venerdì 20 ottobre 2017
Andiamo a governare? Vai avanti tu..
Andiamo a comandare? Pare che nessuno abbia l'intenzione di farlo davvero, per manifesta incapacità di governare l'Italia. E allora si spiega perfettamente l'atteggiamento della sinistra, impegnata a farsi del male incurante del disastro annunciato per le prossime elezioni. Il prode Pisapia, antipatico come pochi, è pronto ad abbandonare il Campo democratico, disgustato dai continui litigi nel Pd e tra il Pd ed i movimenti a sinistra. A destra le alleanze funzionano a fisarmonica, tra avvicinamenti ed allontanamenti che non danno certo l'impressione di serietà e concretezza. I 5 stelle si lamentano di essere sotto attacco, ed è vero, ma dove guidano le città non offrono uno spettacolo di competenza e buon senso. Il problema è che il personale politico, in tutti gli schieramenti, non brilla per capacità. Un governo che affida ministeri fondamentali a personaggi come Fedeli, Poletti, Alfano, è un governo che non ha alcuna credibilità. Assurdo ironizzare sui congiuntivi di Di Maio quando il ministro dell'Istruzione li sbaglia senza alcun problema. I membri del governo Gentiloni sono la dimostrazione che chiunque può fare il ministro e diventa quindi stupido domandare a centro destra e 5 stelle con quali uomini e donne andrebbero a governare. Però, forse, la strategia del Pd ha molto più senso di quanto sembri. In qualsiasi elezione, dopo i disastri di questi anni di malgoverno, il Pd sarebbe punito dagli elettori. Dunque meglio sparire dalla scena del governo nazionale, lasciando agli avversari il rischio del fallimento. A quel punto il Pd potrebbe recuperare consensi e vincere regionali ed europee dell'anno successivo. Allo stesso modo non è solo propaganda dell'ultimo minuto la proposta di Berlusconi di concedere l'autonomia a tutte le regioni italiane. Perché è vero che le Regioni sono la maggior fonte di spesa e di sprechi, ma sono anche più facili da governare rispetto ad un governo nazionale che prende ordini dagli euro cialtroni di Bruxelles. Il problema è superare i mesi che separano le elezioni politiche da quelle regionali. Difficile mantenere il consenso se ci si affiderà di nuovo a personaggi del livello di Gelmini, Brambilla, Moratti, Rotondi, Lunardi. Pochi mesi di pessimo governo nazionale rilancerebbero la sinistra nelle regioni. Mentre un governo nazionale di larghe intese garantirebbe il trionfo dei 5 stelle alle regionali. Si gioca a perdere, affidandosi a Bruxelles e Francoforte
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