giovedì 29 giugno 2017

L'Europa contro l'agricoltura per tutelare i migranti

L'Unione europea minaccia tagli all'agricoltura. Ed i media di servizio spiegano che sarà l'effetto della Brexit perché al bilancio comunitario verranno a mancare 10 miliardi di euro ogni anno. Tutto vero. Peccato che l'Ue abbia chiarito che ad aggravare il bilancio saranno le spese per mantenere i migranti. Dunque, dal momento che gli eurocialtroni vogliono continuare a favorire l'invasione, a pagare il conto saranno gli agricoltori del vecchio continente. Naturalmente i giornali e le tv di servizio (tgrenzi5 spicca sempre per servilismo) fingono di ignorare che un aggravio di costi per l'agricoltura significa un aumento dei prezzi per i consumatori. Oppure significa che, per avere prezzi in linea con salari sempre più bassi, si abbandonerà completamente l'agricoltura europea per fa ricorso alle importazioni di cibo scadente in arrivo da ogni parte del mondo. La guerra all'agricoltura europea significa guerra alla sovranità poiché la dipendenza alimentare viene ancora prima di quella monetaria. Senza agricoltura di qualità saremo costretti ad accettare qualsiasi schifezza ricca di pesticidi e carne agli ormoni. Cibo spazzatura per il nuovo popolo meticcio dell'Italia e dell'Europa del Sud. Ma poi anche del resto del vecchio continente. Bisogna scegliere. Non più tra burro e cannoni ma tra l'Italia e gli invasori. Morire avvelenati da prodotti immangiabili o adottare una politica di difesa dei confini? I servi dell'informazione fanno finta di nulla. D'altronde il compagno Boccia, presidente di Confindustria, cerca di aiutare il bugiardissimo raccontando con entusiasmo che il Pil italiano crescerà quest'anno dell'1,3%, segno inequivocabile di una ripresa che è merito del bugiardissimo, di Gentiloni, di Padoan. Il compagno Boccia dimentica che l'inflazione viaggia intorno all'1,2-1,3%. Dunque, al netto dell'inflazione, la crescita del Pil è inesistente. Nonostante una folle spesa, totalmente improduttiva, per mantenere le legioni di migranti ed i finti volontari che campano grazie all'invasione.

mercoledì 28 giugno 2017

L'invasione di Bruttitalia per cancellare la grande bellezza

Più di 10mila  invasori in 4 giorni e il governo italiano scopre che esiste l'emergenza migranti. Emergenza per il numero eccessivo e per l'impossibilità di mantenere tutti? Macché. Il problema, per questi nemici degli italiani che guidando il governo, è rappresentato dai sindaci che rifiutano di accogliere tutti e dai Paesi europei che pretenderebbero i rimpatri di chi non ha diritto di restare. Così dovremo farci carico di almeno 230mila nuovi ospiti. Con un costo di 41 euro a testa ogni giorno per il puro mantenimento. Costi da sommare a quelli per la scuola, per la sanità, per la giustizia, per le abitazioni. In compenso, però, non c'erano i soldi per pagare la disoccupazione ad una donna italiana che, a Torino, si è data fuoco negli uffici INPS. E per lei non c'erano i percorsi per l'inserimento lavorativo, quei percorsi riservati agli ospiti. Ovviamente il governo se ne frega. E avverte che l'opposizione degli italiani alla legge sullo Ius Soli non fermerà la maggioranza a guida Pd. Mica governano in nome del popolo italiano. Loro sono al governo per obbedire alle strategie ed alle imposizioni di chi vuole un'Italia di schiavi, sfruttati e sottopagati. Per questo servono i migranti, per accrescere la concorrenza ed abbattere retribuzioni e diritti. E se il lavoro manca, ci si può sempre trasformare in volontari a pagamento che campano sui migranti, spartendosi le ingenti risorse a disposizione. Oppure gli italiani possono emigrare. Andando a fare i commessi a Londra, a raccogliere patate in Australia, a fare gli architetti nei Paesi dove la bellezza è anche una opportunità di lavoro e di sviluppo. Mentre l'Italia, il bel Paese per eccellenza, cancella il proprio passato in nome dell'emergenza strutturale e, soprattutto, in nome della distruzione delle radici e delle tradizioni. Se il mondo invidia all'Italia i capolavori del Rinascimento, i palazzi ed i monumenti, i resti archeologici romani ed etruschi, la gauche caviar provvede a distruggere tutto in nome della contemporaneità. Scatoloni spacciati per grattacieli d'avanguardia, parcheggi al posto dei resti di antiche fortificazioni, navi da crociera davanti a piazza San Marco. Bruttitalia ha bisogno dei migranti per cancellare ogni traccia di un passato di grande bellezza

