venerdì 27 marzo 2015

Pirelli cinese, Pininfarina indiana? Italia per schiavi

Ma che bello! Gli investitori stranieri si comprano l'Italia a prezzi da saldo e gli opinionisti di servizio esultano. In base al concetto che non ha importanza il passaporto del padrone. Basta che il brand sia italiano. E allora magari chiamiamolo marchio e non brand. Così Pirelli e' diventata cinese, Pininfarina diventerà indiana, i treni son diventati prima francesi e, quelli rimasti, giapponesi. E le acciaierie divise tra Nord Africa e India, i cinesi nelle banche e nelle finanziarie pubbliche, i francesi nell'alimentare e nell'energia, proprio come gli spagnoli. E poi moda, telefonia, aerospazio. Che bello, che bello! Si entusiasmano, i servi. Perché è un esempio fantastico di globalizzazione. E cosa c'è di male se la Cina,in cambio, pretende che i suoi sempre più numerosi connazionali in Italia siano liberi di evadere le tasse, di sfruttare la manodopera, di non rispettare le regole di igiene nei locali, di vendere prodotti pericolosi? Loro comprano le aziende, fanno felici i servi del burattino, qualcosa in cambio dovranno pure avere. Come devono avere qualcosa in cambio gli americani che controllano tante aziende meccaniche, i tedeschi che hanno catene distributive. Tutti devono avere qualcosa in cambio, tranne i sudditi italiani. I padroni, invece,qualcosa ce l'hanno: i soldi incassati per vendere al primo straniero che mette sul tavolo un mucchietto di denaro. Mica e' colpa loro se gli italiani non comprano. Taccagni quando si tratta di investire, inesistenti quando si deve comperare, prontissimi a vendere. Ed allora è inevitabile che tra le troppe riforme promesse dal burattino non ci sia quella dei trasporti. Non ci sia quella della logistica. Non ci sia quella della catena distributiva. I compratori stranieri non vogliono. Non vogliono alternative a vantaggio dei piccoli produttori e dei consumatori. Vogliono che i Tir dei mega gruppi stranieri, con autisti stranieri, possano viaggiare senza prolemi e senza controlli. Vogliono strangolare i piccoli agricoltori, i piccoli artigiani. Ma gli opinionisti festeggiano perché non è importante il passaporto. Persino Prodi si è accorto che la politica industriale dell'Italia viene decisa a Pechino. Ma per gli opinionisti di servizio anche questo e' motivo per festeggiare.

giovedì 26 marzo 2015

Imu sulle seggiovie: attacco alla montagna ma poi toccherà al mare

Gli impianti di risalita, che pagano le tasse in quanto mezzi di trasporto, devono anche pagare l'Imu in quanto non riconosciuti come mezzi di trasporto. E' l'Italia, bellezza. Mica si può pretendere coerenza tra i vari apparati di questo Stato. L'importante è far cassa, in un modo o nell'altro. E poi, in realtà, la coerenza c'è. Perché, da tempo, e' in atto un attacco alla montagna. L'Italia e' un Paese montano, tra Alpi ed Appennini. La pianura e' una parte minoritaria. Ma in pianura vive la maggioranza degli italiani mentre le terre alte sono spopolate. Dunque il piano va a caccia di risorse del monte. Che si tratti di risorse naturali a partire dall'acqua e dall'energia (idroelettrica e biomasse) o che si tratti di tasse. Prima l'attacco al pellet, ora la grande idea dell'Imu sulle seggiovie. Sia chiaro: non sui bar all'arrivo degli impianti o sulle piste da sci, proprio sugli impianti a fune. La coerenza di un attacco concentrico per rubare tutto il rubabile. Ovvio che la prima conseguenza di una tassa in più sarà l'aumento dei prezzi per l'utilizzo degli impianti. Prezzi più alti, minor numero di turisti. Sempre più stranieri e sempre meno italiani, che non si possono più permettere una vacanza. E allora non è un caso l'attacco del ministro Poletti contro le vacanze lunghe delle scuole: se in vacanza non potete più andare, tanto vale che i ragazzi lavorino gratis durante l'estate. Con evidenti ripercussioni drammatiche sul turismo inteso come attività economica. Hotel più vuoti, ristoranti costretti a chiudere, disoccupazione in crescita, locali deserti. E valore delle seconde case in ulteriore picchiata. A vantaggio di chi? Ma degli oligarchi italiani e stranieri che, con un tozzo di pane, potranno comprarsi tutto, a partire dalle strutture ricettive. Dopo lo shopping delle industrie, dopo il patrimonio  residenziale urbano passato sotto il controllo delle banche, ora toccherà al turismo essere svenduto a chi possiede la liquidità. Si comincerà con la montagna, più in difficoltà da tempo (anche per gravissime responsabilità di chi ci vive), e poi toccherà anche al lago ed al mare. Solo questione di tempo, mentre i polli di Renzi continuano a beccarsi convinti che l'attacco contro le terre alte risparmierà le coste. Errore clamoroso, e non servirà troppo tempo per accorgersene.

