giovedì 31 marzo 2016

la sostituzione della popolazione è avviata

Un paese, in Calabria, rinasce grazie alla presenza degli invasori. Ed il buonista Gramellini non si perde l'occasione per esultare, per spiegare al colto e all'inclita quale simbolo meraviglioso rappresenti la vicenda. Oddio, ci sarebbero anche alcuni aspetti che dovrebbero portare a contenere l'entusiasmo, ma ovviamente si può glissare. Perché, nel paese rinato grazie agli invasori, gli indigeni rappresentano pur sempre i tre quarti della popolazione. A fronte del 25% di invasori. Forse, dunque, il paese non era proprio morto e disabitato. Ovviamente l'eroico sindaco, indicato anche dagli americani come esempio da seguire nel mondo, ha utilizzato soldi pubblici (nostri, non degli americani) per favorire la presenza degli ospiti. E che male c'è? Si chiede il buonista Gramellini? Beh, su questo punto qualcosa da dire ci sarebbe. Perché, come è noto anche ai buonisti, ogni invasore costa più di mille euro al mese, cioè più di 4mila euro al mese per una famiglia di 4 persone. Se questi soldi fossero stati destinati alle famiglie degli indigeni, lo spopolamento non ci sarebbe stato. In Calabria come in qualsiasi località delle montagne italiane. Ma il problema è proprio questo. Lo spopolamento è un obiettivo di questi cialtroni impegnati nella sostituzione di intere popolazioni. Perché la cultura locale è la nemica da eliminare per arrivare alla totale globalizzazione, per arrivare ad uno standard unico mondiale. D'altronde qual è il valore aggiunto di questa occupazione del paese calabrese? L'apertura di nuovi spazi commerciali. Tradizioni? Culture materiali ed immateriali? Ma chissenefrega. L'importante è far girare l'economia sul modello americano. Tutto il resto è noia, è sovrastruttura da eliminare.

mercoledì 30 marzo 2016

Chi deve pagare per il turismo italiano?

"Se fosse stato per voi..". Così il presidente della regione Piemonte si è rivolto alla presidente dei commercianti. Poteva essere ovunque, in Italia. Perché i politici, sempre sotto accusa, ribaltano la questione e chiedono alla società civile cosa stia facendo per il Paese. Nel caso piemontese il riferimento era alla trasformazione turistica. A chi spettano gli oneri? In teoria hanno perfettamente ragione i politici. Gli onori, nel senso degli introiti, spettano ad albergatori, ristoratori, negozianti. Dunque gli oneri dovrebbero toccare a loro. Troppo facile privatizzare gli utili e socializzare le spese. Vale per le luci più adatte nelle vie dello shopping, per la pulizia più accurata, per l'arredo urbano, per la sicurezza. Sino  a qui la teoria. La pratica è un'altra cosa. Perché i commercianti non lavorano solo nelle strade centrali protette e curate, ma anche nelle periferie abbandonate dalla politica e dalla giustizia. E gli hotel non sono soltanto quelli a 5 o 4 stelle del centro città. Ma le tasse si pagano anche in periferia, nelle aree semi centrali. Senza ottenere un adeguato ritorno di quanto versato. Già, ma le tasse le pagano anche i lavoratori dell'industria o dei servizi che nulla hanno a che fare con il turismo. E anche loro avrebbero diritto ad ottenere qualcosa in cambio. In effetti qualcosa la ottengono, perché una città più bella, pulita ed illuminata è un vantaggio per tutti. O no? Beh, non proprio per tutti. Perché se vivi nei quartieri del degrado, se hai a che fare quotidianamente con lo spaccio libero degli invasori, se hai subito furti in casa senza che il colpevole sia mai stato cercato, qualche dubbio ti viene. Se non hai più un posto di lavoro ed i sussidi non bastano perché i soldi servono per abbellire i quartieri "bene", qualche dubbio ti viene. Se non puoi più curarti perché le risorse per la sanità sono state ridotte, qualche dubbio ti viene. Dovrebbe venirti anche una certezza: le politiche di tagli sono disastrose, riducono occupazione e qualità della vita. E dovresti trarne qualche conclusione, invece di rintanarti in casa a guardare il calcio, un reality o un talent

martedì 29 marzo 2016

Ultimi in cultura, ultimi nel lavoro: l'Italia dei disertori della vanga

Sarà sicuramente un caso, ma le notizie pessime su investimenti ed occupazione in Italia sono state rese note nelle vacanze pasquali, quando l'interesse generale era rivolto più alle costine che all'economia nazionale. Così a molti è sfuggito che il Paese con la maggior concentrazione di opere d'arte al mondo è anche quello che, in Europa, investe meno per la cultura. Se poi si pensa che buona parte delle spese spacciate per culturali sono, in realtà, vergognose regalie agli amici degli amici per concerti senza qualità o per convegni senza pubblico, ci si rende conto che l'investimento vero per la tutela della cultura e per la promozione è poco più che inesistente. Mentre, con interventi mirati, il settore potrebbe garantire migliaia di posti di lavoro di qualità e consistenti ritorni economici. Non è un caso che la pur disastrata Francia, con il 30% in più di operatori nel settore culturale, abbia abbondantemente superato l'Italia nelle presenze turistiche. Come non è un caso che i dati di Unioncamere abbiano evidenziato un aumento degli occupati in professioni "povere". Più parrucchiere e fattorini per la consegna di pizze, meno artigiani di qualità nei settori artistici. Ma persino meno artigiani elettricisti o idraulici. Tanto non ci sono neppure più i soldi per le riparazioni. Meglio risparmiare affidandosi, in nero, ad amici, parenti e conoscenti. La cialtronaggine di questo governo di bugiardi e di disertori della vanga ha favorito il crollo del lavoro di qualità per far crescere il sommerso di infima qualità. Cibo spazzatura in arrivo da ogni dove, lavori saltuari, sottopagati. Nessuna prospettiva per i giovani che dovrebbero affacciarsi al mondo del lavoro. Ma, in compenso, le dichiarazioni del bugiardissimo sul nuovo Rinascimento italiano. Ma lui e i suoi disertori della vanga hanno una seppur vaga idea di cosa sia stato il vero Rinascimento? Probabilmente no. Perché per realizzare il David o il Perseo non sarebbero bastati i voucher e neppure i 500 euro di compravendita dei voti dei diciottenni. La qualità non si raggiunge cambiando lavori di infimo livello ogni 3 mesi. E senza qualità l'Italia non ha futuro

