mercoledì 31 luglio 2013

Forza Bambocci, per far contenti Pd, giornali e ministri

L'afroministro decide quale linguaggio debba utilizzare la Lega. Il Pd Zanda decide quali debbano essere le risposte del Pdl nell'eventualità di una condanna di Berlu. I media del polo Elkann-De Benedetti-Murdoch spiegano al popolo del centrodestra cosa sia politicamente corretto e cosa sia intollerabile. Gli organizzatori delle manifestazioni culturali della sinistra spiegano agli assessori alla Cultura del centrodestra cosa debbano finanziare e cosa no. Tutti, dall'afroministro a Zanda, dai giornalisti di comodo agli operatori culturali a senso unico, fanno il loro lavoro. E lo fanno benissimo. Chi sbaglia, sempre e comunque, sono coloro che, dal fronte opposto, eseguono gli ordini, si allineano, si adeguano. D'altronde il massimo esempio di inciucio, spacciato per politica del dialogo, è offerto dalla coppia DiGirolamo-Boccia: due figurine trasformate in guru di non si sa bene cosa. Lei Pdl, lui Pd. E non è l'unico caso. In fondo la linea del Pdl la decide il Pd, perché mai dovrebbero essere distanti a livello personale? E poi, cosa c'è di più comodo di far svolgere ai nemici (per il Pd gli altri restano nemici) i lavori sporchi? Vai avanti tu, che a me vien da ridere. Ed allora tutti a scuola di comportamento. Tutti da bravi bambini a fare i compiti imposti dalla Merkel attraverso i suoi sgherri in Italia. E senza protestare, sennò qualche moralista d'accatto interverrà per ordinare di abbassare i toni e fare un passo indietro. Eseguite, e vi daremo un voto. Rinnegate il vostro passato e magari vi arriva la sufficienza. Siate i nostri servi sciocchi e vi promuoveremo. Forza bambocci!

martedì 30 luglio 2013

Letta export difende le persone contro i numeri. In Italia anche il centrodestra preferisce i numeri

Il Letta da esportazione va in Grecia e scopre che dietro le migliaia di licenziamenti nel Paese ellenico ci sono persone e non solo numeri. Bene, bravo, bis. Poi torna in Italia e si dimentica le persone, valutando solo i numeri. Centinaia di migliaia di persone rimaste senza lavoro grazie alla politica criminale della Bce, dei mercati e della coppia Monti-Fornero. Una politica che l'asfittico governo Alfetta si è ben guardata dal modificare. Tanto è vero che la disoccupazione in Italia continua ad aumentare. Persone, non numeri, anche in Italia. Ma il nipote del conte-zio se ne frega. Ha fatto la sua bella uscita in Grecia, mica deve dimostrare coerenza in Italia. D'altronde anche quelli che dovrebbero contestarlo e contrastarlo si guardano bene dal farlo. E, anzi, quando governano a livello locale sono i primi a seguire le medesime politiche Alfettiane: tagli e licenziamenti. Qualcuno potrebbe spiegare, a questi geni dell'economia locale, che l'anno prossimo si vota ed è improbabile che i licenziamenti a raffica decisi dalle amministrazioni di centrodestra servano a portar voti. Così come i tagli indiscriminati. A cosa serve lanciarsi in dichiarazioni di principio contro i mercati insensibili e poi, nella pratica, eseguire pedissequamente le politiche di tagli e di licenziamenti? Allora non è un caso che Aledanno annunci la nascita di una "cosa triste" che prenda i voti dagli elettori che sognano una destra sociale per riversarli in appoggio alle politiche ultraliberiste di Oscar Giannino. L'ennesima presa in giro. O meglio, l'ennesimo assurdo tentativo di presa in giro. Perché non bastano i faccini più o meno nuovi per nascondere politiche inaccettabili. Se la finta destra sociale vuole tagliare le spese per manutenzioni, per precari, per cultura, per ogni iniziativa ritenuta superflua da Merkel e compari, i voti vada a cercarseli a Berlino. Qui potrà trovare tante porte chiuse. Ed un disgusto crescente.

lunedì 29 luglio 2013

L'oligarchia dell'informazione contro un futuro a destra



Dalla damnatio memoriae alla damnatio spei. L'oligarchia dell'informazione sta già accerchiando il futuro, qualsiasi futuro, che si voglia costruire nel centrodestra, a destra, all'estrema destra. E dal momento che gli oligarchi dell'informazione sono competenti, l'accerchiamento avviene ad ogni livello, anticipando qualsiasi mossa ipotizzabile. Come si distrugge il nemico (perché loro hanno ben presente il concetto di amico e nemico)? In due modi, soprattutto. Da un lato con l'ironia, prendendo per i fondelli gli atteggiamenti degli avversari, irridendo, svalutando. Dall'altro provocando l'indignazione, il risentimento, la condanna morale preventiva. Il primo caso è quello che, ad esempio, è stato applicato all'ennesima immancabile brutta figura di Aledanno. Che organizza la presentazione della sua non richiesta ridiscesa in campo e arriva, comme d'habitude, in ritardo. Un reale problema di maleducazione che si ripete. Quando il sindaco trombato si era presentato ad un dibattito con Roberta Di Casimirro ed Andrea Marcigliano, il ritardo era stato gigantesco. Questa volta un po' meno, ma sufficiente per consentire ai giornalisti di far notare l'inadeguatezza del personaggio. Se poi si aggiungono le proposte - una mega ammucchiata, con la destra sociale ed il non laureato ed antisociale Giannino, con Storace e Meloni - è evidente che la credibilità del personaggio è già terminata prima ancora che il suo improbabile soggetto politico veda la luce. Il secondo aspetto riguarda, ad esempio, la geopolitica. L'Italia del governo Berlusconi stringeva accordi, vantaggiosi per il nostro Paese, con la Russia? Bene, ora si demolisce ogni ricordo dei vantaggi, delle esportazioni, dei nuovi mercati. E si provoca l'indignazione popolare nei confronti di tutti i Paesi dell'Est, dall'Ungheria alla Mongolia, dalla Russia alla Polonia, dal Kazakhstan all'intera Asia Centrale, perché rappresentano un'alternativa (utile per l'Italia, ma non si dice) all'egemonia angloamericana. Non importano più i nuovi mercati, l'importante è prendere sempre i vecchi ordini senza fiatare. E si creano casi, si cercano giustificazioni pur di demonizzare l'avversario ed i suoi alleati. Per evitare che una prossima campagna elettorale veda il nemico difendere gli interessi dell'Italia e degli italiani, veda analisi economiche e geopolitiche intelligenti, veda nascere movimenti nuovi e credibili. Il mondo al servizio della globalizzazione e della speculazione non tollera l'intelligenza e la libertà.

