mercoledì 11 ottobre 2017
Una giustizia con la toga di Arlecchino
Per l'inquilino del Quirinale la toga dei magistrati non deve essere un abito di moda ma un simbolo di imparzialità e di applicazione della legge uguale per tutti. Per il momento, però, i magistrati sembrano indossare il vestito di Arlecchino. Così una vecchina di 96 anni, terremotata, viene cacciata dalla casa che i nipoti le avevano costruito dopo il sisma senza aver ottenuto i permessi. Dura lex sed lex. Ma se la legge è uguale per tutti, non si capisce perché non vengano sfrattati migliaia di migranti che, in ogni parte d'Italia, hanno occupato abusivamente abitazioni private ed edifici pubblici. Loro possono ignorare la legge, la nonnina no. E le occupazioni abusive dei centri sociali? Il vestito di Arlecchino copre i mancati sgomberi. La legge vieterebbe anche i furti ed i roghi tossici nei campi nomadi per recuperare il rame dai cavi rubati. Interventi della legge uguale per tutti? Non pervenuti. Evidentemente la giustizia e le forze dell'ordine avevano troppo da fare per cacciare l'anziana signora terremotata. O forse per difendere i soldi offerti dagli italiani per la ricostruzione e destinati invece alla realizzazione di una pista ciclabile (poi cancellata per le proteste). Eppure gli interventi politicamente corretti insistono sulla necessità di far rispettare la legge anche alla vecchina. Non una parola sul mancato rispetto della legge per le grandi risorse boldriniane. È più facile prendersela con una persona di 96 anni, che non oppone nessuna resistenza al di là delle sue lacrime, piuttosto di far rispettare la legge a giovani ventenni in ottima forma fisica che scapperebbero dalla fame. Forti con i deboli e debolissimi con i prepotenti. D'altronde è ormai questa l'immagine di un'Italia allo sbando e senza prospettive di ripresa, soprattutto morale.
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