martedì 27 giugno 2017

I moderati non esistono più. Solo un alibi per Berlu

Il bollito di Arcore ci riprova. Spaventato dal successo del centro destra alle amministrative, il sultano di Arcore tenta immediatamente di distruggere l'alleanza e, soprattutto, di deludere gli elettori. E si inventa un progetto moderato nella convinzione che i moderati, in Italia, siano sempre meno e che, dunque, non possano consentirgli di vincere nettamente. Obbligandolo, di conseguenza, ad un accordo con il bugiardissimo. Che, a sua volta, sta cercando di scrollarsi di dosso l'ala sinistra del Pd e all'esterno del Pd. Puntando ad un fronte moderato che è minoritario ma che gode dell'appoggio dei poteri forti. I giornali, le tv, i banchieri, gli speculatori. Gli unici moderati veri, perché hanno tutto da perdere. Il ceto medio, quello a cui sostiene di rivolgersi il bollito di Arcore, non è invece moderato. Ha smesso di esserlo quando si è reso conto che la moderazione significava solo rassegnazione di fronte ad un progressivo impoverimento. Si è arrabbiato, il ceto medio. Ed è arrabbiato il ceto popolare, alle prese con la concorrenza sleale dei nuovi schiavi. Ma il bollito se ne frega. Lui deve solo tutelare le sue aziende e gli altri possono anche morire disperati. I fans del sultano ricordano sempre che Berlu da' lavoro a 60mila famiglie. Ma dimenticano, i fans, che le politiche economiche accettate dal bollito di Arcore hanno creato milioni di disoccupati e un numero ancora maggiore di sottoccupati e di nuovi poveri. Gli interessi di Mediaset non sono quelli degli italiani. E allora ogni eventuale alleanza politica deve tenere conto di questo aspetto. Inutile andare a governare se poi le politiche sono le stesse del bugiardissimo, quelle imposte dalla Troika, da Soros, dagli speculatori europei e statunitensi. Il 50% di astensione dalle urne è la dimostrazione di una rabbia impotente, non di una moderazione che non trova sbocco. Se ne sono accorti anche nel centro sinistra. In Piemonte il Pd vinceva anche grazie al sostegno del partito che si chiama, appunto, Moderati. Era arrivato alla doppia cifra in alcune elezioni. Ora è precipitato a percentuali ininfluenti e il Pd se ne libera. Pronto a sostituirlo con il voto dei migranti, probabilmente. Una scelta che di sicuro non provoca reazioni moderate tra il ceto medio e quello popolare.

lunedì 26 giugno 2017

Lo Ius Soli sconfigge il Pd nei Comuni

Lo Ius Soli sconfigge il Pd e le sinistre politicamente corrette. Il criminale tentativo di distruggere ciò che resta del popolo italiano ha pesato, alle elezioni amministrative, più delle proposte avanzate dai candidati del centro destra vincente quasi ovunque. E il record di astensioni evidenzia ancora una volta la distanza tra politica e cittadini. Il centro destra che, giustamente, festeggia il risultato di ieri, non deve dimenticare che più di metà degli elettori ha disertato le urne e che, di conseguenza, ogni risultato può essere ribaltato da una maggior affluenza. Il segnale di disgusto nei confronti del bugiardissimo, delle menzogne del governo e, soprattutto, della follia dello Ius Soli è evidente. Basterà per garantire il successo alle prossime politiche? Improbabile. Anche perché, a livello di elezioni politiche nazionali, il Movimento 5 stelle tornerà competitivo e le incertezze del sultano di Arcore rappresentano un freno che non viene percepito alle consultazioni locali dove contano di più i candidati alla poltrona di sindaco. Così all'Aquila vince il centro destra grazie alla credibilità di un candidato che ribalta pronostici e risultati del primo turno. Così a  Verona vince la Lega contro la candidata dell'ex sindaco ed ex leghista Tosi. È il centro destra conquista l'inespugnabile Genova, grazie anche ai disastri dell'ex sindaco Doria. Ma si impone anche ad Alessandria, ribaltando i pronostici. In compenso perde, a meno di riconteggi, Acqui che passa ai grillini. Capaci di recuperare 20 punti tra primo e secondo turno perché il sindaco uscente di centro destra rifiuta l'alleanza con Fdi.  E perde per 6 voti. Si tratta ora di approfittare di un momento favorevole per preparare le elezioni politiche. Ma i primi cittadini del centro destra riusciranno, questa volta, a far rete? A mettere insieme iniziative intelligenti che colleghino Pistoia con Omegna, Como con Sesto San Giovanni, Monza con Oristano? Oppure, ancora una volta, ciascuno procederà per conto proprio, con programmi banali, con progetti simili a quelli del Pd, con iniziative che non vanno al di là della sagra del peperone o della festa della porchetta?

venerdì 23 giugno 2017

Poca acqua, troppi abitanti e ne arrivano altri

Siamo all'allarme siccità. Poca acqua per un numero eccessivo di abitanti. A Roma si è arrivati alle ordinanze per riservare l'acqua al solo uso potabile. E come interviene il governo? Favorendo l'invasione. Centinaia di migliaia di persone in più ogni anno, per aggravare una situazione che diventa sempre più drammatica non solo sotto l'aspetto economico ma anche dal punto di vista ambientale. Ma servono schiavi a chi non sa fare impresa in modo corretto. Invece di investire si preferisce importare schiavi, abbassando anche le condizioni di lavoro per gli italiani. E chissenefrega se il territorio non è in grado di accogliere tutte le grandi risorse in arrivo da ogni parte del mondo. Aumenta l'inquinamento, cala la disponibilità di acqua, ma continuiamo a fare traffico di esseri umani per la felicità degli speculatori, degli spacciatori, degli organizzatori della prostituzione e delle associazioni filantropiche che lucrano su tutto questo e che, proprio per questo, sono complici. Però, di fronte ai nostri record di inquinamento, chiudiamo gli occhi (ed il naso) e protestiamo contro Trump che abbandona gli accordi sul clima. Chiudiamo gli occhi e tappiamo la bocca a chi protesta contro i fumi tossici che si levano dai campi Rom dove si brucia il materiale rubato. Ed ora, a forza di  chiudere la bocca a chi osa protestare, possiamo prepararci alla guerra civile per l'acqua. Naturalmente i soldi si utilizzano per le organizzazioni di schiavisti, non per progettare impianti di desalinizzazione. E la montagna, che ancora per qualche decennio garantirà l'acqua alla pianura, viene ignorata o, tutt'al più, considerata un territorio abbandonato dove collocare i nuovi schiavi, cancellando cultura e tradizioni. Non c'è da stupirsi. Grazie anche alla gravissima ingerenza di monsu Bergoglio, si punta al meticciato per cancellare ogni differenza. Eppure Benedetto XVI aveva scritto tomi sulla necessità di difendere la natura anche attraverso la tutela delle diversità. Si difende lo scoiattolo rosso dall'invasione dello scoiattolo grigio, ma guai a pensare di tutelare la diversità tra gli esseri umani. Gli speculatori vogliono uomini e donne senza differenze, con gusti omogenei, con comportamenti indifferenziati. Schiavi da sfruttare in cambio di una bottiglia d'acqua. Magari inquinata.

