mercoledì 30 settembre 2015

Buttafuoco testimone del tempo, ma divisivo

Una scelta coraggiosa, quella del premio Acqui Storia che quest'anno ha assegnato il riconoscimento di Testimone del Tempo ad un personaggio scomodo come Pietrangelo Buttafuoco. Certo non sono comodi neppure scrittori come Cardini (medievista e direttore del think tank Il Nodo di Gordio) ed Isotta (musicologo odiato dai benpensanti di regime) che hanno vinto la sezione per la storia divulgativa, ma Buttafuoco appare quanto mai "divisivo", secondo la definizione degli intellettuali politicamente corretti e linguisticamente perniciosi. Infatti, tanto per alzare il livello della polemica, nel giro di un paio di giorni Buttafuoco ha festeggiato il premio aprendo nuovi fronti di scontro. Sulle destre, spiegando che per battere il parolaio bugiardissimo occorrerebbe uno schema ricalcato su quello del primo successo del centrodestra. Dunque Salvini leader al Nord, la De Girolamo al Sud e Marchini al centro a federare l'alleanza. A molti e' parsa una pura e semplice provocazione. Perché l'entusiasmo nei confronti del ricco rampollo romano trasformato in federatore e' piuttosto scarso. E sulla De Girolamo i dubbi non mancano, dalla scelta del marito Pd al linguaggio che ricorda la signorilità della    Floriani Mussolini. Magari Buttafuoco spiegherà proprio ad Acqui queste sue passioni. Più logico e coerente, ma non per questo meno spiazzante, il suo intervento su immigrazione ed Islam. Buttafuoco polemizza con le destre che si spaventano, che reagiscono istericamente di fronte all'invasione, che sono terrorizzate all'idea di perdere la propria identità. Ma quale identità, si chiede giustamente Buttafuoco. Quella del capitalismo selvaggio imposto dagli USA ed a cui si sono abbeverati gli europei? Quella che ha cancellato le radici, le tradizioni, il senso stesso dell'Europa? In fondo e' la stessa analisi di Houellebecq nel libro Sottomissione. Buttafuoco spiega che, con gli invasori, arriverà una nuova luce ad illuminare l'Europa e l'Italia. Ovviamente la luce dell'Islam, anche se lui aggiunge anche buddisti e induisti, tanto per non sembrare di parte. In fondo e' la logica, facile facile, del portone che si apre quando si chiude una porta. Ma la dotta analisi si scontra con una realtà molto più banale e molto meno dotta. Tra le centinaia di migliaia di invasori, i dotti portatori di luce non sono moltissimi. Sono proprio pochi. Quando va bene, la maggioranza di chi arriva porta solo braccia, porta bocche da sfamare, corpi da curare. Quando va male porta anche delinquenza, spaccio, fancazzismo da mantenere. Arriva anche la luce, ma sono solo lame di luce, non una illuminazione collettiva. Un motivo di più per ascoltare Buttafuoco ad Acqui, il 17 ottobre

martedì 29 settembre 2015

La destra riparte da tre pilastri. Di cartapesta

Perché pagare per un prodotto di qualità quando, pur avendo i soldi, si può avere gratis un pessimo prodotto? Nel mondo normale nessuno si porrebbe una simile domanda. Ma nel kay pacha della destra italiana la domanda ha una risposta sempre uguale: non paghiamo perché i soldi servono ai politici ed al loro cerchio sempre più ridotto e sempre meno magico. Così Atreju, arrivato ormai alla fine per consunzione, viene tramandato dai pochi entusiasti come una sorta di"Leopolda di destra". E non importa se la Leopolda sia arrivata molto ma molto dopo. Semplicemente, puntando sulla qualità della comunicazione e non sul costo zero, ha ottenuto molta più visibilità. Dunque l'originale viene percepito come imitazione. Farsi una domanda in merito? Macché. Così da Atreju, grazie a qualche testa ancora pensante, la destra riparte con l'idea di puntare su tre strade: la geopolitica, l'economia, l'analisi dei cambiamenti sociali. Un progetto giusto, intelligente. Peccato che, per realizzarlo bene, occorrano i soldi. Quei soldi chela Fondazione An preferisce tenere per se' e per gli amici. Magari per farsi un partito a sua immagine e somiglianza, con sedi, assunzioni di amici, un po' di nepotismo per piazzare i parenti e le fidanzate. Il modello a cui ispirarsi non manca di certo. Davvero si illudono di avere un futuro, su queste basi? E davvero credono che tre passerelle di ospiti servano a far crescere un progetto legato alla politica internazionale, all'economia o al cambiamento della società? Servono studi, non passerelle. E gli studi costano. Ma la destra rinnovanda vuole anche un proprio organo di informazione, cartaceo e non solo sul web. Giusto, perché una simile iniziativa, magari settimanale, magari una sorta di Italia settimanale (....), diventerebbe un centro del dibattito, dell'analisi. Si', ma chi paga? O qualcuno degli intervenuti ad Atreju pensa di riproporre i vecchi schemi, con periodici di corrente che si son sempre dimenticati di pagare i collaboratori? Si pensa di riempire le pagine del nuovo settimanale con interventi sgrammaticati di militanti in cerca di visibilità? O con il copia incolla, gratuito, di ciò che viene scritto sul territorio? Il Secolo non ha chiuso per cattiveria, ma per mancanza di lettori. E realizzare un pessimo periodico per risparmiare sui compensi, destinando le risorse al direttore ed a pochi intimi, non serve a nulla. Se da Atreju si vuol ripartire per qualcosa di diverso da un funerale, occorre che lorsignori, convinti a torto di far parte dell'hanak pacha, scendano tra i mortali e mettano mano al loro pingue portafoglio.

