lunedì 25 maggio 2015
Spagna, Polonia, Grecia: 3 schiaffi a Bruxelles
Popoli d'Europa-Bruxelles 3-0. Non è stata la domenica ideale per gli euro burocrati cialtroni. Da Grecia, Spagna e Polonia sono arrivate 3 pappine forse inaspettate. E se in Grecia la situazione, all'apparenza più drammatica, può essere sistemata in qualche modo, Polonia e Spagna hanno bocciato senza appelli la mania dell'austerità che porta all'inevitabile disastro. I giornali di servizio italiani avevano persino sostenuto il governo madrileno dei popolari, pur di non far vincere i populisti iberici. Che, ovviamente, dei media italiani se ne fregano. Ma i nostri servizievoli organi di dis informazione parlavano di Spagna pensando all'Italia. Come è bravo Rajoy che, con l'austerità voluta dall'Europa, ha sistemato i conti, ridotto la disoccupazione e fatto crescere il Pil. Come è bravo il bugiardissimo italiano che, per far contenta l'Europa, vuole imporre un contributo di solidarietà ai ricchissimi pensionati con 2mila euro lordi al mese per creare un fondo destinato ai giovani che, in futuro, avranno pensioni da 500 euro al mese. Peccato che gli spagnoli abbiano rifiutato la logica della povertà perenne per far contenti gli euro cialtroni. Più occupati, ma sottopagati. Senza garanzie, senza futuro. Ed è interessante il dato di Barcellona dove Podemos conquista la città scalzando gli autonomisti-indipendentisti catalani troppo attenti al politicamente corretto per avere ancora un dialogo con un popolo sempre più arrabbiato. Così la sinistra alternativa di Podemos, se accetterà di fare accordi con i socialisti, prenderà anche Madrid, togliendola al partito di Rajoy. Bene anche Ciudadanos, schieramento centrista ma alternativo ai popolari. Avanti c'è posto, per chi rifiuta le logiche dei partiti espressione dei banchieri di Bruxelles. In Polonia, in fondo, si è ripetuta la medesima scena, con l'euro scettico Duda che diventa presidente della Repubblica sconfiggendo il presidente uscente Komorowski, uomo di Bruxelles. Anche a Varsavia sono stati gli esclusi a determinare l'inversione di marcia. Quelli che in Italia non votano e stanno a casa a lamentarsi e che, negli altri Paesi, determinano il cambiamento. Una Polonia che, con la sua russo fobia, rappresenterà un problema in questa parte d'Europa, ma che sulla politica interna proverà ad assomigliare all'Ungheria di Orban. Infine Atene, con la dichiarazione dell'impossibilita' di ripagare la rata del debito. Mancano i soldi, hanno spiegato i greci. Bruxelles spera sia solo un gioco delle parti per ottenere di più, e può anche essere così. Ma in ogni caso la politica di austerità imposta dall'Europa si è dimostrata fallimentare anche ad Atene. Se il Paese non cresce, i soldi per pagare il debito non ci sono. E non si cresce mettendo alla fame le famiglie, impedendo ai bambini di mangiare e di studiare, impedendo agli anziani di curarsi. Gli analisti di servizio garantiscono che l'eventuale default di Atene, con uscita dall'euro, non sarebbe un problema. Ennesima menzogna. Per la sola Italia il mancato pagamento del debito greco significherebbe un buco da 40 miliardi. Che verrebbe pagato dai sudditi del bugiardissimo.
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