giovedì 22 giugno 2017

Teppismo e spaccio per nascondere i crimini del governo

Meno male che il sindaco pentastellato di Torino, Chiara Appendino, doveva rappresentare il fiore all'occhiello del movimento grillino. Il contraltare del sindaco di Roma, Raggi. Invece le tante anime dei 5 stelle hanno portato alla paralisi su un fronte non proprio secondario: la sicurezza. Non è stato solo il disastro della finale della champions di calcio, con un morto e un migliaio di feriti grazie al l'incapacità di gestire la piazza e di impedire l'afflusso di venditori abusivi di bottiglie di birra. A seguire ci sono stati attacchi alle forze dell'ordine che provavano ad intervenire per bloccare altri abusivi in varie zone della cosiddetta movida torinese. Prefetto, questore e sindaco, con una magistratura imbarazzante, stanno lasciando la città in balia di spacciatori, ladri, inquinatori, vandali. Un gruppo di ragazzi viene buttato fuori da una piscina comunale? Per vendetta incendia la piscina. Nella certezza di non aver conseguenze anche nel caso in cui venissero scoperti. Il parco del Valentino è area di libero spaccio. Se qualcuno viene arrestato, provvede la magistratura a rimandarlo in fretta al lavoro. Nei campi Rom si bruciano i cavi rubati per ricavare il rame, si sprigionano fumi tossici ma si interviene contro i cittadini delle case vicine che protestano contro l'inquinamento. E se la protesta di piazza, per i divieti di consumo di alcolici per strada, degenera, la polizia non interviene contro i responsabili dei disordini ma contro le famiglie che si godono una pizza nei dehors della zona. D'altronde i fomentatori dei disordini sono sempre gli stessi, conosciuti e lasciati liberi di compiere violenze di ogni tipo. Ovviamente non è solo una questione torinese. La violenza dilaga perché serve a distrarre dai disastri provocati dal governo. Non si fa nulla per la ricostruzione post terremoto? E allora che si discuta di spaccio. Non si fa nulla per frenare l'invasione (anzi, la si favorisce)? E allora vai con i divieti sulla birra dopo le 8 di sera. Si prepara una manovra lacrime e sangue per compiacere Bruxelles? E allora lasciamo via libera a teppisti di ogni risma. Basta distrarre l'opinione pubblica. E Appendino, sotto questo aspetto, è sicuramente più preparata di Raggi

mercoledì 21 giugno 2017

Gentiloni fa la guerra alla Cina, ma spera nei soldi di Pechino

Macron e i suoi mandanti hanno scoperto che la Cina può rappresentare un problema. Per la Francia, innanzi tutto. E, dunque, avendo portato alla presidenza francese l'ologramma Macron, con il plauso di tutti gli euro burocrati, i mandanti lo utilizzeranno per modificare la politica commerciale e la politica estera dell'intera Unione Europea. Ovviamente a fianco di Macron si è già piazzato Gentiloni, uomo per tutte le stagioni. Basta che il suo esperto di look politico fischi ed il presidente del Consiglio cambia abito. "Siamo contro ogni protezionismo" aveva assicurato Gentiloni. Che ora, con l'amico Macron, sta pensando a cosa fare contro la Cina. "Siamo a favore degli investimenti stranieri in Italia", aveva aggiunto. Ma ora, su ordine dell'Eliseo, scopre che gli investimenti cinesi possono essere pericolosi. Non che a Pechino si preoccupino più di tanto delle giravolte romane. E ancor meno si preoccupano delle offensive della stampa di regime italiana. Pronta a spiegare che gli investimenti cinesi in Pakistan sono una follia utile solo ad irritare l'India. Così irritata, l'India, da aver rafforzato proprio insieme al Pakistan la sua presenza nella Sco, l'organizzazione alternativa alla NATO che raggruppa anche Cina, Russia, vari Paesi ex sovietici mentre diventa sempre più stretta anche la collaborazione con l'Iran. La stampa italiana di servizio ha preferito sorvolare. Insistendo, invece, sui rischi economici della Via della seta ferroviaria per intensificare i commerci tra Cina ed Europa passando attraverso l'ex impero sovietico. E come dimenticare l'errore commesso da Pechino che ha puntato sul porto greco del Pireo? La Cina avrebbe dovuto scegliere Gioia Tauro, ignorando problemi di criminalità e infrastrutture. Sembra molto la storia della volpe e l'uva. Dal momento che investono altrove, spieghiamo che gli investimenti non vanno bene. Ma siamo ovviamente pronti a continuare a svendere aziende e quote azionarie quando Pechino si presenta con i soldi. Nel frattempo a Roma si fa passare il Ceta, l'accordo con il Canada sui commerci. Per annientare l'agricoltura italiana e favorire le multinazionali statunitensi che utilizzeranno il Canada come testa di ponte per invadere l'Italia e l'Europa