venerdì 25 marzo 2016

I siriani riprendono Palmira, gli europei giocano con i gessetti

Qualche imbecille che si spaccia per esperto di geopolitica aveva vaticinato l'imminente fine di Assad dopo l'annuncio di Putin sull'avviso del ritiro delle forze russe dalla Siria. Qualche grande polemologo aveva aggiunto che di fatto i russi non avevano mai combattuto davvero contro l'Isis ma solo contro gli oppositori di Assad sostenuti da USA, Arabia e Turchia. Sarà per questo che la dis informazione di servizio sta pressoché ignorando l'ingresso delle truppe di Assad, sostenute a terra dagli iraniani e, in aria, ancora dell'aviazione russa, nella città di Palmira, sono ad ora nelle mani dei tagliagole dell'Isis. Non proprio una sconfitta, per Assad. E questo infastidisce non poco gli avversari di Putin. A partire da quegli spiriti nobili convinti che il terrorismo si combatta con i gessetti, si sconfigga con le candeline ed i mazzi di fiori. I siriani entrano a Palmira perché combattono, con armi vere, non con i disegni fatti con i gessetti e le frasi patetiche scritte sulla strada. I siriani riprendono Palmira perché i russi sganciano bombe vere sulle truppe del Califfo, non per gli inviti alla pace universale. I tagliagole non si spaventano per le vignette satiriche e non si fermano di fronte ai simboli idioti del peace &love. Ma è più comodo invocare la pace nel mondo, come nei peggiori programmi TV defilippizzati. È più bello spalancare le porte al mondo intero, distruggendo la propria cultura nel nome di un pensiero unico. Peccato che quel pensiero unico non piaccia all'Isis e, in realtà, non dovrebbe piacere neppure a noi.  Ma il servilismo nei confronti degli spacciatori del governo mondiale e dell'idea universale impediscono all'Europa di ricordare e di recuperare le proprie radici. In svendita al supermercato o cancellate dal terrore. Il risultato non cambia. Le vittime del terrorismo sono infinitamente meno numerose delle vittime, nella sola Italia, provocate dai tagli alla sanità o dal cibo di pessima qualità diventato l'unico possibile per milioni di italiani che vivono intorno alla soglia di povertà.

giovedì 24 marzo 2016

Italiani state sereni, ci pensa Alfano

Ci pensa Alfano. Nessun timore per eventuali episodi di terrorismo in Italia. Il ministro degli Interni vede e provvede. Partendo da un presupposto vero e da uno falso. Quello vero è che le periferie italiane sono profondamente diverse dalla banlieues francesi o dalle municipalità di Bruxelles. Quello falso è che le forze dell'ordine italiane possono entrare senza problemi in ogni quartiere di ogni città. Le periferie italiane, per quanto degradate ed abbandonate, non si sono ancora trasformate in enclaves dove vivono soltanto gli stranieri. Ovviamente non per merito delle autorità nostrane, ma solo perché i disperati italiani non hanno la possibilità di trasferirsi altrove. E neppure l'ex ceto medio sempre più povero. Tutti obbligati, dunque, a convivere con spaccio, prostituzione, delinquenza quotidiana che scippa, rapina, ruba, aggredisce. Nella più totale indifferenza, se non complicità, degli organi dello Stato. Dunque, per ora, le periferie non si sono trasformate in cittadine straniere all'interno dei confini italiani. Quanto alle menzogne di Alfano sul controllo effettivo di ogni area, è sufficiente ricordare l'assoluta libertà di devastazione e di aggressione concessa agli "ospiti " in occasione delle continue proteste per il menù offerto a spese nostre, per la mancanza di parabola satellitare per gustarsi i programmi TV preferiti, per la lontananza da bar e discoteche degli hotel pluristellati dove vengono accolti, sempre a spese nostre. Oppure potrebbe ricordarsi, Alfano, delle forze dell'ordine aggredite e messe in fuga quando hanno cercato di entrare in qualche campo Rom all'inseguimento di criminali che vi si erano rifugiati. Se l'Italia non è ancora stata colpita, il merito non è di Alfano. Conta molto di più la scelta in politica estera meno ottusa di quella di Parigi. Conta molto di più la capacità degli uomini dell'intelligence che nulla hanno a che fare con i disastrosi belgi. Il resto sono chiacchiere da bar e da Alfano.