giovedì 24 settembre 2015

Il bugiardissimo sfida i talk show. E li massacra

Il bugiardissimo gongola grazie all'Auditel. I dati di ascolto dei principali talk show politici sono infatti in picchiata. E meno gente si i forma, meno polemiche deve affrontare il governo. Meglio, per la banda del bugiardissimo, che il pubblico segua il calcio o la milionesima replica di Rambo. L'importante è non sapere e non pensare. Ma di fronte all'attacco renziano contro i talk show, i conduttori sono insorti. Sostenendo che è la politica ad annoiare, non i loro programmi e tanto meno la loro conduzione. Peccato che questo sia esattamente l'obiettivo del bugiardissimo: rendere noiosa la politica affinché nessuno se ne occupi. Così il premier potrà continuare ad imperversare tra tagli, menzogne e fotografie con l'entusiasta di turno. E' così, giustamente, sicuro di se' e dell'incapacità degli avversari, da aver deciso di intervenire anche le settore delle tv locali. Basta con le emittenti che   propongono soltanto televendite di pentole e gioielli farlocchi, film di 50 anni fa e vendite di articoli per la soddisfazione sessuale. Anche le tv locali dovranno ricominciare a produrre contenuti. D'altronde erano nate per quello, non per vendere materassi. Una sfida non da poco, quella del bugiardissimo. Convinto, evidentemente, che i suoi avversari non siano in grado di produrre alcun j di alternativo che sia anche interessante. Come succede, in effetti, nei principali talk show. I conduttori continuano ad invitare i "personaggetti" che hanno stufato, che si sono trasformati in macchiette, in caricature di politici. Non hanno nulla da dire ma lo strillano ugualmente. "Forse dovremmo uscire di più tralasciando gente", ipotizza uno dei più noti conduttori. Una grande scoperta. Nel frattempo incassano il 2-3% degli spettatori. Con una compagnia di giro che è sempre la medesima e che dice sempre le stesse cose, ma ad ore diverse e su canali diversi. Si può sperare in qualcosa di meglio? Difficile. I personaggetti della compagnia sono questi, la preparazione e' scarsa, la qualità modesta. Ed il bugiardissimo si gode la distruzione delle opinioni politiche della massa di pecore italiane.

mercoledì 23 settembre 2015

La fine dei cattolici italiani, in attesa del trasloco del Vaticano

C'erano una volta i cattolici. Ma la fiaba finisce qui. Non c'è il lieto fine, non vissero tutti felici e contenti. Perché i cattolici sono scomparsi. Dalla politica e pure dalle chiese. Ormai le messe diventano sempre meno numerose perché la carenza di preti si aggrava sempre di più. Ma  nonostante  la riduzione delle funzioni religiose, aumentano i vuoti sui banchi. E le attività religiose al di fuori delle chiese sono sempre meno affollate. Quanto alla politica, si è passati dai trionfi della Dc alla totale insignificanza dei micro partiti attuali. I contenitori destinati ai cattolici in politica non hanno il benché minimo successo, il peso politico di chi ha scelto di venir fagocitato in Forza Italia o nel Pd e' nullo. Che ci si occupi della famiglia o dell'educazione religiosa, del crocefisso nei luoghi pubblici o della tutela internazionale dei cristiani, la posizione dei politici cattolici e' del tutto ignorata quando non palesemente sbeffeggiata. Forse è un bene, considerando i danni prodotti in passato da una politica che prendeva ordini dal Vaticano anche a danno dell'Italia. L'inizio della fine del fascismo risale al '29 ed ai Patti Lateranensi. Un accordo che ha cancellato lo spirito rivoluzionario e le posizioni più intransigenti e più fasciste. Sopire, troncare, padre molto reverendo, troncare, sopire. Dai Promessi Sposi ad oggi non è cambiato nulla. In politica e nella società civile che guarda alla chiesa come faro. Piazza San Pietro si era tornata a riempire con il Papa polacco, perché offriva l'immagine di un pontefice che non si limitasse a sopire e troncare. Ma anche Benedetto XVI aveva un seguito notevole, nonostante il suo atteggiamento che pareva distaccato. Francesco, dopo il raduno oceanico per la proclamazione, ha visto scemare le folle adoranti e plaudenti. Le ritrova nei tour per il mondo, le ha perse in Italia. E non basta l'osannante giornalismo di servizio per far riempire i seminari, per indurre le vocazioni. I grandi troncatori e sopitori hanno creato un popolo italiano privo di slanci, privo di idee e di ideali. Hanno creato un popolo che si indebolisce e si impoverisce, incapace di reagire e di protestare. Pecore neppure matte, ma sicuramente non uomini e donne. Pecore che, però, preferiscono brucare dove capita e cosa capita, ignorando i propri pastori. Al Vaticano potrebbe restare l'opzione di un bel trasloco. Vendendo gli ingressi a San Pietro come a qualunque altro museo. E trasferendo la sede della cristianità in qualche Paese che il Papa ha mostrato di amare di più.