martedì 20 giugno 2017

Tassa sulle macerie: nessun colpevole

La tassa di successione da pagare sulle macerie dei paesi terremotati pare sia stato un errore. Ma, ovviamente, nell'Italia dell'irresponsabilità il nome del colpevole non viene fatto. E non si sa chi sia il colpevole per l'immobilita' nella ricostruzione. Sempre e soltanto "la burocrazia ", mai un nome ed un cognome. La nebulosa della burocrazia permette di nascondere errori, cialtroneria, distrazioni, incapacità. E non vale solo per il settore pubblico. Di fronte a certi orrendi palazzi costruiti ovunque in Italia negli anni della spartizione tra Dc e PCI, nasce il desiderio di conoscere il nome del funzionario che ha permesso simili porcherie ma, soprattutto, il nome dell'architetto o del geometra responsabili del progetto. Una grande targa da apporre sulla facciata della costruzione, ad imperitura memoria.  In modo che gli eredi possano vergognarsi mentre si godono il frutto di simili schifezze. Bisogna fregarsene della boiate politicamente corrette come la privacy. Hai rovinato una strada, un quartiere, una piazza? E allora goditi il tuo momento di celebrità, oltre ai denari che hai incassato. Ma questo è il Paese dello scarico di responsabilità. È sempre colpa di altri. C'era chi accusava il destino cinico e baro per una sconfitta elettorale e chi scaricava la colpa sugli elettori che non avevano capito il messaggio. Un giornale brucia 350 milioni di euro in pochi anni ed i vertici della proprietà non se ne accorgono e poi danno la colpa al costo del lavoro dell'usciere. A Torino, dopo gli oltre mille feriti in una piazza a causa della tolleranza politicamente corretta nei confronti dei venditori abusivi, si individua l'unico responsabile in un barista che non aveva avuto il tempo di smontare il dehors. Nessun colpevole se nei campi Rom si continua a bruciare rifiuti tossici, per ricavare rame rubato, che avvelenano gli abitanti delle case vicine. Bisogna chiedere all'ufficio competente X che rimanda all'ufficio Y ma dopo aver presentato domanda all'ufficio Z che la perderà. Nessun colpevole, nessun responsabile. Si può proseguire tranquilli verso il baratro.

lunedì 19 giugno 2017

Il potere si rafforza grazie al non voto

Macron trionfa al secondo turno delle elezioni francesi. Trionfa? È vero che conquista la maggioranza assoluta dei deputati ed avrà la possibilità di fare tutte le riforme che vuole, anzi quelle che vogliono i banchieri ed il grande capitale. Ma è anche vero che i votanti complessivi sono stati meno del 50%. Colpa di Macron? Ovviamente no. Colpa di tutti gli altri leader politici che non sono stati in grado di portare i francesi alle urne. Colpa del Front di Marine Le Pen, dei repubblicani, dei socialisti e della Francia non sottomessa di Melenchon. Forse perché la Francia è già sottomessa nonostante le dichiarazioni. Ma non è il caso di illudersi: in Italia la situazione non è molto diversa. E lo si vedrà domenica, ai ballottaggi. A prescindere da chi conquisterà la poltrona di sindaco nelle varie città. Perché lo scollamento tra partiti e sudditi diventa sempre più evidente. Votare per il bugiardissimo che impone tasse e balzelli e poi va in tv a raccontare che gli italiani pagano meno? Votare per i 5 stelle che ora, improvvisamente, scoprono il suicidio di massa italiano provocato dallo Ius Soli mentre parte del movimento resta favorevole all'invasione? Votare per un centro destra con Berlu che utilizza le proprie tv per sostenere il bugiardissimo e lo Ius Soli mentre poi va a fare dichiarazioni farlocche in senso opposto? O votare per una destra che si ostina a non voler predisporre un programma credibile e realizzabile per mancanza di competenze interne? Quella destra che si lamenta per l'ostilità dell'informazione di regime ma poi evita accuratamente di utilizzare le cospicue risorse della fondazione An per dotarsi di una propria rete di informazione? Forse perché tutti aspettano solo che un intervento esterno permetta di spartirsi i soldi della fondazione? Perché mai gli elettori dovrebbero andare alle urne? È vero, chi non vota non ha neanche diritto di lamentarsi dopo le elezioni. Ma diventa sempre più difficile fidarsi di partiti e movimenti di questo tipo. Pronti a cavalcare una qualsiasi protesta, magari sacrosanta, ma incapaci di trasformarla in proposta alternativa. Troppo attenti alle formulette per farsi rieleggere è poco attenti alla realtà. Fidarsi del bugiardissimo? Di Berlu? Impossibile. Fidarsi di chi non sa gestire la propria fondazione e vorrebbe gestire l'Italia?