venerdì 26 luglio 2013

Dal Fmi a Scelta Civica: affamate gli italiani e fateli spendere

L'Italia è in stagnazione. Sai che scoperta! Ma se lo dice il Fondo monetario internazionale lo scoprono anche i media del megagruppo Elkann-De Benedetti-Murdoch. E scoprono che siamo in compagnia di Spagna e Portogallo. Ma dai? Certo che al Fmi ci devono essere dei cervelloni per arrivare a queste sorprendenti valutazioni. Ma il bello deve ancora venire. Che si fa per uscire dalla stagnazione, dal crollo dei consumi, dalla mancanza di fiducia dei consumatori? Ovvio, si deve licenziare. Vai con una flessibilità assoluta, in grado di togliere ogni sicurezza anche ai pochi che ce l'hanno ancora. E meno sicurezza significa minori consumi. Ma questo, al Fmi, lo capiranno tra un paio d'anni. Serve tempo affinché i loro mega cervelli si mettano in moto. D'altronde in Italia la banda della Kamchatka, ossia i pochi parlamentari di Scelta Civica, non è che abbiano un'idea della popolazione italiana molto differente da quella del Fmi. E tra un congiuntivo sbagliato (alla Fantozzi, ma forse gli snob manco sanno chi sia, il ragionier Ugo) ed un avverbio inadeguato, si lanciano in una serie di proposte che - se fossero presentate per Topolinia - farebbero anche sorridere. Invece, purtroppo, loro le vorrebbero applicare all'Italia. Ma l'aspetto più preoccupante è che loro, gli scelticivici, sono davvero convinti che queste ricette possano funzionare. L'analisi non è neppure sbagliata: l'Italia deve puntare sulle qualità, sulle eccellenze, sullo stile di vita italiano che tanto piace agli stranieri. Bene, bravi. E allora che si fa? Si cancella questo stile di vita perché, spiegano i padroni della Kamchatka, non ce lo possiamo più permettere. Noi, non possiamo. Loro, da super ricchi, possono. E chiedono, loro, di utilizzare in Italia gli stessi criteri che adottano altri Paesi, come la Germania, per quanto riguarda le regole per le aziende. E gli stipendi tedeschi? Beh, quelli no. Solo le agevolazioni. Poi, ovviamente, mano libera nei licenziamenti. E gli over 60 che prendono un sussidio di 18 mesi in attesa di morir di fame aspettando la pensione? Loro possono anticipare la morte andando a zappare nei luoghi impervi di montagna, per togliere le erbacce. Visto che le aziende specializzate non possono essere pagate per un simile lavoro. Ovviamente gli scelticivici vogliono rilanciare il turismo, ma di qualità. Pagando, con i voucher, ben 7,50 euro l'ora i lavoratori precari e flessibili. Che devono essere pronti in ogni istante per rispondere alla chiamata. E non importa se il ristorante o l'hotel è a 100 km di distanza. Si parte, si incassano 60 euro per 8 ore di lavoro, e si spendono 60 euro tra benzina e autostrada per raggiungere il ristorante. Così si fa girare l'economia, mica mettendosi i soldi in tasca. E la professionalità di questi lavoratori turistici? Ovvio che ci debba essere. A 7,50 euro l'ora mica possono parlare solo un paio di lingue o saper cucinare due pizze. Quello che non è ancora chiaro, agli scelticivici, è come conciliare gli stipendi da fame con le presenze dei turisti italiani negli alberghi di proprietà di lorsignori. Perché quando vanno in vacanza altrove, i signori montiani son felici di non trovarsi a fianco i soliti puzzoni morti di fame. Però nei loro alberghi li vorrebbero. Facendoli pagare tanto, ovviamente. E non con i voucher. Ma ci staressero lavorando, alla soluzione. O ci stassero? Per imparare l'italiano convocheranno qualche insegnante, pagato con i voucher, ça va sans dire

giovedì 25 luglio 2013

Obama scopre la classe media. Il governo Alfetta no

Anche Obama scopre la classe media. Con enorme ritardo rispetto a quanto sarebbe stato necessario. Ma, considerando che il governo Alfetta manco sa cosa sia, la classe media italiana, il segnale in arrivo da Washington può essere davvero importante. Perché il governo degli inetti Letta ed Alfano non è in grado di partorire una sola idea brillante, ma è capacissimo di prendere ordini da Oltreoceano. Lo si vede nell'indecente comportamento del ministro degli Interni Usa (e degli esteri italiani), Emma Bonino. Dunque se Alfetta, oltre a fare gli interessi degli americani, avrà la capacità di copiare le dichiarazioni di Obama sulla classe media, in Italia ci potrebbero essere conseguenze positive. Ma il nodo è proprio questo: agli Usa interessa una ripresa italiana? Che deve essere necessariamente basata sul recupero del potere d'acquisto, e della serenità, del ceto medio. Ossia di quella fascia di popolazione che, prima, era in grado di comprare la produzione italiana, i servizi italiani. Che era in grado di far studiare i propri figli, preparandoli affinché potessero lavorare in Italia garantendo una crescita anche intellettuale del nostro Paese. Quella classe media in cui entrava, progressivamente, anche il ceto più povero. Che poteva crescere e progredire, potendo far studiare i figli, potendo investire sul futuro. Prima della guerra, certo. Ma anche dopo. Quando i ministri avevano ancora una formazione per la quale l'interesse del popolo italiano veniva prima di altri interessi, di altri ordini. Poi tutto è cambiato, sino ad arrivare ai governi di questi ultimi anni, ad una classe dirigente squallida e vigliacca che invita le famiglie a mandare i figli più preparati a lavorare all'estero. Per far crescere Germania e Francia, Svizzera e Gran Bretagna, Cina e Stati Uniti. Ed allora il ceto medio diventa il nemico da abbattere. Con il gruppo di ladri super ricchi, con depositi di denaro alle Cayman, a guidare un Paese dove la classe media si è finalmente fusa con il ceto più povero, ma solo perché la povertà è diventata generale. Obama si è accorto che un modello di questo tipo non funziona. Negli Usa. Ma forse agli americani fa comodo disporre di un Paese di schiavi disperati e, per questo, continueranno a dare ordini all'Alfetta per distruggere completamente l'Italia.

