lunedì 30 novembre 2015

I prof cancellano il Natale ma non rinunciano alle vacanze natalizie

Prima un ministro (Poletti) che invita i giovani a non perder tempo con la preparazione degli esami universitari ed a puntare ad una laurea veloce anche con voti bassi. Poi un dirigente scolastico che vieta le feste di Natale per non urtare la sensibilità di stranieri accolti in Italia e con la pretesa di determinare le tradizioni nostrane. Il tutto mentre il bugiardissimo annuncia regali di 500 euro ai diciottenni per andare al cinema o ai concerti in nome della in cultura dell'era Pd. Non è un caso che questo governo di incompetenti punti ancora una volta sulla scuola per ridurre preparazione, competenza, cultura, conoscenza. A che serve approfondire un argomento, all'Universita', quando poi i laureati possono aspirare a lavori dequalificati? Se un ingegnere viene pagato come qualsiasi dipendente che non abbia perso tempo a studiare? Ma l'attacco alla cultura deve partire da prima, dall'inizio del percorso scolastico. Cancelliamo il Natale perché è divisivo, spiega il dirigente scolastico. Perché non possiamo offendere i bambini di altre religioni. Che, infatti, si offendono. E si offendi pure i loro genitori. Per i  canti di Natale? No, si offendono perché vengono cancellati. E sono fantastiche le interviste fuori dalla scuola del preside politicamente corretto. Con genitori musulmani che spiegano di non avere nulla contro il Natale e, anzi, di festeggiarlo anche loro. E con le mamme ignoranti italiane che difendono il preside che ha cancellato la festa per non irritare gli stranieri. Ma se invece di parlare ai giornalisti provassero a parlare con le famiglie islamiche che la festa la vogliono, non sarebbe meglio? Ovviamente non potevano mancare i giornalisti politicamente corretti, a partire da quelli del Tg5, impegnati a spiegare che portare un presepe davanti a quella scuola rappresenta una evidente provocazione. Ma se gli insegnanti ignoranti credono almeno un poco alle boiate che dicono, perché non danno prova di un minimo di coerenza e rinunciano alle ferie legate alle festività divisive? Perché non restano a scuola, rinunciando agli straordinari ed ai festivi pagati, per accogliere durante le vacanze di Natale tutti i bambini e ragazzi che non vogliono festeggiare? Un po' di ripasso, un aiuto nello studio dell'italiano, un approfondimento delle leggi laiche dello Stato. Suvvia, prof, un briciolo di coerenza.

giovedì 26 novembre 2015

Anche in Italia turismo in calo per il terrorismo

Servizi giornalistici a raffica per spiegare che Bruxelles e' una città morta e che Parigi e' quasi alla fame per mancanza di turisti. Effetto, inevitabile, degli attacchi dei terroristi che - ha spiegato questa mattina una giornalista del Tg 5, "sparavano addirittura ad altezza d'uomo". Certo, sarebbe bello che i terroristi sparassero in aria e magari a salve, ma diventerebbe difficile creare il panico. Perché è questo il loro obiettivo. Hanno distrutto, con 3 attentati, il turismo in Tunisia, hanno fatto altrettanto in Egitto mentre ora lo scontro tra Ankara e Mosca penalizzerà il turismo in Turchia. Dunque grande festa a Roma dove, senza far nulla, il governo si aspettava grandi soddisfazioni dal turismo in formato Giubileo. E invece stanno arrivando le delusioni. Le prenotazioni non sono all'altezza delle aspettative. E i dis informatori spiegano che la colpa e' dei francesi perché i pellegrini non vogliono passare per gli aeroporti transalpini. Come se non esistessero alternative per raggiungere Roma senza far scalo a Parigi. La realtà e' che non bastano i tag anti terroristi del bugiardissimo per rassicurare i pellegrini ed i normali turisti. Non bastano i sorrisi ebeti di Alfano. Perché l'invasione incontrollata di clandestini,profughi e finti profughi e' sotto gli occhi di tutti. E non rassicura nessuno. Tanto meno gli italiani, alle prese con rapine e aggressioni sempre più frequenti. E con deliranti sentenze che rimettono in libertà i criminali prima ancora che finiscano in carcere. Quando poi si aggiungono i servizi sulle auto della polizia e dei carabinieri, mal funzionanti quando riescono a partire, sulle armi antiquate e sui giubbotti anti proiettile inutili, la tranquillità diventa un optional. Di sicuro non il modo migliore per incentivare il turismo. Perché è vero che l'attentato terroristico e' una eventualità molto remota, ma le aggressioni, gli scippi, le rapine sono una costante. Come le sentenze ignobili a tutela dei criminali. Meglio stare a casa, allora. Aspettando le aggressioni e le rapine di Equitalia. Che Bel Paese.

