mercoledì 28 gennaio 2015
Bignardi, Santoro & C: anche il portasfiga si è accorto che son finiti
...e poi arriva il giorno in cui bisogna dare ragione al burattino portasfiga. Pare incredibile, ma come un orologio rotto - che segna l'ora giusta due volte al giorno - anche il portasfiga ogni tanto dice cose giuste. Come quando, con un immancabile Twitter, ha decretato la morte del talk show. Non che fosse una grande scoperta, dal momento che il pubblico televisivo aveva già abbandonato questo rito stancante e ripetitivo. Ma pian piano anche il portasfiga si accorge che vox populi non sarà sempre vox dei però è meno sbagliata della voce del governo. Il problema, ora, sarà farlo capire a "braccino" Cairo. L'uomo del low cost in ogni campo. Che si tratti degli acquisti per il Toro o dei programmi televisivi de La 7. L'uomo che riesce a pubblicare settimanali di successo pur con delle redazioni ridotte sotto ogni minimo termine ipotizzabile. Cairo, che aveva capito come risparmiare puntando sui talk show che costano meno, molto meno, rispetto ad un programma costruito con contenuti cercati, approfonditi, analizzati. Il talk show prevede un conduttore, un po' di schiavi a cercar notizie d'appoggio, e i tecnici in studio. Poi ci pensano i giornali ed i social a rilanciare, a giustificare gli investimenti pubblicitari sul programma. Bello, peccato che il pubblico si sia stufato di Santoro e della sua fastidiosa e saccente pupilla, dell'antipatica e supponente Bignardi. E il crollo si è esteso a Floris e Paragone, con le loro compagnie di giro. Funziona solo Crozza, che è bravo e fa spettacolo, non talk show. Mica un caso. Ed ora, povero Cairo? Le prospettive non sono proprio le migliori. Il Toro e' lontano dalla zona UEFA, non ha attaccanti che segnino dopo le vendite di Immobile e Cerci, ma Cairo prende solo attaccanti a parametro zero. Sognando miracoli. Probabile che sogni miracoli, a parametro zero, anche per le tv. Magari rinunciando al costoso Santoro e alla dannosa Bignardi. Da sostituire, però, non con programmi di qualità ma con qualche giovanotto o ragazzina magari solo un po' meno odiosa e faziosa rispetto alla pupilla santoriana. Sperando che non arrivi un altro cinguettio del portasfiga a bocciare format e programmi.
martedì 27 gennaio 2015
Rosso-bruni ad Atene? No, ma si aprono prospettive in Europa
Ma come? Il compagno Tsipras, quello che canta Bella ciao, quello che rappresenta il modello vincente dei perdenti della sinistra italiana, dopo il successo alle elezioni greche non trova niente di meglio da fare che allearsi con i destri nazionalisti ellenici? Povero Civati, soprattutto povero Vendola. Oddio, basterebbe un po' di attenzione, qualche lettura non improvvisata, per scoprire che gli alleati indipendentisti non sono proprio uguali ad Alba Dorata. Purtroppo, per chi sognava una alleanza rosso-nera in grado di spiazzare davvero l'Europa dei banchieri e degli sfruttatori. Ma per i politici italiani, ignoranti e provinciali, e' già un colpo al cuore. Per non parlare dei media, alle prese con l'ordine di scuderia di cominciare a criminalizzare l'alleanza rosso-bruna. Bruna? Certo, bisogna evocare le camicie brune, tanto per mettere le mani avanti. Poi, se Tsipras svenderà il trionfo e si accontenterà delle briciole, tutto andrà a posto e si rivaluteranno anche gli Indipendentisti ed il loro buon senso. In caso contrario i "bruni" saranno colpevoli di ogni nefandezza, di irresponsabilità. Nel primo caso Alba Dorata si troverà nelle condizioni ideali per tornare a crescere, ed in misura decisamente maggiore. Diventerà l'unica speranza per una Grecia alla fame. Nella seconda ipotesi saranno le destre europee meno radicali (cioè quasi tutte) ad avere un'occasione storica ed irripetibile. Certo, Tsipras ha dimostrato una capacità di movimento del tutto ignota alle sinistre italiane, francesi o tedesche. Improponibile, in Italia, un accordo nazionale tra Sel e Lega o Fdi. Così come in Francia tra i socialisti e Fn. 70 anni di antifa' militante hanno creato riflessi condizionati anche tra i giovani aspiranti leader di una eventuale nuova sinistra. Ma una Grecia che, con questa alleanza, dovesse riuscire a fare arretrare gli sciacalli di Bruxelles, tirerebbe la volata a Marine Le Pen e Salvini, dimostrando che il populismo non è inutile e velleitario, ma utile e vincente. Purché, e qui arrivano i problemi, sia accompagnato da proposte serie, concrete; da analisi corrette, basate su studi. Il voto "di pancia" va bene, ma poi servono idee al posto degli slogan. Inutile andare in tv con atteggiamento perennemente arrabbiato con il mondo intero quando, poi, non si è in grado di passare dalla rabbia alla proposta.