martedì 24 marzo 2015

Meno vacanze per gli studenti, nessuna vacanza per i genitori

Ora gli ipocriti fingono di stupirsi di fronte alla proposta del ministro Poletti (quello delle coop) di ridurre ad un mese le vacanze degli studenti. E gli ipocriti fingono che il problema sia solo dei ragazzi. Invece la democratura renzista (fallimentare, a differenza di quella dell'ungherese Orban)  persegue, con questa proposta, una strada ben precisa e perfettamente definita. Democratura, ossia una mescolanza di democrazia - molto scarsa nella situazione italiana - e dittatura. E cosa prevede la democratura italiana? Di disporre di un Paese di servi, sottopagati e privi di capacità di reazione. Il modo migliore per ottenere la resa dei servi e', come sempre, quello di dividerli. Persino il poco istruito premier conosce il "divide ed impera". Così si parte con una proposta che riguarda, in teoria, solo gli studenti per portare, in pratica, un attacco all'intera società. Perché è vero che le vacanze estive degli insegnanti sarebbero, in teoria, ben più brevi, ma di fatto si è accettata la logica delle ferie lunghe in cambio dell'accettazione di salari da fame. Con la proposta Poletti le scuole resterebbero più aperte, ma i salari degli insegnanti resterebbero fermi. E guai a protestare, per evitare accuse dalle altre categorie. Cosa dovrebbero fare gli studenti durante l'estate? In teoria formazione-lavoro. In pratica lavorare gratis o sottopagati. Andando a fare concorrenza a lavoratori regolari occupati solo stagionalmente. Fantastico. Ma,ci spiegano, le nostre vacanze estive sono più lunghe di quelli di altri Paesi come Germania e Francia. Che, però, hanno un clima decisamente più fresco di quello italiano. E che, soprattutto, hanno più ferie scaglionate durante l'anno. Quante sono le famiglie italiane che, per motivi di lavoro, possono prendersi liberamente le ferie quando fa comodo ai figli durante l'anno?  Non moltissime. Dunque i figli, minorenni, verrebbero parcheggiati a casa davanti alla tv mentre, con ferie estive lunghe, vengono spesso spediti da nonni e parenti vari ai Paesi d'origine, contribuendo a rinsaldare legami con la famiglia e con la propria terra. Ed il turismo? Quello italiano soffre di una grave crisi, con le presenze italiane in caduta grazie alla crisi che, solo per il governo, non esiste più. E le presenze straniere aumenteranno quest'anno ed il prossimo, ma poi on possiamo inventarci un Giubileo ogni due anni ed un Expo ogni semestre. E' dunque evidente che, per il governo, non sono gli studenti a dover accorciare le vacanze, sono gli italiani tutti a doverle dimenticare. Obbligando i ragazzi a fare, gratis, i camerieri per i ricchi stranieri, a trasformarsi in guide gratuite nei musei per gli stranieri, a lavorare gratis nei supermercati, nelle botteghe che sfornano souvenir per gli stranieri. E senza protestare, per non irritare il burattino portasfiga.

lunedì 23 marzo 2015

Le Pen e Ciudadanos, lezioni per le destre italiane

Una salutare lezione, quella offerta dalle elezioni amministrative in Francia ed in Andalusia. Marine Le Pen viene superata, nettamente, da Sarkozy. E va bene che, rispetto al voto precedente, il Fn cresca in misura consistente. Ma la marea montante si è fermata, almeno per il momento. Perché alle amministrative (in pratica delle elezioni provinciali in salsa transalpina) i francesi mettono da parte gli slogan di protesta e votano per programmi e personaggi locali in grado di amministrare. La rabbia resta, ma la mancanza di programmi veri, concreti, credibili, si paga. Così come la carenza di politici di prestigio a livello territoriale. Un campanello d'allarme anche per Salvini e destre assortite. Certo, i francesi sono differenti, a loro non frega nulla se Sarkozy sia un cialtrone che ha preso soldi da Gheddafi prima di organizzarne l'assassinio; a loro non frega nulla se l'attuale disastro libico sia la diretta conseguenza del criminale attacco francese contro Tripoli, voluto sempre dal genio della politica estera Sarkozy. Ma anche nella derelitta Italietta servirebbero programmi e uomini, dopo gli slogan. Servirebbe , alla Lega ed alle destre sparse, capitalizzare i rapporti ottimi con Mosca, servirebbe indicare una nuova classe dirigente alternativa ai mutanderos ed alle compagne dei politici di lungo corso. Invece la parola d'ordine sembra essere un'altra: tempi lunghi. La Fondazione di Alleanza Nazionale si riunisce per decidere cosa fare e decide di rivedersi a inizio estate per decidere cosa fare. Di rinvio in rinvio. E si cerca di riciclare in qualche modo qualche pessimo esponente di un periodo da cancellare. Idee? La prossima volta. I centri studi da raccogliere intorno a Marine Le Pen? Con calma. Quelli intorno alle destre? Con più calma. Intanto un gruppetto come Ciudadanos (Cittadini)  si presenta come alternativa di centrodestra a Podemos, raccoglie poco meno del 10% in Andalusia e si comporta esattamente come Ncd di un Alfano qualunque, cercando subito un accordo con il Partito socialista iberico. Forse, quando si parla di alternative, ci si aspetterebbe qualcosa di meglio sia dal Fn sia dai Ciudadanos di ogni Paese

