venerdì 13 ottobre 2017
La destra che cancellò la destra culturale
Una grande opportunità sprecata. L'ennesima. La presentazione del nuovo libro di Alessandro Amorese sulla storia del Fuan (l'organizzazione universitaria missina) conferma l'assoluta idiosincrasia dei vertici della destra nei confronti di tutto ciò che ha a che fare con la cultura. Soprattutto con la propria cultura. Il Fuan, ha ricordato Amorese, era la principale forza politica all'interno delle Università sino al 1968. E le prime e piu vaste occupazioni delle facoltà in tutta Italia vennero guidate dagli universitari di destra. A Valle Giulia la prima fila negli scontri con la polizia era composta da studenti di destra (non solo del Fuan). Ma anche in precedenza il gruppo universitario aveva sfornato pubblicazioni, libri, studi, analisi. Una potenziale classe dirigente del Paese costretta a disperdersi e ad agire per proprio conto. Chi ha distrutto tutto questo? Non la repressione poliziesca e neppure gli scontri fisici con gli avversari politici. A rovinare tutto ha provveduto il vertice missino. Per stupidità? Per servilismo nei confronti di qualcuno all'esterno? Per l'incapacità di confrontarsi con i propri giovani troppo acculturati e troppo capaci? E che fossero capaci lo ha dimostrato la vita. Basti pensare a gente come Paolo Borsellino che mai ha rinnegato la sua appartenenza a quell'area e che veniva salutato da Falcone, ironicamente, con impeccabili saluti romani (Fiano chiederà di cancellare il ricordo dei due magistrati?). Ma in ogni settore gli ex ragazzi del Fuan si sono distinti per competenze e professionalità. Lontani da un movimento che non li aveva capiti, che li aveva considerati una sorta di corpo estraneo perché preferiva la bassa manovalanza tutta piazza e retorica. Una manovalanza che conosceva una sola frase di Goebbels (quando sento parlare di cultura la mano corre alla fondina) ma non l'aveva capita. E a quasi 50 anni da Valle Giulia il fastidio per la propria cultura non è venuto meno. I tanti giornali e le innumerevoli pubblicazioni di qualità hanno lasciato il posto al deserto. Perché è più facile organizzare un giro turistico a Predappio piuttosto di studiare 300 pagine di un libro. Eppure, di fronte a ministri come Fedeli o Poletti, una classe dirigente come quella che usciva dal Fuan avrebbe assicurato sorti migliori all'Italia.
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