lunedì 31 dicembre 2012

Finisce un anno all'insegna dei servi e dei giullari

Crolla il potere d'acquisto della borghesia italiana, accelera la fuga dei cervelli, i consumi sono in caduta libera. Ma i tg ed i quotidiani si dedicano all'analisi dei risultati delle parlamentarie del Pd. Chi sta con chi, cosa ha fatto Renzi, quanto è bravo Monti, come vanno i colloqui tra Lega e Berlusconi, quanto è sobrio Monti, chi appoggerà Storace in Lazio, ma che genio così umano che è Monti, esiste anche un partito di La Russa-Meloni-Crosetto, che meraviglie ha realizzato Monti. Forse il teatrino della politica è cambiato, ma i buffoni di corte son sempre gli stessi. Impegnati a nascondere i disastri combinati dal Grigiocrate, distogliendo ascoltatori e lettori con informazioni sugli umori di Ingroia e sulle difficoltà di Grillo. Intanto la situazione italiana peggiora quotidianamente, ma è meglio non parlarne. I servizi di presunta informazione vengono dedicati a Monti che passeggia per Venezia come una "persona normale". Già, perché per i giullari in servizio permanente effettivo, Monti è Dio, Superman, un Ente supremo che ci illumina. E sepasseggia come una "persona normale" occorre fare un titolo su un giornale. E stasera ci illuminerà anche il pessimo Napo orso capo, arrivato finalmente al termine del suo disastroso settennato. Ma domani tutti i commenti saranno improntati al consueto servilismo: che belle parole, che analisi intelligenti, che indicazioni imprescindibili. Il Paese dei servi gongolerà, sino a quando si ritroverà nel baratro. E a quel punto si stupirà di precipitare.

venerdì 28 dicembre 2012

La chiesa dalla parte di "chi conta"

Dunque anche la chiesa "sale in politica". Dalla parte degli umili? Dei poveri? Dei disperati? Ma quando mai! Dalla parte delle banche (d'altronde non si può certo dimenticare lo IOR), dei grandi capitali, dei grandi interessi, del capitalismo avido ed imperante. La Stampa, il quotidiano degli Elkann-Agnelli, ieri si sdilinquiva di fronte all'appoggio a Monti della "Milano che conta". Ecco, questa è la scelta di campo di Bagnasco & Co (la chiesa è una S.p.A.): stare dalla parte del mondo "che conta". E chissenefrega se la Confindustria ricorda che l'agenda Monti ha prodotto centinaia di migliaia di disoccupati. I disoccupati si contano, ma non contano. Ed i suicidi? Non contano. E se insistono, si torna a negare i funerali religiosi, tanto per dare un esempio. I disperati contano solo se sono stranieri. L'arcivescovo di Torino, Nosiglia, si indigna per le condizioni dei campi nomadi in città, ma non si indigna per le code, sempre più lunghe, di italiani che aspettano il regalo di un tozzo di pane e di un piatto di minestra. D'altronde solo la miseria più nera metterà a disposizione dei sostenitori di Monti, quelli che contano, una massa di disoccupati disposti a qualsiasi lavoro in cambio di pochi euro. E per aumentare la miseria e la disperazione serve la concorrenza di nuove ondate di immigrati. Schiavi contro schiavi. Per la felicità della squadra di Montezemolo, del ministro Fornero, della Merkel (in Germania i salari continuano ad aumentare, ma Monti e la chiesa fan finta di nulla), di Bagnasco. Anche perché l'assistenza agli immigrati è un grande business, e la chiesa non vuol certo rinunciarci.

giovedì 27 dicembre 2012

Berlusconi e Monti al 20%. Ma per uno è uno smacco, per l'altro un successo

Monti preannuncia la sua assunzione al cielo della politica ed i sondaggi schizzano al 20%. Berlusconi annuncia il suo ritorno in campo ed i sondaggi balzano al 20%. Stesse percentuali, ma con due differenze sostanziali. Il grigiocrate ha il sostegno incondizionato di quasi tutti i media, cartacei o televisivi. Ed è normale che la squallida dimostrazione di servilismo generale produca frutti in termini di consenso. Invece il successo mediatico del cavaliere è la dimostrazione pratica dei suoi macroscopici errori proprio nel settore della comunicazione. Perché che senso ha circondarsi di belle ragazzotte e di qualche vecchio pescecane della politica se poi, quando manda la sua banda in tv, calano gli ascolti e crollano i consensi? Che senso ha lanciare il mediocre Alfano, per poi bruciarlo dopo un anno di fallimenti a tutti i livelli? E, soprattutto, che senso ha possedere un impero mediatico e non saperlo utilizzare? Mondadori, in nome del business, pubblica e promuove gli autori che sputano in faccia all'editore. Mediaset riserva spazi enormi agli avversari del cavaliere e li nega agli avversari di Monti. Pluralismo? Basta vedere come lo intendono Bianca Berlinguer o Corradino Mineo per rendersi conto che quello di Mediaset è autolesionismo, non pluralismo. Ed i giornali cosiddetti "di area"? Qualche bella firma acchiappa-lettori e poi assunzioni al risparmio. Meglio non sprecare soldi per investimenti su una informazione di qualità, in tutte le pagine e non soltanto nelle prime. Risultato? Pochi lettori e nessuna vera capacità di incidere. Anche perché, in mome del risparmio e delle risse da pollaio, le sinergie non esistono. Certo, anche Repubblica e Il fatto possono essere in disaccordo. Ma poi attaccano uniti quando si deve massacrare il centrodestra. E, ovviamente, fanno benissimo perché ci sono professionisti che conoscono il mestiere. Invece, sul fronte del centrodestra, legioni di beoti si stupiscono che i quotidiani dei poteri forti non siano pluralisti, non offrano spazi di discussione, non concedano lo stesso spazio alla destra come alla sinistra. Certo, molto meglio piagnucolare sui torti dell'informazione non equilibrata, piuttosto di investire qualche soldo per creare una propria voce credibile e professionale

mercoledì 26 dicembre 2012

Bagnasco al servizio di Monti, mentre le scuole cattoliche chiudono grazie al premier

Bagnasco, per conto della Cei, appoggia pubblicamente l'impoveritore Monti. Certo, i favori ottenuti sul fronte dell'Imu sono importanti per le iniziative economiche della chiesa italiana. Peccato che Bagnasco non si renda conto che le scuole cattoliche continueranno a chiudere, proprio grazie a Monti ed alla Cei. Perché non bastano gli sconti sulle tasse pagate dalle scuole per metter fine alla sempre più evidente riduzione delle vocazioni. Di fronte ad una chiesa che, per spirito di servilismo e non di servizio, appoggia il grigiocrate Monti, si dedica ad una politica estera "corretta" e disgustosa, perché dovrebbero aumentare le vocazioni? Una chiesa non al servizio del popolo dei credenti ma schiava dei commessi degli sfruttatori internazionali, della speculazione, delle banche. Fuori i mercanti dal tempio? Macché: al servizio dei mercanti. E allora provveda Monti a creare sacerdoti negli uffici della Bce. Ma senza sacerdoti, senza fratelli delle scuole cristiane, senza suore, chi insegna nelle scuole cattoliche? Solo i laici. Che devono essere pagati. E' vero che l'amico Monti e la prediletta Fornero hanno lanciato la politica dello sfruttamento del lavoro e della preparazione allo schiavismo. Ma, per il momento, uno stipendio deve comunque essere pagato. E incide più dello sconto sull'Imu. E poi, a chi si rivolge la scuola cattolica? Ad una media borghesia che paga le rette per un'educazione di livello. Peccato che l'amico Monti sia impegnato, con la sua banda di incompetecnici, a spazzar via la borghesia. Sempre più disperata e povera e, dunque, nell'impossibilità di pagare le rette. Ma Bagnasco se ne frega. Lui ha l'amicizia di Monti, di Riccardi. La classe media può crepare. Così come i poveri, sempre più poveri. Nelle parrocchie si raccolgono soldi per aiutare le sempre più numerose famiglie italiane che non hanno da mangiare. Ma Bagnasco assicura che va bene così, che la strada imposta dal suo amico Monti è quella giusta. E se le chiese si svuoteranno ancora di più, se le scuole cattoliche chiuderanno, Bagnasco potrà sempre abbuffarsi in qualche pranzo con l'amico Monti. E chiedere che i cattolici paghino l'8 per mille o mettano i soldi per la carità in chiesa

venerdì 21 dicembre 2012

Marchionne e Monti: attenti a quei due

Che bella coppia: Monti e Marchionne. Due danni mortali insieme. Se perlomeno si annullassero a vicenda. Invece no, le disgrazie si sommano. E l'amministratore delegato della Fiat va a Melfi a ringraziare il grigiocrate per il successo della sua agenda che ha risollevato l'Italia. Se l'Italia si è risollevata come Fiat, siamo a posto. Crollo delle vendite in Italia, crollo della quota di vendite in Europa: sarà che gli automobilisti europei se ne fregano dei loro banchieri e non si entusiasmano per i modelli Fiat made in Usa? Ma di fronte a migliaia di lavoratori in cassa integrazione, Marchionne ringrazia Monti per i brillanti risultati. E non crollano solo gli acquisti di auto. Tutti i consumi diminuiscono, anche sotto le feste di fine anno. Bravo, avanti così. Anche nella svendita dei gioielli pubblici. Avio se ne va. Casualmente era l'erede di Fiat Avio, prima che le disastrose politiche agnellesche portassero alla vendita. Una quota era ancora in mano a Finmeccanica, ma ai padroni di Monti questa italianità di un'azienda di qualità non piaceva. E allora vai con la vendita ai padroni Usa. E sempre per caso saranno proprio gli Stati Uniti ad ospitare la nuova azienda che nascerà dalla fusione di Crhrysler con Fiat. Grazie Monti, i piani di Marchionne possono realizzarsi senza alcun problema. E se quel giullare di Benigni, strapagato, va a raccontar balle sulla Costituzione italiana più bella del mondo, a Monti e Marchionne non frega nulla di quella parte della Costituzione dove si accenna al ruolo sociale dell'impresa. Macché. Marchionne risponde solo agli azionisti e Monti alla Goldman. Il resto son buffonate di Benigni e di chi si entusiasma.

giovedì 20 dicembre 2012

Aumentano i suicidi, crollano i consumi, si svende Finmeccanica: ce lo chiedono i mercati e i commessi obbediscono

Terzo suicidio per ragioni economiche a Torino, in una settimana. Effetti collaterali della ripresa, assicurano i farab(r)utti che ci sgovernano. Beh, certo, la ripresa. Quella prevista dai mercati, quella voluta dall'Europa. Quella confermata dall'Aci della stessa Torino. Dunque, in un anno le auto che circolano in Italia senza uno straccio di assicurazione sono aumentate di 500mila unità e sfiorano ormai i 4 milioni. Deve essere effetto del rilancio. Provocano 20mila incidenti all'anno, mai pagati. Ma mica ci si può occupare di queste sciocchezze. L'auto viene usata sempre di meno, intorno al 7% di calo, ma in compenso i costi aumentano, di oltre il 4%. E il costo per km percorso aumenta dell'11%. Che meraviglia, viaggiare di meno e pagare di più. Effetti collaterali. E le vendite di auto? Calate del 20%, del 19% quelle delle moto e del 32% le vendite di ciclomotori. Piccolo particolare che sfugge agli incompetecnici: se si vendono meno auto, moto e scooter, si lavora anche meno e aumenta la disoccupazione. Ma loro, abituati a pontificare sulla base dei libri letti, mica l'avevano capito. Propensioni all'acquisto per i prossimi anni? Un disastro, record negativi come se piovesse. Ma poi l'incompetecnico di turno va in tv e spiega che la ripresa sta per arrivare. Ed i giornali ignorano i suicidi, ignorano i crolli degli acquisti, ignorano i disoccupati. E spiegano quanto sarà meraviglioso riavere Passera e gli altri disastrosi ministri nei futuri governi. Avanti così, ce lo chiedono i mercati. Che stanno acquistando, a prezzi di saldo e nel silenzio generale, i pezzi più appetibili di Finmeccanica. Effetti collaterali di un governo criminale

mercoledì 19 dicembre 2012

Aumenta il rischio povertà in Italia, ma i giornali nascondono la notizia

Un italiano su 3 è a rischio povertà. Una notizia pessima, sconvolgente. Su La Stampa, quotidiano dove il marito di Elsa Fornero è editorialista, non la troverete facilmente. In compenso, in prima pagina, Vittorio Sabadin annuncia che il 2012 è stato l'anno più felice. La disinformazione sovietica era roba da dilettanti, rispetto a quella degli Elkann-Agnelli. Eppure i dati dell'Istat (mica dell'opposizione leghista o grillina) precisano che la ricchezza delle famiglie italiane si è ridotta del 50%, 8milioni di pensionati vivono con meno di mille euro al mese, oltre 1 milione di disoccupati ha meno di 35 anni. Il giornale della famiglia Deaglio-Fornero (amici di Monti) può pubblicare queste cose? Certo che no. Perché dovrebbe ricordare che il disastro è l'inevitabile conseguenza di una politica assurda e di riforme disastrose. In che settori? Pensioni e mercato del lavoro. Guarda caso, le riforme Fornero. E allora è meglio sorvolare. Anche perché la situazione è destinata a peggiorare. La modifica dei coefficienti pensionistici ridurrà l'importo degli assegni. E maggiore povertà significherà riduzione dei consumi, della produzione e del lavoro. Geniale. Ma i quotidiani di servizio insistono: per i ministri incompetecnici ed i loro sottosegretari siamo sulla strada giusta. L'incremento della povertà? Un normale effetto collaterale del rigore. Stanno distruggendo il Paese ed i giornali di servizio sono complici. D'altronde sono gli stessi giornali che stanno preparando esuberi di massa nelle rispettive redazioni. Perché lo sfruttamento deve entrare nei giornali. Accompagnato da un crollo della qualità. Tanto ai lettori bisogna dare verità preconfezionate da altri, non le notizie così fastidiose e populiste.