venerdì 20 marzo 2015

Lo Stato e' corrotto? Colpa dei cittadini

Quanto costa la corruzione in Italia? 60 miliardi di euro all'anno, assicurano gli esperti. Ma se sono così esperti da sapere persino quanto vale, come mai non intervengono per impedirla? Per ridurla? Un ex magistrato di Mani Pulite spiega che la colpa, guarda caso, e' dei cittadini. Che non fan nulla per impedire lo sconcio, che non si ribellano, che non hanno il senso dello Stato. Forse ha ragione. Ma potrebbe perlomeno chiedersi perché manchi completamente il senso dello Stato. Forse perché i cittadini sono stanchi di essere sudditi. Forse perché vedono nello Stato i privilegi dei magistrati in pensione in confronto alle pensioni da fame elargite dallo Stato ai propri sudditi. Forse perché i cittadini sono quelli massacrati dalla Fornero, ministro di questo Stato. Forse perché lo Stato percepito dai cittadini e' quello di Equitalia, sempre assiduo a differenza di quello che dovrebbe proteggere i cittadini dai criminali: tragicamente  assente. Lo Stato, per i sudditi, e' quello che a Torino inizia le indagini contro i potenti e tutti sanno già che non ci saranno condanne. Mai che le attese vengano smentite. Lo Stato e' quello che ha trasformato i diritti dei cittadini in favori elargiti ai sudditi preferiti. E' quello che trova hotel e villette per ospitare i clandestini e manda per strada i sudditi poveri. E' quello che promette lavoro e mantiene disoccupazione. E' quello che manda in galera i sudditi che si difendono dalle aggressioni, sostenendo che alla difesa deve provvedere lo Stato, salvo spiegare che lo Stato non è in grado di intervenire, perché impegnato a fare l'esattore. Lo Stato e' quello che fa studiare i figli dei sudditi in scuole fatiscenti e con insegnanti demotivati, ma se il ragazzo riesce lo stesso ad istruirsi lo costringe ad emigrare. Ecco, questo e' lo Stato che dovrebbe convincere i cittadini a diventare paladini dell'onestà e della battaglia contro la corruzione. Ossia contro quei corrotti che, tra un furto e l'altro, elargiscono favori ed un osso da rosicchiare ai sudditi disperati. 60 miliardi? Possono aumentare, con questo Stato.

giovedì 19 marzo 2015

E i cialtroni buonisti si accorgono che l'Isis e' cattiva..

Hanno ammazzato degli italiani e, all'improvviso, anche i cialtroni buonisti di casa nostra han capito che i tagliagole dell'Isis non son brave persone. Sino a quando sgozzavano francesi e giapponesi andava tutto bene e bisognava capire i criminali. Così come quando si facevano pagare mega riscatti per restituire due sprovvedute rapite in Siria. Ma ora basta. Ed i cialtroni buonisti si trasformano anche in guerrafondai. Pronti a far guerra alla Tunisia che, ovviamente, non c'entra nulla ed è vittima ancor più dell'Italia. E' evidente che l'assalto a Tunisi non era diretto contro l'Italia. Anzi, se gli assassini non fossero stati dei caprai ignoranti, avrebbero evitato di sparare contro gli italiani perché il nostro Paese rappresenta la più agevole delle porte per spedire criminali in giro per l'Europa. Grazie a Boldrini ed Alfano i terroristi possono entrare indisturbati. Arrivano per creare terrore, per spaventare. Ed in questo senso diventano utili anche gli assassini come l'ubriaco che ha sgozzato un ragazzo italiano a Terni. Il terrore va bene in ogni forma. Un attentato come un'aggressione al bar, una bomba come uno stupro. L'Isis vuole uno scontro di civiltà e tutto serve per alimentarlo. In questo l'Italia e' perfetta, con vescovi che difendono gli assassini ed accusano gli italiani per non aver offerto alle grandi opportunità clandestine ville con piscine per evitare l'emarginazione. Per favorire uno scontro di civiltà sono utili i presidi che vietano il prosciutto ed il panino al salame nelle mense scolastiche, i professori che vietano il presepe e le recite di Natale. Sono loro i responsabili del conflitto, della rabbia impotente che si trasforma in uno scontro assurdo tra civiltà. Sono loro i veri complici dell'Isis che proprio questo vuole. Così come vorrebbe, ora, bombardamenti indiscriminati per mostrare alla stragrande maggioranza degli islamici,  quelli che non sognano alcuno scontro di civiltà, che l'Occidente è cattivo e li perseguita. Certo, e' più facile bombardare piuttosto che andare a combattere sul terreno i tagliagole, eliminandoli definitivamente. Certo, e' più facile andare a controllare cosa dicono gli imam nelle moschee piuttosto di spiegare a certi vescovi italiani il rispetto per le vittime prima di quello per gli assassini. Ed è evidente che con Boldrini ed Alfano l'Italia sia obbligata a scegliere non la strada più giusta ma quella più assurda ed inevitabilmente perdente.

