mercoledì 30 aprile 2014

La Pira, il Duce ed il burattino

"Per Mussolini ho sempre avuto un sentimento di affetto, direi di venerazione. Lo ricordo bene il giorno in cui lo vidi e gli parlai. Si era nel maggio del '37 e io facevo parte del gruppo dei professori universitari ricevuto da Mussolini a Roma. Io avevo la camicia nera, l'ho indossata soltanto tre volte. E le dico che se Mussolini non avesse fatto le leggi contro gli ebrei, oggi sarebbe il capo d'Europa, un buon capo. Vuol sapere una cosa strana, la più strana della mia vita? Dopo che Mussolini morì, io continuai a sognarlo ogni notte, per molto tempo, per lunghissimo tempo. Ci parlavamo e io lo vedevo sofferente, ma sereno. La grazia gli è passata vicino quando era in vita e lo ha toccato, lo ha toccato". Non sono le affermazioni di qualche combattente della Rsi, di qualche docente universitario epurato dalla democrazia resistenziale. A pronunciarle è stato il "sindaco santo" di Firenze, quel Giorgio La Pira sulla cui tomba il burattino si precipitò a pregare non appena eletto sindaco della stessa città. Contestato, irriso, sbeffeggiato, il democristiano La Pira dimostrò comunque un'onestà intellettuale che manca oggi ai suoi successori. Chissà se il burattino era a conoscenza della venerazione del sindaco santo nei confronti del Duce. Inutile illudersi che ne fossero a conoscenza i giornalisti di servizio che da sempre attorniano il burattino. Tanto, anche se l'avessero saputo, si sarebbero ben guardati dal divulgare le dichiarazioni di La Pira. Quanto all'attuale centordestra e destra, per scoprire La Pira occorrerebbe la fatica di leggere, di studiare. La storia, questa sconosciuta. Meglio andare avanti con prese di distanza in prima persona, con abiure, con la negazione di se stessi. Sperando che siano gli altri a concedere qualche spazio, a gettare qualche osso per far contenti i cagnetti della finta opposizione. Incapaci di grandi pensieri, si rifugiano nella banalità del quotidiano. Senza idee, senza progetti, senza programmi. Stare bravi e puntare a qualche strapuntino. Servire il padrone di turno, abbaiando ogni tanto per far capire di essere ancora vivi, e attendere fiduciosi qualche concessione. Evitando di rendere omaggio alla tomba del Duce, ovviamente. Ma ignorando persino chi fosse La Pira a cui rende omaggio il burattino.

martedì 29 aprile 2014

Ramelli chi? Non chiedetelo al TgMatteo5

Sergio Ramelli, chi era costui? Non chiedetelo alle reti dell'ex cavaliere. TgMatteo5 ignora l'anniversario di Sergio, di Carlo, di Enrico. Deve occuparsi di Dudu e delle esternazioni del suo padrone (suo nel senso di Dudu e pure di Tgmatteo5). I morti si ricordano solo quando fa comodo. E un ragazzino massacrato a colpi di chiave inglese non fa comodo. Strano che non se ne siano accorti i super duri e puri che, con Berlu, correranno alle prossime elezioni. Guidati da un capo che si occupa di cani e gatti per evitare di occuparsi della realtà quotidiana delle persone. Il lavoro? Non è importante. Tutt'al più le legioni di disoccupati potranno trasformarsi in accompagnatori di animali da città. Magari contendendo il cibo al micio nel cortile. E la politica? La decide il burattino-piazzista. Che Berlu vedrebbe tanto bene in Forza Italia, a guidare anche la pattuglia dei fasci duri e puri. Ma non è che da altre parti vada molto meglio. Tutti indignati contro le dichiarazioni di Aledanno. E perché mai? Sono assolutamente coerenti con il percorso intrapreso da anni dall'ex sindaco di Roma. Sarebbe stato peggio un ritorno, per meri motivi elettorali, sulle posizioni di un tempo. Meglio continuare, coerentemente, sulla nuova strada. Giusto, ma perché votarlo? Il problema è identico per tutti i partiti e partitini che si autocollocano nel centrodestra. Votare per chi esalta il burattino come politico del futuro? Per chi rinnega la storia personale dei propri potenziali elettori? Per chi esclude dalle liste del Nord Ovest il proprio eurodeputato "nero" per piazzarlo al Centro sperando che perda? Per chi ha gestito assessorati alla cultura offrendo spazi solo alla cultura gauchista? Tutti questi signori hanno dimenticato che, di fronte ai loro comportamenti ed alle oscene candidature, gli elettori possono tranquillamente rimanere a casa. Cambierebbe qualcosa in peggio? Se TgMatteo5 ignora Ramelli, continueranno ad ignorarlo anche i politici della sinistra che vincerà. Se Berlu esalta il burattino, il burattino continuerà ad esaltarsi anche da solo dopo la vittoria. Se la Lega ha paura dei propri esponenti "forti", non sarà la vittoria della sinistra a creare maggiori paure. Se gli assessori del centrodestra sostengono solo la cultura della sinistra, non cambierà molto con la vittoria della sinistra. O forse sì. Perché, troppo spesso, a sinistra c'è maggiore attenzione e rispetto nei confronti della cultura di destra di quanto non capiti nella destra stessa. La sinistra offre spazi di confronto che la destra nega al proprio mondo. Per vigliaccheria o per ignoranza? Non importa. L'importante è che questa paccottaglia venga spazzata via al più presto, con i suoi esponenti bolsi, impresentabili, inaccettabili. E solo sulle ceneri si potrà ricostruire.

