giovedì 15 marzo 2018
La Lega pronta all’Opa su Forza Italia
L’Opa di Salvini su Forza Italia è stata ormai lanciata. Un’offerta pubblica di acquisto, una scalata non ostile per la grande maggioranza dei forzisti. Perfettamente in grado di comprendere come la parabola di Berlusconi sia ormai arrivata alla fine. Trasformato in una statua di plastica, il leader di FI ha ormai difficoltà a parlare, si ripete di continuo, scade nel patetico. Ha fatto la sua parte ed è arrivato il momento di uscire di scena con dignità. Ma, come cantava il suo amico Aznavour, non è facile arrendersi all’avanzare degli anni ed ammettere che è finita. Salvini, sul fronte opposto, sa benissimo che il futuro dell’intero centro destra non si decide più ad Arcore ma in via Bellerio. Però non può neppure permettersi di aspettare troppo a lungo che Berlusconi si ritiri. Così il Matteo vincente si muove e stringe alleanze con singoli esponenti di peso di Forza Italia. Senza bisogno di favorire cambi di casacca che servirebbero solo a infastidire la base. Si possono mangiare le trofie con Toti senza chiedere abiure assurde al presidente della Liguria. Ci si può incontrare ad Arcore con il padrone di casa e la sorella d’Italia senza per questo farsi dettare la linea dall’anziano leader. D’altronde Salvini ha superato i problemi interni con Bossi, fondatore della Lega, e avrà quindi ben pochi problemi a superare i veti di Berlusconi che sogna un nuovo inciucio con il Pd. Il bugiardissimo, però, non c’è più e i buoni uffici di Letta senior appaiono superati, vecchi, inutili se non dannosi. È cambiato tutto, è cambiato il modo di far politica ed è cambiato anche l’atteggiamento degli elettori. I finti sorrisi, le pugnalate alle spalle, le riunioni fiume per non decidere nulla, i sordidi giochini di potere e il mercato delle vacche delle poltrone e degli strapuntini non appassionano più. Solo i giornalisti restano affascinati da uno spettacolo sempre più squallido e con interpreti di bassissimo livello. Tra un cerimoniale bizantino, inutile e costoso, ed un vaffa gridato sulla piazza ha vinto il vaffa. Forse perché il cerimoniale bizantino non ha impedito di nominare Fedeli ministro dell’istruzione nonostante il livello culturale. Non ha impedito ai grandi tecnici di rovinare l’economia. Se la preparazione e la professionalità producono solo disastri, allora tanto vale affidarsi a chi è più ruspa-nte
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