveria, ma per mancanza di lettori. E realizzare un pessimo periodico per risparmiare sui compensi, destinando le risorse al direttore ed a pochi intimi, non serve a nulla. Se da Atreju si vuol ripartire per qualcosa di diverso da un funerale, occorre che lorsignori, convinti a torto di far parte dell'hanak pacha, scendano tra i mortali e mettano mano al loro pingue portafoglio.

giovedì 24 settembre 2015

Il bugiardissimo sfida i talk show. E li massacra

Il bugiardissimo gongola grazie all'Auditel. I dati di ascolto dei principali talk show politici sono infatti in picchiata. E meno gente si i forma, meno polemiche deve affrontare il governo. Meglio, per la banda del bugiardissimo, che il pubblico segua il calcio o la milionesima replica di Rambo. L'importante è non sapere e non pensare. Ma di fronte all'attacco renziano contro i talk show, i conduttori sono insorti. Sostenendo che è la politica ad annoiare, non i loro programmi e tanto meno la loro conduzione. Peccato che questo sia esattamente l'obiettivo del bugiardissimo: rendere noiosa la politica affinché nessuno se ne occupi. Così il premier potrà continuare ad imperversare tra tagli, menzogne e fotografie con l'entusiasta di turno. E' così, giustamente, sicuro di se' e dell'incapacità degli avversari, da aver deciso di intervenire anche le settore delle tv locali. Basta con le emittenti che   propongono soltanto televendite di pentole e gioielli farlocchi, film di 50 anni fa e vendite di articoli per la soddisfazione sessuale. Anche le tv locali dovranno ricominciare a produrre contenuti. D'altronde erano nate per quello, non per vendere materassi. Una sfida non da poco, quella del bugiardissimo. Convinto, evidentemente, che i suoi avversari non siano in grado di produrre alcun j di alternativo che sia anche interessante. Come succede, in effetti, nei principali talk show. I conduttori continuano ad invitare i "personaggetti" che hanno stufato, che si sono trasformati in macchiette, in caricature di politici. Non hanno nulla da dire ma lo strillano ugualmente. "Forse dovremmo uscire di più tralasciando gente", ipotizza uno dei più noti conduttori. Una grande scoperta. Nel frattempo incassano il 2-3% degli spettatori. Con una compagnia di giro che è sempre la medesima e che dice sempre le stesse cose, ma ad ore diverse e su canali diversi. Si può sperare in qualcosa di meglio? Difficile. I personaggetti della compagnia sono questi, la preparazione e' scarsa, la qualità modesta. Ed il bugiardissimo si gode la distruzione delle opinioni politiche della massa di pecore italiane.

mercoledì 23 settembre 2015

La fine dei cattolici italiani, in attesa del trasloco del Vaticano

C'erano una volta i cattolici. Ma la fiaba finisce qui. Non c'è il lieto fine, non vissero tutti felici e contenti. Perché i cattolici sono scomparsi. Dalla politica e pure dalle chiese. Ormai le messe diventano sempre meno numerose perché la carenza di preti si aggrava sempre di più. Ma  nonostante  la riduzione delle funzioni religiose, aumentano i vuoti sui banchi. E le attività religiose al di fuori delle chiese sono sempre meno affollate. Quanto alla politica, si è passati dai trionfi della Dc alla totale insignificanza dei micro partiti attuali. I contenitori destinati ai cattolici in politica non hanno il benché minimo successo, il peso politico di chi ha scelto di venir fagocitato in Forza Italia o nel Pd e' nullo. Che ci si occupi della famiglia o dell'educazione religiosa, del crocefisso nei luoghi pubblici o della tutela internazionale dei cristiani, la posizione dei politici cattolici e' del tutto ignorata quando non palesemente sbeffeggiata. Forse è un bene, considerando i danni prodotti in passato da una politica che prendeva ordini dal Vaticano anche a danno dell'Italia. L'inizio della fine del fascismo risale al '29 ed ai Patti Lateranensi. Un accordo che ha cancellato lo spirito rivoluzionario e le posizioni più intransigenti e più fasciste. Sopire, troncare, padre molto reverendo, troncare, sopire. Dai Promessi Sposi ad oggi non è cambiato nulla. In politica e nella società civile che guarda alla chiesa come faro. Piazza San Pietro si era tornata a riempire con il Papa polacco, perché offriva l'immagine di un pontefice che non si limitasse a sopire e troncare. Ma anche Benedetto XVI aveva un seguito notevole, nonostante il suo atteggiamento che pareva distaccato. Francesco, dopo il raduno oceanico per la proclamazione, ha visto scemare le folle adoranti e plaudenti. Le ritrova nei tour per il mondo, le ha perse in Italia. E non basta l'osannante giornalismo di servizio per far riempire i seminari, per indurre le vocazioni. I grandi troncatori e sopitori hanno creato un popolo italiano privo di slanci, privo di idee e di ideali. Hanno creato un popolo che si indebolisce e si impoverisce, incapace di reagire e di protestare. Pecore neppure matte, ma sicuramente non uomini e donne. Pecore che, però, preferiscono brucare dove capita e cosa capita, ignorando i propri pastori. Al Vaticano potrebbe restare l'opzione di un bel trasloco. Vendendo gli ingressi a San Pietro come a qualunque altro museo. E trasferendo la sede della cristianità in qualche Paese che il Papa ha mostrato di amare di più.