venerdì 23 gennaio 2015
Incompetenti allo sbaraglio per la gestione del rischio terrorismo
Divertente, e pure inquietante, l'approccio italiano per affrontare il pericolo del terrorismo. Dilettanti allo sbaraglio avrebbero fatto meglio. Basti pensare al controllo delle frontiere. Le misure previste vanno nella direzione di un progressivo indebolimento dei diritti di chi viaggia in aereo. Controlli asfissianti, anche sulle scelte private, sui gusti. Il Grande Fratello antiterrorismo. E pazienza se si ridurrà il turismo, la sicurezza prima di tutto. Già, quella sicurezza che manca totalmente quando si tratta di andare a prelevare in acque libiche decine di migliaia di clandestini da trasportare in Italia per far ingrassare le organizzazioni "caritatevoli" e pure quelle criminali. Sappiamo gusti e scelte di vita di chi arriva per mare? Macché. Solo di chi viaggia in aereo. Utilissimo, indubbiamente. E il controllo del territorio italiano? "Bambole, non c'è una lira". I soldi servono per pagare il riscatto di due sciagurate, ma mancano per pagare la benzina alle auto di polizia e carabinieri o per mandare l'esercito per strada. D'altronde, chi mai dovrebbero controllare? Mica le grandi risorse immigrate che, in quanto tali, sono un'opportunità e non un pericolo. E se li controlli paghi anche i danni per comportamento razzista. Così si procede tra qualche rara espulsione per tener tranquilla l'opinione pubblica, qualche dichiarazione ad effetto e tanta ma tanta speranza nello Stellone. Pronti, ovviamente, a negare qualsiasi intenzione terroristica nell'eventualità di un'azione compiuta da qualche straniero o da qualche neo italiano. In fondo basta negare l'evidenza e tutto va a posto. Si scoprirà qualche turba psichica, qualche problema comportamentale, qualunque cosa serva ad occultare la realtà. Perché le imprese italiane non possono rinunciare a milioni di immigrati disposti a lavorare a basso costo e senza regole. Perché i palazzi costruiti e rimasti vuoti devono essere riempiti, a spese pubbliche, con disperati che non fanno caso alla qualità delle opere perché, tanto, pagano Comuni e Regioni. Perché i tanti italiani occupati, a pagamento, nel volontariato si ritroverebbero senza lavoro e senza stipendio pubblico.