lunedì 28 aprile 2014

Asse Parigi-Berlino, senza il burattino-piazzista

Mentre il burattino riceve con tutti gli onori il leader abusivo dell'Ucraina, e si prepara ad imporre all'Italia un massacro economico incrinando i rapporti con Mosca (per far contenti i suoi padroni, il burattino vorrebbe che rinunciassimo a 10 miliardi all'anno di export), Francia e Germania cercano di raggiungere un accordo strategico nell'ambito dei trasporti e dell'energia. Sì, proprio quei settori che i privatizzatori ad ogni costo vorrebbero che l'Italia cedesse a qualsiasi investitore straniero. Ai francesi è arrivata una maxiofferta da General Electric per l'acquisizione di Alstom che si occupa di energia e di trasporti ferroviari (i treni Italo di Ntv li producono loro). Qualcosa come 10-11 miliardi di euro. Una cifra che, in Italia, avrebbe spinto il burattino a vendere tutti i gioielli di casa, con il Colosseo come omaggio finale. Invece i francesi - quelli che, secondo i nostri media di servizio, stanno pendendo dalle labbra di Matteo - hanno preferito frenare e si sono rivolti ai tedeschi di Siemens per cercare un accordo alternativo. Ed i tedeschi, tanto per cominciare, hanno offerto di più. Ma sul tavolo resta anche un'altra ipotesi: i trasporti concentrati nelle mani francesi, l'energia in quelle tedesche. Tanto per chiarire ai servi di casa nostra che il burattino-piazzista funziona nella vendita di balle porta a porta solo in Italia. Ma quando si fa sul serio, francesi e tedeschi si muovono senza il permesso di Matteo e dei suoi padroni. Valls e Merkel, chissà perché, non si sentono in obbligo di consultare Farinetti o Baricco, e neppure Serra. Ignoranti e provinciali, senza dubbio. Così provinciali da voler far esplodere il caso ucraino in modo da tagliare i rifornimenti eneregetici dalla Russia. Per restare al buio? No, per farci restare al buio e al freddo. Perché, guarda caso, la Germania ha già il collegamento diretto con la Russia, senza passare dall'Ucraina. L'Italia no. Dunque loro, sanzioni o non sanzioni, hanno l'approvvigionamento garantito. Ed eventualmente potranno giocare al ribasso sui prezzi mettendo in concorrenza Mosca e Washington. L'Italia, al contrario, ha perso anni ed anni per la realizzazione di South Stream e, nel caso di esplosione ucraina, si ritroverebbe a dipendere dal gas americano, shale gas. Estratto non in modo naturale, ma con pesanti eggetti sull'ambiente e con costi maggiori. Con la necessità, per l'Italia, di dotarsi di nuovi rigassificatori che non sono proprio a costo zero. Ma il burattino piazzista mica si preoccupa di questi particolari. Quanto costerebbe agli italiani questa follia che parte dalla riduzione dell'export e prosegue con i maggiori costi? Sicuramente più degli 80 euro concessi solo ad una parte della popolazione. Ma questo, i media di servizio, preferiscono non raccontarlo.

giovedì 24 aprile 2014

Test universitari per somari

D'accordo, i test per l'ammissione alle varie facoltà universitarie sono una idiozia totale. D'accordo, averli anticipati nel corso dell'ultimo anno del liceo è stata un'assurdità, in grado di dimostrare nel migliore dei modi l'assoluta inadeguatezza dei ministri tecnici. Ma i risultati, pessimi, del test per l'accesso a Medicina sono anche lo specchio di una realtà italiana che è ormai in caduta libera. Quest'anno potranno iscriversi a Medicina tutti i ragazzi che hanno raggiunto i 34,50 punti su un massimo di 90. Sarebbe, in pratica, come se venissero promossi anche quelli che, a scuola,si ritrovano con il 4. Fantastico. Una futura classe dirigente di asini. Perché è vero che l'Italia non è più quella dei paesini dove la classe dirigente era rappresentata dal prete, dal medico, dal farmacista e dal sindaco. Ma un medico resta comunque un medico. Ossia la persona a cui gli altri affidano la loro vita, i loro problemi. Sottopagati, ma pur sempre con la vita degli altri tra le mani. E se l'anticipo dei test, collocati nella fase in cui i maturandi devono anche preparare gli esami, può aver provocato una diminuzione della preparazione scientifica e spcialistica, la parte relativa alla cultura generale dovrebbe essere assodata. Dovrebbe rappresentare un bagaglio permanente ed acquisito da parte di giovani che, a fine giugno, dovranno superare l'esame di maturità. Invece, ancora una volta, si è visto che la preparazione culturale dei ragazzi è inadeguata, insufficiente. La scuola fallisce anche sotto questo aspetto. E la cultura offerta dalla società civile è quella del Grande Fratello, dei talent, dei programmi di intrattenimento è l'opposto di quello che servirebbe in un Paese normale. Figurarsi in un Paese che, sulla cultura, dovrebbe basare il proprio sviluppo. Invece si prosegue con "Amici", con "Uomini e donne" e poi si finge di stupirsi perché le tesi di laurea, anche quelle delle facoltà umanistiche, sono zeppe di errori di ortografia. L'Italia affonda e si affida ad un burattino. Nella convinzione che, seppellendo i propri risparmi, possa nascere l'albero degli euro. Ignoranti alla meta. Perché la meta indicata dai burattinieri, è quella di un Paese povero, derelitto, disperato. Pronto a tutto. E se qualcuno dimostrerà capacità, se qualcuno studierà, si preparerà, sarà immediatamente esportato. Verso quei Paesi dove le mostre dedicate alla passata cultura italiana sono un successo. Dove quattro pietre diventano un museo con visitatori paganti. Dove i castelli sono una risorsa e non un costo. Dove i tecnici non fanno i ministri e dove i burattini non escono dal teatro.

martedì 22 aprile 2014

Il Ceto medio si suicida felice

Per i media al servizio del burattino c'è una nuova parola d'ordine: la difesa del ceto medio. Ossia proprio quello che il burattino sta distruggendo. Con l'applauso di quelli che vengono distrutti. La pessima borghesia italiana viene progressivamente schiacciata verso il basso, spinta verso il baratro e si entusiasma per la strategia di chi la sta schiacciando e spingendo. Si entusiasma e lo vota. Dunque incoraggiando il burattino a proseguire su questa strada. Come funziona il meccanismo? Innanzi tutto sostenendo che l'elemosina degli 80 euro mensili è destinata proprio a rinvigorire l'anemico ceto medio. Che, secondo i servitori dei giornali e delle tv, sarebbe composto da chi guadagna meno di 1.500 euro al mese. Gli altri, evidentemente, sarebbero tutti ricchi da penalizzare con nuove tasse. E non a caso il governo del burattino sta pensando di colpire anche i pensionati che osano incassare più di 1.500 euro al mese. La soglia della ricchezza, dunque, mentre quella del benessere, sempre secondo il burattino ed i suoi servi, si colloca sopra gli 800 euro mensili. Sarebbe interessante capire come si riesca, con 800 euro al mese, a pagare bollette ed a fare acquisti da Eataly, cioé dallo sponsor del burattino. Per non parlare dell'acquisto di un'auto, magari di una Fca-Fiat. Ma al burattino ed ai suoi servi non interessa che le analisi e le proposte abbiano un senso. Basta la fuffa, tanto l'insulso ceto medio italiano si entusiasma per le chiacchiere a vuoto. Non importa la realtà, abituato com'è ai reality importati in Italia dal grande predecessore del burattino. Tutto virtuale, dalla difesa del ceto medio alle promesse di rilancio. Ed il popolo bue, che prima è stato preparato all'idea che la tv trasformi un ruttatore in un cantante d'opera, ora è convinto che con 880 euro al mese in busta paga ci si possa comprare una Jeep o pagare il mutuo per l'alloggetto al mare. Poi, nelle pagine interne dei giornali, si scopre che la disoccupazione continua a crescere e che, nel solo primo trimestre di quest'anno, la cassa integrazione ha coinvolto, a zero ore, mezzo milione di lavoratori che han perso oltre mille euro in busta paga. E non basta l'elemosina del burattino a compensare il buco. Ma il ceto medio applaude. La borghesia illuminata ed anche quella spenta è pronta a premiare il burattino ed il suo partito alle elezioni europee. Gli unici, in Europa, a premiare chi impone altri sacrifici pur dicendo di combatterli. Ed allora è giusto così. Chi applaude queste scelte sciagurate, e vota per sostenerle, deve essere penalizzato anche in futuro. Sino a quando il ceto medio sarà definitivamente azzerato. E sostituito dai milioni di disperati che il burattino sta facendo affluire in Italia con missioni pagate, ovviamente, dal ceto medio che si suicida.