martedì 22 settembre 2015

Le destre alleate per disperazione

"Bisogna saper scegliere in tempo, non arrivarci per contrarietà". E' un testo gucciniano che ben si adatta al nuovo, disperato, tentativo unitario in atto a destra. Un obbligo, più che una scelta. Perché una politica basata non sulle idee ma sui sondaggi si è accorta, con grandi timori, di essere totalmente irrilevante (e lo sapeva), tagliata fuori da ogni gioco che conta (e sapeva anche questo), ma anche priva di ogni chance di rilancio. I sondaggi, lo si è visto anche in Grecia, sbagliano spesso. E possono essere smentiti persino quando indovinano le previsioni. Ma, per le destre italiane prive di ogni consistenza, i sondaggi sono tutto. Per smentirli occorrerebbe lavorare, radicarsi, uscire dai palazzetti del sottopotere. Uscire? Con il rischio di prender freddo? Non sia mai. Poi, però, si scopre che a forza di tenere il fondoschiena sulla poltrona, i consensi si riducono. Si sparisce del tutto. Prima dal Parlamento europeo, poi da quello italiano. Questo spiega l'improvvisa corsa verso un tentativo unitario. I sondaggi post vacanzieri hanno evidenziato come la lunga vacanza politica delle destre sia stata estremamente dannosa. Le foto romantiche sulla spiaggia non hanno favorito la crescita di consensi. Ed anche Salvini ha incassato uno stop nella sua fase di crescita. Gli slogan, ripetuti troppo a lungo, sono stati assimilati ma non trascina più. Così le destre tentano di raggrupparsi. Ma non sanno su quali basi. Andrea Delmastro, il nuovo responsabile culturale di Fdi (miracolo: una persona di cultura che si occupa di cultura), ha già spiazzato il fronte dei compattenti (non combattenti, sia chiaro) con una provocazione sul mondo del lavoro. Visto che persino il presidente di Confindustria, Squinzi, e la segretaria della CGIL, Camusso, ora vogliono la cogestione nelle imprese, perché le destre non fanno propria una battaglia che dovrebbero avere nel proprio Dna? Considerando ciò che è successo ultimamente nell'Ugl e considerando anche le posizioni di questo sindacato nelle vicende Fiat-Fca, la provocazione di Delmastro provocherà nuove tensioni. Oppure verrà accolta con applausi per essere accantonata nei fatti. E non sarebbe l'unico argomento di divisione. La politica estera, i rapporti con la chiesa, la gestione dell'ordine pubblico. Argomenti che dividono, anche perché le destre li affrontano con slogan, non con analisi e studi. Perché costerebbero, ed i soldi della Fondazione non son certo destinati agli studi, alle analisi, alla cultura. Meglio l'ennesimo cartello elettorale. Tutti insieme poco appassionatamente. Senza un programma, senza un progetto. Senza un voto.

lunedì 21 settembre 2015

La Grecia sceglie il suicidio, la Spagna e' già stanca di Podemos

Vince l'astensionismo in Grecia ed i media italiani lo evidenziano. Fingendo di dimenticare che alle ultime tornate elettorali l'astensionismo in Italia era superiore. Ma per i greci si tratta di delusione, di mancanza di speranze. Per gli italiani, invece, e' inutile votare quando si ha già il bugiardissimo che pensa a tutti e provvede a tutto. In ogni caso, grazie anche alle astensioni, l'infame Tsipras guiderà di nuovo il governo di Atene verso la distruzione della Grecia, così come vuole l'Europa. E' la democrazia, bellezza. Se i greci vogliono vivere da schiavi, peggio per loro. Se di fronte al 30% di popolazione che vive al di sotto della soglia di povertà, mentre i cialtroni dell'ONU si lamentano perché l'accoglienza greca degli invasori non è di qualità sufficiente, la risposta e' il voto a Tsipras o l'astensione, peggio per i greci. Le alternative deve crearsele un popolo, non possono e non devono venire da fuori. Per Gabriele Adinolfi il 7% abbondante conquistato da Alba Dorata e' un successo, perché conferma il radicamento del movimento nella società greca. Indubbiamente Alba Dorata e' stata pesantemente penalizzata dal sistema, dalla magistratura, dai media. Ma il 7% a fronte di un 30% di disperazione e di un 50% di povertà complessiva, non è molto. E' vero che non basta essere poveri e disperati per essere anche intelligenti, però i margini di crescita - in una situazione di questo tipo - ci sono. Come ci sono in Spagna, alle prese con la disillusione nei confronti di Podemos e di Pablo Iglesias. In difficoltà perché la sacrosanta protesta non si sta traducendo in proposte e realizzazioni concrete laddove Podemos ha vinto. E il voto regionale della prossima settimana in Catalogna, una sorta di referendum pro o contro l'indipendentismo di Mas, sta dimostrando l'estraneità di Podemos dai grandi problemi strategici. Ha vinto ma è diventato irrilevante subito dopo il successo. E allora forse e' corretto il percorso di Alba Dorata che preferisce puntare sul progressivo radicamento sociale? Di certo gli exploit episodici di questo o quel movimento in giro per l'Europa rischiano di risultare effimeri, inutili se non nocivi. E questo vale anche per l'Italia che rifugge da ogni radicamento perché richiederebbe impegno e fatica.