martedì 23 luglio 2013

Da Ferrara a Barbadillo: contro il centrodestra ignorante

Giuliano Ferrara, sul Foglio, rilancia la polemica sulla politica suicida del centrodestra che non è in grado di collocare giornalisti, conduttori o intellettuali vari sulle reti Rai. Perché il buon Porro, ora su Rai 2, da solo non può riequilibrare la massiccia presenza di una sinistra che ha voluto e ottenuto l'egemonia. E Antonio Rapisarda, su Barbadillo, va oltre, sottolineando come il problema sia dell'inadeguatezza di una classe politica che ha il terrore degli intellettuali della propria area. E che, dunque, o li evita o - se proprio c'è l'obbligo di collocarli in qualche posizione di vertice - fa in modo che non agiscano e non facciano opinione. E mica solo in Rai. Perché Ferrara, da consigliori di Berlu, avrebbe da anni potuto far notare che sulle reti Mediaset la situazione è identica. Per non parlare dei giornali, dove le poche firme solite convivono con disperati alla ricerca di uno stipendio purchessia. Se il criterio di scelta è il risparmio ad ogni costo, è difficile trovare un campione. Capita, certo, ma di rado. In realtà il problema è molto più vasto. Non riguarda solo l'informazione in senso stretto. Ma i politici del centrodestra in senso ampio, quasi totalitario. Quando arrivano a gestire gli assessorati alla Cultura (capita, quando si ha la sfortuna di vincere le elezioni), scelgono per l'incarico personaggi inadatti. Memori del rimaneggiamento di una frase di Goebbels ("quando sento parlare di cultura metto mano alla fondina"), ignorando che Goebbels era una persona di grande cultura e che il riferimento era relativo all'arte degenerata. Ma, inevitabilmente, assessori inadatti si lanciano in politiche culturali pessime. Le grandi manifestazioni culturali, pagate dagli elettori che in maggioranza hanno votato per il centrodestra, si trasformano in promozioni gratuite per il Pd e Sel. E non va meglio nelle rassegne più piccole. Persino nelle sagre paesane, negli eventi delle località turistiche, in qualsiasi occasione pubblica i responsabili del centrodestra garantiscono la passerella solo ed esclusivamente ai rappresentanti culturali della parte opposta. Deprimenti, o deficienti? Che si tratta della mostra di quadri della pittrice sfigata, ospitata in una località minore, o della presentazione di un libro; del convegno sulla situazione internazionale o sul rilancio dell'economia organizzato nella località Vip. Non cambia nulla. E non cambia nulla anche se i turisti, più intelligenti degli organizzatori, disertano mostre e convegni di una noia mortale. Meglio la polenta in montagna o la grigliata di pesce al mare, piuttosto di andare a sentire le consuete banalità ripetute mille volte nel talk show di Rai, Mediaset, La 7. Meglio, sul computer o sul tablet portato in vacanza, seguire trasmissioni intelligenti su web tv. Ma non bisogna dirlo agli assessori ed ai ministri: non capirebbero e si lamenterebbero dei propri elettori.

lunedì 22 luglio 2013

Fuori dall'Osce i Paesi che non tutelano l'opposizione! Come l'Italia?

Bisogna farla finita con i regimi che utilizzano la malagiustizia per liberarsi dei leader dell'opposizione. Bisogna buttar fuori dall'Osce e da qualsiasi organizzazione internazionale i Paesi dove le manifestazioni ambientaliste vengono represse a suon di lacrimogeni, manganellate, arresti. Dove il dissenso è vietato. Dove è vietato persino nominare invano il nome del leader supremo. D'altronde la Corea del Nord è esecrata dall'intera comunità internazionale. Ma non può e non deve rimanere un caso isolato. Chi si ostina a sbagliare, deve essere punito. Non è accettabile che il leader supremo di un Paese riconosciuto a livello internazionale possa usare la grazia ai condannati a suo piacimento. E che i criminali, condannati, dei Paesi amici vengano protetti in ogni modo, con più pesi e più misure a seconda di come fa comodo. Un po' di sacrosanta indignazione internazionale è indispensabile, anzi doverosa. Nei confronti della Russia e di Putin? Nei confronti del Kazakhstan? Della Turchia? Del Brasile? Ma no! Nei confonti dell'Italia. Un Paese dove il presidente del Senato ordina ad un senatore dell'opposizione di non nominare il sacro nome del capo dello Stato. Dove il medesimo capo dello Stato, ma in versione precedente, grazia la solita spia Usa, tanto per non aver problemi. E dove il ministro degli Esteri, sempre così attenta alle leggi ed ai diritti in casa d'altri, se ne frega altamente se un'altra spia Usa, regolarmente condannata in Italia, non viene consegnata all'Italia ma lasciata libera di tornare negli Stati Uniti. Il Paese dove i media si entusiasmano quando i black block italiani vanno a cantare "Bella ciao" a Istanbul, scontrandosi con la polizia turca per la difesa di alcuni alberi. Ma poi gli stessi media si indignano quando gli stessi black block si scontrano con la polizia italiana per difendere l'ambiente in val Susa. Il Paese dove il leader dell'opposizione viene condannato per vicende che nulla hanno a che fare con la politica, ma con l'aggiunta dell'interdizione dai pubblici uffici tanto per evitare che possa vincere nuove elezioni. A differenza di quanto avviene a Mosca dove il leader di un movimento molto più piccolo viene condannato, immediatamente liberato e può partecipare alle elezioni per il sindaco della capitale. Un Paese dove i diritti della popolazione indigena vengono calpestati, dove chi critica i ministri viene condannato per direttissima, ma dove l'opposizione può essere insultata, minacciata e aggredita anche fisicamente nell'indifferenza generale. Dove la corruzione merita qualche bla bla, mentre ci si scaglia sulla corruzione che vige negli altri Paesi. Un Paese dove i cittadini sono sudditi e devono adeguarsi agli ordini della speculazione internazionale. Dove le vacanze sono un diritto solo per i turisti stranieri, dove il lavoro non è un diritto e dove manca una politica per il reimpiego. Ma, allora, sono davvero la Russia e la Turchia i Paesi da mettere sotto accusa?

venerdì 19 luglio 2013

Alla Cara Salma non interessano i 14 milioni di poveri in Italia

Oltre 14 milioni di poveri in Italia, secondo l'Istat. Ulteriore caduta del Pil italiano, secondo Bankitalia. Ma la Cara Salma preferisce occuparsi del Kazakhstan e del sexiministro (sexi per obbligo di correttezza politica), dopo essersi occupato - non proprio brillantemente - di un incendio in un liceo romano. D'altronde anche i media che osannano la Cara Salma ignorano tranquillamente il boom di poveri italiani, così come ignorano i troppi incidenti stradali causati dalle "grandi opportunità" in libera circolazione in Italia. Capita. Come capita che la gente si suicidi per mancanza di lavoro. Ma i media si interessano dei licenziamenti nella Pubblica amministrazione in Grecia e se ne fregano se la Regione Piemonte lascerà a casa 200 lavoratori: sono solo stipendi, mica persone. Ci si deve occupare di una condanna in un processo a Mosca, mica della scarcerazione di un pirata della strada immigrato in Italia. Capita. Ma capita anche che, occupandosi di Putin, si raggiungano vette di umorismo involontario, con la dimostrazione di non capire nulla e di voler capire anche meno. Allora, secondo i media del cartello Elkann-De Benedetti-Murdoch, Putin avrebbe il terrore di questo nuovo leader dell'opposizione. Un leader talmente forte da poter raccogliere, secondo gli stessi giornalisti, anche l'8-15% dei voti a Mosca. Ciumbia che successo! E solo a Mosca, perché al di fuori della capitale sarebbe molto più debole. Se questo è il leader dell'intera opposizione, Putin deve proprio tremare. Non a caso la figlia di Krusciov, intervistata dagli stessi media italiani, spiega che l'appoggio a Putin sfiora il 60% e che la condanna dell'oppositore è una dimostrazione di forza, non di debolezza. Ma gli intervistatori fingono di non capire. E cercano ogni scusa per spiegare il flop delle manifestazioni di protesta a Mosca. Colpa dei divieti del regime, assicurano. Per poi spiegare come sia giusto che, in Grecia, il governo servo dei banchieri abbia vietato le manifestazioni di protesta contro la visita di un ministro tedesco. Insomma, non è che la legge sia proprio uguale per tutti. E se il turismo è in crisi, si festeggia la riduzione degli incidenti stradali e delle code nei negozi. L'importante è essere ipocriti. Poi tutto il resto vien da sé.