sabato 19 aprile 2014

Quote rosa, quote anziani, quote giovani: purché la libertà sia limitata

"Ma io portai un po' di vino, io che di donne non ne ho". Era il '68 quando celentano e Pilade (Pilat) lanciarono una canzone che sarebbe perfetta per molti partiti e molte correnti alle prese, oggi, con il problema delle quote rosa. Il candidato piemontese del Pd, Sergio Chiamparino, si ritrova in difficoltà nel comporre il listino per le regionali perché vuole 5 uomini e 5 donne, ma almeno una delle componenti politiche del suo partito assicura di non avere donne da proporre. Forse per motivi di cadrega, forse per un briciolo di coerenza e dignità. Le donne, così come gli uomini, dovrebbero entrare in una lista - ed a maggior ragione nel listino dove non esistono preferenze - sulla base di competenze, capacità, esperienze. Non sulla base di quote protette come i Panda. Verissimo che troppo spesso i maschi non hanno offerto spettacoli entusiasmanti. Ma non è una buona ragione per pareggiare i conti sul fronte della mancanza di qualità. D'altronde l'esempio offerto dal centrodestra in questi anni non rappresenta certo uno spot per le quote rosa. Sono state inserite in lista, ed elette, giovani carine ma prive di ogni esperienza politica, prive di ogni capacità amministrativa. Scelte sulla base di altri criteri. Qualcuna semplicemente perché aveva un cognome in grado di attirare consensi. Anche se non sono mancate le sorprese. Mara Carfagna, ad esempio. Accolta con sorrisini di compatimento, con illazioni sulla sua vita privata, con ironie sulle sue frequentazioni. E poi rivelatasi una delle poche menti davvero pensanti in tutta Forza Italia. Smentendo l'assioma che una donna bella sia per forza stupida. Mentre altre, per nulla graziose, si sono rivelate per nulla capaci. L'estetica non deve essere un criterio di scelta dei candidati, e si sono visti i disastri causati dall'imposizione di politici maschi bellocci e totalmente vuoti ed incompetenti. Così come non deve essere il sesso. Se un partito o una corrente possono contare su una maggioranza di donne capaci ed intelligenti, è giusto che siano le donne ad essere più numerose in lista. Senza alcuna tutela per maschi inetti. E viceversa. Invece si vuole normare tutto, legiferare su tutto, impedire ogni libertà di scelta. Perché la libertà è pericolosa, meglio limitarla dentro confini predefiniti. Tot donne, tot uomini, tot giovani, tot anziani. E poi ci sarà l'obbligo del 50% di candidati con il cognome che inizia dalla A alla L e 50% dalla M alla Z. Perché la politica di lorsignori non è una cosa seria.

venerdì 18 aprile 2014

Grazie a Berlu, Renzi vola nei sondaggi

Italiani ingrati. Il povero Berlu è impegnato, da mesi, a far campagna elettorale a favore del burattino Matteo e cosa fanno questi maledetti italiani? Ascoltano Berlu e, nei sondaggi Ipsos, fanno volare Matteo ed il Pd. Penalizzando Berlu e la sua Forza Italia. Non doveva andare così, secondo i geniali strateghi di Berlu (fidanzata, Dudù e pochi altri). I furbetti di Arcore pensavano che, sostenendo Matteo, avrebbero acquisito meriti da trasformare in consensi e voti. Berlu che, in nome dello senso dello Stato, applaudiva ogni scemenza del burattino, avrebbe visto i sondaggi registrare consensi sempre crescenti. Sino a poter governare da solo. Magari offrendo una poltroncina anche all'amico matteo. E invece niente. Per Ipsos, infatti, non solo il Pd vola verso un risultato straordinario, ma crescono anche i 5 stelle di Grillo. Nonostante gli attacchi continui da parte dei media di servizio, nonostante la pochezza dei suoi candidati, Grillo si rafforza. E stacca, sempre più nettamente, Forza Italia. Ed allora Berlu, Dudù, fidanzata e Brambilla corrono ai ripari. Con slogan durissimi? Ingaggiando una battaglia all'ultimo sangue? Macché. Con toni soft, rivolgendosi ai moderati che, con moderazione, si stanno dirigendo verso le fila di Matteo. Con una battaglia, moderata, per gli animali e con una, in secondo piano, a favore degli anziani. Una sorta di ammissione: il futuro non appartiene a lui né alla sua squadra di famiglia. Intanto le sue reti tv continuano ad osannare il burattino, forse in cambio di una clemenza giudiziaria che non ci sarà. Berlu porterà alla rovina Forza Italia sperando che l'affaire Ruby si sgonfi. Ma quando non avrà più un partito da sacrificare in cambio di un'assoluzione, la condanna arriverà senza alcuna possibilità di salvezza. Salverà, forse, l'impero tv in mano ai figli. Ma rinunciando a far parte della Storia e rinunciando persino ad essere un elemento di satira. Eppure, secondo Ipsos, il centrodestra non sarebbe messo malissimo, nel suo complesso. Perché la caduta di Forza Italia sarebbe in parte compensata dalla crescita, modesta, degli altri partitini. Mentre il burattino, con la crescita del Pd, annienterebbe Scelta Civica. D'altronde del partito montiano ci si ricorda solo al momento dei sondaggi, sempre più negativi. In tanti, senza avere qualità, sognavano di fare i generali del Grigiocrate Monti: si ritroveranno a casa e cercheranno ospitalità in qualche altra formazione. Ma non dovrebbe andar molto meglio alla sinistra di Tsipras, secondo i sondaggi ben al di sotto della soglia minina per andare al Parlamento europeo. Un segnale evidente di una crisi ormai decennale di una sinistra che non sa parlare al popolo. Che ha sacrificato la sua gente in nome di battaglie vecchie di quasi centanni e di nuove scelte politicamente corrette ma sempre più lontane dai bisogni di chi non fa parte della gauche caviar. La sinistra che insulta i populisti è una sinistra che ignora il popolo. Che guarda agli immigrati perché si rifiuta di guardare ai disoccupati italiani che han perso il lavoro, o non l'hanno mai trovato, proprio grazie a questa politica a favore dell'immigrazione. Ma, in Italia, nessuno vuole l'etichetta di populista. La rifiuta la coppia Berlu-Dudù, la rifiuta il centrodestra, la usa malissimo la destra. E Matteo gode.