martedì 18 dicembre 2012

Il caos del Pdl nasconde le scemenze del Pd

Il delirio del centrodestra piace tanto a Bersani. Non soltanto perché gli toglie dai piedi un potenziale avversario, ma anche perché oscura i tantissimi errori che lui e la sua squadra stanno commettendo. Tutti impegnati a sbavare dietro al super pagato Benigni che satireggia (sai che coraggio!) sul ritorno della "mummia Silvio"? Bene, così nessuno fiata sulla riproposizione dei vecchi dinosauri del Pd, a partire da Rosy Bindi che proprio non vuole uscire di scena. E mentre tutti sbavano e si complimentano con il comico toscano, nessuno fiata perché, con i soldi regalati a Benigni, si sarebbe potuto salvare il mondo della scherma italiana e invece si smantella tutto per mancanza di denaro. Certo, un milionario spot anti Berlusconi vale di più di una montagna di medaglie d'oro olimpiche. Ma si tace. Tanto il centrodestra comunica solo la rissa interna, mica può occuparsi dei programmi. Così il prode Fassina può esternare liberamente sui progetti economici del futuro governo del Pd. E cosa dice l'economista di Bersani? Che Monti e la Banca d'Italia hanno sbagliato tutto. E sin qui siam tutti d'accordo. Però - prosegue Fassina - il Pd al governo rispetterà le decisioni già prese e proseguirà su quella strada. Errare è umano, perseverare diabolico, ma Fassina se ne frega e annuncia al mondo che l'Italia proseguirà sulla strada sbagliata: una garanzia! L'idea che un errore vada corretto, manco li sfiora. Lo capiscono, ma annunciano che lo ripeteranno. Ma allora, perché votarli? O perché votare per il Pdl che vuole direttamente Monti? E questi sondaggi populisti che ribadiscono immancabilmente il totale disgusto degli italiani per questa banda montiana e filo montiana? Da ignorare. Loro, la vera casta, può fare a meno dei voti. Tanto lo scenario è già scritto. Ma l'hanno scritto fuori dall'Italia ed i commessi, strapagati, andranno al governo solo per eseguire gli ordini e fare altra macelleria sociale.

lunedì 17 dicembre 2012

Il centrodestra nel caos, tra Monti, montiani ed antimonti promonti.

E finalmente il centrodestra ha fatto chiarezza al suo interno e sul suo futuro. Dunque, Berlusconi (felicemente fidanzato) vuole Monti perché il grigiocrate ha lavorato bene. Così bene che Berlusconi vuole Monti ma abolendo le tasse messe da Monti. Ossia Monti contro Monti. E senza il grigiocrate, Berlusconi correrà da solo. In effetti pare destinato a restar solo, forse con le sue amazzoni. Perché poi ci sono i montiani del Pdl, che vogliono il professor ammazza-Italia per mille anni. Aledanno, Mauro, Formigoni, Sacconi. E, ovviamente, Angelino Alfano. Con Mauro che chiarisce subito: senza Monti non è che ci accontentiamo di Berlusconi. Poi ci sono le "primarie delle idee" di Meloni e Crosetto. La strana coppia, il gigante e la bambina, non vuole Monti e neppure Berlusconi. Ma la coppia vuole Alfano, che vuole Monti. E ad ascoltare Crosetto e Meloni va anche Storace, perché deve capire dove collocare la sua Destra. Con chi? Dove? Mentre Sgarbi va in tv a far notare che tutta l'area sta solo pensando a come ricandidare tutti questi personaggi che han fatto danni ad ogni livello. Mentre - assicura Sgarbi - intellettuali, pensatori e gente dotata di creatività verrebbe confinata in fondo alle liste, in modo da garantire l'esclusione. Così, alla fine di tutta questa impeccabile operazione chiarezza, emerge solo una certezza: non esiste un programma, uno straccio di progetto, un'idea da cui ripartire, un modello di sviluppo per l'Italia. Solo le alchimie elettorali, solo i giochetti per non venir trombati. Ma chi li vota, tutti questi?

venerdì 14 dicembre 2012

Contro il Pdl normalizzato dal Ppe, serve un partito peronista italiano

Il problema non è Berlusconi. Il problema, nel centrodestra, è il partito del centrodestra: il Pdl. Silvio ordina i sondaggi e scopre che quasi il 90% del SUO elettorato non vuole più Monti, manco in cartolina. Ed il Pdl cosa fa? Si lancia nell'appoggio incondizionato a Monti, vola ad incassare l'ordine supremo del Ppe per avere Monti premier a vita. Eppure il Pdl, e prima ancora Forza Italia, era nato come partito di riferimento della borghesia, della classe media. Monti (ma già prima i governi di centrodestra e centrosinistra) e la sua banda hanno distrutto la classe media italiana. L'hanno impoverita drammaticamente, provocando la crisi generale. Grilli - uno dei peggiori esponenti di questo governo, insieme a Fornero e Polillo _ assicura che siamo sulla strada giusta. Quella che ha portato meno del 10% degli italiani a possedere più del 50% della ricchezza complessiva. Siamo sulla strada giusta e la gente si suicida per mancanza di lavoro, nell'indifferenza di quei media che, non a caso, fanno capo al solito 10% dei più ricchi. Ed allora il vero bacino elettorale di riferimento del Pdl formato Monti, è solo questo 10% di privilegiati, affaristi, evasori. Tutti gli altri, quelli che si erano illusi per la discesa in campo di berlusconi, dovranno trovarsi altri movimenti di riferimento. Certo non Bersani, che vuole insistere con la folle agenda Monti, aggravata da una patrimoniale che non colpirà il 10% di superprivilegiati, ma tutta quella classe media che, con l'Imu, la patrimoniale l'ha già pagata. Servono movimenti nuovi, partiti nuovi, riferimenti nuovi. Serve un personaggio come Cristina Fernandez Kirchner, serve un movimento come quello peronista argentino. Virato sulla situazione italiana, ma con gli stessi principi. Un movimento che metta al centro il lavoro ed i lavoratori. Siano dipendenti od autonomi, operai o industriali, artigiani o professionisti. Ma industriali che investono e non delocalizzano, operai che lavorano e non si imboscano, professionisti che hanno idee e non vivono di rendite di posizione, artigiani creativi e non ripetitivi. Sono loro che devono opporsi a questa deriva di sfruttamento imposto dalla speculazione attraverso il Ppe. E non dovranno spaventarsi di fronte alle accuse di populismo. Perché questo è il popolo, gli altri sono soltanto sfruttatori.

giovedì 13 dicembre 2012

Beppe Grillo e l'inevitabile scontro in un movimento gassoso

Le continue piroette di Silvio hanno l'indubbio merito di infastidire i media che, ormai, sono costretti a dirottare l'attenzione su Beppe Grillo. "Il nuovo Duce", secondo le accuse. Ma cos'ha fatto di male il comico genovese? Ha cacciato dal Movimento quelli che rompevano le palle. Centralismo democratico, si è detto. E l'han detto quelli che provenivano dal Pci, ossia dal vero partito del centralismo (poco) democratico. Ma l'errore negli attacchi a Grillo è tutto in questo attaccamento a logiche passate. Il Pci, come gli altri partiti basati su ideologie forti, aveva al suo interno spazi di confronto. Erano partiti allo stato solido. Con correnti, posizioni differenti, congressi per esprimerle. Ed il Pci era accusato perché, invece di lasciar voce al dissenso interno, lo liquidava con le epurazioni. Poi sono arrivati i partiti liquidi, tipo Forza Italia. Carismatici, privi di vere strutture, dove il confronto interno diventava problematico. Ma dove il dissenso era limitato proprio per la mancanza di ideologie. Ci si scontrava su programmi liquidi, che cambiavano di giorno in giorno. Si passava dalla strategia alla tattica. E se proprio non si arrivava alla provocazione continua, tipo Fini-Tulliani, non si veniva cacciati. Infine è stata la volta del partito gassoso di Grillo. Con programmi inconsistenti, in evoluzione continua. Ma che, essendo un movimento-marketing, aveva perlomeno delle regole precise sotto questo aspetto. Niente comparsate tv, niente orgasmi mediatici. Non è una grande imposizione dittatoriale. Ma ci si è riusciti a scontrare persino su questo. Niente regole, caos continuo. Oddio, la rivoluzione permanente non è certo un'invenzione odierna, però gli attacchi interni, le polemiche su ogni argomento, sembravano proprio fare il gioco dei nemici del Movimento 5 stelle. Cresciuto troppo per essere tollerato dai media al servizio dei Monti di turno. Ma un movimento gassoso non ha luoghi di confronto reale. La Rete offre spazio per sfoghi di ogni genere, su ogni tema. Ma non è un confronto vero, su ideali e programmi. Ed allora diventa inevitabile cacciare chi non ci sta, chi non rispetta le regole. Senza scandali: non è che i dissidenti vengano messi al rogo o deportati in Siberia. E saranno liberi di costruirsi movimenti alternativi, altrettanto gassosi, magari con un programma. E poi, come è doveroso, si confronteranno e si conteranno. E magari litigheranno. Ma con la benedizione dei media. Almeno sino a che rimarranno piccoli.

mercoledì 12 dicembre 2012

La Lega? Dimenticata, anche per colpa sua

Ah già, c'è anche la Lega Nord.. Nella confusione totale della politica italiana, ogni tanto ci si ricorda che esiste anche il movimento guidato da Roberto Maroni. E ci si accorge della Lega quando i sondaggi di Ballarò la collocano ai minimi storici o quando altri sondaggisti la fanno risalire. Per il resto, nulla. Eppure proprio la Lega avrebbe dovuto approfittare con maggior profitto del disastro provocato dal grigiocrate Monti e dai suoi incompetecnici. Mentre il Pdl votava provvedimenti e fiducie a chi rovinava l'Italia, la Lega si opponeva fieramente. Prima in totale solitudine, poi in compagnia dell'Idv. Ecco, questo spiega l'accanimento della magistratura, il boicottaggio dei media, la sistematica demonizzazione. Ma non basta. Perché ci sarà anche una magistratura ad orologeria, però le vicende di Belsito e del Trota erano squallidamente reali. Eppure, con le scope maroniane, la Lega aveva fatto pulizia ed era pronta a ripartire. Ma poi? D'accordo, i media schierati contro. E lo si vede con Grillo: prima esaltato come avversario di Berlusconi, ora demonizzato, controllato, vittima di menzogne e complotti interni. Tuttavia questo non giustifica la totale incapacità della Lega sul fronte della comunicazione. L'incapacità di informare, di farsi vedere se non per qualche manifestazione folkloristica. L'ultimo manifesto apprezzabile, da troppi anni, è quello sulle riserve indiane. Il quotidiano non decolla (ed è un eufemismo), la radio funziona ma non sfonda all'esterno. Manca la capacità di incidere con la Rete, con le riviste, con gli spettacoli. Ed allora diventa inutile la coraggiosa battaglia contro Monti se poi nessuno si ricorda dell'esistenza stessa della Lega Nord.

martedì 11 dicembre 2012

La confusione è grande sotto il cielo del Pdl: dunque la situazione è ideale

Il presidente Mao, se fosse vivo, oggi potrebbe davvero divertirsi, osservando il caos totale che caratterizzerà la giornata del Pdl. Ed anche quelle successive. Perché il subcomandante Silvio ha deciso: solo il 10% dei parlamentari uscenti verrà messo in lista. E vai con il terrore. Perché, al netto delle sue Amazzoni (le pretoriane mica possono essere sacrificate sull'altare del rinnovamento), i posti a disposizione delle vecchie cariatidi del Pdl rimangono davvero pochi, anzi pochissimi. Una parte sarà destinata a confluire nel partito satellite creato dagli ex An. I La Russa, i Gasparri, ma anche le Meloni, troveranno posto lì. Al di fuori del circolo privato berlusconiano. Mentre nell'élite del partito principale saranno inseriti imprenditori, commercianti, professionisti: il mondo che lavora, insomma. Ed è divertente scoprire che, per Silvio, chi si occupa di cultura non rientra nella categoria del "mondo del lavoro". Infatti professori, giornalisti, artisti, scrittori, avranno una loro quota di candidature. Nella migliore delle ipotesi si tratta di una saggia riproposizione della corporazione dei professionisti e degli artisti. Nella ipotesi contraria, è il rilancio dei nani e ballerine. In ogni caso non ci sarà posto per tutti. Se anche il totale rinnovamento annunciato andasse in porto, è improbabile che le schiere di eletti siano tanto numerose da soddisfare tutte le ambizioni. Ed allora prepariamoci ad assistere, nei prossimi giorni, a regolamenti di conti, spiate, dichiarazioni di fuoco, riposizionamenti, inversioni di rotta improvvise e radicali. La confusione è grande sotto il cielo, dunque la situazione è ideale. Chissà se il presidente Mao sarebbe riuscito ad immaginare una confusione così totale.

