mercoledì 31 gennaio 2018
L'intolleranza boldriniana genera violenza
Bisognerebbe impedirgli di parlare. Bisognerebbe impedire di far politica. Bisognerebbe sciogliere il partito. Dilaga, in questa Italia da saldi di fine stagione, l'intolleranza nei confronti di chi non si allinea al pensiero unico obbligatorio. E non sono soltanto le sempre più fastidiose esternazioni della perniciosa Boldrine, ma l'intolleranza boldriniana e fianiana si espande, si allarga, diventa discorso da bar e da treno. Intolleranza che, non a caso, è sempre collegata all'ignoranza di chi toglierebbe il diritto di parola ai nemici del pensiero unico obbligatorio. Quelli non possono far politica perché salutano in modo non consono, gli altri non devono parlare perché ipotizzano una politica economica differente da quella che piace a Soros. Il problema vero, però, è che l'intolleranza prescinde dalla campagna elettorale. In treno una insegnante, talmente ignorante da spiegare che i dazi erano stati eliminati già alla fine del Medioevo, si scagliava contro i propri allievi diciassettenni che se ne fregavano delle sue lezioni politicamente corrette sulla tolleranza. Bisognerebbe cacciarli da scuola, questi studenti. Ovviamente in nome della tolleranza. Ma se Boldrine e Fiano utilizzano le armi che hanno per evitare di scomparire, è nella società civile che si avvertono i danni più gravi di questa oscena predicazione. Perché il divieto di parola, ed anche di pensiero, si estende ad ogni settore. Taci tu che sei intollerante. Intollerante perché non credi alla buona fede degli arbitri di calcio e pensi alla sudditanza psicologica; intollerante perché non ti fidi delle rassicurazioni di un ministro della Sanità che non ha competenze nel settore e neppure ti convincono quei medici finanziati dalle case farmaceutiche; intollerante perché ti ostini ad esporre sulla porta di casa i simboli del Natale; intollerante perché dai a tuo figlio un panino con il salame benché abbia amici che il salame non lo mangiano. La repressione del sistema diventa violenza nelle strade in nome della difesa del pensiero unico obbligatorio e poi si trasforma in violenza tout court contro chi è così intollerante da non abbassare gli occhi davanti ad una banda di teppisti minorenni. Diventa violenza contro chi è così intollerante da osar suonare il clacson se qualcuno taglia la strada. Si inizia impedendo di parlare, si finisce impedendo di vivere.
lunedì 29 gennaio 2018
Mediaset e Partito di Renzi: pronti all'inciucio
Il Pd è morto, nasce il Pdr, il Partito Di Renzi. Questa volta il bugiardissimo non si è nascosto ed ha creato liste di candidati zeppe solo di suoi fedelissimi, concedendo poche briciole alle minoranze interne. Per i critici, a partire da Letta, si tratta di un suicidio annunciato, con il Pdr che andrà incontro ad una sconfitta epocale. Una sconfitta che, tuttavia, potrebbe essere solo tattica e momentanea. Il centro destra, dopo le ultime dichiarazioni di Berlu, ha fermato la propria crescita verso il fatidico 40% e le esternazioni di Confalonieri, il fedele amico di Berlu, confermano la preferenza del partito Mediaset per l'inciucio con il bugiardissimo subito dopo il voto. D'altronde le menzogne del bugiardissimo hanno caratterizzato tutta la sua carriera politica ed è impossibile fidarsi. Quanto a Berlu, dice in Italia l'opposto di quello che sostiene in Europa, dunque sarà coerente in ogni caso con la propria incoerenza. E se Pdr e Forza Italia non avranno i numeri sufficienti per governare, arriveranno in soccorso gli immancabili "responsabili" che garantiranno numeri e governabilità in cambio di poltrone e strapuntini. Senza particolari difficoltà, perché la Rai controllata dal Pdr sarà alleata del partito Mediaset e la 7 di braccino Cairo ha ormai scelto la strada dell'irrilevanza grazie a conduttori di assoluta faziosità. Uno scenario che dovrebbe preoccupare Lega e Fdi, ma anche LeU e 5 stelle. Invece le preoccupazioni riguardano la composizione delle liste, con gli amici da piazzare nei collegi sicuri e gli avversari interni da escludere o da spedire dove la battaglia è persa in partenza. E allora, come conseguenza logica, si rinuncia a provare a vincere alle regionali in Lazio, con il rischio che la pessima scelta per la presidenza regionale penalizzi anche il voto politico. Ma altre regioni andranno al voto il prossimo anno ed un accordo tra il partito Mediaset ed il Pdr renderebbe impossibili le alleanze nel centro destra con Forza Italia. L'inciucio, però, potrebbe portare ad un ridimensionamento del ruolo delle Regioni e delle Province autonome. Con buona pace dei sudtirolesi chiamati a votare per Maria Elena Etruria per l'accordo tra Pdr e Svp. Proprio quella Maria Elena Etruria che voleva eliminare le autonomie locali. Per la coerenza passare dopo.