martedì 22 settembre 2015

Le destre alleate per disperazione

"Bisogna saper scegliere in tempo, non arrivarci per contrarietà". E' un testo gucciniano che ben si adatta al nuovo, disperato, tentativo unitario in atto a destra. Un obbligo, più che una scelta. Perché una politica basata non sulle idee ma sui sondaggi si è accorta, con grandi timori, di essere totalmente irrilevante (e lo sapeva), tagliata fuori da ogni gioco che conta (e sapeva anche questo), ma anche priva di ogni chance di rilancio. I sondaggi, lo si è visto anche in Grecia, sbagliano spesso. E possono essere smentiti persino quando indovinano le previsioni. Ma, per le destre italiane prive di ogni consistenza, i sondaggi sono tutto. Per smentirli occorrerebbe lavorare, radicarsi, uscire dai palazzetti del sottopotere. Uscire? Con il rischio di prender freddo? Non sia mai. Poi, però, si scopre che a forza di tenere il fondoschiena sulla poltrona, i consensi si riducono. Si sparisce del tutto. Prima dal Parlamento europeo, poi da quello italiano. Questo spiega l'improvvisa corsa verso un tentativo unitario. I sondaggi post vacanzieri hanno evidenziato come la lunga vacanza politica delle destre sia stata estremamente dannosa. Le foto romantiche sulla spiaggia non hanno favorito la crescita di consensi. Ed anche Salvini ha incassato uno stop nella sua fase di crescita. Gli slogan, ripetuti troppo a lungo, sono stati assimilati ma non trascina più. Così le destre tentano di raggrupparsi. Ma non sanno su quali basi. Andrea Delmastro, il nuovo responsabile culturale di Fdi (miracolo: una persona di cultura che si occupa di cultura), ha già spiazzato il fronte dei compattenti (non combattenti, sia chiaro) con una provocazione sul mondo del lavoro. Visto che persino il presidente di Confindustria, Squinzi, e la segretaria della CGIL, Camusso, ora vogliono la cogestione nelle imprese, perché le destre non fanno propria una battaglia che dovrebbero avere nel proprio Dna? Considerando ciò che è successo ultimamente nell'Ugl e considerando anche le posizioni di questo sindacato nelle vicende Fiat-Fca, la provocazione di Delmastro provocherà nuove tensioni. Oppure verrà accolta con applausi per essere accantonata nei fatti. E non sarebbe l'unico argomento di divisione. La politica estera, i rapporti con la chiesa, la gestione dell'ordine pubblico. Argomenti che dividono, anche perché le destre li affrontano con slogan, non con analisi e studi. Perché costerebbero, ed i soldi della Fondazione non son certo destinati agli studi, alle analisi, alla cultura. Meglio l'ennesimo cartello elettorale. Tutti insieme poco appassionatamente. Senza un programma, senza un progetto. Senza un voto.

lunedì 21 settembre 2015

La Grecia sceglie il suicidio, la Spagna e' già stanca di Podemos

Vince l'astensionismo in Grecia ed i media italiani lo evidenziano. Fingendo di dimenticare che alle ultime tornate elettorali l'astensionismo in Italia era superiore. Ma per i greci si tratta di delusione, di mancanza di speranze. Per gli italiani, invece, e' inutile votare quando si ha già il bugiardissimo che pensa a tutti e provvede a tutto. In ogni caso, grazie anche alle astensioni, l'infame Tsipras guiderà di nuovo il governo di Atene verso la distruzione della Grecia, così come vuole l'Europa. E' la democrazia, bellezza. Se i greci vogliono vivere da schiavi, peggio per loro. Se di fronte al 30% di popolazione che vive al di sotto della soglia di povertà, mentre i cialtroni dell'ONU si lamentano perché l'accoglienza greca degli invasori non è di qualità sufficiente, la risposta e' il voto a Tsipras o l'astensione, peggio per i greci. Le alternative deve crearsele un popolo, non possono e non devono venire da fuori. Per Gabriele Adinolfi il 7% abbondante conquistato da Alba Dorata e' un successo, perché conferma il radicamento del movimento nella società greca. Indubbiamente Alba Dorata e' stata pesantemente penalizzata dal sistema, dalla magistratura, dai media. Ma il 7% a fronte di un 30% di disperazione e di un 50% di povertà complessiva, non è molto. E' vero che non basta essere poveri e disperati per essere anche intelligenti, però i margini di crescita - in una situazione di questo tipo - ci sono. Come ci sono in Spagna, alle prese con la disillusione nei confronti di Podemos e di Pablo Iglesias. In difficoltà perché la sacrosanta protesta non si sta traducendo in proposte e realizzazioni concrete laddove Podemos ha vinto. E il voto regionale della prossima settimana in Catalogna, una sorta di referendum pro o contro l'indipendentismo di Mas, sta dimostrando l'estraneità di Podemos dai grandi problemi strategici. Ha vinto ma è diventato irrilevante subito dopo il successo. E allora forse e' corretto il percorso di Alba Dorata che preferisce puntare sul progressivo radicamento sociale? Di certo gli exploit episodici di questo o quel movimento in giro per l'Europa rischiano di risultare effimeri, inutili se non nocivi. E questo vale anche per l'Italia che rifugge da ogni radicamento perché richiederebbe impegno e fatica.

giovedì 17 settembre 2015

E se il bugiardissimo non avesse alternative?