giovedì 22 gennaio 2015
Berlu e Bersani, soci della Ditta e del Pdn
Prima han cancellato le ideologie, poi hanno scoperto che anche le idee potevano rappresentare un problema. Via i valori, i principi, persino le sensibilità. Solo affari. E allora il "partito" poteva trasformarsi in una società per azioni. Non a caso Bersani definisce "ditta" quel Pd erede del Pci che allora veniva chiamato "il gran partito". Dunque perché stupirsi se nella nuova Ditta guidata dal burattino portasfiga c'è posto anche per Berlu? Associazione per affari, più o meno leciti. Ed un socio vale l'altro, quando le idee non contano più e gli unici valori sono quelli dei bilanci. Il patto del Nazareno trasformato nel partito della nazione: non devono neppure cambiare la sigla (Pdn), così si risparmia. Dentro il portasfiga insieme a Berlu e pure Alfano. Magari reimbarcano pure Fini (Gianfranco, non quello intelligente), appena avrà finito di fare l'immobiliarista a Montecarlo. Una domanda, però, e' inevitabile. Che ci fa, in questo Pdn, il Bersani che doveva smacchiare il giaguaro? Il Bersani che si lamenta sempre degli atteggiamenti del burattino portasfiga ma poi resta, ubbidiente, al suo posto? Forse non è solo ad Alfano che manca il quid. Paura di affrontare la navigazione in mare aperto? Promesse di uno strapuntino a vita in un angolo della Ditta? Protesta e si adegua, irriso dal portasfiga che non perde occasione di rilevare l'inconsistenza dell'opposizione interna. Irrilevanti, inutili. Gufi e zavorre che non impediscono la marcia del premier e del suo alleato di Arcore. E Pippo Civati? Cosa aspetta per andarsene e provare a far politica altrove? Tutti a sognare la Grecia. Ad illudersi di creare Syriza in Italia. Peccato che, a loro, manchi Tsipras. Forse è questo che frena i dissidenti. Forse Civati non si entusiasma all'idea di essere in un partito con Vendola e la Spinelli, forse Landini non si eccita di fronte all'ipotesi di ritrovarsi insieme a Ferrero. Così come, sul fronte opposto, Fitto non ha molte chances di creare una grande squadra con Capezzone e dissidenti vari. Ed allora tutti in Ditta, tutti nel Pdn. Mugugnando, protestando, facendo un po' di fronda per farsi notare ed illudersi di non essere irrilevanti. Mentre l'Italia sprofonda, ma in Ditta non se ne preoccupano. I loro affari sono salvi, le tv funzionano, i posti di sottogoverno si spartiscono. Viva la Ditta, viva il Pdn.
mercoledì 21 gennaio 2015
Le Pen a La 7 affonda i politici italiani
Che colpo, quello di Floris a "di martedì" su La 7. Ha invitato Marine Le Pen e, in un colpo solo, ha obbligato gli italiani a chiedersi perché mai i politici peggiori dobbiamo proprio averli noi. Non è importante se si è o meno in sintonia con madame Le Pen, non importa se si condividono o meno le sue posizioni. Ciò che impressiona e' l'abisso di stile e di capacità comunicativa della signora rispetto ai politici nostrani. E dire che di fronte aveva Massimo D'Alema, ossia uno dei migliori e più intelligenti esponenti della politica italiana. Madame, a differenza dei piccoli rappresentanti del centro destra a sud delle Alpi, non si è fatta impressionare, non si è fatta irretire. Ne' da lui ne' dal ministro Pinotti che ha tentato la patetica carta del politicamente corretto e dei bambini stranieri amici di quelli italiani. Un carro armato, Madame. Avanti per la sua strada che non è quella del falso pietismo, del politicamente corretto, dei sermoni dalemiani, del buonismo ottuso e deficiente. "Prima i nostri", punto e basta. Chi è d'accordo la vota, chi non è d'accordo sceglierà Sarkozy oppure Hollande. Chiarezza e decisione. Poi ciascuno valuterà se è favorevole alla moneta unica o a quella nazionale, se le frontiere interne dell'Europa devono essere aperte o chiuse, se l'Islam e' da combattere o è meglio il confronto, se la canaglia delle banlieues deve essere tollerata e compresa o repressa. Ma almeno Madame e' esplicita, non si nasconde. Anche quando D'Alema tenta la carta del ricatto storico: la Francia e' tra le nazioni maggiormente responsabili del colonialismo, dunque deve farsi carico degli immigrati dalle ex colonie. Madame replica che le ex colonie hanno scelto l'indipendenza e, dunque, le responsabilità sono terminate. Ma l'intervento dell'intellettuale del Pd (uno dei pochi) apre un'altra discussione: se la Francia deve farsi carico, secondo lui, degli immigrati dalle ex colonie, questo deve valere anche per gli altri. Dunque l'Italia dovrebbe accogliere esclusivamente gli immigrati in arrivo da Eritrea, Etiopia, Somalia e Libia. Se proprio si vuole, per pochi mesi di convivenza nell'impero, anche gli immigrati albanesi. E basta. Nigeriani, siriani (veri e, soprattutto, finti), marocchini, tunisini, egiziani etc etc: tutti fuori, a carico degli occupanti di un tempo. Peccato che D'Alema, questa parte del suo discorso, la dimenticherà rapidamente. Rischierebbe di ritrovarsi osannato da troppi avversari. Neanche fosse il burattino portasfiga alle prese con il fido Berlu pronto a sostituire i dissidenti del Pd pur di sostenere un governo fallimentare. Quanto a Madame, meglio che resti in Francia, d'ora in poi. Per non far sfigurare i politici "amici" che ha in Italia e che non reggono il confronto.
