martedì 28 novembre 2017
Finis Italiae, dove gli sdraiati sono gli adulti
C'era una volta l'Italia. Quella che era una mera espressione geografica ma sapeva conquistare il mondo con il Rinascimento, con navigatori che magari scoprivano nuove terre sotto altre bandiere, con poeti conosciuti ovunque, con mercanti che non avevano paura di operare in Paesi nemici, con eserciti regionali in grado di sfidare immensi imperi. C'era una volta, appunto. Ora si scopre che la produzione culturale italiana non esiste praticamente più. E se esiste, non interessa a nessuno, neppure agli stessi italiani. Il soft power italiano è legato esclusivamente al passato che, comunque, riusciamo a distruggere, infastiditi da un confronto che si rivela imbarazzante con la realtà odierna. Siamo passati da Dante a Fedez, da Bernini alle archistar che incassano milioni di euro per costruire grattacieli scatoloni spacciati per immense schegge di ghiaccio. D'altronde la scuola italiana sembra predisposta per evitare ogni possibilità di sviluppo della creatività, della genialità. Troppo pericoloso, meglio appiattire tutto e tutti. In pieno accordo con le famiglie, dove l'ignoranza regna sovrana per la felicità dei politici che sarebbero in difficoltà con sudditi preparati ed in grado di smascherare le porcate dei vari governi. Una continua corsa al ribasso, con i genitori che rincorrono i figli in una gara infinita per chi riesce ad essere il peggiore. Si scopre che gli "sdraiati" non sono i figli che vivono sul divano di casa, ma i genitori che lavorano ma che psicologicamente restano sul medesimo divano. Cercando di conquistare la prole adottando i medesimi stili di vita, le scelte musicali, il rifiuto della cultura poiché troppo impegnativa. Finis Italiae, ed allora diventa persino giustificabile la sostituzione etnica ormai avviata. Di fronte a italiani nativi che costruiscono abitazioni abusive a fianco di templi greci e romani, che distruggono capolavori in nome del politicamente corretto, che lasciano crollare vestigia di un grande passato, perché indignarsi se il Paese verrà consegnato a stranieri? Che differenza c'è tra un terrorista dell'Isis che distrugge le opere di un museo ed un sindaco italiano che distrugge i resti di una villa romana per costruire un parcheggio? Senza neppure prendere in considerazione le follie iconoclaste di Boldrine e Fiano.
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