mercoledì 14 giugno 2017

Ambiente: tutelare gli insetti e non la biodiversità umana

Tutti indignati per il voltafaccia di Trump sui temi ambientali. Il ricco presidente yankee pensa agli affari e non alla sopravvivenza del pianeta. Poi tutti questi ambientalisti a giorni alterni, pronti a protestare per i rischi di scomparsa dell'insetto che vive in 4 metri quadrati della foresta amazzonica, se ne fregano della biodiversità quando si tratta di esseri umani o, peggio ancora, di cultura. Allora la tutela della diversità si trasforma in obbligo di cancellare questa diversità. Meticciato obbligatorio, culture unificate. Difendiamo il pomodoro di Pachino e cancelliamo l'uomo italiano. D'altronde, ci spiegano le tv di regime, gli italiani fanno sempre meno figli (magari perché i soldi vanno ai migranti) e diventa dunque indispensabile favorire l'invasione per avere a disposizione nuovi schiavi da sfruttare. E l'odio del politicamente corretto nei confronti dell'ambiente reale si nota anche nella censura generale riguardo al premio Acqui Ambiente che viene promosso da un Comune non allineato politicamente. I premi, a volte, vengono assegnati a personaggi discutibili (quest'anno a Calabrese), a dimostrazione di una onestà intellettuale che prescinde dagli schieramenti. Ma al politicamente corretto non basta. Il premio è ignorato dell'assessore regionale all'ambiente (che non si sa cosa faccia, in realtà), viene ignorato dall'assessore alla cultura (si tratta di libri) e viene ignorato dal Salone del libro di Torino che raggruppa premi e manifestazioni culturali di tutta Italia, purché di parte giusta. Ma diventa difficile criticare la sinistra faziosa quando i comuni guidati dal centro destra fanno esattamente la stessa cosa. Quanti sono quelli che hanno proposto un gemellaggio con la manifestazione di Acqui? Quelli che hanno presentato i libri premiati all'Acqui Ambiente e all'Acqui Storia? La capacità di far sistema è pari a zero. A cominciare dalla confinante Liguria che, sul fronte culturale, non è cambiata molto con il successo di Toti e del centro destra. Magari, invece di vantare i successi ottenuti in qualche piccolo Comune della Penisola e delle Isole, si potrebbe alzare lo sguardo e pensare a collaborare

martedì 13 giugno 2017

Per governare servirebbe il pensiero. Troppo pericoloso

Il bollito di Arcore assicura che l'elemento trainante del centro destra resta Forza Italia. Anche alle amministrative. Le sue badanti, evidentemente, non gli hanno spiegato il ruolo fondamentale delle liste civiche. Che, dal nord al sud, hanno conquistato spazi sempre più estesi, occupando le praterie lasciate libere dall'incapacità dei partiti tradizionali. Ciò nonostante l'astensione viaggia sempre intorno al 40% e questo evidenzia i limiti di una politica affidata alle civiche ed all'iniziativa individuale di qualche personaggio che, in aree particolari, compie veri e propri miracoli. Perché tali sono gli exploit che caratterizzano varie formazioni in città diverse. Così Cp conquista, in alleanza con un'altra lista, l'8% a Lucca mentre altrove veleggia intorno all'1-2% quando non scende anche al di sotto. E Fdi ottiene ad Asti una percentuale clamorosa che non viene ripetuta in altre città dello stesso Piemonte. Sono successi politici o successi individuali di esponenti particolarmente bravi? Ma al di là dei movimenti, partiti e liste varie, qual è il senso - più ancora del ruolo - dei vari partiti? La partecipazione popolare ha lasciato il posto agli scazzi e alle lamentele sui social. Più facile criticare che impegnarsi, è vero. Ma le strutture di partito (o di movimento, ma è solo una differenza nominale) quanto spazio lasciano alla partecipazione reale degli elettori? Accettati solo se disposti a ruoli di bassa manovalanza. Mai nella fase di elaborazione delle idee, delle proposte. D'altronde le proposte sono sempre più banali. Si procede per slogan, più facili da condividere sui social rispetto a proposte che andrebbero persino lette prima di essere commentate. Mancano le scuole di partito (serie) per preparare la classe dirigente. E ci si ritrova con ministri come Madia, Etruria, Fedeli, Poletti. Forse è proprio quello che si vuole. Scoraggiare la partecipazione per gestire in autonomia il potere o anche solo gli strapuntini nel sottoscala. Senza interferenze di cittadini che vogliono pensare, che osano studiare, che si illudono di proporre. Meglio i sudditi chiamati al voto una volta ogni tanto, e pazienza se all'appello sono sempre in meno a rispondere. Così si possono riproporre ad libitum le solite facce dei soliti noti. Tra una sconfitta ed un successo estemporaneo, sempre gli stessi. Autocondannandosi alla totale irrilevanza, persino in caso di successo. Perché nessuno può credere davvero che le decisioni strategiche di un eventuale governo di centro destra verrebbero prese da Brambilla, Ravetto, La Russa, Tosato, Calderoli, Nastri. Ma lorsignori hanno il terrore di una elaborazione del pensiero che emerga da think tank esterni, da centri studi non controllati. Meglio distribuire un po' di soldi ai soliti amici cambio di 2 paginette facili facili sul nulla.