mercoledì 25 novembre 2015

Il bugiardissimo compra il voto dei diciottenni

500 euro ai diciottenni per poter andare, a spese pubbliche, ai concerti di Fedez e J-Ax. La demagogia del bugiardissimo ormai non conosce confini. Bisogna garantire al Pd una massa di nuovi elettori, visto che quelli meno giovani cominciano ad andarsene. E allora cosa di meglio di un bel regalo? Dopo gli 80 euro arrivano i 500, pagati dai genitori dei beneficiari, mica dal bugiardissimo. Ma il diciottenne che potrà ascoltare gratis un concerto del proprio beniamino non si chiederà chi ha pagato davvero. Sarà contento e basta. Poi solo un bugiardo cialtrone, sostenuto dai dis informatori di servizio, può far credere che ascoltare Fedez sia una forma di tutela della cultura europea ed un attacco all'Isis. Ma in questa Italia mentalmente ritardata, ci saranno milioni di idioti che ci crederanno. Magari anche tra i diciannovenni che si arrabbieranno per non avere diritto ai 500 euro. Forse, i soldi, sarebbe stato meglio spenderli per sostenere attività culturali vere, magari intelligenti. Invece di sprecarli per ascoltare rumori strani, onanismi intellettuali, per visitare mostre dove sono esposte opere che le sane donne delle pulizie considerano immondizia e, giustamente, gettano tra i rifiuti. Ma se poi il diciottenne spende i soldi pubblici per un concerto di un artista statunitense o per una mostra di uno scultore giapponese, la difesa della cultura europea come si giustifica? E l'immondizia scambiata per arte contemporanea può davvero servire a combattere i tagliagole dell'Isis? Forse, di fronte a certe esibizioni di rumori spacciati per musica e di spazzatura spacciata per arte, verrà voglia di aiutare i tagliagole. A patto che, invece di distruggere i capolavori del passato, si impegnino ad eliminare le grandi opere d'arte del presente.

lunedì 23 novembre 2015

Putin bombarda i terroristi, il bugiardissimo li tagga..