giovedì 17 aprile 2014

Genialino Alfano ha paura di madame Le Pen

D'accordo, Genialino Alfano non è mai stato particolarmente apprezzato per le sue grandi idee, per le analisi approfondite, per il suo intuito fulminante. Però è davvero deprimente che, da ministro degli Interni, non riesca a valutare il disastro dell'immigrazione clandestina, degli sbarchi continui, della criminalità dilagante se non dal punto di vista dei rischi di un successo di Marine Le Pen. Magari qualcuno dovrebbe spiegare a Genialino che madame Le Pen è candidata in Francia e non in Italia. E che gli sbarchi avvengono, senza soluzione di continuità, sulle coste italiane e non francesi. Quasi sempre nella sua Sicilia e dovrebbe sapere, Genialino, che la Sicilia non è la stessa cosa della Corsica. Macché. Se l'Europa non si muove sull'immigrazione in Italia, dice Genialino, fa il gioco della Le Pen. Nel senso che i francesi premieranno il Fn perché sceglie una politica totalmente diversa rispetto a quella italiana. Mica male come valutazione. Vuol dire che i cittadini, quando non sono ancora diventati sudditi come è invece successo in Italia, scelgono chi li rappresenta meglio, chi li tutela, che garantisce la difesa degli interessi del proprio popolo, delle sue identità, delle sue tradizioni, della sua cultura. Ma per Genialino i francesi dovrebbero vergognarsi. Dovrebbero applaudire alla non politica del governo del burattino Matteo. "Ci faremo carico della sicurezza dei cittadini e dell'accoglienza", assicura Genialino. E si vedono i successi di questa politica della sicurezza. Omicidi, furti, spaccio, prostituzione. Vai con la sicurezza. Meno male che ci sono i giornali di servizio a nascondere le notizie, a raccontare una realtà parallela. A Torino due marocchini vengono assassinati a coltellate. Probabilmente, racconta la Busiarda, si tratta di un regolamento di conti tra parcheggiatori abusivi. Il racket degli ospedali. Perché le due vittime chiedevano soldi a chi andava a trovare amici e parenti ricoverati. Dopo aver regolarmente pagato il parcheggio, doveva anche pagare gli abusivi. Un comportamento odioso, proprio perché vuol dire approfittare della disperazione di chi corre in ospedale certo non per divertimento. Ma per la Busiarda, il quotidiano degli Elkann-Agnelli, le vittime era sempre sorridenti. E incassavano soldi non per la paura degli automobilisti di ritrovarsi con la vettura danneggiata, ma per la simpatia degli abusivi. E ovviamente non mancano le dichiarazioni di chi sostiene che solo i razzisti possono uccidere due sorridenti parcheggiatori abusivi. Ecco, Genialino non lo sa ma sono gli articoli di questo tipo a far crescere i consensi per madame Le Pen. Questa ipocrisia a senso unico, questo permissivismo costantemente a danno degli italiani. Dov'erano gli uomini di Befera? Perché non riscuotevano le tasse sugli introiti di questi signori? Ah no, loro sono abusivi. Possono minacciare, incassare, guadagnare liberamente. E chiedere anche un sussidio pagato dai cotnribuenti italiani taglieggiati dai parcheggiatori e da Equitalia.

mercoledì 16 aprile 2014

La Lega sacrifica il "nero" Borghezio. Per far contento chi?

Ti piace perdere facile? La Lega Nord, soprattutto in Piemonte, deve essere diventata un'entusiasta sostenitrice della sconfitta ad ogni costo. I sondaggi danno la Lega in crescita? In forte crescita? Vietato approfittarne. Anzi, meglio cercare di sopire i pericolosi entusiasmi. Sicuramente il Piemonte rappresenta l'anello debole del rilancio del partito di Salvini. Prima la vicenda dei rimborsi in Regione, poi le alleanze e le candidature. Si va tutti insieme, no si va ciascun per sé, no si va insieme a Forza Italia. La forza delle decisioni irrevocabili. Dopodiché bisogna scegliere i candidati. E, giustamente, si eliminano quelli coinvolti nella brutta vicenda dei rimborsi. L'assessore all'Agricoltura, Sacchetto, ha preso tanti voti ma non ha preso rimborsi. Dunque il candidato ideale non solo per un posto da consigliere, ma anche per qualche ruolo di maggior spessore. Così ideale che la Lega decide di non candidarlo. Forse perché ha fatto il primo della classe e si è comportato con correttezza? Non si sa. Ma, casualmente, il traino elettorale per le regionali dovrebbe essere garantito dalla presidente della Provincia di Cuneo che, ma si tratta di pura coincidenza, è la compagna di Calderoli. Quindi il cuneese Sacchetto no e la cuneese compagna di Calderoli sì. Va beh, la Lega di lotta e che ha scelto le alleanze giuste in Europa si rifarà con le candidature per le europee. Appunto. Chi ha tenuto, in tutti questi anni, i rapporti con i movimenti euroscettici presenti a Bruxelles? Mario Borgezio, europarlamentare proveniente da Jeune Europe e diventato il più battagliero esponente del leghismo di lotta e non di governo. Dunque il più autorevole ed indicato per garantire il collegamento, anche in futuro, dei movimenti euroscettici. E, infatti, Borghezio viene cancellato dalle candidature per il Nord Ovest, dove è sempre stato eletto, e dirottato nella circoscrizione Centro, dove la Lega non eleggerà nessuno. Cui prodest? A chi deve rispondere Salvini? Chi deve far contento? Perché è evidente che i voti di Borghezio, i tanti voti "neri" per il partito "verde", non saranno automaticamente trasferiti sui candidati leghisti imposti dall'alto. Qualcuno potrà andare ai Fardelli d'Italia, qualun altro a Grillo. Ma, soprattutto, in prospettiva verrà a mancare il collante per tenere unito, a Bruxelles, il fronte euroscettico. Inutile farsi fotografare con Marine Le Pen quando la prospettiva è di evitare ogni rapporto proficuo dopo il voto europeo.

