sabato 30 maggio 2015

Montagna: mai più padroni a casa propria

La montagna italiana si sente sotto attacco. E lo denuncia, nell'indifferenza generale, in un convegno a Cuneo.  Anche il convegno, peraltro, e' totalmente ignoto ai più e questo dovrebbe far riflettere sugli errori di comunicazione di un mondo che oscilla tra risentimento e rassegnazione ma che non vuol mai compiere il passo decisivo per tornare ad essere protagonista. Vittima della scemenza storica del politicamente corretto. Ieri, ad esempio, un grande montanaro come Mariano Allocco, ha affrontato il tema dei Parchi in montagna. Parchi che, nella versione europea, dovrebbero servire per conciliare lo sviluppo umano all'interno di un ambiente tutelato. Ma che, nella versione italiana, si trasformano in un diktat centralista che lascia spazio solo agli animali ed ai boschi per eliminare i montanari cacciandoli dalle proprie terre. Un parco di divertimenti per cittadini alla ricerca, per una decina di giorni all'anno o anche meno, di un territorio che faccia dimenticare lo stress urbano. Ma la logica dei parchi, al di la' degli aspetti legati alla creazione di centri di spesa e di luoghi di potere clientelare, corrisponde alla medesima logica di espropriazione culturale e politica in atto in ogni parte del Paese. La montagna, nell'ottica politicamente corretta, non deve essere solo il luogo destinato alle scorribande dei lupi, eliminando gli allevamenti di ovini e bovini (la carne di bestie al pascolo potrà essere importata dall'Australia o dall'Argentina), ma i borghi da cui vengono espulsi i montanari devono trasformarsi in centri di accoglienza per i migranti. Perché la cultura delle varie città italiane ha ormai perso ogni contatto con la tradizione locale,  con la propria storia, con la propria natura. Mentre sulle montagne sopravvive ancora una cultura legata al territorio, alle tradizioni. Dunque va estirpata. Cacciando tutti coloro che rappresentano la continuità di queste tradizioni e di queste culture, eliminando le lingue locali, distruggendo saperi antichi, cancellando feste ed artigianato locale. E sostituendo tutto con popolazioni in arrivo da ogni parte del mondo, con altre culture (meglio, molto meglio, se nulla hanno a che spartire con la montagna), per arrivare alla totale mescolanza che annichilisce ogni diversità ed ogni peculiarità. La montagna come territorio dove impiantare l'uomo nuovo, globalizzato. L'homo videns e l'homo consumens. Privo di identità, perché l'identità è politicamente scorretta. Ma la montagna, affidata ai migliori esempi del politicamente corretto, non può reagire perché vuole essere accettata dagli spacciatori del pensiero unico. E rinuncia a se stessa per non rinunciare alle noccioline lanciate dai costruttori del grande zoo montano.

venerdì 29 maggio 2015

Eataly, soccorso rosso in salsa di pomodoro

Panorama ha evidenziato, in un articolo ben documentato, le abissali differenze di prezzo dei medesimi prodotti nei punti vendita di Eataly ed in quelli di Esselunga. Ovviamente tutto molto più caro da Eataly del compagno Oscar Farinetti. Ma altrettanto ovvie le difese d'ufficio del patron di Eataly, tanto amico del bugiardissimo: i prezzi sono esposti e nessuno e' obbligato a preferire Eataly ad Esselunga. Giusto. Anzi, se i radical chic pagano di più, per potersi vantare di aver acquistato prodotti da Eataly, e' pure più divertente. Soccorso rosso in salsa di pomodoro. Il problema vero, sottovalutato, e' un altro. E' il problema dei rapporti del compagno Oscar con i fornitori. Dei problemi con i lavoratori. "Tutto a norma, tutto in regola", assicura il ricchissimo compagno. Ed è vero. Il bugiardissimo ed i suoi compari hanno legalizzato lo sfruttamento dei lavoratori, dunque Eataly rispetta le regole create dall'amico bugiardissimo. In regola si, ma ciò non toglie che faccia abbastanza schifo ascoltare i discorsi così sociali del patron e poi scoprire quanto guadagnano i dipendenti. Ma ciascuno risponde alla propria coscienza ed al proprio portafoglio. Più al portafoglio che alla coscienza, in questo caso. Comunque nessuno è obbligato ad arricchire il compagno Oscar e va bene così. Va meno bene quando il bugiardissimo ed i suoi compari raccontano che la crisi e' finita, che l'Italia e' uscita dal tunnel, che siamo in ripresa. Dovrebbero andare a raccontarlo, e senza scorta pagata da noi, nelle assemblee dei lavoratori considerati esuberi dalle grandi catene della distribuzione organizzata. Già, perché nonostante le bugie del governo, i consumi sono calati anche nei supermercati, negli ipermercati. E nonostante le bugie del governo le grandi catene non solo non assumono grazie al jobs act, ma lasciano a casa i dipendenti. Perché le famiglie italiane, non quelle radical chic che possono spendere da Eataly, non si fidano di un governo che ruba anche ai pensionati. Non si fidano delle promesse senza seguito. Ed allora, anche se possono spendere, preferiscono risparmiare. Non fanno girare l'economia perché il bugiardissimo fa girare le scatole. Riducono i consumi perché non credono più nel domani. Nonostante gli show delle renzine, nonostante il decisionismo di un premier che si trasforma anche in magistrato ed assolve, a futura memoria,il proprio candidato alla presidenza della Campania. Se può ignorare la sentenza sulle pensioni, perché mai non dovrebbe ignorare la Severino? Una bella bicchierata con i vini di Eataly, serviti da chi il vino non può permetterselo, e via con i festeggiamenti.

