venerdì 30 agosto 2013

Inglesi contro Cameron: i popoli non vogliono la guerra dell'Arabia

Comunque vada, la vicenda Siria sarà un disastro per l'Europa. E la prima indicazione è arrivata dalla guerrafondaia Gran Bretagna dove il pessimo Cameron è andato in minoranza sul suo tentativo di scatenare l'ennesima aggressione. E la voglia del sangue (altrui) è riuscita addirittura a compattare l'ex premier laburista Blair con il conservatore Cameron. Peccato, per loro, che proprio le menzogne di Blair per giustificare l'ingiustificabile guerra in Iraq siano alla base del rifiuto odierno. Il popolo non si fida più dei suoi rappresentanti in cerca di guerre. Perlomeno a Londra. Ma anche Parigi frena. Forse perché non c'è da rubare petrolio come in Libia. Mentre Berlino è stata freddissima da subito. Resta solo Washington a voler far la guerra alla Siria, in nome e per conto dell'Arabia Saudita che continua a finanziare i terroristi di Al Qaeda che combattono contro Damasco. Non a caso, di fronte ai dubbi crescenti tra i potenziali bombardatori, Mosca ha inviato nuove navi nel porto siriano. Non l'aveva fatto quando la coalizione anti Assad pareva molto più ampia, lo ha fatto adesso quando resta da contrastare solo Washington e poco più. D'altronde anche gli analisti Usa meno ottusi si sono resi conto che eliminare Assad vorrebbe dire consegnare la Siria al terrorismo di Al Qaeda. E uno Stato terrorista sull'altra sponda del Mediterraneo non è il massimo per l'Europa. Certo, gli Usa possono fregarsene, perché sono lontani. Proprio come han potuto fregarsene dei talebani che gli Usa e l'Arabia avevano creato ed armato. Ma ora il povero Obama non sa più come levarsi dall'impiccio in cui si è cacciato. L'unica speranza, per lui, è che in un sussulto di correttezza gli ispettori Onu ammettano che il gas potrebbe essere stato utilizzato dai ribelli e non dalle truppe regolari. D'altronde Assad stava recuperando posizioni sul terreno ed i ribelli perdevano postazioni strategiche. Curioso che, in una situazione di questo tipo, a creare una ragione di intervento internazionale siano stati quelli che più avevano da perdere. Ma si sa: le ragioni di una guerra si trovano a prescindere dalle responsabilità. Contano solo gli interessi. Quelli dell'Arabia Saudita, in particolare.

mercoledì 28 agosto 2013

Orage, come comunicare in musica una Valle che non sa comunicare

Essere al 189° posto come competitività regionale, in Europa, e festeggiare. Succede in Valle d'Aosta, dove i vertici regionali si entusiasmano perché la classifica indica un recupero di 26 posizioni. Oddio, la Valle resta dietro la Lombardia, il Piemonte e pure dietro le Province autonome di Trento e Bolzano. Ma in questa Italia derelitta si può essere felici anche per così poco, per una classifica che indica come l'Italia intera non sia più in grado di competere su alcun fronte. D'altronde proprio la Valle recupera posizioni grazie alle politiche del lavoro ma crolla in posizione 250, a 12 posti dalla maglia nera assoluta, per quanto riguarda istruzione e formazione. Ci si può illudere su una maggior competitività futura quando istruzione e formazione non funzionano? D'altronde lo si vede perfettamente nella comunicazione turistica e nell'organizzazione di eventi culturali. Soliti nomi, soliti amici degli amici, solo il noiosissimo politicamente corretto. Ed il turismo non cresce, ovviamente. Mentre la notorietà delle iniziative così corrette e noiose non valica le singole vallate laterali. Tutto così? Non proprio, per fortuna e per bravura di qualche singolo. Un gruppo musicale, che da anni sta lavorando sulla qualità e sulla professionalità, ha conquistato il pubblico italiano: gli Orage. Con un nuovo disco, "L'età dell'oro", che ha visto pure la partecipazione di Francesco De Gregori. E dove, non a caso, i pezzi meno riusciti son proprio quelli di De Gregori. Gli altri, quelli del gruppo, sono decisamente più freschi, con richiami a De André e Gazzé, ma soprattutto con la capacità di coniugare idee nuove con sonorità tradizionali. Bello, forse troppo per la routine valdostana. Dove una grande iniziativa come Etétrad, un'iniziativa di grande musica tradizionale ma attualizzata, viene penalizzata dai tagli dei finanziamenti alla cultura. E, tuttavia, riscuote lo stesso il successo che meritano i progetti coraggiosi e di qualità. Ma vallata dopo vallata, agli assessori piacciono di più i bolsi economisti che hanno sbagliato tutto, i politicanti senza più seguito, i cabarettisti di fascia C che, una volta, sono comparsi a Zelig (e poi mai più). Non è un problema di costi, ma di idee, di coraggio, di strategie. E sicuramente è più facile aumentare i prezzi dei generi alimentari, ridurre i servizi, sperando che il destino provveda a far conoscere una Valle che resta comunque splendida. O che siano gli Orage a farla conoscere, utilizzando la musica come strumento di comunicazione ignoto agli assessori.

martedì 27 agosto 2013

Berlu frena la crisi per tutelarsi come azionista Mediaset: gran politico!

Berlu frena i falchi. Motivi politici? No, banale risposta all'attacco contro i titoli Mediaset. In fondo il conflitto d'interessi non è mai stato affrontato dalla sinistra di governo per la semplice ragione che rappresentava l'arma di ricatto migliore. Berlu si è dimesso da presidente del Consiglio non quando lo spread è schizzato in alto, ma quando i titoli di famiglia sono schizzati in basso. Per la Buonanima il cinema era l'arma più forte, per la sinistra italiana l'arma più forte è ilo ricatto sulle tv. Peccato che Berlu sia ampiamente ricattabile e sia pronto ad ogni compromesso pur di tutelare le sue proprietà televisive, editoriali, pubblicitarie. Ovviamente mettendola giù bene: siamo qui a tutelare i posti di lavoro! Certo. Quello della moglie di Rutelli, imbarcata per Forum? O quello dei compagni giornalisti assunti per far contenti i politici che, periodicamente, minacciano fuoco e fiamme pur di ottenere quanto desiderato? Lo schifo dei servizi sulla politica estera è la dimostrazione di quanto le Tv di Berlu servano solo per favorire i suoi avversari. Per tacere del disgusto che provocano i servizi ipocriti e retorici sull'immigrazione. O vogliamo discutere della lungimiranza politica di chi ha fatto arricchire il patetico Saviano? (il suo intervento sull'Espresso della scorsa settimana, a proposito di Putin e Stalin è un meraviglioso esempio di disinformazione politicamente corretta e intellettualmente indecente). Chi ha trasformato le nullità in personaggi famosi se non Mediaset e Mondadori? Chi è pronto ad ogni compromesso, a danno degli italiani, pur di tutelare gli azionisti di Mediaset? E' evidente che una situazione di questo tipo non possa andare avanti, non possa essere accettata. Si usa la Santanché per lanciare messaggi forti,in attesa di dar spazio ai Gianni Letta di turno pur di non rimetterci un euro. Squallida ma comprensibile tattica (senza alcuna strategia), se si parla di aziende. Indecente mercato delle vacche, se si ha la velleità di essere un politico o, addirittura, uno statista. Berlu non ha il coraggio né la capacità di ribaltare il tavolo, di cacciare il globalista Letta-zio, di imporre una linea vincente. Preferisce vivacchiare, lasciandosi sfogliare come un carciofo avvizzito.Un pezzo dopo l'altro, per far contento il conte-zio. E la Cara Salma. In cambio di un momentaneo rialzo del valore delle azioni. E' questo il modo in cui intende far politica dopo la condanna? Se è questo, l'Italia può tranquillamente farne a meno.

lunedì 26 agosto 2013

Governo da abbattere, non per Berlu, ma per l'Italia

La fantomatica ripresa italiana? La si può vedere all'Argentario, dove persino i vu cumprà si sono ridotti a fare i saldi per la merce taroccata che vendono. Letta assicura che una crisi, in questa fase, sarebbe un crimine. In questa fase? Ma che fase è? Con i media che si entusiasmano perché il turismo, dopo il crollo dell'anno scorso, non ha avuto nessuna ripresa ma non è crollato ulteriormente. Con i sindacati che prevedono, con il governo in carica, un disastro autunnale per l'occupazione. Con le statistiche che ci assicurano che la competitività delle regioni italiane continua a ridursi e colloca l'Italia agli ultimi posti europei. Con gli esperti, i sedicenti esperti, che spiegano che la fuga dei cervelli italiani provoca danni immensi ma non osano aggiungere che gli stipendi da fame ed il precariato determinano la fuga dei cervelli. E l'export? Cresce, ci consolano tutti. Ma si dimenticano di precisare che cresce meno di quanto aumenti il commercio mondiale e, di conseguenza, l'Italia perde quote nell'export mondiale. E i costi dell'esercito di immigrati che devono essere accolti, mantenuti, curati, alloggiati perché se non l'afroministro si offende? Altro che far pagare l'Imu ai super ricchi, come pretende Fassina. Che poi potrebbe pure venire accontentato, se il Pdl non fosse composto da ministri molto incompetenti e poco sviluppati mentalmente: Fassina grida che sarebbe ingiusto penalizzare i poveri per non far pagare l'Imu ai ricchi proprietari di alloggi da 400 mq nel centro di Roma? Bene, togliamo l'Imu a tutti tranne che a questi possessori di mega alloggi nel cuore di Roma. Quanti saranno a pagare? 10? 100? mille? Va bene, paghino loro e basta. Vediamo se Fassina non fa retromarcia e comincia ad inventarsi super ricchi con 100mq nella periferia di Verona. Ma allora, è questa Italia allo sfascio che si dovrebbe difendere evitando una crisi di governo? E' questa economia che non si riprende perché il governo Alfetta è totalmente incapace? Quali vantaggi ci sono nel mantenere questo governo di nullità? Solo la fortuna di vedere un'invasione quotidiana senza controllo? Solo la possibilità di mantenere decine di migliaia di immigrati favoriti dalla politica indecente del ministro? Così qualche altro dodicenne potrà essere investito ed ucciso da un immigrato senza patente? Beh, certo, sono politiche da tutelare, da rafforzare. Sono spese immense da affrontare massacrando di tasse gli italiani. E allora, forse, è meglio che il governo Alfetta vada a casa. Non per difendere Berlu, ma per decenza e per evitare ulteriori danni, irreversibili, all'Italia.

venerdì 23 agosto 2013

Vietate tutto, otterrete bamboccioni

Vietate, vietate: qualche disastro arriverà. L'Italia Paese dei bamboccioni? Inevitabile, se le amministrazioni pubbliche - ma anche opinionisti, sedicenti esperti, presidenti di associazioni varie - proseguiranno sulla strada del divieto assoluto in nome dell'incolumità di un popolo composto, secondo loro, solo da deficienti, imbranati, incapaci. Si muore in montagna? Scatta l'idea di un numero chiuso per le ascensioni. Perché? Perché, riducendo il numero, si riducono le percentuali di incidenti. Geniale: se si vieta il bagno in mare o nei fiumi, scompaiono anche i morti per annegamento. Ma in tutti i settori si assiste a questo proliferare di divieti inutili, se non controproducenti. Sulle strade ci sono limiti di velocità da paleolitico, anche andando in bici si va più veloci. E poi divieti di sorpasso anche su rettlinei di un km. L'importante è scaricarsi la coscienza e, soprattutto, scaricare ad altri le responsabilità. Si formano code di km dietro a Tir che, sulle provinciali, procedono a 40 all'ora? Pazienza. Il divieto di sorpasso è lì a ricordarti che, se provi a fare il furbo, lo Stato si ricorda di te e ti massacra con multe e punti sottratti alla patente. Ma loro, i vietatori indefessi, ci spiegano che lo fanno per il nostro bene, non per far cassa. Peccato che tutti i difensori del nostro bene siano distratti quando si tratta di intervenire contro i Comuni, le Province, l'Anas o le società autostradali per le condizioni delle strade. Buche, rappezzi, giunture dell'asfalto fatte in modo da rappresentare un rischio reale per chi va su due ruote. Ma loro non se ne accorgono. Se però superi un limite di velocità assurdo fuori da un centro abitato, scatta la foto degli attenti vietatori a senso unico. In nome di quella cosa sacra che è il codice della strada. Cioè quella raccolta di idiozie che ignorano la pericolosità dei tombini non a filo ma che vedono pericoli mortali nel nome dello sponsor in mezzo ad una rotonda. Come se tutti si fermassero per leggere il nome del benefattore. Ma, tanto per ricordare la geniale sacralità del codice, l'Italia era anche il Paese dove era obbligatorio tenere coperti i fari antinebbia quando non erano ancora di serie sulle auto. In pratica era indispensabile attendere di finire in un banco di nebbia per fermare l'auto, scendere, togliere il cappuccio ai fari, risalire ed accenderli. Davvero degli esperti. Eppure basterebbe un qualsiasi normodotato intellettualmente per capire che la gente non cresce con i divieti. Bisogna insegnare ad affrontare i rischi ed i pericoli, non vietare qualsiasi cosa nell'illusione che i pericoli non ci siano mai. Che si tratti di nuotare a pochi metri dalla spiaggia o di salire su un sentiero alpino. Si vieta ai bambini di salire sugli alberi, si vietano i fuori pista, si vieta tutto. Ed i bambini crescono da bamboccioni. Incapaci di affrontare la vita, perché paurosi di tutto. Paura di andare in bicicletta senza casco e paraginocchia, paura di allontanarsi dalla riva. Le sbucciature delle ginocchia sono ormai viste come un crimine parentale nei confronti dell'infanzia. Cultura demente, risultati disastrosi.

mercoledì 21 agosto 2013

Al Jazeera in Usa, nuova tappa del pensiero unico mondiale

Al Jazeera, la potente emittente del Qatar, sbarca anche negli Usa. Con un programma di news 24 ore su 24. Ha speso mezzo miliardo di dollari per acquistare il canale, investirà moltissimo per realizzare una programmazione in grado di conquistare non solo gli islamici presenti negli Usa, ma anche una fetta di cittadini americani di altre fedi. L'importante è offrire programmi di informazione credibili, non sottoposti all'autocensura dei media occidentali. Ovviamente basati sulla visione del mondo del Qatar che, tanto per non dimenticarsene, è uno degli emirati più attivi nel sostenere le bande armate sunnite che provocano morti e feriti in tutto il mondo islamico, a partire dalla Siria. Ma il Qatar ha perfettamente capito che non bastano le azioni armate sul terreno per conquistare le coscienze, per fare proselitismo, per ampliare la propria influenza. Così ha creato una tv che, non a caso, è stata protagonista nelle spintanee rivolte del Nord Africa, ma anche nei maggiori casini del Vicino Oriente. Dunque non stupisce l'idea di puntare direttamente al cuore dell'Occidente, aprendo una tv negli Usa. D'altronde gli Usa sono stati i creatori dei talebani, da usare in Afganistan contro Mosca, per poi ritrovarseli come avversari quando i sovietici si sono ritirati. Ma, ancora una volta, appare evidente l'errore strategico di chi non è allineato con la visione del mondo del Qatar. L'emirato investe cifre enormi per l'informazione in tutto il mondo mentre la Russia - che in Siria si trova sul fronte opposto della barricata - non investe un rublo. Ed anche i Paesi dell'America Latina, alle prese con gli attacchi del Fmi e dell'informazione di servizio, non spendono un centesimo per una controinformazione da gestire negli altri Continenti. Perché non basta l'investimento del Venezuela in una squadra ciclistica italiana (dopo la diplomazia del ping pong, tra Usa e Cina, deve essere il turno delle due ruote, con l'Astana kazaka oltre all'Androni Venezuela) per offrire un'immagine alternativa. Ed allora passa sotto silenzio l'exploit dell'Ungheria che ripaga il debito con il Fmi con un anno di anticipo, grazie ad una politica che è l'opposto di quella voluta dalla Bce e dai "mercati". Così come vengono criminalizzate le scelte politiche nazionali di Mosca e persino le prese di posizione anti Femen da parte della loro (ex) attivista tunisina. Pensiero unico mondiale. Perché i ricchi russi preferiscono sputtanare i soldi del petrolio con donnine allegre e maxi yacht, perché i Turchi non spendono per la comunicazione internazionale, perché l'Argentina non sa confrontarsi contro l'informazione interna e, dunque, ha paura di gestirne una a livello internazionale. Peccato che i mancati (e in fondo modesti) investimenti siano destinati a trasformarsi in disastri politici ed economici interni. E di enormi proporzioni.

lunedì 19 agosto 2013

Senza soft power, Forza Italia e destra senza futuro

Tu chiamalo, se vuoi, soft power. Un concetto che non sarebbe difficile da capire, soprattutto in un'Italia asservita al modello americano. E infatti la gauche caviar, la sinistra politicamente corretta, i radical chic veltroniani l'hanno perfettamente compreso e applicato. Chapeau. In fondo gli Usa non han fatto altro che ampliare l'idea dell'egemonia culturale gramsciana. E sarà forse per questo che l'idea del soft power non filtra nel centrodestra e tantomeno nella destra. Ma non filtra neppure tra gli amici del Berlu, a cominciare da Putin. Sarà perché Gramsci non era amatissimo a Mosca in epoca staliniana? Ma per quanto riguarda l'Italia, l'unico modello culturale alternativo offerto dall'area Berlu è stato quello delle veline, del gossip sui calciatori, della chirurgia plastica. E la politica è stata trattata come un formaggino, da pubblicizzare con mega manifesti e spot, con jingle appropriati. E basta. Mentre sul fronte opposto i messaggi venivano fatti passare attraverso film politicamente corretti, esaltazione di registi, cantanti, scrittori dozzinali trasformati in miti, buffoni di corte scambiati per geni, magistrati presentati come eroi come se fossero tutti uguali a Borsellino e Falcone anche quando sembravano Ingroia. Ma il popolo Berlu aveva il grande alibi: "siam costretti ad essere squallidi e banali perché se no ci chiudono le tv, ci tolgono la pubblicità, distruggono migliaia di posti di lavoro". Confondendo l'Italia con l'azienda, la politica con gli spot. Perché un movimento che governa per anni il Paese, DEVE incidere sulla realtà, non limitarsi a subirla. DEVE preparare le leggi, non occuparsi solo di promuovere amichette e ragazzotti dal bel viso e privi di cervello. E poi, come ha giustamente ricordato Libero la scorsa settimana, trincerarsi dietro queste solite scuse significa rassegnarsi ad essere sfogliati come un carciofo. Un pezzo dopo l'altro. Nessuno scontro totale, ma una botta dopo l'altra, fino alla completa distruzione. Si elimina Berlu, poi si fa una legge sul conflitto d'interessi, poi una sui tetti della pubblicità in tv. Poco per volta, piano piano, dimostrando che i provvedimenti sono staccati. Tanto i bei giovinotti promossi assessori alla Cultura o le bellezze al bagno trasformate in opinioniste televisive mica capiscono. Non sono in grado, questi politici per meriti estetici, di comprendere che ogni insuccesso sportivo italiano mina l'immagine dello stile di vita del Bel Paese e determina una flessione nell'export della tipicità nazionale. Non sono in grado di capire che aver lasciato campo libero al politicamente corretto distrugge non solo la vita sociale dell'Italia ma anche la sua economia. L'immagine dell'Italia è quella che offrono i film pagati con soldi pubblici e che garantiscono l'arricchimento dei soliti noti. I guru del politicamente corretto, i sostenitori di un Paese di schiavi guidati da loro stessi, oligarchi dell'economia e della cultura. Ma già spiegare il significato di "oligarchia" agli assessori ed a qualche ministro sarebbe impresa improba.

mercoledì 14 agosto 2013

Un altro suicida, ma non era gay e nessuno se ne occupa


Un muratore di 52 anni si è ucciso in una vallata del Piemonte. Non era gay, dunque nessuna prima pagina dei quotidiani. Non è stato ucciso da un’amante. Dunque nessuna informazione televisiva. Non era un immigrato in arrivo dalla Libia. Dunque nessuna solidarietà da ministri o presidente della Camera, nessuna preghiera del Papa. Ha lasciato un biglietto in cui ha spiegato che non ce la faceva più economicamente. Dunque da non far sapere in giro. Perché i media son tutti impegnati a raccontare che l’Europa è uscita dalla recessione, che tutto va bene purché il governo resti in carica. La Cara Salma assicura che aprire una crisi politica sarebbe fatale. Per il muratore piemontese è stato fatale questo governo, è stato fatale il governo di Monti e Fornero. D’altronde, mentre i politici del Pd spiegano che l’Imu deve essere pagata, chi non ha i soldi per pagarla si uccide. Nel disinteresse delle feste di partito, degli spin doctor che si occupano dei candidati da promuovere come fossero saponette o detersivi. Al muratore suicida non importava nulla delle rinunce del governo Alfetta ad un aereo tra la flotta di cui dispongono ministri e soci. Al muratore interessava un lavoro che consentisse di vivere. Ma il lavoro non c’è anche se gli analisti di servizio assicurano che la recessione è finita. Aggiungendo che, comunque, la disoccupazione aumenterà. E l’Imu non aiuterà certo i muratori, perché i costi delle tasse vengono sottratti non solo alla costruzione di nuovi edifici, ma anche alla manutenzione. Se i soldi non ci sono, i lavori si procrastinano. Ma Monti, il maggior responsabile del disastro, insiste che bisogna pagare. E se non si può pagare, si devono vendere gli immobili. Finendo in mezzo ad una strada, ma è Monti che ce lo chiede. I cartelli di vendita, appesi ovunque, portano ad una ridistribuzione del patrimonio immobiliare italiano. Nel silenzio assordante dei media. Perché a comprare, a prezzi di saldo, non sono i nuovi ricchi, i ceti emergenti, in una ridistribuzione sociale. No, a comprare sono le società degli speculatori. Sono quelli che i soldi ce li avevano già e che ora si possono arricchire speculando sulle difficoltà del ceto medio che si impoverisce. Sono loro i grandi sostenitori dei Monti, degli Alfetta. Sono loro i grandi criminali.

martedì 13 agosto 2013

Turismo a prezzi folli e senza idee


Birra Peroni in bottiglia: 89 centesimi al Pam, 1 euro e 55 centesimi in un minimarket in Val d’Ayas. E la birra valdostana? Dai 9,50 ai 10 euro. Alla bottiglia, non per una cassa. E dai 4,50 ai 5 euro per una bottiglia di succo di mele. Valle d’Aosta, ma potrebbe essere una qualunque località turistica sparsa per la Penisola o posta sulle Isole. Arriva l’estate ed i prezzi si alzano. Basterebbe confrontarli con quelli di inizio giugno, nelle medesime località. Arrivano i turisti? Approfittiamone. Una logica che certo non è nuova, ma che ora si scontra con le crescenti difficoltà economiche delle famiglie italiane. Non bastano le menzogne sui giornali per nascondere che l’esodo agostano è stato un mini esodo. Che le code sulle autostrade sono ridotte non per i comportamenti virtuosi e le partenze intelligenti, ma per le non partenze. E in questa situazione cosa si fa? Si alzano i prezzi per recuperare i margini di guadagno su un numero ridotto di clienti. «Tanto ci sono gli stranieri a sostituire gli italiani». È vero che gli stranieri aumentano, soprattutto quelli che arrivano dai Paesi dove la sobrietà del grigiocrate Monti non sanno cosa sia. Ma l’aumento dei turisti esteri non basta a pareggiare il calo degli italiani che restano a casa o che si muovono per un numero sempre più ridotto di giorni. Gli stranieri, inoltre, puntano sugli hotel, prima di ripiegare su case-vacanza in affitto. E chi va in hotel non è interessato a frequentare i negozi alimentari. Dunque si picchia solo sulla clientela nazionale. Per poi lamentarsi dei minori afflussi, delle seconde case che restano chiuse, della fuga di una clientela che, con gli stessi soldi spesi per una settimana in Italia, si può permettere 15 giorni in hotel lussuosi all’estero, viaggio compreso. Si può ovviare? Certo, a patto di superare la logica di voler guadagnare in due mesi la somma sufficiente per campare per l’anno intero. Bisogna aumentare il periodo di offerta. Con iniziative che vadano oltre il convegno con i soliti noti che richiamano 40 persone, parenti compresi. Con una promozione mirata delle iniziative, quando si hanno le idee giuste. Con servizi adeguati che consentano di lavorare anche nelle località turistiche. Perché si spendono somme colossali per opere totalmente inutili e poi non si riesce a garantire un collegamento decente con la Rete. Ripetitori vecchi, celle inadeguate non aiutano nell’opera di far arrivare nuove professionalità che possano lavorare e consumare tutto l’anno. Ma non si fa nulla in questa direzione. Meglio invitare il solito intellettuale decotto, l’economista che ha sbagliato tutto, l’ex ministro che ha distrutto il Paese. E poi piangere sul turismo versato.

lunedì 12 agosto 2013

Le Pen davanti a Sarko: miracolo solo a Parigi


I sondaggi premiano la discesa in campo di Marina. Berlusconi? No, ovviamente. Marine Le Pen. Che, con il Fronte Nazionale, avrebbe superato di 1 punto percentuale il centrodestra dell’Ump (i neogollisti trasformati in Sarkoziani senza arte né parte) nelle intenzioni di voto per le Europee mentre socialisti e sinistra arrancano nelle retrovie. Un miracolo? In assoluto, no. Perché se si lavora bene, se si ascoltano i propri elettori, se la politica è sufficientemente in linea con i propri millantati valori, allora si ottengono anche dei risultati. D’altronde Marine Le Pen, oggetto di un indecente attacco giudiziario, non è che abbia deciso di rinunciare alle sue proposte sull’immigrazione in cambio dell’immunità, di un salvacondotto. Si va avanti, nel nome del padre, a difesa del popolo francese, della sua cultura, delle sue tradizioni. Poi, magari, l’offensiva mediatica dei soliti poteri forti riuscirà a ridimensionare il successo del Fronte Nazionale. Ma per lo meno la destra francese si gode un momento di enorme soddisfazione, trasformato dai sondaggi nel primo partito di Francia. Tra l’altro alle Europee si vota con il proporzionale e questo consentirà a FN, anche nella peggiore delle ipotesi, di mandare a Bruxelles una nutrita pattuglia di parlamentari. Con tutto ciò che ne deriva, in termini di finanziamenti e di agibilità politica interna. Dunque nessun miracolo, ma coerenza e capacità. Però, visto dall’Italia, è proprio questo il miracolo. Un partito che sta a destra e non si inventa un destra-centro per accontentare i media di sinistra. Un partito che non si fa dettare dalla sinistra le posizioni politiche sui temi etici e su quelli economici, i passi indietro o di lato, i termini da usare e da non usare. Un partito che, anche sbagliando, ha una sua idea di politica estera per la Francia e che non si affretta ad accodarsi agli ordini della portavoce italiana degli interssi Usa, piazzata al governo grazie all’intesa tra sinistra e centrodestra. Un partito che non avrebbe mai accettato di sostenere un ministro dell’integrazione a senso unico, totalmente incapace di rispettare i diritti del popolo francese. Quel popolo che, ora, non si nasconde ai sondaggisti, non inventa intenzioni di voto politicamente corretto per compiacere i media. Un popolo che ritrova entusiasmo e orgoglio. Impossibile, in Italia? Con gli attuali politici probabilmente sì. Lo si è visto con la farsa dell’Imu in cambio di una grazia presidenziale, con l’ignoranza totale in politica estera, con l’impreparazione assoluta in politica economica, con il vuoto cosmico in termini di tutela degli italiani, con i piagnistei servili nell’affrontare l’immigrazione. Ed allora Marine Le Pen appare davvero un miracolo, vista da questo lato delle Alpi.

venerdì 9 agosto 2013

Mancano i soldi per i Canadair, ci sono per i migranti

I soldi per gli aerei antincendio in Sardegna? Non ci sono. Per non far pagare l'Imu all'80% di italiani? Non ci sono. Per garantire pensioni decorose a milioni di italiani? Non ci sono. Per assicurare una casa agli italiani poveri? Non ci sono. Però si trovano, i soldi, per spedire navi ed elicotteri nel Mediterraneo, per portare sulle coste italiane migliaia e migliaia di migranti che, dopo, devono anche essere assistiti, aiutati, ospitati e mantenuti. Loro e l'esercito di chi specula sulle loro disgrazie. Zecche, piattole che approfittano abbondantemente di questo sistema schiavista per inventarsi occupazioni inutili ma retribuite con i soldi negati agli anziani, ai poveri, purché italiani. In questo scenario la presidente della Camera, Boldrini (degna erede di Gianfranco Fini), riesce anche a lamentarsi perché nelle città italiane non si fa abbastanza per gli stranieri. E mette sotto accusa persino la Torino del compagno Fassino dove si aumentano i parcheggi a pagamento mentre si regalano 5 milioni di euro agli zingari. Ma non basta, per Boldrini. Nel silenzio, ottuso e suicida, del centrodestra. Quel centrodestra che se non è responsabile dell'elezione di Boldrini (imposta da Pd, Sel e 5 stelle), è invece totalmente colpevole per la presenza del ministro Kyenge. Nel governo votato dal Pdl, e non va dimenticato. Soprattutto ora che si prepara la nuova legge elettorale, magari per tornare al voto in tempi rapidi. Perché sostenere i sostenitori dell'afroministro? Perché votare per chi si occupa solo dei problemi giudiziari? La fuga degli italiani dai versamenti volontari a favore della politica dovrebbe far riflettere. Certo, Forza Italia potrà mettere in campo finanzieri come Samorì per raccattare un po' di denaro, da lui e dai suoi amici. Ma basta per assicurarsi i voti, quando i voti servono per sostenere Kyenge? E la nuova legge elettorale, con l'ipotesi di un proporzionale con sbarramento al 5% (magari portato al 4% per non spaventare la Lega in crisi), è vero che elimina di fatto la concorrenza dei micropartiti, ma siamo sicuri che non porti ad una ancora maggiore fuga dalle urne? Tra un Renzi appoggiato dai media di servizio ed un centrodestra che fa di tutto per ignorare i propri elettori (con una maleducazione generale che certo non aiuta), chi è davvero sicuro di voti contro l'ebetino di Firenze, come lo definisce Grillo? In nome di che cosa? Il fastidioso burattino toscano non può essere presentato come un comunista mangiabambini. E se l'alternativa è rappresentata da maleducati supponenti ed arroganti, privi di sensibilità verso i propri elettori, privi di idee, privi di una politica economica o culturale, estera e pure interna, l'alternativa rischia seriamente la sconfitta.

giovedì 8 agosto 2013

Obama ha diritto di spiare. La gauche caviar si schiera

La gauche caviar italiana non rinuncia alla cattiva abitudine di spiegare agli altri ciò che devono fare per essere graditi alla sinistra politicamente corretta. E se, in Italia, qualche servitore deficiente di Berlu è davvero convinto dell'utilità di un passo indietro del capo pur di essere invitato nei salotti buoni, la supponenza dei radical chic diventa davvero divertente quando si allarga allo scenario internazionale. Così sul quotidiano di Detroit (ex Torino), La Stampa, Riotta spiega al mondo perché è cattivo Putin ad ospitare Snowden, ossia la talpa che ha rivelato al mondo le ennesime porcate di Washington. Porcate che, secondo Riotta (proprio l'ex compagno che, diventato direttore del Sole 24 Ore, ha fatto perdere al quotidiano decine di migliaia di copie), sono perfettamente legittime in quanto porcate americane. Lo spionaggio è permesso solo agli Usa e smascherare le spie è inaccettabile. Così il quotidiano americano-subalpino (non a caso il principale sponsor della portavoce yankee Emma Bonino) trasforma quattro incapaci in grandi "artiste", confondendo l'arte con lo squallore delle esibizioni anti Putin in una chiesa. E dimentica, il giornale degli Elkann, ciò che scrive nelle prime pagine a proposito della condanna a Berlu: le sentenze van rispettate, ma solo se fa comodo. Ed allora via con l'esaltazione della politica estera Usa (e, di rimbalzo, di quella della Bonino). Fingendo di non capire che aver armato l'opposizione siriana vuol dire aver armato Al Qaeda. Fingendo di non capire che aver provocato le rivolte "spintanee" in Africa del Nord ha creato problemi immensi all'Europa. E, in prospettiva, agli stessi Stati Uniti. D'altronde le armi fornite agli afgani in funzione anti sovietica sono servite agli afgani per combattere gli Usa. Ma pretendere che a Washington capiscano è come pretendere una politica libera ed indipendente da parte della Bonino. Ancora una volta questa incapacità della gauche italiana di comprendere il mondo aprirebbe praterie immense ad una idea di politica estera del centrodestra e della destra. Invece nulla. I Berluscones sono troppo impegnati a capire cosa sarà di loro, senza il capo, per guardarsi intorno. Il loro ombelico è l'ombelico del mondo. E, più a destra, son convinti che il mondo si estenda tra Roma ed una discoteca milanese. Il resto non conta, anche perché comporterebbe letture, studi, analisi. Molto meglio dedicarsi al ballo, alla retorica spicciola. Molto meglio, per i seguaci di Berlu, occuparsi di giustizia e magistrati. Il resto del mondo può attendere. E poi, ci sarà davvero il resto del mondo?

mercoledì 7 agosto 2013

Unioncamere: le imprese vogliono meno immigrati. Ma il ministro non lo sa

Unioncamere: quest'anno la richiesta di immigrati da parte delle imprese è calata del 29% dopo una flessione del 27% registrata lo scorso anno. Il dato non comprende badanti e affini, ma è piuttosto evidente che la situazione occupazionale italiana non richiede il solito incontrollato afflusso di clandestini, voluto e non solo tollerato dall'afroministro e dalla presidente della Camera. Eppure il buonismo deficiente, il politicamente corretto assurdo e criminale continuano a sostenere il contrario: fateli venire tutti, ne abbiamo bisogno. Le aziende, e stendiamo un velo pietoso sulle ragioni che hanno nel favorire l'immigrazione, chiedono per quest'anno meno di 43mila stranieri. Contro gli oltre 60mila del 2012. Quanti ne arriveranno? Quanti ne stanno sbarcando quasi quotidianamente? Quanto ci costano? E possiamopermettercelo? No, non possiamo permettercelo. E non possono permetterselo neppure i Paesi di origine. Che, grazie alla cialtroneria dei politicamente corretti, perdono intere generazioni. Perché da noi, grazie agli stipendi al limite dello schiavismo (anche nei confronti degli italiani), arrivano soprattutto le braccia. Ma nei Paesi civili, quelli che pagano adeguatamente i laureati, arrivano anche le classi dirigenti potenziali degli Stati africani o asiatici. Paesi che perdono giovani, donne, bambini. Perché i signori dell'integrazione o quelli che campano sulla tratta di schiavi, se ne fregano del futuro dei Paesi di origine. Loro difendono il diritto degli speculatori di disporre di schiavi, di disperati pronti a tutto. Hanno bisogno di spacciatori, hanno bisogno di prostitute da sfruttare, hnno bisogno di manodopera a bassissimo costo. O, negli altri Paesi europei, hanno bisogno di laureati da mettere in competizione per abbassare la media dei salari. Ed allora si inventano regimi dittatoriali, fughe politiche, dissidenti, violentati, torturati. Quando invece a prevalere è l'interesse egoistico del migrante, che si occupa solo di se stesso e se ne frega del suo popolo. Migranti che studiano in Europa, che si laureano e poi evitano accuratamente di tornare ad aiutare la propria gente. Che siano i soldi degli europei a mantenere organismi costosissimi che portano un po' di cibo nei Paesi poveri e per il resto organizzano inutili strutture con personale strapagato. Non possiamo più permettercelo. I poveri sono i nostri concittadini. Sono loro che dobbiamo aiutare.

martedì 6 agosto 2013

La crisi? Esiste solo se qualcuno difende Berlu



Allegri! La crisi è finita. Il turismo è in ripresa, l'occupazione pure. Che volete di più dalla vita e dal governo Alfetta? Basta farsi informare dai media dalla banda Elkann-De Benedetti-Murdoch per scoprire che va tutto per il meglio e solo il sostegno a Berlu può mettere a rischio questa grande ripresa. Il turismo? Una meraviglia. E solo i disfattisti possono obiettare che le autostrade senza bollino nero e senza esodi di massa possano rappresentare un segnale contrario. E l'occupazione? Non lavorano solo gli schizzinosi. 28mila italiani si contendono 200 posti all'Ikea di Pisa? Beh, saranno tutti già regolarmente occupati ma in cerca di novità. La disinformazione prosegue, imperterrita ed indifferente a tutto. Soprattutto indifferente alla verità. D'altronde la disinformazione è stata affidata a personaggi allineati e coperti. Perché aspettarsi qualcosa di diverso, se non si vogliono predisporre alternative? Ed ora calerà il silenzio, in attesa della fine di agosto. Tra un articolo della Stampa su com'eran belli i tempi delle vacanze straccione del dopoguerra e un articolo, poche pagine dopo, sull'assoluta necessità di acquistare un orologio da 2mila euro. Vogliano chiarirlo che in Italia la classe dirigente non vuole più mescolarsi con gli straccioni? Da un lato i super ricchi e dall'altro quelli che non possono più permettersi di mandare i figli nelle colonie estive. Tanto le colonie erano un retaggio fascista, meglio stare a casa a crepare di caldo e di noia, magari con un poco di droga a basso costo. Anche perché non è che gli amministratori comunali esibiscano genialità improvvise. A Roma il sindaco si scatena contro i fans di Berlu che avrebbero danneggiato due paline. E non vede i campi nomadi abusivi o i venditori di merce taroccata. A Torino si organizzano i campionati mondiali di vari sport per diversamente giovani: migliaia di partecipanti in arrivo da tutto il mondo, ma gli amministratori se ne sono accorti con un ritardo colossale. E altrove si inventano divieti astrusi per ottenere qualche riga, va bene anche ironica, sui giornali. Mancano idee, mancano proposte. Non si riesce neppure a convincere gli amministratori sulla necessità di avere collegamenti on line che funzionino, in modo da trasformare località senza più turismo in centri di attrazione per chi deve lavorare. Ma va bene così, per Letta ed Alfano. Purché Berlu stia zitto e la figlia resti a casa o in azienda.

lunedì 5 agosto 2013

Essere servi sui giornali non è facile

Si fa presto ad accusare i giornalisti di servilismo. Di leccaculismo nei confronti del potere. Ma non è mica facile come sembra. Perché è difficile, ad esempio, pubblicare per settimane la foto ipocrita della famiglia felice kazaka e poi confessare che il dissidente è in realtà uno squallido truffatore e che tradisce senza problemi la moglie dopo aver tradito i risparmiatori. Ed è ancor più difficile scrivere che la notizia dei tradimenti era perfettamente nota al giornalista, ma che non l'aveva pubblicata: questa sì che è completezza d'informazione. E la vicenda dell'afroministro? Tutti impegnati nella sua beatificazione, dimenticando che la ragazza di allora non era arrivata in Italia per fuggire a torture, violenze, carcere. Ma solo per star meglio, lei. Ed il Congo? Ed i congolesi? Potevano arrangiarsi. L'Africa ha bisogno di una classe dirigente preparata ed istruita? E lei studia per star comoda in Italia, non per tornare ad aiutare la sua gente. Vadano gli italiani ad aiutare i congolesi, vadano i medici italiani. Lei deve fare il ministro. Tanto generosa, come scrivono i giornalisti italiani. Non è facile esser così servi. Come quando si bacchetta una giovane studentessa, rea di aver cercato di vendere i testi universitari di un esame già superato. La criminale ha appeso l'avviso ad un palo: colpita e affondata con una mega multa. Dura lex sed lex, commenta il giornalista. Che dimentica la durezza della legge quando si tratta di fermare lo spaccio di droga nella stessa città, la vendita di borse contraffatte, di biciclette rubate. Mica facile essere professionisti di doppiopesismo. Servono scuole appropriate, frequentazioni di salotti bene. Mica facile dimenticare che il Kazakhstan è tra gli 11 Paesi con la maggior crescita economica, e che l'Italia è il terzo partner del Paese. Ma ai giornalisti italiani può importare qualcosa se la politica della portavoce degli interessi Usa, in arte ministro degli Esteri italiano, distrugge la possibilità di creare centinaia e centinaia di posti di lavoro in Italia grazie ai rapporti con il Paese Centrasiatico? No, ovviamente. D'altronde Bombassei, l'imprenditore dei freni prestato alla politica di Monti, ha appena spiegato che ne restano altri 10 di Paesi in crescita. E poi lui mica vende ad Astana, dunque i giornali italiani possono aiutare la francese Total a fregare il mercato all'Eni. Mica facile accettare tutto questo e scriverlo. Bisogna essere professionisti. E far finta di niente se i lettori non comprano più i giornali scritti in questo modo. Colpa dei lettori che non capiscono il duro mestiere del servo.

venerdì 2 agosto 2013

Forza Italia? Piuttosto crescete, e moltiplicatevi se siete capaci

Crescete e moltiplicatevi. In fondo non avrebbe neppure dovuto pagare i diritti d'autore, Berlu, se avesse usato questa frase per motivare la sua truppa. Crescete, perché rimanere sempre nascosti dietro il paravento del padrone supremo non aiuta a crescere. Crescete, perché essere scelti come assessori solo perchè si è bellocci anche se non si capisce nulla della materia di cui ci si occupa, non è un gran modo per diventare adulti. E ancora meno competenti. Poi capita che la Carfagna, in questi frangenti, vada in tv e dica cose molto più intelligenti rispetto ad altri colleghi. Ma non è così per tutti. Sono pochi quelli che hanno approfittato di 20 anni di politica di Berlu per studiare, documentarsi, imparare, crescere. Ora dovranno farlo per forza, se non vogliono essere spazzati via. Oddio, sarebbe meglio che molti venissero davvero messi definitivamente da parte. A cominciare dall'inutile Alfano. Da tutti gli imbelli vigliacchi che sostenevano l'utilità del basso profilo, della genuflessione di fronte alla Cara Salma. Perché lui, l'uomo del Colle e del plauso ai carri armati a Budapest, è un amico e ci salverà. Appunto. Invece delle amazzoni, dovrebbero essere le colombe a dimettersi. Se avessero dignità, ma non è il loro caso. Dunque occorre ripartire, con un nome nuovo come Forza Italia, con gente nuova come Bondi, Sacconi, Alfano. Gente nata per vincere. Gente che sa vincere. E allora aiutateli a vincere in un loro partito, nella loro sognata Balena Grigia. Al servizio della Cara Salma, dei media di Elkann-De Benedetti-Murdoch. Al servizio di quella che si spaccia per ministro degli Esteri ed è solo la portavioce degli interessi nordamericani. Buon viaggio, o buon sonno

giovedì 1 agosto 2013

Bonino deve dimettersi e tornare all'asilo Mariuccia

Emma Bonino for ever: il ministro più amato dalla concorrenza internazionale dell'Italia. La donna che fa finta di niente se gli Stati Uniti non restituiscono una spia condannata dalla magistratura italiana. La donna che non sa cosa siano i diritti umani quando si tratta di dissidenti Usa che rendono note le malefatte della Cia e dei vari enti che spiano il mondo (e che si salvano solo con la protezione di Ecuador e Russia, ma l'obbligo di vivere chiusi in un'ambasciata a Londra o in aeroporto a Mosca non interessa a Bonino). La donna che spara banalità a raffica sulla situazione dell'Egitto, della Siria, della Tunisia, della Turchia. E, soprattutto, il ministro che ora mette a rischio i solidi rapporti economici tra Italia e Kazakhstan. Siamo il terzo partner economico di Astana e questo significa centinaia e centinaia di posti di lavoro in Italia. Ma Bonino se ne frega. Ed i media che la sostengono vanno già oltre e le indicano la strada: dopo Astana e Mosca, ora dobbiamo litigare anche con Kiev. Basta con l'Ucraina. E, mentre ci sono, i soliti media indicano già il prossimo obiettivo: la Mongolia. Guarda caso, tutti i Paesi con cui possiamo lavorare facendo ripartire la nostra economia. Mentre i francesi, tra un bombardamento in Libia ed uno in Mali, trovano anche il tempo per arrestare l'unico ladro-dissidente che piace alla Bonino. Che, per non farsi mancare nulla, si comporta come un piccino dell'asilo Mariuccia e rifiuta l'incontro con l'ambasciatore kazako tornato a Roma. Appunto, forse è il caso che lasci perdere la Farnesina e vada a far qualche scena infantile all'asilo Mariuccia.