Rinunciare alla Libertà in cambio della Sicurezza? Si potrebbe scegliere la strada della rinuncia oppure quella del coraggio, se solo ci fosse la possibilità di scegliere. Se solo venisse richiesto, ai sudditi, di decidere. Invece no. A decidere sono gli stessi cialtroni che hanno determinato la situazione di pericolo. Per incapacità o per calcolo? I complottisti sono convinti che tutto risponda ad un piano preciso. E magari hanno ragione. Poi, però, si guardano i visi del fratello stupido di Marino, in Francia, o del prode Alfano in Italia. E qualche dubbio sulla loro capacità di individuare strategie sorge spontaneo. In ogni caso la scelta di lorsignori e' stata quella di limitare la libertà, la nostra, in cambio di una sicurezza che continua a mancare. Eppure il bugiardissimo ha giurato che lui tagghera' i terroristi. Non c'è dubbio che una minaccia di questo tipo spaventerà a morte Isis e accoliti vari. Un modello di antiterrorismo che tutto il mondo ci invidia. Basta con quelle buffonate alla Putin che bombarda i tagliagole e ne ammazza a centinaia. E che sarà mai, signori miei? Il bugiardissimo i terroristi li tagga. Countach! Pare che il Califfo in persona sia pronto ad arrendersi a Putin piuttosto di finire in un post del bugiardissimo. O, addirittura, in un Twit. Mille volte meglio Guantanamo, piuttosto di un tag del bugiardissimo. Intanto, nell'attesa del tag risolutivo, si blindano tutti e tutto. In Belgio si chiudono le scuole, si cancellano spettacoli e partite di calcio, si oscura FB. In Francia il fratello stupido di Marino vieta ogni manifestazione. Mica male, come idea, in vista del voto di dicembre che avrebbe potuto massacrarlo. Vietiamo all'opposizione di informare e protestare. E le frontiere? Controlli rigorosi per tutti gli Europei che arrivano da Paesi extra Ue, Svizzera compresa. Ma gli invasori che sono stati lasciati liberi di attraversare l'Europa a decine di migliaia? Beh, loro vanno dove vogliono. Tanto, se nella folla ci fossero anche i terroristi, i rischi non ci sarebbero: di fronte alla minaccia di essere taggati dal bugiardissimo, tornerebbero immediatamente a farsi bombardare da Putin.

martedì 17 novembre 2015

Guerra di religione? Si, in nome del dio denaro

Guerra di religione? Che assurdità. La guerra di religione ci può essere quando ci sono due che combattono e due religioni che si oppongono. Ma il cristianesimo si è trasformato in una sociologia senza alcun riferimento al sacro. Ed è pronto ad accettare qualsiasi compromesso e qualsiasi imposizione pur di non combattere. Allora guerra di civiltà? Macché. Quale sarebbe la civiltà in guerra? L'Europa ha rinnegato ogni riferimento alla propria storia, alla propria civiltà. Per abbracciare il nulla, attenta solo al denaro, prona ad ogni intimazione politicamente corretta. Allora è una guerra tra culture? E' interessante notare come la memoria degli aggrediti sia corta, cortissima. Eppure sono trascorsi pochi anni da quando le banlieues parigine (ma anche quelle londinesi) esplodevano. Con rivolte guidate dai fratelli maggiori di quelli che oggi si fanno esplodere ammazzando a casaccio. Cialtroni vestiti allo stesso modo dei figli dei bobo dei quartieri bene di Parigi. Le stesse braghe calate, le stesse mutande, gli stessi cappellini da idiota messi a rovescio. Gli stessi rumori fastidiosi spacciati per musica e gli stessi spacciatori di sostanze varie. Non è un caso che molti terroristi, e ancor più seguaci dell'Isis trasferiti in Siria, provengano dalle galere parigine dove soggiornavano per reati comuni. Ed allora di quale cultura si parla? Hanno indottrinato dei criminali comuni, trasformandoli in criminali politici. Ma erano criminali che, già prima, odiavano la Francia, l'Europa. Perché non ne facevano parte. E non per una inesistente appartenenza all'Islam. Così come non fan parte della cultura italiana ed europea tutti i ragazzotti italiani da infinite generazioni che hanno rinnegato la propria appartenenza per abbracciare il nulla americano. Guerra tra chi, allora? In nome di chi? Dell'Islam di Avicenna ed Averroe'? Ma per piacere, non ne conoscono neppure l'esistenza. Combattono e uccidono semplicemente in nome del lavaggio del cervello (del piccolo cervello) operato da servi fedeli dei guardiani di capre trasformati in ricchissimi sauditi. Senza cultura, senza dio al di fuori del denaro. Foraggiatori di ogni caos perché nel caos si arricchiscono. Con la complicità di chi, in nome dello stesso dio, va ad ossequiarli per ottenere qualche investimento in più. Un'Europa di servi, non di guerrieri. Con il fratello scemo di Marino che ordina bombardamenti dopo aver lasciato che centinaia di suoi connazionali acquisiti andassero liberamente a combattere contro Assad. Si, Assad, l'islamico che davvero combatte contro i tagliagole finanziati dall'Occidente.

