mercoledì 31 ottobre 2012

5 morti sul lavoro in un giorno: nessuna protesta per non offendere la Fornero

5 morti sul lavoro in un solo giorno. Ed un morto era all'Ilva. Spazio su giornali e tv? Praticamente nessuno. Non è stato un caso che il Festival della sicurezza di Pergine Valsugana sia stato dedicato, quest'anno, ai linguaggi dei media a proposito di morti bianche e incidenti sul lavoro. Il Festival ha avuto risonanza mediatica, perché l'organizzazione è stata impeccabile e l'ufficio stampa non ha sbagliato un colpo, ma dopo? Dopo si è tornati all'abituale indifferenza, acuita dal servilismo nei confronti di un esecutivo indecente. Per questi ministri la sicurezza è un costo. E visto che dobbiamo ridurre i costi, diventa inevitabile ridurre la sicurezza. Non c'é più la sicurezza di conservare il posto di lavoro (Fornero docet) e non c'é più la sicurezza di conservare la vita o la salute sul posto di lavoro. Si muore perché ce lo chiedono i mercati, si crepa perché ce lo chiede l'Europa. Le fabbriche inquinano? E' inevitabile, ci dicono. Ma le stesse fabbriche non inquinano in Germania o Francia. Si crepa lavorando? L'alternativa è crepare di fame senza lavorare, ci assicurano. Macché, nei Paesi d'Europa (sì, proprio quell'Europa che ci obbligherebbe a crepare) si può lavorare con livelli di sicurezza maggiori. Ma non si può dire, per non far piangere la Fornero o indignare Monti. Usi a crepar tacendo.

martedì 30 ottobre 2012

Alfano spegne il Pdl per non voler imparare la comunicazione da Grillo

D'accordo, c'è la crisi e bisogna risparmiare. D'accordo, per il centrodestra la comunicazione è sempre stata una cosa strana e misteriosa. Ma è davvero intollerabile che Angelino Alfano, che sta conquistando il poco invidiabile record di sconfitte consecutive, non abbia la più pallida idea di come si comunichi. Si vuol presentare alle primarie del Pdl con quale programma? Raggruppare tutti quelli che sono contro un probabile governo delle sinistre. E cosa vuol dire? Nulla. Non si governa "contro". Si vince e si governa sulla base di un programma, non sulla base del rifiuto di un programma altrui. La sinistra ha perso e riperso perché insisteva sull'antiberlusconismo. E immancabilmente, quando è andata al governo, si è frantumata perché non aveva un progetto proprio. Ora la sinistra un progetto ce l'ha. Anzi due o magari tre. Invece il Pdl di Alfano ha, come unico elemento coagulante, l'opposizione al centrosinistra. Davvero troppo poco per pensare di poter convincere le legioni di non votanti. Ma neppure gli ex pidiellini possono sentirsi attratti dal nulla cosmico di Alfano. I sondaggi assicurano che due terzi, o tre quarti, degli elettori del centrodestra sono contro Monti? E Alfano assicura il sostegno a Monti, magari presentandolo addirittura come premier per il Pdl. Follia, incapacità, servilismo nei confronti dei poteri forti rappresentati - all'interno del Pdl - dall'insopportabile Letta. Ciascuno può scegliere la spiegazione che preferisce per il fallimento di un partito che non ha prospettive. Eppure sarebbe bastato investire un decimo della spesa in ostriche per farsi spiegare come funziona la comunicazione. Ma per molti pidiellini, questa era la spesa assurda. Eppure basterebbe imparare da Grillo che, senza un programma reale, conquista elettori in nome di un programma inesistente ma comunicato divinamente bene.

lunedì 29 ottobre 2012

La sinistra si occupa di Mussolini per evitare di contrastare Monti

Dopo 90 anni la Marcia su Roma fa ancora paura ad una sinistra italiana imbolsita e priva di idee. Di fronte al disastro provocato da Monti e dai suoi incompetecnici, di fronte al crollo del Pil, al record della disoccupazione (non solo giovanile), al record delle tasse, al disastro della produzione, alla mancanza di prospettive, la sinistra riscopre il pericolo di Mussolini. Che è stato assassinato nel '45, ma fa ancora paura ai Giordano, ai Bersani, ai Vendola. La Fornero elimina l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori? E chissenefrega. Il problema vero è che qualcuno si saluta ancora con il braccio teso. Grilli massacra il risparmio delle famiglie? Pazienza, occupiamoci di chi va a rendere omaggio a Predappio. L'unica speranza per i giovani italiani è nell'emigrazione? Va bene così, mica possiamo occuparci di queste sciocchezze quando il Blocco Studentesco vince nelle elezioni studentesche. Insomma, alla sinistra italiana non importa nulla dei problemi concreti. E tanto meno è disposta a condividere una protesta con chi protesta davvero. Meglio indignarsi per questioni storiche piuttosto di togliere la fiducia ad un governo al servizio della speculazione internazionale. Nascondiamoci dietro un dito, anzi dietro un braccio teso. Dividiamo i giovani, incitiamoli a scontrarsi tra di loro. Perché sarà il modo migliore per giustificare un Monti bis ed altri 5 anni di sconcezze ai danni dell'Italia.