mercoledì 18 marzo 2015

Chi accarezza i delinquenti? Il governo e i magistrati

Lo Stato - affermano i magistrati - prende a schiaffi chi prova a fare giustizia ed accarezza i corrotti. Ed il burattino si offende, anzi si arrabbia proprio. Non è che abbia tutti i torto, questa volta. Non sul fatto che lo Stato, a cominciare da questo governo, accarezzi i corrotti. Ma non son certo i magistrati italiani che possono indignarsi per questo. Il maresciallo dei carabinieri in pensione, morto per infarto mentre inseguiva un rapinatore, era alle prese con un pregiudicato che, come sempre, era in libertà. Come sono sempre in libertà i responsabili di scippi, di violenze, di furti negli appartamenti. Carabinieri e poliziotti li arrestano, i magistrati li rimettono subito in libertà. Non sono carezze ai delinquenti, queste? Loro si giustificano sostenendo che sono le leggi ad aprire le porte delle celle. Ma è falso. E' la loro interpretazione delle leggi a liberare i delinquenti, ad accarezzarli. L'accattonaggio con i bambini e' vietato dalle leggi, che prevedono anche il reato di riduzione in schiavitù. Ma ci sono magistrati che non applicano la legge, sostenendo che per alcune etnie non vale perché rientra nelle loro tradizioni. La legge lo prevede? No, ma questi magistrati se ne fregano. E che dire dei delinquenti arrestati per il medesimo reato tre volte in due giorni e rimessi in libertà perché, evidentemente, per il magistrato non c'è il rischio di reiterazione del reato? E quelli posti agli arresti domiciliari anche se non hanno un domicilio? Chi, se non i magistrati, interpreta le leggi sempre a favore di alcune categorie di delinquenti? Ovviamente devono essere delinquenti politicamente corretti, quelli che piacciono anche ai vertici di questo Stato. Clandestini spacciati per rifugiati o per aspiranti rifugiati, come l'assassino che ha ammazzato un ragazzo a Terni. Per loro le leggi vanno interpretate in modo carezzevole, per gli altri in modo rigoroso. Magistrati e burattino, se le cantano e se le suonano.

martedì 17 marzo 2015

Lupi, scaricato dal Papa, imbarazza il governo

Chissà se il Papa, quando ha bacchettato violentemente Comunione e Liberazione, aveva già ricevuto dall'alto informazioni riservate sul ministro ciellino Lupi, sulle vicende che coinvolgono il figlio del ministro e sul potentissimo Incalza. Se il potere divino aveva abbandonato gli uomini di Cl, forse anche il potere giudiziario poteva farsi avanti. Suscitando non poche perplessità. Perché è curioso che il prode Incalza sia accusato di ogni nefandezza in merito alla Tav ma che, sul fronte ferroviario, le accuse latitino. Come si può pretendere che gli italiani credano al teorema secondo cui i prezzi delle opere lievitavano a dismisura a causa delle tangenti, ma ai vertici delle ferrovie nessuno se ne accorgeva? Eppure i media evidenziavano, ogni tanto, che il prezzo al km, in Italia, era doppio o triplo (sino a 6 volte tanto) rispetto ai costi dell'alta velocità ferroviaria in altri Paesi europei. E non soltanto quando i km erano sugli Appennini, ma pure in pianura. Ma andava bene così. Tutti felici, tutti convinti che l'Alta velocità fosse la panacea per tutti i Mali dell'economia italiana. Avrebbe fatto viaggiare le merci ad alta velocità, rendendo il sistema più competitivo. Quante merci viaggiano da Torino a Salerno, da Milano a Roma ed a Napoli? Nessuna, ma tanti soldi hanno viaggiato verso le giuste destinazioni. Senza che qualcuno se ne accorgesse, senza proteste. Ovviamente, come assicura il ciellino Lupi, nessuno chiedeva nulla. E se un figlio si ritrovava con un posto di lavoro offerto da qualche azienda coinvolta nelle vicende, era solo grazie all'intercessione divina. E se al figlio arrivava un orologio da 10mila euro, era sicuramente la Provvidenza ad aver acquistato il dono. Se poi ci si mette anche il burattino portasfiga che "mette la faccia" sull'Expo, e' inevitabile che ci siano accuse anche riguardo ai lavori per la manifestazione milanese. Così come era inevitabile il mal di schiena di Putin dopo aver incontrato il premier italiano. Anche se qualche esperto di politica internazionale aveva avvertito il burattino dei rischi di immagine che correva andando in Russia. Dove - spiegava l'esperto - era imminente il colpo di Stato degli oligarchi che avrebbero deposto lo Zar. Forse il burattino ha portato sfiga agli oligarchi?