lunedì 10 dicembre 2012

Per il Monti bis uno schieramento di servi con la leccata pronta

Il cardinale Bagnasco è scatenato. Monti for ever. E si lancia in lodi tanto sperticate che, se le avesse rivolte al Papa, l'avrebbero accusato di piaggeria. Invece se si sberlicca Monti, tutto va bene. Il prode Calabresi, su la busiarda (al secolo La Stampa), dedica ampio spazio alla "normalità del premier: messa, colazione e passeggiata in centro". Il culto della personalità era roba da dilettanti, rispetto al servilismo di questi eroici personaggi scevri da ogni velleità di controllare il potere. Ed allora si dilettano nello spiegare al popolo bue, al volgo ignorante, che è vero che la disoccupazione è a livelli record, ma sono gli effetti collaterali di una sana manovra che fa contenti i mercati internazionali. Ed è vero che il Pil è crollato, ma è bello essere più poveri. D'altronde la chiesa è dalla parte dei poveri e più diventano numerosi e più Bagnasco crede di aumentare le proprie legioni. E le prospettive per il futuro? Gli incompetecnici che sgovernano l'Italia assicurano che la ripresa è imminente. Lo diceva Passera all'inizio dell'anno, l'ha ripetuto a metà anno, lo ha ridetto Grilli a fine anno. Poi arrivano quegli antipatici dell'Ocse e smentiscono l'assurdo ottimismo. Ma è l'unico caso in cui non si deve dar retta agli osservatori internazionali. C'è comunque un effetto positivo di questo indecente servilismo: il povero Bersani si ritrova spiazzato. Perché lui è costretto a ripetere che non ci sarà un Monti bis, ma i suoi amici direttori dei quotidiani lo portano proprio in quella direzione: un successo del Pd accompagnato dalla richiesta a Monti di tornare in campo a completare il lavoro: la distruzione dell'Italia.

venerdì 7 dicembre 2012

Berlusconi: troppo tardi. Il sostegno a Monti costerà caro anche al Pdl

Ha sicuramente ragione Belpietro: la decisione di Berlusconi di staccare la spina all'intollerabile governo Monti arriva troppo tardi. Perché è stato il Pdl, insieme a Pd e Udc, a votare tutte le misure che hanno portato all'impoverimento dell'Italia, al dramma di milioni di persone a cui è stato tolto tutto, comprese le speranze di un futuro. E questo gli italiani non lo perdoneranno mai a Silvio ed al suo fallimentare Pdl. Ma le dichiarazioni assurde che hanno accompagnato il passo indietro (momentaneo?) di Berlusconi sono ancora più assurde. Indecenti. Monti ci ha salvato dal baratro? Provate a raccontarlo ai 700mila disoccupati in più, alle famiglie che hanno dovuto rinunciare a tutto, ai cassintegrati che diventeranno licenziati. Mentre tutti i soldi tolti alle famiglie non sono serviti per il rilancio ma per ingrassare gli speculatori amici del Grigiocrate. E la chiesa? Sui quotidiani si sprecano gli interventi a favore di Monti, salvatore dell'Italia. Ma allora perché i parroci, nelle chiese, chiedono sempre più soldi per i poveri italiani che diventano sempre più numerosi. Il distacco tra classe dirigente, dei partiti e della chiesa, dalla base non potrebbe essere più grande. Mentre i colonnelli berluschini sognano solo una riconferma elettorale.

giovedì 6 dicembre 2012

Corriere della Sera e Stampa disegnano la destra. Ad uso dei mercati

Nei grandi quotidiani non esistono le coincidenze. Ed allora, se sul Corriere e sulla Stampa compaiono, contemporaneamente, due fondi sul medesimo argomento, vuol dire che c'è interesse a condizionare i lettori, spingendoli in una determinata direzione. E su cosa vertono i fondi? Ma sul destino del centrodestra e sul ruolo stesso di una destra. I due quotidiani si sono sempre contraddistinti per l'assoluta faziosità su questo tema. Con atteggiamenti che andavano dall'irrisione - quando si occupavano di Berlusconi e del suo entourage - sino alla totale mistificazione, quando dedicavano spazio a quella che definiscono come "estrema destra": i colpevoli erano sempre gli stessi, anche quando il "nero" cattivo aveva aggredito, da solo, una decina di avversari politici. E quando proprio non c'erano margini per accusare i destri, le notizie delle aggressioni venivano ignorate, se non trasformate in faide interne. Qualcuno si ricorda delle menzogne al tempo dei missini uccisi a Padova dalle Brigate Rosse mentre i quotidiani ipotizzavano regolamenti di conti interni? Oggi, invece, Ferruccio De Bortoli e Luigi La Spina hanno spiegato come deve essere e cosa deve fare la destra. Lunghe considerazioni per arrivare ad una sola ed identica conclusione: la destra (o il centrodestra, ma son solo etichette) deve rappresentare un fronte moderato, zerbinato davanti ai poteri forti, obbediente ai voleri di Monti e dei suoi mandanti. C'è già Casini, c'è già Montezemolo. Certo, ma non basta. Perché il bacino elettorale potenziale è rappresentato da un mondo di cittadini incazzati neri, derubati da questo governo, impoveriti e senza speranze. Dunque un'area potenzialmente pericolosa. Ed allora serve un partito di (finta) destra che incanali questa rabbia, la depotenzi. Un partito, per non far nomi, da affidare a Frattini, a Letta, a Mauro. Bravi scolaretti ubbidienti. Con la benedizione di Corriere e Stampa.

mercoledì 5 dicembre 2012

Due Italie, sempre più lontane, con i giornali al servizio del potere

Da un lato i treni ad alta velocità, dall'altro le carrozze lerce e superaffollate per i pendolari. Da un lato i sedicenti vip, osannati dai giornali ed impegnati a tutelare solo loro stessi ed i loro figli; dall'altro il terzo dei giovani italiani senza lavoro e senza prospettive, con genitori alle prese con chiusure di aziende,licenziamenti, pensioni da fame. Due Italie, ormai. Che non si parlano, non si capiscono, non hanno nulla in comune. Un'Italia che affolla i ristoranti stellati e le cliniche di lusso; un'altra Italia che ormai va in pizzeria solo con le offerte di Groupon e con le stesse offerte si concede le visite mediche. E in mezzo ci sono i media, con giornalisti trasformati in trombettieri del principe e degli oligarchi. Paginate su paginate dedicate alle spese dei padroni, ai colpi di genio del ministro di turno. L'importante è utilizzare i media per difendere le misure che massacrano il popolo e ingrassano gli speculatori ed i loro servitori. E poi ci si chiede perché i giornali vendano sempre meno.

martedì 4 dicembre 2012

Berlusconi impone una scelta: con Bersani o con Grillo

Grazie alla follia senile di Berlusconi, i popoli del centrodestra avranno la possibilità di due scelte, alle imminenti politiche: o Bersani, con il suo tentativo di far digerire alla sinistra l'agenda Monti riveduta solo nelle parti di immagine ma non di sostanza; oppure Beppe Grillo ed il suo movimento di protesta a prescindere. Nessuna opzione alternativa credibile. oddio, qualche suicida potrà rivolgersi anche alle accoglienti braccia dei supporter dichiarati dell'uomo di Goldman: da Casini a Montezemolo, c'è solo l'imbarazzo della scelta su come distruggere definitivamente il ceto medio italiano e, di conseguenza, anche l'economia di questo ormai infelice Paese. D'altronde non avrebbe alcun senso sostenere la Banda Berlusconi, composta dalle sue amazzoni, dai colonnelli ex An in cerca di poltrone, da chi - in 20 anni di governo - non è riuscito a varare un solo provvedimento che andasse in direzione di una politica di centrodestra. Colpevoli di aver sprecato un'occasione irripetibile, non possono ora ripresentarsi a pietire un voto. Anche perché le proposte sono di un assoluto vuoto cosmico. Il massimo a cui aspirare è l'eliminazione dell'Imu sulla prima casa. Mentre con Bersani non si elimina nulla e, magari, si aggiunge pure un'altra patrimoniale (ma a Bersani qualcuno può spiegare che l'Imu è già una immonda patrimoniale che abbatte i consumi ed il tenore di vita?). Tutti al servizio di Monti, degli incompetecnici e dei mercati. Tutti aspiranti ad imitare il Grigiocrate, circondati da mediocri. Buona fortuna

lunedì 3 dicembre 2012

Matteo, ora che fai?

Ed ora, Matteo? Il 40% dei consensi ottenuti alle primarie del Pd non basta per guidare il partito verso l'inevitabile successo alle politiche, ma impedisce anche a Renzi di trasformarsi in Cincinnato e ritornare a fare il sindaco a tempo pieno di Firenze. Indubbiamente il rottamatore si trova in una situazione non facile: Bersani condurrà la gioiosa (e confusa) macchina da guerra del Pd a vincere le politiche. Ma non è per nulla scontato che il Pd abbia poi i numeri per governare in prima persona. E se all'ammucchiata interna, con la conferma di alcune delle vecchie cariatidi che Renzi voleva pensionare, si aggiungerà l'ammucchiata esterna - coinvolgendo Vendola e Di Pietro, Casini e Montezemolo - per il sindaco di Firenze si apriranno praterie per una nuova proposta politica. Ancor più se, nella confusione generale, Bersani facesse l'errore di rivolgersi agli incompetecnici o ne riproponesse la funerea agenda. Ma in questa fase di degenerazione rapidissima della classe politica, Renzi non può aspettare troppo. Non può farsi distruggere l'esercito dei sostenitori, destinati a disperdersi qualora Matteo rimanesse a guardare la situazione da Firenze. Perché ricompattare i suoi seguaci, dopo, diventerebbe molto più difficile. Allora la soluzione è l'ennesimo nuovo partito? Trasversale, in modo da andare a raccogliere gli eserciti delusi del defunto centrodestra? Tra i consiglieri del sindaco ci sono anche personaggi che, sulla destra, avrebbero ancora un notevole peso. Ma la banda di finanzieri milanesi sostenitori di Renzi è in grado di distruggere ogni immagine di rinnovamento ed ogni credibilità.

venerdì 30 novembre 2012

Nuove case per il centrodestra. Ma senza questi morti politici

Renzi e Bersani si scontrano anche sulle regole, ma poi affrontano temi politici. Dichiarano a proposito di Israele e politica economica. Si può condividere, non condividere, provare disgusto. Ma è un confronto politico. Al centrodestra, invece, si affrontano i protagonisti di una farsa. Morti politici che camminano, che si scannano non in base ad un'idea, quale che sia, ma alla ricerca di un partito che si degni di accoglierli in lista. E se Berlusconi cerca di eliminare la destra interna, provando a convinvere Storace ad accogliere nella sua formazione gli ex An trasformati in paria, è l'ex governatore del Lazio a fare il prezioso (a ragione): cosa me ne faccio di questi? Ma il problema è un altro. Cosa se ne fanno gli elettori, di questi? Nulla, assolutamente nulla. Qualsiasi idea di destra si abbia, non servono questi signori. Radicali, terminali, sociali, nazionali, liberali, anarchici, socialisti nazionali: un'accozzaglia di idee che non ha senso far convivere in un unico partito, ma che soprattutto non ha senso far interpretare da questi politici in cerca di rielezione. Serve una casa nuova, anzi più case. Dove sia possibile esprimere idee coerenti e condivise. E dove questi morti politici non abbiano domicilio

giovedì 29 novembre 2012

Bondi contro tutti: il vecchio che avanza.

Esilarante intervista della Stampa a Bondi. Sì, Bondi, non Boldi. Il senatore del Pdl si lancia in una spericolata resa dei conti interna. Contro gli ex An, contro Cl, contro Alfano, contro Sacconi. Insomma, l'ex compagno illuminato sulla via di Arcore è pronto a duellare con chiunque non sostenga l'opera di rinnovamento che metta alla guida del partito il giovane Berlusconi. Oddio, non è che Bondi abbia tutti i torti quando accusa i suoi quasi ex soci di aver pensato solo alla gestione interna del Pdl. Ma lui dov'era? Impegnato a scrivere poesie d'amore? Ma i vertici del comico, Bondi li raggiunge quando spiega che il Pdl ha sostenuto i provvedimenti positivi di Monti. Fantastico. Peccato che poche righe prima avesse ammesso che l'elettorato tradizionale del Pdl è stato massacrato proprio dai "positivi provvedimenti" di questo osceno governo. E l'elettorato, carramba che sorpresa, si è disgustato del Pdl e dei suoi atteggiamenti. Ma allora quali sono le nuove proposte del futuro partito berlusconian-bondiano? Boh. Mettere ai vertici il giovane Silvio e proseguire con i positivi provvedimenti dell'agenda Monti? Ovviamente ciascuno è libero di predisporre i propri programmi, ma viene da ridere all'idea che Bondi sia convinto di entusiasmare, in questo modo, i suoi "elettori tradizionali". Più tasse per pagare la sanità pubblica, come imposto dal Grigiocrate Monti? E vai con valanghe di voti. Redditest per stroncare i consumi? Si sfiora il 30% dell'elettorato. Licenziamenti di massa e povertà generalizzata? Dai che siam vicini alla vittoria. Ulteriore crollo del Pil? La maggioranza assoluta è garantita. In bocca al lupo, geniaccio di un Bondi.

mercoledì 28 novembre 2012

Il Pdl è morto, ma i partitini di Silvio son destinati ad abortire

In fondo ha ragione Silvio: il Pdl è morto (e senza tanti rimpianti se non da parte di chi ha stramangiato grazie alle poltrone garantite), meglio dunque fare un partito nuovo. O magari 3. Dunque un partito berlusconiano in senso stretto, uno di destra dove concentrare gli ex An e Storace, nonché il Pdl dove si concentrerebbero quelli che non sanno dove andare e che non vuole nessuno. D'altronde siamo a Natale. Ed ai tempi dell'infanzia berlusconiana, a Natale arrivavano in regalo i soldatini. Ovvio che in questa fase di regressione senile Silvio abbia ancora voglia di giocare. Con i partitini che sostituiscono i soldatini. Metto Frattini di qui, la Meloni di là e mi tengo la Biancofiore. Tutto bello, divertente, poetico. Ma sorge spontanea una domanda. Perché mai gli elettori dovrebbero votare per questi soldatini? Per questi partitini? Perché nell'orgasmo del gioco, Silvio si è dimenticato di una cosa: il programma. Anzi, i programmi, visto che i partitini sono 3. Ed il programma non vuol dire che Frattini si eccita in previsione di un Monti bis, che Mauro si lancia in anatemi contro chi contesta l'agenda Monti, che la Meloni dichiara che il futuro deve essere il Ppe (insomma, una nuova Dc italiana). Mentre Silviuccio oscilla tra l'approvazione ed il disgusto per Monti, come se ci fossero margini di approvazione per chi ha distrutto l'Italia. Avanti così, allora, con o senza primarie. Perché il flop annunciato alle primarie sarebbe solo il segnale per il disastro elettorale in primavera. Meglio far finta di niente e andare avanti ignorando che gli italiani, quelli della loro area, vorrebbero tutt'altro.