mercoledì 27 maggio 2015

C'è la ripresa: nei cassonetti dell'immondizia il cibo e' migliorato

A pochi giorni dal voto in 7 regioni, con il problema dell'eleggibilità del candidato del Pd in Campania, con la sicura sconfitta del partito del bugiardissimo in Veneto, con le difficoltà persino nella rossa Liguria, potevano i boiardi di Stato rimanere in silenzio? Certo che no. Così è sceso in campo nientepopodimeno che il governatore di Banca d'Italia. Spiegando agli italiani che non arrivano alla fine del mese che la ripresa e' in atto, e' reale. E che il cibo che raccolgono nei cassonetti per sopravvivere e' di miglior qualità. Tutto va ben, madama la marchesa. Il Pil vola (al penultimo posto in Europa, anche la Grecia cresce di più), la disoccupazione crolla, le pensioni sono sempre più ricche. E se quei cialtroni degli italiani continuano a frugare nei cassonetti per mangiare, lo fanno solo per il gusto o per danneggiare l'immagine del bugiardissimo e dell'Italia democratica. D'altronde il governo ha già deciso, ufficialmente, cosa intende per ricchezza eccessiva. Una pensione netta superiore ai 1.700 euro e' un lusso. Da colpire. Perché, in tal modo, si troveranno le risorse per garantire una pensione dignitosa ai giovani neo occupati. Portando la loro aspettativa pensionistica da 500 a 600 euro. Perché è questo lo scenario reale del Paese in fase di ripresa. Il governatore di Bankitalia glissa sul fatto che l'immagine vincente del Made in Italy e' legata ad uno stile di vita molto ma molto diverso. Non è solo la fabbricazione dei prodotti ad attirare i consumatori ed i turisti stranieri, ma anche tutto ciò che sta dietro alla produzione e che è, appunto, il modello di vita italiano. Ma se la ricchezza italiana oscillerà, nei prossimi anni, tra i 600 ed i 1.700 euro, con stipendi che a fatica raggiungeranno i mille euro, lo stile di vita che affascina gli stranieri sparirà. Ed insieme allo stile di vita sparirà il fascino del Made in Italy. Se a questo si aggiunge una riforma della scuola che penalizza la cultura classica e, dunque, la salvaguardia e la promozione delle bellezze italiane, si comprende come la ripresa annunciata dal Banca d'Italia serva solo a tirare la volata al bugiardissimo in queste elezioni. Ma senza futuro reale. Le riforme che tagliano retribuzioni e pensioni, che peggiorano il sistema sanitario, che distruggono decine di migliaia di posti di lavoro pubblici senza alternativa e creando nuova disoccupazione, non portano ad una ripresa. Ma questo lo spiegheranno solo ad urne chiuse.

martedì 26 maggio 2015

"Non pago": affermazione ignobile per la Grecia, sacrosanta per l'Italia

Bambole, non c'è una lira. Il classico dell'avanspettacolo dell'Italia che fu e' diventato uno slogan politico. Solo che alla lira si è sostituito l'euro. Bambole non c'è un euro per i rimborsi. Chi l'ha detto? E come è stata accolta la dichiarazione? Dipende. Le stesse parole sono state accolte in modo diametralmente opposto dall'ignobile dis informazione di servizio di questa Italietta. Con indignazione e rabbia, quando a pronunciarla e' stato un ministro del governo greco. Ma come? Prendono soldi non loro e non vogliono restituirli? Inaccettabile, vergognoso, infantile. Troppo comodo comportarsi così. E vai con la morale dei giornalisti di servizio e degli opinionisti a libro paga. Ma la stessa frase, pochi giorni prima, era stata pronunciata dai ministri del governo italiano. Condannati a restituire i soldi ai pensionati ma che, fregandosene altamente della condanna, hanno dichiarato che i soldi non saranno restituiti - se non una piccola parte ad una parte dei pensionati - perché i soldi non ci sono. Ed i commenti dei servizievoli giornalisti? Ma che bravi i ministri, che senso di responsabilità, che idea geniale. Peccato che la stessa genialità non valga quando i sudditi vessati da Iniquitalia provano a rispondere nello stesso modo: i soldi non ci sono e non ti pago. Allora i sudditi, che si comportano come il bugiardissimo e come Padoan, non dimostrano senso di responsabilità ma si trasformano in criminali nemici della nazione. O del governo che, per i servitori dell'informazione, fa lo stesso. Perché le regole non sono uguali per tutti. Perché le sentenze vanno interpretate a seconda dei propri comodi. Perché la Grecia senza soldi e' cattiva ed il governo italiano che ruba i soldi e' buono. Nella convinzione, forse esatta, che il popolo bue italiano non avrà neppure quel briciolo di coraggio e di dignità per votare contro questi ladri, contro questi cialtroni. Un popolo bue che non sa neppure rifiutare questa dis informazione indegna. E che si merita le tasse, i tagli, i furti