venerdì 16 gennaio 2015
Trentenni rassegnati,ma a carico delle famiglie
I giovani? Se ne fregano del posto fisso, del lavoro sicuro. Loro sono più avanti, sono abituati alla precarietà. Quante volte la banda del burattino portasfiga e delle renzine ha intonato questo coro? E tutti i servi dei media a ripetere il mantra, a trasformarlo in verità assoluta. Poi arriva una banale ricerca di Findomestic e smentisce tutto e tutti. Un confronto tra i trentenni di 30 anni fa e quelli di adesso. Impietoso. Ma illuminante. Cosa sognavano allora? Di crearsi una famiglia. Cosa sognano ora? Di avere un lavoro sicuro, stabile. Ma il bello della precarietà? Non lo percepiscono. Gufi, passatisti, nemici delle povere renzine! Insomma, quei maledetti di Findomestic, invece di fidarsi della Boschi, han preferito chiedere ai giovani cosa pensano e cosa vogliono. Schifosamente populisti, ignobilmente demagogici, fastidiosamente precisini.. Che bisogno c'era di far domande, quando potevano bastare le menzogne del burattino portasfiga? Ma la ricerca, oltre a smentire i servi del governo, e' utile anche per spiegare alcuni comportamenti nei consumi dei nuovi giovani adulti. L'auto non è più uno status symbol, ad esempio. E questo chiarisce che i livelli di vendite del passato non saranno più raggiunti. Troppo costose le vetture, troppo fastidiosi i controlli e le imboscate per far cassa, troppo alte le tasse e le tariffe connesse. L'auto era un piacere per chi poteva correre, guidare in libertà godendosi panorami e velocità. Ora si guida osservando soltanto i cartelli che annunciano controlli ossessivi di velocità, cercando di intuire dove si nascondono autovelox e multatori vari. Un indubbio contributo per il rilancio del turismo in crisi. Ed anche il turismo rischia. Troppo cari gli alberghi italiani per una generazione che, come sogno, ha un livello di retribuzione di 1.500 euro al mese. Un sogno, perché la realtà e' molto più povera. Il 20% dei trentenni vive ancora in famiglia ed un altro 50% sopravvive grazie agli aiuti dei genitori e dei nonni sopravvissuti. Un contributo valutato intorno ai 400 euro mensili. Eccola la realtà tanto diversa da quella inventata dal portasfiga, dalle renzine e dai loro servi. Eccola la generazione che porta l'Italia alla guida dell'Europa. Ora al burattino portasfiga non resta che censurare Findomestic in nome della libertà d'opinione a senso unico.