venerdì 26 gennaio 2018
Soros, simbolo degli oligarchi a Davos
Lo speculatore non sopporta la concorrenza di altri speculatori. Per questo Soros, il finanziere che aveva attaccato il sistema monetario europeo rovinando o danneggiando milioni di persone, si scaglia contro i bitcoin, moneta virtuale che, a suo avviso, favorisce il riciclaggio di denaro sporco. E favorisce, sempre secondo Soros, la Russia di Putin. Una Russia che non ha emesso una sua moneta virtuale ma per Soros questo è un particolare irrilevante. In compenso l'immagine dello speculatore che parla al Forum di Davos è il simbolo di questa immonda riunione di oligarchi che si ritrovano regolarmente nella cittadina alpina per gestire il mondo esclusivamente nel loro interesse. È da Davos che, ogni anno, partono le direttive per una nuova fase di sfruttamento e di impoverimento del pianeta. Infatti diminuisce il numero dei super ricchi ma aumenta la quota di ricchezza globale che possiedono. Mentre gli schiavi si impoveriscono sempre di più in ogni parte del mondo. Ed i giornalisti sono impegnati a glorificare questa sfilata di oligarchi e dei loro camerieri posti al governo dei vari Paesi. Ormai non ci sono nemmeno più proteste e manifestazioni. La rassegnazione è totale ed è accompagnata da un incremento del servilismo. Cupio servendi che dilaga. Gli speculatori come Soros, gli affamatori dei popoli diventano semidei da celebrare, da onorare arricchendoli ulteriormente. Sono questi semidei che decidono guerre e terrorismo, che rovinano popoli e nazioni. E poi, tutti insieme, si ritrovano in Svizzera per fingere di litigare. A volte riescono persino a litigare sul serio quando gli interessi confliggono. Soros è realmente infastidito da Putin ed anche dalla Cina perché rappresentano un ostacolo per lui e per gli altri come lui che vorrebbero mano libera a livello planetario. Per questo, mentre il Cremlino si accorge della necessità di un nuovo asse privilegiato con l'Europa, Soros cerca di rompere questo asse per favorire una contrapposizione tra Mosca e l'Ue. E, guarda caso, uno dei quotidiani di De Benedetti si occupa dei costi del presunto divorzio della presunta figlia di Putin. Una non notizia, evidentemente, ma serve per danneggiare l'immagine del presidente russo. La disinformazione deve essere fatta a 360 gradi, colpendo la politica economica e gli aspetti privati, la corruzione dei burocrati ed i famigliari. Soros non deve neppure ordinare: i servitori sanno sempre cosa fare per ottenere un osso da spolpare
giovedì 25 gennaio 2018
Salvini si allea con i sardisti, svolta epocale
Sui quotidiani nazionali la notizia è stata sostanzialmente trascurata, ma l'accordo tra Salvini e il Partito sardo d'azione rappresenta un segnale estremamente importante. Innanzitutto perché - come ha sottolineato Sasso Deidda di Fdi in una intervista andata in onda su Electoradio e Radio Antenna 1 - dimostra che anche in Sardegna il vento è cambiato e cresce la convinzione di un successo del centro destra. E poi perché gli autonomisti sardi, come quasi tutti gli autonomisti presenti in Italia, erano storicamente schierati sul fronte opposto. Culturalmente un'assurdita' poiché i valori di chi si batte per le autonomie sono molto più simili a quelli che, in teoria, dovrebbero caratterizzare le destre. A partire dalla difesa delle tradizioni locali, della cultura, del territorio stesso. Invece, grazie anche all'ottusità di una destra romanocentrica che non riesce a capire il mondo oltre il grande raccordo anulare, si sono spinti i movimenti autonomisti all'abbraccio di una sinistra mondialista, che cancella le tradizioni in nome del rispetto degli stranieri, che vuole distruggere una cultura antica in nome del pensiero unico obbligatorio. Ora, con l'accordo tra Lega e sardisti, può partire un cambiamento radicale. A patto che gli alleati della Lega si rendano conto della realtà e sappiano decidere senza ingerenze romane. Deidda ricorda che anche Fdi è a favore dell'autonomia (ma contro l'indipendenza) e questo permette nuove alleanze un tempo impensabili. Ma lo stesso discorso potrebbe valere per Trentino e Valle d'Aosta. Più complicata, per ragioni etniche, la situazione in Sud Tirolo con la Svp che non rinuncia all'accordo con il Pd ma, contemporaneamente, cerca l'appoggio delle destre che governano in Austria. Quanto al Trentino, il Patt non ha nulla a che fare con la sinistra con la quale si allea. E in caso di successo del centro destra a livello nazionale sarebbe interessante vedere l'atteggiamento del Patt per ottenere vantaggi per il Trentino. Lo stesso vale per la Valle d'Aosta alle prese con un'alleanza con il Pd che non si è rivelata particolarmente brillante. Anche Aosta ha bisogno di un'occhiata molto benevola dal governo centrale e un ribaltamento a Roma potrebbe avere conseguenze sul territorio valdostano. Ma non sono soltanto le Regioni autonome ad essere interessate all'accordo tra Lega e sardisti. Tutte le minoranze potrebbero ritrovare un punto di riferimento dopo essere state ignorate da tutti e da lungo tempo. Occorre una grande capacità culturale per confrontarsi con occitani, walser, ladini, albanesi, greci. Ma se l'alternativa è il mondialismo con il pensiero unico obbligatorio, la sfida non è impossibile