martedì 15 aprile 2014

Moretti a Finmeccanica: perfetto per la svendita

Quando i calciatori "bolliti" vedono ridursi, al rinnovo del contratto, l'ammontare dello stipendio, minacciano di trasferirsi e millantano richieste in arrivo da grandi squadre di tutto il mondo. Poi, però, i campioni a fine carriera trovano ancora ingaggi milionari in Paesi dove il calcio non è di altissimo livello mentre i mancati campioni si accasano in serie B per concludere la carriera. Quando Mauro Moretti, amministratore delegato delle pessime Ferrovie italiane, ha temuto che volessero ridurgli il suo modesto compenso di 850mila euro all'anno, si è arrabbiato e ha fatto confronti con i suoi colleghi di Germania e Francia. Peccato che tedeschi e francesi l'abbiano ignorato: nessuna offerta milionaria per strapparlo all'Italia e portarsi a casa un manager che, in regime di monopolio, ha migliorato i conti tagliando i dipendenti e peggiorando il servizio per i pendolari e per chi era costretto ad utilizzare i treni "normali". Ma il burattino Matteo poteva lasciarsi scappare un simile campione dell'industria internazionale? Certo che no. E l'ha piazzato come amministratore delegato di Finmeccanica. Che, essendo quotata, non ha vincoli di stipendio per gli amministratori delegati. Fantastico! Già, ma le competenze? Beh, non si può pretendere troppo. Così, grazie ai nuovi governi, Finmeccanica ha come presidente un superpoliziotto e come amministratore delegato un ex sindacalista Cgil transitato per le Ferrovie. Gli uomini giusti nei posti giusti. Non sai fare una cosa? Puoi sempre dirigerla. Peccato che in Finmeccanica lavorino decine di migliaia di persone che avrebbero bisogno di qualcosa di più di un tagliatore di dipendenti. Peccato che molte delle aziende di Finmeccanica siano strategiche per l'Italia e avrebbero bisogno di qualcosa di diverso rispetto ad un tagliatore di servizi. C'è da chiedersi perché Moretti sia sempre stato così protetto. Dalla sua sinistra e pure dal centrodestra e dalla destra. Tutti pronti ad osannarlo nonostante i treni fermi per due centimetri di neve. Tutti pronti a far finta di niente di fronte alla strage nella stazione di Viareggio. Tutti pronti a difenderlo per i continui ritardi dei treni. Perché? Qualche ipotesi serpeggia, ma è meglio non parlarne, in un'Italia a giustizia variabile. E poi, in fondo, la nomina di Moretti non è l'unica a suscitare perplessità. Emma Marcegaglia è stata collocata alla presidenza dell'Eni per premiarla delle voragini create nel bilancio del Sole durante la sua presidenza di Confindustria? Si è pensato che un'esperta in voragini fosse pratica di perforazioni petrolifere? Mah.. Tanto l'opposizione non esiste. Berlu baratta qualsiasi cosa con il suo mancato arresto, i fardelli d'Italia non han mai protestato contro gente come Moretti. Va bene così, allora. La svendita del Paese potrà procedere celermente.

lunedì 14 aprile 2014

Cambiare la sinistra? Con il "nuovissimo" Chiamparino

Come si definisce un grande successo? Dipende da chi lo definisce. Per i Fardelli d'talia del Piemonte, ad esempio, 1.500 voti alle primarie regionali su oltre 4milioni di abitanti rappresentano un grande successo, una grande partecipazione. Per il Pd 4mila partecipanti cammellati all'incontro con Renzi e Chiamparino rappresentano un grande successo. Per La Busiarda la piazza piena che accoglie il candidato (non proprio entusiasmante) dei grillini è semivuota. L'importante è accontentarsi, in questa stagione difficile per la politica. Molto difficile, indubbiamente. E' sufficiente scorrere l'elenco dei candidati per rendersene conto. Il burattino Matteo straparla a proposito dell'assoluta necessità per la sinistra di cambiare, per evitare di diventare come la destra. Ed è così forte il rinnovamento che il burattino dice queste cose presentando il candidato Chiamparino, cioé la negazione assoluta del cambiamento. E che sta preparando la squadra di governo del Piemonte attingendo all'usato sicuro. Beh, di sicuro c'è solo che sarebbe meglio se venisse rottamato. Si parla dell'ex amministratore delegato della Fiat, Cantarella. L'uomo di ogni dissesto e, guarda caso, di ogni nomina o tentativo di nomina da parte di Chiamparino. Si parla del recupero dei protagonisti, in negativo, dei maxiregali ai gestori dei Murazzi o di un grande mercato coperto. Con il corollario di personaggi che hanno succhiato tutto il possibile in occasione delle Olimpiadi invernali del 2006. Alzati e cammina! E loro, i pessimi esponenti della corte, si sono rialzati e stan già correndo. Ma di fronte a questa situazione, cosa fa il centrodestra in quello che è considerato il laboratorio per il futuro dello schieramento a livello nazionale? Procede in ordine sparso, e potrebbe anche essere un bene, visto che la vicinanza ideologica è ridottissima ed assomiglia troppo spesso ad una comunanza di interessi. Sicuramente non è un bene che proceda con personaggi discussi, discutibili e privi di ogni programma. Qualcuno è già pronto ad allearsi con Chiamparino per guidare la Regione. Perché la crescita dei 5 stelle potrebbe determinare una vittoria dell'ex sindaco come presidente ma senza la maggioranza in consiglio. E sul carro dei vincitori potrebbero salire in tanti. Perlomeno vorrebbero. Mentre chi deciderà di rimanere comunque all'opposizione avrebbe perlomeno bisogno di scuole di partito e di bagni di umiltà per riprendere contatto con la realtà. Che non è solo quella dei grandi costruttori. O dei grandi fornitori e operatori della sanità.