E' bugiardissimo e porta anche sfiga (per poter vedere un successo italiano ha dovuto volare per assistere ad una finale tra due italiane, quando era andato a trovare le pallavoliste, dopo una serie di tronfi, le ragazze erano state immediatamente battute). Ma se non avesse alternative credibili? Il bugiardissimo imperversa, piazza la moglie a lavorare dietro casa mentre i precari veri vengano mandati ad insegnare a centinaia di km di distanza, non rispetta la democrazia ed il parlamento, e' diventato una macchietta sullo scenario internazionale, millanta una ripresa trionfale che trionfale non è, non sa come comportarsi nelle crisi internazionali. Va bene. Ma quali sono le alternative credibili? Per guidare un Paese, anche il più semplice e è l'Italia non lo è, non basta un bulletto che appaia ovunque senza rispondere a nessuno. Occorre disporre di una squadra. Non quella delle renzine, di un  ministro dell'Interno incapace o di mentitori professionali nei dicasteri economici. No, la squadra che lavora, quella che litiga con i ministri cercando di far loro capire i problemi reali. La squadra che magari viene sempre smentita dalle dichiarazioni del governo, ma che esiste, che prepara i dossier, che conosce i problemi. E allora, dove sono le alternative credibili al bugiardissimo? Qual è la squadra di Berlu? Quella di riciclati, trombati e personaggi imbarazzanti di cui vuol circondarsi Toti in Liguria con il placet di Lega e Fratelli d'Italia? Qual è la squadra di Salvini? Quella messa in campo da Maroni in Lombardia con gli spazi garantiti agli appetiti di Cl e della Compagnia delle Opere? Le stesse organizzazioni che, varcato il Ticino, si trasformano in sostenitrici delle giunte rosse torinesi e piemontesi? E qual è la squadra di Giorgia Meloni? Quella che, in ogni amministrazione in cui si trova in maggioranza, ha sempre evitato di lasciare un segno distintivo preferendo puntare su assessorati dove circolava molto denaro (trasporti, lavori pubblici, infrastrutture). Per scalzare il bugiardissimo occorre molta più qualità, molto più studio. Non si va a governare solo con slogan urlati nelle trasmissioni tv dove ci si trasforma in personaggetti con ascolti sempre più ridotti. Ma certo è più facile urlare uno slogan piuttosto di approfondire un dossier. E questo il bugiardissimo lo sa e ne approfitta.

mercoledì 16 settembre 2015

Dagli opinionisti italiani lezioni al mondo intero

I grandi politologi italiani hanno già bocciato il nuovo leader dei laburisti inglesi, Jeremy Corbyn. Colpevole di cosa? Di non piacere ai nostri esperti. E chissenefrega se è piaciuto ai laburisti inglesi che se lo sono scelto per guida. E se, dopo la nomina, sono aumentate le iscrizioni al partito. Non è ai laburisti inglesi che deve piacere, ma agli opinionisti italiani. D'altronde in Italia i vari Orsina e Galli della Loggia spiegano alle destre come devono trasformarsi per piacere agli avversari. E chissenefrega se le destre che piacciono agli opinionisti non son quelle che piacciono ai potenziali elettori di destra. Ormai è una mania: interferire nelle vicende altrui, negli altrui pensieri, e pretendere  che gli altri, a casa propria, si adeguino. Non è una mania solo italiana. Merkel decide di accogliere  in Germania tutti i rifugiati siriani. Poi si accorge che non son tutti  medici o ingegneri, e non son neppure tutti siriani. Allora li lascia fuori dalla porta e pretende che gli altri Paesi si adeguino ad una follia tutta berlinese. L'Ungheria non è d'accordo? Si arrangi. E si arrangi pure la Baviera. O l'Austria.  Basta che sia d'accordo Merkel con se stessa e con gli opinionisti italiani. Già pronti a dar lezione ai catalani in vista delle elezioni regionali che dovrebbero rappresentare il primo passo verso l'indipendenza. Sarà mica una questione catalana? No, e' una faccenda che devono risolvere gli opinionisti italiani. Pronti a spiegare ai greci come votare e come comportarsi con gli invasori. Pronti a spiegare ai siriani cosa devono fare, ignorando i bambini uccisi dai nemici di Assad. Pronti, gli opinionisti, a spiegare a Putin come deve comportarsi con Elton John. Pronti anche a spiegare agli americani che non bisogna votare per Trump. Tuttologi, conoscitori del mondo intero e di tutte le dinamiche di ogni Paese. Magari sfugge loro che in certi Paesi, da cui sfuggono i profughi minacciati dalla guerra, sono in pace da decenni. Ma sono particolari. Ormai gli opinionisti spiegano che devono essere considerati profughi anche quelli che scappano da governi democratici, basta che il profugo non sia d'accordo con la maggioranza. O quelli che fuggono da città dove esiste la delinquenza comune. L'importante, per gli opinionisti, e' distribuire patenti di bontà o di cattiveria. A prescindere dalla realtà. In Grecia prima era inaccettabile che i bambini greci non potessero curarsi e nutrirsi adeguatamente. Ora possono anche crepare di fame. La Grecia non fa più notizia se non  come luogo di transito. Se ne riparlerà nei prossimi giorni, perché si vota. E arriveranno le nuove lezioni degli opinionisti.

martedì 15 settembre 2015

Ma chi si occupa di comunicazione, a destra?