venerdì 26 ottobre 2012

Sovranità alimentare, più importante di quella finanziaria

La sovranità monetaria? Bella, indubbiamente. Ma prima ancora un popolo, se vuole essere libero, deve puntare sulla sovranità alimentare. Che non significa autarchia, anche perché praticamente nessuno è in grado di ottenerale (forse la Turchia, ma un caso non fa testo). Sovranità - è il messaggio lanciato dal salone del Gusto di Torino e, non a caso, ignorato dalla maggior parte dei media - significa che un popolo decide cosa seminare, cosa allevare. In base alle proprie tradizioni ed ai propri obiettivi. Che non sono quelli imposti dalle multinazionali, interessate solo a sfruttare contadini, allevatori e territori, per poi abbandonare tutto e tutti quando cambiano le mode alimentari e quando il terreno è stato distrutto da coltivazioni inadatte. Sovranità alimentare significa decidere cosa serve per il proprio popolo e destinare l'eccedenza (ma solo l'eccedenza) allo scambio, alle esportazioni. Per importare ciò che serve davvero e non ciò che viene imposto dalle stesse multinazionali che sfruttano le risorse idriche e dei terreni, oltre che quelle degli uomini e delle donne che lavorano per salari da fame. Bisogna rifondare l'agricoltura mondiale, ripartendo dalle comunità e non dalle multinazionali. Bisogna metter fine alla vendita indiscriminata dei terreni, alla cementificazione. Nel 2050, secondo la Fao, per far fronte alla crescita della popolazione mondiale occorrerà aumentare la produzione agricola. Per questo la Cina e le multinazionali americane si stanno comprando intere regioni, in Africa ma non solo. E quando controlleranno la produzione delle materie prime agricole, potranno imporre i prezzi che vorranno in ogni parte del mondo. Non capirlo adesso significa consegnare i nostri figli nelle mani della speculazione che abbandonerà la finanza per passare al cibo.

giovedì 25 ottobre 2012

Gipo canta ancora la rabbia, ma resta solo

La rabbia cresce. Ed è forse paradossale che, nel silenzio sostanziale degli artisti più noti, sia un vecchio chansonnier come Gipo Farassino a schierarsi contro la macelleria sociale di questo governo. Contro la mancanza di coraggio di chi è giovane senza sapere perché. "Com'è bello protestare da Trieste in giù" si intitola lo spettacolo dell'artista che cerca di scuotere le menti, di liberare i cuori. "Girano" era il titolo di un suo vecchio testo. Ma allora, quando giravano, c'era anche la capacità di arrabbiarsi e di protestare. Ora si mugugna, si sopsira, si allargano le braccia nella vergognosa convinzione che non ci sia nulla da fare. Ma se i cantanti più giovani se ne fregano, impegnati nella spasmodica ricerca di comparsate promozionali, è il vecchio leone a ruggire. Un applauso a lui, ovviamente, ma non va bene. Dove sono i nipotini di De André? Di Guccini? Tutti da Fazio a fare i buonisti, politicamente corretti, noiosi e soporiferi? Tutti a cercar contratti invece di creare canzoni che abbiano un contatto con la realtà? Dov'è l'erede artistico di Bertoli? Di Gaber? Macché, tutto sparito. Tutti a discutere se Renzi sia o meno espressione della finanza internazionale. Le chitarre non sono più spade, e anche se a canzoni non si fan rivoluzioni, un briciolo di impegno e di coraggio in più non sarebbe un male.

mercoledì 24 ottobre 2012

Si credono ottimati, son solo arroganti

Servono ancora sacrifici. I ragazzi non devono essere schizzinosi. A primavera occorrerà una nuova manovra. Il rigore è indispensabile. Sono solo alcune delle parole d'ordine lanciate dagli incompetecnici, e dal loro capo supremo, per convincere gli italiani che l'Europa ci vuole poveri e tristi. Ovviamente loro, che si credono gli ottimati e sono soltanto i commessi della Goldman, sono esentati dal rispetto degli ordini. Così i mammoni, che vogliono un lavoro vicino a casa e persino in linea con gli studi fatti, sono soltanto i figli degli altri. Perché il figlio del ministro Cancellieri (quella che strillava contro i mammoni) si è preso 3,6 milioni di euro di liquidazione per il lavoro di 14 mesi alla Fonsai come direttore generale. La Fonsai, per chi non se lo ricorda, è la compagnia assicurativa andata in pesante crisi. E la Fornero che invita i giovani a non essere choosy? Di sicuro il figlio della Cancellieri non è stato schizzinoso nell'accettare 3,6 milioni. Di sicuro la figlia della Fornero non è stata schizzinosa nell'accettare un lavoro nella stessa università di mamma e papà. E Giovanni Monti? Strapagato da Enrico Bondi quando il tecnico dei tecnici era in Parmalat, certo non era choosy. Ma forse schizzinosi sono stati i nuovi proprietari francesi di Parmalat che hanno immediatamente rinunciato alla prestigiosa collaborazione del pupo di papà. Insomma, i sacrifici a noi ed i diritti a loro. Così i ministri possono tuonare contro la mancanza di voto nel Lazio, che è un'offesa alla democrazia, mentre loro stanno lì a dare ordini senza essere mai stati eletti. D'altronde quando provano a cimentarsi con quel fastidioso populismo che sono le elezioni, vanno subito in crisi. Perché scoprono che ci sono interessi diversi e non si può essere primi tutti quanti. E se Passera pensa di fare il premier, magari candidandosi dopo aver obbligato Montezemolo a non presentarsi, Monti si secca perché l'unto di Re Giorgio vorrebbe essere riconfermato a Palazzo Chigi senza passare dal voto. Un premier alla volta, che fastidioso populismo..

martedì 23 ottobre 2012

Berlusconi-Santanché: il nuovo che avanza..