mercoledì 9 aprile 2014

Alba Dorata? Sarà il nome di un biscotto

C'era una volta Alba Dorata. Non c'era servizio sulla Grecia che non si occupasse dei brutti e cattivi esponenti del movimento neonazista, razzista, xenofobo etc etc. Poi un po' di arresti immotivati (mica siamo gli unici, in Italia..) e la cortina del silenzio è calata sul movimento dell'estrema destra greca. Non a caso, quando si parla di movimenti euroscettici in vista del voto di maggio, per la Grecia ci si occupa solo ed esclusivamente del partito della sinistra che, altra coincidenza, correrà insieme alla sinistra italiana proprio per le Europee. Probabilmente Alba Dorata è sparita dall'interesse generale perché i suoi consensi, in Grecia, sono precipitati. Ormai se ne parla come se Alba Dorata fosse il marchio di una confezione di biscotti del mattino andati a male. Poi, però, spulciando le rare informazioni che riescono a superare la cappa di silenzio, si scopre che i sondaggi sarebbero tutt'altro che negativi. Forse è per questo che è meglio tacere. Già non si è potuto nascondere il successo della maledetta Marine francese, poi si è creato il panico con il successo di Jobbik in Ungheria, da Kiev arrivano segnali poco rassicuranti. Un bel tacer non fu mai scritto. Dunque si tace e non si pubblica. E se proprio si deve parlare, si fa come al TgMatteo5, il tg di Berlu che imbarca la Destra di Storace in nome di una santa alleanza e poi utilizza la propria rete per criminalizzare il dissenso in Europa. I servizi dall'Ungheria sono semplicemente disgustosi, e non sono gli unici. Si spera, per Berlu e famiglia, che almeno fruttino qualcosa in termini di benvolenza del governo Renzi nei confronti delle attività economiche dell'ex Cav. Perché, a livello politico, la sua strategia si sta rivelando un completo fallimento. I sondaggi, cioé l'unico faro della non-politica di Berlu, sono pessimi, al limite del disastroso. Per Pagnoncelli, e per quel che vale, il Pd vola oltre il 32%, Grillo supera il 22 e Forza Italia scende al 20%. Complimenti ai grandi esperti di strategia di Berlu. Sicuramente arriveranno applausi dalla Lega Nord che, nell'arco di un mese, ha guadagnato più di 2 punti, ha superato la fatidica soglia del 4% e ora punta a superare anche il 6%. Già, la Lega di Salvini che, grazie a Borghezio, ha stretto accordi con i vari movimenti della destra europea. A partire dal Fn francese che, a sua volta, si è alleato con Jobbik. Persino Ncd, in alleanza con Casini, ha superato il 5%. Tutti in crescita, tranne chi è convinto che Dudù sia il simbolo perfetto per conquistare i voti. E che quindi, per non spaventare Fido e Micio, preferisce che il TgMatteo5 oscuri Alba Dorata e criminalizzi Jobbik. Berlu l'alleato, secondo Storace. Ed allora godiamoci il burattino Matteo e fidiamoci dei resoconti zerbinati dei tg e dei giornali: la manovra è una meraviglia, la povertà è un diritto per tutti, i pensionati devono morire di fame e la crescita più bassa di quella greca è un obiettivo fantastico. Già, la Grecia cresce più dell'Italia. Forse perché i gruppi di opposizione sanno fare opposizione, anche dura, e impongono strategie che non siano di puro massacro.

martedì 8 aprile 2014

La qualità? Costa e dunque non serve. In politica come in economia

La qualità? Non interessa a nessuno, in questo Paese allo sbando. Tutti, però, ne parlano, la promettono, ne discutono. Per poi accantonarla. In politica, in economia, nella scuola, nella cultura. Non serve, semplicemente perché costa. Lo si vede, d'altronde, nella composizione delle liste elettorali. E' vero che pagare tanto i parlamentari italiani ed europei o i consiglieri regionali non è una garanzia di qualità, come si è perfettamente visto negli ultimi anni. Ma il non pagarli adeguatamente, come vogliono i grillini, di sicuro garantisce la fuga delle persone che hanno competenze, capacità, professionalità e che si ritroverebbero a dover rinunciare a parte dei propri introiti lavorativi. Forse è una scelta ben precisa e meditata, perché se gli eletti non hanno competenze, sono obbligati a farsi guidare dal guru, dal capo supremo. Almeno sino a quando non si montano la testa e si illudono di avere capacità proprie. Con le conseguenze che si son viste. E gli altri? Abolite le scuole di partito, in nome dell'austerity (in inglese fa più figo e renziano), si cooptano i camerieri dei banchieri sulla base della loro fedeltà al capo. Competenze? Qualità? Macché, non servono. Basta osservare qualche ministro per rendersene conto. I portavoce di Matteo portano davvero la voce, nel senso che ripetono a memoria i mantra del capo. Ma non va certo meglio sull'altro fronte. Idee? Manco una. Forse temono che siano a pagamento. E poi non saprebbero dove andarle a comprare. I soliti nomi, le solite fidanzate trasformate in elette, i soliti slogan. Tutto già visto. Così il prodotto non richiede nuova spese per farlo conoscere. Usato sicuro. Usato sicuramente da non acquistare. E se la politica non investe in qualità, non lo fa neppure il mondo dell'economia. Impegnato a pretendere leggi sempre più vessatorie nei confronti dei lavoratori. Alla generazione mille euro è subentrata quella da 800 euro. Al mese e per lavori precari. In cambio si vorrebbe qualità? E perché mai? Gli schiavi forniscono mano d'opera, non colpi di genio. Ma ad ogni convegno pubblico son tutti lì a lodare i collaboratori, a ricordare il ruolo fondamentale della risorsa umana. Purché sia gratis. 800 euro al mese sono il miglior incentivo per la fuga dei cervelli. Che infatti fuggono. E la qualità? Non si fa più, ma si continua a parlarne. In convegni sempre meno affollati, in discussioni sempre più inutili. L'americana Gm lancia, anche in Italia, una pubblicità della Opel in cui si ricorda che la produzione è fatta in Germania con qualità tedesca. Noi vantiamo lo stile americano su auto fabbricate in Polonia? Ma abbiamo ancora la grande risorsa della cultura. Reperti archeologici, musei, architettura urbana. Già, anche in questi casi la qualità costerebbe, dunque se ne fa a meno. Così Pompei può crollare, i musei possono incassare, tutti insieme, quanto incassa il solo Louvre, le città vengono umiliate dalle opere orrende o banali delle archistar italiane sopravvalutate. Beh, almeno le archistar vengono strapagate. Come tutti i vertici di questo "sistema Italia" ormai pronto a digerire anche le ultime briciole del grande pasto.