giovedì 18 luglio 2013

Ed ora tocca all'Ungheria: colpevole di tutelare l'architettura

Evviva! Abbiamo un nuovo nemico: l'Ungheria. Oddio, i media italiani l'avevano già posta sotto attacco quando il governo di Budapest aveva deciso di difendere i propri cittadini e aveva anche provato a tenere sotto il proprio controllo la Banca centrale. Poi, però, l'informazione controllata da Elkann-De Benedetti-Murdoch, con l'allineamento penoso di Mediaset, aveva virato contro la Russia, il Kazakhstan, la Turchia, il Turkmenistan (è sfuggito l'attacco sferrato ieri dalla Rai?), l'Argentina, persino il Brasile della compagna presidente. Ma ora Budapest torna sotto tiro. Mica si possono sfasciare le palle all'Italia intera per tutta l'estate con la vicenda di un oligarca ladro. E cos'ha fatto di tanto grave il governo Orban per meritare una pagina e mezzo di attacco da parte de La Stampa? Ha deciso di spostare la statua di un poeta ungherese. Per motivi di censura postuma, visto che si tratta di un poeta morto nel 1937? Macché, per motivi molto più gravi, come spiega il quotidiano degli Elkann: "per ripristinare l'assetto fascista della piazza". Testuale. E la banda degli Elkann, quella che non muove un dito di fronte agli scempi architettonici che caratterizzano l'Italia, la banda che esalta come un capolavoro il mega parallelepipedo che Intesa Sanpaolo sta realizzando a Torino spacciandolo come un capolavoro di grattacielo, la banda che non ha mosso un dito di fronte a demolizioni di palazzi d'epoca, di esempi di architettura industriale, questa banda si schiera per evitare che una piazza sia riportata al suo assetto originario. A Budapest, mica a Torino. D'altronde è stata proprio la Fiat, con l'immigrazione di massa, a determinare la rovina dell'architettura subalpina, grazie ad immondi palazzoni in stile Pci-Dc che hanno preso il posto di palazzi ottocenteschi o della tanto odiata architettura razionalista, in quanto arte fascista. Le oscene periferie sono merito loro. Ed i nuovi quartieri, che crescono con il plauso del quotidiano elkanniano, sono di una banalità asoluta, identici a quelli che sorgono in qualsiasi città sfigata in ogni angolo del mondo che rifugge dalla bellezza. Ma è lo stesso quotidiano che ha difeso gli alberi di Istanbul e non difende gli alberi torinesi destinati a far posto ad un inutile parcheggio tanto desiderato dai soliti costruttori-amici. Ed allora dichiariamo guerra a Budapest, per impedire che loro rispettino le loro architetture, i loro paesaggi. Se vogliono spostare la statua del poeta comunista (guarda la combinazione), per lo meno costruiscano una palazzina banale per ospitare gli zingari. Ma ripristinare l'assetto fascista, questo mai!

mercoledì 17 luglio 2013

Nessuno si dimette per le menzogne sulla scuola romana bruciata?

Tutti concordi: Alfano ha sbagliato sul caso del ladro kazako e deve dimettersi. Calderoli ha sbagliato sull'afroministro e deve dimettersi. Già, ma allora perché non si dimettono tutti gli imbecilli che hanno blaterato sul caso del liceo romano devastato dalle fiamme sostenendo che si trattava di terrorismo omofobico? Direttori di quotidiani, opinionisti, politici, insegnanti, ministri. Massime istituzioni dello Stato, preside. Tutti con in dito puntato contro questo atto oltraggioso che era CHIARAMENTE un gesto compiuto per colpire una scuola tanto avanti nel trattare i problemi dell'omosessualità. E invece, guarda caso, l'omofobia non c'entrava un accidente. Erano 4 studenti bocciati che avevano deciso di punire la scuola. Così come succede, ogni anno, in altre scuole sparse per l'Italia. Ma la canea del politicamente corretto si era già mossa. Il preside, così avanti sui temi dell'omosessualità, era così indietro nel comprendere i suoi studenti. Mica male, per un preside. E il sindaco di Roma? Quel Marino così pronto a tuonare contro il terrorismo dall'alto delle sue certezze? Per non parlare dei Tg, delle prime pagine dei quotidiani. Perché tutta questa gente, che pretende le dimissioni di Alfano e Calderoli, non dà il buon esempio e si dimette per questa ignobile pagina di mala informazione? Per questa ennesima orrenda dimostrazione di malapolitica? Macché. Loro possono restare al loro posto perché sono politicamente corretti. Anche quando ironizzano sulla statura di Brunetta. Chissà se giocheranno anche sulla somiglianza tra laKyenge e Naomi Campbell. Ma no, non si può. L'ironia deve essere a senso unico. Come le dimissioni.

martedì 16 luglio 2013

I media italiani contro la Russia, dopo Turchia e Kazakhstan

Non c'era voluta una grande intuizione per anticipare che, dopo Turchia e Kazakhstan (passando rapidamente per il Brasile), i media italiani avrebbero ricominciato a martellare la Russia e Putin. I nemici degli speculatori internazionali vanno colpiti ed i media italiani sono il braccio armato ideale. Proni, obbedienti, più realisti del re, privi di dubbi e ricchi di certezze. A coamdo, ma è una coincidenza. L'attacco parte dalle piccole cose, dall'utilizzo delle parole. Si pubblica una foto di Putin, in mare, e lo si definisce "baldanzoso". Perché? Nella foto il viso di Putin neanche si vede bene, si capisce solo che è appena risalito da un'immersione. Ma DEVE essere baldanzoso. A prescindere. Anche perché, due pagie prima su La Stampa, viene pubblicato un mega servizio del londinese Sunday Times dove, ovviamente, il governo ed il presidente della Russia vengono massacrati. Rei di processare un dissidente. Accusato di essere un ladro, ma non è da questi particolari che si giudica un giocatore, come direbbe De Gregori, e neppure un dissidente. Che è innocente per il solo fatto di essere un avversario di Putin. Mentre, gli stessi media italiani, ribaltano il tipo di informazione quando è l'Italia a processare i dissidenti, accusati di ogni nefandezza e colpevoli a prescindere. Giustizialisti in Italia, garantisti all'estero: la coerenza non fa parte del bagaglio professionale. Ed allora gli oligarchi che, nell'era di Eltsin, si erano arricchiti con metodi mafiosi derubando il popolo russo, si trasformano in martiri ed eroi. Mentre l'attuale dissidente sotto processo viene trasformato nel "nemico numero 1 del Cremlino". E considerando il suo non vasto seguito, c'è da chiedersi se esista un pericolo numero 2 o 3. Tanto è vero che lo stesso giornale inglese, ripreso dal quotidiano degli Elkann-Agnelli, assicura che, in caso di condanna, ci saranno proteste internazionali. Come a dire che ai russi, del dissidente, non frega proprio nulla. D'altronde si è vista la scarsissima presenza alle manifestazioni anti Putin. "Represse" non con lacrimogeni e cariche della polizia, ma semplicemente alzando di peso i rari manifestanti e trasferendoli sui cellulari. Un po' poco, per una città immensa come Mosca o anche per San Pietroburgo. Ed allora i servi sciocchi del Fmi e della Banca Mondiale scenderanno nelle piazze inglesi, italiane o francesi a protestare contro una realtà che non conoscono. Ma agli esponenti delle Ong finanziate dai soliti noti mica interessa la realtà: loro son pagati per protestare, non per informarsi e capire.