E la destra si rinnova.. Qualcuno, forse, ricorda una canzone di Giorgio Gaber sulla chiesa che si rinnovava con il Concilio. Gaber ironizzava su un cambiamento esclusivamente di facciata. La destra che si rinnova non avrà neppure quello. Il nuovo partito di Berlusconi e Santanché, già nel nome dei due protagonisti, non offre proprio un'immagine del rinnovamento. Certo, meglio la plastificata cuneese del triste Alfano, ma cosa c'è di nuovo in tutto questo? Questa mattina la Biancofiore garantiva che nell'ennesimo partito berlusconiano affluiranno esponenti della società civile. Di nuovo i pubblicitari del gruppo di famiglia? Ma sul fronte dei sedotti e abbandonati, cosa succederà? Alfano andrà a fare il valletto di Daniela o rimarrà a guidare ciò che resta del Pdl? E Cicchitto? E tutta la banda dei sugheri galleggianti? Ma il problema, in fondo, è un altro. Resterà in vita il Pdl? Perché lo scontro tra la componente ex An e quella ex Forza Italia è ormai evidente. Impossibile far ancora convivere i due gruppi. Ma se il Cav si porta dietro la vecchia nomenklatura, diventa inutile fare un nuovo partito. Così si prospetta un partito santanchiano, uno degli elefanti destinati al cimitero ed uno degli ex An che si ritroverebbero con Storace. Uno scenario pessimo, deludente. Colonnelli imbolsiti trasformati in generali. Senza idee nuove, senza slanci. Ed allora, se le regole elettorali lo consentiranno, avrebbe davvero senso la proliferazione delle microliste. Da quella di Tremonti al Partito della Rivoluzione di Sgarbi. Ma in tutto questo, quale spazio avrebbe il sogno di Itaca di veneziani. E, soprattutto, quanti elettori si farebbero coinvolgere in questo giochino da pensionati al bar?

lunedì 22 ottobre 2012

Senza democrazia, per far trionfare una burocrazia inefficiente e rancorosa

E' impressionante la stupidità di un Paese che, in nome della pulizia e dell'antipolitica, vuol consegnarsi - mani e piedi legati - ai commessi dei poteri forti. "Tutto il potere a Monti!". "Ci serve qualcuno che ci faccia fare le cose giuste". "Lasciamo lavorare i tecnici". "Non ci possiamo permettere la democrazia". Terrificanti discorsi da bar, sempre più diffusi, ad ogni livello. E non ha alcuna importanza la falsità in sé di queste affermazioni. Ma ciò che più sorprende è l'incapacità di comprendere le conseguenze. Per l'Italia ma anche per il singolo cittadino. L'eliminazione della democrazia avviene a tutti i livelli. Non c'é soltanto il commissario della Goldman trasformato in presidente del consiglio. La tecnocrazia, man mano che ci si avvicina alla base, si trasforma in banale burocrazia, in un potere assoluto affidato a miserabili personaggi senza qualità, pieni solo di rancore verso gli altri. Piccoli burocrati che scaricano sui cittadini, trasformati in sudditi, tutte le loro frustrazioni di persone insignificanti. Ma ora illuminate da un ruolo. Senza democrazia, il potere viene gestito da incompetenti che, a differenza degli altri altrettanto incapaci, non devono rispondere a nulla e nessuno. Quando i vigili di Torino si inventano incroci inesistenti per dare una multa e far cassa, se lo permettono perché sono diventati intoccabili. Quando emerge un "Sistema Torino" dove incarichi e lavori vengono affidati ai soliti noti, è lo stesso ex sindaco della città piemontese (non a caso un prof del Politecnico e non un politico) a chiarire che va bene così: Torino è una città piccola - ha spiegato - dove ci conosciamo tutti ed è inevitabile che gli incarichi siano affidati ad amici e parenti. Piccola? Con 900mila abitanti? E lavorano sempre gli stessi mille? Certo, perché non è la politica a decidere, ma i piccoli burocrati cooptati dal potere. Questo è lo scenario dei prossimi anni. Goldman stabilisce chi fa il premier, il premier nomina i ministri e lo stesso meccanismo si propaga negli enti locali. Competenze? Ma quando mai? Conoscenze e fedeltà. Senza controllo, senza limiti. E con applausi degli intellettuali da bar.

giovedì 18 ottobre 2012

Gli Anni di melma di Monti fan rimpiangere gli Anni di piombo

Mario Monti, con i suoi "Anni di melma" è già riuscito a far rimpiangere gli Anni di piombo. Anni, quelli di Monti? Sì, perché anche se non sono ancora trascorsi 12 mesi dalla sua cooptazione alla guida del governo italiano, i disastri che lui e la sua banda di incompetecnici stanno provocando proseguiranno nel tempo. "Voglio un'Italia noiosa", aveva dichiarato. Ed è l'unico obiettivo, di quelli annunciati ufficialmente, che è riuscito a raggiungere. Ma non solo noiosa. L'Italia degli Anni di melma è stanca, sfiduciata, disperata. Il Grigiocrate ha cancellato i sogni, ha negato un futuro a migliaia di giovani che stanno emigrando alla ricerca di condizioni meno indecenti di quelle imposte dalla banda degli incompetecnici. Non è solo una questione di soldi, di finanze. Monti ed i suoi padroni hanno puntato all'annientamento di uno spirito, che in fondo rappresentava l'unica vera ricchezza di questo Paese. Indubbiamente Monti è stato aiutato dal suo predecessore, quel Berlusconi che con le sue Tv aveva narcotizzato gli italiani. E mentre spagnoli e greci scendevano in piazza a protestare contro le porcate dei rispettivi governi commissariati, la gioventù Mediaset si faceva filmare ed intervistare mentre si accampava per conquistare l'ultimo modello di telefonino o per conquistare l'ingresso nel nuovo negozio della Apple. Forse non basta esser giovani per sognare a colori (quelli che non si vedono e vendono nei negozi). Gli slogan del tipo "Siate realisti, chiedete l'impossibile" saranno soprassati, ma almeno non si riferivano agli abiti offerti negli outlet o all'Ipod. Ma forse Monti ed i suoi tristi figuri temevano l'altro slogan: "Una risata vi seppellirà". Hanno impedito agli italiani di ridere, per non essere seppelliti. Se non dalla melma.