lunedì 16 novembre 2015

I terroristi francesi, figli dello ius soli

I terroristi, in Francia, erano figli dello ius soli, oltre che figli di puttana. Quel meraviglioso ius soli che, secondo i buonisti, dovrebbe permettere agli invasori di integrarsi e, al contrario, permette loro di disintegrarsi durante gli attentati. Un totale fallimento delle politiche di accoglienza, di ospitalità. "I terroristi erano francesi", ci spiegano. Invece no. Non erano francesi. Erano solo nati in Francia ed avevano la cittadinanza perché gli idioti gliela avevano regalata, o imposta. Forse uno degli attentatori era anche arrivato come profugo, passando attraverso la Grecia, secondo quanto sostiene il governo di Atene. Tanto per chiarire che, accogliendo tutti, non arrivano solo medici ed ingegneri. Eppure, di fronte al completo fallimento francese, qualche ottuso continua ad insistere per imporre anche in Italia lo ius soli. Accompagnato, ovviamente, dalla delirante ignoranza di un corpo docente che, in troppe scuole, vieta ai bambini italiani (quelli italiani davvero) di mangiare il prosciutto per non offendere i futuri italiani finti. Quel corpo docente che vieta presepio ed albero di Natale, che vieta le recite, che vieta le visite alle mostre dove sono esposti quadri con un crocifisso. Ecco, forse la differenza maggiore con la Francia e' proprio questa: oltralpe vogliono un Paese laico e se nelle scuole vietano una maglietta con un simbolo cristiano, vietano anche il velo islamico o il turbante. Tutte le religioni al bando, sino a quando non si scoprirà che "Sottomissione", il libro di Houellebecq, non è un romanzo ma un saggio profetico. Nel frattempo le banlieues si trasformano in ghetti, voluti da chi sta all'interno perché non vuole rapporti con l'esterno. Non un problema solo economico, ma soprattutto culturale. Ogni banlieue una nazione. E i francesi figli dello ius soli rifiutano la Francia, fischiano la marsigliese, odiano i francesi veri. Possono anche avere qualche ragione, visto che la Francia si è scelta come presidente il fratello meno furbo di Ignazio Marino. Un presidente che ha scatenato l'offensiva in Siria senza colpire nulla ma provocando la reazione dei terroristi. E dopo, solo dopo, ha scoperto che l'Isis poteva persino essere bombardata a Raqqa, nella sua roccaforte. Strano che, sino a venerdì, fosse impossibile. Magari, se succedesse qualcosa anche in Italia, il bugiardissimo potrebbe scoprire che i sauditi a cui è andato a baciare la pantofola, finanziano il terrorismo. Ma solo dopo, sia ben chiaro.

venerdì 13 novembre 2015

La resistenza? Non "vende" più, neppure a 1,50 euro

"Un libro di memorie partigiane? Possiamo pagarlo al massimo 1 euro e 50 centesimi. Abbiamo gli scaffali pieni, non si vendono". Il de profundis per l'antifascismo italiano e' tutto in questa affermazione di un responsabile del Libraccio, la catena di librerie che acquista e vende libri. E si capisce perfettamente che se non fosse per l'obbligo di essere politicamente corretto, i libri di memorie partigiane proprio non li prenderebbe. Neppure a 1,50 euro per un volume che ha il prezzo di copertina 10 volte più elevato. Non si vendono, non interessano più anche se continuano ad essere sfornati come se esistessero legioni di lettori interessati. Scaffali pieni, che non si svuotano e non si svuoteranno mai se non per avviarsi al macero definitivo. Eppure l'antifascismo viene adoperato di continuo per demonizzare i nemici, per vietare manifestazioni altrui, per attaccare chiunque non sia d'accordo con le vestali delle associazioni che nulla più hanno da dire perché nessuno ascolta più. Solo alibi, solo vuote sigle che garantiscono ancora qualche introito. Musei deserti, eppure se ne realizzano altri e altri ancora. Puntando sulle visite scolastiche obbligatorie, perché dopo la scuola nessuno sente più il bisogno di ritornarci. E tutti quelli che si gonfiano di retorica resistenziale, evitano poi accuratamente di acquistare un libro sul tema. Tantomeno di leggerlo. Neppure per la modica spesa di 1 euro e 50. E' il mercato, bellezza. E non bastano ore di retorica a scuola, sui giornali, alla tv. Gli scaffali restano pieni. Anche al Libraccio.