giovedì 15 gennaio 2015
Le frittelle del Pd e la perfidia di Grillo
Grillo e' perfido. E con la solita perfidia ha mandato in rete un filmato dove si vede l'europarlamentare Pd Alessandra Moretti impegnata a mangiar le frittelle in un bar. Naturalmente con la scorta, perché i rappresentanti del popolo hanno il terrore del popolo e devono difendersi dal popolo. Curioso, ma è così. La nostra rappresentante in Europa viene apostrofata, nel video, da un signore che le ricorda che, in quello stesso momento, in Europa si sta votando sulla regolamentazione degli Ogm. Per il signore, evidentemente, sono più importanti gli Ogm e le ricadute sull'intero comparto agricolo, piuttosto delle frittelle dell'europarlamentare. Certo, ciascuno ha la sua sensibilità. E poi, ce l'hanno ripetuto sino alla nausea, l'Europa ha come fondamento la libertà di pensiero e di espressione. Dunque Moretti e' libera di ritenere prioritarie le frittelle ed il cittadino normale gli Ogm. Ma il cittadino, non rappresentante del popolo, ricorda a chi il popolo lo rappresenta che, per questa sua attività politica, e' lautamente retribuita. Con soldi pagati dal cittadino stesso e dagli altri sfigati come lui. Dunque pretenderebbe, il cittadino, che la Moretti fosse in aula a votare, invece che in un bar a frittellare.. Sino a qui si tratterebbe solo di uno scambio di opinioni, libero e democratico. Poi però, sottolinea il perfido Grillo, c'è stato un seguito. Ed il cittadino che non rappresenta il popolo e' stato denunciato. In nome della libertà di opinione e di espressione che è alla base della nostra civiltà, evidentemente. Libertà di frittellare e di non andare in aula. Mica e' un vigile urbano o un netturbino napoletano messo alla berlina per non aver lavorato a Capodanno. Moretti e' uno dei volti nuovi del Pd. Dunque può fare ciò che vuole e nessun cittadino sfigato può permettersi di contestarla. Così come e' vietato far satira sul mai rimpianto ministro Kyenge. Ma poi, in fondo, il cittadino sfigato aveva torto. E ha torto Grillo a pretendere che Moretti vada a lavorare al Parlamento Europeo. Sono proprio sicuri che, per il bene dell'Italia, non sia meglio lasciarla al bar a mangiar frittelle? Anche se pagata con i soldi pubblici. Non è che, lavorando, provochi danni decisamente maggiori rispetto al lauto stipendio?
mercoledì 14 gennaio 2015
Cara Salma addio, ma i vecchi non son tutti uguali
La Cara Salma se ne va. Meglio tardi che mai. No, meglio prima. Perché non è vero che sia sufficiente essere vecchi per esser diventati buoni e saggi. E' solo l'indecente rappresentazione offerta da ancor più indecenti organi di dis informazione. Ci sono brave persone che diventano ancor più buone in età avanzata, nonni meravigliosi di nipotini fortunati. Ci sono persone banali ch, invecchiando, si trasformano in anziani stizzosi, rancorosi, fastidiosi. E ci sono carogne giovani che sono ancor più carogne con il passare degli anni. Ma non per i media di servizio italiani. Sempre pronti ad affogare nella melassa qualsiasi analisi relativa a qualsiasi anziano di potere, non solo i presidenti di questa Repubblica. Hanno fallito solo con Gioanin Lamiera, in arte Gianni Agnelli. Così pessimo come padre da risultare improponibile come nonno. Per il resto bastan che abbian potere e un'età avanzata e diventan tutti santificabili, neanche fossero Madre Teresa. E se un presidente svende l'Italia, passa da un golpe bianco all'altro, elimina l'opposizione, lascia che si condannino quelli che hanno osato criticarlo (diritto di satira e di opinione? Ma per piacere!), guida la nazione verso il baratro, non importa. Viene osannato, rappresentato come una statuetta del presepe. Lui è pure la consorte. In attesa di qualche immancabile libro di servilismo assoluto. Peccato che i servi della dis informazione non siano altrettanto teneri con i vecchi che incontrano quotidianamente sulla loro strada. Quelli che frugano nei cassonetti dell'immondizia per procurarsi il cibo negato dal governo e da chi l'ha i posto; quelli che non riescono a dormire la notte perché abitano nelle zone del libero spaccio di droga; quelli che vorrebbero riposare (magari perché malati) invece di restar svegli a godersi la movida si o alle 5 del mattino; quelli che intasano il pronto soccorso dell'ospedale perché non sanno dove andare e non hanno i soldi per farsi curare. Quelli fastidiosi, insomma, per i reggicoda di un potere marcio. Vecchi non solo inutili, ma dannosi e costosi. Quei vecchi che pretendono di campare a lungo e vorrebbero pure una pensione dopo una vita di lavoro. E no, già hanno avuto la fortuna di lavorare, ora possono crepare invece di pesare sui conti pubblici. Perché le lacrime sono sprecate per questi vecchi: servono tutte per il commiato dei vecchi di potere.