lunedì 15 luglio 2013

Parlare di Kyenge per nascondere il disastro italiano

L’industria tessile italiana ha visto la produzione crollare del 50% negli ultimi anni. E per il calzaturiero è andata anche peggio, con una diminuzione del 70%. Il disastro dell’auto è sotto gli occhi di tutti. Ma i media italiani di cosa si occupano? Ma della somiglianza, obbligata, tra l’afroministro Kyenge e Zeudi Araya. O delle vicende famigliari di un super ladro kazako. Oltre, naturalmente, alla spasmodica attesa per il nuovo pargolo della casa reale inglese. E che sarà mai il crollo dell’industria italiana, di fronte a questi problemi fondamentali? Cosa sarà mai il disastro della disoccupazione, il crollo del turismo (che, in fondo, rappresenta più del 10% del Pil italiano e, dunque, ci sarebbe da preoccuparsi), di fronte alle valutazioni estetiche di Calderoli? E poi c’è un liceo romano danneggiato: magari si scoprirà che è stato il solito ragazzo bocciato a fare tutto il casino, proprio come succede ogni anno in qualche scuola italiana, ma per il momento godiamoci le proteste contro l’omofobia. Che non c’entrerà nulla, ma intanto serve a fare i titoli in prima pagina.
Poi, di fronte all’imbecillità dilagante, ci si potrà chiedere perché è vietato ironizzare sul fascino della Kyenge ed è permesso insultare Brunetta perché è basso. Forse perché, se sei politicamente corretto, diventi alto, magro, biondo, sessualmente attraente. Kyenge=Zeudi Araya e Boldrini=Sharon Stone. Brunetta, invece, non somiglia a Napoleone. Forse perché lui, il piccolo veneziano, è l’unico nel centrodestra che riesca a dire delle cose intelligenti. Ed allora bisogna massacrarlo sul piano fisico. Brunetta, ad esempio, mette in guardia contro la stupida caccia alle streghe nella vicenda kazaka, ricordando gli enormi interessi economici in gioco. Dunque va stroncato, per non infastidire inglesi e francesi che puntano a soppiantare l’Italia come terzo partner di Astana. Tanto più che Brunetta è solo, nella sua battaglia per un centrodestra intelligente. Ed anche la destra che si riunisce, nell’indifferenza dei media, per discutere del proprio futuro, non riesce ad andare oltre le banalità dell’atlantismo più stupido. D’altronde questi movimentini sempre più piccoli non riescono ad andare oltre l’orizzonte romano, figuriamoci se possono occuparsi di geopolitica. Resta Brunetta, quindi che si prepari al massacro.

sabato 13 luglio 2013

La Rai utilizza il Kazakhstan per attaccare Alfano e l'Italia

La Rai come servizio pubblico? Davvero poco credibile. Sempre meno credibile. Il modo in cui tutti e 3 i tg delle reti pubbliche hanno trattato la vicenda del ladro kazako spacciato per dissidente, dimostra ampiamente che l'informazione Rai non è al servizio del pubblico italiano. E tantomeno degli interessi italiani. Al di là della mancanza di preparazione da parte di chi ha confezionato i servizi (basterebbe informarsi su Wikipedia per evitare strafalcioni ridicoli sulla permanenza al potere del presidente kazako o, forse, sugli anni della fine dell'Urss), è palese la strategia della disinformazione: questa davvero di stampo sovietico. Un ladro, che ha rubato 7 miliardi di dollari e che è stato condannato anche in Gran Bretagna, viene spacciato per dissidente politico. Perché? Sicuramente per ragioni politiche interne italiane, visto che si approfitta dell'occasione per mettere sotto accusa Alfano. E non, guarda la coincidenza, Bonino: che, da ministro degli Esteri, qualche ruolo nella vicenda avrebbe dovuto averlo. D'altronde l'imbelle Alfano è l'obiettivo più facile da colpire e affondare. Ma è evidente che non si tratta solo di politica interna, visto che l'attacco all'Italia è partito dalla Gran Bretagna. Ma con il sospetto che il grande manovratore sia nascosto a Parigi. In ogni caso si cerca di bloccare l'espansione italiana verso i mercati orientali. Difficile credere sempre alle coincidenze. L'Italia aveva un ruolo di primo piano nell'interscambio con l'Iran: sono arrivate le sanzioni e le aziende italiane hanno perso le commesse, finite ad imprese di quei Paesi che hanno imposto le sanzioni per poi aggirarle con le opportune triangolazioni. L'Italia aveva un ruolo importante in Libia: è partito, da Parigi e Londra, l'attacco contro Tripoli, e l'Italia ha perso commesse ed opportunità. Della Siria, di cui l'Italia era partner economico strategico, è inutile parlare. E il Kazakhstan? Siamo il terzo partner, dopo Russia e Cina. Vendiamo tecnologie e si stanno aprendo scenari più che favorevoli per tutto il made in Italy, dalla moda all'enogastronomia. Che coincidenza! Ed allora scatta l'attacco, legato alla vicenda di un oscuro personaggio. In attesa che la propria offensiva riguardi la Russia di Putin, altro partner economico strategico. Ma, allora, per chi gioca la Rai? Per togliere all'Italia ogni speranza di sopravvivenza? Per eliminare i rischi di un'autonomia economica ed industriale? Mica male, come servizio pubblico.

giovedì 11 luglio 2013

I pidiellini in cerca di autore. E di poltrone

Poveracci! Uomini e donne del Pdl si aggirano disperati in attesa della mazzata finale, di quella condanna tanto voluta dalla magistratura. E loro? I peones? Le valchirie? I miracolati sin dall'inizio e quelli delle ultime stagioni? Come tireranno avanti? Chi offrirà loro una poltrona, uno strapuntino, una comparsata in tv, tanto per sentirsi vivi? Perché i più intelligenti tra i pidilellini hanno perfettamente capito di non essere mai riusciti a creare un successore credibile. Un delfino? Neppure un trota. Quando hanno provato con Alfano si sono ritrovati con i sondaggi che sembravano una discesa del km lanciato. Il vuoto cosmico. Hanno sognato la discesa in campo di Marina Berlusconi, tanto per continuare ad avere qualcuno da omaggiare, qualcuno che li trascinasse avanti nella nuova Forza Italia. Avranno il contenitore, i peones, ma sono privi di contenuto. Chi lo fornirà? Brunetta, che per lo meno ha talvolta idee intelligenti? La Santanché, che mette in campo la grinta? Non basteranno più le gatte morte ed i signor nessuno in cerca di potere per permettersi di mantenere le ragazzotte belline e cretine. Chi ci crede davvero, avrà la possibilità di incominciare a far politica. Non come omaggio al re decaduto, ma come servizio alla comunità. Gli altri, i più scafati e meno intelligenti, proveranno a seguire Alfano nell'inutile tentativo di dar vita alla Balena Grigia della ritrovata Dc. Sotto il comando del conte-zio Gianni Letta. E saranno spazzati via dal Pd trionfante, poco interessato a cooptare dei cadaveri politici in arrivo dal centrodestra. Che vinca Renzi o Civati, Alfano ed i suoi balenotteri sono morti. E intanto, a Milano, nasce il movimento delle donne che appoggiano un'altra Marina. Le Pen. E chissà, per le elezioni europee il nuovo partito sarà pronto.