lunedì 25 maggio 2015

Spagna, Polonia, Grecia: 3 schiaffi a Bruxelles

Popoli d'Europa-Bruxelles 3-0. Non è stata la domenica ideale per gli euro burocrati cialtroni. Da Grecia, Spagna e Polonia sono arrivate 3 pappine forse inaspettate. E se in Grecia la situazione, all'apparenza più drammatica, può essere sistemata in qualche modo, Polonia e Spagna hanno bocciato senza appelli la mania dell'austerità che porta all'inevitabile disastro. I giornali di servizio italiani avevano persino sostenuto il governo madrileno dei popolari, pur di non far vincere i populisti iberici. Che, ovviamente, dei media italiani se ne fregano. Ma i nostri servizievoli organi di dis informazione parlavano di Spagna pensando all'Italia. Come è bravo Rajoy che, con l'austerità voluta dall'Europa, ha sistemato i conti, ridotto la disoccupazione e fatto crescere il Pil. Come è bravo il bugiardissimo italiano che, per far contenta l'Europa, vuole imporre un contributo di solidarietà ai ricchissimi pensionati con 2mila euro lordi al mese per creare un fondo destinato ai giovani che, in futuro, avranno pensioni da 500 euro al mese. Peccato che gli spagnoli abbiano rifiutato la logica della povertà perenne per far contenti gli euro cialtroni. Più occupati, ma sottopagati. Senza garanzie, senza futuro. Ed è interessante il dato di Barcellona dove Podemos conquista la città scalzando gli autonomisti-indipendentisti catalani troppo attenti al politicamente corretto per avere ancora un dialogo con un popolo sempre più arrabbiato. Così la sinistra alternativa di Podemos, se accetterà di fare accordi con i socialisti, prenderà anche Madrid, togliendola al partito di Rajoy. Bene anche Ciudadanos, schieramento centrista ma alternativo ai popolari. Avanti c'è posto, per chi rifiuta le logiche dei partiti espressione dei banchieri di Bruxelles. In Polonia, in fondo, si è ripetuta la medesima scena, con l'euro scettico Duda che diventa presidente della Repubblica sconfiggendo il presidente uscente Komorowski, uomo di Bruxelles. Anche a Varsavia sono stati gli esclusi a determinare l'inversione di marcia. Quelli che in Italia non votano e stanno a casa a lamentarsi e che, negli altri Paesi, determinano il cambiamento. Una Polonia che, con la sua russo fobia, rappresenterà un problema in questa parte d'Europa, ma che sulla politica interna proverà ad assomigliare all'Ungheria di Orban. Infine Atene, con la dichiarazione dell'impossibilita' di ripagare la rata del debito. Mancano i soldi, hanno spiegato i greci. Bruxelles spera sia solo un gioco delle parti per ottenere di più, e può anche essere così. Ma in ogni caso la politica di austerità imposta dall'Europa si è dimostrata fallimentare anche ad Atene. Se il Paese non cresce, i soldi per pagare il debito non ci sono. E non si cresce mettendo alla fame le famiglie, impedendo ai bambini di mangiare e di studiare, impedendo agli anziani di curarsi. Gli analisti di servizio garantiscono che l'eventuale default di Atene, con uscita dall'euro, non sarebbe un problema. Ennesima menzogna. Per la sola Italia il mancato pagamento del debito greco significherebbe un buco da 40 miliardi. Che verrebbe pagato dai sudditi del bugiardissimo.