Flavia Pennetta trionfa negli USA e scatta la polemica sulla sua residenza in Svizzera. Comprensibile da parte di chi, con un lavoro da dipendente ed uno stipendio da fame, prova invidia nei confronti di una campionessa, libera di scegliere dove pagare meno tasse. Ma la polemica e' inaccettabile da parte di chi pretenderebbe di "far politica". Di fronte all'immagine del bugiardissimo che vola in America a festeggiare il trionfo della Pennetta, non era la tennista l'obiettivo da colpire, ma il premier. E non per il volo, ma per aver spinto - con le sue stramaledette tasse - la Pennetta a cercarsi un Paese più ospitale. Non è lei ad aver sbagliato, ma il bugiardissimo ed i suoi predecessori. Il premier che, tronfio, vanta il boom di assunzioni dopate e finge di non accorgersi di quel 90% di giovani studenti italiani pronti ad emigrare verso Paesi dove i salari sono più alti e le tasse più basse. Possiamo trattarli tutti come potenziali disertori, esattamente come i siriani che fuggono lasciando le ragazze curde a combattere? O forse è meglio attaccare un governo di mentecatti che crea le condizioni per la fuga di massa dei cervelli?  Questo dovrebbe essere il compito di una opposizione. Invece di procedere a nomine discutibili dopo aver conquistato la Regione Liguria. Ma l'opposizione, quella delle destre, e' impegnata ad interrogarsi su come utilizzare i ricchi fondi della Fondazione An. Per un  nuovo partito o per sostenere le attività culturali e politiche dell'area e far crescere una diversa consapevolezza nel Paese? E si finge di dimenticare che le destre guidano Lombadia, Veneto, Liguria. Qualcuno si è accorto di una strategia culturale diversa e vincente in queste 3 Regioni? Quante biblioteche nelle Regioni e nei Comuni amministrati dalle destre hanno sottoscritto abbonamenti con periodici considerati di "area"? Quanti convegni sono stati organizzati coinvolgendo, e retribuendo, studiosi di "area"? Certo, e' più facile riciclare banchieri sotto inchiesta, e' più comodo invitare intellettuali della gauche caviar tanto presenti in tv, ospitare cantanti e attori politicamente corretti e sempre televisivi. Le destre vorrebbero intellettuali organici, come quelli del vecchio Pci. Dimenticando che il Pci garantiva, in cambio, pubblicazioni di libri (in decine di migliaia di copie) da Einaudi o Feltrinelli, incarichi da sceneggiatore in tv o al cinema, laute consulenze aziendali. Gli intellettuali organici per le destre dovrebbero, invece, pagare per essere guidati e coordinati da politici lautamente retribuiti. La sinistra imprenditoriale foraggia la scuola Holden, la destra imprenditoriale chiede contributi. Non funziona così. E lo si vede nella disattenzione dei comunicati, nelle polemiche sbagliate, nella sciatteria dei volantini. Già, ma la professionalità ha costi che i politici destrosi non vogliono pagare

lunedì 14 settembre 2015

Merkel distrugge la Baviera e l'Europa

Non basta avere un fondo schiena che fa provincia per disporre anche di un cervello adeguato. La cancelliera tedesca ha spalancato le porte della Germania all'invasione ed ora, dopo pochi giorni, si è accorta di aver commesso un errore madornale. La Baviera non riesce a fronteggiare le folle di invasori e i numeri degli ingressi continuano ad aumentare. Invece di ridistribuire i profughi, cacciando tutti gli altri (come aveva proposto la cancelliera), ora la Germania pretende che gli altri Paesi europei si facciano carico dell'errore di Berlino e si tengano "provvisoriamente" tutti quelli che vorrebbero andare in Germania o in Svezia. O magari in Gran Bretagna. Intanto dagli USA, cioè il Paese che ha costruito un muro per impedire l'arrivo di messicani e latinos in genere, arrivano i rimproveri per i muri europei. L'Italia, nel frattempo, ha questioni molto più importanti da affrontare: i voli di Stato per le partite di tennis, la destinazione scolastica della moglie del premier, la riforma del Senato. Mentre la gente muore sul lavoro perché la concorrenza degli invasori ha ridotto i diritti. Ma la follia ed il ripensamento tedesco, con una nuova marcia indietro che ha fatto riaprite la tratta ferroviaria con l'Austria, stanno devastando l'Europa. Quella dell'Est non vuole essere invasa solo perché l'ha stabilito la cancelliera tedesca con l'euro idiota di turno. Quella del Nord vacilla, con la Danimarca che non vuole ospiti non invitati da Copenaghen ma da Berlino e Stoccolma. Ad Ovest la Spagna va verso la secessione della Catalogna, con tutto ciò che ne deriverà. E l'economia europea cresce a ritmi nettamente inferiori alle necessità normali, nell'impossibilità di far fronte ad una emergenza epocale come quella dell'invasione. Se la linea di Berlino dovesse passare, ci ritroveremmo presto con campi profughi ovunque, con l'occupazione delle strutture alberghiere, con la rovina dell'economia di ogni Paese. Perché se fosse anche vero che siamo in grado di accogliere i profughi, non siamo in grado di far fronte ai clandestini. Ed il governo italiano, ma anche quello francese, non vuole rimpatriare chi non ha diritto di restare (siamo nell'ordine del 20% dei rimpatri rispetto al numero di chi dovrebbe essere cacciato) perché, in questo modo, si garantiscono gli affari delle cooperative legate ai politici di governo. Ma di fronte a questo disastro, l'Italia si interroga sugli aiuti arbitrali alla Juve o alla Roma, sul premio alla Golino, sulla bandiera italiana che, con il bugiardissimo, ha cambiato verso ed è stata esposta rovesciata per festeggiare due grandi tenniste