mercoledì 10 luglio 2013

Berlu spazzato via dalle sue colombe e da Gianni Letta

La Cassazione, S&P, la Cara Salma. Chissà se il povero Berlu è finalmente riuscito a capire che la responsabilità della sua fine politica (e non solo politica) ricade innanzi tutto sulle colombe del Pdl? Probabilmente no. Perché Berlu, da 20 anni, si è lasciato stoppare in ogni iniziativa intelligente - sul fronte interno e su quello internazionale - dalla criminale genia delle sue colombe. L'Italia poteva crescere economicamente conquistando i mercati dell'Europa dell'Est, dell'Asia Centrale, del Vicino Oriente? E le colombe frenavano. Gli suggerivano boicottaggi suicidi, rinunce a commesse fondamentali. Berlu pensava alla riforma della giustizia? E le colombe a dirgli di no, per non infastidire il Capo dello Stato, per non creare tensioni con la sinistra. Le reti Mediaset potevano essere uno strumento per la comunicazione politica? E le colombe a fargli assumere giornalisti e conduttori di sinistra, per non avere ostacoli nella raccolta di pubblicità per programmi di stupidità assoluta. Ora, però, si arriva alla resa dei conti.  Il Pdl insiste sulla cancellazione dell'Imu? E piomba S&P che declassa l'Italia spiegando che l'Imu deve restare. Ma le colombe a sopire, a frenare. La Cassazione è pronta a spedire Berlu al gabbio e a farlo decadere da parlamentare? E le colombe a tubare, a dire che non è nulla, che non bisogna arrabbiarsi perché se no la Cara Salma si offende. Quella Cara Salma che, di fronte alla scalata Fiat del Corriere e di Rcs, non trova nulla da dire: è il mercato, bellezza. Sarebbe anche una questione di libertà di stampa, di libertà tout court. Ma è un tema che può infastidire chi esultava per i carri armati a Budapest. E allora facciam finta di niente se il Corriere chiede un giudizio immediato per Berlu e la Cassazione si adegua. Coincidenze, assicurano le colombe. Quelle colombe organizzate dal conte-zio Gianni Letta per eliminare Berlu ed affidare la distruzione dell'Italia al governo Alfetta: il nipotino Enrico e l'inetto Alfano. Ma bisogna abbassare i toni e fare un passo indietro.

martedì 9 luglio 2013

Italia in svendita. Capitalismo da ultimi della classe


Anche Loro Piana. Dopo Bulgari, dopo Parmalat, dopo Gucci, dopo Ginori. Un elenco sempre più lungo di aziende italiane che sono passate nelle mani degli imprenditori francesi. Per non parlare, poi, di quelle imprese acquistate da russi (Gancia), indiani, brasiliani, cinesi, tedeschi. E si tratta di aziende, non di marchi. Perché i nuovi proprietari continuano a produrre in Italia. Dove i loro colleghi italiani assicurano di non poter produrre perché la burocrazia, perché il costo dell’energia, perché i sindacati, perché le tasse. E così sono costretti a vendere, spesso in cambio di grandi montagne di denaro. “Perché così non si può andare avanti, non si può fare impresa”. Appunto. I francesi, ma anche i tedeschi, i cinesi, i russi, comprano e fanno impresa qui. Con il nostro costo dell’energia, con i nostri tempi eterni della giustizia civile, con i nostri sindacati, con le nostre tasse. Dunque si può. Si può investire, mentre i nostri grandi industriali si fanno intervistare dal quotidiani per affermare che bisogna poter licenziare senza problemi. Si può assumere, e lo fanno i tedeschi che hanno comprato Italdesign-Giugiaro, mentre le interviste degli imprenditori italiani servono per chiedere flessibilità totale nei confronti dei giovani da inserire in azienda. Piangono, i nostri imprenditori, per la mancanza di idee dei dipendenti e non si accorgono che i giovani e meno giovani con idee lavorano per aziende estere che pagano molto di più perché le idee le apprezzano, le utilizzano e le premiano. E non si tratta, ovviamente, di benefattori ma, semplicemente, di imprenditori che non hanno trasformato il “braccino corto” in una giustificazione morale ed in una strategia industriale. Così i francesi rafforzano la loro leadership nel mercato del lusso acquistando le imprese italiane, perché il made in Italy ha ancora più fascino rispetto ai manufatti transalpini. Che si tratti di abbigliamento, di design, di gioielli, di arredo per la casa, di vini, di latticini: cinesi e tedeschi, americani e russi fanno affari laddove i nostri rischiavano la chiusura o, come per Loro Piana, non avevano la forza o la volontà di crescere ancora. Ma domani è un altro giorno. E si tornerà a piangere per l’Imu sui capannoni o sulle difficoltà di licenziare un lavoratore che ha 30 anni di anzianità ma costa più di un precario

lunedì 8 luglio 2013

A Lampedusa la festa dei nuovi schiavi e della demagogia

Ma che bel bagno di demagogia, a Lampedusa. D'altronde la crisi, provocata dai mercanti di schiavi che vogliono mandopera a basso costo, svuota spiagge e montagne. E allora cosa c'è di meglio di una bella ammucchiata di ipocrisia politicamente corretta per riempire alberghi e ristoranti? Riempirli non di turisti, ovviamente, ma di giornalisti e sproloquiatori a comando. Peccato che tutta questa demagogia sia a senso unico. Nessuno che vada ad organizzare un'altra giornata di demagogia per chiedere scusa alle decine e decine di suicidati perché costretti alla disperazione da una politica che ignora i drammi degli italiani. Eppure potrebbe essere un'idea per rilanciare il turismo ai minini termini. Perché dal Vaticano non ci si muove per chieder scusa agli imprenditori veneti? Ai muratori bergamaschi? Ai disoccupati ultracinquantenni del Piemonte? Agli sfrattati siciliani? Loro, tutti loro, non hanno diritto alla preghiera papale, evidentemente. Loro sono, evidentemente, un'emergenza e non un problema reale di cui occuparsi. Possono crepare senza che si scomodino ministri e vescovi. L'importante è che si suicidino in silenzio, senza obbligare i giornali e le tv a fastidiosi articoli e servizi che potrebbero innervosire i nuovi arrivati. Questo è il paradiso terrestre, venite in massa. Questo è il regno di Bengodi, accorrete. L'ha detto anche la Cara Salma: l'Italia sta ripartendo, dunque c'è posto per tutti. Basta che, dopo, nessuno si lamenti per stipendi da fame. Ce li impone l'Europa, ce li impongono i mercati. Ma voi, invasori, siate comprensivi. Vi daremo le case negate agli italiani, vi daremo le cure mediche e lasceremo gli italiani in coda, vi daremo i posti negli asili per i vostri bambini, cacceremo i laureati italiani per assumere chi non ha mai studiato. Ma, in cambio, accettare i salari da fame. E, in cambio, fate tutto il casino che volete, picconate a casaccio, guidate ubriachi travolgendo i passanti, stuprate, devastate. Ma non chiedete aumenti di stipendio. E non pensate di organizzare in Italia le primavere arabe: qui la repressione si può fare. Ma solo contro chi mette in dubbio il regime dello sfruttamento e dello schiavismo.