martedì 19 maggio 2015

All'armi siam leghisti? La destra conquista la Lega

Antonio Rapisarda e' un grande. Con il suo libro "All'armi siam leghisti", in libreria dalla scorsa settimana, ha spiazzato i commentatori politici. Perché, ufficialmente, il libro dovrebbe evidenziare come Matteo Salvini ha conquistato il vasto arcipelago della cultura di destra, anzi delle destre. Quella cultura ignorata, quando non respinta, dai partitini della destra. E decisamente combattuta dai gruppi politici del centrodestra. Una cultura che nulla ha da spartire con i moderati di Berlu, con il partito repubblicano in salsa yankee prospettato come contenitore comune per chi non si lascia entusiasmare dal bugiardissimo, dalle renzine, dalla Boldrine. Dunque la Lega come rifugio per le più disparate anime della cultura antagonista vera, quelle che hanno in comune la capacità di pensare, di leggere e scrivere. Che non è poco, nel panorama politico. Ma che non  riesce a far rete o sistema. Con Salvini e la Lega, invece, l'individualismo cronico e pernicioso verrebbe invece superato. Ma è proprio così? Forse no. Perché il libro di Rapisarda contraddice, nel contenuto, quello che è l'enunciato. Ed appare uno scenario opposto. Non è Salvini ad aver conquistato gli intellettuali, ma sono gli intellettuali di destra ad aver conquistato Salvini ed occupato la Lega. Ancora parzialmente, certo, ma è pur sempre un inizio. In questo modo, tra l'altro, Salvini toglie ossigeno alle altre formazioni politiche di area. A loro insaputa, ovviamente. Perché gli altri non si sono mai accorti dell'importanza delle idee e della cultura. Preferendo i soliti slogan, tutt'al più aggiornati. Così il dibattito politico culturale si sposta sotto le insegne della Lega e dei movimenti aggregati. Fa comodo a Salvini, che non disponeva di un apparato culturale adeguato; ma rappresenta una grande opportunità anche per un gruppo di intellettuali con idee e proposte ma privi di sbocco e di ascolto. E Rapisarda compie un miracolo di equilibrismo addentrandosi, con "All'armi siam leghisti", in un mondo caratterizzato da infiniti contrasti, da gelosie assurde, da contrapposizioni sterili. Un miracolo che riesce a far convivere neo islamici e laici, tradizionalisti ed anarchici, rosso-bruni e azzurri sbiaditi. C'è poco verde e molto nero, ma c'è l'intelligenza di un autore che ha cultura e la sa adoperare.

lunedì 18 maggio 2015

Pensionati derubati? Meglio occuparsi dell'Ungheria

Il bugiardissimo ruba i soldi dei pensionati? Bravissimo, secondo i media di servizio. E' così che si fa.  Il bugiardissimo considera troppo ricchi quelli che hanno pensioni nette superiori ai 2.500 euro? Bravissimo, vogliamo un'Italia alla fame, senza possibilità di far ripartire i consumi interni. E poi son ben altri i problemi di cui devono occuparsi i giornali del regime dei bugiardissimi e delle renzine. Ad esempio dell'Ungheria, finita sotto accusa perché rifiuta la logica dell'omologazione e della distruzione della propria identità. Con un'operazione di raro squallore il quotidiano della famiglia Elkann-Agnelli ha spedito un'inviata solo per massacrare il governo di Budapest ed i suoi amici. Che sono tanti visto che tra il partito di governo e l'opposizione di destra si arriva sopra il 70% degli elettori. Ma la democrazia e' un optional per chi sostiene il governo del bugiardissimo dopo aver sostenuto quello del Grigiocrate Monti. Dunque gli ungheresi sono cattivi a prescindere: non vogliono neppure accogliere tutti i clandestini che l'Italia va a prelevare davanti alle coste della Libia. Ma come? La presidentessa Boldrine (la desinenza in -i e' quella di un plurale maschile, dunque da evitare) vuole l'immigrazione senza limiti e queste carogne degli ungheresi non la aiutano? Non le obbediscono? Razzisti, secondo l'inviata del giornale della Famiglia Elkann-Agnelli. Ed è solo per pura sfiga che, dopo Budapest, anche Parigi abbia respinto l'idea della quota obbligatoria di profughi da accogliere. Così come aveva già fatto Londra e come faranno molti altri Paesi dell'Unione europea. Che poi, in realtà, i bugiardissimi media italiani avevano glissato sulla differenza tra profughi e clandestini. La stragrande maggioranza di chi viene prelevato davanti alle coste libiche non è un profugo e, dunque, solo una minima parte dei nuovi arrivati sarebbe stata suddivisa nei vari Paesi europei. Gli altri, tutti gli altri, sarebbero rimasti in Italia per la felicità della presidentessa Boldrine e di tutte le associazioni che lucrano sui migranti. Tutti in hotel mentre gli italiani vengono sfrattati nell'indifferenza dei Comuni e del governo. Ed allora, per nascondere l'ennesimo fallimento del bugiardissimo, meglio dedicare paginate ai cattivissimi motociclisti ungheresi. Così cattivi da non voler garantire una via d'uscita alle sempre più imbarazzati boldrinate.

mercoledì 13 maggio 2015

E gli insegnanti smentiscono le bugie della Boschi..