lunedì 16 marzo 2015

Landini dalla parte degli sfruttatori

Ma perché Susanna Camusso si spaventa così tanto per l'iniziativa di Maurizio Landini? Cosa la spaventa del Coordinamento sociale? Certo non una eventuale scalata di Landini alla segreteria della CGIL. Anzi, nel momento in cui il leader della Fiom si dedica di più agli aspetti politici e sociali, si occupa di meno delle gerarchie interne alla CGIL. E allora perché preoccuparsi? Per uno schiaffo al burattino portasfiga? Camusso ha paura delle vendette del presidente del Consiglio? #Susannastaiserena? Eppure l'iniziativa di Landini non pare una grande cosa. Bocciata dalla sinistra Pd che non lascerebbe lo strapuntino all'interno della Ditta neppure per sbaglio, priva di una vera portata di cambiamento, priva di una visione globale e priva pure di leader carismatici alla Tsipras. Già gli alleati che si è scelto Landini chiariscono la modesta prospettiva. Globalisti a tempo pieno, assolutamente impossibilitati a tutelare le fasce deboli perché troppo impregnati di politicamente corretto. Landini, che è persona intelligente e per nulla sprovveduta, sa benissimo che aumentando la platea di chi cerca lavoro si distruggono i diritti e le tutele dei lavoratori. Ma, in nome del politicamente corretto, continua a sostenere la politica degli sbarchi che aumenta a dismisura il numero di disperati, senza qualifica, alla ricerca di una occupazione. Rinunciando a diritti, a tutele, a salari dignitosi. E questo provoca una corsa al ribasso dei diritti e dei salari anche per gli italiani, compresi quelli che un lavoro c'è l'hanno già. I banditi che stanno alle spalle del burattino vogliono questo, vogliono masse di disperati. Ma su questo punto, che è il primo punto, Landini e compagni tacciono. Più disperati ci sono, meno diritti hanno. Facile facile. Ma non per i buonisti di comodo, al servizio degli sfruttatori. Certo, Landini e compagni hanno la fortuna di non avere a che fare con una informazione onesta e corretta, che spieghi agli schiavi attuali ed a quelli in divenire quali saranno le prospettive. Informazione di comodo. Ma, presto o tardi, anche gli sfruttati più idioti capiranno il giochino. Lo sporco giochino. E non basteranno i coordinamenti ad incanalare la sacrosanta rabbia.

giovedì 12 marzo 2015

Delatori e contro informazione sui social

Con la crisi dei giornali e l'esplosione dei social, tutti informano su tutto. Senza filtri, senza controlli. Ma solo all'apparenza. In realtà c'è chi controlla ed interviene. Senza scomodare il Grande Fratello o l'orecchio di USA e Gran Bretagna. Il controllo e' capillare e continuo, ma quasi a senso unico. E' sufficiente pubblicare su Facebook una foto non politicamente corretta e subito partono proteste, denunce che portano all'oscuramento. E' sufficiente pubblicare una notizia scomoda e, subito, la canea dei controllori democratici in servizio permanente effettivo si scatena. Con denunce sui siti corretti, con insulti, con l'utilizzo di una contro informazione falsa ma trasformata in vera dalla ripetizione delle menzogne. Abbondano i siti di delatori che si nascondono sotto sigle che combattono razzismi e discriminazioni. E non importa se il nemico da combattere non sia razzista o discriminatorio. Un'accusa non fa mai male, intimorisce, intimidisce, spinge ad evitare argomenti scomodi che infastidiscono i politicamente corretti. Lo stesso succede quando si toccano argomenti sgraditi a determinati Paesi. Vietato toccarli, vietato nominarli se non per esaltarli. Ovviamente tutti questi professionisti della delazione svolgono, benissimo, il loro compito. Legittimo. Il problema non sono loro, sono gli altri. Quelli accusati di ogni nefandezza. E che non replicano perché, dopo aver scritto il loro pensiero su qualche argomento scabroso, si ritirano e si dedicano alla pubblicazione di immagini di cani e gatti, di foto delle vacanze dei figli, dei nipoti, delle morose, dei fidanzati. Tutto lecito, ovviamente. Purché, dopo, non ci si lamenti per le delazioni dei politicamente corretti. La contro informazione si combatte con le sue stesse armi, se la si vuole contrastare, non con i cuccioli giocherelloni. Ma una contro informazione fatta bene richiede impegno, capacità, competenza. Richiede l'impegno di andare a verificare le notizie, non solo le proprie ma anche quelle dei siti dei delatori. Certo, e' più facile dedicarsi ai cuccioli.

mercoledì 11 marzo 2015

Tosi e tangenti in attesa di una violenza: il percorso già disegnato contro Salvini