mercoledì 24 gennaio 2018
Parisi, l'ultima offesa del centro destra agli elettori
L'importante è perdere. E la scelta, provvisoria, di Stefano Parisi come candidato del centro destra per la Regione Lazio è la dimostrazione che Berlu preferisce perdere. Indubbiamente il Lazio era un obiettivo difficile, le candidature ipotizzate di Rampelli e Gasparri contro Zingaretti sembravano più un problema di rapporti interni che una vera sfida per la presidenza. E Pirozzi, sindaco di Amatrice, era accusato di essersi montato la testa. Ma Parisi appare proprio come uno schiaffo ai propri elettori. L'uomo imposto da Berlu come candidato sindaco di Milano, sconfitto da un modestissimo Sala, viene premiato per il pessimo risultato con una candidatura unitaria in Lazio. Con l'aggiunta che pare sia stato il partito della sorella d'Italia Meloni ad avanzare la proposta. È l'ennesima candidatura che indigna la base, dopo la Santanche' in Fratelli d'Italia e la Bongiorno nella Lega. Per Forza Italia il problema non si pone perché le candidature imbarazzanti hanno sempre caratterizzato il movimento di Berlu. Così come sono imbarazzanti gli impegni presi da Berlu in Europa poiché smentiscono completamente le promesse di Berlu agli italiani. Una presa in giro di pessimo gusto, insomma. E tutto questo dopo aver visto i sondaggi che ipotizzavano per il centro destra un successo elettorale tale da permettere di governare da soli. Evidentemente non è questo l'obiettivo di Berlu che, improvvisamente, ha smesso di promettere donne e champagne per tutti, dentiere e veterinario gratis, Ferrari e yacht. Per cominciare a promettere, ai suoi compagni di partito europei, il rispetto degli accordi sul deficit, la moderazione, l'accoglienza. Cioè tutto il contrario di quanto sostiene in Italia e, soprattutto, di quanto continuano a sostenere i suoi principali alleati. Difficile vincere con un programma annacquato e con candidati che non piacciono agli elettori. Parisi è davvero un'offesa insopportabile. Aveva appena finito di rifiutare un accordo con il centro destra per le elezioni politiche e si è ritrovato candidato dello stesso centro destra per le regionali. Una candidatura che potrebbe saltare perché Parisi, a questo punto, vorrebbe posti garantiti per i suoi sodali nelle liste di Forza Italia. La solita guerra delle poltrone che difficilmente scalderà il cuore di chi è chiamato a votare
martedì 23 gennaio 2018
Italia bocciata per qualità della vita
"Come si vive bene in Italia, signora mia, da nessuna altra parte del mondo". Ci siamo cullati per anni in questa illusione. Poi, con la globalizzazione, sono arrivati anche i confronti e le classifiche internazionali. E ci siamo risvegliati. L'Italia del grande rilancio del bugiardissimo e di Gentiloni ha preso un così grande slancio che è finita fuori dalle prime venti posizioni. Un dato che è emerso al Forum degli oligarchi a Davos. Certo, possiamo consolarci con il primo posto nella classifica per arte, tradizioni, cultura. Cioè per tutto quello che hanno lasciato i nostri avi. Poi, però, si passa all'attualità e son disastri. Non stupisce la bocciatura della capacità imprenditoriale dei nostri capitani d'industria. Solo i giornali di servizio italiani raccontano meraviglie di un mondo industriale che vanta qualche eccellenza (Ferrero, per fare un esempio) e tanta mediocrità (Montezemolo, per fare un altro esempio). Così come è nota l'incapacità di attrarre investimenti seri. Però sulla qualità della vita ci si era sempre illusi. Almeno a livello ufficiale. Perché chi vive nelle periferie in balia della criminalità sapeva benissimo che la qualità della vita era pessima. Grazie a magistrati politicamente corretti che se ne fregano delle difficoltà degli italiani. Ma anche la precarietà non aiuta a migliorare la qualità della vita, neppure retribuzioni sempre più basse, una sanità che peggiora quotidianamente, servizi pubblici ridotti, burocrazia asfissiante. Con milioni di italiani ridotti alla povertà o a rischio di finire nella fascia di chi non ce la fa più, era difficile immaginare di ottenere posizioni di rilievo nella qualità della vita. Eppure i giornalisti di servizio riescono pure a stupirsi. Si tratta di capire se si tratta di malafede o di incapacità di vedere e capire la realtà degli italiani normali. Forse la frequentazione del potere, seppure con ruoli di servizio, impedisce di accorgersi di ciò che accade davvero.
