lunedì 28 dicembre 2015
Inquinati? Perché siamo troppi in città.
Alla fiera del politicamente corretto e' l'ora dell'ambiente e della lotta contro l'inquinamento. La sagra delle banalità ha dato fiato a orde di imbecilli che cercano, in ogni modo, di nascondere ciò che rappresenta il problema maggiore: l'eccesso di popolazione concentrata in poche aree. Non si tratta di ritornare allo scontro tra strapaese e stracittà. Semplicemente si tratterebbe di prendere atto che la politica di inurbamento e' fallimentare. Si tratterebbe di ammettere che la Pianura Padana e' troppo abitata. Che la concentrazione di abitanti lungo l'asse del Po e dei suoi affluenti e' eccessiva e determina un sovraccarico inaccettabile ed insostenibile di inquinamento dei fiumi e dell'aria. Ma i cialtroni politicamente corretti insistono sulla necessità di accogliere, in queste aree, decine di migliaia di immigrati, aggravando la situazione, rendendo il disastro irreversibile. I cialtroni politicamente corretti vietano i fuochi artificiali perché inquinano l'aria ma fingono di non vedere le centinaia di roghi abusivi di fili elettrici rubati per recuperare il rame. Plastiche e gomme bruciate inquinano più di una esibizione pirotecnica, ma si fa finta di nulla. E non serve a nulla trasferire la popolazione dal centro delle grandi città alle periferie o ai Comuni limitrofi. Spostando l'inquinamento di qualche km, la situazione non cambia. Bisognerebbe tornare a recuperare borgate in campagna ed in montagna. E' sufficiente guardare la campagna italiana dal finestrino di un treno o di un'auto per rendersi conto della quantità (e, spesso, della qualità) di cascine diroccate, di frazioni abbandonate. Perché pagare tasse su tasse in cambio di nulla? Quali sono i servizi garantiti alle località isolate? E allora meglio abbandonare tutto. D'altronde i servizi diventano sempre più rari anche nelle città. I fiumi sono in secca ma nessuno ripulisce il letto dei fiumi. Venezia e' alle prese con una bassa marea eccezionale ma ci si guarda bene dall'effettuare una manutenzione decente. Un Paese in rovina. E in montagna va anche peggio. Si tagliano i già insufficienti collegamenti ferroviari (a partire dall'Aosta-Pre' St.Didier) mentre gli strateghi del turismo pretendono 29 euro al giorno per poter sciare su 3 sole piste. Cercando di nascondere che, negli ultimi anni, il numero degli sciatori e' drasticamente calato mentre gli incassi degli impianti di risalita sono aumentati solo grazie ai rincari dei biglietti. Evidentemente non basta aumentare la concentrazione di persone per accrescere il livello qualitativo dei manager. Diventa quindi impossibile disegnare strategie nuove per affrontare una emergenza che rischia di trasformarsi in quotidianità. E non è possibile sperare in qualche soluzione da parte di chi parla di scelte "emergenziali". Chi utilizza questi termini non può offrire nulla di più di banalità.
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