martedì 13 gennaio 2015
I morti di Parigi non nascondono la crisi italiana
Non si può continuare a nascondere la drammatica situazione economica italiana dietro ai morti di Parigi, dietro alle follie criminali di Parigi in Libia e Siria, dietro ai massacri di civili compiuti dagli americani per i soliti "errori" (50 morti, con donne e bambini, per un bombardamento errato a fine dicembre in Siria). Però si può nascondere tutto dietro le bugie di Padoan. Le solite bugie, ma aggiornate trimestralmente. La ripresa? E' già qui, dietro l'angolo. Quante volte l'ha già detto e promesso? Non importa: Paganini non ripeteva, Padoan si'. E poi non è mica colpa sua se il premier e' un burattino portasfiga. Stavolta, però, ci siamo. Stiamo uscendo dal tunnel. Con il record di disoccupati e con nuovi record di debito pubblico. Ma sono sintomi della ripresa. Così come lo shopping selvaggio di imprenditori in arrivo da ogni Paese. Aziende italiane, dall'alimentare al meccanico, dal tessile all'energetico, in offerta promozionale continua. E gli stranieri, che sanno fare impresa, comprano mentre gli italiani vendono. Prima c'erano solo acquirenti statunitensi, tedeschi, francesi, al massimo inglesi. Poi sono arrivati i russi, gli indiani, gli israeliani, i turchi, i giapponesi, i cinesi. Ed ora messicani, algerini, marocchini. Gli italiani fuggono in Albania per trovare un lavoro in una tv, in Cina per fare gli ingegneri non sottopagati, negli Emirati per occuparsi di turismo, in Africa per commerciare. Ma Padoan assicura che la crisi e' finita. E il burattino portasfiga annuncia una riforma della scuola ma si dimentica di rispondere al professore - candidato ad una sorta di Nobel per l'insegnamento - che chiede aumenti di stipendio per la categoria. Così come i renziani sul territorio annunciano tagli alla sanità e si ritrovano con infermieri che rischiano di morire dopo turni di 12 ore al pronto soccorso. Rischi per chi lavora, ma anche per i malati assistiti da personale distrutto. Sono i volti dell'Italia nella fase della ripresa, secondo Padoan. Sono i volti di un'Italia allo sfascio, secondo i poveri cristi massacrati dalle tasse che tanto piacciono alla Bce
lunedì 12 gennaio 2015
Le Pen, Salvini, Orban: per loro nessuna libertà di espressione
Nessuno si illuda: la sbornia di retorica, luoghi comuni, buonismo idiota e banalità assortite non finisce con la descrizione del corteo parigino. I media ci han preso gusto, ci sguazzano. Retorica a pioggia in un inverno senza altre precipitazioni. Ma retorica accompagnata anche dai distinguo di chi la libertà di informazione e di espressione la pretende solo per la propria parte. Così un vecchio arnese in disarmo del 68 parigino si è sentito in dovere di sottolineare quanto fosse inopportuna la presenza, al corteo, del presidente ungherese Orban. Regolarmente eletto in regolarissime elezioni democratiche. Ma ai vecchi arnesi non interessa. L'unione europea deve essere riservata agli amici degli amici, a quelli allineati e coperti. Orban non deve avere il diritto di parola e neppure di camminare in un corteo. Liberte'? Egalite' ? Fraternite'? Si', ma mica per tutti. E che Marine Le Per sfili per conto suo. E che Salvini sia bloccato quando parla. E che l'apologia di fascismo resti un reato, così come sia vietato il revisionismo storico. Orban, Le Pen, Salvini: 3 nomi da cancellare, ma 3 realtà molto diverse. Innanzi tutto perché Orban, esponente del Ppe, guida un Paese mentre gli altri due reprobi sono all'opposizione. Orban si è asserragliato nel suo fortino magiaro, fregandosene di critiche e minacce, di attacchi politici ed economici. Una scelta rischiosa, ma che sino ad ora si è rivelata vincente. E adesso a Budapest arriverà anche Putin, tanto per chiarire che i nemici di ieri possono essere gli amici di oggi e di domani. Marine Le Pen, invece, ha subito una netta sconfitta in questa orgia di retorica. Ha dimostrato di non avere gli strumenti per fronteggiare un'offensiva mediatica su larghissima scala. Indubbiamente il compito era estremamente difficile, ma la sconfitta e' comunque servita ad evidenziare gravi falle nella struttura di chi sogna l'Eliseo. A favore di Marine gioca però la consapevolezza di queste carenze organizzative e programmatiche. L'entourage di Marine sta cercando di favorire la nascita di un think tank non solo francese che possa ovviare alle mancanze di programmi e di progetti. La credibilità della candidatura alle presidenziali si misurerà anche dalla capacità di creare questo think tank. Più complicata la situazione di Salvini. Bravissimo sui social media sino al criminale attacco parigino. Poi in netta difficoltà quando si è trattato di articolare un progetto, un'alternativa, delle proposte concrete e credibili. Bocciato sia in analisi sia in sintesi. Anche lui, come Marine, avrebbe bisogno non solo degli ottimi comunicatori di cui si è circondato, ma di strutture in grado di elaborare analisi e proposte. Per evitare che l'assedio mediatico lo confini, come sempre succede a destra, nel ruolo di macchietta ininfluente.
