giovedì 6 agosto 2015
Berlu si compra il centro studi e torna al centro
La vuoi la Ferrari? Papa' te la compra. In questo caso la Ferrari e' un prestigioso Centro studi ed il padre e' Berlu. Che non è certo noto per la grande cultura ma che, nonostante i danni dell'età, un po' di fiuto politico l'ha conservato. Così si è reso conto che il nulla cosmico della produzione politica e culturale dei suoi sempre meno numerosi sodali di Forza Italia avrebbe condotto il partito ad essere una stampella della Lega salviniana. Poteva sperare, Berlu, che i suoi improvvisamente andassero a scuola e imparassero qualcosa? Certo che no. Ed allora, da tipico padre alla Signor G, ha deciso di comprare un Centro studi e di regalarlo al partito. Ci si può chiedere quanto siano felici gli studiosi e gli analisti per essere comprati in un solo pacchetto, manco fossero un paio di kg di orate. Ma riceveranno sicuramente la promessa di conservare l'autonomia culturale e questo basterà. D'altronde chi, in Forza Italia, potrebbe mettere in discussione l'indipendenza culturale di chi sa leggere e scrivere? La Pascale? Però la scelta del centro studi da acquistare dimostra che Berlu sta riportando il partito verso il centro, lasciando il presidio della destra a Salvini e Meloni. Che, sul fronte dei Centri studi e degli studi senza centri, continuano ad arrancare. La Lega aveva tentato, in primavera, una ricognizione sui Centri studi vicini o almeno non ostili. Senza che si arrivasse ad un progetto organico al di la' della riscoperta dell'ondivago Valditara per le iniziative al Sud. Quanto a Fdi e dintorni, si resta fermi in attesa di capire cosa fare delle sostanziose disponibilità della Fondazione An. Il tempo che passa serve solo a smorzare gli entusiasmi iniziali (peraltro entusiasmi contenuti) mentre aumentano dubbi e perplessità. Qualsiasi iniziativa richiede almeno un briciolo di fiducia reciproca. Che è difficile da ricostruire dopo che i vertici di partito e di realtà economiche limitrofe si sono distinti soprattutto per le fregature nei confronti della base. "Camerata, camerata, fregatura assicurata": una realtà, più che una provocazione. Quante centinaia di migliaia di euro non han pagato Linea ed Officina ai giornalisti che scrivevano per le due testate? E quanto non han pagato altri esponenti politici dell'area per le pubblicazioni personali e di corrente? Per non ricordare la demenza di sindaci ed assessori che, dal Nord al Sud, hanno ignorato le iniziative culturali di area sperando di ingraziarsi gli avversari. Ora si vorrebbe ripartire senza aver saldato i debiti pregressi, non solo economici ma soprattutto umani e politici, chiedendo alla base di fidarsi e di collaborare.
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