lunedì 22 gennaio 2018
Tutti contro tutti per un passaggio in Tv
Belluno contro Trento, Canelli e il Monferrato contro Alba e la Langa. Ma le possibilità di scontro per le scelte di Alberto Angela nel suo programma sulle meraviglie italiane sono praticamente infinite. Perché pochi secondi dedicati a un capolavoro e mezz'ora ad un altro? La risposta è semplice: perché un programma, come un articolo di giornale o un intero giornale, non può contenere tutto ed occorrono delle scelte. Perché lo spezzatino, con poche righe o pochi secondi dedicati a un elenco interminabile di capolavori artistici o naturali, non serve a nulla, non fa capire nulla, non valorizza nulla. Belluno si lamenta perché ospita quasi metà delle Dolomiti e Angela ha parlato solo di Trento presentando le splendide montagne del Nord Est. E in Veneto si insinua che il Trentino abbia pagato per ottenere questi favori. Dimenticando che il Trentino ed il Sud Tirolo investono montagne di denaro per promuovere, in tv, le proprie mele e gli altri prodotti del territorio. Quanto investe in pubblicità la provincia di Belluno? Ed è così strano che una emittente o un giornale si occupi di chi, a sua volta, si occupa del giornale e dell'emittente? Vale per il turismo come vale per la politica e per qualsiasi altro settore. Si risparmia ma si pretende di ottenere gli stessi vantaggi di chi investe. "Perché è un servizio pubblico", spiegano. Ma visto che, pubblico o privato, (al di là del canone) tutto gira intorno ai costi ed agli incassi, è evidente che si favorirà chi avrà investito di più o si sarà perlomeno impegnato per avere i rapporti migliori con giornalisti, editori, registi, produttori. Perché i servizi sulle località sciistiche sono realizzati sempre negli stessi posti mentre alcune stazioni invernali sono sistematicamente ignorate? Per lo stesso motivo. E vale anche per le località di mare in estate. Qualcuno si occupa di comunicazione e viene premiato, altri si illudono di risparmiare, destinando le risorse finanziarie per altre iniziative, e pretendono di ottenere la stessa visibilità e la stessa promozione. Non funziona così ed è assurdo protestare. Uno scambio di favori? Può darsi, ma chi fa informazione e divulgazione è libero di compiere le proprie scelte. È vero che le cattedrali del vino di Canelli sono una meraviglia, ma sono una meraviglia anche le regge sabaude, i castelli valdostani, i paesini delle Cinque terre liguri, solo per rimanere nell'ambito del Nord Ovest. Le scelte sono inevitabili ed i criteri sono soggettivi. Ovvio che, quando si sceglie, si privilegi ciò che si conosce, ci si rivolga a chi si è degnato di mantenere rapporti personali o istituzionali. Gli altri possono lamentarsi, protestare. Che è più comodo rispetto all'impegno di chi ha lavorato prima per creare le condizioni più adatte per la promozione.
venerdì 19 gennaio 2018
I disoccupati guadagneranno più dei lavoratori
Nel delirio delle promesse elettorali spiccano i meravigliosi redditi di cittadinanza, di inclusione, di dignità. D'altronde se la logica è quella di continuare a spendere 42 euro pubblici al giorno per ogni migrante, per un costo complessivo di poco meno di 5mila euro al mese per una famiglia di 4 persone, non si capisce perché una famiglia italiana con genitori disoccupati dovrebbe costare di meno allo Stato. Non si capisce neppure dove troverebbe i soldi, lo Stato, ma in campagna elettorale non è un problema. Comunque i partiti promettono di meno, ai disoccupati italiani. Ma le cifre sparate dalle varie formazioni politiche sono comunque superiori a quelle che incassano molti lavoratori, non solo quelli pagati in nero. Si vuole intervenire a favore di chi non ha lavoro garantendo redditi superiori, in alcuni casi doppi, rispetto a chi si alza tutte le mattine, magari all'alba, per andare a faticare 8 ore in campagna, per avvitar bulloni, per lavorare in un museo o in un ufficio. Quale dovrebbe essere, allora, la motivazione per abbandonare un letto caldo e affrontare la vita fuori casa? Certo, è più facile distribuire la carità con i soldi pubblici piuttosto di impegnarsi per creare le condizioni che favoriscano la nascita di nuovi posti di lavoro, per creare nuovi lavori che rispondano al cambiamento in atto. Invece per il lavoro non si fa nulla. Sui posti di lavoro si continua a morire, ed anche questo non è un grande incentivo per chi può restare a casa con un reddito garantito, magari in cambio di qualche inutile corso di formazione e aggiornamento gestito, a pagamento, dalle solite cooperative dei soliti noti. D'altronde è anche vero che la sempre più veloce robotizzazione cambia e cambierà completamente gli scenari dell'occupazione. Il lavoro operaio sarà svolto da macchine che provvedono alla propria manutenzione ed al proprio miglioramento continuo. I lavori nei campi sono già spesso affidati a macchinari guidati dal satellite ed il controllo sarà affidato ad altri robot. Le auto si guideranno da sole, nei giornali americani una crescente quota di articoli è scritta dai robot. Difficile immaginare quali saranno i lavori del futuro. Ma non è con la trasformazione dei lavoratori in disoccupati sovvenzionati a vita che si possono affrontare i cambiamenti
giovedì 18 gennaio 2018
I diciottenni bocciano Forza Italia