mercoledì 23 marzo 2016

Togliere le scorte a chi vuole l'accoglienza

Che fare? L'Europa terrorizzata se lo chiede, ancora una volta, dopo le bombe di Bruxelles. E l'immagine di un Vecchio continente senza coraggio è quella della Mogherini "fornerizzata" ed in lacrime. Ecco, almeno è chiaro cosa non fare: piangere invece di reagire. Come reagire? Il primo provvedimento sarebbe anche facile da attuare. Basterebbe togliere tutte le scorte ai criminali irresponsabili che, dopo gli attentati, hanno spiegato che bisogna aumentare accoglienza ed integrazione. Bene. Togliamo le scorte ed obblighiamo questi cialtroni a vivere come i loro sudditi, nei quartieri dove sopravvivono i loro sudditi. Smettiamola di sprecare soldi pubblici per proteggere i magistrati che condannano i sudditi privi di scorte ed obbligati a difendersi da criminali liberi di agire indisturbati. Troppo comodo condannare chi viene aggredito quando lorsignori sono protetti a spese altrui. E togliamo le scorte ai politici che pretendono di accogliere tutti purché non nei quartieri dove i politici vivono. Vietiamo anche la protezione delle scorte private ai radical chic che, nelle ville blindate e nei quartieri eleganti, pasteggiano a champagne mentre, con la tartina in bocca, bofonchiano di quartieri multietnici. A quel punto, quando anche lorsignori conosceranno la paura, si potrà discutere su cosa fare. Quando il bugiardissimo e la  Boldrine non saranno più protetti dalla rabbia del popolo che dovrebbero rappresentare. Forse, allora, cominceranno a ragionare invece di blaterare a cervello spento. Forse, allora, cominceranno a comprendere i problemi che i sudditi devono affrontare quotidianamente. Ma proprio per questo lorsignori non rinunceranno mai alle scorte, alle protezioni, alla distanza di sicurezza dai  sudditi. Tanto, se esplode una bomba, è sempre tra la gente normale. Più facile farla esplodere in un vagone del metro, tra chi va a lavorare o a scuola, piuttosto di superare sbarramenti, scorte e difese a tutela di chi è colpevole di questa situazione. Di chi ha favorito l'invasione per poi dire, ora, che il nemico l'abbiamo in casa. Senza chiedersi quale Boldrine ha voluto che le porte fossero spalancate per accoglierlo, il nemico

martedì 22 marzo 2016

Bombe in Belgio per colpire l'Europa

Pasqua si avvicina e le bombe fanno strage a Bruxelles. Non per colpire una festa religiosa ma per colpire, sempre più a fondo i simboli e l'economia della vecchia Europa. Bruxelles, la capitale. Dove diventa più evidente l'incapacità di contrastare il terrorismo. L'immagine è quella: l'Europa non è in grado di difendere il luogo dove si incontra la politica continentale, ovvio che non sia in grado di difendere i cittadini normali in una qualsiasi città europea. Poi chi è più addentro alle segrete cose può ricordare che il Belgio non è un Paese particolarmente attrezzato per quanto riguarda la sicurezza, l'intelligence, la rapidità nelle inchieste e negli interventi. Ma la realtà, per il grande pubblico, non è questa. La realtà è che il terrorismo può colpire sempre ed ovunque. Si arresta uno dei responsabili delle stragi di Parigi? I politici ed i media di servizio cercano di trasformare un piccolo criminale, utilizzato come manovalanza, in un fine stratega. Ma i terroristi rispondono con le bombe, vere, alle retate che millantano successi straordinari ed invece effimeri. La Pasqua diventa, dunque, non la festa cristiana da colpire, ma la vacanza da impedire per danneggiare il turismo. E non quello da poco del Belgio. L'obiettivo è l'insicurezza del viaggio, della presenza ed attesa in aeroporto. Perché, se colpiscono il super protetto aeroporto belga, possono colpire qualsiasi scalo. Magari la prossima volta si dedicheranno ai treni, o alle navi da crociera. Quanto vale il turismo, in termini di Pil, per l'Italia o per la Francia? Tanto. Ed allora dopo aver colpito il turismo in Egitto, in Tunisia, persino in Costa d'Avorio e in Burkina, è la volta dell'Europa. Creare insicurezza per distruggere una fonte di reddito determinante in molti Paesi. Colpire Bruxelles per dare un segnale a Roma e Parigi. Ed è gravissimo che, in Italia, contribuiscano a creare insicurezza quei magistrati che impediscono agli aggrediti di difendersi dai criminali. Non importa che il criminale agisca per ragioni che nulla hanno a che fare con il terrorismo: crea paura, terrore, insicurezza. Proprio come le bombe

giovedì 17 marzo 2016

Lula ministro, la vergogna del Brasile corrotto e povero

L'ex presidente brasiliano Lula diventa ministro per evitare il carcere per corruzione. L'ha deciso la compagna presidente Rousseff, alle prese con una crisi politica ed economica gravissima. Ma caratterizzata, in entrambi i casi, dalla corruzione endemica. Lula, per chi non lo ricordasse, è il presidente che aveva negato l'estradizione di Battisti. Evidentemente ha un curioso rapporto con la giustizia. Nessuna galera per un criminale politico come Battisti, nessuna galera per un criminale politico come Lula. Che poi il denaro della corruzione fosse usato da Lula per se stesso e non per il partito è un particolare del tutto insignificante nella logica del compagno ex presidente e della compagna presidente attuale. Sono due esempi perfetti di quello che il filosofo comunista Borgognone bolla come "sinistra liberal desiderante ". Dalla gauche cambiar francese alla sinistra plebeo-desiderante del Brasile. La stessa logica predatoria. Che ha portato alla crisi del Brasile e, di fatto, alla fine dei Bric. Pil in caduta, consumi crollati, povertà dilagante. Non è solo la maledizione dei giochi olimpici che, dopo aver distrutto la Grecia, stanno devastando il Brasile. Corruzione, corruzione e corruzione. Unita ad una disarmante incapacità di gestire il Paese. La sinistra liberal che non sa governare e aspetta sempre che siano i poteri forti globali a dettare le regole e ad indicare la strada. Una finta attenzione al popolo che serve solo a depredare il popolo. Più che sinistra desiderante bisogna parlare di sinistra depredante. Rousseff e Lula sono la coppia ideale per favorire una nuova politica coloniale statunitense nell'America Latina. Ma naturalmente i compagni desideranti italiani sono pronti a difendere l'immagine dei due politici brasiliani. Accusati da giudici cattivi soltanto perché un poco corrotti. E che sarà mai..