lunedì 12 giugno 2017

Perde Grillo, ma anche Berlu che sognava l'inciucio

Alle elezioni amministrative il flop dei 5 stelle è evidente. E Chiara Appendino, sindaco di Torino impegnata ad accordarsi con i poteri forti a partire dalla famiglia Agnelli-Elkann ed entourage vari, ha non poche responsabilità dopo gli incidenti nella piazza subalpina. L'immagine di governabilità pentastellata è andata in frantumi mentre il sindaco e consorte erano ospiti degli Agnelli nello stadio di Cardiff. Ma il grande sconfitto non è Grillo, bensì Berlu. Il successo del centro destra in molte città, dal nord al sud, rappresenta la clamorosa sconfessione dei progetti di inciucio di Berlu con il bugiardissimo. Agli elettori l'inciucio non piace. Vogliono un centro destra compatto per governare in prima persona, non per farsi guidare dal bugiardissimo e dal Pd o dai tecnocrati come Draghi che tanto entusiasma il bollito di Arcore. A Berlu non è bastato il grigiocrate Monti, agli elettori sì. E non vogliono ripetere la disastrosa esperienza. Ovviamente il voto amministrativo è molto diverso da quello per le politiche. E i grillini possono tranquillamente ritornare in partita. Soprattutto se il centro destra non riuscirà a proporre un programma di governo credibile e condivisibile. Tenendo conto che il bugiardissimo ha già ottenuto in questa tornata elettorale Il sostegno degli scissionisti di Mdp. E in vista delle politiche riproporrà l'alleanza con tutto ciò che sta a sinistra del Pd, da Mpd di Bersani e D'Alema sino ai gruppi che fanno capo a Pisapia e compagni. In questo scenario il bollito di Arcore dovrà decidere se puntare sulla possibile vittoria, mettendo fine al sostegno che le sue TV assicurano al bugiardissimo, oppure se insistere sulla possibile alleanza - ma in posizione subordinata - proprio con il bugiardissimo. Insistendo con l'appoggio delle TV Mediaset affidate a Piersilvio e con quello di Mondazzoli sotto la guida della figlia Marina. Ma anche a destra di Berlu occorrerà confrontarsi con la realtà. Prendendo spunto da ciò che è successo in Francia. Marine Le Pen ha perso perché ha sbagliato campagna elettorale. Ha puntato troppo sull'uscita dall'euro e dall'Europa, mentre i francesi volevano risposte sull'invasione e sull'economia famigliare. E lo stesso è avvenuto in Gran Bretagna dove il laburista Corbyn, considerato un perdente incapace, ha compiuto una grande rimonta puntando su una riforma economica e sociale in netto contrasto con il pensiero unico obbligatorio che  vuole povertà e sfruttamento. Corbyn ha stravinto tra i giovani. Un segnale chiaro per le opposizioni in Italia. Che dovranno anche trovare il modo per far conoscere le proprie proposte, se mai riusciranno a formularne una.

venerdì 9 giugno 2017

Ingovernabilità sintomo della divisione in ogni Paese

Anche la Gran Bretagna alle prese con l'ingovernabilita' post elettorale. Un dato che preoccupa gli oligarchi di ogni Paese, impegnati ad individuare meccanismi di voto che assicurino il governo è la maggioranza anche solo con il 20% dei consensi. Ci stanno spiegando che la democrazia è un sistema antiquato, che non risponde più alle esigenze del mondo attuale, della modernità. I popoli possono avere il diritto di giocare con le urne, indicando partiti e candidati preferiti, ma poi bisogna lasciar spazio agli oligarchi, gli unici che possono governare perché sanno cos'è il bene e cos'è il male. Per il Paese? No, ovviamente. Per loro. E allora assistiamo al lavoro di alchimisti in erba, di aspiranti stregoni, impegnati nella ricerca della pietra filosofale in grado di trasformare un piccolo gruzzolo di voti in una maggioranza stabile. Perché ogni inciucio comporta una spartizione di potere e gli oligarchi soffrono quando devono spartire ciò che è loro per diritto divino. Nessun interesse, ovviamente, per il significato reale di questi voti sempre più complicati in ogni parte del mondo. Perché sarebbe fastidioso ammettere che ogni società diventa sempre più divisa e sempre meno coesa. Interessi contrapposti, timori, rabbia, frustrazione, mancanza di fiducia nelle classi dirigenti e nel futuro. Ognuno cerca una via di fuga, un'uscita di sicurezza. Non sono convincenti i conservatori della May, non sono convincenti i laburisti di Corbyn. Ma vale in Italia con il bugiardissimo e con Berlu, vale in Francia ed in Spagna. Schieramenti intercambiabili perché legati alle oligarchie finanziarie ed economiche che hanno distrutto ogni Paese. Si vota, quando si decide di andare a votare alzandosi dalla poltrona, a casaccio. Per disperazione. Programmi irrealistici, che non convincono. Oppure banali e del tutto inadatti a cambiare la situazione. E candidati indecenti, riesumati da un oblìo che rappresentava la condanna per anni di fallimenti e di comportamenti inaccettabili. Oppure imposti dai vertici dei partiti per premiare servilismo, omertà, complicità. Ma ciò che è più grave è la totale mancanza di voglia di cambiare una simile situazione. Così si marcia verso voti sempre più frammentati e con urne sempre meno frequentate. Nella convinzione che, comunque vada, nulla cambierà e gli oligarchi si accorderanno per spartirsi ciò che resta