Salvini contro Tosi: uno scenario scontato, un finale già scritto. La Lega cresceva troppo nei sondaggi ed andava stoppata. In qualsiasi modo. Così partono le voci su una micro tangente versata ad un ex leghista a Torino nell'ambito di una vicenda legata alla costruzione del grattacielo regionale dove lo scandalo, ovviamente messo a tacere, riguardava le scelte dell'ex governo regionale guidato dalla sinistra. Bastava? No. Ed allora l'inevitabile assoluzione di Berlu, con la speranza di rimettere alla guida del centrodestra un vecchietto ormai bollito ed interessato solo agli affari di famiglia. Ma il tocco finale (per ora, perché altro si inventeranno) e' stato lo scontro interno alla Liga Veneta ed alla Lega nel suo complesso. Da un lato Salvini, alleato con le destre e con l'appoggio di Berlu. Dall'altra Tosi, aspirante leader di un fronte che comprenda Alfano, Casini, Passera. Senza alcuna chance di successo in Veneto, ma con la prospettiva di far perdere Zaia e Salvini, consegnando la regione alla tutt'altro che entusiasmante Moretti. Ma in ballo non c'è il Veneto, c'è la leadership di tutta un'area. E c'è il posizionamento di quest'area. Salvini ha la necessità di spostarsi a destra, in questa fase, per azzerare Berlu e conquistare la leadership di tutta l'area. Dopo, ma solo dopo, potrà anche volgere lo sguardo verso un'area più moderata in cerca di una ragione per esistere. Ma diventa difficile pensare ad accordi con Alfano, dopo tutti gli insulti di questi tempi. Certo, Alfano e' ponto ad ingoiare tutto in nome di una poltrona, ma quella gliela fornisce già il governo del Pd. E Tosi in questa campagna elettorale diventerà il nemico numero 1, rendendo difficile un accordo successivo. Ora manca soltanto qualche atto di violenza da parte di un ragazzotto idiota che sostiene Salvini ed il massacro mediatico sarà completato. Perché un imbecille violento, che non capisce la situazione, si trova sempre, per la gioia di chi deve ridimensionare l'opposizione. Alternative? Magari mettersi a lavorare sulle proposte, sulle idee. Superare gli slogan per scoprire i problemi ed individuare le soluzioni.

lunedì 9 marzo 2015

Sovranità dei popoli o sovranità del denaro?

Sovranità. E' diventata la parola d'ordine di tutti coloro che si oppongono (o dicono di farlo) allo strapotere delle multinazionali, degli speculatori, delle Troike varie ed assortite. Si marcia in difesa di una sovranità persa 70 anni or sono. Si comizia in nome di una sovranità monetaria scomparsa prima dell'introduzione dell'euro. Va tutto bene, meglio tardi che mai. Ma non sarebbe male che, ogni tanto, si passasse dai grandi proclami a qualche modesta indicazione concreta. Quale sovranità, a quale livello? Dove i cittadini possono essere tali senza diventare sudditi? Perché sui grandi temi in tanti possono essere d'accordo ma  sulla realizzazione pratica nascono poi i contrasti. Dove la democrazia, basata sui grandi numeri, si trasforma in oppressione nei confronti di chi ha numeri più piccoli? La sovranità basata sui numeri e non sulle persone? L'Italia ha tanti paesi di montagna, con pochi abitanti. E poche grandi città con tanti abitanti. Perché mai le città dovrebbero imporre le loro regole ai Paesi in nome degli interessi dei tanti numeri anche se i cittadini ignorano i problemi degli abitanti dei piccoli borghi? La Tav, ad esempio. Si sacrificano gli interessi delle popolazioni locali in nome del supremo interesse del trasporto delle merci. Sorvolando sugli interessi mafiosi, raccontati nel romanzo "Nero Tav" del giornalista de La Stampa, Giorgio Ballario. Ma fingiamo che la Tav sia strategica. Però non può essere spacciato per strategico un parco, del Monviso, bocciato dai consigli comunali della zona e approvato dalla Regione Piemonte. Dov'è il rispetto della sovranità delle popolazioni? Sacrificato in nome di cosa? Del diritto dei cittadini di godere di un luogo di divertimento da cui devono essere espulsi gli abitanti per non infastidire la natura selvaggia? Lo stesso diritto che è alla base di orrende funivie sui monti e della distruzioni di vallate incontaminate per consentire a tutti di godere di questi paesaggi? La conquista di una vetta non è un diritto, proprio perché è una conquista. Chi ce la fa, arriva. Chi si impegna, arriva. Come non è un diritto ottenere una medaglia d'oro in una qualsiasi competizione sportiva. E lo stesso vale per lo sci. Si vogliono portare più sciatori in alto, nel nome del business e con la scusa che quattro piloni non deturpano una valle? Ma almeno non si distrugga la valle con piste che scempiano il terreno. Si lasci la discesa a chi è in grado di affrontarla anche in neve fresca o su percorsi difficili. Invece, in questi casi, la sovranità del denaro prevale su ogni altra considerazione. E sarebbe il caso che i ritrovati sovranisti chiarissero da che parte stanno.