mercoledì 17 ottobre 2012

Berlusconi presidente della Lombardia? Servirebbe un'idea

La fantasia al potere? Non è roba per un Pdl allo sbando. Se no, di fronte al passo indietro di Berlusconi per la candidatura a premier e al disastro in Lombardia, sarebbe nata un'idea, una proposta un po' provocatoria. Una qualsiasi cosa. Come candidare Berlusconi alla presidenza della Regione, spiazzando la Lega e ritrovando un ruolo da protagonista. Berlusconi, invecchiato, imbolsito ma pur sempre un imprenditore di livello in un panorama tutt'altro che entusiasmante, avrebbe potuto raccogliere ancora consensi in una Lombardia che non vuole rassegnarsi al grigio spento imposto da Monti e dalla sua banda. Una sorta di "ridotto della Valtellina" su scala regionale. E considerando la forza economica della Lombardia, la sua popolazione ed il suo ruolo, sarebbe stata una ribalta importante. Invece l'idea è venuta a Maroni. Non a caso. La Lega ha dimostrato come può reagire un partito sotto schiaffo per vicende che hanno coinvolto il vertice del movimento. Mentre il Pdl continua a brancolare tra divisioni, incatenamenti alle poltrone, scandali da magliari, posizioni opposte. E allora si prova a recuperare Albertini, per creare una grande marmellata in cui annegare felici e soddisfatti.

lunedì 15 ottobre 2012

In morte del Pdl

Di TERESA ALQUATI «Noi chi siamo?». La domanda che ha posto e si è posto Marcello De Angelis, parlamentare del Pdl e direttore del Secolo d’Italia, ha spiazzato il quotidiano degli Elkann, La Stampa. Eppure dovrebbe essere la domanda iniziale per ogni nuovo percorso. Chi siamo? Cosa vogliamo? Dove andiamo? Ma i media italiani, attenti solo ai litigi tra Bersani e Renzi, probabilmente non si sono accorti che nel centrodestra è iniziato un percorso molto più serio e anche più tormentato di quello in atto a sinistra. Il tempo della leadership berlusconiana è tramontato e logica vorrebbe che, con il capo, se ne andasse la sua corte ristretta. Quella che non ha dato grande prova di sé. Ma un partito leaderistico ha problemi non indifferenti a reinventare una classe dirigente. Soprattutto se non è neppure chiara la strada da percorrere. Verso un polo moderato, magari per sostenere un Monti bis, come ha ipotizzato Berlusconi stesso? Praticamente un suicidio. I danni provocati dal Grigiocrate Monti sono immensi. E non si potrà continuare a nasconderli dietro le operazioni della magistratura contro i politici indubbiamente scorretti o corrotti. Ed in ogni caso una forza politica seria non può riaffidare il potere ad un uomo che l’ha usato per fini antinazionali, in nome e per conto di mercati internazionali. Ma se si esclude un Monti bis, si rinuncia anche all’idea di una grande coalizione con chi ritiene indispensabile la riconferma del professore della Goldman. Dunque non ha senso puntare su primarie aperte a tutti, come sostiene Guido Crosetto, quando questi "tutti" dovrebbero essere Casini e Montezemolo. Personaggi che, tra l’altro, lo stesso Crosetto considera da rottamare. E poi i paletti che hanno subito posto Italia Futura e Udc sono tali da non permettere la prosecuzione di un percorso unitario con il Pdl. «Noi chi siamo?». Il punto è sempre quello. Un centrodestra moderato non potrebbe intercettare il malcontento di un elettorato borghese che diventa sempre più povero e che non vede alcuna speranza di ripresa nell’agenda Monti. Ma come potrebbe convivere gente come Frattini in un partito non moderato, non succube di Washington, non agli ordini della Trilateral e di Goldman? Sino a quando c’era Berlusconi a tenere insieme anime contrapposte, tutto era possibile, ma adesso? D’altro canto ci sono ampie frange ex An, a partire da Altero Matteoli, che hanno più volte dichiarato di non voler andarsene dal partito berlusconiano, qualsiasi insegna innalzi e qualsiasi nome assuma. Anche perché, in mancanza di indicazioni precise sul prossimo meccanismo elettorale, ciascuno gioca a modo suo le carte che ha. Così Giulio Tremonti riscopre la vena sociale, quella che brillantemente illustrava nei suoi libri ma che dimenticava al governo, e lancia la Lista lavoro e libertà. E Sgarbi replica con il movimento della Rivoluzione, in un Paese che è pronto a battersi all’ultimo sangue per il posto nella coda davanti al negozio di telefonini. E Storace? Osserva e sogna di guidare un partito in cui confluiscano gli ex An. Tutti sognano, in questa fase. Perché gli scandali che hanno coinvolto esponenti del Pdl possono liberare quantità consistenti di voti arrabbiati. Ed ognuno spera di poterli intercettare prima che finiscano ad ingrossare il Movimento 5 stelle di Grillo o magari l’Idv di Di Pietro. Sono rispuntati persino i monarchici, pronti a contrattare i loro pochi voti con qualche strapuntino locale. Una situazione ideale, come avrebbe sottolineato il presidente Mao, considerando che il caos è grande sotto il cielo. Il cielo di Itaca, per qualcuno che auspica il ritorno alle "origini". Ma quali origini? Conservatori e nazimao, ribelli e liberali stavano insieme quando un’informe destra era ridotta ad un fortino assediato. Quando non c’era spazio per la discussione perché si doveva pensare alla sopravvivenza. Ora, però, i cosacchi non fanno più paura. Anzi, possono diventare i migliori alleati internazionali mentre la sinistra italiana oscilla tra Washington e Londra e si indigna per Putin, per Kirchner, per Castro e per chiunque non piaccia al Fondo monetario internazionale. Ma dal grande caos dovrebbe, presto o tardi, uscire una proposta chiara. Chi siamo? Dove vogliamo andare? Con chi? Con Giorgia Meloni leader, anche se si è scontrata con l’anima dura e movimentista di una base che non accetta lezioni politicamente corrette? Con Gianni Alemanno contestatissimo dalla medesima ala ma adorato dalla sinistra di Carlin Petrini (Slow Food)? Intanto, nei vari territori, sta succedendo di tutto. C’é chi è ormai in fuga e cerca collocazione in qualche fondazione bancaria, chi si sta creando centri di discussione che possono trasformarsi in correnti interne o movimenti autonomi, chi preferisce risparmiare e cerca intese con centri studi esistenti. Si formano schieramenti trasversali che sorprenderebbero i giornali se solo i cronisti politici avessero voglia di osservare con attenzione e senza preconcetti. E mentre i vari responsabili locali insistono sull’ineluttabilità dell’appoggio a Monti (e chi se ne frega se gli elettori pensano l’opposto), ci sono assessori regionali del Pdl che, come Claudia Porchietto, chiedono ad Alfano di staccare la spina perché non si può permettere a quest’uomo di distruggere l’economia italiana. Ma se i media fossero meno faziosi, si accorgerebbero che in questi anni di malcostume, nel centrodestra sono nati anche i "cento fiori" invocati da Mao. Non è vero che nella cultura d’area regni il deserto. Anche se i primi ad osteggiarla sono stati proprio alcuni esponenti del Pdl assurti ad assessorati senza essere all’altezza dell’incarico. Una cultura senza soldi, perché quelli venivano indirizzati alle organizzazioni di sinistra per ingraziarsele (con risultati disastrosi), ma che è cresciuta in vari ambiti, conquistando stima e considerazione nazionale ed internazionale. E da questi cento fiori è possibile ripartire. Magari iniziando con delle scuse sincere per gli errori commessi, cacciando i personaggi che hanno boicottato queste iniziative. E poi, dopo aver deciso chi siamo e dove vogliamo andare, utilizzando competenze e conoscenze per avviare un percorso diverso dal precedente. La nuova fase della politica del centrodestra non può più essere affidata all’incompetenza di amici degli amici. Se bisogna cancellare l’immagine del circo berlusconiano, dei nani e ballerine trasmigrati dal Psi a Forza Italia, delle candidature basate sulle cene e sui dopocena di classe, allora occorre cercare la qualità. D’altronde mancheranno le risorse economiche e diventeranno indispensabili le risorse di intelligenza, di capacità, di volontà. Solo in questo modo sarà possibile, ad una destra non moderata, andare a recuperare consensi tra chi si sta rivolgendo a Beppe Grillo per esprimere rabbia e disgusto. Il Movimento 5 stelle non ha un programma credibile, una destra che sappia risolvere il problema del "chi siamo" potrà avere un programma ed un progetto.