giovedì 8 giugno 2017

Le Trumpate nel Golfo rianimano Putin

Putin sta attraversando un momento di difficoltà sullo scenario internazionale, ma per fortuna del capo del Cremlino ci sono sempre le Trumpate a migliorare la situazione. Il presidente americano è andato in Arabia Saudita a vendere montagne di armi e ha scatenato il fronte sunnita contro il sunnita Qatar e contro l'Iran sciita, additando Teheran al mondo come il nemico principale. E, guarda la coincidenza, l'Isis ha subito provveduto a colpire Teheran, tanto per evidenziare da chi prende ordini. Ora Trump sta tentando di fare marcia indietro sul Qatar, dove gli Stati Uniti hanno basi militari fondamentali. In cambio il presidente americano chiede "solo" la rottura dei rapporti con l'Iran. Peccato che Qatar e Iran abbiano appena iniziato a lavorare insieme per lo sfruttamento di un mega giacimento di gas. E in tutto questo scenario riemerge Putin. Che, in Siria, stava cercando di allentare i rapporti con Teheran in nome di una spartizione del mondo con Washington. Invece, dopo l'attentato, Putin si è precipitato a solidarizzare con il governo iraniano. Infastidito anche dai nuovi attacchi criminali degli USA ed alleati vari contro le truppe regolari siriane, con decine di morti di cui nessuno ha parlato. In Siria, inoltre, si stava sfaldando la precaria alleanza tra Russia e Turchia che stava tornando sotto l'ala americana. Invece, dopo le minacce saudite contro il Qatar, Erdogan ha offerto proprio al disarmato Qatar l'invio dei soldati turchi per proteggere l'emirato da eventuali aggressioni saudite. Così la Turchia, grazie alle Trumpate, si è ritrovata dalla stessa parte dello schieramento con la Russia e con lo storico rivale iraniano. Un gioco pericoloso, quello di Trump. D'altronde i miliardi non garantiscono la capacità di comprendere il mondo. Così come, in Italia, un incarico da ministro dell'Istruzione non tutela dall'ignoranza. Almeno evitiamo di stupirci se, con questa classe politica, veniamo esclusi da ogni iniziativa di livello internazionale

mercoledì 7 giugno 2017

Ius Soli, per evitare di dover espellere terroristi e spacciatori

Finalmente abbiamo anche il terrorista dell'Isis italiano. Italo-marocchino in realtà. Ma uno dei terroristi che hanno attaccato Londra aveva comunque anche la cittadinanza italiana. Dunque non poteva essere espulso benché sospettato di essersi avvicinato all'Isis. Nel suo caso, avendo una madre italiana, non c'era neppure bisogno dello Ius soli, il demenziale principio di sradicamento che il parlamento italiano si appresta ad introdurre grazie al centro sinistra ed ai grillini. Dunque tutti italiani, basta nascere qui o arrivare da bambini. Dopodiché si può fare di tutto senza più rischi di venire cacciati. Non che le istituzioni italiane si siano impegnate più di tanto, sino ad ora, per far rispettare le leggi ed in particolar modo i decreti di espulsione. Così una grande risorsa in arrivo dall'Africa ha potuto rapinare e poi sequestrare un ragazzino ad Omegna (Piemonte del Nord) e, quando è stato arrestato si è scoperto, nell'ordine, che proveniva da un Paese dove la guerra non c'è, che era appena stato fermato ed immediatamente rilasciato per spaccio di droga e  che non era neppure al suo primo inconveniente criminale. Ovviamente era libero di girare per l'Italia. Ce lo chiede l'Europa? No, ce lo chiedono i drogati che si rivolgono allo spacciatore. Di espulsioni neanche a parlarne. Ma con lo Ius Soli non si porrà neppure più il problema. Tutti fratelli. Da mantenere. Liberi di spacciare o di preparare attentati, senza il rischio di essere rimandati a casa loro dove autorità più serie li manderebbero in galera e senza troppi comfort. Per quanto ormai scarica come arma, la prospettiva di espulsione restava ancora un deterrente. Ora scomparirà. Tutti in Italia, a beneficiare di un welfare che è stato pagato dai genitori del ragazzino derubato e sequestrato ad Omegna. Ma a beneficiarne sarà il suo aguzzino

martedì 6 giugno 2017

Le piazze della politica riservate ad Alfano

La prossima campagna elettorale vedrà le piazze riservate esclusivamente ai comizi di Angelino Alfano. Dopo il disastro di Torino le istituzioni varie vogliono evitare assembramenti eccessivi in luoghi privi di adeguate possibilità di controllo e di facili vie di fuga. Considerando che la piazza di Torino dove si sono verificati gli incidenti dispone di 6 strade da cui scappare, è evidente che la maggior parte dei luoghi canonici dei comizi politici verrà cancellata dai tour elettorali. Con l'eccezione, appunto, del mini partito di Alfano che, considerando il seguito di cui dispone, non creerà problemi di affollamento. Sarà sufficiente un marciapiede per accogliere i fans entusiasti di chi, come ministro dell'interno, ha favorito l'invasione. Che, evidentemente, ha cambiato la vita degli italiani e non in meglio. O forse in meglio ma solo per chi gestisce l'Italia. Per chi ha potuto cancellare i diritti dei lavoratori abbassando anche i salari. E per chi, ora, potrà gestire la campagna elettorale evitando scomodi confronti diretti con i sudditi. Basta con i comizi nelle piazze, basta con le manifestazioni popolari. La campagna elettorale si farà solo in tv, sui giornali, per radio, sul web. Senza spiacevoli rischi di contestazioni, di proteste. Tutto cancellato in nome della sicurezza. Qualche comizio in teatri costosi ed iper controllati. Ma nulla di più. Non sono le bombe a far paura al potere, sono i sudditi che pretendono di tornare ad essere cittadini. E poi sarà mica colpa del potere se le opposizioni non sono state in grado di dotarsi di un adeguato sistema di comunicazione. Se i soldi dei partiti sono serviti per acquistare case e palazzi, invece di giornali e tv. Se sono tenuti fermi in fondazioni che foraggiano gli amici invece di finanziare strutture efficienti di contro informazione con radio e web. Ed ora chi ha bloccato questi fondi chiede agli elettori di impegnarsi per garantire la rielezione dei responsabili di questi comportamenti inaccettabili. Mentre il potere, quello vero, utilizzerà sempre di più la vigliaccheria ed il terrore per aumentare il controllo dei sudditi. Cancelliamo anche il voto, per evitare pericolosi assembramenti ai seggi.