Povera renzina Boschi. Spedita a dir sciocchezze sulla riforma della scuola per difendere il suo padrone e signore e pure la titolare del ministero. Patetica, la morbida Boschi, quando - con l'immancabile piglio autoritario del "vi spiego io la realtà"  - assicura che la riforma della scuola va avanti perché la vogliono gli insegnanti e gli studenti. Eh si', lo si è visto in occasione dell'ultimo sciopero, quando in piazza sono andati insegnanti e studenti. Insieme e senza far casino. Ma forse i giornalisti al servizio del bugiardissimo si son dimenticati di spiegare alla renzina che i cortei non erano di sostegno al governo ed alla sua riforma. A lei, la renzina, e' bastato che non scioperasse la moglie del bugiardissimo per poter raccontare al mondo intero che erano gli insegnanti a voler la riforma. Ora, di fronte al boicottaggio delle prove Invalsi, effettuato ancora una volta insieme da insegnanti e studenti, il ministro dell'Istruzione (la pessima Giannini) si indigna perché non è corretto approfittare della situazione per contestare il governo del bugiardissimo. Oddio, per le renzine il premier non dovrebbe mai essere contestato, a prescindere. Se la riforma piace alla moglie del bugiardissimo, perché mai qualcuno osa protestare? In realtà una qualche ragione c'è l'ha persino la renzina Boschi. La scuola italiana fa talmente schifo da rendere indispensabile una riforma. Ma una riforma seria, vera, intelligente. Non la vaccata di questo governo, utile solo per peggiorare ulteriormente il livello di preparazione e di istruzione dei ragazzi. Cultura? Non pervenuta. Già ce n'è poca, in futuro neppure quella. La scuola del bugiardissimo e delle renzine e' quella che minaccia di cacciare un bambino di 4 anni dalla materna perché saluta con il braccio teso. Mica si deve intervenire contro studenti che spacciano o scippano. Quelli vanno recuperati. Ma un bambino di 4 anni può essere cacciato senza problemi da maestre ovviamente renziane. La riforma servirà a preparare tanti piccoli servi del pensiero unico. Da sfruttare senza remore. Gli altri, se riescono a farsi una cultura, possono sempre emigrare

martedì 12 maggio 2015

Addio Forza Italia, ma anche Fdi non sta bene e cresce Sovranità

Silvio cucù, Forza Italia non c'è più. I disastri elettorali in Trentino, a Bolzano, in Valle d'Aosta sanciscono il tramonto definitivo di un partito e del progetto che lo sta accompagnando. Se Berlu fosse ancora lucido, i risultati sancirebbero anche la fine dei suoi pessimi consiglieri, del suo entourage, di chi ha avuto l'idea geniale di premiare - per l'ennesima volta - candidati pessimi e rifiutati dagli elettori. E chi è il grande stratega che sogna ancora il partito dei moderati, da inserire in un ridicolo partito repubblicano in salsa italo-americana? Se dopo gli anni del Grigiocrate Monti, dell'imbelle Letta e del bugiardissimo Renzi gli italiani sono ancora moderati, allora significa che possono tranquillamente votare Pd ed aspettare le nuove fregature decise dai Serra di turno e fatte passare attraverso il governo del bugiardissimo e delle renzine. Gli altri italiani, quelli che non ne possono più di tagli e sacrifici, non sono moderati, sono incavolati neri. E non hanno più voglia di votare le ex veline invecchiate e stiracchiate imposte dal cerchio magico di Berlu. Incapaci, incompetenti, arroganti. Persino Toti - ed è detto tutto - si è improvvisamente accorto dell'inadeguatezza dei candidati. Ma mica si cambia verso. Anzi, si procede sicuri verso il baratro finale. Non è che sia andata meglio al partito della Meloni. Ma quando dalle periferie del Paese si prova a spiegare che il romano centrismo di Fdi e' assurdo, arrivano immediatamente smentite e precisazioni. Invece ci sono 55 milioni di italiani che se ne fregano della Garbatella e del Testaccio. E le riprove non mancano, anche se, a Roma, si continua a far finta di nulla. Anche di fronte agli scandali che emergono in periferia e che coinvolgono esponenti di Fdi. Provare a cambiare atteggiamenti, no? Provare ad utilizzare il tesoro di An per qualche iniziativa che vada oltre le comparsate televisive in romanesco? Anche perché, sul fronte destro, Sovranità appare - laddove presenta candidati credibili - in grado di conquistare consensi soprattutto tra chi non andava più a votare. Inevitabile, dunque, che il leader dell'area sia diventato Salvini. La sua Lega cresce, raggiunge traguardi mai sfiorati in precedenza. Anche se resta ancora lontana da Grillo che si rafforza al secondo posto dietro al Pd che perde pezzi ed elettori. Ma il bugiardissimo e' felice. Senza Civati, presto senza Fassina, sposterà il Pd sempre più verso i moderati soddisfatti, verso quegli imprenditori che banfano ma non investono, che vogliono più clandestini da sfruttare e meno italiani da pagare. Il suo partito della nazione, una gran brutta nazione.