martedì 27 novembre 2012

Goldman ora punta sull'Italia in saldo

Grande eccitazione sui quotidiani di servizio: Goldman Sachs punta sull'Italia. Sì, proprio la banca d'affari (o di malaffare) che, vendendo i titoli italiani, aveva determinato il crollo del nostro Paese con il boom dello spread. Ed ora scommette su di noi. Ma che bello! A nessuno di questi zerbini prestati al giornalismo, viene in mente che Goldman punti su di noi proprio perché ha fatto crollare il valore di aziende, società, immobili. Macché, nessuna analisi di questo tipo. Così come si sorvola sul fatto che Goldman Sachs abbia già chiarito che occorre proseguire con la famigerata "agenda Monti" ed, anzi, si debba renderla ancora più pesante per il popolo italiano. Impoverirlo ulteriormente per rendere l'Italia sempre più appetibile per gli speculatori. D'altronde lo stesso Monti (uomo Goldman, tanto per ricordarlo, anche se gli anticomplottisti assicurano che si tratta di coincidenze) era andato la scorsa settimana negli Emirati a spiegare che l'Italia è in svendita a prezzi di saldo. Ed i media italiani si entusiasmano.

lunedì 26 novembre 2012

Argentina sotto l'attacco degli avvoltoi: anche Guido Rossi la difende

Cristina Kirchner, presidente dell'Argentina, li ha definiti "avvoltoi". Gli speculatori internazionali che, dopo aver portato il Paese sudamericano al default grazie alle criminali idiozie del Fondo monetario internazionale, ora vogliono imporre pagamenti indebiti all'Argentina grazie al sostegno del "solito" giudice statunitense. Quei giudici che, come sempre, ignorano i diritti dei popoli e sono al servizio dei Soros di turno. Il Grigiocrate Monti, a questo punto, parlerebbe di populismo, di volontà di ignorare le regole dei mercati. E sciocchezze simili a raffica. Peccato - per Monti, non per la Kirchner - che a difendere l'Argentina ed il popolo argentino sia sceso in campo anche Guido Rossi, sulla prima pagina del Sole 24 Ore di domenica 25 novembre. Spiegando, sotto l'aspetto giuridico e di conseguenze mondiali, le assurdità della sentenza Usa. All'impeccabile intervento di Rossi si può solo aggiungere un aspetto storico: il default argentino è stato provocato dagli stessi banditi che ora stanno cercando di rubare altri soldi al popolo latinoamericano. E sono gli stessi criminali che cercano di penalizzare l'Argentina nei rapporti internazionali e finanziando le Ong che scendono in piazza per destabilizzare un governo eletto democraticamente. Perché la speculazione non tollera libertà ed indipendenza di un popolo. Perché il contagio della libertà ha già colpito buona parte del Sud America e potrebbe estendersi. Meglio prevenire: un po' di scontri in piazza, magari qualche morto, e via con l'attacco alla Casa Rosada. Un monito al Brasile, all'Ecuador, al Perù, al Venezuela.. Al mondo intero.

venerdì 23 novembre 2012

Befera uccide i consumi e Cancellieri prepara la repressione

Pazzi, semplicemente pazzi. Continuano ad impoverire il Paese e l’unica cosa di cui si preoccupano è la gestione dell’ordine pubblico (Cancellieri docet). Non un’idea di come far ripartire l’Italia, di come favorire lo sviluppo. Interessati solo ad aumentare la spesa per la repressione poiché – assicurano o minacciano, i prossimi mesi saranno difficili. Caratterizzati da crescenti tensioni. Beh, certo, se gli incompetecnici pensano di continuare sulla strada dei tagli e della persecuzione fiscale, è evidente che le tensioni aumenteranno. Ma si tratta di scelte, non dell’inevitabile succedersi delle stagioni. Quando vampiro Befera illustra i test per dimostrare che si spende troppo rispetto al reddito dichiarato, non minaccia gli evasori (che sono abituati ad aggirare comunque le regole), ma di fatto invita gli italiani onesti a spendere di meno, deprimendo ulteriormente i consumi già in caduta libera. Ed in questo modo sferra un attacco micidiale alla produzione italiana, al lavoro italiano, ai lavoratori. Qual è la logica? Se spendi, finisci sotto osservazione. Dunque per evitare rogne, problemi, contenziosi e lunghissime perdite di tempo (chi rimborsa il tempo perso? Befera?), le famiglie rinunceranno agli acquisti per non finire nel mezzo di accertamenti e richieste assurde. Oppure sceglieranno di incrementare il “nero”. Acquisti in nero, lavori in nero: se non compaiono le spese ed i ricavi, la tranquillità cresce. Geniale, davvero. Mentre chi sceglierà di rispettare le regole, ridurrà il proprio tenore di vita, creando ulteriore depressione economica e provocando nuove tensioni. Per dar ragione alla Cancellieri.

giovedì 22 novembre 2012

Nelle scuole italiane arriva la denutrizione. Evviva! Siam finalmente come la Grecia

Nelle scuole torinesi gli insegnanti assicurano che sempre più ragazzi si presentano in classe denutriti. Altri invece stanno solo un po' meglio e sono malnutriti. Mangiano schifezze a basso costo perché in famiglia i soldi non ci sono più. Non è un fenomeno solo torinese, ovviamente. Ed altrettanto ovviamente viene ignorato. D'altronde si sta già ripetendo da mesi in Grecia, poi in Portogallo. Nell'era precedente all'arrivo dei farab(r)utti, nel senso che son proprio brutte persone, si sosteneva continuamente che una corretta alimentazione era la base per la prevenzione. Ed in questo modo si riducevano le spese sanitarie. Ora non è più così. Perché i tagli alla sanità ci sono comunque e a prescindere dallo stato di salute della popolazione. Calano gli acquisti di medicinali, non solo di cibo di qualità e di cibo in assoluto. Ma Monti insiste: va bene così. E trova pure il sostegno di molti che, a primavera, andranno in giro a chiedere voti alla gente che sta sempre peggio. Avanti così, verso il suicidio collettivo di un popolo incapace di reagire.

mercoledì 21 novembre 2012

Le Pussy ai lavori forzati: i media si indignano per il ricamo

Che rabbia, per i media italiani: le Pussy Riot, nel carcere russo, non vengono picchiate, torturate, minacciate. Ma Nicola Lombardozzi, su Repubblica, non demorde. E' vero che le foto ritraggono la pseudo cantante Nadia assolutamente serena, ben coperta, pulita. Ma chissà cosa c'è sotto. Chissà se avrà dovuto subire avances sessuali da parte delle sua compagne di prigionia. Oddio, i telefilm americani, quelli che esaltano la polizia locale, insistono sempre sulle violenze in carcere, utilizzate come minaccia proprio dagli agenti. Ma mica vorremo confondere uno stupro democratico con delle avances in un carcere putiniano. E poi, assicurano i media italiani, le Pussy sono costrette ai lavori forzati. Come quelli imposti nei democratici Stati Uniti, con tanto di catene ai piedi e pietre da spaccare? Beh, non proprio, la povera cantante è costretta a cimentarsi nel cucito e nel rammento. Potrebbe pungersi un dito. E l'Occidente non fa nulla? Non organizziamo una no fly zone? Chissenefrega dei morti a Gaza: la Pussy soffre, in attesa che l'orco Putin decida di graziarla. E poi, cos'avrà fatto di male? Lo spiega Lombardozzi: ha cantato "una canzoncina in cattedrale". Piccoli cantori puniti. Perché la blasfemia vale solo per le vignettine antislamiche, per i filmettini che sparlano di Maometto. In una cattedrale ortodossa la blasfemia si trasforma in canzoncina. quasi natalizia. D'altronde la Russia non sa comunicare, non ha idea di cosa siano i rapporti mediatici. Ed allora si può approfittarne, passando sopra la decenza ed il senso del ridicolo. Tutto fa, quando bisogna distruggere chi si oppone a Soros ed agli speculatori.

martedì 20 novembre 2012

L'architettura del littorio, soft power vincente

L’Italia vede crollare il suo “soft power” a livello mondiale. Grande risultato per un Paese che vanta la maggior concentrazione di opere d’arte, che si autocompiace del proprio passato poetico, letterario, musicale, pittorico, scultorico, architettonico. Ma, in realtà, proprio l’Italia dimentica volutamente questo passato. Perché è scomodo, spesso politicamente scorretto. Basti pensare all’architettura razionalista. Cancellata. Per la semplice ragione che è comunemente definita “architettura fascista”. Paolo Camaiora, architetto, ha provato a far ragionare gli italiani con un libro, “Le colonie marine del littorio sulla costa Apuo-Versiliese”. E sono emersi aspetti sorprendenti e sconosciuti. Al di là della bellezza delle opere, è interessante che si sia fatto dimenticare agli italioti che la Torre di Marina di Massa, alta 52 metri ed in grado di ospitare oltre 500 bambini, era stata costruita in 90 giorni. Costruita sulla spiaggia e studiata dagli architetti giapponesi come esempio di architettura antisismica. Con gli stessi criteri, d’altronde, con cui eran state costruite le case dell’Aquila, quelle che non a caso non son crollate per il terremoto. E le altre colonie littorie? Massimo tempo di realizzazione, un anno. Tempi concordati, spese concordate, numero di lavoratori concordato. Tutto affidato a giovani architetti, obbligati ad avere però una fideiussione bancaria. Se non avessero rispettato tempi e spese, avrebbero risarcito lo Stato di tasca propria. Ma di tutto questo l’Italietta di oggi preferisce non parlare. Meglio dedicarsi a sprecar soldi pubblici per filmetti che non avranno pubblico. Meglio sprecar soldi per sostenere musicisti la cui fama non supera la cinta daziaria. Meglio strapagare architetti che realizzano parallelepipedi di cemento e vetro e li considerano grattacieli innovativi. Tutto pur di non arrendersi all’evidenza che la cultura che conquistava il mondo non era quella che, adesso, ci impone l’Europa.

lunedì 19 novembre 2012

Monti annuncia che l'Italia è in svendita. Come voleva Goldman, ma è una coincidenza

L'Italia è in svendita. Non sono i soliti complottisti a dirlo. Questa volta è lo stesso premier, Mario Monti, ad ufficializzarlo. Nella sua visita in Kuwait ha spiegato che, grazie a lui, ora ci sono le condizioni affinché gli investitori stranieri possano fare shopping nel nostro Paese a prezzi di saldo. Oddio, era proprio lo scenario ipotizzato dal libro "Il Grigiocrate", ma i soliti analisti di servizio, quelli secondo cui ogni critica a Monti rappresenta il frutto di una fissazione complottista, avevano assicurato che non era vero, che mancava la prova provata, la pistola fumante. Ora ce l'hanno, la prova provata. E' il loro nume tutelare a dirlo: l'Italia si può vendere a basso prezzo. Come volevano i signori della Goldman, guarda che coincidenza. Rovinare l'Italia, mettere in ginocchio l'economia e le aziende, costringerle a vendere agli investitori stranieri a qualunque prezzo, purché basso. Ma nei discorsi di Monti in Kuwait ci sono altri elementi interessanti. Il professore imposto dai mercati fa capire che, senza di lui, la speculazione avrebbe campo libero, perché lui, il loro uomo a Palazzo Chigi, non può garantire il futuro. Ma il grigiocrate spiega anche che il suo eventuale successore dovrà occuparsi anche della crescita. Allora, se si pensa allo sviluppo, ci sono buone possibilità che il futuro premier non sia Monti.

venerdì 16 novembre 2012

Ancora un anno per salvare l'Italia. Ma gli idioti pensan solo alle primarie

. La domanda rivolta questa mattina a Osvaldo Napoli, del Pdl, è la dimostrazione più evidente del totale distacco di un mondo piccolo ed autoreferenziale (politici, giornalisti, banchieri, soubrettes che vivono solo di comparsate, nullafacenti pagati dalle tv) da quella che è la realtà dell'Italia. La nostra economia manifatturiera ha un anno di tempo, in molti settori, per uscire dal disastro o scomparire defintivamente. Con le conseguenze immaginabili in termini di disoccupazione e conflitto sociale. Eppure, il piccolo mondo autoreferenziale, si interroga su primarie che non interessano nessuno, sulla distanza che i manifestanti devono mantenere dalle sedi istituzionali, sulla scelta se affidare ad un Monti bis la prosecuzione di una politica economica idiota e criminale o se gestirla in proprio ma seguendo comunque l'agenda Monti. E intanto la legge di stabilità viene modificata per permettere nuove assunzioni di poliziotti e carabinieri. Ovvio, si deve pensare alla repressione della protesta, non alle soluzioni per eliminare le ragioni della protesta. E si trovano i soldi per la repressione ma si tolgono all'istruzione. Uno dei più prestigiosi licei milanesi, il Beccaria, lancia il progetto "adotta un cervello": chiede alle aziende private di sponsorizzare i lavori di ristrutturazione dell'aula magna e, magari, l'acquisto di materiale informatico. Perché per l'istruzione, la formazione, l'innovazione, i soldi dello Stato sono finiti. E allora fatevele, le vostre primarie. Occupate gli spazi tv con domande idiote sul nulla cosmico. Ma poi non vi stupite di essere rimasti soli.