Mattarella invita gli italiani a non disertare le urne, nella consapevolezza che le prossime elezioni potrebbero portare ad un record di astensioni. Ma, in realtà, ai partiti non frega nulla degli elettori mancati. Così, immancabilmente, schierano personaggi improbabili, che piacciono ai vertici dei partiti in quanto fedeli e ubbidienti, ma non piacciono ai cittadini poiché incapaci e poco credibili. E se gli italiani in genere sono disgustati, un sondaggio condotto tra i diciottenni chiamati al voto per la prima volta evidenzia una crescente lontananza dei più giovani. Cioè tra chi rappresenta il futuro del Paese e parte già rassegnato e pronto a lasciarsi rovinare la vita dalle attuali oligarchie. Non proprio un segnale incoraggiante. Ma il sondaggio prende anche in considerazione le scelte dei diciottenni che hanno scelto di andare a votare. Il risultato è particolarmente interessante perché, rispetto al dato relativo alle intenzioni di voto complessive, i diciottenni dimostrano tendenze differenti. I partiti premiati dai neo elettori sono soltanto 3: Pd, Movimento 5 stelle e Lega. Il successo del Pd tra i diciottenni è abbastanza scontato, grazie al regalo di 500 euro, a spese nostre, garantito dal governo ai neo maggiorenni che riescono a superare gli ostacoli dell'iscrizione sul sito. Le mance elettorali funzionano per chi non ha ancora gli anticorpi per accorgersi della truffa. E se il successo di Lega e grillini non stupisce, è abbastanza scontato anche il crollo dei consensi per Forza Italia, un partito percepito come vecchio, legato a personaggi che non sono in sintonia con i giovani. Ma anche per Fdi la flessione è consistente. Complessivamente il centro destra si ritroverebbe nettamente dietro al centro sinistra ma anche perché il sondaggio, fazioso, si inventa una alleanza inesistente tra Pd e Liberi e Uguali. Quanto ai leader preferiti dai diciottenni, al primo posto si colloca Di Maio seguito da Salvini. Terzo Berlu davanti a Gentiloni e Meloni. Il bugiardissimo Renzi, nonostante il regalo dei 500 euro, non è pervenuto
mercoledì 17 gennaio 2018
Moscovici e il diritto di ingerenza
Le vestali offese protestano per l'ingerenza del commissario europeo Pierre Moscovici nella campagna elettorale italiana. Che ci sia stata una ingerenza è evidente, ma perché stupirsi e perché indignarsi? Moscovici difende la casta di euro burocrati di cui fa parte, nella consapevolezza che l'Europa dei popoli non ne può più di questi cialtroni. E il commissario europeo, legittimamente anche se non elegantemente, si attacca ad ogni appiglio. Giudicando improponibile lo sforamento del deficit proposto dai 5 stelle e dimenticando, lui francese, che Parigi ha il record di sforamenti. Moscovici attacca anche la Lega sulla questione migranti, ed anche in questo caso dimentica i blocchi (sacrosanti) francesi per fermare i passaggi clandestini oltre Ventimiglia. Ma non è questo il problema vero. Moscovici è considerato pericoloso perché il pensiero unico obbligatorio lo ha trasformato in un personaggio di rilievo. Colpa della Lega, dei 5 stelle e di chiunque si dichiari contrario a questa Europa dei burocrati pur accettandone le logiche assurde. Senza far nulla per contrastarle. Forza Italia ha piazzato Tajani e il suo uomo si è subito adeguato al pensiero unico obbligatorio. Moscovici è libero di esprimere una opinione e se chi non è d'accordo non ha strumenti di comunicazione adeguati, la colpa non è del commissario europeo. È stupido, non solo ingenuo, pensare che un commissario europeo sia super partes e non l'espressione di un ben preciso schieramento politico a cui risponde. È stupido, non solo ingenuo, sperare in una informazione obiettiva e non schierata. Ma se si va in guerra disarmati, per taccagneria o stupidità, non ci si può lamentare se il nemico si presenta con missili e carri armati. È normale che l'Europa dei burocrati non voglia essere sostituita dall'Europa dei popoli. Una normale autotutela che, da qui alle elezioni, porterà a moltiplicare gli interventi, le ingerenze, le intrusioni e le menzogne. E se non si è in grado di confutarle e contrastarle, forse non si è neppure in grado di governare
martedì 16 gennaio 2018
Il partito Mediaset contro Lega e Fdi
Dagli amici mi guardi Iddio.. Lo ha subito scoperto Fontana, candidato leghista e di tutto il centro destra per la guida della Regione Lombardia. Una sua dichiarazione sulla necessità di difendere l'identità europea ha scatenato non solo gli avversari politici, com'è normale, ma anche e soprattutto l'ormai immancabile Tg5. L'ammiraglia Mediaset non perde occasione per attaccare tutto ciò che considera come destra e dunque come male assoluto. Giusto così. Se Salvini e Meloni hanno evitato di pretendere garanzie dall'alleato Berlu sul fronte della comunicazione, non possono poi lamentarsi se Mediaset si comporta in questo modo. Questa volta sotto attacco ci finisce Fontana, che ha sacrificato la barba per soddisfare le pretese di Berlu sul fronte dell'immagine, la prossima volta tocchera' a qualche rappresentante di Fratelli d'Italia. Piuttosto di lasciar crescere gli alleati, il partito Mediaset è pronto a favorire la sconfitta del centro destra. E non importa se un atteggiamento di questo genere favorisce non l'amico di Berlu, il bugiardissimo, ma il suo nemico principale, il Movimento 5 stelle. Che sta crescendo, secondo i sondaggi, al Sud e nelle Isole. A partire dalla Sicilia dove gli atteggiamenti di Micciche', l'uomo di fiducia di Berlu, potrebbero portare a un grande successo dei grillini a pochi mesi dalla vittoria di Musumeci alle elezioni regionali. Ma anche in Sardegna si annuncia un grande risultato per Di Maio. Come nelle regioni del Sud. Dunque, sempre secondo i sondaggi, il trionfo del centro destra sarebbe limitato ai territori dove la Lega è particolarmente forte. Di conseguenza il partito Mediaset si scaglia contro Salvini e non perde occasione per inventarsi inesistenti successi del bugiardissimo e di Gentiloni. Ancora una volta Lega e Fdi pagano pesantemente gli errori che hanno portato alla totale ininfluenza dei propri organi di informazione. Lo si vedrà anche con le imminenti candidature. Mediaset esalterà le nullità messe in campo da Berlu e lascera' senza difesa i candidati degli alleati che finiranno nel mirino degli avversari. Quando non sarà lo stesso partito Mediaset ad organizzare gli attacchi contro Lega e Fdi.