lunedì 11 maggio 2015

Il Trentino boccia il bugiardissimo e indica la strada per l'alternativa

Il bugiardissimo e le renzine troveranno sicuramente qualche alibi. Ma il voto in Trentino, che verrà sottovalutato dalle analisi di comodo, rappresenta invece un clamoroso segnale di difficoltà del partito di governo italiano. Che, in alleanza con gli autonomisti di servizio, vince al primo turno a Trento, ma perdendo quasi 20 punti percentuali e rischiando di andare al ballottaggio. E a Rovereto il ballottaggio si farà, mettendo a rischio la conferma dell'alleanza di centro sinistra. Strabattuta, al primo turno, a Pergine Valsugana, terza città del Trentino. Vince il modello delle "civiche", senza tanti simboli di partito ma con posizioni ben chiare. E le civiche si impongono anche negli altri principali centri della Provincia autonoma. La morbida Boschi ed il bugiardissimo confineranno il risultato nella banalità di un voto locale, con peculiarità che non hanno molto a che fare con la situazione nazionale. L'importante sarà nascondere i segni di una scivolata che potrebbe diventare una frana, se solo i politici nazionali dell'opposizione fossero in grado di capire il Trentino e di seguirne l'esempio. Candidati conosciuti ed apprezzati sul territorio, nessun paracadutato da altre zone, buon governo da parte di chi ha già amministrato. Il tutto a fronte dei soliti pateracchi dell'alleanza tra centro sinistra ed autonomisti. Il Trentino e' ricco rispetto alla media italiana, ma i trentini cominciano ad essere stufi sia degli amministratori del centro sinistra sia delle politiche nazionali basate solo sulla menzogna e sulla cancellazione della realtà. Ed il voto di ieri ha dimostrato che il bugiardissimo può essere combattuto e battuto. Purché si abbia il coraggio di cambiare atteggiamento, di puntare sul nuovo, sulle competenze, sulla credibilità. Una lezione formidabile, per chi (eventualmente) avesse la voglia di imparare a vincere.

venerdì 8 maggio 2015

Gli scozzesi trionfano con il rinnovamento. Il centrodestra italiano non vuol rinnovarsi

Cameron vince le elezioni inglesi, grazie soprattutto ad una legge elettorale che non garantisce la rappresentanza di formazioni minori. Così l'antipatico Farage conquista solo un paio di seggi benché, dal punto di vista numerico, il suo sia il terzo partito. In compenso prendono più seggi i nazionalisti gallesi mentre in Scozia e' un trionfo per il partito nazionalista locale che ottiene quasi l'en plein dei seggi. Ma se la ripartizione dei seggi condanna Farage, il voto condanna i laburisti. Ed in ogni caso rappresenta un'indicazione utile anche per l'Italia. Innanzi tutto perché dimostra che gli elettori sono perfettamente in grado di ribaltare i risultati annunciati dai sondaggisti. Non sempre le profezie si autoavverano. Quanto al voto scozzese, si è visto come si può passare da un insuccesso (di misura) al trionfo. Nell'arco di pochi mesi. Il leader scozzese che aveva voluto il referendum sull'indipendenza e l'aveva perso per poco, non si è nascosto dietro il risultato comunque positivo in termini numerici. No, si è dimesso immediatamente. Lasciando campo alla nuova leader che ha portato al trionfo odierno. Va bene, loro sono scozzesi ed i politici italiani sono diversi. Ma in Italia i leader sconfitti restano in sella, o nei dintorni del cavallo, anche dopo batoste epocali. Chi ha pagato, nel centrodestra, per gli ultimi disastri elettorali? Perché Cota, il governatore del Piemonte noto più per le mutande verdi che non per i risultati alla guida della Regione, e' ancora in circolazione nella politica leghista del Piemonte? E la Gancia, ex presidente della Provincia di Cuneo? E gli altri leader del centrodestra che han perso tutte le Province? Non si rottama nulla, tutti restano a volteggiare come avvoltoi in attesa di avere di nuovo qualcosa da mordere. Non si possono aspettare sempre gli scandali giudiziari per far piazza pulita delle vecchie, e sconfitte, classi dirigenti. Il ricambio dovrebbe essere un obbligo di fronte ai disastri politici ed elettorali. La Scozia e' andata in questa direzione ed ha trionfato. Non si possono ripresentare personaggi come Aledanno e sperare in un trionfo.