lunedì 5 giugno 2017

Il re è nudo. Lo smaschera l'idiota che ha scatenato il panico a Torino

L'idiota che, a Torino, ha scatenato il panico tra i tifosi juventini provocando 1.500 feriti (grazie anche alla tolleranza politicamente corretta delle istituzioni che perquisiscono i cittadini e lasciano passare i venditori abusivi, italiani e stranieri, di birra in bottiglie di vetro) ha avuto il grande merito di smascherare l'ignobile bugia di chi sostiene che il terrorismo non cambierà le abitudini degli europei. Le ha già cambiate. Basta un idiota con uno zainetto per provocare il terrore. E ormai i voli sulle brevi distanze sono stati soppiantati dai treni perché i controlli esasperanti negli aeroporti obbligano ad anticipare la presenza negli scali, vanificando i risparmi di tempo dei voli. Andare allo stadio, ad un concerto, ad una festa di piazza è diventato un fastidio costante, al di là dei pericoli reali che restano pochi. In compenso la tolleranza assoluta nei confronti delle grandi opportunità favorisce l'arroganza di chi crede di aver diritto a tutto (dall'alloggio gratuito al lavoro, dal viaggiare gratis alla precedenza per i propri figli alla scuola materna) solo perché una onlus di filantropi l'ha scaricato sulle coste italiane. Intanto, grazie allo sbarco dei nuovi schiavi, la concorrenza per un lavoro diventa sempre più agguerrita e sempre più al ribasso. Retribuzioni di 600 euro per un ingegnere laureato con il massimo dei voti, che conosca perfettamente tedesco e inglese, pronto ad essere sballottato in giro per il mondo, ma con il diritto al buono pasto. Anche questo è un cambiamento imposto dalla continua ondata di migranti. E pazienza se aumentano i disoccupati, i disperati, i poveri assoluti. È il politicamente corretto, bellezza. Cancelliamo la festa per una partita o per un concerto, facciamo crescere rassegnazione, timori, paure. Controlliamo tutto e tutti, a parte le nuove opportunità, ovviamente. Il grande fratello deve sapere tutto di noi, poi lascia in libertà spacciatori e scippatori. Ma guai a lasciare l'auto parcheggiata oltre l'orario di scadenza del parchimetro

giovedì 1 giugno 2017

Il 5% terrorizza i moderati e apre nuovi scenari

Per una volta, una sola, il bugiardissimo ha ragione. Ha infatti spiegato ad Angelino Alfano che un partito che ha governato per anni non può aver paura di non raggiungere il 5% dei voti. E visto che il partitino di Alfano non arriverà neppure a sfiorare la soglia di sbarramento, significa  che il pessimo ministro ha sbagliato tutto. Ha tradito non tanto il suo Pigmalione, Berlu, ma soprattutto gli elettori. Quelli che erano convinti che definirsi Nuovo centro destra volesse dire stare nel centro destra, non nel centro sinistra. Invece Alfano - così come Cesa, come Verdini, come Tosi e troppi altri - ha preso i voti da una parte e li ha portati sul fronte opposto, regalandoli al bugiardissimo in cambio di poltrone. Perché mai un elettore del centro destra dovrebbe preferire ancora la banda di Alfano e compari? Un'accozzaglia con Parisi, con i resti di Sciolta civica. Così si assisterà al corteo di penitenti in pellegrinaggio verso Arcore, con il capo cosparso di cenere e un agnellino al guinzaglio. Il trionfo del bollito Berlu che ha tentato anche di far alzare la soglia di sbarramento. Con il 5% Fratelli d'Italia si troverà a dover scegliere se correre in solitudine, rischiando la totale esclusione, oppure se confluire in una lista unica con la Lega di Salvini. In questo secondo caso, Berlu potrebbe porsi come alternativa moderata alla lista populista-sovranista. Concedendo qualche strapuntino, dentro Forza Italia, ai vari Lupi, Costa e penitenti vari. Strapuntini che salverebbero i singoli, cancellando ogni alternativa in ambito moderato. Dipenderà anche dalle strategie di Fitto. Se il leader pugliese di Direzione Italia andrà a Canossa, rinuncerà ad un futuro politico, accontentandosi di un futuro personale in seconda o terza fila. Oppure potrebbe accordarsi con Salvini e Meloni, scegliendo di rappresentare l'ala moderata dello schieramento sovranista-populista. Il tragico è che, per una volta, tutta quest'area dovrà decidere rapidamente. Un compito sovrumano per chi è abituato a non scegliere mai