mercoledì 16 marzo 2016

Populisti nemici della stabilità? Meglio così

I populisti minano la stabilità, assicura un commentatore su LaStampa. Basterebbe questo per spiegare il successo, in tutta Europa, dei movimenti che i "sinceri democratici " definiscono appunto come populisti. Perché la stabilità significa povertà, criminalità, precarietà, mancanza di futuro. La stabilità significa un sempre più ristretto gruppo di gente sempre più ricca a fronte di ceti medi sempre più poveri e di poveri al di sotto della soglia di povertà. Significa sradicamento in nome dei capricci individuali e del cosmopolitismo obbligatorio. Significa schiavitu' spacciata per moderna flessibilità. Gli elettori cominciano a capirlo. Forse, in futuro, lo capiranno anche quelli che non votano. A patto che, prima, siano i politici a comprenderlo. Proprio su La Stampa, a fianco delle preoccupazioni di chi trasmette la visione del padrone, compare una riflessione intelligente di Orsina, politologo sempre interessante. E spiega, Orsina, che alla contrapposizione ormai obsoleta tra destra e  sinistra potrebbe sostituirsi quella tra establishment e anti establishment. Al di là dell'utilizzo dell'inglese, la prospettiva è interessante. E pure spiazzante. Perché obbligherebbe tutti a schierarsi in modo chiaro. Si vuole proseguire con questo sistema mafioso che tutela, in ogni parte del mondo, questa global class (tanto per insistere con un inutile inglese) a scapito di tutti gli altri? O si preferisce fungere da cinghia di trasmissione e di controllo al servizio di questo ceto dominante mondiale? Si vuole essere populisti a fianco del popolo o servi che sognano soltanto di entrare a far parte dell'altissima borghesia globalizzata? Una scelta chiara, che obbligherebbe la destra a ripensare se stessa e la sinistra ad abbandonare le rendite di posizione legate solo ad un inutile antifascismo o all'ormai altrettanto inutile anti berlusconismo. Indubbiamente non una scelta facile. Perché la destra dovrebbe abbandonare l'abitudine all'ossequio nei confronti di qualsiasi potente o dell'ordine costituito mentre la sinistra dovrebbe rinunciare al servilismo nei confronti della globalizzazione, dei consumi individuali come unica meta, della cancellazione di patrie e confini. Anche in questo caso, però, la rinuncia a sempre più ristrette basi elettorali potrebbe portare alla conquista di un popolo che diserta le urne perché disgustato dalla politica attuale. E, contrariamente a quanto sostenuto da Orsina, i populisti hanno già vinto anche in Europa. L'Ungheria, come denunciato più volte proprio dal quotidiano su cui scrive Orsina, è guidata dal populista Orban. Potrebbe essere solo il primo della serie

martedì 15 marzo 2016

Mattarella si occupa dei populisti europei ed ignora il popolo italiano

"Matta della manda un messaggio chiaro e forte ai populisti di tutta Europa". Eh sì, per il quotidiano degli Elkann in attesa di diventare di De Benedetti i partiti europei che rifiutano l'invasione staranno tremando. È sceso in campo nientepopodimeno che il prode Mattarella. Spiegando che i populisti sono minoranza. Una scoperta sconvolgente. Il Fn in Francia ed ora Afd in Germania erano convinti di aver conquistato il 51% ed ora scoprono che non era così. Ed anche il povero Orban, che in Ungheria governa con la maggioranza assoluta dei voti mentre il principale partito di opposizione è ancora più populista, dovrà rendersi conto che in realtà la maggioranza degli ungheresi è contraria a lui ed alle sue idee. Spaventati, o forse terrorizzati, dal messaggio chiaro e forte del presidente italiano, pare che Croazia, Slovenia e Serbia stiano per smantellare i controlli alle frontiere. Vienna si è già vergognata di averci pensato, Francia e Gran Bretagna hanno organizzato dei treni ad alta velocità per far arrivare a Londra, con la dovuta celerità e comodità, tutti i martiri accampati a Calais. Ed i turisti, a partire da quelli italiani, cercano su Booking gli hotel che ospitano i clandestini per poter trascorrere le prossime vacanze estive insieme a loro. Ci voleva tanto? Bastava un messaggio chiaro e forte di Mattarella. Siete minoranza, dunque non avete diritti. Giusto. Ed anche coerente. Quali diritti hanno, infatti, gli italiani tutti? Quelli che votano sono ormai una minoranza, quindi non contano nulla, non hanno diritti. Come sta dimostrando Striscia la notizia, con una coraggiosa inchiesta sulle rapine legalizzate condotte dall'Agenzia delle entrate. Il programma si rivolge, ogni volta, a Mattarella chiedendo un suo intervento. Magari un messaggio chiaro e forte a tutela del popolo, non dei populisti. Ma dal Quirinale il messaggio non arriva. Meglio occuparsi di Fn e Afd piuttosto di difendere gli italiani dai soprusi di questo sistema che non è maggioranza ma comanda lo stesso

lunedì 14 marzo 2016

La destra tedesca vince perché fa e non cerca i "candidati del fare"

Chissà se anche per la destra tedesca di Afd il problema fondamentale sia stato quello di individuare degli "uomini del fare" da mettere in lista per le elezioni regionali. Forse, però, Afd ha preferito puntare su programmi, idee, proposte. Ha preso posizioni forti su invasione ed euro, ed ha conquistato la seconda posizione in una regione e la terza nelle altre due in cui si è votato. Superando anche i sondaggi più favorevoli. Ad Est il partito considerato populista ha superato il 20% ed ora Afd è presente nei parlamenti di 8 regioni su 16. Ma solo perché il partito è giovanissimo e non si era ancora presentato. Un successo, quello di Afd, che è stato favorito dalla disastrosa politica della Merkel e della coalizione Cdu-Spd sui migranti. Non solo un problema di accoglienza e di delinquenza (i giornali italiani han fatto finta di dimenticare le aggressioni a Colonia, ed in altre città, nella notte di capodanno), ma anche di stato sociale. Anche nella ricca Germania si sta ampliando la distanza tra i ricchi ed un ceto medio spinto verso il basso. Ma, a differenza dell'Italia, i tedeschi invece di disertare le urne votano. Già, ma loro hanno trovato un movimento che lì convince, che si occupa di produrre idee. Magari poche, ma chiare. Hanno trovato una donna che è attenta ai problemi degli elettori e non a quelli della nomenklatura  da proteggere ed a cui conservare le poltrone. Afd fa, non cerca "uomini del fare". Non organizza pagliacciate nei gazebo perché il movimento sa scegliere candidati in linea con quanto voluto dai cittadini e dai propri elettori. Magari Afd si rivelerà una bolla e scoppierà in un prossimo futuro. Ma per ora si gode il successo. E anche se la coalizione Cdu-Spd, con un allargamento ai Verdi in una regione, si comporta esattamente come in Francia dove la destra viene emarginata a prescindere, la destra tedesca rappresenta comunque un ostacolo con cui fare i conti. Non è irrilevante anche se ignorata nella creazione delle alleanze. Perché non è irrilevante il giudizio di un numero crescente di elettori che se ne frega delle demonizzazioni