mercoledì 11 novembre 2015

La censura passa attraverso la chiusura degli uffici studi

I dati su occupazione e disoccupazione, su Pil e produzione, sul turismo e sul commercio? Devono essere forniti da una fonte sola. Ufficiale e controllata dal governo. Per evitare che dati diversi da quelli dal bugiardissimo possano finire sui social. E smascherare le menzogne. Così si spiega il tentativo di smantellare progressivamente gli uffici studi migliori. Quelli che lavorano per strutture ed organismi indipendenti. Il procedimento e' semplice: si tagliano i fondi, si riducono le risorse, magari si colloca ai vertici un amico degli amici e costui garantisce, in nome del risparmio, la riduzione degli organici destinati a studi ed analisi, prima di arrivare a alla chiusura definitiva. Così non ci saranno più dati discordanti rispetto alle menzogne ufficiali. E lo stesso vale per centri studi, think tank. Bisogna affamarli per costringerli alla chiusura o ad allinearsi. Tutto legittimo, ovviamente. Se chi ha bisogno della verità non investe, significa che può accontentarsi delle menzogne. Sbagliando. Perché solo un governo con la coda di paglia può pensare che la realtà serva solo per contrastare le politiche assurde dell'esecutivo. Solo imprenditori miopi possono pensare che i dati di realtà siano trascurabili. Salvo poi scoprire, quando ormai è troppo tardi, che senza studi reali non si è in grado di confrontarsi con il mondo, con l'economia prima ancora che con la politica. Si va a cercare nuovi mercati senza conoscerli, si compete con gli imprenditori stranieri sul mercato interno senza sapere nulla di vero sulla disponibilità di reddito degli italiani, sulla loro propensione agli acquisti, sui loro timori legati al l'insicurezza, al futuro da pensionati, alle prospettive per i loro figli. Meglio ignorare tutto, meglio sorprendersi perché la ripresa millantata non si trasforma in spese reali, in investimenti, perché non mette fine alla fuga di cervelli. Ora fuggiranno anche i cervelli impegnati negli uffici studi, anzi verranno cacciati. Sperando, per i cervelli, che qualche imprenditore straniero meno ottuso capisca l'importanza di disporre di ricercatori in grado di analizzare e raccontare la realtà italiana.

martedì 10 novembre 2015

La Russia sotto attacco nello sport, ma Mosca e' colpevole

La guerra della Russia contro l'Isis in Siria? Vietato occuparsene. Soprattutto vietato farla. È visto che Putin si ostina, a far la guerra contro di lui provvede il mondo dello sport che chiede di escludere i russi da ogni competizione perché dopati. Beh, certo, il mondo dello sport al servizio degli USA e dei suoi servi e' così pulito da potersi permettere di dare lezioni di moralità e serietà. Sono bastati 150 anni per accorgersi che il ciclista yankee che aveva vinto tutto era leggermente dopato. Ed è meglio non parlare di altri sport, visti gli scandali che coinvolgono Blatter e Platini. O le polemiche sulle corruzioni per ottenere l'assegnazione dei giochi olimpici. Tutti puliti, tranne i russi. Appare evidente a tutti, tranne a quelli convinti che gli arbitri non sbaglino mai proprio in quanto arbitri, che l'attacco abbia poco a che fare con lo sport e il doping (se no i giamaicani sarebbero stati bombardati da tempo) e molto con la politica internazionale. D'altronde la Russia continua ad ostinarsi nel non far nulla sul fronte del soft power. Qualche convegno (spesso in collaborazione con chi ha scarsa capacità mediatica ed ancor minore professionalità),  testate online di scarsa lettura perché affidate alla buona volontà di chi ci scrive, poco di più. Eppure, sui social, i fan di Putin non mancano. E sono aumentati dopo l'intervento in Siria. E gli imprenditori italiani che protestano contro l'embargo sono sempre più numerosi. Ma vengono messi a tacere perché non hanno media che rilancino le loro idee e le loro proteste. Gli spazi ci sono soltanto per assicurare che le sanzioni non hanno penalizzato nessuno, che non c'è alcun bisogno del mercato russo o dei turisti russi. D'altronde se a Mosca ritengono di non dover investire in Italia per raccontare una versione diversa, perché mai dovrebbero pensarci gli italiani?