mercoledì 9 settembre 2015

Siamo in guerra con la Francia, ma non lo sappiamo

Siamo in guerra e non ce ne siamo accorti. Nella totale indifferenza del bugiardissimo e del suo ministro degli esteri, per non parlare della Difesa, la Francia si è conquistata ed annessa parte del territorio italiano sul Monte Bianco. L'ottuso Hollande non si limita a voler far la guerra in Siria per imitare il demente Sarkozy in Libia. No, per garantirsi qualche risultato concreto sposta i cippi di confine con l'Italia e si frega il Monte Bianco. Una sorta di dichiarazione di guerra, ma il bugiardissimo, che pure ha trascorso capodanno a Courmayeur, se ne frega. Manco una protesta, un insulto all'inquilino dell'Eliseo. Massi', facciamolo giocare. Se vuole un monte italiano, se lo prenda pure. Su quali basi? Semplice. Il trattato tra i due Paesi prevede che il confine passi, ovviamente, sulla cresta. Ma i francesi sostengono di aver perso la loro copia. Dunque per loro i confini restano quelli stabiliti in precedenza da Napoleone, con vantaggi territoriali per Parigi. Non è che il documento successivo sia scomparso del tutto. La copia italiana e' conservata a Torino, ma forse il bugiardissimo ed i suoi ministri non lo sanno. Mica si può sapere tutto. Però, forse, si potrebbe spiegare all'ottuso Hollande che non c'è una copia di un documento che sanzioni la fine dell'Impero Romano. Dunque per noi Parigi e' ancora in Gallia, territorio dell'Impero? In tutto questo, come al solito, spicca l'assenza dell'Unione europea e della inutile Mogherini. Tutti attenti al muro di confine tra Ungheria e Serbia, tutti indifferenti di fronte alla Francia che si aggiusta i confini a piacimento.

martedì 8 settembre 2015

Ingegneri in Germania, disadattati in Italia: i 2 volti dell'invasione

La Germania accoglie i profughi siriani e si porta a casa medici, ingegneri, matematici da sfruttare a basso costo. Mala stessa Germania insiste affinché il Paese colabrodo, l'Italia, metta fine all'invasione di africani subsahariani che non fuggono da guerre e non han alcun diritto alla protezione come rifugiati. Si assiste, nel silenzio criminale dei disinformatori professionali, ad una scelta di campo non da parte dei Paesi che accolgono, ma da parte degli invasori. I laureati, i diplomati in discipline appetibili in ambito lavorativo, vogliono andare solo in Germania, in Gran Bretagna, in Scandinavia. I disperati senza arte ne' parte si accontentano dell'Italia. Non è un caso, ovviamente. E De Rita, in una intervista, spiega perché in Italia il numero di lavapiatti, camerieri e cuochi stranieri stia ormai superando quello degli italiani. Perché sono lavori che gli italiani rifiutano, secondo le menzogne dei cialtroni politicamente corretti? No, assicura De Rita. I giovani italiani che non pelano patate nei ristoranti italiani, vanno in Inghilterra a pelarle. Non solo perché sono pagati di più ma soprattutto perché all'estero hanno prospettive di crescita professionale con la possibilità di mettersi in proprio se dimostrano capacità. In Italia, nell'Italia del bugiardissimo, non accade. Per colpa degli imprenditori del settore, secondo De Rita, troppo attenti al risparmio e poco interessati a valorizzare i propri dipendenti. Meglio sfruttare i nuovi schiavi, meglio far crescere la concorrenza tra disperati per ridurre ulteriormente salari e diritti. Se poi un giovane italiano si illude di mettersi in proprio, provvede la burocrazia a scoraggiarlo. E se insiste ed apre un proprio locale, dovrà iniziare la guerra con il fisco ed Equitalia. Ma tutto questo, i media politicamente corretti, preferiscono ignorarlo. Meglio non parlare delle difficoltà dei ragazzi italiani. Gli aiuti sono destinati solo agli invasori. Che si tratti di un lavoro trovato dalle parrocchie, di un posto negli asili sottratto alle giovani coppie italiane, di un alloggio popolare rubato ad una famiglia italiana in difficoltà. E poi i cialtroni politicamente corretti e buonisti si interrogano sui motivi della scarsa natalità italiana