venerdì 9 gennaio 2015
Libertà di espressione, ma solo a senso unico
Massi', c'erano cascati tutti, o quasi: l'Europa difende la libertà di pensiero e di espressione perché è un valore fondante della nostra cultura. Che meraviglia. Centinaia di migliaia di persone in piazza in tutta Europa, e pure nel mondo, per difendere un così nobile principio. Non importa se la satira di un settimanale è o non è squallida e becera, non importa se il Ft mente spudoratamente quando racconta la situazione economica, non importa quanto sia indecente il Tg5 italiano o RaiNews24, quanto sia bugiarda la Busiarda. L'importante è difendere il principio della libertà di pensiero e di espressione. Per tutti. Beh, insomma, proprio per tutti no. Perché la Francia di Hollande, che tuona in difesa dei principi del '79 e della Republique, e' la stessa che censura Dieudonne' perché scomodo. Ma i principi? La libertà di pensiero e di espressione? In questo caso non vale. Ma non solo in questo. Negazionisti? In galera. Revisionisti? Non ammessi. E mica solo nella Francia dei sacri principi. Un po' ovunque, nell'Europa illuminata a senso alternato. I sacri principi valgono solo se fai parte del gioco, non se te ne tiri fuori. D'altronde, nel suo piccolo, anche il burattino Matteo si comporta nel medesimo modo, offendendo i gufi che osano criticarlo, insultandoli, condannandoli alla gogna mediatica. Salvini, tra un errore ed una mancanza di competenza, dice qualcosa che non piace? "Fermate Salvini", ordina il Pd. Che libertà di pensiero! E la Francia che tutela ogni libertà d'espressione non vuole che Marine Le Pen partecipi al corteo di sostegno alla libertà di espressione. Senza vergogna, anche perché chi osa criticare viene messo al bando senza possibilità di esprimersi. Eravate su Scherzi a parte e non ve ne eravate accorti.
giovedì 8 gennaio 2015
Terrorismo islamico: l'Italia rischia poco
Per ottenere un po' di visibilità, l'inutile Alfano parla dei gravi rischi che corre l'Italia per il terrorismo islamico. E minaccia di togliere il passaporto a chi parte per andare a combattere con l'Isis. Che minaccia! Oltre 150 Mila clandestini entrano ogni anno in Italia senza passaporto, ma Alfano non lo sa. Comunque i rischi per il nostro Paese sono limitati. Innanzi tutto perché l'Italia non ha ruoli da protagonista sullo scenario mondiale. Non è stata l'Italia, ma la Francia, a scatenare l'assurda guerra in Libia. Non è stata l'Italia, ma la Francia, a sostenere i ribelli in Siria. E a forza di seminare vento si raccoglie tempesta. Per l'Italia i rischi sono legati soprattutto ai cosiddetti "lupi solitari", ossia degli sfigati isolati che possono compiere atti di portata limitata. Possono, in auto, investire un gruppo di passanti; possono accoltellare qualcuno. Ma sono molto limitati i rischi di azioni terroristiche pianificate e di grande portata. Per il semplice motivo che non vale la pena. Purtroppo non è una battuta: i terroristi non hanno interesse a spaventare una popolazione vile e distratta. Se i 12 morti di ieri fossero stati italiani, sarebbero stati dimenticati nelle code per i saldi o cancellati dalle polemiche per il derby di Roma. Perché sacrificare dei combattenti per imporre all'Italia ciò che viene concesso senza neppure bisogno di chiedere? L'Italia ha rinunciato al dialogo, al confronto con l'Islam per passare direttamente alla sottomissione paventata da Houellebecq. Quando gli esponenti del Nodo di Gordio - ormai considerati uno dei più autorevoli think tank italiani