lunedì 9 novembre 2015

La nuova Italia? Arrogante, vigliacca, stupida

Il ragazzotto che ha ammazzato la madre della fidanzata e ferito gravemente il padre era plagiato dalla ragazza o era un bastardo di suo? In fondo la risposta non è importante, se non per le indagini. Il problema, molto più grave, e' che l'assassino assomiglia molto alle bande di ragazzotti deficienti che si possono incontrare sugli autobus o sui treni. Caratterizzati da occhi spenti, non dall'abuso di droghe  ma per deficienza congenita, con il cappellino d'ordinanza indossato al contrario, con l'arroganza dovuta al gruppo e non ad una sfida individuale. Prepotenti nei confronti degli anziani, maleducati, capaci di sfidare i controllori che cercano solo di evitarsi problemi. Certo, e' più facile occuparsi dei cervelli in fuga, dei giovani laureati che vanno all'estero richiamati da offerte di lavoro allettanti. O di quei giovani artigiani ricercati in tutto il mondo per le loro abilità. O anche di quei ragazzi che si dedicano agli altri. Ma della crescente massa alle prese con una fuga del proprio cervello, preferiamo non occuparci. Gli imbecilli che, a scuola, sono sempre difesi da mamma e papa' quando un prof prova a far notare che il figliolo non studia o è proprio scemo. Ragazzotti che, usciti dalla scuola, non trovano un lavoro neppure quando il posto ci sarebbe. Perché nessun imprenditore vuole tra i piedi un ignorante, arrogante, presuntuoso ed incapace. E' sufficiente dare un'occhiata ai profili su FB per decidere che non è il caso di far lavorare certi cerebrolesi. Non servono neppure più gli psicologi o gli esperti comportamentali. Basta seguire l'aspirante lavoratore quando sale su un tram per scartarlo a priori. Ma le mamme ed i papa' si indignano, protestano, si fanno intervistare dai giornali per spiegare che i loro bambini sono tanto bravi ed intelligenti. Son gli altri che non li capiscono. Papa' e mamme che insorgono se un insegnante inquisitore controlla il telefonino del pargolo: violazione della privacy! Che insorgono se qualcuno protesta perché il pargolo ha imbrattato un muro non con un mural comunque artistico ma con una firma senza alcun valore se non quello del costo per la ritinteggiatura. Perché la creatività dei figli deve essere tutelata, anche se consiste esclusivamente nell'accendersi una sigaretta dove è vietato o nell'infastidire un intero vagone di un treno sparando a palla i rumori spastici del rapper di turno. Non è una sfida al potere per sentirsi adulti. Perché, da solo, la sfida la evitano accuratamente. E, in gruppo, sfidano la gente isolata. Per ritirarsi in buon ordine quando sul treno salgono due sbirri decisi a far rispettare le regole. Questa e' l'Italia del futuro. Fatta di imbecilli italiani e di importazione. In questo perfettamente uguali, globalizzati, standardizzati. Questa era l'Italia che sognava il potere, incapace di reagire al dominio, capace solo di scaricare sui più deboli le proprie frustrazioni.