giovedì 7 maggio 2015

Rinascimento italiano, da Pirandello a Fedez

E' finalmente uscito "Sbirri di regime", un volume pubblicato da Bietti che raccoglie una ventina di racconti gialli ambientati nel Ventennio. Perché, quando si parla di cultura italiana, e' inevitabile volgere lo sguardo all'indietro. Siamo precipitati da Pirandello e D'Annunzio a Fedez e JAx. Mica male come cambio. Ovviamente i grandi nomi della cultura del Ventennio erano, in gran parte, figli dell'Italia Umbertina e non della Marcia su Roma. Per mere ragioni anagrafiche. Poi qualcuno - da Pirandello a Marconi, da Mascagni a Gentile - fascista lo è diventato. Ma anche la generazione successiva, figlia del Ventennio, non è stata da meno. A prescindere dalle scelte politiche di ciascuno, più o meno coerenti a seconda del periodo. Perché i grandi registi del neorealismo sono passati senza farsi scrupoli dalla cinematografia fascista a quella antifascista. Pur continuando a saper fare i registi. E gli scienziati? Fascista, anzi decisamente filonazista, Ettore Maiorana. Antifascista, ma figlio del Ventennio, Fermi. E sono figli della stessa epoca scrittori come Pavese, poeti come Ungaretti e Quasimodo, manager come Mattei, attori come Albertazzi e Chiari, come Tognazzi e Vianello, come Cervi e Fo. Non importa da quale parte si siano schierati, restano figli di un'epoca che sapeva creare professionisti, scienziati, filosofi, gente di spettacolo. I figli della nuova Italia, invece, chi sono? Chi sono i protagonisti del Rinascimento italiano promesso dal bugiardissimo? Fedez? Volo? Gli ospiti del Grande Fratello o quelli dell'Isola dei Famosi? I tronisti di Uomini e Donne o i protagonisti di Amici? Perfetti per rappresentare l'Italia del bugiardissimo, inadatti per essere i protagonisti di un nuovo Rinascimento. Il genio italiano, se mai è esistito, sopravvive da qualche parte? Forse si', in qualche laboratorio tedesco, in un centro di ricerca francese, in qualche università americana. Dove il bugiardissimo costringe ad emigrare i ragazzi più preparati e che pretendono di essere adeguatamente remunerati per la propria qualità. Ma, forse, si ricorderanno di essere italiani bevendo un barolo o mangiando un piatto di spaghetti. Forse. Perché è più probabile che preferiscano dimenticare il Paese guidato dal bugiardissimo che li ha obbligati ad andarsene, il Paese dove avrebbero dovuto lavorare gratis per anni, per far contento il ministro Poletti. Dove non avrebbero mai avuto una pensione per far contenta l'ex ministra Fornero. Ed allora teniamoci Fedez, nuova bandiera del Rinascimento italiano. Altro che Michelangelo o Raffaello..

mercoledì 6 maggio 2015

Si guarda al dopo regionali sperando nei miracoli

Tutti in attesa del 1 giugno e dei risultati delle elezioni regionali. Per capire se le vuote promesse del bugiardissimo hanno finalmente fatto aprire gli occhi agli italiani o se, ancora una volta, bastano le chiacchiere per ottenere i voti. Per capire, inoltre, se gli avversari del bugiardissimo riusciranno a scollare gli italiani dalle poltrone convincendoli a votare per una alternativa. Quale che sia. Difficile: più comodo andare al mare, non scegliere e continuare a lamentarsi perché nessuno (degli altri) fa alcunché. Ma, forse, qualcosa si potrà capire già prima, con il voto anticipato in Trentino e Valle d'Aosta. Dove si vedrà se funziona #autonomistastaisereno o se l'attacco del bugiardissimo alle autonomie locali ha provocato qualche reazione. In ogni caso a giugno le opposizioni dovranno decidersi a far qualcosa per evitare la scomparsa che, in questo momento, appare inevitabile e pure sacrosanta. Che fare, nel concreto? Beh, se Zaia riconquistasse il Veneto, potrebbe trasformare la regione in un polo di aggregazione delle altre realtà che non si entusiasmano per il bugiardissimo. Non limitandosi alla banalità dell'amministratore di un mega condominio regionale, ma provando a far politica. Per autonomisti ed indipendentisti sarà una bestialità assoluta, ma provare a studiare la storia e scoprire cosa ha fatto il Piemonte pre unitario con gli intellettuali riparati a Torino in fuga dai loro ducati, regni e principati, potrebbe essere utile. Il Veneto come laboratorio politico, come centro da cui far partire idee ed iniziative, il polo che attira i nemici del bugiardissimo in arrivo da ogni parte  d'Italia. Senza i condizionamenti ciellini che han fatto sparire Maroni. E gli altri? Un nuovo mini partito di Berlu con il suo cerchio magico, un'aggregazione dei centrodestristi per mettere insieme Sciolta Cinica, Passera, Tosi, i rimasugli dell'Udc e quei pochi del Ncd che non fuggiranno nel Pd. E la Meloni? Punterà su una dimensione nazionale del partito o continuerà a credere nel romano centrismo?  Riuscirà ad utilizzare parte delle enormi risorse della Fondazione di An per far politica o si proseguirà nell'irrilevanza? Certo non aiuta la faida famigliare dei Le Pen. Una pessima figura mondiale che si ripercuote anche in Italia. La destra appare come irrimediabilmente litigiosa, incapace di vincere la guerra dopo aver vinto tante battaglie. Problemi umani, prima ancora che politici. Come quelli che caratterizzano i grillini. Ai quali va dato atto, però, di una tenuta di molto superiore alle attese. E con un personale politico non proprio entusiasmante. Le scissioni, gli abbandoni, hanno fatto bene ai 5 stelle. Che riescono ad intercettare la protesta in misura superiore rispetto alle destre. Qualcosa vorrà pur dire