lunedì 15 gennaio 2018
Politici e magistrati colpevoli per la delinquenza giovanile
Ogni giorno ci porta notizie di ragazzini che, in gruppo, aggrediscono coetanei o anche donne isolate e anziani indifesi. E il primo pensiero corre, ovviamente, ai genitori di questi piccoli delinquenti. Chi sono questi padri e madri? Cosa insegnano in famiglia? Che modello hanno rappresentato per i propri figli? Ovviamente non è automatico che due genitori per bene riescano a crescere un bravo ragazzo. Sarebbe troppo facile. Ma di fronte al proliferare di queste bande un dubbio sulle capacità dei genitori rimane. Poi, però, il problema diventa sociale, politico. Perché i piccoli delinquenti sono perfettamente consapevoli di essere sostanzialmente intoccabili. Grazie a leggi assurde, scritte e approvate dai politici italiani che vivono in zone protette e non hanno a che fare con la delinquenza quotidiana della strada. Ma grazie anche ad una magistratura sempre più imbarazzante. Un Paese che vuol tornare ad essere civile non può permettersi una magistratura come quella italiana. Che finge di ignorare i rischi di reiterazione del reato, che finge di illudersi sulle possibilità di recupero legate a percorsi indicati da assistenti sociali che non comprendono la differenza tra teoria e realtà. Non si tratta di certezza della pena, si è ormai passati alla certezza dell'impunita'. Non lo hanno capito i politici ma lo hanno perfettamente compreso i piccoli delinquenti. E le giovani generazioni di teppisti, di ladri, di aspiranti assassini, sono destinate a trasformarsi nella sempre più vasta manovalanza di un crimine organizzato che non è più confinato in poche regioni del Sud. Tutti i bei discorsi sulla prevenzione restano chiacchiere inutili, perché l'impunita' garantita ai giovani delinquenti è la dimostrazione che non si vuol fare prevenzione. Ma anche chi non si intrupperà in organizzazioni criminali saprà di poter comunque vivere di soprusi, di violenze contro chi è più debole. Aggressioni e violenze non portano più in carcere, a meno che non siano accompagnate da insulti razzisti. Se picchi un anziano per un parcheggio, se picchi una mamma davanti a suo figlio per un sorpasso, in galera non ci vai. Ma i politici chiedono il voto agli anziani ed alle mamme, promettendo piogge di denaro. Forse, per evitare il crescente astensionismo, basterebbe modificare qualche legge, impedendo al magistrato di turno di interpretare in modo creativo l'obbligo di mandare dietro le sbarre chi non merita di stare in mezzo alle persone normali
venerdì 12 gennaio 2018
Macron loda Gentiloni per fregare l'Italia
Furbo è furbo, il presidente francese Macron. Così ha approfittato della mancanza di governo in Germania per andare a rinnovare il patto d'acciaio tra Berlino e Parigi, rafforzandolo in senso europeo. Un asse di una nuova Europa, più integrata e coesa. Poi Macron ha incontrato Gentiloni, ormai in carica solo per gli affari correnti, ed ha utilizzato Roma come trampolino per una nuova offensiva francese in Africa. Ovviamente a danno dell'Italia, ma con i ministri che abbiamo non ci si poteva certo illudere. Così la Francia è tornata a brillare sulla scena internazionale, escludendo un ingresso della Turchia nell'Ue in pieno accordo con lo stesso Erdogan che dell'Unione europea non sa che farsene. E mentre i media di servizio si occupavano delle finte beghe su ingresso e non ingresso, Ankara comprava armi da Francia e Italia dopo essersi approvvigionata di missili russi. Un grande protagonismo di Macron al di là della forza effettiva della Francia che, a livello economico, non è che stia molto meglio dell'Italia. E questo rappresenta, in modo evidente, che la politica estera non dipende solo dalla forza economica di un Paese ma dalle capacità dei propri politici. Un Paese che schiera Alfano agli esteri dimostra, inequivocabilmente, di non voler contare nulla, di voler essere assente dallo scenario internazionale e di preferire un ruolo subalterno a Washington. Oddio, sostituire l'inutile Alfano con la deleteria Boldrine sarebbe pure peggio e non è che i vari Frattini o Terzi offrano maggiori garanzie. D'altronde questo è tornato ad essere il Paese del Franza o Spagna purché se magna. Così non resta che accodarsi alle strategie dell'uomo furbo di turno. Perché anche le ipotesi fantasiose di uscita dall'Unione europea devono fare i conti con il materiale umano a disposizione sulla scena politica. Per giocare, da soli, tra Usa, Cina e Russia, occorrerebbero capacità immense che mancano completamente. Lo stesso Macron può giocare in modo spregiudicato perché non rappresenta solo Parigi ma una componente fondamentale dell'Unione europea. In caso contrario basterebbe un giorno di grande speculazione finanziaria per rovinare la Francia e mandare a casa Macron. Il presidente francese lo sa e sa come curare gli interessi transalpini giocando come leader europeo. Troppo difficile per chi pensa di affidare la più ricca Regione italiana a Fontana o a Gori.