mercoledì 4 novembre 2015

I quarantenni di destra? Categoria dello spirito

Arriva un nuovo partitino a destra? Indubbiamente se ne sentiva la mancanza. Troppa unitarietà diventava fastidiosa. Meglio qualche sana divisione in più. Per raccattare qualche altro zero virgola,  ne non fa mai male. A scendere in campo saranno i sedicenti quarantenni che, assicurano, non sono una emanazione di Fini e Aledanno. Non è importante sapere se i due personaggi in cerca di partito operano o meno dietro le quinte. Sarebbe più interessante scoprire se essere quarantenni rappresenta una categoria dello spirito, un programma politico, un progetto culturale. Ex giovani non ancora cresciuti? Uomini di grandi qualità ancora inespresse? Cosa significa, al di la' del dato anagrafico, essere un gruppo di quarantenni? Mah. Per ora si sa solo che vorrebbero allargare l'area di destra. Oddio, tutti quelli che si impegnano in politica vorrebbero ampliare l'area di riferimento. Essere degli zero virgola non entusiasma nessuno. Ma su quali progetti vorrebbero ampliarsi? Moderati, duri e puri, intransigenti, inciucisti? Cosa sono? Cosa vogliono essere e rappresentare? Indubbiamente sono già riusciti a creare polemiche, a provocare malumori, a suscitare timori. Persino qualche entusiasmo.  Ma se l'entusiasmo di qualcuno può essere comprensibile, i timori degli altri sono totalmente immotivati. Perché basterebbe contrapporre al nuovo che avanza un progetto, un'idea, un modello nuovo di cultura politica. Ma forse è questo il problema: la mancanza di proposte. Tutti impegnati a stabilire alleanze sulla base della somma delle percentuali, nessuno che offra un progetto innovativo e culturalmente diverso. Allora hanno ragione quelli che propongono candidati trasversali, alla Marchini. Privi di una visione diversa da quella solita della spartizione del potere. Una poltrona a destra invece che a sinistra. Ma, sia chiaro, con le medesime strategie, con gli stessi obiettivi, con identica politica. In questa situazione un nuovo partitino fa paura perché aggiunge qualche candidato nella spartizione delle poltrone. Bisogna dividere con qualcuno in più. Peccato per loro che la mancanza di progetti, di idee e di un rinnovamento culturale costringerà i potenziali spartitori a restare a guardare. Non avranno nulla da dividersi perché non riusciranno a vincere. Così potranno continuare ad incolparsi a vicenda per le nuove sconfitte.

martedì 3 novembre 2015

Meno salute per tutti: la nuova promessa del bugiardissimo

A volte rinsaviscono. Dopo essere diventato un fedele seguace del bugiardissimo, Sergio Chiamparino si è accorto che il sedicente genio di Palazzo Chigi in realtà e' solo un apprendista stregone. Un pessimo apprendista. Così il governatore del Piemonte, alla guida di una maggioranza di sinistra, ha scoperto che i tagli delle tasse annunciati dal bugiardissimo verranno pagati dalle Regioni. E, nella sua ottica di presidente regionale, le conseguenze ricadranno sui cittadini. Costretti a pagare di più per servizi comunque pessimi o, in alternativa, costretti a continuare a pagare come adesso per servizi che saranno ridotti. Strano che l'ex sindaco di Torino, e ora presidente dimissionario dei governatori regionali, non se ne fosse accorto prima. Eppure gli sarebbe bastato leggere le lettere che i suoi sudditi scrivono alla Busiarda (La Stampa) per accorgersi che i medici di base, per ordine del bugiardissimo e della renzina Lorenzin (un vampiro alla sanità), hanno già tagliato esami e prestazioni. Bisogna risparmiare, sulla pelle d chi sta male. D'altronde se sono malati, o vecchi, mica avran la forza di scendere in piazza a protestare. Ma il prode governatore non se n'era accorto. E' stato illuminato quando ha scoperto che non sarebbe bastato lasciare morire gli ammalati per risanare i conti ed assicurare i risparmi pretesi dal bugiardissimo. Bisognava fare di più. Proprio mentre le direttive europee impongono,giustamente per una volta, che i medici del pronto soccorso non possano  rimanere in servizio per 24 ore di fila, che devono avere la possibilità di riposarsi dopo 12-13 ore di turno, che non devono superare le 48 ore settimanali. Il che significa,anche se il bugiardissimo e la renzina vampira non se ne sono accorti, che si dovrà ricorrere a nuove assunzioni. Oppure si tagliano anche i servizi del pronto soccorso. Perché i soldi della ripresa non ci sono. Ed i pochi che ci sono servono per gli invasori. A Torino, a poca distanza dal palazzo di Chiamparino, gli zingari hanno occupato una caserma già invasa dai centri sociali. Sono arrivati prima una ventina di uomini poi, visto che i responsabili dell'ordine pubblico han fatto finta di niente, sono arrivate anche le famiglie. In modo che lo sgombero diventi più difficile. Il capo comitiva ha chiarito che loro non se ne andranno se non avranno soluzioni migliori. Aggiungendo, tanto per essere chiari, che per loro l'integrazione e' impossibile. Dunque devono solo essere mantenuti a vita, loro, le famiglie, per le prossime generazioni. Magari tagliando qualche altro servizio sanitario.

