martedì 24 febbraio 2015
Tosi, Fini, Rauti e l'attacco a Salvini
Matteo Salvini ha sicuramente dei limiti. Ed anche una squadra modesta. Ma, proprio come Marine Le Pen, sta lavorando per migliorare la squadra cercando le competenze presenti in una vasta area, non solo quella leghista. Dopodiché può continuare a non piacere anche alle varie espressioni di una destra ormai liquefatta. Ma è curioso che, proprio mentre i sondaggi premiano il leader leghista, i responsabili della scomparsa delle destre varie provino a riproporsi sulla scena. Storace si presenta sulle poltroncine di ogni iniziativa, Isabella Rauti cerca di mettere a punto una squadretta di sopravvissuti dove collocare il marito Aledanno, ora rispunta pure Fini (non Massimo, quello intelligente: l'altro) che si candida come promotore di una destrina alternativa al lepenismo. Più movimenti che elettori. Peccato che la destrina di Fini, atlantista, moderata, vigliacchetta, rapace ed egoista un leader ce l'abbia già: Matteo Renzi. E se proprio vorrà avere un leaderino meno ingombrante e perdente (immancabile cupio dissolvi del centrodestra), potrà sempre rivolgersi a Passera. Ma è evidente che per avere un ruolo da leaderini minimi, marginali, ma ancora esistenti, questi sconfitti cronici devono liberarsi di Salvini. A loro poteva andar bene Maroni, affogato in Lombardia nelle acque cielline, ma non un leader che possa rubare la scena ad attori di quarta fila. Ed allora partono le manovre per eliminare l'unica presenza non perdente. Bisogna che Salvini sbatta il grugno contro una sconfitta clamorosa. Bisogna fargli perdere il Veneto. Chi meglio di Tosi? Alleato con Berlu e con Alfano in una ammucchiata che ha già fatto troppi danni e che vorrebbe farne ancora. Tosi con Berlu e Alfano: il nuovo che avanza. Senza idee, senza progetti, senza obiettivi che non siano quelli di essere l'opposizione di sua maestà. Una opposizione di comodo, che ogni tanto strilla e che poi vota diligentemente ciò che vuole il governo. In cambio, ad esempio, di una riforma della Rai che riduca l'offerta televisiva pubblica lasciando il dominio delle reti a Mediaset. D'altronde il Tg5 e' già diventato il TgRenzi. Il premier e' sereno, Marina Berlusconi e Confalonieri sono soddisfatti, perché mai bisognerebbe cambiare politica? Per gli italiani? Ma per piacere!! Che votino per la melma esistente, oppure se ne stiano a casa. L'Etat c'est moi ed il resto non conta.
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