sabato 12 marzo 2016

La guerra delle tv si gioca sui contenuti

Al di la' dei favori che una stampa asservita ed una televisione di comodo stanno rendendo al bugiardissimo ed alla sua banda di renitenti alla vanga, il problema dell'informazione italiana sta diventando sempre più urgente. Non per ragioni etiche - del tutto sconosciute al settore - e neppure politiche. Ma per motivi banalmente economici. Che non riguardano la Rai al servizio del bugiardissimo, perché il canone mantiene comunque un carrozzone sempre più allineato e coperto. Nessuno avrebbe voglia di pagare per garantire ricchi stipendi alla Bignardi, ma il lato oscuro dell'accertamento obbligherà a mantenere lei e compari. A prescindere da ascolti e gradimenti. Ma è sul fronte delle tv private e dell'informazione cartacea e online che si addensano nubi. Perché non basta aver trasformato l'intero Canale 5, e soprattutto il Tg5, in una rete di complemento del Pd e del suo lider minimo per garantirsi il successo ed il futuro. Mediaset e' troppo piccola, ormai, nello scenario televisivo mondiale. Ma i pretendenti non mancano. A partire da Sky per arrivare a Vivendi. Un destino straniero, nel futuro del gruppo italiano. Perché gli aspiranti partner si sono accorti della profonda debolezza della programmazione Mediaset. Programmi vecchi, che non tirano più. Contenitori vuoti di idee. Mancano i contenuti. Ma i contenuti costano e servono investimenti cospicui ed intelligenti. Un problema che non riguarda solo Mediaset ma tutta l'informazione non cartacea italiana. I contenuti sono deboli e diventano inesistenti in molte tv locali. Persino piattaforme come Netflix devono affrontare questo aspetto fondamentale. Si può scegliere di ignorare il problema proponendo, ad libitum, isole degli sfigati e le squallide risse nei programmi defilippici, ma pare che i grandi gruppi internazionali abbiano altre idee e prospettive. D'altronde il pubblico si sta stufando delle solite boiate, dei programmi urlati, di personaggi banali, arroganti ed ignoranti. La grande sfida si giocherà sui contenuti. Che non sono mai neutri ma che sono la conseguenza di un'idea, di un progetto, di una manipolazione. Se i cinesi di Wanda si sono comprati gli studios di Hollywood e le catene di distribuzione dei film, non è per trasmettere al mondo una cultura legata agli uomini e donne di Mediaset. Vivendi e Sky l'hanno capito. Altri no.

venerdì 11 marzo 2016

Ripartire da agricoltura, turismo, cultura? Non con i disertori della vanga

Spiace ammetterlo, ma questa volta Mario Deaglio (il signor Fornero) ha perfettamente ragione. L'economista ha delineato l'Italia del futuro che avrà, necessariamente, un cuore verde, agricolo, agroindustriale. Ma anche artistico, storico, turistico. In pratica, sostiene Deaglio, si devono rilanciare  quei settori che hanno sempre rappresentato l'eccellenza italiana. Poi, certo, Deaglio ricomincia con la farsa al servizio dei poteri forti e del bugiardissimo. Ricorda che l'Italia ha perso le opportunità in settori d'avanguardia come l'elettronica o la chimica, ma si dimentica di aggiungere che l'Olivetti e' uscita dall'elettronica (un settore in cui l'azienda eporediese primeggiava a livello mondiale) grazie alle decisioni della Fiat, della Pirelli e di Mediobanca. Si dimentica, Deaglio, che Montedison e' stata spazzata via dalla chimica mondiale grazie a Di Pietro ed al pool di Mani Pulite. Si dimentica, il signor Fornero, che la crescita da lui ipotizzata, al 2-2,5% annuo - e' impossibile con il governo del bugiardissimo e dei disertori della vanga. Ma una volta reso omaggio ai potenti, Deaglio punta giustamente sulle potenzialità verdi dell'Italia. Che non sono soltanto quelle dei prodotti tipici del territorio, ma si estendono alle macchine agricole, alle industrie di trasformazione, alla distribuzione, ai ristoranti. E dai ristoranti si passa agli hotel ed al turismo. Ma quale turismo. Certo, il mare e le montagne. Ma ci sono altri mari ed altre montagne nel mondo. E costano meno, ma molto meno, rispetto ai soggiorni in Italia. Allora bisogna valorizzare quel patrimonio artistico, culturale, archeologico che non possono offrire le Maldive o le Montagne Rocciose. Peccato che il signor Fornero dimentichi i salari da fame, quando ci sono, offerti ai giovani che si occupano di questi settori. Ai giovani laureati costretti ad emigrare per occuparsi, all'estero, di studi umanistici relativi all'Italia. I nostri musei accolgono personale giustamente demotivato perché ingiustamente sottopagato. La ricerca umanistica, nelle Università, e' considerata una spesa inutile. E le agenzie del turismo sparse sul territorio ignorano spesso le presenze artistiche ed archeologiche perché è più semplice proporre la sagra della salsiccia che non la visita ad una chiesa del Seicento o ai resti di insediamenti primitivi. D'altronde i criteri di selezione del personale delle agenzie turistiche rifuggono, troppo spesso, dagli aspetti culturali. Quanto all'agricoltura vera e propria, e' curioso che il signor Fornero ne parli senza citare i problemi che deriveranno dal massiccio ingresso di olio tunisino che si aggiunge agli agrumi ed ai pomodori di tutta l'Africa del Nord e di Israele, ai pomodori cinesi. In attesa che il Ttip distrugga definitivamente l'unico settore che può rilanciare l'Italia.