Monti, incompetecnico anche sul cibo italiano

Se le boiate raccontate dal sedicente tecnico Monti, al convegno dell'Expo a Milano, le avesse pronunciate la Gelmini quando era ministro, sarebbero partite immediatamente le richieste di dimissioni. Ed i giornali sarebbero insorti, così come è successo per il famigerato tunnel Svizzera-Gran Sasso. Invece niente. Le assurdità in campo storico-alimentare del Grigiocrate sono state accolte con applausi dal pubblico e dai media zerbinati. Ma cosa ha detto il capo degli incompetecnici? In pratica che le nostre eccellenze alimentari le dobbiamo all'Europa. La produzione del riso? Ce l'ha imposta l'Europa. E la polenta? Ce l'ha imposta l'Europa. L'Austria, in particolare. Che avrebbe obbligato, a cavallo tra il '700 e l'800, i lombardi a coltivare riso e mais. Un falso storico, che gli zerbini non han fatto rilevare. Il riso, in Italia, è arrivato grazie ai marinai veneziani o (ci sono liti sulla primogenitura) grazie agli spagnoli. Ma già nel '400 da Milano venivano spediti sacchi di risone ai nobili di Ferrara per le coltivazioni nella zona dell'Emilia. Quanto alla polenta, la facevano i romani (ovviamente senza mais) e poi in Sicilia con il granturco. Ma dal '500 la polenta di mais si diffonde in tutto il Nord Italia. E i veneziani trasportano il mais nei Balcani, in Ungheria, nel Bergamasco. A Milano i mercati di mais erano aperti a metà del '600, in Piemonte nel '700 la polenta è diffusa ovunque. Già a fine '700 si studia la pellagra, malattia che deriva dall'abuso di polenta senza integrazione con altri alimenti. Ma il tecnico Monti di tutto questo non è informato. Per lui è solo merito dell'Europa, dei mercati finanziari. E tutti ad applaudire il mistificatore.

sabato 13 ottobre 2012

Dal Papa Re al Marchese del Grillo: il potere sempre più arrogante

Siamo tornati al Papa Re, o più modestamente al Marchese del Grillo. Magari allo sceriffo di Montingam ed ai suoi scherani. Ma il disprezzo nei confronti dei sudditi è ormai assoluto. Ad ogni livello. Re Giorgio, convinto di essere un monarca assoluto, ritiene di avere quell'immunità assoluta che i giudici di Palermo gli contestano. Lui può parlare fin che vuole, dire ciò che gli pare, e nessuno si azzardi ad ascoltare. Punto e basta. E la poliziotta coinvolta nell'orribile vicenda del bambino di Padova? Non ha importanza se avesse o non avesse ragione. Di fronte alla richiesta di spiegazioni, lei emula Alberto Sordi che nelle vesti del Marchese del Grillo chiarisce i ruoli: "io so io e voi nun siete un cazzo". La signora è solo meno sboccata: "Io sono un'ispettrice di polizia e voi non siete nulla, non vi devo spiegazioni". E il ministero che la prova a difendere peggiora la situazione: voleva dire che la persona che chiedeva spiegazioni non era direttamente coinvolta. E allora? Noi paghiamo le tasse per mantenere l'ispettrice e lei le spiegazioni le deve a noi in quanto cittadini, non in quanto direttamente coinvolti. Se no pagheremmo le tasse in base al coinvolgimento. E poi non è il governo di Montigam che vorrebbe trasformare i sudditi in delatori fiscali? Tutti coinvolti come spie, non come aventi diritto a spiegazioni.D'altronde l'arroganza contraddistingue tutti questi incompetecnici. L'Ilva inquina, secondo i magistrati. E chi se ne frega, replica il ministro. Cambiamo le regole e l'inquinamento sparisce. La gente intorno continuerà a crepare? Sì, ma con le nuove regole. Son soddisfazioni. E il ministro dell'Economia, Grilli? Viola totalmente lo Statuto del contribuente, imponendo la retroattività delle strangate. Non si può? E chi se ne frega. Ovvio che l'arroganza si propaghi. E a Torino la Polizia Municipale si inventa persino posteggi irregolari su angoli inesistenti. Incroci tra due corsi paralleli che, sulla base di quello che si doveva studiare alle elementari, non possono incrociarsi proprio perché paralleli. Ma al vigile questo non interessa, forse era assente quando si spiegavano le rette parallele.