lunedì 7 aprile 2014

Jobbik oltre il 20%: una sconfitta

"E' andata male, non abbiamo raggiunto gli obiettivi". Autocritica di qualcuno dei leaderini delle destrine italiane dopo uno zerovirgola a qualche consultazione? Macché. Gabor Vona, leade del partito ungherese Jobbik, commenta con amarezza il risultato delle elezioni. Il suo partito è stato spazzato via? Assolutamente no. Ha perso consensi? Neppure. Jobbik cresce di 4 punti e supera il 20%. Ma Vona è insoddisfatto. Ha superato le più rosee indicazioni dei sondaggisti (oddio, per i sondaggisti le indicazioni di crescita rappresentavano una triste prospettiva), ma non va bene lo stesso. E non basta che Jobbik sia stato premiato dai giovani ungheresi, il che rappresenta un potenziale di crescita per il futuro. Voleva ancora di più. Forse, semplicemente, voleva essere determinante per la maggioranza qualificata che potrà consentire al premier Orban di modificare a suo piacimento la costituzione, così come ha fatto negli ultimi periodi. O forse, ancora più semplicemente, Vona è molto ma molto diverso dai leaderini italiani. Quelli che si eccitano se conquistano l'1%, che vanno in brodo di giuggiole se eleggono un consigliere circoscrizionale, quelli che non hanno prospettive o futuro. Jobbik è un'altra cosa. E può permettersi di esprimere insoddisfazione per un incremento del 4% ed un risultato superiore al 20%. D'altronde i media italiani hanno subito festeggiato il risultato di Budapest. La marea nera è stata fermata. Oddio, è cresciuta e non poco, ma la paura fa dire sciocchezze. A partire dal sempre più indecente TgMatteo5. Ma non sono stati solo i giornalisti a mostrare il lato peggiore, patetico o squallido a seconda dei personaggi. I politici del centrodestra e del centrosinistra hanno sottolineato il grande risultato dell'amico Orban, del democratico Orban, di quell'Orban che fa parte del Ppe. Con una faccia di bronzo che supera ogni livello, han fatto finta di dimenticarsi di tutto ciò che avevano detto contro Orban sino a pochi giorni or sono. Fascista, razzista, antisemita, antizingari, negatore della democrazia, dilettante economico. C'è solo l'imbarazzo della scelta e della citazione. Gli interventi del governo magiaro contro la Bce, contro il Fondo monetario, per cambiare la costituzione, per imbavagliare i media locali, per tutelare la popolazione autoctona erano finiti nel mirino dei democratici politici italiani (camerieri dei banchieri) e dei loro giornalisti di servizio (camerieri dei politici). Tutto il male possibile contro l'artefice del risanamento economico dell'Ungheria grazie al rifiuto delle politiche economiche e finanziarie che Bruxelles tentava di imporre. Ma oggi tutto è dimenticato, Orban è un mito del centrodestra e della parte anche sinistra del Ppe. E si celebra il suo trionfo, anche se ha perso voti, finiti proprio a Jobbik. Ma va bene così, per le facce di bronzo italiane. Sperando che da Budapest nessuno pensi di guidare il Ppe sulle sue posizioni o le destre sulle posizioni (ed i comportamenti) di Jobbik.

giovedì 3 aprile 2014

Votare? Perché? Per chi?

Perché votarli? Perché votare? Perché legittimare un sistema marcio ed autoreferenziale che non ha alcun rispetto né per gli elettori né per la democrazia in sè? Il Senato è un costo, nel vuoto intellettuale del burattino, e va abolito. Ovviamente togliendo soltanto il diritto di eleggerlo. Ma in questo modo si eliminerà solo una minima parte della spesa. Perché il costo maggiore, il burattino lo sa ma non lo racconta, non è rappresentato dalle retribuzioni e dai rimborsi ai senatori, ma dal mantenimento di tutta la struttura che sta intorno. Barbieri strapagati come i commessi, come i funzionari, come gli addetti di ogni ordine e grado. Un esercito che costa molto di più dei senatori, che ha bisogno di uffici e spazi vari, e che non verrà toccato dalla trasformazione del Senato. Ma non si deve raccontarlo. Ed i media di servizio provvedono a non raccontarlo. L'importante è far passare l'idea che la libertà di scelta sia un lusso che non possiamo più permetterci. C'è una casta che decide per il male di tutti e per il benessere proprio. A cosa serve il voto? D'altronde, per come vengono impostate, le elezioni servono solo per riconfermare la medesima casta di pessimi politici ed ottimi affaristi. Con le debite eccezioni, ovviamente. Ma non si può vivere di eccezioni. La preparazione delle regionali, in Piemonte, è un esempio perfetto. Il centrodestra diviso, litigioso, con esponenti che sognano il posto da assessore ma hanno paura di presentarsi per evitare di farsi umiliare da avversari interni. Con i soliti nomi, la solita gente, le solite parole e la solita mancanza totale di idee e di programmi. No, non è vero, un programma esiste: collocare gli amici in qualche posizione di comodo, utile per il benessere della casta. E poi una politica culturale appaltata agli avversari per evitare problemi, perché l'importante è concentrarsi sui lavori pubblici, sulla gestione di aziende pubbliche. Ed il centrosinistra? Ormai facile vincitore con il traino di Chiamparino e per la mancanza di avversari (c'è tempo per individuare un candidato alternativo, basta l'ultimo giorno utile, per perdere e chiedere qualche favore in cambio), ha già visto ricomparire i vecchi cadaveri della malapolitica precedente. I super esperti collocatori dei parenti e degli amici. Tutti pronti a trasferirsi dal Comune alla Regione. Perché l'indebitamento di Torino può essere replicato su più vasta scala. Tanto ci si conosce tutti, si può tornare a far lavorare figli e nipoti con il plauso generale. Alternative? Praticamente nessuna. Certo, ci sono i grillini ma non si sa neppure chi siano. E se è sufficiente non essere conosciuti dagli ex sindaci per non far parte della casta, non è detto che sia sufficiente per guidare una regione.