venerdì 6 marzo 2015

Protestataria e minoritaria: la destra secondo il centrodestra

Un Marco Valle in gran forma, su Destra.it, riprende Pasquinucci e ironizza alla Jannacci (oh yeha) sulle paranoie delle destre sempre pronte a rimpiangere un passato o molto lontano o molto inventato. Dai treni che arrivavano in orario alle piazze strapiene. Tutto per evidenziare la modestia dei tempi presenti. Che sono indubbiamente modesti, anche pessimi. Ma con il disimpegno degli ipercritici la situazione non è che migliori molto. Tra l'altro gli ipercritici vanno avanti a slogan: i medesimi slogan nel medesimo tempo e questo suscita qualche perplessità sul l'autonomia di pensiero. Forse perché sono gli stessi slogan che usano gli avversari. L'ultimo, molto diffuso, e' che le destre guidate da Salvini non potranno mai vincere perché hanno una vocazione protestataria e, dunque, minoritaria. Esempio: in Francia il Fn ha fatto vincere Hollande non sostenendo Sarkozy. Esempio fantastico. Perché, come si è visto alle recenti suppletive, al ballottaggio sono arrivati i candidati di Fn e socialisti ed il partito, ormai ultra minoritario, di Sarkozy ha appoggiato i socialisti in nome del fronte repubblicano. Dunque gli ipercritici del centro destra pretenderebbero che una Lega eventualmente vincente con l'appoggio delle destre si suicidasse per sostenere un candidato di centro destra, un Alfano di turno, magari un Passera. Con cui, evidentemente, una destra vera non ha nulla a che fare. E perché mai gli elettori non più moderati ma profondamente indignati e massacrati dalle politiche inaugurate dal Grigiocrate Monti dovrebbero sostenere un ex ministro del governo Monti? Mistero. Forse perché, come sostengono gli ipercritici, nella Lega e nelle destre manca una visione della società futura. Solo proteste e non proposte. Ma quando mai gli ipercritici si son degnati di approfondire? Di ascoltare? Meglio affidarsi ai media di comodo che rappresentano le destre come accozzaglia di muscolari semianalfabeti. Una realtà che esiste, certo, ma che è ultra minoritaria. Mentre lo spazio viene negato ai centri studi, sempre più numerosi, alle iniziative culturali, ai programmi ed ai progetti relativi ad una società futura a partire dall'oggi, non dall'anno 3000. Ma è faticoso andarsi a leggere i documenti di Polaris o scoprire analisi economiche, militari, sociali, culturali nel vasto mondo  che è più facile definire come protestatario e destinato ad essere minoritario a vita. Poi si può discutere sulla capacità dei vertici dei vari movimenti di leggere quegli stessi documenti, ma questo e' un altro discorso.

giovedì 5 marzo 2015

Lega Dorata, nel nome di Borghezio?

Sottovalutato, preso in giro, considerato un personaggio folkloristico, un provocatore privo di spessore e di preparazione. Mario Borghezio e' il simbolo di un giornalismo italiano ignorante e superficiale. E pure di una politica che poco comprende non solo del mondo comune, ma pure di se stessa. Così l'emarginato Borghezio e' stato candidato dalla Lega al Centro Italia, nella convinzione di potersi liberare di lui per far contento Cota e tanti altri. Infatti: rieletto al Parlamento europeo e, soprattutto, diventato il ponte tra Lega e destre assortite. D'altronde era stato lui, in Europa,a far da tramite tra Lega e movimenti "neri" di ogni Paese. Ed ora il colpo grosso, secondo il quotidiano online Lo Spiffero. Borghezio starebbe convincendo Marine Le Pen all'alleanza con Alba Dorata. Sicuramente i rapporti del leghista verde nero con la famiglia Le Pen sono solidi, soprattutto con Jean Marie. Ma Alba Dorata sarebbe il capolavoro politico di un Borghezio che ha iniziato con Jeune Europe ed è stato amico di tutti i leader delle destre estreme. Il problema nascerebbe, però, in Italia. Dove sarebbe inevitabile veder nascere albe dorate più o meno simili all'originale. Con transfughi dai partitini vari, con aspiranti leader che non sopportano più vertici spesso inadeguati negli attuali movimentini condominiali. Ovviamente ad Alba Dorata queste esportazioni di sigla non interessano. Ma è evidente che ci sono gruppi italiani che apprezzano il lavoro svolto dai greci e che vedrebbero di buon occhio un allargamento al nostro Paese. Assalto alla diligenza, dunque? Nel nome del più duro e più puro? Perché tra aspiranti leader mononeuronici e' difficile che trovi spazio chi, con intelligenza e competenza, sta indicando da tempo il modello di Alba Dorata come esempio da seguire. Tra un Adinolfi (quello intelligente, non quello sovrappeso) ed i leaderini ottusi, non è detto che prevalga l'opzione dell'intelligenza.

