giovedì 15 ottobre 2015

I dirigenti italiani? Analfabeti. Terrorizzati dai libri

Tutti si lamentano sempre del pessimo livello della nostra classe dirigente. Tutti? Beh, non proprio. Anzi, la maggior parte degli italiani (Franza o Spagna purché se magna) si entusiasma di fronte a qualsiasi manifestazione del potere. Cupio servendi, e si vede in ogni circostanza, in ogni luogo. Che si tratti di potere politico od economico, televisivo o musicale. Il logico ed inevitabile frutto di una colossale ignoranza totalmente italiana. Quanti sono i "non lettori" in Italia? Il 58,6% della popolazione non legge neppure un libro all'anno, a fronte del 37,8% della Spagna e del 30% della Francia. I dati sono quelli ufficiali, dell'Aie. Ma l'ignoranza crassa della nazione si rispecchia in quella della classe dirigente. Tra i dirigenti ed i professionisti il 39,1% non legge neppure un libro. In Francia e Spagna la percentuale scende al 17%. Anche analizzando solo i laureati la situazione non migliora: il 25,1% degli italiani rifiuta la lettura contro il 9% dei francesi e l'8,3% degli spagnoli. Al di la' di ogni altro discorso sulla taccagneria degli imprenditori che non investono, e' da questo dato sull'ignoranza che occorre ripartire. Non si può essere competitivi se non si conosce la realtà, se non ci si informa, se non ci si aggiorna. La cultura non è un optional, ma un elemento fondamentale della crescita personale e di quella professionale. In Italia, invece, e' considerata una perdita di tempo, un lusso per pochi, un fastidio per tutti. E una classe dirigente ignorante e' destinata a far aumentare l'ignoranza della popolazione. Così il Centre national du livre francese ha un budget di 33 milioni di euro, il Centro per il libro italiano dispone di 1 milione e lo usa pure male. Ed allora diventa quasi una eresia, una sfida, l'annuale consegna del Premio Acqui Storia. Sabato saranno premiati Paolo Isotta, Franco Cardini, Licia Giacquinto, Antonio De Rossi, per i loro scritti di carattere storico. E al loro fianco ci saranno i Testimoni del Tempo, a partire da Pietrangelo Buttafuoco per arrivare a Dario Ballantini, passando per Italo Cucci, Antonio Patuelli e Rita Parsi. Con il premio alla carriera assegnato a Giuseppe Galasso. Due mondi che non si incontrano mai. Da un lato, ad Acqui, il meglio della cultura nazionale. Dall'altro tutta l'Italia, quella degli analfabeti di ritorno. Peccato che siano proprio questi ultimi a guidare il Paese

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