giovedì 15 novembre 2012

Controinformazione e boicottaggio, per combattere i media bugiardi

Nessuno si sarà stupito, oggi, guardando i tg e leggendo i quotidiani in merito alle proteste di ieri. Lo zerbinaggio mediatico nei confronti di un governo - disastroso ma che piace alle banche - è totale. Soprattutto quando la protesta diventa un fenomeno generale e passa dai salotti alle piazze. Ma ieri, per fortuna, la Rete ha dimostrato maturità. Su fb e social network vari le immagini dei ragazzi disarmati pestati da poliziotti e carabinieri hanno finalmente preso il posto delle foto del gatto di casa o della gita al mare. Un po' di consapevolezza è arrivata: meglio tardi che mai. Ma non basta. Ora serve un passo ulteriore. Serve imparare ad utilizzare la Rete per una sana controinformazione, ma fatta bene, con professionalità. Di fronte ai grandi mezzi Rai o Mediaset non bastano più le immagini dei cellulari. E la tecnologia oggi è acquistabile a prezzi contenuti. Piccole telecamere, rapide interviste, commenti. Per sbugiardare il Tg3, la faziosità assoluta, o il Tg5 che ogni mattina si prostra di fronte agli incompetecnici. E poi si può passare ad interventi più mirati. Mediaset ha i conti in rosso per il calo della pubblicità. Bene, occorre individuare gli investitori pubblicitari che affiancano le trasmissioni bugiarde e faziose. Dopodiché si pubblicano i nomi in rete e si inizia il boicottaggio. Vale per Mediaset come per la Rai o per la 7. Ma il boicottaggio deve essere rigoroso. Non un euro per i profumi che vengono pubblicizzati prima e dopo il Tg3. Non un euro per le calze che affiancano il Tg5. Non un euro per chi paga gli spot durante i programmi di Gad Lerner. Senza violenze, se non quelle verso le proprie abitudini di spesa. Ma con rigore, professionalità, voglia di non arrendersi.

mercoledì 14 novembre 2012

Scuole senza soldi, servono per i lacrimogeni

Polizia e carabinieri che manganellano i dimostranti in Sardegna, a Napoli. Una città dopo l'altra. E' la brutta immagine di un governo che si difende, e difende gli speculatori, picchiando il proprio popolo. Lavoratori senza futuro grazie alle imposizioni dell'Europa, pensionati che non sopravvivono perché i loro soldi servono ad ingrassare i banchieri in Italia e all'estero, giovani che come unica opportunità hanno quella di emigrare. Ma non devono protestare, non devono lamentarsi. Per non far piangere la Fornero, per non irritare la culona Merkel che ha già dichiarato di trovare inaccettabili gli scioperi di protesta in Grecia. Ed allora i giornali di servizio scatenano l'indignazione per una lettera stupida inviata alla figlia della Fornero, ma evitano ogni indignazione di fronte alla disperazione di chi non sa come sfamare i figli o come pagare un affitto. E allora vai con la repressione. Perché chi perde il lavoro e non ha più soldi dovrebbe avere il buon gusto di suicidarsi in silenzio, senza infastidire i tecnici e l'Europa. Ma se si azzarda a protestare, i soldi per comprare i lacrimogeni il governo li trova. Magari sono i soldi sottratti alle scuole per la sicurezza, l'innovazione, la ricerca. Perché il denaro serve per i manganelli, gli idranti, gli scudi.

martedì 13 novembre 2012

Tra manifesti dei fumetti e maggioranze a comando: Pd e Pdl in marcia verso il nulla

Il Pd, per le primarie, ha lanciato un manifesto con "I fantastici 5", trasformando il confronto interno in un fumettazzo. A Torino il centrodestra, all'opposizione, salva la maggioranza di Fassino votando l'ennesimo favore alla famiglia Agnelli per la costruzione di una imperdibile beauty farm in una periferia degradata che avrebbe bisogno di qualcosa di più utile. Il distacco tra i professionisti di una politica-spettacolo, ma tutt'altro che spettacolare, ed i cittadini-sudditi diventa sempre più ampio. Ma evidentemente Pd e Pdl (con l'aggiunta, a Torino, di una Lega che non osa ribellarsi alla Fiat), se ne fregano di questa voragine. Convinti che gli elettori si possano entusiasmare per un manifesto idiota o per una votazione di comodo. Convinti che, tanto, il popolo bue si recherà comunque alle urne per sostenerli. Senza un programma, senza un progetto, senza un'idea che non sia quella di copiare Monti senza Monti. Non uno che riesca a spiegare perché mai si dovrebbero scegliere nuovamente i protagonisti di un disastro culminato nella cessione del potere alla banda Monti, con depredamento annesso. Si impoverisce un popolo e gli si propone di proseguire sulla stessa orrenda strada. Tanto loro hanno già l'appoggio dei finanzieri e dei banchieri che si spartiranno le spoglie dell'Italia. Ma almeno non pretendano di essere pure applauditi da chi diventerà sempre più disperato.

lunedì 12 novembre 2012

I media ignorano i poveri e ridono a comando per le battute infelici di Monti

Da un lato il grigiocrate Monti che concede, magnanimamente, la sua disponibilità a guidare il futuro governo. Ovviamente senza dover sottostare a quel rito barbarico e populista che sono le elezioni. Dall'altro le code sempre più lunghe di fronte ai punti in cui, in ogni città, si distribuisce qualche razione di cibo al crescente esercito di poveri e disperati. Ma l'aspetto più disgustoso, in questa situazione, è il comportamento dei media. Servili, zerbinati, entusiasti di fronte a qualsiasi banalità di Monti o della sua squadra di incompetecnici. Totalmente ciechi di fronte alla disperazione quotidiana della gente normale. Onore al merito a Del Debbio, che invece i temi della povertà ha il coraggio di affrontarli. Ma gli altri colleghi? E' squallido sentirli ridere a comando per battute montiane prive di ogni umorismo. E' indecente vedere l'indignazione generale perché alla figlia della Fornero è stato scritto che, se vince la rivoluzione (e quando mai?), saranno cazzi amari. Ma tutti questi giornalisti indignati non sprecano una riga per indignarsi di fronte alle porcate di un governo che crea disoccupazione, disperazione, suicidi. Quando si rottameranno i politici incapaci e gli incompetecnici, bisognerà anche rottamare un esercito di giornalisti servi di qualsiasi potere

venerdì 9 novembre 2012

Nuovi partiti? E' sufficiente copiare Grillo

All'interno dei due maggiori partiti italiani, ma soprattutto nel Pdl, le spinte centrifughe aumentano. Perché il Pd, in fondo, riesce a contenerle grazie alla prospettiva di una vittoria. Soprattutto se ad affermarsi nelle primarie sarà Bersani. In caso contrario, con un Renzi vincente, la voglia di poltrone potrebbe non bastare a tenere unita una compagine che ha una parte consistente della base su posizioni che nulla hanno a che spartire con i finanzieri raccolti intorno al sindaco di Firenze. Ma il casino vero è quello nel Pdl. Perché restare uniti intorno ad un personaggio sbiadito come Alfano e con un programma che ricalca quello di Monti e che non piace alla base del partito ex berlusconiano? I generali ed i colonnelli non hanno più la percezione di quello che è l'umore degli elettori. Due mondi separati. Due mondi ormai completamente estranei. E non è soltanto un problema dei parlamentari con elettori o iscritti, ma persino con i vertici locali. Tutti sognano di creare un nuovo movimento, un altro partito. Ma poi non succede nulla, perché non ci sono i soldi e perché non si sa come fare. Eppure il modello è davanti a tutti, basta copiarlo. Il modello-Grillo. Che non significa copiare programmi o linguaggi. Basta copiare il geniale utilizzo della rete, la capacità di coinvolgere, il coraggio di fregarsene del politicamente corretto. Poi ciascuno metterà i contenuti, a seconda delle proprie idee. Ma occorre partire subito, se si vogliono creare alternative concrete. Il Pdl è morto, ma nulla è ancora nato al suo posto.

giovedì 8 novembre 2012

Ascoli, città bellissima simbolo dell'incapacità di far turismo

L'Italia precipita anche nelle classifiche mondiali del turismo. Grazie al grigiocrate Monti ed alla banda di incompetecnici che impoveriscono gli italiani, impedendo di spendere per il turismo. Ma grazie anche a chi il turismo non sa gestirlo e tantomeno promuoverlo. Una città come Ascoli, semplicemente stupenda, è assolutamente ignota ai più. L'ha scoperta, ora, la Vodafone che ci gira uno spot. Ma la meraviglia di un centro storico medievale non viene fatta conoscere. Colpa dei politici che non hanno idea di dove andare a raccontare le bellezze della città; colpa di imprenditori del settore che non investono in strutture alberghiere; colpa delle ferrovie che lasciano Ascoli praticamente isolata vista la qualità del servizio. Così si finisce per spendere inutilmente montagne di denaro per attività che non richiamo nessuno perché nessuno viene a saperlo. E ad un turismo che vive di gruppi e di trasferte in pullman si offrono hotel da 7-15 camere. Totalmente inutili. Non è solo un problema di Ascoli, comunque alle prese con una crisi dell'industria che potrebbe trovare alternativa nel turismo. Da Nord a Sud il dilettantismo dilaga. La comunicazione latita. Si spende male ma non si investe. E l'Italia arretra nelle classifiche dei Paesi più visitati.

mercoledì 7 novembre 2012

Mentre i vertici pensano alla riforma elettorale, le basi preparano nuovi partiti

Pdl, Lega e Udc si accordano per la riforma elettorale, pronti però a modifiche se il Pd strillerà forte. L'Idv è allo sbando, tra fughe verso il Pd e sogni di confluire sotto l'ala di Grillo. Sel aspetta di sapere se lo smacchiatore di leopardi sacrificherà Vendola per un nuovo flirt con Casini. Montezemolo tentenna e Fini si gode un momento di popolarità grazie agli sputi ricevuti. Ecco, il panorama della politica italiana è tutto qui. Beh, non proprio. Mentre i colonnelli dei vari partiti si trasformano in caporali di giornata e strillano alla luna, i loro iscritti, militanti, aderenti, si interrogano. E non si pongono più le consuete domande se sia meglio un candiato o un altro, una corrente o un'altra. Molti, questa volta, fanno sul serio. E sono pronti a mandare a quel paese (fosse anche Montecarlo) tutta questa banda di sedicenti colonnelli, generali e ufficiali senza più truppa. Basta, è finita. E' ora di far nascere, dal basso, movimenti nuovi, davvero popolari. A destra come a sinistra. Senza la noia dei riti berlusconiani, senza i colonnelli aennini con palle di velluto (Santanché dixit), senza ragazzacci fiorentini al servizio dei finanzieri, senza presidenti di regioni che non hanno mai ottenuto risultati. Senza, soprattutto, quelle bande di professionisti del nulla che son pronti a chiedere il voto per un candidato per poi dirottare i suffragi su Monti, seppure bis

martedì 6 novembre 2012

Berluscones nel caos, anche a Mediaset

L'impero di Berlusconi vacilla? Nel Pdl si è ormai allo scontro tutti contro tutti. Qualcuno crea movimenti alternativi, e non sono soltanto i nomi noti come Tremonti o Sgarbi. Mentre i sondaggi danno il centrodestra in caduta libera, a prescindere da chi vincerà le primarie. Anzi, più si è convinti che ad affermarsi sarà il moscio Alfano e più la diaspora si accentua. Ma ormai anche a Mediaset il caos regna sovrano. Il Tg di Canale 5 è sempre più asservito al governo Monti, con un Bonsignore pronto ad inchinarsi di fronte a qualunque idiozia quotidiana di Grilli o della Fornero, di Riccardi o della Cancellieri. Poi, però, arriva Del Debbio e spara a zero contro la vera casta, quella degli incompetecnici. E sputtana i ministri che piazzano i propri figli in posti di lavoro prestigiosi e remunerati (spesso nello stesso posto in cui lavorano loro, i ministri) e poi vanno in tv per insultare le famiglie normali che non mandano i propri figli a lavorare all'estero o a fare i lavapiatti precari dopo una laurea in Ingegneria. Esiste una linea? Pare di no. D'altronde anche il povero Alfano pare in preda alla confusione totale. Vota per la distruzione dell'Italia, imposta da Goldman e dalla finanza internazionale attraverso Monti, e poi scopiazza il programma del Centro studi Polaris per la riduzione del debito ed il ritorno ad una sovranità nazionale. Lo stesso programma utilizzato da alcuni esponenti del Pd e, prima ancora, rilanciato da Grillo. Peccato che sia il Pd sia Alfano continuino a votare per un governo che va in senso opposto alle proposte. Un due tre: casino. Deve essere questa la nuova linea politica del Cavaliere, nel Pdl e sulle sue Tv.