martedì 5 maggio 2015

Salvate il ragazzotto che dice scemenze in tv

E' diventato il pirla per antonomasia. Grazie alla sacrosanta definizione che gli ha affibbiato suo padre. Ed ora il ragazzotto con felpa e cappuccio che ha voluto i suoi 2 minuti di celebrità, accettando di essere intervistato durante il corteo dei teppisti a Milano, si ritrova trasformato in un simbolo. Utile a tutti. Soprattutto a Salvini e Meloni, ma anche a Berlu e Grillo. Un po' meno al bugiardissimo perché il pirla non è un figlio di papa' con Rolex al polso, come altri suoi compagni di scorribanda. Tanto per ribadire che il bugiardissimo mente a prescindere. Il pirla ha una famiglia onesta alle spalle, che si vergogna della stupidità del figlio, che lo sgrida e si indigna. E basta. Una famiglia da tutelare. Perché le colpe dei figli non è che debbano sempre ricadere sui genitori. Colpevoli, probabilmente, di non aver offerto al figlio un'educazione musicale adeguata. E così il ragazzotto si è messo a frequentare i centri sociali dove può rimbecillirsi con i rumori emessi dagli emuli di Fedez. Ma sin qui son solo fatti suoi e del suo scarso gusto artistico. Poi, però, va in piazza a far bordello, come dice lui,  e il problema diventa pubblico, politico. Lui, il pirla, diventa l'emblema di questa sinistra. Priva di idee, priva di iniziative proprie ma solo capace di seguire gli ordini del capo branco. Perché vai in piazza? Boh. Un'idea di società futura? Boh. Vuoto cosmico. E' l'Italia del presente che diventerà l'Italia del futuro. Quella voluta dal bugiardissimo che, con oppositori di questo livello, potrà governare per mille anni. Lui o un suo clone. Un'Italia che non ha nulla da dire ma che, di fronte ad una telecamera, lo dice lo stesso. E' l'Italia creata da Mediaset con i programmi della De Filippi. Che differenza c'è tra il pirla incappucciato ed i pirla che blaterano agli ordini di Maria? Nessuna. Ma è davvero questa l'Italia che vogliamo? Probabilmente si', considerando gli ascolti televisivi. Ed allora chi guarda quei programmi abbia il buon gusto di non indignarsi contro il ragazzotto incappucciato. Che, come dicevano i guitti di Striscia la Notizia, non ci avrà messo il cervello ma almeno ci ha messo la faccia. E sicuramente i suoi compagni, quelli che lo portano alle manifestazioni e lo usano come pedina senza anima, non lo utilizzeranno per assaltare di notte le librerie dove si fa cultura. Perché il ragazzotto difficilmente saprebbe distinguere un libro che contiene cultura (una cosa strana, a lui estranea), da una raccolta di vaccate del Fedez di turno. Probabilmente, però, i suoi compagni non lo vorranno più alle manifestazioni. Per evitare che il mondo conosca la nullità imperante nel mondo di costoro.

lunedì 4 maggio 2015

Manganellate contro la scuola, ma non contro i teppisti di Pisapia

Qualcuno si è stupito perché la polizia, che ha accuratamente evitato di caricare i teppisti a Milano, sia invece intervenuta pesantemente a Bologna contro gli insegnanti che contestavano il bugiardissimo alla festa del Pd. Al di la' delle strategie di ordine pubblico (se vengono bruciate le auto dei privati cittadini chissenefrega, ma guai a fischiare il bugiardissimo), e' evidente che il governo non può tollerare contestazioni precise e mirate. L'Expo non è un provvedimeto governativo, la riforma della scuola si'. Dunque se i centri sociali di Pisapia, dopo aver bruciato una libreria (Ritter), sfasciano qualche negozio, va bene. Nessuno li sgombra e verranno utili per impedire qualche iniziativa politica dell'opposizione. Ma se gli insegnanti si agitano, allora son problemi grossi. Innanzi tutto perché il mondo della scuola e' numeroso. Professori, maestri, precari, supplenti. Sottopagati ma senza troppe pretese da parte di chi li paga. Se un docente e' bravo e si impegna, lo fa a suo rischio e pericolo e non guadagna nulla. Se non fa niente, va bene lo stesso. D'altronde la scuola italiana, ancor più con la riforma imposta dal bugiardissimo, non deve preparare professionisti o almeno cittadini di qualità. Deve sfornare braccia da sfruttare. Non deve formare esperti cultura in grado di valorizzare le bellezze artistiche, storiche e paesaggistiche dell'Italia, ma solo custodi dei musei che non sanno nulla delle opere esposte. Non devono preparare ingegneri e scienziati di alto livello, perché se no emigrano verso Paesi dove la qualità e' apprezzata e pagata. Ed allora, se manca un qualsiasi progetto educativo, la scuola italiana si contraddistingue solo per la confusione burocratica. Leggi e leggine, concorsi fatti ed abortiti, graduatorie insulse, trasferimenti forzati con immediata richiesta di rientro al paese d'origine abbandonando gli allievi. Senza garanzie, senza premi per i migliori insegnanti, senza penalizzazioni per chi non sa o non vuole insegnare. Il massimo della genialità e' trasformare gli educator in accattoni del marketing, alla ricerca di sponsor che, in cambio di pochi euro, possano indirizzare gli studi non verso la qualità ma verso ciò che più serve al finto mecenate: braccia a basso costo. Ed allora va bene anche la polizia per manganellare chi fischia il bugiardissimo e la sua ministra. E, domani, andranno bene i media di servizio per condannare gli scioperi di chi è già condannato dalla riforma