giovedì 10 marzo 2016

Mediaset vola in Borsa grazie ai candidati alle amministrative

Il titolo Mediaset che vola in Borsa e' la migliore conferma alle tesi di Pietrangelo Buttafuoco: Berlusconi ha scientemente imposto candidati perdenti per le prossime amministrative in cambio del via libera del governo alle nuove alleanze internazionali di Mediaset. Da Bollore' e Vivendi sino a Telecom. La famiglia di Berlu, che cerca di far cassa anche con il Milan, si guarda legittimamente intorno per cercare alleanze forti, in grado di assicurare al gruppo un ruolo di rilievo nel panorama internazionale. Che si tratti di tv o di editoria cartacea con l'accordo Mondadori-Rizzoli. Tutto legittimo. Meno legittimo che si voglia utilizzare la politica per garantirsi gli appoggi indispensabili. Si cancella un'area intera per tutelare gli interessi di una famiglia. Ma la responsabilità non è del clan Berlusconi che, logicamente, pensa agli affari propri. La colpa e' degli alleati che fingono di non capire e ci sarebbe da chiedersi perché. In fondo, però, non è neppure importante. Le amministrative sanciranno la fine di tutta un'area e ci saranno gli spazi per poter creare qualcosa di molto diverso. Di totalmente diverso. La sconfitta permetterà di metter fine a rendite di posizione senza alcun senso. Ovviamente nessuno può illudersi che i colpevoli accettino di farsi da parte. Troveranno le immancabili giustificazioni, scaricheranno le responsabilità sugli alleati (reciprocamente), accuseranno il destino cinico e baro e se la prenderanno con gli elettori che non li hanno capiti, che hanno votato per altri o che se ne sono andati in vacanza. Inutile illudersi su autocritiche sincere, su ritiri definitivi. Forse solo Berlu, una volta ottenuti i favori governativi per le alleanze di Mediaset, avrà la decenza di scomparire dalla scena politica. Gli altri no. Rimarranno a consumare i pochi consensi rimasti. Rimarranno a spartirsi le montagne di denaro della Fondazione An. Ma tutto questo non impedirà la nascita di alternative. Anche troppe e poche saranno quelle credibili. Basta aspettare. L'estate si avvicina, la scomparsa di queste destre anche.

mercoledì 9 marzo 2016

Afd supera il 13% in Assia. L'opposizione vola, quando si oppone

A cercar bene, ma proprio bene, persino sui quotidiani omologati si può trovare la notizia - piccina piccina, possibilmente senza titolo - che in Germania si sono svolte delle elezioni amministrative. In Assia, dove Afd ha ottenuto oltre il 13% dei consensi. Afd, ossia quel micropartito della destra tedesca che viene spesso e volentieri dimenticato dagli osservatori e dai giornalisti politicamente corretti e professionalmente scorretti. E' il primo evidente risultato della politica della Merkel a proposito degli invasori. Una politica fallimentare che rischia di produrre altri dispiaceri alla coalizione tra Cdu e Spd. Non a caso i quotidiani omologati italiani invitano la cancelliera tedesca ad andare avanti, a non cedere ai populisti ed ai populismi. Ignorando gli elettori, d'altronde l'Italia rappresenta il migliore esempio di come si possa governare ignorando i sudditi. Il problema, per Merkel, e' che sulla strada intrapresa dovrà ignorare anche il malcontento montante nel suo partito e, soprattutto, tra gli alleati bavaresi della Csu. Nel frattempo il cordone sanitario si stringe intorno alla fortezza Germania. Il problema dell'invasione incontrollata, sostenuta da Merkel, ha provocato non solo la creazione dei muri ai confini ungheresi, ma anche il ripristino dei controlli alle frontiere austriache ed ora alla chiusura di Slovenia e Serbia. I Paesi Boldrine free hanno deciso di difendersi dalla demagogia tedesca. Non solo lungo la rotta dei Balcani, ma anche nell'Europa del Nord, dalla Danimarca alla Svezia. In questo clima era inevitabile che persino i sonnacchiosi tedeschi cominciassero a dar segni di vita. Ed il voto in Assia e' un segnale importante. Per Berlino, ma anche per Arcore, per Milano e per Roma. Non ha alcuna importanza che Afd non sia assimilabile ai partiti di opposizione (più o meno finta) presenti in Italia. Ciò che conta e' che Afd sia in grado di farla, l'opposizione. E per questo viene premiata dagli elettori, diventando il terzo partito in Assia. Senza preoccuparsi delle condanne degli opinion leaders, senza sottostare ai ricatti su aziende e dipendenti. In Italia si giustifica la finta opposizione con la necessità di salvaguardare 60mila dipendenti di Berlu. Dimenticando, ovviamente, gli altri 60milioni di italiani, abbandonati alle politiche dei disertori della vanga.

martedì 8 marzo 2016

Pagare Ankara per salvare il turismo in Italia e Grecia?

