lunedì 14 maggio 2018

Le destre analfabete disertano il Salone del libro

Code interminabili, al Salone del libro di Torino, per assistere agli interventi dei guru televisivi. Quasi  tutti schierati dalla medesima parte ma, soprattutto, tutti conosciuti più per le comparsate in tv che per la qualità dei propri libri. È vero che la gestione del Salone è assolutamente di parte, ultima ridotta di una egemonia culturale della sinistra che non ha più nulla di culturale ma che resta egemonica a prescindere. Ma è ancora più vero che quando la Regione Piemonte è stata guidata dal centro destra, nulla è stato fatto per creare un’alternativa. Anzi, per la cultura si sono scelti assessori che non potevano essere più allineati con la sinistra culturale e non solo culturale. Ovviamente premiati a fine corsa. Uno scenario che non favorisce la presenza, al Salone, delle case editrici che non fanno parte del sistema culturale politicamente corretto. E con una evidente difficoltà nell’organizzare presentazioni e conferenze all’interno del Salone. Infatti le iniziative sono state realizzate all’esterno, in sale che nulla hanno a che fare con la struttura del Lingotto Fiere. Ma se i vertici del Salone sono schierati da una parte, nulla impedirebbe alle Regioni guidate dal centro destra di partecipare alla festa del libro organizzando presentazioni e iniziative di ogni tipo. Invece a Torino sono presenti Puglia, Friuli-Venezia Giulia (ma ancora di marca serracchiana), Sardegna,  Toscana, Calabria, Valle d’Aosta. Non pervenuti Veneto, Lombardia  e Liguria. Nessun segnale dalla Sicilia. Rinunciare ad essere presenti, e protagonisti,  nei luoghi dove si dovrebbe fare cultura non è proprio una grande idea. Indubbiamente è più facile lamentarsi della faziosità altrui, nascondendosi dietro il paravento della discriminazione quando, invece, è solo pigrizia ed incapacità. D’altronde non è che Liguria, Veneto, Lombardia  e Sicilia abbiano messo in campo iniziative politiche e culturali  alternative al Salone di Torino.

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