venerdì 5 luglio 2013

Agli ordini del Fmi per cancellare l'Italia

Il Fmi ordina all'Italia di non togliere l'Imu. Stangate e stangate, qualcosa resterà. Nelle tasche del Fmi, ovviamente. D'altronde i banchieri mondiali hanno già scatenato l'offensiva spintanea delle manifestazioni di piazza contro i Paesi che si sono resi responsabili del più grave misfatto: aver progettato di creare una Banca mondiale ed un Fondo monetario alternativi. Destinati ai Paesi emergenti, emersi ed anche a quelli che, semplicemente, sono stufi delle imposizioni di questi banditi internazionali. Ma invece di rispondere al Fmi come meriterebbe, con un vaffa solo un poco elegante, il ministro Saccomanni sta già preparando gli italiani alla fregatura: "noi la avremmo anche abolita, l'imposta sulla prima casa, ma il Fondo monetario non vuole".. Le stesse vaccate del grigiocrate Monti, per chi ha memoria. Ma per fortuna la Pitonessa insorge e spiega che si tratta di una vergognosa ingerenza nella sovranità italiana. Come per l'indecente vicenda del presidente boliviano, ma in quel caso la Pitonessa era distratta. O come per il mega radar Usa in Sicilia. O per la nomina di ministri divisivi che vogliono distruggere l'identità nazionale. Certo, meglio che la Pitonessa di accorga di qualcosa, piuttosto che sia sempre distratta. Ma l'indipendenza nazionale andrebbe difesa con maggior continuità. Magari anche quando si scopre l'esigenza, in Italia, non del pernicioso ministro dell'invasione, ma di un più utile ministero per l'emigrazione. Visto che Fmi, Merkel e ministri di comodo del governo Alfetta insistono per cacciare dall'Italia i giovani più preparati. In modo che possano andare a creare ricchezza in Germania, negli Usa, in Cina. Per questo, dal prossimo anno, si dovrebbe abolire lo studio di Foscolo nelle scuole. Vietando la lettura dei Sepolcri. Perché un popolo costretto ad emigrare, non può conservare sentimenti antiquati come il ricordo, l'identità, l'appartenenza. Non può ricordare i propri morti e neppure i propri vivi, anziani e dunque inutili. Ce lo chiede il Fmi. E Saccomanni esegue

giovedì 4 luglio 2013

Dall'Egitto all'Italia, la morte della democrazia

"Democrazia, democrazia, è cosa vostra e non è mia", cantavano gli Amici del Vento. Ora pare che la democrazia non sia più di nessuno. Non piace più, non funziona se non come slogan retorico e sempre più vuoto. Non solo da oggi. Si era voluto esportare la democrazia occidentale in Algeria? Dopo il primo turno stavano stravincendo i partiti islamici. Dunque si è cancellato il voto. Perché la democrazia vale solo se vincono quelli imposti da Stati Uniti ed alleati. Non è che, adesso, vi diamo il diritto di voto e voi lo usate come vi pare. Ma era solo un esempio. Che si è moltiplicato nel tempo e nello spazio. Si è bombardata la Serbia perché pretendeva di conservare il suo territorio, il Kossovo, nonostante fosse stato scelto dalle mafie internazionali come luogo ideale per prosperare senza il controllo di Belgrado. Si sono inventate false prove contro Saddam per scatenare una guerra. Si è partiti per la guerra contro la Libia di Gheddafi, solo per consegnare il Paese al caos delle milizie armate. Ed Ora l'Egitto, dove un golpe militare ha portato in galera un presidente regolarmente e democraticamente eletto. Ma gli Usa, per togliersi dall'imbarazzo, non parlano di golpe, così è come se non fosse successo nulla. E la violazione dell'immunità diplomatica nei confronti del presidente della Bolivia, solo per compiacere gli Stati Uniti? E la nomina del grigiocrate Monti alla guida dell'Italia per distruggere il Paese e far contenti gli speculatori? Democrazia? Ma dove? Nelle rivolte fomentate, nel centro dell'Eurasia, da Ong pagate profumatamente dai soliti noti per rovesciare governi legittimi? Una testa, un voto: sicuramente è un meccanismo che non funziona. Ma funziona ancor meno la logica di "una banca, un voto, e basta". La tecnocrazia, per di più affidata a tecnocrati cialtroni ed incapaci, non sta offrendo risultati migliori rispetto a quelli dei presidenti fantoccio o presidenti seri ma scomodi per i Soros di turno. Eppure, sui media italiani - ormai controllati dalle solite lobby e poco più - si continua insistere sul vuoto concetto di democrazia. Quella che permette al Pd di nominare presidenti delle Camere "divisivi" per poi osteggiare la nomina, da parte del Pdl, di una candidata di competenza del centrodestra ma che non piace al Pd. Perché "divisiva". I divisivi nostri son migliori dei vostri. E' la riproposizione della favola del lupo e dell'agnello. Accusato, quest'ultimo, di inquinare l'acqua del lupo che, pure, stava a monte. Una democrazia all'italiana, dove il Pd, anche quando sta all'opposizione, impone le proprie nomine nei posti chiave, in nome della democrazia e della condivisione. Ovviamente non ricambiando mai il favore, quando passa dall'opposizione alla maggioranza. Tanto ha di fronte assessori incapaci ed incompetenti, anche un po' vigliacchi. Ed allora la democrazia si impone con la forza dei media, se non della piazza: un voto, il tuo, per un candidato mio. Non è l'inciucio, perché l'idiota di turno che accetta questa logica non ottiene nulla, se non il disprezzo generale. E, tutt'al più, una bella campagna di stampa permetterà di occuparsi delle elezioni in un piccolo Paese lontano, dove il popolo ha scelto democraticamente. Ma ha scelto male e, dunque, in nome della democrazia l'esito delle urne dovrà essere rovesciato. Se non vincono i "nostri", che democrazia è?

mercoledì 3 luglio 2013

Merkel vuole gli schiavi italiani.

Ha tanti difetti, Angela Merkel, anzi tantissimi. Ma ha il pregio della chiarezza. Ed in una intervista (beh, intervista è una parola grossa, vista la passiva accettazione di tutto ciò che ha dichiarato la Cancelliera) concessa a La Stampa, l'odiosa signora ha chiarito che la Germania ha bisogno di più schiavi. Dunque gli altri Paesi europei dovranno provvedere a legislazioni sul lavoro che favoriscano la fuga, verso la Germania, dei giovani più preparati. Per occupare posti di lavoro di vertice, di prestigio, di responsabilità? Non proprio. Perché, assicura la Merkel, prima vengono i giovani tedeschi. Una dichiarazione sacrosanta, vista da Berlino. Perché è giustissimo che il cancelliere tedesco tuteli, innanzi tutto, i giovani del suo Paese. Loro, a Berlino, non hanno mica la Kyenge, convinta che prima vengano gli invasori e poi, se resta qualcosa, si può concedere il residuo agli italiani. No, per Merkel vanno tutelati i tedeschi e poi, pian piano, possono migliorare le condizioni di lavoro e di salario anche per gli immigrati italiani, spagnoli, greci. Che stanno già affluendo in cospicuo numero, attratti da condizioni che manco si sognano, in Italia, Spagna, Grecia. Il che significa, in altri termini, che la Germania tratta meglio gli schiavi italiani di quanto gli stessi schiavi siano trattati in Italia. Ma alla cancelliera non basta ancora. Perché la Germania ha bisogno di bassa manovalanza, dunque i Paesi europei devono peggiorare ulteriormente la situazione interna, spingendo sempre più gente ad emigrare. Ovvio che un aumento degli immigrati cosnentirebbe, alla Germania, di giocare sulla concorrenza tra poveri, abbassando salari e tutele. Per gli stranieri. Perché loro, in Germania, non hanno neppure la Boldrini. E dunque sanno benissimo che i tedeschi devono essere tutelati, favoriti, sostenuti. La ripresa e la crescita tedesca è frutto anche di questa logica. Perché loro, in Germania, non hanno neppure Saccomanni, che vede la luce in fondo al tunnel anche quando il buio è totale. E allora si potrebbe stipulare un patto, con la Germania: l'Italia favorisce l'emigrazione di giovani preparati, ma in cambio Berlino si prende anche Saccomanni, Boldrini, Kyenge. Se no dov'è la solidarietà europea?