lunedì 5 novembre 2012

De Benedetti, distruttore dell'Olivetti, fa la morale a Fiat

Inaccettabile. Così Carlo De Benedetti giudica la decisione di Sergio Marchionne di licenziare, per rappresaglia, 19 lavoratori di Pomigliano. Oddio, nel merito De Benedetti ha pure ragione. Ma il problema è che uno come lui dovrebbe avere il pudore di stare zitto, quando si parla di licenziamenti, di distruzione di posti di lavoro. Invece parla. Perché tanto in un mondo mediatico zerbinato chi mai va a ricordare all'Ingegnere quanti posti di lavoro ha distrutto all'Olivetti? Anzi, per non infastidire il grande manovratore della politica fallimentar-tecnocratica che ha Monti come esponente, i media italiani evitano accuratamente di ricordare l'esistenza stessa dell'Olivetti. De Benedetti sputtana, giustamente, la Fiat per tutti i soldi pubblici che ha incassato nel corso dei decenni. Ma quanti soldi ha incassato De Benedetti per non far chiudere l'Olivetti che poi, immancabilmente, ha chiuso? Quanto è costato alle casse pubbliche scaricare le migliaia di dipendenti Olivetti che l'Ingegnere considerava inutili? Quanto è costato, in termini di distruzione di opportunità di lavoro, il folle assalto al Belgio, concluso con un sonoro schiaffone incassato da De Benedetti? Ecco, di tutto questo non si parla. Perché Marchionne è sicuramente un demonio, ma è difficile far passare De Benedetti per un angelo.

venerdì 2 novembre 2012

La Stampa al servizio degli Usa, si ribella solo per Halloween

Senza un briciolo di decenza. Il "Buongiorno" di Massimo Gramellini, su la Stampa del 2 novembre (Chi vuo' fa' l'americano?), è un esercizio supremo di ipocrisia, di mistificazione, di falso buon senso e di ancor più falso rimpianto per il buon tempo antico. L'alibi? Ma Halloween, ovviamente. Spacciato come nefasto cedimento alla cultura americana. Ed è fantastico che Gramellini non si sia accorto che il suo giornale (ne è anche il vicedirettore) è il più appiattito sulle posizioni americane. In politica estera come in economia. Ma questo, evidentemente, va bene. Con un commentatore come Riotta, non a caso soprannominato "l'americano", con gli attacchi alla politica anti Usa del Sud America, con le continue aggressioni alla politica estera della Russia. Zerbini di fronte agli ordini dei mercati per penalizzare l'Italia, zerbini di fronte agli ordini americani sulla politica estera italiana nel Mediterraneo. Zerbini di fronte ad una cultura che nega le diversità e che riporta tutto allo stile di vita yankee. Ma guai a festeggiare Halloween. Quello è il vero ed unico pericolo. Sarà perché è una festa di origine celtica e alla Busiarda, il nome piemontese de La Stampa, quando sentono parlare di celtica viene l'orticaria? E Gramellini rivendica pure il primato del nostro carnevale, ignorando evidentemente l'origine della maschera di Arlecchino, cugino primo della festa divenuta poi Halloween.

mercoledì 31 ottobre 2012

5 morti sul lavoro in un giorno: nessuna protesta per non offendere la Fornero

5 morti sul lavoro in un solo giorno. Ed un morto era all'Ilva. Spazio su giornali e tv? Praticamente nessuno. Non è stato un caso che il Festival della sicurezza di Pergine Valsugana sia stato dedicato, quest'anno, ai linguaggi dei media a proposito di morti bianche e incidenti sul lavoro. Il Festival ha avuto risonanza mediatica, perché l'organizzazione è stata impeccabile e l'ufficio stampa non ha sbagliato un colpo, ma dopo? Dopo si è tornati all'abituale indifferenza, acuita dal servilismo nei confronti di un esecutivo indecente. Per questi ministri la sicurezza è un costo. E visto che dobbiamo ridurre i costi, diventa inevitabile ridurre la sicurezza. Non c'é più la sicurezza di conservare il posto di lavoro (Fornero docet) e non c'é più la sicurezza di conservare la vita o la salute sul posto di lavoro. Si muore perché ce lo chiedono i mercati, si crepa perché ce lo chiede l'Europa. Le fabbriche inquinano? E' inevitabile, ci dicono. Ma le stesse fabbriche non inquinano in Germania o Francia. Si crepa lavorando? L'alternativa è crepare di fame senza lavorare, ci assicurano. Macché, nei Paesi d'Europa (sì, proprio quell'Europa che ci obbligherebbe a crepare) si può lavorare con livelli di sicurezza maggiori. Ma non si può dire, per non far piangere la Fornero o indignare Monti. Usi a crepar tacendo.

martedì 30 ottobre 2012

Alfano spegne il Pdl per non voler imparare la comunicazione da Grillo

D'accordo, c'è la crisi e bisogna risparmiare. D'accordo, per il centrodestra la comunicazione è sempre stata una cosa strana e misteriosa. Ma è davvero intollerabile che Angelino Alfano, che sta conquistando il poco invidiabile record di sconfitte consecutive, non abbia la più pallida idea di come si comunichi. Si vuol presentare alle primarie del Pdl con quale programma? Raggruppare tutti quelli che sono contro un probabile governo delle sinistre. E cosa vuol dire? Nulla. Non si governa "contro". Si vince e si governa sulla base di un programma, non sulla base del rifiuto di un programma altrui. La sinistra ha perso e riperso perché insisteva sull'antiberlusconismo. E immancabilmente, quando è andata al governo, si è frantumata perché non aveva un progetto proprio. Ora la sinistra un progetto ce l'ha. Anzi due o magari tre. Invece il Pdl di Alfano ha, come unico elemento coagulante, l'opposizione al centrosinistra. Davvero troppo poco per pensare di poter convincere le legioni di non votanti. Ma neppure gli ex pidiellini possono sentirsi attratti dal nulla cosmico di Alfano. I sondaggi assicurano che due terzi, o tre quarti, degli elettori del centrodestra sono contro Monti? E Alfano assicura il sostegno a Monti, magari presentandolo addirittura come premier per il Pdl. Follia, incapacità, servilismo nei confronti dei poteri forti rappresentati - all'interno del Pdl - dall'insopportabile Letta. Ciascuno può scegliere la spiegazione che preferisce per il fallimento di un partito che non ha prospettive. Eppure sarebbe bastato investire un decimo della spesa in ostriche per farsi spiegare come funziona la comunicazione. Ma per molti pidiellini, questa era la spesa assurda. Eppure basterebbe imparare da Grillo che, senza un programma reale, conquista elettori in nome di un programma inesistente ma comunicato divinamente bene.

lunedì 29 ottobre 2012

La sinistra si occupa di Mussolini per evitare di contrastare Monti

Dopo 90 anni la Marcia su Roma fa ancora paura ad una sinistra italiana imbolsita e priva di idee. Di fronte al disastro provocato da Monti e dai suoi incompetecnici, di fronte al crollo del Pil, al record della disoccupazione (non solo giovanile), al record delle tasse, al disastro della produzione, alla mancanza di prospettive, la sinistra riscopre il pericolo di Mussolini. Che è stato assassinato nel '45, ma fa ancora paura ai Giordano, ai Bersani, ai Vendola. La Fornero elimina l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori? E chissenefrega. Il problema vero è che qualcuno si saluta ancora con il braccio teso. Grilli massacra il risparmio delle famiglie? Pazienza, occupiamoci di chi va a rendere omaggio a Predappio. L'unica speranza per i giovani italiani è nell'emigrazione? Va bene così, mica possiamo occuparci di queste sciocchezze quando il Blocco Studentesco vince nelle elezioni studentesche. Insomma, alla sinistra italiana non importa nulla dei problemi concreti. E tanto meno è disposta a condividere una protesta con chi protesta davvero. Meglio indignarsi per questioni storiche piuttosto di togliere la fiducia ad un governo al servizio della speculazione internazionale. Nascondiamoci dietro un dito, anzi dietro un braccio teso. Dividiamo i giovani, incitiamoli a scontrarsi tra di loro. Perché sarà il modo migliore per giustificare un Monti bis ed altri 5 anni di sconcezze ai danni dell'Italia.

venerdì 26 ottobre 2012

Sovranità alimentare, più importante di quella finanziaria

La sovranità monetaria? Bella, indubbiamente. Ma prima ancora un popolo, se vuole essere libero, deve puntare sulla sovranità alimentare. Che non significa autarchia, anche perché praticamente nessuno è in grado di ottenerale (forse la Turchia, ma un caso non fa testo). Sovranità - è il messaggio lanciato dal salone del Gusto di Torino e, non a caso, ignorato dalla maggior parte dei media - significa che un popolo decide cosa seminare, cosa allevare. In base alle proprie tradizioni ed ai propri obiettivi. Che non sono quelli imposti dalle multinazionali, interessate solo a sfruttare contadini, allevatori e territori, per poi abbandonare tutto e tutti quando cambiano le mode alimentari e quando il terreno è stato distrutto da coltivazioni inadatte. Sovranità alimentare significa decidere cosa serve per il proprio popolo e destinare l'eccedenza (ma solo l'eccedenza) allo scambio, alle esportazioni. Per importare ciò che serve davvero e non ciò che viene imposto dalle stesse multinazionali che sfruttano le risorse idriche e dei terreni, oltre che quelle degli uomini e delle donne che lavorano per salari da fame. Bisogna rifondare l'agricoltura mondiale, ripartendo dalle comunità e non dalle multinazionali. Bisogna metter fine alla vendita indiscriminata dei terreni, alla cementificazione. Nel 2050, secondo la Fao, per far fronte alla crescita della popolazione mondiale occorrerà aumentare la produzione agricola. Per questo la Cina e le multinazionali americane si stanno comprando intere regioni, in Africa ma non solo. E quando controlleranno la produzione delle materie prime agricole, potranno imporre i prezzi che vorranno in ogni parte del mondo. Non capirlo adesso significa consegnare i nostri figli nelle mani della speculazione che abbandonerà la finanza per passare al cibo.

giovedì 25 ottobre 2012

Gipo canta ancora la rabbia, ma resta solo

La rabbia cresce. Ed è forse paradossale che, nel silenzio sostanziale degli artisti più noti, sia un vecchio chansonnier come Gipo Farassino a schierarsi contro la macelleria sociale di questo governo. Contro la mancanza di coraggio di chi è giovane senza sapere perché. "Com'è bello protestare da Trieste in giù" si intitola lo spettacolo dell'artista che cerca di scuotere le menti, di liberare i cuori. "Girano" era il titolo di un suo vecchio testo. Ma allora, quando giravano, c'era anche la capacità di arrabbiarsi e di protestare. Ora si mugugna, si sopsira, si allargano le braccia nella vergognosa convinzione che non ci sia nulla da fare. Ma se i cantanti più giovani se ne fregano, impegnati nella spasmodica ricerca di comparsate promozionali, è il vecchio leone a ruggire. Un applauso a lui, ovviamente, ma non va bene. Dove sono i nipotini di De André? Di Guccini? Tutti da Fazio a fare i buonisti, politicamente corretti, noiosi e soporiferi? Tutti a cercar contratti invece di creare canzoni che abbiano un contatto con la realtà? Dov'è l'erede artistico di Bertoli? Di Gaber? Macché, tutto sparito. Tutti a discutere se Renzi sia o meno espressione della finanza internazionale. Le chitarre non sono più spade, e anche se a canzoni non si fan rivoluzioni, un briciolo di impegno e di coraggio in più non sarebbe un male.

mercoledì 24 ottobre 2012

Si credono ottimati, son solo arroganti

Servono ancora sacrifici. I ragazzi non devono essere schizzinosi. A primavera occorrerà una nuova manovra. Il rigore è indispensabile. Sono solo alcune delle parole d'ordine lanciate dagli incompetecnici, e dal loro capo supremo, per convincere gli italiani che l'Europa ci vuole poveri e tristi. Ovviamente loro, che si credono gli ottimati e sono soltanto i commessi della Goldman, sono esentati dal rispetto degli ordini. Così i mammoni, che vogliono un lavoro vicino a casa e persino in linea con gli studi fatti, sono soltanto i figli degli altri. Perché il figlio del ministro Cancellieri (quella che strillava contro i mammoni) si è preso 3,6 milioni di euro di liquidazione per il lavoro di 14 mesi alla Fonsai come direttore generale. La Fonsai, per chi non se lo ricorda, è la compagnia assicurativa andata in pesante crisi. E la Fornero che invita i giovani a non essere choosy? Di sicuro il figlio della Cancellieri non è stato schizzinoso nell'accettare 3,6 milioni. Di sicuro la figlia della Fornero non è stata schizzinosa nell'accettare un lavoro nella stessa università di mamma e papà. E Giovanni Monti? Strapagato da Enrico Bondi quando il tecnico dei tecnici era in Parmalat, certo non era choosy. Ma forse schizzinosi sono stati i nuovi proprietari francesi di Parmalat che hanno immediatamente rinunciato alla prestigiosa collaborazione del pupo di papà. Insomma, i sacrifici a noi ed i diritti a loro. Così i ministri possono tuonare contro la mancanza di voto nel Lazio, che è un'offesa alla democrazia, mentre loro stanno lì a dare ordini senza essere mai stati eletti. D'altronde quando provano a cimentarsi con quel fastidioso populismo che sono le elezioni, vanno subito in crisi. Perché scoprono che ci sono interessi diversi e non si può essere primi tutti quanti. E se Passera pensa di fare il premier, magari candidandosi dopo aver obbligato Montezemolo a non presentarsi, Monti si secca perché l'unto di Re Giorgio vorrebbe essere riconfermato a Palazzo Chigi senza passare dal voto. Un premier alla volta, che fastidioso populismo..

martedì 23 ottobre 2012

Berlusconi-Santanché: il nuovo che avanza..