Tutti indignati per la richiesta di Ankara che pretende altri 3 miliardi di euro per frenare i flussi di invasori. Può ottenerli davvero? Probabilmente si', perché buonisti ed anime belle ogni tanto scendono sulla terra e si fanno due conti. Conti semplici semplici, che non richiedono  studi approfonditi - ed immancabilmente errati - degli economisti da talk show. La Turchia vuole quei soldi perché la rottura con Mosca dopo l'abbattimento dell'aereo russo costerà, ad Ankara, quasi 9 miliardi di euro all'anno. Mentre, sul fronte opposto, Grecia, Italia e Croazia devono prepararsi alla stagione estiva. Ed i turisti, se devono condividere la spiaggia con le tende dei migranti, preferiscono andare altrove. D'altronde l'Isis ha più volte dimostrato di puntare sul turismo per distruggere le economie dei Paesi che vuole colpire. Dalla Tunisia all'Egitto. Se il turismo e' una risorsa strategica per l'economia, diventa anche un obiettivo del terrorismo. Non solo in Africa del Nord. Parigi ha pagato, a Capodanno, un prezzo elevato per gli attentati. Ma non servono gli attentati se già le località turistiche sono occupate da clandestini, profughi, migranti vari. E gli albergatori che hanno lucrato sull'ospitalità, a spese pubbliche, dei migranti si ritroveranno a protestare per la mancanza dei turisti italiani che devono spendere soldi propri. Già gli alberghi nelle località di montagna hanno registrato, in questo inverno, una riduzione degli ospiti italiani. Sostituiti, quando è andata bene, dai turisti in arrivo dall'Europa del Nord o dall'Asia. Nonostante le menzogne del bugiardissimo e dei disertori della vanga trasformati in ministri, la ripresa  per le famiglie italiane e' rimasta un miraggio. Ed è paradossale che ora l'Europa, che perde miliardi di euro a causa delle sanzioni contro Mosca, sia pronta a pagare miliardi di euro ad Ankara per ridurre le perdite turche a causa dello scontro proprio con Mosca. In pratica paghiamo due volte per scelte demenziali. Scelte demenziali in politica estera e demenzali in politica interna per quanto riguarda l'accoglienza indiscriminata. Scelte che pesano sui bilanci delle famiglie più ancora che sui bilanci dello Stato.

venerdì 4 marzo 2016

Anche Adinolfi contro Bertolaso: la disintegrazione del centrodestra

Mancava solo un nuovo partito nell'area vasta, ma deserta, del centrodestra. Vasta per i potenziali elettori, deserta di idee. Ma ora arriva il Popolo della Famiglia, espressione partitica del family day (manco fossimo a Londra). La nuova formazione assicura di non voler aver nulla a che fare con questa destra e questa sinistra, e sin qui non c'è nulla di male. Tutt'altro. Poi, però, pensa di candidare a Roma, per la poltrona di sindaco, Adinolfi. Quello sovrappeso, non quello che pensa. Un po' come quando il Fini politico subiva l'omonimia con il Fini intelligente (Massimo) e pure con gli incolpevoli tortellini. Ma l'Adinolfi Mario può rappresentare qualcosa, in politica? Fastidioso quando appare in tv, sembra più un prodotto mediatico che non un trascinatore di folle papiste in contrasto con lo stesso Papa. Però, se il progetto andrà avanti, persino il Popolo della Famiglia avrà un merito: contribuirà alla sconfitta finale di un centrodestra che, con le formazioni ed i personaggetti attuali, non ha alcun motivo di sopravvivere. Così come contribuiranno le liste che stanno nascendo in tutta Italia, a partire da Torino dove l'ex forzitaliota Roberto Rosso si è candidato alla guida di piccole formazioni di centrodestra mentre i partiti ufficiali non riescono ad individuare un candidato credibile. Il centrodestra non va a cercar la bella morte, ma si illude solo di salvaguardare qualche poltroncina, qualche sedia, va bene anche uno strapuntino. Ed allora ben vengano le formazioni nuove, che non avranno futuro ma che serviranno a spazzar via le incrostazioni partitiche al servizio di interessi privati. Dopo le sconfitte alle amministrative, forse qualcuno capirà che la montagna di soldi della Fondazione An deve servire per far politica. Oppure se la spartiranno i soliti noti, ma almeno si sarà fatta chiarezza definitivamente. Forse, però, di fronte all'insuccesso di candidati improponibili ma imposti ugualmente da circoli magici e tragici, le segreterie dei partiti si auto assolveranno ancora una volta, scaricando le colpe sugli elettori che non hanno capito, sulle date delle elezioni, sul voto comprato dal Pd con provvedimenti a pioggia. Mai fare autocritica. Mai accorgersi che la base si è stufata delle solite porcate. Se poi Adinolfi, quello grasso, dovesse prendere più voti di Bertolaso a Roma o Rosso più voti di Osvaldo Napoli a Torino, allora ci sarebbe davvero da divertirsi.

giovedì 3 marzo 2016

De Benedetti si mangia La Stampa. La contro informazione esiste?

La Repubblica si mangia La Stampa. Tanto per chiarire il livello della pluralità di informazione in Italia. Solo per chiarire perché, di fatto, erano anni che l'informazione era omologata. Soliti direttori che passano da un giornale all'altro e che concordano con le altre testate i titoli di prima pagina. Stesso atteggiamento zerbinato nei confronti del potere, non solo ora nei confronti del bugiardissimo ma anche prima con Letta e Monti. Tutto come prima, allora? Non proprio. Perché le sinergie renderanno superflui molti giornalisti, tutti i collaboratori. Spingendo ad una maggiore concorrenza che non sarà basata sulla qualità e la professionalità dei giornalisti, ma solo sul basso livello delle retribuzioni. Meno chiedi e più possibilità hai di restare a bordo. E l'informazione? Non è importante. Anzi, un mega gruppo editoriale serve per nascondere o mascherare le notizie, non per darle nel modo più corretto. In pratica La Stampa diventerà l'edizione locale di Repubblica in Piemonte e Valle d'Aosta mentre il Secolo XIX coprirà la Liguria per il medesimo gruppo che fa capo a De Benedetti. Alternative attuali? Quasi inesistenti. Con il Tg 5 berlusconiano che fa a gara con la Rai nel servilismo di fronte al bugiardissimo. Ma se la situazione e' pessima, le possibilità teoriche sono immense. In una Liguria dominata dal pensiero unico dell'informazione garantita dal gruppo Repubblica-Stampa-Secolo, si aprono praterie immense per il Giornale che può pure contare su un ottimo direttore locale. Purché la direttiva non sia sempre quella di pensare solo al risparmio. E lo stesso vale in Piemonte, con l'edizione locale del Giornale impegnata solo nei tagli e con Cronaca Qui  alle prese con le stesse strategie. Di fronte all'omologazione Repubblica-Stampa servono investimenti, non tagli. Anche perché le Tv locali stanno scomparendo, travolte dalla politica del risparmio che non assicura ne' telespettatori ne' pubblicità. Inutile sperare nel Secolo bocchiniano, resta Libero e poco più. E restano le radio. Soprattutto quelle web in perenne attesa di sviluppo. Restano i social, con limiti colossali. Ma il problema e' un altro: chi non è schierato con il bugiardissimo crede davvero nell'informazione? In una contro informazione? E' il momento per una scelta. O si investe per far crescere una informazione alternativa di qualità (pagando il giusto chi lavora) o si sparisce definitivamente, schiacciati dal colosso che tutto omologa e che tutto trasforma.