di geopolitica - vengono invitati a tenere relazioni nei Paesi islamici, non pretendono certo di essere accolti con piatti di prosciutto. Ma quando i vertici degli stessi Paesi islamici vengono accolti in Italia dal Nodo di Gordio, non pretendo assolutamente che gli italiani rinuncino a due fette di salame innaffiate da vino rosso. Questo è rispetto, che per essere tale deve essere reciproco. E sulla base del rispetto reciproco si può partire con il dialogo e con un confronto proficuo. Invece gli insegnanti ed i presidi italiani che cancellano le tradizioni del nostro Paese per omaggiare ospiti spesso non invitati, non creano opportunità di dialogo ma solo occasioni di tensione. A parte che dimostrano la loro totale ignoranza. Gesù e' un profeta, per gli islamici, dunque non possono essere offesi dalla celebrazione del Natale. Ma cancellare i nostri simboli e le nostre tradizioni vuol solo dire che l'Italia si arrende alle tradizioni altrui, alle imposizioni di chi arriva. E questo determina un senso di onnipotenza negli invasori, nei sopraffattori. Gli islamici trattano e si confrontano da pari a pari con chi ha una tradizione, una cultura. Con chi ha coraggio e dignità. Ed il confronto, in questi casi, porta al rispetto. Con insegnanti e presidi ignoranti si creano solo condizioni di frustrazione, di rabbia, di disprezzo. Si tolgono prosciutti e salami ai bambini italiani per non offendere i bambini islamici (che non sono obbligati a mangiarli), poi si toglierà la carne bovina per non offendere gli animalisti, poi uova e formaggi per non offendere i vegani. E poi, forse, si capirà che è meglio eliminare insegnanti, presidi ed assessori vigliacchi ed ignoranti.
mercoledì 7 gennaio 2015
Strage a Parigi contro l'Europa codarda
Almeno 11 morti in un attacco di criminali islamici contro il settimanale satirico Hebdo. L'offensiva, promessa da tempo, e' infine scattata. Contro un'Europa in disarmo, vigliacca e politicamente corretta. E' giusto così, i terroristi dimostrano tutta la loro ferocia, ma anch la determinazione ed il coraggio che mancano ai leader europei ed ai loro sudditi. Popoli giovani che si sostituiscono ai popoli che scelgono la rassegnazione ed il suicidio. Hanno voluto, per schifosi interessi di sfruttamento della manodopera, far arrivare in Europa eserciti di disperati ed ora i disperati si trasformano in assassini. Un ragazzino tunisino accoltella un giovane padre italiano colpevole diz difendere il figlio dodicenne dai soprusi? La giustizia italiana non mette in galera il giovane criminale. Uno zingaro assassina a Torino un'anziana per derubarla di pochi spiccioli? L'arcivescovo ha parole solo per gli immigrati e dimentica le vittime. Forse perché sperava nella berretta cardinalizia che gli è di nuovo stata negata. Ed è un nordafricano il pirata della strada che ha ucciso un ragazzo a Prato. Non pagherà nulla, come sempre. Perché i politicamente corretti vogliono questo, vogliono incassare soldi e soldi favorendo l'immigrazione per poi gestirla come si è visto con mafia capitale. Vogliono schiavi da far lavorare per obbligare i lavoratori italiani a ridurre le richieste, rinunciando ad ogni diritto. E se qualcuno difende le vittime, scattano le accuse di razzismo sostenute da cialtroni che dirigono mezzi di disinformazione di massa. Oggi è toccato a Parigi, domani chissà. Ma se non ci pensano i criminali immigrati, ci penseranno i buonisti a distruggere ogni volontà di sopravvivenza di questo continente imbelle
Iscriviti a:
Post (Atom)