E la destra si rinnova.. Qualcuno, forse, ricorda una canzone di Giorgio Gaber sulla chiesa che si rinnovava con il Concilio. Gaber ironizzava su un cambiamento esclusivamente di facciata. La destra che si rinnova non avrà neppure quello. Il nuovo partito di Berlusconi e Santanché, già nel nome dei due protagonisti, non offre proprio un'immagine del rinnovamento. Certo, meglio la plastificata cuneese del triste Alfano, ma cosa c'è di nuovo in tutto questo? Questa mattina la Biancofiore garantiva che nell'ennesimo partito berlusconiano affluiranno esponenti della società civile. Di nuovo i pubblicitari del gruppo di famiglia? Ma sul fronte dei sedotti e abbandonati, cosa succederà? Alfano andrà a fare il valletto di Daniela o rimarrà a guidare ciò che resta del Pdl? E Cicchitto? E tutta la banda dei sugheri galleggianti? Ma il problema, in fondo, è un altro. Resterà in vita il Pdl? Perché lo scontro tra la componente ex An e quella ex Forza Italia è ormai evidente. Impossibile far ancora convivere i due gruppi. Ma se il Cav si porta dietro la vecchia nomenklatura, diventa inutile fare un nuovo partito. Così si prospetta un partito santanchiano, uno degli elefanti destinati al cimitero ed uno degli ex An che si ritroverebbero con Storace. Uno scenario pessimo, deludente. Colonnelli imbolsiti trasformati in generali. Senza idee nuove, senza slanci. Ed allora, se le regole elettorali lo consentiranno, avrebbe davvero senso la proliferazione delle microliste. Da quella di Tremonti al Partito della Rivoluzione di Sgarbi. Ma in tutto questo, quale spazio avrebbe il sogno di Itaca di veneziani. E, soprattutto, quanti elettori si farebbero coinvolgere in questo giochino da pensionati al bar?

lunedì 22 ottobre 2012

Senza democrazia, per far trionfare una burocrazia inefficiente e rancorosa

E' impressionante la stupidità di un Paese che, in nome della pulizia e dell'antipolitica, vuol consegnarsi - mani e piedi legati - ai commessi dei poteri forti. "Tutto il potere a Monti!". "Ci serve qualcuno che ci faccia fare le cose giuste". "Lasciamo lavorare i tecnici". "Non ci possiamo permettere la democrazia". Terrificanti discorsi da bar, sempre più diffusi, ad ogni livello. E non ha alcuna importanza la falsità in sé di queste affermazioni. Ma ciò che più sorprende è l'incapacità di comprendere le conseguenze. Per l'Italia ma anche per il singolo cittadino. L'eliminazione della democrazia avviene a tutti i livelli. Non c'é soltanto il commissario della Goldman trasformato in presidente del consiglio. La tecnocrazia, man mano che ci si avvicina alla base, si trasforma in banale burocrazia, in un potere assoluto affidato a miserabili personaggi senza qualità, pieni solo di rancore verso gli altri. Piccoli burocrati che scaricano sui cittadini, trasformati in sudditi, tutte le loro frustrazioni di persone insignificanti. Ma ora illuminate da un ruolo. Senza democrazia, il potere viene gestito da incompetenti che, a differenza degli altri altrettanto incapaci, non devono rispondere a nulla e nessuno. Quando i vigili di Torino si inventano incroci inesistenti per dare una multa e far cassa, se lo permettono perché sono diventati intoccabili. Quando emerge un "Sistema Torino" dove incarichi e lavori vengono affidati ai soliti noti, è lo stesso ex sindaco della città piemontese (non a caso un prof del Politecnico e non un politico) a chiarire che va bene così: Torino è una città piccola - ha spiegato - dove ci conosciamo tutti ed è inevitabile che gli incarichi siano affidati ad amici e parenti. Piccola? Con 900mila abitanti? E lavorano sempre gli stessi mille? Certo, perché non è la politica a decidere, ma i piccoli burocrati cooptati dal potere. Questo è lo scenario dei prossimi anni. Goldman stabilisce chi fa il premier, il premier nomina i ministri e lo stesso meccanismo si propaga negli enti locali. Competenze? Ma quando mai? Conoscenze e fedeltà. Senza controllo, senza limiti. E con applausi degli intellettuali da bar.

giovedì 18 ottobre 2012

Gli Anni di melma di Monti fan rimpiangere gli Anni di piombo

Mario Monti, con i suoi "Anni di melma" è già riuscito a far rimpiangere gli Anni di piombo. Anni, quelli di Monti? Sì, perché anche se non sono ancora trascorsi 12 mesi dalla sua cooptazione alla guida del governo italiano, i disastri che lui e la sua banda di incompetecnici stanno provocando proseguiranno nel tempo. "Voglio un'Italia noiosa", aveva dichiarato. Ed è l'unico obiettivo, di quelli annunciati ufficialmente, che è riuscito a raggiungere. Ma non solo noiosa. L'Italia degli Anni di melma è stanca, sfiduciata, disperata. Il Grigiocrate ha cancellato i sogni, ha negato un futuro a migliaia di giovani che stanno emigrando alla ricerca di condizioni meno indecenti di quelle imposte dalla banda degli incompetecnici. Non è solo una questione di soldi, di finanze. Monti ed i suoi padroni hanno puntato all'annientamento di uno spirito, che in fondo rappresentava l'unica vera ricchezza di questo Paese. Indubbiamente Monti è stato aiutato dal suo predecessore, quel Berlusconi che con le sue Tv aveva narcotizzato gli italiani. E mentre spagnoli e greci scendevano in piazza a protestare contro le porcate dei rispettivi governi commissariati, la gioventù Mediaset si faceva filmare ed intervistare mentre si accampava per conquistare l'ultimo modello di telefonino o per conquistare l'ingresso nel nuovo negozio della Apple. Forse non basta esser giovani per sognare a colori (quelli che non si vedono e vendono nei negozi). Gli slogan del tipo "Siate realisti, chiedete l'impossibile" saranno soprassati, ma almeno non si riferivano agli abiti offerti negli outlet o all'Ipod. Ma forse Monti ed i suoi tristi figuri temevano l'altro slogan: "Una risata vi seppellirà". Hanno impedito agli italiani di ridere, per non essere seppelliti. Se non dalla melma.

mercoledì 17 ottobre 2012

Berlusconi presidente della Lombardia? Servirebbe un'idea

La fantasia al potere? Non è roba per un Pdl allo sbando. Se no, di fronte al passo indietro di Berlusconi per la candidatura a premier e al disastro in Lombardia, sarebbe nata un'idea, una proposta un po' provocatoria. Una qualsiasi cosa. Come candidare Berlusconi alla presidenza della Regione, spiazzando la Lega e ritrovando un ruolo da protagonista. Berlusconi, invecchiato, imbolsito ma pur sempre un imprenditore di livello in un panorama tutt'altro che entusiasmante, avrebbe potuto raccogliere ancora consensi in una Lombardia che non vuole rassegnarsi al grigio spento imposto da Monti e dalla sua banda. Una sorta di "ridotto della Valtellina" su scala regionale. E considerando la forza economica della Lombardia, la sua popolazione ed il suo ruolo, sarebbe stata una ribalta importante. Invece l'idea è venuta a Maroni. Non a caso. La Lega ha dimostrato come può reagire un partito sotto schiaffo per vicende che hanno coinvolto il vertice del movimento. Mentre il Pdl continua a brancolare tra divisioni, incatenamenti alle poltrone, scandali da magliari, posizioni opposte. E allora si prova a recuperare Albertini, per creare una grande marmellata in cui annegare felici e soddisfatti.

lunedì 15 ottobre 2012

In morte del Pdl

Di TERESA ALQUATI «Noi chi siamo?». La domanda che ha posto e si è posto Marcello De Angelis, parlamentare del Pdl e direttore del Secolo d’Italia, ha spiazzato il quotidiano degli Elkann, La Stampa. Eppure dovrebbe essere la domanda iniziale per ogni nuovo percorso. Chi siamo? Cosa vogliamo? Dove andiamo? Ma i media italiani, attenti solo ai litigi tra Bersani e Renzi, probabilmente non si sono accorti che nel centrodestra è iniziato un percorso molto più serio e anche più tormentato di quello in atto a sinistra. Il tempo della leadership berlusconiana è tramontato e logica vorrebbe che, con il capo, se ne andasse la sua corte ristretta. Quella che non ha dato grande prova di sé. Ma un partito leaderistico ha problemi non indifferenti a reinventare una classe dirigente. Soprattutto se non è neppure chiara la strada da percorrere. Verso un polo moderato, magari per sostenere un Monti bis, come ha ipotizzato Berlusconi stesso? Praticamente un suicidio. I danni provocati dal Grigiocrate Monti sono immensi. E non si potrà continuare a nasconderli dietro le operazioni della magistratura contro i politici indubbiamente scorretti o corrotti. Ed in ogni caso una forza politica seria non può riaffidare il potere ad un uomo che l’ha usato per fini antinazionali, in nome e per conto di mercati internazionali. Ma se si esclude un Monti bis, si rinuncia anche all’idea di una grande coalizione con chi ritiene indispensabile la riconferma del professore della Goldman. Dunque non ha senso puntare su primarie aperte a tutti, come sostiene Guido Crosetto, quando questi "tutti" dovrebbero essere Casini e Montezemolo. Personaggi che, tra l’altro, lo stesso Crosetto considera da rottamare. E poi i paletti che hanno subito posto Italia Futura e Udc sono tali da non permettere la prosecuzione di un percorso unitario con il Pdl. «Noi chi siamo?». Il punto è sempre quello. Un centrodestra moderato non potrebbe intercettare il malcontento di un elettorato borghese che diventa sempre più povero e che non vede alcuna speranza di ripresa nell’agenda Monti. Ma come potrebbe convivere gente come Frattini in un partito non moderato, non succube di Washington, non agli ordini della Trilateral e di Goldman? Sino a quando c’era Berlusconi a tenere insieme anime contrapposte, tutto era possibile, ma adesso? D’altro canto ci sono ampie frange ex An, a partire da Altero Matteoli, che hanno più volte dichiarato di non voler andarsene dal partito berlusconiano, qualsiasi insegna innalzi e qualsiasi nome assuma. Anche perché, in mancanza di indicazioni precise sul prossimo meccanismo elettorale, ciascuno gioca a modo suo le carte che ha. Così Giulio Tremonti riscopre la vena sociale, quella che brillantemente illustrava nei suoi libri ma che dimenticava al governo, e lancia la Lista lavoro e libertà. E Sgarbi replica con il movimento della Rivoluzione, in un Paese che è pronto a battersi all’ultimo sangue per il posto nella coda davanti al negozio di telefonini. E Storace? Osserva e sogna di guidare un partito in cui confluiscano gli ex An. Tutti sognano, in questa fase. Perché gli scandali che hanno coinvolto esponenti del Pdl possono liberare quantità consistenti di voti arrabbiati. Ed ognuno spera di poterli intercettare prima che finiscano ad ingrossare il Movimento 5 stelle di Grillo o magari l’Idv di Di Pietro. Sono rispuntati persino i monarchici, pronti a contrattare i loro pochi voti con qualche strapuntino locale. Una situazione ideale, come avrebbe sottolineato il presidente Mao, considerando che il caos è grande sotto il cielo. Il cielo di Itaca, per qualcuno che auspica il ritorno alle "origini". Ma quali origini? Conservatori e nazimao, ribelli e liberali stavano insieme quando un’informe destra era ridotta ad un fortino assediato. Quando non c’era spazio per la discussione perché si doveva pensare alla sopravvivenza. Ora, però, i cosacchi non fanno più paura. Anzi, possono diventare i migliori alleati internazionali mentre la sinistra italiana oscilla tra Washington e Londra e si indigna per Putin, per Kirchner, per Castro e per chiunque non piaccia al Fondo monetario internazionale. Ma dal grande caos dovrebbe, presto o tardi, uscire una proposta chiara. Chi siamo? Dove vogliamo andare? Con chi? Con Giorgia Meloni leader, anche se si è scontrata con l’anima dura e movimentista di una base che non accetta lezioni politicamente corrette? Con Gianni Alemanno contestatissimo dalla medesima ala ma adorato dalla sinistra di Carlin Petrini (Slow Food)? Intanto, nei vari territori, sta succedendo di tutto. C’é chi è ormai in fuga e cerca collocazione in qualche fondazione bancaria, chi si sta creando centri di discussione che possono trasformarsi in correnti interne o movimenti autonomi, chi preferisce risparmiare e cerca intese con centri studi esistenti. Si formano schieramenti trasversali che sorprenderebbero i giornali se solo i cronisti politici avessero voglia di osservare con attenzione e senza preconcetti. E mentre i vari responsabili locali insistono sull’ineluttabilità dell’appoggio a Monti (e chi se ne frega se gli elettori pensano l’opposto), ci sono assessori regionali del Pdl che, come Claudia Porchietto, chiedono ad Alfano di staccare la spina perché non si può permettere a quest’uomo di distruggere l’economia italiana. Ma se i media fossero meno faziosi, si accorgerebbero che in questi anni di malcostume, nel centrodestra sono nati anche i "cento fiori" invocati da Mao. Non è vero che nella cultura d’area regni il deserto. Anche se i primi ad osteggiarla sono stati proprio alcuni esponenti del Pdl assurti ad assessorati senza essere all’altezza dell’incarico. Una cultura senza soldi, perché quelli venivano indirizzati alle organizzazioni di sinistra per ingraziarsele (con risultati disastrosi), ma che è cresciuta in vari ambiti, conquistando stima e considerazione nazionale ed internazionale. E da questi cento fiori è possibile ripartire. Magari iniziando con delle scuse sincere per gli errori commessi, cacciando i personaggi che hanno boicottato queste iniziative. E poi, dopo aver deciso chi siamo e dove vogliamo andare, utilizzando competenze e conoscenze per avviare un percorso diverso dal precedente. La nuova fase della politica del centrodestra non può più essere affidata all’incompetenza di amici degli amici. Se bisogna cancellare l’immagine del circo berlusconiano, dei nani e ballerine trasmigrati dal Psi a Forza Italia, delle candidature basate sulle cene e sui dopocena di classe, allora occorre cercare la qualità. D’altronde mancheranno le risorse economiche e diventeranno indispensabili le risorse di intelligenza, di capacità, di volontà. Solo in questo modo sarà possibile, ad una destra non moderata, andare a recuperare consensi tra chi si sta rivolgendo a Beppe Grillo per esprimere rabbia e disgusto. Il Movimento 5 stelle non ha un programma credibile, una destra che sappia risolvere il problema del "chi siamo" potrà avere un programma ed un progetto.