mercoledì 4 marzo 2015

L'Iran vola e ignora le sanzioni, Mosca non ancora

"Sanzionami questo", cantava Pippo Franco ironizzando sulle sanzioni anti italiane del periodo pre bellico. Sono trascorsi decenni, poco meno di un secolo, e la risposta delle sedicenti democrazie e' sempre la stessa: sanzioni economiche contro chi non si allinea. L'oro contro il sangue? Macché! La stupidità che può solo puntare su una identica stupidità dei sanzionati. Così, tanto per ricordare, la sola Italia sanzionatrice ha perso qualcosa come 20 miliardi di euro di commesse, negli ultimi due anni, per  le misure contro l'Iran. Beh, certo, un sacrificio per gli italiani, ma abbiamo sicuramente messo in ginocchio l'economia persiana, obbligando il governo di Teheran a diventare democratico. O forse no. Perché mentre l'Italia perdeva commesse e posti di lavoro, il Pil dell'Iran cresceva di oltre il 4% nel solo ultimo anno. Quando il Pil italiano e' nuovamente calato. Le sanzioni servivano in un passato fatto di mondi chiusi, di traffici limitati. Ora quello che Teheran non può acquistare dall'Italia, lo compra da altri Paesi. Oddio, dovranno rinunciare alle mozzarelle di bufala campane o all'olio d'oliva tunisino spacciato per italiano, ma tutto ciò che serve allo sviluppo arriva da Mosca, da Pechino, dall'America Latina. E anche dai Paesi sanzionatori che aggirano le misure attraverso triangolazioni con Paesi terzi. Dunque le sanzioni non servono, se non nel brevissimo periodo. Mosca sta pagando a caro prezzo lo scontro con l'Occidente al servizio degli Usa. Ma Putin ha capito che il disastro odierno può trasformarsi in una grande chances, a patto che i russi comincino a lottare contro l'inefficienza individuale, contro la propria innata pigrizia, prima ancora che contro la corruzione pubblica. L'Iran c'è riuscito, Mosca non ancora. Dover imparare a far da soli, o con aiuti che cambiano, e' uno stimolo, a patto che ci siano le capacità, le competenze. E vale non solo per l'economia mondiale, ma anche per la politica locale. L'isolamento, le difficoltà, permettono di far piazza pulita di personaggi impresentabili, di mononeuronici che potevano servire (poco) in passato grazie ad atteggiamenti folkloristici ma che non servono più a nulla quando si deve giocare una partita vera, dove si misurano intelligenze e capacità individuali.

lunedì 2 marzo 2015

Accattoni di poltrone, ignavi o propositivi: le destre e Salvini

Fantastica la politica italiana: Matteo Salvini va a Roma, pronuncia un discorso modesto (molto modesto in termini di contenuti) ed obbliga politici, opinionisti, giornalisti ad occuparsi di lui. Le reazioni più divertenti, ovviamente, si registrano nelle destre varie. Qualcuno, già neofascista, poi finiano, poi chissà che ma sicuramente anti leghista, si riposiziona con giovanile baldanza e scopre che Salvini ha un suo perché. Soprattutto se imbarcherà i naufraghi di ogni navigazione sciagurata ed i falliti di ogni risma. Poi ci sono quelli del "si stava meglio prima". Eh, le piazze di Almirante, eh le piazze di Mussolini, eh le piazze di D'Annunzio. Manca solo il riferimento alle piazze di Giulio Cesare e siamo a posto. Loro, i nostalgici assoluti, non voteranno mai per l'ex comunista padano che disprezzava Roma Ladrona. Per questo il barbaro leghista ha messo su un cartello di alleanze politiche che spazia dalla Meloni dei Fardelli d'Italia sino alla poi diana Sovranità, passando per Noi con Salvini contenitore per reduci che vogliono rientrare in gioco. Si può, ovviamente, decidere che nessuna di queste formazioni sia convincente, sia adeguata, risponda alle esigenze dei duri e puri. Che, ovviamente, si chiuderanno in quella che considerano la propria torre d'avorio confondendo l'avorio con la plastica riciclata. Ma c'è anche una terza via. Sarà che le terze posizioni affascinano di più, ma sicuramente in questo caso appaiono più convincenti. Non un partito ne' un movimento. Non transfughi da ogni dove ne' ipercritici inevitabilmente sterili. Sono quelli che pensano e lavorano. Che creano gruppi dove si studia, dove si propone, dove si costruisce. Piccoli gruppi che, in questa fase, stanno superando il cronico indivualismo,  mettono da parte l'autoreferenzialita' ed iniziano a collaborare. Non per costruire l'ennesimo micropartitino dallo 0, ma per creare una rete di idee e di proposte. Un giornale online intervista il responsabile di un centro studi, una testata web pubblicizza l'attività di un piccolo editore, un think tank ospita le opinioni del leader di un altro centro di pensiero. Piccole cose? Neppure tanto piccole, se si ha la voglia di osservarle senza pregiudizi, senza la cronica invidia, senza il consueto livore. Esistono differenze, sensibilità non sempre omogenee, ma finalmente qualcuno ha imparato a collaborare nel rispetto delle diversità di opinione. Un mondo nuovo, in grado di elaborare progetti e programmi. Se poi Salvini vorrà riempire il proprio vuoto programmatico con questi progetti, e' tutto da verificare. Così come non è per nulla scontato l'interesse di tutte le altre formazioni della galassia salviniana. Ma per lo meno non esiste più il vuoto.  Un problema che anche i vertici lepeniani sentono. E che cercano di affrontare nel modo giusto, anche se non si sa con quali risultati, visto che non tutti sono d'accordo. In Italia sarà più difficile, molto più difficile. Invidie e gelosie sono a livelli folli, la ricerca di un alibi per non impegnarsi e non far nulla e' costante. Ma che almeno si sappia che il vuoto cosmico dei programmi non e' inevitabile.