giovedì 11 gennaio 2018
Cinema italiano azzerato senza Zalone?
Checco Zalone non sforna il consueto film e il cinema italiano incassa un drammatico crollo di presenze nelle sale. Qualcuno finge persino di stupirsi. Ma come? Con tutti gli investimenti pubblici a favore del settore, i film italiani non piacciono? Eppure abbiamo grandi attrici e registe come Asia Argento, che tutto il mondo ci invidia. Così come invidia le sue sodali. Mica come quelle attricette francesi, tipo la Deneuve, che si permettono persino di scrivere una lettera pubblica in polemica con grandi colleghe come Argento o come le star americane fulminate sulla via del sesso politicamente corretto. Vogliamo mica mettere un'artista minore come Deneuve a confronto con una diva come Argento? Peccato che gli italiani, ottusi, non si rendano conto di essere fortunati e privilegiati. E non fanno code al botteghino per vedere film caratterizzati dal più sfrenato onanismo intellettuale, rigorosamente corretto politicamente, o film dove persino il pecoreccio diventa allineato e coperto per rispettare i dettami dei critici di regime. Se poi si aggiungono i costi eccessivi per assistere a una proiezione al cinema, è chiaro che il pubblico si rifugia davanti alla TV per vedere film scaricati illegalmente o per quelli regolarmente pagati con gli abbonamenti. Peccato che i Netflix di turno siano scarsamente interessati alle opere italiane e propinino film americani a raffica. Quello che si chiama soft power ma registi e produttori italiani non lo hanno ancora capito. Ciò che è più grave è che non lo ha capito neppure chi elargisce denaro pubblico per finanziare opere autoreferenziali, viste dai soliti noti che si premiano vicendevolmente. Una compagnia di guitti che si sopravvaluta perché ottiene applausi quando sfila sul red carpet a Roma. A Roma, mica a Hollywood dove i protagonisti italiani sono del tutto ignorati. Sono finiti i tempi di Mastroianni, ora pensiamo di conquistare il mondo con Pannofino. Il tragico è che non conquistiamo neppure più l'Italia, se manca Zalone.
mercoledì 10 gennaio 2018
Maroni brucia il centro destra
I giochini per le poltrone rischiano di mandare all'aria il progetto del centro destra di governare l'Italia con un grande successo alle elezioni del 4 marzo. I sondaggi, per quello che valgono, indicavano la concreta possibilità di ottenere la maggioranza assoluta dei seggi ma, a quel punto, è arrivata la decisione di Maroni di non ripresentarsi per guidare la Lombardia. E in un solo colpo il centro destra si è ritrovato di fronte alla prospettiva di perdere sia la regione più ricca d'Italia sia le elezioni nazionali. Lo ha capito persino la sinistra di Grasso e Boldrine che, improvvisamente, ha deciso che il candidato del Pd, Gori, potrebbe persino essere sostenuto da liberi e belli. Mentre, con la candidatura di Maroni, la sconfitta di Gori era scontata e, dunque, era inutile sostenerlo. Ovviamente furibondo Salvini mentre, come al solito, non è chiara la strategia di Berlu. Che, ufficialmente, si arrabbia contro Maroni ma si premura subito di far sapere che il candidato migliore per la Lombardia sarebbe, a questo punto, la forzista Gelmini. Proprio quella che, da ministro dell'istruzione e della ricerca, era convinta dell'esistenza di un tunnel tra Ginevra ed il Gran Sasso. Una garanzia di qualità, insomma. D'altronde il candidato alternativo di Salvini, tale Fontana, non pare oggettivamente in grado di attirare entusiasmi tali da sconfiggere Gori. Che, tra l'altro, è amico di lunga data di Berlu e di Mediaset. Nel frattempo il Tg5 continua con i suoi servizi zerbinati di plauso nei confronti dei governi di Gentiloni e del bugiardissimo. Grandi risultati sul fronte dell'occupazione, giura il tg di Mediaset, mentre persino i quotidiani di servizio fanno notare che si tratta di occupazione precaria, di bassissima qualità e di durata estremamente limitata. Il Tg5 si limita a rapidi accenni su questi aspetti che proprio irrilevanti non sono. Come non è irrilevante che rimaniamo sempre al terzultimo posto in Europa. E allora se si sommano le scelte di Maroni, da sempre il leghista più vicino a Berlu, con la disinformazione del Tg di Mediaset, sorge qualche dubbio sui disegni reali del leader di Forza Italia. Vincere per governare insieme al Pd? A costo di rinunciare anche alla Lombardia? La confusione è grande sotto il cielo e per il vecchio navigatore di Arcore la situazione è perfetta.
