martedì 27 dicembre 2016
Argentina e Italia più povere grazie a Macri e al bugiardissimo
Quanto andavano d'accordo il bugiardissimo e il presidente argentino Macri. In teoria uno era di sinistra e l'altro di destra, lampante dimostrazione di come le due definizioni non abbiano più alcun senso. Tutti e due impegnati ad impoverire i rispettivi sudditi per far contenti i mercati. Tutti e due impegnati a riformare i Paesi che avevano l'onere di governare. Tutti e due alle prese con il totale fallimento delle politiche economiche. Ciò che cambia è il risultato finale. Il bugiardissimo, bocciato in un referendum che lui - in preda all'hybris - aveva scelto di personalizzare, è stato costretto a dimettersi anche se sta programmando il suo ritorno sulla scena dopo aver promesso l'abbandono della politica. Ma, si sa, mantenere le promesse non è nel suo carattere né in quello di Maria Elena Etruria, rimasta incollata alla poltrona nonostante la promessa di andarsene. Quanto a Macri, il totale fallimento della sua politica di lacrime e sangue non lo ha certo spinto alle dimissioni o a rivedere la sua politica iperliberista, tanto amata dai banchieri e dagli speculatori nordamericani. Il Pil è crollato, l'inflazione è alle stelle ed aumenta a milionate il numero di chi vive al di sotto della soglia di povertà. Ma il presidente se ne frega e si limita a cambiare il ministro dell'economia. Non per cambiare politica, ma solo per trovare un capro espiatorio. E, naturalmente, promette un 2017 di ripresa e di successi. Proprio come faceva il suo amico bugiardissimo. D'altronde anche in Italia, di fronte alle polemiche suscitate dal riconfermato ministro della disoccupazione e dello sfruttamento, Poletti, ci si limita a blindare il ministro affiancandolo con sottosegretari di stretta osservanza bugiardiniana. E lo stesso succede per il nuovo ministro dell'istruzione, della ricerca e dell'università. Visto che di queste cose il ministro non sa nulla (l'università non l'ha mai frequentata e la ricerca è quella della poltrona), sarà affiancata da chi sa distinguere il banco di una scuola da quello del fruttivendolo. Magari si potrebbe anche pensare ad uno scambio culturale politico: Macri manda in Italia i suoi ministri in disgrazia e noi gli rifiliamo quelli che non convincono più il giglio tragico.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento