venerdì 28 febbraio 2014

Solidarietà? Espulsa dal vocabolario italiano

"Abbiamo perso il senso della solidarietà": a lamentarsi è stato un parlamentare del Pd. Come scoperta vale quella dell'acqua calda, ma è già una buona notizia che qualcuno, nel Pd, se ne sia accorto. Lo sbarco del burattino Matteo ai vertici del partito e poi del governo, con il sostegno dei media zerbinati, era la dimostrazione lampante che la sinistra aveva abbandonato una delle caratteristiche che, secondo Bobbio (che sbagliava), dovrebbero servire per individuarla. Pietà l'è morta, e la solidarietà pure. Uno che si vanta di avr fatto il boy scout e poi scippa la pensione delle vecchiette, uno che si vanta di essere leale e poi accoltella alle spalle l'Enricostaisereno, uno che rottama i suoi avversari con la scusa dell'età: cos'ha di solidale il compagno Matteo? Ovviamente non finisce qui: di fronte alle prime difficoltà finanziarie del governo, inevitabili e già previste, il burattino proporrà - in nome di una falsa solidarietà - lo "scambio generazionale". Ossia toglierà tanti soldi ai più anziani, cominciando dai pensionati che tanto in piazza non ci vanno e se vanno non fan casino, per darne pochi ai più giovani. Intascando la differenza per far contenta l'Europa. La colpa, però, non è di Renzi. Lui è solo il burattino che rappresenta alla perfezione un sentimento che dilaga in una pessima Italia. L'imitazione che Crozza fa del parlamentare Razzi ("senti amico, fatti li cazzi tua") è la perfetta immagine di un Paese quasi intero. Dove gli esponenti del politicamente corretto si scatenano se odono una battuta scherzosa su un immigrato diversamente abbronzato e poi, finita l'indignazione, si scatenano per eliminare sul posto di lavoro i colleghi diversamente giovani. Ignorando mutui e figli altrui, ma in nome del farsi gli affari propri. I cialtroni che piangono sulla triste storia di Luxuria a Sochi e poi, mentre acquistano da Eataly i "prodotti del territorio" a prezzi di gioielleria, se ne fregano se una vecchietta italiana fruga nel cassonetto alla ricerca di cibo. Non è colpa di Matteo, tutto ciò. Lui ne è la migliore espressione, ma nulla di più. C'è molto di atavico, in questi comportamenti. E sulle tare antiche si è innestata la spasmodica ricerca di imitazione dello stile di vita americano. Chi ce la fa, bene; gli altri si arrangino. Via lo stato sociale, via l'assistenza, via la pietà. Resta quel poco di carità per farsi notare politicamente corretti. Ma giusto il minimo indispensabile. A patto, però, che la grande risorsa dell'immigrazione venga collocata in un quartiere lontano dal proprio. In tal caso ci si picchia pur di mettersi in prima fila ad omaggiare il pessimo ex ministro Kyenge. Ma se la grande risorsa viene a spacciare sotto le proprie finestre, allora la solidarietà internazionalista viene meno. Quella solidarietà che, essendo internazionalista, neppure scatta quando si parla di concittadini, compaesani, connazionali. Allora è guerra, tutti contro tutti. Ricchi contro poveri e poveri contro poveri. Tra ricchi no, lì c'è solo invidia. Ed allora il burattino Matteo è il perfetto interprete di questa società che andrebbe rottamata in toto. Per essere rifondata su basi opposte, dove la solidarietà è un valore e dove si rottamano solo le auto vecchie.

martedì 25 febbraio 2014

Pagheremo noi 35 miliardi all'Ucraina

Bloccato dal dovere di rimanere tranquillo nel periodo delle Olimpiadi, Putin si è visto sfilare l'Ucraina dagli uomini al soldo delle ong che hanno guidato la piazza nelle manifestazioni "spintanee". Anche l'Italia ha fatto la sua parte, basta osservare l'interesse manifestato nella vicenda da Benetton Group. Ma è stata soprattutto la dis informazione italiana a caratterizzarsi per faziosità. D'altronde, quando c'è da mettersi al servizio di qualcuno, l'Italia è sempre in prima fila. A partire dai media. Pronti a dimenticarsi di come è nato il problema. Il presidente ucraino, quello legittimo (Yanukovich), stava trattando con l'Unione europea. E ha chiesto aiuti per la malandata economia del Paese che, non va dimenticato, ha dato i natali alla Russia. E di fronte alla prospettiva di allargamento sostanziale e clamoroso verso Est, cosa ha fatto l'Europa degli euroimbecilli? Ha preparato la lista dei compiti a casa da far svolgere a Kiev. Come se si trattasse di un'Italietta qualunque affidata a Mario Monti, Letta o Renzi. Non denaro contante, non aiuti, ma compiti a casa, stangate e povertà. Una bella proposta, indubbiamente. Ed il presidente ucraino, quello legittimo perché votato dal popolo, si è ovviamente rivolto a Mosca. Dove ha trovato interlocutori meno ottusi e disposti a dare soldi invece di buoni consigli. La risposta eurostatunitense si è vista: scatenare la rivolta di piazza, con morti e feriti. E moniti al governo legittimo affinché evitasse la repressione. Che è legittima solo quando sono i poliziotti americani a sparare a gente disarmata perché scambiano un telefonino per una pistola. Ma che è un crimine contro l'umanità se lo fanno gli altri. Così, mentre Putin era obbligato a sorridere a Sochi, l'Ucraina eterodiretta cambiava campo. Giocando anche sull'abituale ed inossidabile incapacità di Mosca di puntare sul soft power. Nessuna volontà o capacità di fornire una informazione alternativa, nessuna capacità o volontà di incidere sulle opinioni pubbliche europee, nessun investimento per favorire la penetrazione della cultura russa ad Ovest. Nulla di nulla. Forse a Mosca si pensa che possano bastare le modelle inviate a Milano per fare shopping in via della Spiga, o i giovanotti ubriachi sulle piste da sci delle località alpine italiane. Non basta. Lo sanno gli Stati Uniti, lo sanno le ong dei gruppi economici e finanziari europei. Così, nel plauso generale, Kiev passa in area occidentale. E presenta un conto da 35 miliardi di dollari in due anni. Ora non bastano più i compiti a casa, ora l'Europa che ha negato i 15 miliardi promessi da Mosca dovrà pagarne molti di più. NOI dovremo pagarne molti di più. Perché saranno i cittadini dell'Unione europea a doversi far carico dei costi. Senza pensare a quali potranno essere le risposte di Mosca sul fronte della distribuzione di petrolio e di gas. Come in Nord Africa, anche in Ucraina i grandi strateghi internazionali non riescono ad andare oltre la tattica. Tanto non saran loro a pagare le conseguenze degli errori.

lunedì 24 febbraio 2014

L'Italia di Zoeggeler non è quella di Matteo

Dopo il flop di Sanremo è arrivato, immancabile, il flop alle Olimpiadi di Sochi. Flop generale. A partire dai media che avevano paventato massacri, attentati, attacchi suicidi. L'ordine era di boicottare mediaticamente i Giochi di Putin ed i servi hanno eseguito. Non un attacco, non un attentato, manco un arresto per sospetto terrorismo: nulla di nulla. Ma erano in ritardo i lavori - assicuravano i servi sciocchi su tv e giornali - e le gare ne avrebbero risentito, gli spettatori sarebbero stati costretti a tour de force inenarrabili e avrebbero soggiornato nella totale scomodità. Invece è andato tutto benissimo, per atleti e per spettatori. Annunciato, dai media italiani, anche l'inevitabile insuccesso degli atleti russi. Che hanno conquistato invece il primo posto nel medagliere e, per le Olimpiadi invernali, erano tanti e tanti anni che non succedeva alla nazione ospitante. Ma il flop ha riguardato anche la spedizione azzurra. Neppure una medaglia d'oro e, nella classifica del medagliere, l'Italia conquista il 22° posto su 26 nazioni arrivate alla medaglia. Dietro di noi soltanto Lettonia, Australia, Croazia e Kazakhstan. Davanti, tutte le altre. Nazioni alpine e Paesi piatti come l'Olanda, Gran Bretagna e Slovacchia, Bielorussia e Polonia. Ma il presidente del Coni, Malagò, è soddisfatto. Non potrebbe definirsi diversamente, sia perchè ha ereditato una situazione tutt'altro che ottimale sia perché è al vertice dello sport italiano e deve giustificare il suo ruolo. Non è un'impresa facile. Perché l'Italia politicamente corretta ha trasformato lo sport da competizione con se stessi e con gli altri, in un inutile gioco dove devono vincere tutti. Le scuole ignorano in troppi casi l'attività fisica dei ragazzi, le famiglie sono alle prese con l'impresa di mettere in tavola il cibo (spesso pessimo) e non hanno i soldi per pagare l'attività sportiva. Giovani che crescono senza far sport e che, anche fisicamente, rappresentaranno da adulti un costo aggiuntivo per la sanità pubblica. Ma si preferisce ignorarlo. E gli impianti? Altra nota dolente. Torino, per ospitare le Olimpiadi invernali, si è indebitata all'inverosimile, tra sprechi per far cotnenti gli amici ed investimenti in impianti. Peccato che la pista per bob e slittino sia chiusa da tempo, i trampolini anche e le piste per il pattinaggio riconvertite per ospitare fiere che non ci sono. Ma il Coni e la Fisi latitano, rinviano. Il modo ideale per non far crescere nuovi campioni. Già, perché lo sport deve essere divertimento a livello di base, ma DEVE essere competizione a livello di vertice. I signorini che sono andati a Sochi per conquistare il 30° posto non sono andati a spese loro, ma a spese nostre. Immancabilmente, dopo ogni Olimpiade o Mondiale, ci si chiede che senso avesse rimpinzare la squadra di atleti senza alcuna chance non solo di vittoria ma neppure di una figura dignitosa. E ogni volta si è giurato che, all'appuntamento successivo, si sarebbe puntato sulla qualità e non sulla quantità. Come assicura Malagò, ma per la prossima volta ovviamente. Ma in fondo l'Italia è questa. E non è un caso se, a parte Arianna Fontana e le sue meravigliose compagne valtellinesi della prova a squadre, le altre medaglie italiane non parlino italiano. Tutte rigorosamente della provincia di Bolzano, tutti nomi tirolesi. Peccato che l'eterno Armin Zoeggeler sia arrivato al capolinea, peccato che stia per finire l'avventura sportiva di Carolina Kostner. Ma le altre province alpine ed appennine? Quanto spendono? Quanti soldi pubblici investono per non ottenere nulla? Tanti? Allora sono investiti e gestiti male. Che senso ha occupare per l'intero periodo natalizio le piste destinate ai turisti (che pagano il biglietto per l'intero comprensorio), quando non arriva mai un risultato accettabile? L'importante è essere autoreferenziali. Credersi campioni anche quando si è scarsi. Così non ci si impegna, non si cresce. E si arriva al 22° posto nel medagliere. Ma da un Paese governato da un boy scout che ignora di dover lasciare il mondo migliore di come l'ha trovato e che, invece, pensa che la slealtà sia la prima dote (Enricostaisereno) diventa difficile aspettarsi campioni che devono basare il successo sulla lealtà, sul coraggio, sulla disciplina, sull'impegno. L'Italia di Zoeggeler non è l'Italia del burattino Matteo

venerdì 21 febbraio 2014

Crepate di fame ma spendete

Non basta più Carlo De Benedetti per convincere i riottosi a far parte della squadra di governo del burattino Matteo? Il premier incaricato è sempre alle prese con la scelta dei ministri, proprio in un'Italia dove tutti si erano sempre scannati per conquistare una poltrona. Ma forse questa volta c'è più timore perché si sa già che la ripresa - millantata prima dal grigiocrate Monti, poi dalla banda Vedrò con Saccomanni in testa ed ora dai supporter del burattino - non è né imminente né sicura. Tasse, tasse e ancora tasse, vogliono gli esponenti rigoristi del Pd. Ed i padroni della Kamchatka spacciati per politici di Scelta Cinica. Tasse per gli altri e sgravi per loro. Eppure, con una guida come De benedetti, non dovrebbero avere dubbi e perplessità: la ricetta dell'Ingegnere ha spazzato via l'economia di Ivrea e del Canavese, ora si potrà estendere il suo modus operandi a tutta l'Italia. Con la benedizione di Berlu, poco oppositore e tanto responsabile. Ma la ripresa c'è. Lo certificano gli economisti di area. Se non ce ne accorgiamo è perché siamo ciechi, timorosi, remiamo contro. Lo spiega Mario Deaglio, sì proprio il marito dell'ex ministro della Dis occupazione Elsa Fornero. Basta convincere il signor Rossi a spendere o investire, assicura sul quotidiano del "Sistema Torino", noto come "La Busiarda". Perché mai questo ottuso signor Rossi non si convince a spendere? Sarà perché la riforma che porta il nome della signora Deaglio ha creato milioni di disoccupati? Sarà perché grazie alla riforma Fornero nessuno ha più la certezza di avere un lavoro domani? Ed in questa situazione diventa difficile spendere e credere nel futuro. Sarà perché, grazie alla signora Deaglio-Fornero le pensioni italiane non bastano a sopravvivere e figuriamoci se consentono di aumentare le spese? Ma loro sono fatti così. Impongono la povertà agli altri, ma pretendono che i nuovi poveri spendano come prima, più di prima. Impongono regole assurde, provocano centinaia di suicidi, ma si trincerano dietro l'ipocrisia che "la legge è legge" e, dunque, va rispettata. Se qualcuno si uccide, tutt'al più, possono spedire il John Elkann di turno a spiegare che forse era poco aggressivo ed ambizioso. O forse era schizzinoso, come spiegava l'ex ministro Fornero. E se la legge è legge, giusto che venga colpito il pizzaiolo che si faceva aiutare dalla moglie e che, di fronte alla megamulta imposta dalla legge, si è ucciso. Molto più ingiusto se si dovesse intervenire contro qualche società dell'Ingegnere solo perché inquina e, secondo un magistrato, provoca decine e decine di morti. La legge è legge, ma non per tutti.

giovedì 20 febbraio 2014

Berlu genuflesso davanti a Matteo: meglio lasciar la politica

Pochi anni or sono, in una manifestazione milanese, Berlu aveva cantato con Aznavour sostenendo, scherzosamente, di essere più bravo dello chansonnier armeno-francese. Forse, però, Berlu ha dimenticato uno dei brani di Aznavour, quello che - in italiano - invita a lasciar la tavola quando è arrivato il momento. "Devi sapere" andar via, rinunciare alla scena, devi saper dire addio alle luci. Berlu non lo sta facendo. La sua comparsata alla corte del burattino Matteo è stata patetica. Se ci fosse un briciolo di coerenza, a questo punto Forza Italia dovrebbe venire sciolta ed i suoi leader dovrebbero confluire nella corrente renziana del Pd. Bravo Matteo di qua, che bella idea Matteo di là, ti appoggiamo, ti diamo un aiutino, stiamo all'opposizione ma in modo responsabile e se ti serve qualche voto non te lo faremo mancare. Così patetico, Berlu, da far finta di niente anche di fronte all'evidenza del ruolo del suo arcinemico, Carlo De Benedetti, nella formazione del governo del burattino. Berlu non vuol credere alle dichiarazioni sfuggite a Barca nella telefonata-pacco de La Zanzara? Si legga Libero, legga Bechis e Belpietro. Scopra i nomi di chi sta dietro e sopra il giovin Matteo. Ma Berlu, i nomi, li conosce benissimo. Solo che è pronto ad accettare tutto e tutti pur di ottenere clemenza nelle sue vicende giudiziarie. L'hanno massacrato e lui continua a sperare nella clemenza. Con affidamento morbido ai servizi sociali, con un occhio di riguardo nella vicenda Ruby. E intanto paga De Benedetti per la vicenda Mondadori, paga le donnine, paga l'ex moglie, paga gli avvocati. Pronto, adesso, a mandare in vacca il suo partito (d'altronde è suo, di proprietà, può far ciò che vuole, no?) pur di essere gentile con il burattino Matteo e con i suoi lord protettori. I sardi hanno compreso il suicidio politico di FI e hanno bocciato l'inciucio: non sono stati disponibili a votare per chi è pronto ad ogni compromesso politico per tutelare i suoi interessi personali ed aziendali. Certo, ci sono 60mila famiglie di dipendenti da salvaguardare. Giusto, nobile, tutto quello che si vuole. Ed allora, per tutelare il suo impero ed i suoi dipendenti, si ritiri dalla politica. Perché voler restare protagonisti con un partito costretto alla paralisi, non ha alcun senso. Meglio chiudere baracca e lasciar spazio ai burattini. Devi sapere lasciar la tavola.. Peccato che Aznavour concludesse "devi saper però, io non lo so.."

mercoledì 19 febbraio 2014

Sanremo: uno schifo che è lo specchio dell'Italia

Ma se l'unico momento memorabile del Festival di Sanremo è stato l'intervento di Cat Stevens, perché mai si devono pagare mega ingaggi al falso pretino Fazio ed alla "orenda" (scritto in piemontese) di Torino? Quella schifezza andata in onda ieri non è il festival della canzone italiana, perché lo spazio per i cantanti è scarso e perché i brani sono generalmente pessimi (vogliamo salvare Perturbazione? Ligabue che canta De André, quello vero?). Ma, in compenso, Sanremo è la vetrina ideale del baratro in cui è precipitata l'Italia. Con personaggi come il falso pretino e la orenda, con il coinvolgimento di tutti gli amici degli amici. Da Serra (non quello di Renzi) agli ospiti come Gramellini, tutti a rendere omaggio a questo costoso carrozzone che, a loro, garantisce onori e denari. Agli altri solo i costi. La Rai che non ha i soldi per trasmettere le Olimpiadi ma che li trova per pagare la coppia politicamente corretta che annoia su Rai 3 durante l'anno e che infastidisce al Festival. Un'Italia che vive delle volgarità della orenda, volgarità che per qualcuno - evidentemente- sono divertenti. L'Italia volgare si riconosce nelle battute che ormai sono superate persino nei cessi delle scuole. E poi la sfilata, del tutto inutile, di campioni che arrivano, leggono il titolo della canzone promossa, dicono due banalità e se ne vanno. Perché? A che cosa serve? A chi serve? Forse a preservare il meccanismo mentale che prevede la totale separazione tra i Divi sul palco, i Vip in sala ed il popolo idiota davanti alla tv. Ciascuno stia al suo posto, nell'Italia che non deve votare perché ha già i suoi divi, i suoi eletti calati dall'alto. Raffaella Carrà e le sue banalità d'annata fanno il paio con Matteo Renzi e le sue banalità nuove da mentalist. La scaletta degli ospiti decisa come Berlu decide i parlamentari da nominare in ogni collegio. Ma, da perfetto simbolo dell'Italia, il Festival è un flop sotto l'aspetto qualitativo. Un bluff totale e scoperto da chi ha gli occhi per guardare ed il cervello per capire. L'Italia che si affida a questa classe dirigente, può solo sperare nell'arrivo del Cat Stevens di turno per sperare di risollevarsi. La nostra classe dirigente - i Divi, i Vip - fugge e vende, lo straniero capace compra e fa qualità, in Italia. Anche in questo Sanremo è esemplare: nel servilismo, inutile e sciocco nei confronti dell'ospite internazionale. Cat Stevens è grande anche senza la falsa commozione della coppia politicamente corretta. Laetitia Casta non rappresenta nulla anche se il falso pretino l'accoglie adorante. Eppure i media, i soliti media, esaltano, applaudono, analizzano. Come se la farsa di Sanremo fosse una cosa seria. Forse hanno ragione loro: la orenda ed il falso pretino sono l'immagine di una realtà italiana assolutamente disastrosa. E che non potrà migliorare, sino a quando i Divi saranno questi ed i Vip quelli che li applaudono.

martedì 18 febbraio 2014

Fallisce in Sardegna l'asse Berlu-Renzi

Il partito dell'amore, Forza Italia, incassa l'inevitabile due di picche. Non è San Valentino, in Sardegna. Ed i sardi, quei pochi che vanno a votare, puniscono l'inciucio Berlu-Renzi. Eppure, per il centrodestra, pareva quasi una passeggiata. Grillo non aveva presentato la lista, il Pd era spaccato dopo la porcata del burattino Matteo contro Letta, le sedi delPd erano rimaste deserte in tutta Italia per le primarie dei segretari regionali. Disamore, disgusto, disperazione: disertate le urne. Dunque, davanti al 53% dei votanti, per il candidato di Berlu sembrava facile la riconferma. In più c'era anche la scrittrice Murgia a portar via voti al Pd. Che, infatti, ha vinto. Ed ora Berlu - che sognava di raggiungere da solo la maggioranza assoluta dei voti o, in subordine, il 37% dei voti che gli darebbero la maggioranza dei seggi con la legge elettorale concordata con l'amato Matteo - si risveglia dal bel sogno. Il suo modello di partito e di politica non funziona più. I suoi uomini sono perdenti praticamente ovunque. Piacciono a lui, non piacciono agli elettori. Un'offesa enorme per uno egogentrico come Berlu. Come è possibile che le sue donnine, i suoi bellocci, i suoi personaggi in cerca di contenuti, non entusiasmino il popolo del centrodestra? Come è possibile che non ci sia entusiasmo per questo suo abbraccio mortale con il burattino toscano? Come è possibile che il "gabibbo bianco" Toti non abbia portato milioni di consensi con la sua apparizione al mondo dopo il dimagrimento? Già, non funziona. La base, quella che comunque dovrebbe andare a votare, pare abbia il cattivo gusto di voler scegliere i propri rappresentanti, i propri consiglieri locali e parlamentari nazionali. Non basta essere bellocci da discoteca per trasformarsi in capaci assessori in settori sconosciuti. E gli elettori l'hanno capito. Hanno capito che l'abbraccio con il burattino servirà soltanto a tutelare Berlu e le sue aziende, ma porterà altra macelleria sociale per chi non fa parte della casta. Non a caso l'Europa ha già chiarito che si sente tutelata dal burattino sul fronte del rigore e dei sacrifici (nostri). Renzi, uomo dei mercati europei, della finanza internazionale, degli speculatori. E chi ha scelto di abbracciarlo diventa, inevitabilmente, suo complice. Una legge elettorale truffa, con i soliti nomi imposti dall'alto, non eliminerà l'astensionismo. Tutt'al più darà nuovo vigore a Grillo, rinverdirà la Lega che potrà approfittare del traino della famiglia Le Pen, forse rafforzerà Fdi se qualcuno imparerà a far comunicazione. Ma difficilmente potrà premiare Alfano prostrato davanti a Matteo affinché non si vada al voto. O Berlu che, in cambio di questo abbraccio, spera di riottenere agibilità politica e spazi per le aziende. Forse otterrà questi risultati personali, ma i voti no.

lunedì 17 febbraio 2014

Alfano o Al-Fini? Ascesa e declino di un non leader

Ma dov'è finito il quid di Alfano? Lui, Angelino, era stato maltrattato per anni, tutti gli anni di lavoro ossequiente e fedele presso la corte di Arcore. Trattato come un servo sciocco, un maggiordomo, un lacché. Giornali e tv che ironizzavano sul giovanotto siciliano, lo insultavano, irridevano al suo ruolo di delfino dimezzato, di erede designato non si sa per cosa. Ed ancor più era stato massacrato quando il suo padrone, Berlu, aveva dichiarato che Angelino era una brava persona, ma non aveva il quid. Per la felicità della sinistra di satira e di governo. Una sinistra anche di totale ignoranza perché le stesse cose le aveva dette, a suo tempo, il compagno Stalin a proposito del povero Togliatti, ma questa parte della storia è stata censurata e dimenticata. Così come tutti gli insulti ad Alfano sono stati dimenticati dai media quando Angelino si è trasformato in un quasi statista, libero, coraggioso, indipendente, con un grande futuro politico grazie alla sua indubbia statura intellettuale ed alla sua dirittura morale. Un uomo con il quid. Perché? Ma perché aveva abbandonato Berlu al suo destino da pregiudicato, perché se n'era andato portandosi dietro un nugolo di colonnelli (indispensabili per sostenere l'altro privo di quid, Letta) e pochi soldati. Ed allora vai di peana. Sino a quando non si è affacciato il nuovo che avanza, il burattino Matteo. Ed il perfido Angelino ha provato, secondo i media, a ricattarlo. Chiedendo poltrone e visibilità. Ed immediatamente i giornalisti che avevano scoperto il quid alfaniano, l'han subito ricollocato sotto terra. In pratica, per i media, Angelino sta solo cercando di sopravvivere per evitare che un voto in tempi brevi sancisca la morte del suo partitino appena nato. Se si votasse con il meccanismo messo a punto da Berlu e Renzi, Ncd sarebbe destinato ad una misera fine. Dunque o Angelino lavora per bene a sostegno di Matteo, aiutandolo a diventare il padrone dell'Italia per conto di Davide Serra, oppure trova il quid per rompere tutto ed andare a votare. In ogni caso è un morto che cammina. Mica male per uno che, solo due mesi fa, era uno statista in via di conferma. Un percorso mediatico, quello di Alfano, che ricorda quello di Al Fini: da nipotino del Duce o di Almirante si era trasformato in statista e "TERZA CARICA dello STATO" non appena litigato con Berlu. Sostenuto dai media, difeso anche in occasione dell'ignobile vicenda della casa di Montecarlo, tutelato in ogni modo. Sino a quando è servito ai giochetti di lorsignori. Dopodiché i media che l'avevano esaltato l'hanno spernacchiato e cancellato. Per la felicità di Berlu. Che, circondato da quelli che Alfano definisce come "inutili idioti", ora potrebbe dedicarsi ad analizzare il voto in Sardegna, prima di continuare ad illudersi su una vittoria in perfetta solitudine alle Europee, alle regionali, alle politiche.

venerdì 14 febbraio 2014

Renzi-Letta, guerra per Bande (Serra contro Vedrò)

Habemus Renzi! Letta chi? E' bello ammirare, ogni volta, la velocità con cui i servi mediatici si riposizionano sul carro del vincitore. Renzi? No, ovviamente: Davide Serra e complici. Da Farinetti alla banda che sostiene il burattino Matteo e che, ora, verrà premiata. Addio alla banda Vedrò: mai un nome fu così sbagliato, la banda non ha visto alcunché, prima con l'attacco alla De Girolamo e poi con la pugnalata alle spalle nei confronti di Letta. Si spera che ora l'inutile think tank venga rottamato. Ed ora tutti da Eataly, per imparare come fare il compagno in tv ed il tirchio in azienda con stipendi che rispettano sicuramente il contratto ma che sicuramente non consentono una vita felice. Ma alle loro bande rivali tutto questo non importa. L'unica cosa importante è evitare il voto. L'ha detto, candido candido, un parlamentare del Nuovo centro destra alfaniano: se votiamo adesso, veniamo massacrati dai populisti alla Grillo. Dunque sapendo di perdere è meglio evitare di confrontarsi con il popolo. Che deve pagare le tasse, ma non ha il diritto di scegliere. Lo sceriffo di Nottingham ce l'abbiamo, manca Robin Hood. Il popolo bue deve applaudire, entusiamsarsi, obbedire. Ma non votare. E così siamo al terzo presidente del Consiglio consecutivo non eletto ma nominato. Una faida interna al Pd, basta e avanza. Perché mai il burattino dovrebbe venir legittimato da un voto popolare? Mica siamo in democrazia. Lo si vede anche a Milano, dove il compagno Pisapia toglie la parola ai reduci dell'Istra e della Dalmazia. Perché lui, il compagno Pisapia, è contrario ad ogni cerimonia di ricordo del massacro degli italiani. Non a caso il massacro può continuare nella sua Milano, con bande di immigrati libere di commettere ogni violenza, perché lui è per l'integrazione a senso unico. Con questa gente governerà Alfano? Grande coerenza. Pur di non farsi scaricare dalle poltrone governative (ma quante gliene lasceranno?) si limiterà a blaterare qualcosa contro lo ius soli o le coppie gay. Uso a obbedir lamentandosi. Ma a Renzi basta che Alfano obbedsica, con o senza mugugno. Inatanto l'area estesa del centrodestra si prepara nel migliore dei modi per perdere il Piemonte. Il candidato Chiamparino è battibile? Sì, e allora meglio dividersi prima, su tutto, per arrivare ad una candidatura che garantisca la sconfitta e l'elezione dell'ex sindaco di Torino. La sfilata degli autocandidati fa inorridire gli elettori e l'immancabile bella pensata di Berlu (che vorrebbe Malan) riesce a far apprezzare persino una parte degli autocandidati. Come farsi male da soli, imparando dal Pd ma andando oltre.

giovedì 13 febbraio 2014

Letta, Renzi, FI: la vecchia politica ha paura del nuovo

Un passo indietro di Letta (nipote), un passo avanti del burattino Matteo con la spinta del burattianio Serra. Nessun passo di Alfano, pronto a governare con chicchessia pur di non mollare la poltrona e sfidare le urne. Eppure, di fronte alla banale ripetizione dei riti di sempre, qualche servo sciocco parla e scrive di Terza Repubblica, di "nuovo che avanza", di rinnovamento della politica. Il Pd si scanna, esattamente come prima. L'unica differenza è la totale scomparsa del centrodestra dalla scena politica. Forza Italia? Svanita. Fdi? Non pervenuti. La Lega? Impegnata a recuperare consensi in vista delle elezioni contro l'Europa. I cespuglietti a destra? Boh. L'unico che si muove è il Nuovo Centro Destra alfaniano. Terrorizzato all'idea di un voto anticipato con le regole imposte dal burattino. Ma speranzoso che, se tutto crolla, si possa votare con regole vecchie ed una sorta di proporzionale. Esattamente l'opposto di quanto vuole Berlu, seduto sulla riva del fiume in attesa che sfilino i cadaveri (politici) dei suoi nemici. Ma ciò che è chiaro per tutti è il terrore nei confronti degli elettori. Brutti, sporchi e cattivi. Pronti a disertare le urne o a votare per chiunque decida di non ripresentare le stesse facce di sempre. Elettori in cerca di proposte nuove, coraggiose, magari persino intelligenti. Di un'idea di futuro del'Italia che non preveda soltanto nuove tasse e crescente povertà per far contenti i mercati e l'Europa. In cerca di gente onesta, che non si faccia rimborsare i regali di nozze agli altri consiglieri ed assessori solo perché la legge non era chiara. Perché le leggi saranno anche confuse, ma il disgusto degli elettori per questi comportamenti è chiarissimo. Eppure, anche di fronte all'evidenza dei fatti, c'è ancora chi si trincera dietro l'apparato, dietro un sistema di potere che non premia i migliori. In Piemonte si torna al voto e Forza Italia non vuole le primarie. D'accordo: rischiano di trasformarsi in una farsa, con i soliti candidati tra cui scegliere. Uomini di apparato, esponenti di una politica che ha fallito. Tutto vero. Ma è l'idea di restituire alla propria gente la possibilità di scegliere, che spaventa l'apparato. Perché se oggi cominciano a scegliere tra i soliti noti, domani avranno la pretesa di indicare anche chi è meno noto ma più capace. E per tanti, per troppi, sarebbe la fine della carriera politica. Un bene per l'Italia ed anche per l'elettorato di riferimento. Ma il cappone non ama finire nel forno.

mercoledì 12 febbraio 2014

L'aiutino della giustizia per far vincere il Pd

Dove non arriva il voto, dove non arriva lo spread, dove non arrivano i ricatti dei mercati, arriva la magistratura. Un percorso chiaro di totale delegittimazione della volontà popolare. In Italia, certo, ma non solo in Italia. In Svizzera vincono i promotori di un referendum sull'immigrazione che non piaceva alle banche ed alla grande industria? Immediatamente si bloccano le trattative sull'energia, che non c'entra nulla con l'immigrazione ma va bene per un ricatto. Berlu era al governo con una maggioranza bulgara (del tutto inadeguata, è vero, ma legittimata dal voto popolare)? Gli si scatenano contro le speculazioni internazionali, l'attacco ai titoli di Stato, lo spread, l'attacco alle sue aziende e lo si costringe ad abdicare. Abdicare, certo, perché qui il popolo è composto solo da sudditi che non possono più scegliere alcunché. Poi, però, i tecnocrati imposti dalla Cara Salma e dai mercati falliscono, distruggono l'Italia. Berlu risale nei sondaggi, recupera posizioni. E la magistratura lo condanna all'esilio politico perpetuo. Tanto per levarlo dalle scatole ad un Pd che riesce sempre a farsi male da solo e che, dunque, necessita dell'aiutino da casa, anzi dal tribunale. Ma se si elimina Berlu, la rabbia popolare potrebbe premiare Grillo. Il Pd non sa come fermarlo. E scatta di nuovo, immancabile, l'aiutino. Una richiesta di condanna, così, tanto per gradire. Come segane, come antipasto. Perché, in contemporanea, emerge che le indagini non mancano. Ci sono già le ipotesi di reato. Grillo avrebbe chiesto ai poliziotti ed ai carabinieri di non proteggere gli esponenti della casta. Da ergastolo! Un'istigazione bella e buona. Non come le politiche dei ministri che hanno portato al suicidio per disperazione centinaia di italiani. Quello va bene: i suicidi alleggeriscono i conti delle pensioni. Ma la verità si fa strada sul web. Ed allora il Pd prepara la nuova richiesta di aiutino, con una legge ad hoc per censurare ciò che non fa comodo. Tanto a decidere cosa si deve censurare e cosa no saranno sempre gli stessi. Ed allora vai con il reato di negazionismo sull'olocausto ma via libera al negazionismo sulle foibe. D'altronde, Bignardi docet, una sentenza definitiva vale solo quando colpisce gli avversari, se no si tratta di palese errore giudiziario. E ieri la nuova puntata: il Consiglio di Stato ha deciso che il Piemonte deve tornare al voto. Verissimo: la maggior parte di chi è stato eletto merita di tornare a casa e di restarci. Ma devono essere i cittadini a punire, con il voto, chi ha lavorato male. Invece no. Arriva l'aiutino per lanciare il candidato del Pd - autorizzato a non sapere ciò che succedeva di illegale sotto casa sua quando era sindaco - e per eliminare i concorrenti. In attesa della prossima puntata.

martedì 11 febbraio 2014

Colpo di Stato? Se ne accorgono in ritardo

"Colpo di Stato? Ma che colpo se lo Stato qui non c'è?". Se lo chiedeva, cantando, Stefano Rosso. Erano gli Anni 70. Ed ora i politici del centrodestra (nuovo, vecchio, di seconda mano) cascano dal pero e scoprono che la Cara Salma avrebbe ordito un colpo di Stato contro Berlu, incontrando Mario Monti ben prima del disastro finanziario che aveva portato al ribaltone. Pare brutto citarsi, ma nel maggio del 2012 era uscito il libro "Il Grigiocrate", scritto con Daniele Lazzeri ed Andrea Marcigliano, dove si scriveva che il grigiocrate Monti era pronto dalla primavera (e non dall'estate) a diventare presidente del Consiglio. E le recensioni del libro erano state pubblicate dal Giornale, da Libero, dal Secolo d'Italia, dalla Padania, dal Tempo. Ed ora i mentecatti eletti nel centrodestra scoprono il pasticcio perché lo scrive Friedman? Oddio, quando si ha a che fare con molti dei parlamentari dell'area si capisce che l'analfabetismo di ritorno non è un problema solo di qualche area depressa del Paese. Anzi, spesso c'è anche l'analfabetismo di sola andata. Ma è accettabile che questa classe politica non legga? Non sappia? Non s'informi? E non sui libri - per carità, troppo difficili, impegnativi - ma almeno sui quotidiani di area, su quelli di famiglia. Macché. Ed allora è giusto e inevitabile che la Cara Salma provveda ad organizzare alternative puntando sui tecnocrati indicati dalla finanza internazionale. Tanto i politici che allora erano al governo non si accorgevano manco di essere vivi. Solo nani e ballerine, discoteche e cene eleganti. Mentre gli altri tramavano. Per salvare l'Italia, ci assicura la sinistra di lotta (a Berlu) e di governo. Lo si è visto: centinaia di suicidi per disperazione economica, licenziamenti di massa, disoccupazione alle stelle. Grazie Monti, grazie Fornero, grazia Cara Salma. E meno male che hanno salvato l'Italia. Ma loro, in fondo, facevano il loro sporco gioco. Loro rispondevano ai mercati, come ha sempre dichiarato il Grigiocrate. Non al popolo italiano, solo ai mercati, all'Europa dei banditi. Ma gli altri, i parlamentari del centro destra, che giustificazione hanno? Loro che ora strillano contro il colpo di Stato e sono gli stessi che hanno rieletto la Cara Salma. Ma non sapevano, non vedevano. E c'era pure qualche cialtrone che interveniva alle presentazioni del libro o sui social forum per smentire, per sostenere che non esistevano prove degli incontri con Monti, della preparazione molto anticipata del Grigiocrate per sostituire Berlu. Prima delle operazioni di Deutsche Bank, prima dell'offensiva sullo spread. Loro, i signori del centrodestra, non sapevano e non vedevano. Forse perché, con rimborsopoli, acquistavano biancheria intima e non occhiali per leggere. Ed oggi strillano. Con un ritardo indecente. Con una credibilità inesistente.

lunedì 10 febbraio 2014

Disastri ambientali? Arriva la censura del Pd

Piove e nevica, come succede sempre in inverno. Ma ad ogno goccia che scende in Italia, scatta l'allarme. Franano le montagne e le colline, cedono muri di protezione, crollano monumenti antichi. Tutto per garantire i soldi ai professionisti dell'emergenza. Perché la prevenzione costa, e rende agli amici degli amici, meno di un quarto rispetto agli interventi di emergenza. Certo, prevenire vorrebbe dire investire, creare posti di lavoro, muovere l'economia sana, preservare il territorio e favorire il turismo. Ma puntare sull'emergenza significa invece far lavorare sempre gli stessi ad un costo (per le casse pubbliche) molto più elevato. Significa permettere la distruzione del paesaggio, significa frenare il turismo. Un disastro per gli italiani anche a livello d'immagine. Senza contare i morti, i feriti, le aziende fallite perché danneggiate in modo irreparabile o, comunque, in misura tale da non potersi più risollevare. Un disastro che si ripete ogni anno, in inverno, in primavera (per il disgelo), in autunno. Mentre in estate si lascia spazio ai piromani, alla siccità, a qualsiasi cosa consenta di distruggere il territorio e le persone che ci vivono. E di fronte a questo disastro cosa fa la maggioranza che sgoverna l'Italia? Prepara una legge per imbavagliare il web, i social forum di ogni tipo. Con la scusa delle offese personali. Si parte facendo finta che si tratti di una battaglia per la tutela dei minori e si arriva immediatamente alla censura. Perché il ministro o l'assessore dei Beni culturali si riterrà offeso dall'immagine di Pompei che crolla, il ministro o l'assessore dell'Ambiente riterrà offensivo raccontare di una frana dovuta a mancati rimoschimenti, il ministro o l'assessore al Turismo soffrirà per le tabelle che evidenziano la fuga di visitatori italiani e stranieri di fronte ad uno scempio architettonico o a servizi indecenti. Vietato raccontare, vietato informare. Ufficialmente per non creare una gogna mediatica cotnro chi è il colpevole dei disastri. In realtà per non informare i sudditi sulle colpe di lorsignori. D'altronde il livello di asservimento dei media tradizionali e ufficiali garantisce già la massima tranquillità a questi personaggi. Si tratta ora di imbavagliare l'informazione alternativa. Un plauso, dunque, ai sostenitori della censura, a partire dai parlamentari del Pd Moretti e Sanna. Ma forse rendere noto il loro tentativo è già una gogna mediatica..

venerdì 7 febbraio 2014

L'Onu, braccio armato della speculazione

La vice di Kerry si trasforma in grillina e si lancia in un "vaffa" contro l'Europa. E che cosa fanno i giornalisti servi italiani? Danno la colpa ai russi per aver divulgato il video con l'insulto. D'altronde sino alla fine dei giochi olimpici di Sochi, Putin sarà sotto assedio perché - per evitare tensioni e ripercussioni negative sulle Olimpiadi russe - non potrà reagire in modo duro ed i cagnetti di ogni parte del mondo potranno scatenarsi. Lo ha già fatto l'Onu, invitando ad una sollevazione mondiale contro la legge che impedisce la propaganda gay con i minori. La stessa Onu che ha bacchettato il Papa spiegandogli che la dottrina della Chiesa deve cambiare su temi come aborto e omosessualità. Guarda caso, la reprimenda contro il Vaticano è arrivata pochi giorni dopo che il Papa aveva attaccato l'usura: non quella degli strozzini, ma quella legalizzata delle banche. Coincidenze, certo. Ma assomigliano tanto a segnali mafiosi. L'Onu che non sa frenare gli stupri commessi dai suoi uomini in ogni parte del mondo ma che si sente in diritto di dare lezioni pure in materia religiosa. L'Onu che non sa arginare le guerre e le violenze, ma che vuole scatenare le proteste mondiali contro un Paese, la Russia, colpevole di difendere le proprie tradizioni. L'Onu che ignora la vicenda dei due marò italiani in India, per non ingerirsi in vicende interne, ma che poi ingerisce su tutto ciò che va contro il mondialismo. Bisogna spalancare le frontiere a chiunque, bisogna riempire di Ogm tutta l'Africa, bisogna inquinare ogni centimetro quadrato della Terra per garantire maggiori guadagni agli speculatori. L'Onu come braccio armato della finanza globale, del pensiero unico, del politicamente corretto. Che pretende finanziamenti colossali dai Paesi che poi critica e che cerca di destabilizzare. Ed allora la buffonata di Obama che sente minacciata la libertà religiosa nel mondo, è davvero una buffonata. Per tranquillizzare i fedeli di qualche setta protestante utilizzata dagli Usa per penetrare in America Latina. Per tranquillizzare i resti dei Tea Party. E per fregarli tutti, non appena tranquillizzati.

giovedì 6 febbraio 2014

Populisti sotto attacco mediatico per le Europee

Pagnoncelli, che per i media radical-chic è un guru, avverte che la Lega è a un passo dal quorum per le elezioni europee. Ed immediata scatta l'aggressione sui quotidiani, in tv, ovunque. La Lega come Grillo. No pasaran. Non possiamo permettere che in Europa vadano dei populisti, dei politici che non si entusiasmano per gli ordini della Bce e del Fmi. Dunque viva la Bignardi e abbasso i 5 stelle, viva i finanzieri alla Davide Serra e abbasso Salvini. Si ironizza, si dileggia, si evidenziano errori veri e falsi, si attaccano (con furore) i toni usati dal due movimenti populisti. E siamo solo all'inizio. Con l'avanzare della campagna elettorale le aggressioni mediatiche aumenteranno. Con condanne morali da parte di chi non fiata sugli stipendi da fame o, come il burattinaio di Matteo Renzi, sostiene che è giusto tagliare del 40% i salari degli operai. Con 700 euro al mese i nostri dipendenti possono far vivere una famiglia, assicurano i padroni neorenziani mentre gozzovigliano di fronte alle telecamere di Piazza Pulita. Tanto chi li difende, ormai, operai, impiegati, tutta l'ex classe media che precipita verso la povertà? Dovrebbe difenderli Sel, ossia il partito di quel Vendola che tanto si divertiva con la famiglia Riva che avvelenava Taranto con l'Ilva? Forse potrebbe difenderli Fdi, ma il guru Pagnoncelli ha assicurato che i fardelli d'Italia non raggiungeranno il quorum per le europee e tantomeno quello per eventuali elezioni politiche. Dunque si possono trascurare sia Fdi sia Sel (anche la sinistra finta ecologista ha percentuali da condanna a morte politica) per dedicarsi a Lega e Grillo. Dunque i due movimenti sulle ali estreme avrebbero la grande chance di poter far politica senza troppi attacchi mediatici. Ed un primo passo, indubbiamente, è stato fatto. Alcuni dei consiglieri regionali sotto accusa per i rimborsi in Piemonte hanno annunciato il ritiro dalla competizione elettorale (ma non dalla politica). Giusto, tardivo ma giusto. Spazio al rinnovamento, spazio a chi è in grado di portare un vento nuovo, idee nuove, un po' di coraggio nelle scelte politiche. Poi, però, arriva Lo Spiffero, un quotidiano online, e spiega che sono iniziate le grandi manovre per collocare i rappresentanti delle varie correnti. E persino che ci sarebbe uno scontro per il candidato da appoggiare alle Europee. Quelle Europee che hanno una soglia di sbarramento al 4% mentre - Pagnoncelli docet - Fdi sarebbe al 2,5%. Per carità, il guru dei radical chic penalizza sempre le formazioni sul centrodestra. Ma il distacco da colmare è notevole e, forse, servirebbe qualcosa di meglio di contrasti via quotidiano on line a proposito di candidature.

mercoledì 5 febbraio 2014

La tv dei Santoro e Bignardi muore, c'è spazio per chi ha coraggio

"Sono morti", tuona Beppe Grillo in riferimento ai partiti. Ma non è che le trasmissioni di dis informazione televisiva stiano molto meglio. Santoro, chi era costui? Sparito il suo nemico numero 1, Berlu, il suo Servizio Pubblico ha perso ogni interesse. Soliti ospiti, solite banalità, ore di vuoto pneumatico per arrivare a gustare qualche vignetta di Vauro. Davvero poco. E il post sovietico Floris? Vive sul traino di Crozza, su servizi a volte intelligenti, e poi crolla nelle banalità da studio, di nuovo con la compagnia di giro dei soliti noti ed insopportabili, per arrivare alle comiche finali degli sbarellamenti di Pagnoncelli con dati a cui crede solo lui. E le Invasioni barbariche della Bignardi in Sofri? La nuora di Adriano Sofri, condannato come mandante dell'omicidio Calabresi (condannato in via definitiva, come amano ricordare i politicamente corretti a proposito di Berlu), si permette di chiedere ad un parlamentare grillino come ci si senta ad essere figlio di un fascista (nato alla fine della guerra, dunque in realtà missino e non certo un combattente della Rsi), e tutto va bene. Ma quando sul blog grillino qualcuno chiede a Bignardi come ci si senta ad essere la nuora di uno condannato in relazione ad un omicidio, i difensori della comunicazione a senso unico insorgono: "aggressione intollerabile", "attacco inaudito", "fascisti", "picchiatori mediatici", "squadristi". Il solito ricorso ai due pesi e due misure. Ma, al di là delle polemiche, che ascolto ha la Bignardi? Ed i suoi numi tutelari? Ascolti complessivi in continuo e drammatico calo. Certo, gli investitori pubblicitari continuano a pagare per gli spot che accompagnano queste trasmissioni. Perché i responsabili della comunicazione fanno parte dello stesso mondo radical chic e non si rendono conto di quanto stia succedendo. D'altronde i consumi calano ed i prodotti che compaiono negli spot si acquistano sempre meno, ma gli esperti proseguono a regalar denaro a trasmissioni senza pubblico. Sino a quando? Probabilmente sino a quando gli altri, gli esclusi, non capiranno a loro volta che un vecchio mondo è finito, è cambiato il mondo ed è cambiato il modo di comunicarlo. E' il momento di nuove iniziative, di nuovi progetti. Realizzare una tv, sul web o con il digitale, costa sempre meno. Costa la frequenza, per il digitale. Ma ci sono moltissime emittenti locali sull'orlo del fallimento. Prive di soldi perché, in precedenza, prive di idee. Con padroni ottusi che, di fronte al disastro, non cercano partner per ripartire sulla base di nuovi progetti, ma cercano polli da spennare a cui affittare a caro prezzo un canale che nessuno vede. Quanto potranno resistere in questa situazione? Possibile che nessuno abbia il coraggio di investire per rilanciare l'emittente? Eppure gli spazi ci sono, e tanti. La Rai sopprime il programma di informazione sulle montagne e nessun privato raccoglie la sfida? Una sfida che potrebbe essere raccolta anche dalle tv sul web. Sempre più viste, sempre più importanti, ma frammentate. Occorre passare dalla trasmissione vista da un ristretto numero di appassionati ad una emittente che faccia opinione, che diventi sede di confronto al di là dei confini provinciali o regionali. Il momento è quello giusto, le chiacchiere dei soliti noti sulle solite tv hanno stufato, i costi per nuove iniziative si sono ridotti, un pubblico sempre più vasto si sente privo di una informazione credibile e di riferimento. C'è un vuoto, ma tutti i vuoti vengono, inevitabilmente, riempiti. Si può lasciare che a riempirli siano gli stessi che li hanno provocati. Oppure si può scegliere di avere coraggio.

lunedì 3 febbraio 2014

Le urla di Grillo, unica strada per la visibilità

Tutti contro Grillo. Perché protesta contro la "ghigliottina" imposta dall'amica degli ospiti non invitati (Boldrini). Perché protesta contro una legge elettorale truffaldina. Perché protesta contro la vergogna di Bankitalia omaggiata alle banche private. Ma, soprattutto, contro Grillo perché ha la pretesa di esistere, come terzo incomodo, in uno scenario che prevede solo due attori. Berlu, in piena risalita elettorale e che si porta a casa pure l'ammansito ed impecorito Casini, e Renzi che ha distrutto la sinistra per poter governare in nome e per conto del finanziere Davide Serra (quello che ha spiegato come sia giusto tagliare anche del 40% i salari di un operaio, di un impiegato, affinché gli speculatori possano arricchirsi di più). Dal punto di vista dei due gemelli diversi, Berlu ed il burattino Matteo, va benissimo così. Ma è curioso come gli altri, tutti gli altri a parte Grillo (e solo una fetta dei grillini, non tutti), si accontentino dell'osso che lancia il padrone su entrambi i fronti. Un emendamentino salva Lega per favorire la coalizione con Berlu, un probabile emendamentino salva Sel (con il ritorno del premio al partitino miglior perdente) per sperare in un accordo del Pd sul fianco sinistro. Pierfurby Casini ha capito che il suo sogno di grande Dc è fallito ed ora cercherà di creare qualcosina insieme ad Alfano per superare gli sbarramenti ed essere riammesso alla corte di Berlu. Dove non mancheranno i Fardelli d'Italia: d'altronde l'8% da raggiungere per correre in solitudine e dignità appare eccessivo. Resta Scelta Civica, la cui scomparsa non sarà motivo di rimpianto. E resta Grillo, logicamente imbesuito per gli accordi Berlu-Burattino. Un Grillo massacrato dai media, che altrettanto logicamente lui odia. E che è costretto ad alzare il tiro per ottenere un briciolo di visibilità. Il suo Movimento non è basato su un'ideologia, su una filosofia o su qualunque altro elemento di attrazione. Dunque i voti arrivano se Grillo continua a parlare alla pancia della gente. Cavalcando la rabbia che cresce anche se la casta di politici e giornalisti non se ne accorge. Ma per raggiungere la pancia, Grillo deve apparire, deve comunicare il messaggio. E Internet, per quanto utile, non basta. La Rete non ha ancora sostituito tv e giornali. Dunque bisogna esserci. Con proposte intelligenti che i parlamentari grillini non presentano e che, in ogni caso, verrebbero ignorate o confinate in poche righe? No, con urla e strepiti. Alzare i toni è l'unica strada per conquistare visibilità. Questo permette a Grillo di veleggiare, nei sondaggi, al di sopra di un inutile 20%. Mentre il silenzio o i toni bassi di Fdi e di Sel spiegano i sondaggi estremamente penalizzanti. Non esistono sui media e non esistono, di conseguenza, nelle scelte di voto. Così come la Lega: non basta l'alleanza con il Fn per conquistare visibilità, non basta la battaglia contro un'Europa ingiusta per conquistare l'attenzione dei media e, di conseguenza, degli elettori. Ma capiranno mai, gli esponenti di questi partiti e movimenti, che senza comunicazione restano sempre perdenti?