venerdì 12 ottobre 2012

Al buio, senza soldi, ma entusiasti dei tecnici

Avranno tanti difetti, i ministri del governo Monti, ma sono battutisti formidabili. Se solo l'informazione non fosse così zerbinata, ci sarebbe spazio per grasse risate come ai tempi di Berlusconi. Con chi cominciare? Magari con Fabrizio Barca (sì, è un ministro, anche se non se ne accorge nessuno) che va in tv a spiegare come saran belle le città con le luci spente. Si potranno rivedere le stelle. Manca solo che prometta il ritorno delle lucciole. Della criminalità che si avvantaggerà del buio, Barca non sa nulla. Degli incidenti provocati dal buio in strade piene di buche, manco una parola. E nessuno che osi contraddirlo. Ma poi ci si mette anche Grilli. Con quella faccia triste spiega che la fuga di capitali dall'Italia, pari a 235 miliardi, è avvenuta nel primo semestre. Poi si è fermata. Magari perché son finiti i soldi da nascondere all'estero? 235 miliardi: il 15% del Pil, manovre su manovre. Soldi che i tecnici han fatto evaporare, che han permesso uscissero dall'Italia. E nessuno fiata. Meglio controllare se il bar ha dato lo scontrino per un caffé. Ma poi arriva lui, il Grigiocrate in persona, e ribadisce che il suo governo di tecnici è più amato rispetto a qualunque politico, nonostante la macelleria sociale. Magari perché i grandi giornali sono schierati a sostegno del Monti, del Monti bis e del Monti ter. Magari perché le tv fanno a gara nello sdraiarsi di fronte ai tecnici. Magari perché i politici ignorano il soft power e dedicano i soldi a ostriche e Suv. Magari perché questo non è un grande Paese.

giovedì 11 ottobre 2012

Dal Piemonte all'Emilia, Pdl e Pd contro i loro vertici servi di Monti

Claudia Porchietto, assessore al Lavoro della Regione Piemonte, chiede ad Alfano di staccare la spina al disastroso governo del Grigiocrate Monti che sta distruggendo l'Italia. Fassina chiede al Pd di buttare nel cestino l'agenda Monti. Errani si indigna per l'indecente attacco di un governo non eletto contro le Regioni e le autonomie locali in genere. Porchietto, Pdl. Fassina ed Errani, Pd. Ma contro le ultime porcate di Monti protestano anche i movimenti locali, come quelli trentini e valdostani. Ma chi diavolo sostiene, questo premier voluto dai banchieri e dagli speculatori inglesi e americani? Chi vota i provvedimenti di questo nemico dell'Italia? Alfano da un lato e Bersani dall'altra sono in grado di comprendere la rabbia che sale dal basso? E non soltanto dagli elettori, ma ormai anche dagli eletti dei rispettivi partiti. Evidentemente non vogliono ascoltare. Perché fanno parte della medesima casta che guida l'Italia verso la rovina. Monti scrive i provvedimenti e loro, magari mugugnando per dare un contentino alla base, li votano. E contro il Grigiocrate votano solo Lega Nord ed Idv, ma non basta. In attesa che a Roma sbarchino in forza i grillini, ma non basterà lo stesso. E' ora che Bersani e Alfano ascoltino e si comportino di conseguenza. O staccano la spina o se ne vanno

mercoledì 10 ottobre 2012

Berlusconi: un moderato suicidio

Ciascuno è libero di suicidarsi come preferisce. D'altronde persino la chiesa non nega benedizione e terra consacrata a chi si toglie la vita. E allora anche Berlusconi può suicidarsi politicamente, puntando sugli affari propri. Guarda caso, appena annunciato il passo indietro, il titolo Mediaset è tornato a crescere. Ma se Silvio pensa agli affari suoi, non si capisce a cosa pensino i suoi adepti. Tutti (quasi tutti) a benedire questa "unione dei moderati" che dovrà sconfiggere i cosacchi in procinto di abbeverare i cavalli nel Tevere. I moderati? Quali moderati? La banda di vecchi arricchiti che circondano Berlusconi e che godono dei suoi privilegi? E poi? L'Italia non abbonda di moderati, dopo i disastri combinati da Monti e dalla sua banda. Tasse alle stelle, disoccupazione record, povertà crescente, prospettive nulle. E bisognerebbe essere moderati? E bisognerebbe sostenere un cartello elettorale che vuol riproporre Monti? Un cartello di servitori delle banche, di sostenitori di un'Italia grigia come il premier, senza luci come il suo governo, noiosa, senza slanci. I moderati sono i sostenitori di questa Italia? Di questo schifo? Buona fortuna, allora. A Berlusconi che, in cambio, sogna la fine dei processi ed il rilancio di Mediaset trasformata in tv di supporto a Monti. Ma buona fortuna anche a quei politici che si definivano "di destra", "alternativi", "nazionali" e che si ritroveranno con Casini e Montezemolo, con Fini e Frattini, a prendere ordini dalla signora Fornero, con il ditino alzato per sgridarli per non aver fatto i compiti.