mercoledì 2 marzo 2016

La sinistra e' finita e la destra si suicida

Solo il suicidio delle destre (troppo lento, fastidiosamente lento) riesce a mascherare la fine della sinistra. E la vicenda della falsa paternità di Vendola serve, ancora una volta, per mascherare una crisi irreversibile. Ma proprio Vendola e' l'emblema di questa crisi. Di valori, di contenuti, di idee. Una sinistra che ha rinnegato Marx non per convinzione ma, semplicemente, perché era troppo lungo da leggere e troppo difficile da comprendere. Una sinistra che ha rinnegato la propria storia per approdare ai capricci del leader di Sel. Hanno sostituito la lotta per i diritti collettivi con gli strilli per i bisogni individuali. Hanno schifato i poveri ed i deboli italiani per essere politicamente corretti nel sostegno riservato esclusivamente agli invasori, a partire dai clandestini. Hanno distrutto regole, hanno derubato i risparmiatori nel nome del diritto di arricchirsi ad ogni costo. Soprattutto se ad arricchirsi erano i famigliari ed i famigli dei vertici del partito. Hanno punito i pensionati per la colpa di essere vivi, hanno fatto della precarietà altrui la propria stella polare. Sino a quando la sinistra della sinistra ha deciso che poteva bastare. In nome della difesa di lavoratori e pensionati? Ma no! In nome della volontà di non spartire il bottino con Verdini e soci. E allora la sinistra della sinistra si ribella. Medita uscite dal Pd per confluire in quell'oggetto del desiderio che dovrebbe riaggravare le varie anime rosse. Peccato che le proposte non cambino. Tutela degli allogeni a danno degli indigeni, impoverimento generalizzato, libertà di violare norme e leggi in nome della libertà di espressione e dei capricci individuali, cazzeggio mantenuto con soldi pubblici. Una sinistra all'americana. Nordamericana, sia chiaro. Una sinistra radical chic, bobo, gauche caviar: possono cambiare le definizioni, ma la melma e' la stessa. E non è un caso che in questa carnevalata non sia presente il partito comunista di Marco Rizzo. Perché Rizzo pensa che i diritti dei lavoratori vengano prima dei capricci del singolo lavoratore, che l'invasione serva solo a chi vuole avere manodopera a bassissimo costo da sfruttare. Ovvio che il suo partito abbia pochissimo spazio sui giornali di servizio. Forse, però, non è altrettanto ovvio che, di fronte ad una sinistra di questo livello, la destra non abbia saputo far altro che suicidarsi con beghe tra personaggi degni solo di una commedia all'italiana di infimo livello. Ma allora, perché stupirsi se il parlamento legifera e la magistratura ignora le leggi e ne applica di inesistenti? Se la politica abdica al suo ruolo, e' inevitabile che qualcuno riempia il vuoto. Non solo la magistratura ma anche la finanza, gli speculatori italiani e soprattutto stranieri, i governi di altri Paesi. Lo scontro e' tra di loro, il parlamento italiano non esiste ed il governo cura i propri interessi privati

martedì 1 marzo 2016

Italia di nuovo in crisi: merito dei disertori della vanga

I consumi degli italiani hanno ripreso a calare. La deflazione e' ritornata, i prezzi sono diminuiti (di pochi decimali, meglio chiarirlo) e gli italiani non spendono, non comprano. Smentendo, con i fatti, tutte le menzogne del bugiardissimo e della sua patetica spalla, Padoan. E allora si capisce l'insistenza sulle coppie omosessuali: tutto va bene per nascondere che la ripresa annunciata e' finita prima di iniziare, che le manovre del governo sono fallite. Non sono bastate le elemosine del bugiardissimo, non sono bastate le promesse elettorali di regalare 500 euro ai diciottenni se voteranno bene. Il calo dei consumi può significare solo due cose: o la povertà e' aumentata nonostante l dichiarazioni della banda di governo, oppure è cresciuta la sfiducia nei confronti delle promesse che si scontrano con i dati di realtà. Questi disertori della vanga trasformati in ministri blaterano di ripresa dell'occupazione e glissano sul boom dei voucher che rappresentano la nuova formula magica dello sfruttamento e del precariato. Questi renitenti alla zappa trasformati in mega dirigenti pubblici blaterano di tagli alle pensioni ed innalzamento dell'età della pensione mentre, in contemporanea, annunciano pensionamenti anticipati a fronte di ulteriori tagli sull'assegno per la sopravvivenza degli anziani. E di fronte a questo quadro di lacrime e sangue gli italiani dovrebbero spendere di più? Con la prospettiva di non potersi più curare? Un'indagine di una società del gruppo Unipol (dunque non proprio di area d'opposizione al governo) ha evidenziato come ormai più del 12% degli italiani abbia rinunciato a curarsi mente il 50% ha rinunciato alla prevenzione. Ma alle famiglie Renzi-Boschi-Lotti non è che importi molto. D'altronde le sempre più ridotte risorse dovranno servire per mantenere in albergo le centinaia di migliaia di nuovi invasori attesi per l'estate. Mica si può pensare anche agli italiani. Che dovranno arrangiarsi. Lo sanno, e non spendono più.