lunedì 7 settembre 2015

Coro alpino Monte Cervino: grazie per il coraggio

Ci sono i piagnistei dei preti e ci sono gli uomini. Da un lato i religiosi che, in Italia, vietano la recita della preghiera degli Alpini perché, secondo i preti, e' un crimine difendere la propria terra, la propria cultura, le proprie tradizioni. Un divieto applaudito da disinformatori professionali e sempre più autoreferenziali. Poi, però, si va tra la gente normale, gente per bene, e si scopre che la propaganda a favore della cancellazione dell'identità non ha sempre successo. Il coro alpino Monte Cervino va a cantare ad Ayas, propone il proprio repertorio e, alla fine, il pubblico chiede dei bis, propone brani. Un signore, e poi altri, chiede "Signore delle Cime". Politicamente scorretto. Avrebbe dovuto proporre qualche canzone che glorificasse i disertori, quelli che fuggono invece di difendere la propria terra. E il coro che fa? Invece di indignarsi, esegue la canzone. Con una variante: dopo la prima strofa, uno dei coristi recita la preghiera degli Alpini, proprio quella vietata in chiesa. E il pubblico, criminale, applaude convinto. Perché sa, perché capisce. Purtroppo non va sempre a finire così. Sul Monviso, in Piemonte, un gruppo di ottusi ambientalisti francesi, sta eliminando ogni traccia dei reticolati della seconda guerra mondiale. Mentre ad Est si celebra la ricorrenza della prima guerra, mostrando la traccia di anni tragici, ad Ovest si cancella tutto. Sul Monviso si toglie tutto, sullo Chaberton, passato sotto il controllo francese, si lasciano andare in rovina i forti, le batterie, i ricoveri. Non stupisce, vista la stupidità dei governanti transalpini. Ma il Monviso e' ancora in Italia e gli ambientalisti francesi operano con il benestare della Regione Piemonte. In nome dell'ambiente e della sicurezza degli escursionisti. Che dovrebbero essere deficienti per non vedere un reticolato. Ma, spiegano gli ottusi difensori dell'ambiente da cui vogliono cacciare l'uomo, al posto delle tracce vere della guerra si metteranno dei bei cartelloni con foto e spiegazioni. Che idea geniale! Perché preoccuparsi se i tagliagole dell'Isis distruggono i templi di Palmira? Gli eventuali turisti del futuro non rischieranno di essere colpiti da una colonna o da un fregio. La sicurezza innanzi tutto, come spiegano ambientalisti e giornalisti. E al posto dei templi, ci saranno cartelloni con le fotografie..

giovedì 3 settembre 2015

Ignoranza, arma di distruzione di massa (e di Mediaset)

Perle settembrine del TgRenzi5: "In passato il primo settembre era il giorno in cui tutti ritornavano sui banchi di scuola"; il problema degli invasori "in Cecoslovacchia" (ma era su un altro canale Mediaset); se non hai abbastanza nemici, vuol dire che non hai lavorato bene: e' il Mussolini di "molti nemici molto onore"? Macché. Il concetto e' stato inventato da Bill de Blasio, sindaco di New York, e ripreso nientepopodimeno che daIgnazio Marino. Mussolini chi? E contro chi han combattuto i cinesi nell'ultima guerra mondiale? Contro i nazisti, ovviamente. I giapponesi non erano ancora stati inventati. E siamo solo all'inizio del mese. Come si può notare, non si tratta di far passare le bufale del bugiardissimo come se fossero vere. Il problema e' molto più grave e riguarda l'opera di demolizione totale della scarsa cultura rimasta in questo Paese. Non è malafede della conduttrice Mediaset, e' crassa ignoranza. Non si conoscono gli aspetti della seconda guerra mondiale, ma si pontifica lo stesso. Non si conosce la composizione dell'Europa dopo la caduta del Muro (quale muro? Chissà se lo sanno) ma si spiega ugualmente. Si ignora la storia italiana, persino la cronaca di non molti anni fa, quando i bambini della prima elementare venivano chiamati remigini perché andavano a scuola il giorno di San Remigio. Che non è il primo settembre ma ottobre. Errori veniali? No. Ancor più gravi perché testimoniano di un processo di analfabetizzazione del Paese. Ed un Paese di analfabeti e' più facilmente controllabile e manipolabile. Chi non sa, non può capire la differenza tra le menzogne del bugiardissimo ed una realtà opposta. Chi non sa, non può capire i meccanismi che stanno alla base dell'invasione voluta e programmata per eliminare l'Europa dalla scena internazionale. Basterebbe prendere i grandi conduttori Mediaset e metterli davanti ad un testo del compagno Guccini (così si sentono tutelati), magari Bisanzio. E farselo commentare, spiegare. Illustrare significato delle parole ed il contesto a cui è riferito. E per chi si illude che da altre parti la situazione sia migliore, basterebbe prendere l'ottimo libro di Marco Cimmino "Il flauto rovescio" e interrogare i politici delle destre sulla letteratura italiana. Senza neppure approfondire troppo, partendo solo dall'indice degli autori trattati. Quando si parla di cultura qualcuno mette mano alla pistola, ma quando si parla di ignoranza tutti alzano la mano soddisfatti.