martedì 9 ottobre 2012

Chavez vince e il mondo cambia. L'Italia non se ne accorge

Il governo italiano degli incompetecnici forse non se n'è accorto. Ma la riconferma di Chavez alla presidenza del Venezuela comporta conseguenze mondiali che un esecutivo al servizio del mondialismo non dovrebbe ignorare. Non a caso Cristina Kirchner ha immediatamente inviato un messaggio a Chavez, sottolineando come la vittoria in Venezuela sia la vittoria anche dell'Argentina. E Chavez, nel suo primo discorso, ha subito ringraziato l'Argentina di Peron e di Cristina. Un fronte sempre più compatto, quello latino americano. E infatti gli Usa sono parsi molto innervositi. Avevano speso valanghe di soldi per foraggiare l'opposizione, ma non è bastato. Ci sono popoli che, di fronte alle ingiustizie internazionali, non si limitano a fare le code per acquistare l'ultimo telefonino. E ora si ritrovano con un Venezuela che guarda sempre meno agli Usa e sempre più all'America Latina ma anche alla Cina, alla Russia. Perché la logica è quella di ampliare i contatti, di allargare i rapporti. In modo da non dipendere da nessuno. Come fa l'Argentina, come fa il Brasile, come fa anche il piccolo Ecuador. Come non fa l'Italia. Ma Chavez è un presidente eletto e confermato. Monti e la sua banda sono imposti da quegli stessi centri di potere che sostenevano - attraverso i media italianio - l'inevitabile sconfitta di Chavez.

lunedì 8 ottobre 2012

Chavez rivince, contro La Stampa e l'Internazionale

Dopo aver brillantemente sbagliato i pronostici sulle elezioni in Georgia (il candidato filoamericano è stato spazzato via), La Stampa degli Elkann ha clamorosamente fallito anche il pronostico sulle elezioni in Venezuela. Hugo Chavez ha rivinto, con 11 punti di vantaggio sul candidato sostenuto dal quotidiano della Fiat, ma anche di Repubblica. Lo avevano dato per morto, Chavez. Fisicamente e pure politicamente. La salute del presidente venezuelano resta un fatto privato, ma la vittoria politica è sotto gli occhi di tutti. E allora non bastano le aggressioni mediatiche di chi tifa sempre e soltanto per il padrone americano. Anche L'Internazionale aveva titolato, in copertina, sulla delusione del popolo venezuelano contro il proprio lider maximo. Ed era stato dedicato ampio spazio sul terrore che serpeggiava a Cuba per l'inevitabile sconfitta di Chavez. A tutti loro è andata male. Al popolo venezuelano è andata molto meglio. Ma questo, per Monti e la sua banda di servitori, dare al popolo il diritto di scegliere il proprio destino, è populismo.

venerdì 5 ottobre 2012

Piersilvio al servizio di Monti

Piersilvio Berlusconi è ormai diventato il principale sponsor del Grigiocrate Mario Monti. Il Tg5 del mattino non perde occasione per incensare il premier e sputare sulla politica. Business is business, ma un po' di dignità non farebbe male. Invece, questa mattina, l'ineffabile Gioachino ci ha propinato la quotidiana dose di indignazione popolare contro i personaggi della casta. Che magnano, che incassano molti più soldi rispetto ai cittadini comuni, che piazzano parenti e amici nei posti che contano e che retribuiscono. Ovviamente il Tg 5 normalizzato si riferiva ai politici. Manco una parola sulle folli tasse imposte dalla casta, sedicente élite, per favorire gli speculatori. Non una parola sulla folli pensioni di Giuliano Amato o di Mario Draghi. Non una parola sulla retribuzione a vita che incasserà Monti. Non una parola sulla parentopoli dei tecnocrati. Vogliamo aiutare il prono Gioachino? Vogliamo ricordargli dove lavora la figlia del ministro Fornero? Ed il marito della figlia? Vogliamo ricordargli che il figlio di Monti lavorava alla Parmalat guidata da Bondi? Con megaretribuzione? E che appena Parmalat è stata venduta ai francesi, i nuovi manager hanno lasciato a casa il figliolo del premier? E che Bondi, quasi come se fosse un premio di riconoscenza, è finito a fare il tecnico dei tecnici di governo? Certo che se queste cose Gioachino non le racconta, la rabbia popolare avrà un solo obiettivo.

giovedì 4 ottobre 2012

Comici per la sicurezza, professori per lo sfruttamento

I comici in politica, vedi Grillo, sono più seri dei politici in servizio permanente effettivo. E allora perché non affidare a comici e provocatori un'analisi seria, ma non noisosa, come quella sugli infortuni sul lavoro? Così, a Pergine Valsugana (Trento) sarà un comico come Pippo Franco ad intervenire dal palco per dire quelle cose che il governo dei tecnici non vuol sentirsi dire: che il lavoro è al servizio dell'uomo e non l'uomo al servizio dei banchieri. E sarà Vittorio Sgarbi a scatenare la polemica sullo stesso tema. Il tutto organizzato, dal 19 al 21 ottobre, dall'associazione Elmo nell'ambito del Festival nazionale della Sicurezza. Con la partecipazione di giornalisti, studiosi, alla ricerca di nuovi linguaggi. Anche se, in fondo, il linguaggio deve essere sempre e solo 1: il rispetto di chi lavora, qualunque professione eserciti, qualunque mansione svolga. Eppure con questi incompetecnici che sgovernano l'Italia, il rispetto del lavoro e del lavoratore pare essere stato completamente dimenticato. Ce l'avrà chiesto l'Europa, probabilmente. L'uomo deve trasformarsi in macchina, con poca manutenzione e con nessun costo. Perché così crepa presto e non incide sui conti pubblici. E tra Pippo Franco e Vittorio Sgarbi da un lato, e Monti e Fornero dall'altro, è chiaro a tutti dove sia la serietà e dove le pagliacciate.

mercoledì 3 ottobre 2012

Politici sotto attacco. Ma spendere qualche soldo per studiare, no?