Monti, incompetecnico anche sul cibo italiano

Se le boiate raccontate dal sedicente tecnico Monti, al convegno dell'Expo a Milano, le avesse pronunciate la Gelmini quando era ministro, sarebbero partite immediatamente le richieste di dimissioni. Ed i giornali sarebbero insorti, così come è successo per il famigerato tunnel Svizzera-Gran Sasso. Invece niente. Le assurdità in campo storico-alimentare del Grigiocrate sono state accolte con applausi dal pubblico e dai media zerbinati. Ma cosa ha detto il capo degli incompetecnici? In pratica che le nostre eccellenze alimentari le dobbiamo all'Europa. La produzione del riso? Ce l'ha imposta l'Europa. E la polenta? Ce l'ha imposta l'Europa. L'Austria, in particolare. Che avrebbe obbligato, a cavallo tra il '700 e l'800, i lombardi a coltivare riso e mais. Un falso storico, che gli zerbini non han fatto rilevare. Il riso, in Italia, è arrivato grazie ai marinai veneziani o (ci sono liti sulla primogenitura) grazie agli spagnoli. Ma già nel '400 da Milano venivano spediti sacchi di risone ai nobili di Ferrara per le coltivazioni nella zona dell'Emilia. Quanto alla polenta, la facevano i romani (ovviamente senza mais) e poi in Sicilia con il granturco. Ma dal '500 la polenta di mais si diffonde in tutto il Nord Italia. E i veneziani trasportano il mais nei Balcani, in Ungheria, nel Bergamasco. A Milano i mercati di mais erano aperti a metà del '600, in Piemonte nel '700 la polenta è diffusa ovunque. Già a fine '700 si studia la pellagra, malattia che deriva dall'abuso di polenta senza integrazione con altri alimenti. Ma il tecnico Monti di tutto questo non è informato. Per lui è solo merito dell'Europa, dei mercati finanziari. E tutti ad applaudire il mistificatore.

sabato 13 ottobre 2012

Dal Papa Re al Marchese del Grillo: il potere sempre più arrogante

Siamo tornati al Papa Re, o più modestamente al Marchese del Grillo. Magari allo sceriffo di Montingam ed ai suoi scherani. Ma il disprezzo nei confronti dei sudditi è ormai assoluto. Ad ogni livello. Re Giorgio, convinto di essere un monarca assoluto, ritiene di avere quell'immunità assoluta che i giudici di Palermo gli contestano. Lui può parlare fin che vuole, dire ciò che gli pare, e nessuno si azzardi ad ascoltare. Punto e basta. E la poliziotta coinvolta nell'orribile vicenda del bambino di Padova? Non ha importanza se avesse o non avesse ragione. Di fronte alla richiesta di spiegazioni, lei emula Alberto Sordi che nelle vesti del Marchese del Grillo chiarisce i ruoli: "io so io e voi nun siete un cazzo". La signora è solo meno sboccata: "Io sono un'ispettrice di polizia e voi non siete nulla, non vi devo spiegazioni". E il ministero che la prova a difendere peggiora la situazione: voleva dire che la persona che chiedeva spiegazioni non era direttamente coinvolta. E allora? Noi paghiamo le tasse per mantenere l'ispettrice e lei le spiegazioni le deve a noi in quanto cittadini, non in quanto direttamente coinvolti. Se no pagheremmo le tasse in base al coinvolgimento. E poi non è il governo di Montigam che vorrebbe trasformare i sudditi in delatori fiscali? Tutti coinvolti come spie, non come aventi diritto a spiegazioni.D'altronde l'arroganza contraddistingue tutti questi incompetecnici. L'Ilva inquina, secondo i magistrati. E chi se ne frega, replica il ministro. Cambiamo le regole e l'inquinamento sparisce. La gente intorno continuerà a crepare? Sì, ma con le nuove regole. Son soddisfazioni. E il ministro dell'Economia, Grilli? Viola totalmente lo Statuto del contribuente, imponendo la retroattività delle strangate. Non si può? E chi se ne frega. Ovvio che l'arroganza si propaghi. E a Torino la Polizia Municipale si inventa persino posteggi irregolari su angoli inesistenti. Incroci tra due corsi paralleli che, sulla base di quello che si doveva studiare alle elementari, non possono incrociarsi proprio perché paralleli. Ma al vigile questo non interessa, forse era assente quando si spiegavano le rette parallele.

venerdì 12 ottobre 2012

Al buio, senza soldi, ma entusiasti dei tecnici

Avranno tanti difetti, i ministri del governo Monti, ma sono battutisti formidabili. Se solo l'informazione non fosse così zerbinata, ci sarebbe spazio per grasse risate come ai tempi di Berlusconi. Con chi cominciare? Magari con Fabrizio Barca (sì, è un ministro, anche se non se ne accorge nessuno) che va in tv a spiegare come saran belle le città con le luci spente. Si potranno rivedere le stelle. Manca solo che prometta il ritorno delle lucciole. Della criminalità che si avvantaggerà del buio, Barca non sa nulla. Degli incidenti provocati dal buio in strade piene di buche, manco una parola. E nessuno che osi contraddirlo. Ma poi ci si mette anche Grilli. Con quella faccia triste spiega che la fuga di capitali dall'Italia, pari a 235 miliardi, è avvenuta nel primo semestre. Poi si è fermata. Magari perché son finiti i soldi da nascondere all'estero? 235 miliardi: il 15% del Pil, manovre su manovre. Soldi che i tecnici han fatto evaporare, che han permesso uscissero dall'Italia. E nessuno fiata. Meglio controllare se il bar ha dato lo scontrino per un caffé. Ma poi arriva lui, il Grigiocrate in persona, e ribadisce che il suo governo di tecnici è più amato rispetto a qualunque politico, nonostante la macelleria sociale. Magari perché i grandi giornali sono schierati a sostegno del Monti, del Monti bis e del Monti ter. Magari perché le tv fanno a gara nello sdraiarsi di fronte ai tecnici. Magari perché i politici ignorano il soft power e dedicano i soldi a ostriche e Suv. Magari perché questo non è un grande Paese.

giovedì 11 ottobre 2012

Dal Piemonte all'Emilia, Pdl e Pd contro i loro vertici servi di Monti

Claudia Porchietto, assessore al Lavoro della Regione Piemonte, chiede ad Alfano di staccare la spina al disastroso governo del Grigiocrate Monti che sta distruggendo l'Italia. Fassina chiede al Pd di buttare nel cestino l'agenda Monti. Errani si indigna per l'indecente attacco di un governo non eletto contro le Regioni e le autonomie locali in genere. Porchietto, Pdl. Fassina ed Errani, Pd. Ma contro le ultime porcate di Monti protestano anche i movimenti locali, come quelli trentini e valdostani. Ma chi diavolo sostiene, questo premier voluto dai banchieri e dagli speculatori inglesi e americani? Chi vota i provvedimenti di questo nemico dell'Italia? Alfano da un lato e Bersani dall'altra sono in grado di comprendere la rabbia che sale dal basso? E non soltanto dagli elettori, ma ormai anche dagli eletti dei rispettivi partiti. Evidentemente non vogliono ascoltare. Perché fanno parte della medesima casta che guida l'Italia verso la rovina. Monti scrive i provvedimenti e loro, magari mugugnando per dare un contentino alla base, li votano. E contro il Grigiocrate votano solo Lega Nord ed Idv, ma non basta. In attesa che a Roma sbarchino in forza i grillini, ma non basterà lo stesso. E' ora che Bersani e Alfano ascoltino e si comportino di conseguenza. O staccano la spina o se ne vanno

mercoledì 10 ottobre 2012

Berlusconi: un moderato suicidio

Ciascuno è libero di suicidarsi come preferisce. D'altronde persino la chiesa non nega benedizione e terra consacrata a chi si toglie la vita. E allora anche Berlusconi può suicidarsi politicamente, puntando sugli affari propri. Guarda caso, appena annunciato il passo indietro, il titolo Mediaset è tornato a crescere. Ma se Silvio pensa agli affari suoi, non si capisce a cosa pensino i suoi adepti. Tutti (quasi tutti) a benedire questa "unione dei moderati" che dovrà sconfiggere i cosacchi in procinto di abbeverare i cavalli nel Tevere. I moderati? Quali moderati? La banda di vecchi arricchiti che circondano Berlusconi e che godono dei suoi privilegi? E poi? L'Italia non abbonda di moderati, dopo i disastri combinati da Monti e dalla sua banda. Tasse alle stelle, disoccupazione record, povertà crescente, prospettive nulle. E bisognerebbe essere moderati? E bisognerebbe sostenere un cartello elettorale che vuol riproporre Monti? Un cartello di servitori delle banche, di sostenitori di un'Italia grigia come il premier, senza luci come il suo governo, noiosa, senza slanci. I moderati sono i sostenitori di questa Italia? Di questo schifo? Buona fortuna, allora. A Berlusconi che, in cambio, sogna la fine dei processi ed il rilancio di Mediaset trasformata in tv di supporto a Monti. Ma buona fortuna anche a quei politici che si definivano "di destra", "alternativi", "nazionali" e che si ritroveranno con Casini e Montezemolo, con Fini e Frattini, a prendere ordini dalla signora Fornero, con il ditino alzato per sgridarli per non aver fatto i compiti.

martedì 9 ottobre 2012

Chavez vince e il mondo cambia. L'Italia non se ne accorge

Il governo italiano degli incompetecnici forse non se n'è accorto. Ma la riconferma di Chavez alla presidenza del Venezuela comporta conseguenze mondiali che un esecutivo al servizio del mondialismo non dovrebbe ignorare. Non a caso Cristina Kirchner ha immediatamente inviato un messaggio a Chavez, sottolineando come la vittoria in Venezuela sia la vittoria anche dell'Argentina. E Chavez, nel suo primo discorso, ha subito ringraziato l'Argentina di Peron e di Cristina. Un fronte sempre più compatto, quello latino americano. E infatti gli Usa sono parsi molto innervositi. Avevano speso valanghe di soldi per foraggiare l'opposizione, ma non è bastato. Ci sono popoli che, di fronte alle ingiustizie internazionali, non si limitano a fare le code per acquistare l'ultimo telefonino. E ora si ritrovano con un Venezuela che guarda sempre meno agli Usa e sempre più all'America Latina ma anche alla Cina, alla Russia. Perché la logica è quella di ampliare i contatti, di allargare i rapporti. In modo da non dipendere da nessuno. Come fa l'Argentina, come fa il Brasile, come fa anche il piccolo Ecuador. Come non fa l'Italia. Ma Chavez è un presidente eletto e confermato. Monti e la sua banda sono imposti da quegli stessi centri di potere che sostenevano - attraverso i media italianio - l'inevitabile sconfitta di Chavez.

lunedì 8 ottobre 2012

Chavez rivince, contro La Stampa e l'Internazionale

Dopo aver brillantemente sbagliato i pronostici sulle elezioni in Georgia (il candidato filoamericano è stato spazzato via), La Stampa degli Elkann ha clamorosamente fallito anche il pronostico sulle elezioni in Venezuela. Hugo Chavez ha rivinto, con 11 punti di vantaggio sul candidato sostenuto dal quotidiano della Fiat, ma anche di Repubblica. Lo avevano dato per morto, Chavez. Fisicamente e pure politicamente. La salute del presidente venezuelano resta un fatto privato, ma la vittoria politica è sotto gli occhi di tutti. E allora non bastano le aggressioni mediatiche di chi tifa sempre e soltanto per il padrone americano. Anche L'Internazionale aveva titolato, in copertina, sulla delusione del popolo venezuelano contro il proprio lider maximo. Ed era stato dedicato ampio spazio sul terrore che serpeggiava a Cuba per l'inevitabile sconfitta di Chavez. A tutti loro è andata male. Al popolo venezuelano è andata molto meglio. Ma questo, per Monti e la sua banda di servitori, dare al popolo il diritto di scegliere il proprio destino, è populismo.

venerdì 5 ottobre 2012

Piersilvio al servizio di Monti

Piersilvio Berlusconi è ormai diventato il principale sponsor del Grigiocrate Mario Monti. Il Tg5 del mattino non perde occasione per incensare il premier e sputare sulla politica. Business is business, ma un po' di dignità non farebbe male. Invece, questa mattina, l'ineffabile Gioachino ci ha propinato la quotidiana dose di indignazione popolare contro i personaggi della casta. Che magnano, che incassano molti più soldi rispetto ai cittadini comuni, che piazzano parenti e amici nei posti che contano e che retribuiscono. Ovviamente il Tg 5 normalizzato si riferiva ai politici. Manco una parola sulle folli tasse imposte dalla casta, sedicente élite, per favorire gli speculatori. Non una parola sulla folli pensioni di Giuliano Amato o di Mario Draghi. Non una parola sulla retribuzione a vita che incasserà Monti. Non una parola sulla parentopoli dei tecnocrati. Vogliamo aiutare il prono Gioachino? Vogliamo ricordargli dove lavora la figlia del ministro Fornero? Ed il marito della figlia? Vogliamo ricordargli che il figlio di Monti lavorava alla Parmalat guidata da Bondi? Con megaretribuzione? E che appena Parmalat è stata venduta ai francesi, i nuovi manager hanno lasciato a casa il figliolo del premier? E che Bondi, quasi come se fosse un premio di riconoscenza, è finito a fare il tecnico dei tecnici di governo? Certo che se queste cose Gioachino non le racconta, la rabbia popolare avrà un solo obiettivo.