mercoledì 2 aprile 2014

Matteo: 800mila nuovi posti di lavoro. Falsi

Il burattino Matteo copia Berlu. Ma lo fa in dimensione ridotta. Se Berlu, all'apice del successo, aveva promesso un milione di posti di lavoro, il pinocchio di turno ne promette solo 800.000. Tanto, per quel che costa promettere.. Ma sull'occupazione giocano tutti. A partire dall'incredibile ex ministra mai rimpianta Fornero che, sul quotidiano di famiglia (La Busiarda), difende la sua riforma e assicura che era stata fatta per creare nuova occupazione, soprattutto giovanile. Mille posti di lavoro cancellati ogni giorno: questo è il brillante risultato di una che va anche all'Università ad insegnare economia. Revocare i titoli accademici, no? Matteo, però, ha altre ambizioni. E può contare sull'appoggio incondizionato della maggior parte dei media, a cominciare da quelli che, in teoria ma solo in teoria, dovrebbero collocarsi dalla parte opposta dello schieramento. Così nessuno si prende la briga di far notare che 800mila posti di lavoro, nell'idea del burattino, non corrispondono a 800mila persone che lavorano per tutto l'anno. Se no, cosa inventavano a fare questi bei proclami sulla flessibilità? Che poi, in realtà, non hanno neppure il pregio dell'originalità ma sono semplicemente copiati e riadattati. Tre mesi di lavoro per ciascuno, nella concezione della banda Farinetti-Serra-Matteo, fanno 4 posti di lavoro. Precarietà a vita, senza tutele, senza un salario decente. Fingendo di non capire che la povertà genera altra povertà e disoccupazione ulteriore. Ma loro, i signori della banda che sgoverna e mente, proseguono imperterriti sulla strada di tasse che il TgMatteo5 non vede, sull'aumento di tariffe locali, su multe a tutto spiano per ripianare i bilanci dei Comuni. Tutti insieme, appassionatamente, grandi (per dimensioni, non per capacità) imprenditori e politici. Dalle Università spiegano che i ricercatori non possono e non devono essere assorbiti, se non in piccola parte, dagli stessi Atenei. Ricercatori e dottorandi acquisiscono competenze, capacità, specializzazioni che devono servire per lo sviluppo delle aziende, delle imprese piccole e grandi. Ma, ovviamente, la qualità di questi giovani deve essere premiata sia in termini di mansione sia in termini di guadagno. Ha un progetto in merito, il burattino Matteo? Il suo guru Serra gli ha detto qualcosa a proposito o si è limitato ad ordinargli di spedire all'estero la meglio gioventù italiana? Vogliamo offrire flessibilità e precarietà a ricercatori che avrebbero bisogno di serenità e di progetti di vita precis per potersi dedicare alla ricerca nelle aziende, per le aziende? Ecco come si riduce la disoccupazione giovanile, secondo il governo: non aumentando gli occupati, ma spedendo all'estero i disoccupati. Così le statistiche migliorano e l'immagine del burattino è salva. D'altronde chi si mette ad urlare, sui media italiani, che il "re è nudo"? Ma perché mai, allora, qualcuno dovrebbe votare per l'opposizione a Renzi quando il principale oppositore (teorico) utilizza le sue tv per sostenere il burattino premier?

martedì 1 aprile 2014

E la presidentessa dichiarò guerra al turismo

La "presidentessa" vuole gli hotel a 5 stelle per i migranti, quelli che costano all'Italia, pur senza hotel, una cifra enorme e non più sostenibile. Offrendo, magari, un soggiorno pittoresco nel Cie ai turisti che spendono per visitare l'Italia. La presidentessa può pensare ciò che vuole, può ospitare chi vuole. Ma a casa sua. Perché, nel suo ruolo, non dovrebbe ignorare una sostanziale differenza. Quella che, tra l'altro, permette a lei di ricevere un mega stipendio e di pagare un'altra montagna di soldi ai suoi troppi collaboratori. Perché il turismo, in Italia, rappresenta una voce importante del Pil. Decisamente insufficiente se confrontata con le potenzialità italiane, ma sicuramente importante. E l'intero settore vive perché i turisti arrivano, spendono, pagano gli stipendi e pagano le tasse relative. La presidentessa dovrebbe anche ricordarsi che, ancora per qualche tempo, una parte consistente del fatturato alberghiero e dei ristoranti è legata al turismo italiano. Già, perché purtroppo per i "bobo" italiani, questi fastidiosi connazionali hanno ancora il cattivo gusto di infastidire le vacanze dei radical chic con la loro inutile presenza. Italiani o stranieri, ma paganti. Mentre i migranti che tanto piacciono alla presidentessa non solo non pagano, ma costano alle casse pubbliche. Pinzillacchere, direbbe qualcuno. Mica tanto, direbbero albergatori e ristoratori. E lo direbbero pure i tanti italiani costretti a pagare le tasse per mantenere i falsi migranti che, invece, sono assolutamente stanziali nelle periferie urbane. In roulotte e, sempre più spesso, in villette riservate solo a loro mentre gli italiani non ne hanno diritto. Però è troppo facile negare i diritti agli italiani. Ci pensa già il burattino Matteo, sostenuto dai media di servizio a cominciare da TgMatteo5, con tasse e tariffe in costante aumento e costantemente nascoste. E poi provvederà con tagli alle pensioni. Degli italiani, sia chiaro. Ma la presidentessa va oltre. Il cuore oltre l'ostacolo (il cervello deve essere andato da qualche altra parte). E parte lancia in resta contro i turisti stranieri che, in Italia, sono quasi gli unici a potersi permettere hotel e ristoranti di lusso. Basta con i vostri soldi, e se proprio volete spenderli in Italia, dormite all'aperto, pagando mille euro a notte, o in camere con il bagno rotto ed il materasso sfasciato. Il vostro lusso offende chi arriva in Italia senza essere invitato e si ritrova a spacciare tutto il giorno per conquistare un reddito adeguato. Il vostro lusso, che consente di pagare le tasse e mantenere le associazioni che aiutano i migrani, ostentatelo altrove. In Francia, in Spagna, in Grecia. I vostri soldi non li vogliamo. Tutt'al più potete mandarceli senza neppure venire ad infastidirci con la vostra presenza. Li accetteremo malvolentieri, ma li prenderemo lo stesso. Così come siamo pronti ad accogliere i malati di Ebola, contagiosissimi. 100 morti negli ultimi giorni e nessun provvedimento per controllare chi arriva. Ma si provvederà, prossimamente, assicurano i responsabili. Con calma, perché la priorità è cacciare i turisti del lusso, quelli che comprano i nostri vini ed i nostri salumi. Poi, quando l'epidemia si sarà diffusa anche in Italia, si potrà provvedere a frenare gli arrivi.