martedì 9 gennaio 2018
Nardella simbolo della guerra alla cultura
A Firenze, con la benedizione del pessimo sindaco Nardella, si cambia il finale della Carmen perché ritenuto non politicamente corretto. Ma è solo l'ultimo degli interventi compiuti dal becerume politicamente corretto nei confronti dei capolavori del passato. Shakespeare è stato massacrato per il suo mercante di Venezia, in attesa che l'Otello venga modificato per non offendere i migranti o che Giulietta e Romeo vengano vietati perché rappresentano una istigazione al suicidio. Dante è da tempo un nemico da gettare nella pattumiera della storia ma, piano piano, tutta la cultura europea dovrà essere cancellata. Di fronte alla stupida arroganza di Nardella viene persino naturale rivalutare il ministro Fedeli che, dal basso della sua ignoranza, si limita a massacrare la lingua italiana non per cattiveria ma per la sua mancanza culturale. Gli altri, invece, intervengono scientemente ed è molto più grave oltre che inaccettabile ed ingiustificabile. D'altronde bisogna anche capirli. Di fronte, i Nardella di turno, hanno capolavori assoluti, hanno i giganti della cultura. Ma cosa possono contrapporre a Bizet? Jovanotti e Fedez? E contro Dante e Shakespeare chi schierano? Fabio Volo e Saviano? Una sfida persa in partenza. Da un lato Bernini, Donatello, Giotto. Dall'altro Renzo Piano, Fuffas, la schifezza che proprio Nardella ha piazzato a Firenze definendola scultura. Non è un problema di cattivo gusto o di mancanza di cultura. È la scelta precisa di distruggere ogni retaggio, ogni ricordo delle proprie radici per imporre un modello omogeneo a livello mondiale, un modello di consumatore unico ed indifferenziato. Non si elimina Dante dalle scuole per sostituirlo con il Corano, ma solo per evitare ogni riferimento al proprio passato di grandezza universale. E si irride a Macron perché, da buon francese benché politicamente abbastanza corretto, insiste a definire con termini e sigle francesi oggetti ed organismi internazionali. Che si tratti dell'ordinateur o dell'Otan al posto della NATO. Lingua unica, sottocultura unica, consumi unici. Altro che il bugiardissimo, Nardella è il vero simbolo della guerra contro l'Europa, contro l'Italia, contro Firenze e contro ogni autonomia culturale.
lunedì 8 gennaio 2018
Le tasse sono aumentate. Il Pd mente e a destra non lo sanno
La banda dei bugiardissimi ci riprova. Renzi, Padoan e Gentiloni raccontano che, grazie a loro, le tasse si sono abbassate. Ed i giornalisti di servizio ovviamente si adeguano dimostrando di non saper leggere neppure le cifre ufficiali. Perché i famosi dati ISTAT che dovrebbero dimostrare il calo delle tasse, in realtà indicano un aumento del prelievo. Nei primi 10 mesi del 2017, infatti, gli italiani hanno versato alle casse dell'orco pubblico quasi 542 miliardi di euro, 12,3 miliardi in più rispetto ai primi 10 mesi dell'anno precedente. Non è proprio un calo. E allora i bugiardissimi fanno finta di nulla e si attaccano alla percentuale di pressione fiscale, ossia al rapporto tra imposizione e Pil. In pratica gli italiani hanno pagato più tasse, ma visto che il Pil è cresciuto, la percentuale di pressione fiscale si è ridotta dello zero virgola, pur rimanendo tra le più alte del mondo. Ovvio che il partito dei bugiardissimi finga di ignorare l'ammontare complessivo dei soldi rubati ai cittadini per servizi assolutamente inadeguati. Meno ovvio che le opposizioni non se ne siano accorte. E che non abbiano denunciato quella che l'ottimo sito enordovest denuncia come mistificazione. Forse il centro destra ed i 5 stelle sono troppo impegnati a formare le liste dei futuri parlamentari. Mentre liberi e belli si occupano soltanto di favorire l'invasione e non hanno tempo di pensare a quanto stiamo pagando gli italiani. In ogni caso le prospettive non sono entusiasmanti con uno scenario che offre bugiardissimi, distratti e nemici degli italiani. Un Paese dove il consiglio di stato impedisce alle maestre diplomate di insegnare ma non fiata di fronte ad un ministro dell'istruzione che il diploma manco ce l'ha. E le opposizioni mute e rassegnate. Mentre in Sardegna un compagno assessore, di fronte ad una disoccupazione drammatica che spinge alla fuga dall'isola, propone di ripopolare la Sardegna con gli immigrati, offrendo a loro i lavori che vengono negati ai sardi. La sconfitta del Pd non sarà legata alle improbabili proposte di un centro destra non credibile o dei grillini impreparati, ma alla guerra contro gli italiani organizzata dal partito del bugiardissimo e da liberi e belli in salsa boldriniana
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