C'è un disegno dei tecnocrati dietro la campagna contro la politica? Probabilmente sì. Certamente sì. Ma una campagna oggettivamente basata su fatti concreti. Noti da tempo e mai resi pubblici. E il disegno consiste appunto del prendere le notizie opportunamente archiviate e pubblicarle, scatenando una caccia mediatica al politico di turno e muovendo le masse contro la politica, in modo che il cittadino comune si dimentichi della macelleria sociale messa in atto dal Grgiocrate Monti e dalla sua banda di incompetecnici. L'anno prossimo, grazie al fiscal compact, pagheremo ai datori di lavoro del governo 45 miliardi di euro. Che non abbiamo e che rovineranno definitivamente l'Italia. Ma non se ne parla. Meglio occuparsi di 2mila euro di rimborso spese per i consiglieri.
Ma i politici, indubbiamente, non sono vittime. Innanzi tutto perché il fiscal compact l'hanno approvato loro. Ed in secondo luogo perché i comportamenti sono inaccettabili. Anche quando sono penalmente corretti. Quando un consigliere del Pdl piemontese giustifica rimborsi di migliaia di euro per aver partecipato a decine di sagre paesane, racconta sicuramente la verità. Ma perché mai i cittadini dovrebbero rimborsare questi soldi, quando il consigliere, per far politica, guadagna già quasi 10mila euro al mese? Le sagre si fanno con o senza il politico di turno. E hanno successo anche senza la presenza istituzionale. E' questo che, purtroppo, continuano a non capire. Sono strapagati per far politica, non per illuminare d'immenso la festa del gorgonzola o la notte bianca del cardo gobbo. E invece, nelle spese, mai che figurino migliaia di euro destinati a centri studi per analisi sull'export, sulla produzione, sul commercio. Se Fiorito avesse usato parte dei soldi pubblici per le letture, nessuno lo avrebbe rimproverato. Persino se gli acquisti fossero stati destinati non alle opere di Platone ma ai fumetti su Batman. Invece nulla. Studiare non rientra tra le loro priorità.

martedì 2 ottobre 2012

Da Zelig alla corte del Grigiocrate: la parabola di Gepi

Povero Monti. Costretto a non ridere perché gli hanno consegnato un Paese, l'Italia, così simile alla Grecia, "che gli uscieri l'hanno accolto ballando il sirtaki". Gepi Cucciari, quando si esibiva sul palco di Zelig, faceva ridere. Ma ora ha scelto di trasformarsi nel giullare della corte del Grigiocrate. Peccato che nessuno le abbia spiegato il ruolo di giullare. Così diverso da quello del lacché. Il giullare, ridendo e facendo ridere, diceva la verità scomoda al potengte di turno. E rischiava anche la propria testa, per il gusto di una battuta. La Cucciari invece, intervenendo al Forum della Cooperazione, si è lanciata in esibizioni del genere: "Lei è il Dino Zoff della politica, che in pubblico deve sempre sembrar serio e poi in realtà racconta un sacco di barzellette". Ma che battuta fulminante, eroica, che non fa sconti al potere. Si sarà urticato, Monti, con simili attacchi. Ma Gepi non è l'unica. Sono spariti in tanti, di coraggiosi umoristi urlanti quando c'era Berlusconi ed ora ammutoliti di fronte alla sobrietà del Grigio. Neppure una battutina sulle sobrie vacanze a St Moritz. Neppure una sottile ironia sulle attività lavorative dei figli dei tecnocrati. Di sicuro non rischieranno la testa, in attesa che Bersani o Renzi diano loro il permesso di attaccare il defunto Silvio.

lunedì 1 ottobre 2012

Monti, Montezemolo, Montecarlo: una Montagna di disastri

MONTi, MONTezemolo, MONTecarlo. Un colossale danno d'immagine per le popolazioni alpine e appenniniche italiane. Ma un danno colossale per tutti gli italiani se questo trio (Montecarlo sta per Fini, fedele vassallo dell'infeudato Casini) dovesse gestire il Paese con il prossimo governo. Un esecutivo al servizio della City e di Wall Street, incapace di una qualsiasi politica estera a difesa degli interessi italiani. Incapace di una politica fiscale per sostenere l'indifferibile rilancio dell'economia nazionale. Incapace di interventi a tutela dell'occupazione, della salute, del futuro degli italiani.  Eppure i media marciano compatti (con poche ed eroiche eccezioni) nel sostegno a questa mala gente che distruggerà l'Italia per accontentare la speculazione. In cambio di qualche ben remunerato strapuntino per Fini, probabilmente. In Europa? In Italia? Un premio di consolazione non mancherà.
E sul fronte della politica? Persino il lib Renzi si è accorto che non può andare a chieder voti proponendo di voler sostenere un Monti bis. E allora assicura che, in caso di vittoria del Pd, il premier sarà lui. Certo che però, se i mercati faranno ripartire l'attacco all'Italia, il buon sindaco di Firenze si vedrebbe costretto, suo malgrado.. etc etc.
Ma al centrodestra mica va meglio. Il nullo Alfano si barcamena alla peggio (di meno peggio non ha nulla), senza un'idea compiuta e ancor meno programmi. Frattini l'americano è già pronto a prostrarsi di fronte a Monti. L'area ex An sogna una rivincita e la riedizione di un proprio partito. Ma non ha il coraggio di rottamare i vecchi esponenti responsabili del disastro. E una nuova formazione di destra con i vecchi La Russa, Gasparri, Aledanno e sergenti vari non ha alcun senso. Ma si aspetta il 28 ottobre. Non per festeggiare la Marcia su Roma, che la Meloni non vuole, e neppure la Marcia su Roba, chè Fiorito è stato beccato. Ma per capire se in Sicilia la candidatura di Nello Musumeci (Destra di Storace) ha avuto successo. E decidere, a quel punto, cosa fare.