martedì 2 luglio 2013

Aledanno sbarella sul destra-centro

"Perdere l'amore, quando si fa sera, quando tra i capelli un po' d'argento li colora: rischi d'impazzire, può scoppiarti il cuore". Così cantava Massimo Ranieri. Che, oggi, potrebbe modificare leggermente il testo, per dedicarlo a Gianni Aledanno: perdere la poltrona da sindaco. Perché gli effetti sono stati identici. La prova arriva da una patetica intervista rilasciata al Corriere della Sera. Aledanno, ottimo ministro dell'Agricoltura e pessimo sindaco di Roma, comunica che non andrà nel recuperato partito di Berlu, Forza Italia in versione aggiornata. Bene, bravo, bis. Anche perché, probabilmente, nessuno si strapperà le vesti pur di farlo rimanere. Dunque Aledanno sarà tra i protagonisti della creazione del nuovo soggetto politico a destra. A destra? Macché: il sindaco che non ha capito i suoi cittadini vuol diventare il politico che non capisce i suoi potenziali elettori. E vuole un partito di destra che apra al centro. Un destra-centro concorrenziale con il centro-destra di Berlu. Che grande pensata! Che cambiamento epocale rispetto a Forza Italia! Due partiti che pescano nella medesima area, davvero geniale. Perché, precisa il sindaco sconfitto, non si deve tornare al vecchio e superato Msi, ma bisogna ripartire da Fiuggi. Ossia dall'inizio della fine. Si deve creare un partito che abbia come base l'abiura. Che rinneghi la propria storia.
Certo, bisogna guardare avanti. Senza nostalgie bloccanti, senza vuota retorica di gestualità inutili. Ma allora non si deve ripartire neppure da Fiuggi. Si abbia il coraggio di guardare avanti. Per costruire un soggetto politico che non sia la fotocopia, leggermente più scura, del partito di Berlu. Si parta dalle idee, quelle che al sindaco trombato sono completamente mancate e che i suoi futuri complici non hanno dimostrato di avere in abbondanza. Le sfide attuali sono diverse da quelle affrontate, in modo totalmente sbagliato, a Fiuggi. E gli uomini che vogliono essere protagonisti del futuro rappresentano proprio la stagione degli errori. Sono gli uomini e le donne che hanno avuto il potere e l’hanno sprecato nel peggiore dei modi. Non si può e non si deve ricominciare con chi ha sbagliato tutto. Come cantava Ranieri, è duro accettare di invecchiare avendo perso la poltrona e l’amore delle folle. Ma riproponendosi con lo stesso bagaglio di errori, non si va da nessuna parte. Il disastro elettorale ha dimostrato che la politica di destra-centro non interessa a nessuno. Eppure Aledanno e sodali vogliono riproporla, imporla. E non si chiedono perché mai gli elettori dovrebbero tornare alle urne. Per disperazione? per mancanza di alternative? Non è stato un motivo sufficiente per sostenere Aledanno così come non è bastato alle politiche ed alle amministrative in tutta Italia. Non basterà neppure in futuro. Ma, perlomeno, si farà chiarezza e si potrà pensare davvero ad un soggetto politico nuovo che non sia zavorrato da chi ha  paura di invecchiare da solo.

lunedì 1 luglio 2013

Usa spioni? Non è una novità, per chi si occupa di geopolitica

C'è chi scopre l'acqua calda e chi si meraviglia che gli Stati Uniti spiino non solo i russi ed i cinesi, ma anche gli italiani ed i tedeschi. Ci si indigna: non si fanno queste cose, tra alleati. Già, è dal '43 che in Italia si fa una grande confusione sul concetto di alleati. Per nascondersi che gli Usa non sono alleati ma padroni. E, dunque, spiano i propri dipendenti. Così come fanno i padroni scorretti nelle aziende. Comportamento antisindacale, tutt'al più. Quanto allo spionaggio nei confronti degli altri Paesi del mondo, rientra nella logica della geopolitica. Ma, in Italia, la geopolitica è pressoché sconosciuta. Affidata, guarda la coincidenza, alle analisi del gruppo De Benedetti. Che non ha mai brillato per imparzialità né, tantomeno, per una visione a favore degli interessi italiani. Esistono alternative? Certo che esistono, anche se pesantemente penalizzate da un'informazione a senso unico. Così, da venerdì a domenica, in Trentino la decima edizione del workshop organizzato dai centri studi di geopolitica Vox Populi e Nodo di Gordio. Per discutere, in questa occasione, delle "vie dell'Oriente", delle prospettive e delle opportunità che si stanno sviluppando ad Est del nostro Paese, dalla Russia alla Cina, dal Kazakhstan alla Turchia. Cioé quel mondo che, nella comunicazione politicamente corretta, viene banalizzato, osteggiato, sottovalutato o, quando fa comodo, esaltato e difeso come nel caso delle politiche di Pechino. Perché un'informazione corretta, libera, diventa sempre più importante in un Paese come l'Italia dove la Fiat ha rioccupato anche il Corriere della Sera per poter disporre di un media più credibile rispetto a La Stampa. E se si analizzano gli interessi, convergenti, del gruppo Fiat (pronto ad accordi con lo squalo Murdoch) e del gruppo De Benedetti-Repubblica-Espresso, è facile rendersi conto di quanto possa essere condizionata l'informazione in Italia. Sia relativamente a temi di politica interna sia per quanto riguarda la geopolitica. Per questo gli spazi di libertà garantiti da iniziative come il workshop trentino diventanto sempre più rari e, dunque, più importanti. Soprattutto per chi non si rassegna al pensiero unico dominante. Ma per non rassegnarsi davvero, occorrerebbe partecipare. Mentre, come al solito, si preferisce inveire contro Fmi, Banca Mondiale, ingerenze e spionaggi, ma evitando accuratamente di rinunciare ad una giornata al mare per seguire un convegno dove si rischia di imparare qualcosa. Anche questi atteggiamenti indicano chiaramente che tutta un'area è da rifondare completamente, facendo tabula rasa di pigrizie, stupidità, parole a vuoto.