lunedì 2 novembre 2015

Berlu da' i nomi per esser sicuro di perdere

C'è chi da' i numeri, Berlu preferisce dare i nomi. E sono quei nomi che garantiscono la sconfitta a vita di ogni opposizione (falsa) al bugiardissimo. Chi, nel centrodestra e ancor più nelle destre, potrebbe votare per uno schieramento che propone Moretti come futuro ministro per le Infrastrutture? Non Nanni Moretti, proprio quel Moretti che ha umiliato in ogni modo i pendolari quando era ai vertici delle ferrovie. Quel Moretti che, di fronte a 5 cm di neve a Milano bloccava i treni e invitava i passeggeri sudditi a dotarsi di coperta e panini. Ma è solo uno dei nomi assurdi usciti dal cilindro di Berlu. Al di la' del fatto che i futuri ministri dell'irrealistico governo probabilmente non sono neppure stati interpellati. A differenza del sindaco in pectore per Roma. A Berlu piace Marchini, palazzinaro rossastro, buono per tutte le stagioni e per tutti i partiti. Una sorta di candidato ideale per quel partito della nazione voluto dal bugiardissimo e per nulla osteggiato, nei fatti, da Berlu. Entrambi sanno che a Roma, se eviteranno di suicidarsi con qualche idiozia, saranno i 5 stelle ad andare al ballottaggio. Contro chi? Dipende. Improbabile che sia il Pd. Dunque o il candidato delle destre, probabilmente Meloni, o quello di Berlu, quindi Marchini. E Marchini, nell'immaginario collettivo della banda d'Arcore, al secondo turno otterrebbe l'appoggio del Pd. Non si tratta, per Berlu, di conquistare Roma, ma di impedire che vincano i grillini. E lo stesso scenario si potrebbe riproporre a Torino. Se l'attuale sindaco Pd, Fassino, non dovesse essere rieletto al primo turno, al ballottaggio si troverebbe i 5 stelle. Ed il soccorso di Forza Italia, ridotta ai minimi termini nella capitale subalpina, non mancherebbe. In tutto questo manca, colpevolmente, una scelta forte di Salvini. Che da un lato assicura l'appoggio a Meloni e, contemporaneamente, pare pronto ad incontrare i candidati sindaci di Berlu sia a Roma sia a Milano. Accettando, nei fatti, un ritorno della Lega alla subalternità rispetto ad un partito in piena crisi come Forza Italia. Rinunciando a vincere perché, di fronte all'ipotesi di un governo con dentro Moretti, solo Matteoli potrebbe entusiasmarsi. Gli elettori-viaggiatori sicuramente no.