mercoledì 2 settembre 2015

Il bluff della ripresa e la disinformazione

Pil in crescita dello zero virgola poco più di niente. Ma è bastato questo modestissimo risultato per provocare l'entusiasmo smodato dei professionisti della dis informazione. La grande ripresa, il crollo della disoccupazione, il boom del mercato dell'auto. Una infinita' di menzogne, un'orgia di servilismo. Una ripresa vera deve superare il 2% di Pil annuo mentre l'Italia non arriverà neppure all'1%. E il crollo della disoccupazione? Quella giovanile supera il 40%, quella complessiva non tiene  conto degli sfiduciati, cioè di coloro che il lavoro non lo cercano neanche più e, di conseguenza, non rientrano negli elenchi ufficiali dei disoccupati. Quanto al boom del mercato dell'auto, nell'ultimo mese e' cresciuto del 10% mentre nei mesi precedenti era cresciuto del 15%. Boom o  sboom? Ed in ogni caso si resta abbondantemente lontani dagli anni ante crisi, con un calo più vicino al 40 che non al 30%. Ma tutto ciò pare interessare poco gli apologeti del bugiardissimo. Tutto va bene e le notizie sugli anziani massacrati da un invasore non vengono neppure degnate di un commento dal premier. Volete l'Italia maglia rosa in Europa? Per colorarla serve un po' di rosso sangue, fatevene una ragione. E non protestate, se no il cialtrone di turno vi accusa di essere sciacalli. Se invece fate notare il bluff economico, siete gufi. Il bestiario del bugiardissimo. Che ora avrà anche l'alibi per una marcia indietro su Imu e Tasi: l'Europa non vuole. Si arriverà magari a un compromesso, ma ogni tassa rimasta sarà colpa dell'Europa, mica del premier. Lo difendono i giornali dei soliti potentati, lo difendono le tv, pubbliche e private. A partire proprio da quelle di Berlu che continua a giocare su due  fronti. Contro il bugiardissimo nelle interviste, a favore del grande premier illuminato e geniale con le reti Mediaset. Intanto anche Grillo si è svegliato dal letargo estivo e pare, finalmente, meno entusiasta  dei suoi grillini. Potrebbero esserci cambiamenti positivi. Le destre? Aspettano. Settembre e' appena iniziato, lo strascico delle vacanze si fa sentire. Per mettere a punto un'analisi serve molto ma molto tempo. Se ne riparla a fine mese. Forse.

martedì 1 settembre 2015

Le destre mute contro la disinformazione pro invasione

Presto e bene non vanno insieme o il meglio e' nemico del bene? Si può scegliere il detto popolare che si preferisce, ma la sostanza non cambia: di fronte all'offensiva mediatica pro invasione, le destre non hanno saputo rispondere in modo adeguato. La velocità delle dichiarazioni non è mancata, la qualità della comunicazione e' stata pessima. Inevitabile, d'altronde. Senza quotidiani "veri" di riferimento e con un numero adeguato di lettori, senza radio e tv con ascolti decenti, diventa difficile comunicare. Soprattutto nei periodi di vacanza quando la rete social e' meno attiva e reattiva. Affidarsi al buon cuore ed alla correttezza di Rai, Mediaset e La 7 e' da illusi. Ancor peggio per quanto riguarda i quotidiani cartacei dei grandi editori. Gli errori del passato, quando si sono smantellati gli organi di informazione di area per utilizzare i soldi per scopi molto meno nobili, si pagano ora e si pagheranno a lungo. La contro informazione militante ha lasciato il posto alle operazioni immobiliari, agli investimenti in case e diamanti. Senza parlare delle ruberie, degli sprechi evidenziati dalle inchieste sui rimborsi assurdi in troppe Regioni. Le iniziative sopravvissute nell'ambito della comunicazione sono poche e sono ancor meno numerose quelle di qualità. Ma ci sono. Ed è da qui che si deve ripartire. Senza ipotizzare assurdi direttorii che concedano pochi centesimi a chi accetta di essere coordinato e guidato. Evitando di proporre una distribuzione di fondi sulla base dei "mi piace" che premiano un commento su Facebook. Perché basta la foto di un gatto o del Duce, una ragazza discinta o l'immagine di un goal per far aumentare a dismisura i "mi piace". Ma non servono a far politica i commenti e gli articoli di questo tipo. Come non serve l'idea che gli intellettuali di area, che fanno attività intellettuale per mestiere, debbano collaborare gratis mentre i parlamentari, i consiglieri regionali e comunali, i membri dei vari consigli d'amministrazione di nomina politica debbano, giustamente, venir retribuiti. Bisogna uscire da questo equivoco, bisogna ritornare a informare ed a comunicare. Ma adesso, subito. Ed è già molto tardi.