mercoledì 27 gennaio 2016

In Iran le statue di nudi ci sono, ma il bugiardissimo non lo sa

Con le politiche di Franceschini che vuol pagare 400 euro al mese i giovani italiani esperti in archeologia e arte antica, difficilmente la cultura italiana avrà un futuro. E le gabbie poste intorno alle statue nude nei musei capitolini per non infastidire l'ospite italiano sono una dimostrazione di ignoranza, prima ancora di cupio servendi. Innanzi tutto perché la richiesta di coprire le statue non è arrivata dagli iraniani. Per la semplice ragione che nei loro musei sono presenti, senza alcun problema, statue che rappresentano persone nude. Ma, evidentemente, il particolare e' sfuggito al bugiardissimo. Quando era tra gli scout pensava già a come fregare il prossimo, invece di provvedere alla propria crescita culturale. Ora è diventato un buffone a livello planetario. Uno che blatera di cultura e non sa neppure cosa sia. Affiancato da un ministro della Cultura altrettanto ignorante e che pensa di risolvere i problemi sfruttando i giovani laureati. Questo è il nuovo rinascimento italiano nella loro concezione. Eliminare le opere d'arte vere per sostituirle con qualche vaccata contemporanea e politicamente corretta. Fuffas al posto di Michelangelo e Bernini, Jovanotti al posto di Verdi, un imbrattatele amico degli amici invece di Raffaello.
 Se poi subentra anche la sottomissione, il cerchio si chiude. Oggi i politicamente corretti protestano per la censura alle statue, ma solo perché l'ospite è iraniano. E a loro gli iraniani non piacciono. Ma continuano, i cialtroni politicamente corretti, a pretendere che i bambini italiani non mangino il prosciutto a scuola per non infastidire i bambini ospiti. E chiedono, i cialtroni, che le famiglie degli ospiti non paghino neppure per la mensa scolastica o per i servizi comunali

martedì 26 gennaio 2016

Tsipras e le invasioni? Non piacciono ai comunisti, quelli veri

"Tsipras? Uno che fa approvare le unioni civili ma dietro al provvedimento nasconde politiche anti sociali. L'immigrazione? Un fenomeno voluto dal grande capitale per avere disponibilità di manodopera a basso costo e che permette di azzerare i diritti dei lavoratori italiani". Come non condividere la sacrosanta analisi di questo politico? Che non è Salvini, non è Meloni e non è neppure Berlu o Brunetta. No, e' Marco Rizzo, candidato a sindaco di Torino per il Partito Comunista. Si', proprio quello con falce e martello e bandiere rosse. Che rispolvera Stalingrado ma che ha il grande merito di gettare nello stagno della politica non un sasso ma un intero macigno. Contro il "sistema Torino" che impedisce lo sviluppo della città ma che si trasforma nell'identico "sistema Milano" o "sistema Napoli". E riducendo le dimensioni delle città, la logica non cambia. Basti pensare alla vergogna del giglio magico che nelle cittadine toscane, ma pure a Firenze, sostiene il bugiardissimo, la Boschi e le rispettive famiglie. Ma il comunista Rizzo non è l'unico a presentare analisi assolutamente condivisibili anche da parte di chi non si trova tradizionalmente schierato con il fronte rosso. Sta per uscire un nuovo libro del giovanissimo studioso piemontese Paolo Borgognone, dal titolo "L'immagine sinistra della globalizzazione. Critica del liberalismo radicale", edito da Zambon. Il volume, che segue quello sull'evoluzione russa, non è ancora in libreria ed è già stato stroncato dal filosofo Azzara', custode di un'ortodossia comunista che di comunista non ha più nulla se non l'intolleranza nei confronti di chi sa analizzare il cambiamento con occhi liberi da pastoie e condizionamenti. Non a caso il libro di Borgognone "Capire la Russia", pubblicato sempre dalla "rossa" Zambon, e' stato stroncato dai collettivi sedicenti antagonisti ed è stato recensito positivamente (con alcune riserve) dal centro studi Nodo di Gordio. Non va neppure dimenticato il filosofo marxista Diego Fusaro, sicuramente più apprezzato dall'estrema destra che non dai suoi teorici vicini di casa del Pd. Fenomeni da non sottovalutare, in un rimescolamento di carte generale.

lunedì 25 gennaio 2016

Da Salah all'Audi gialla: i trionfi delle polizie europee

Che si tratti del terrorista Salah o dei criminali dell'Audi gialla, le polizie di tutta Europa non fanno una grande figura. Tutte efficientissime quando si tratta di affibbiare una multa per divieto di sosta ad un cittadino regolare del proprio Paese. Tutte in difficoltà quando si tratta di fermare criminali veri. E non è consolante che l'Italia sia in buona compagnia, visti i fallimenti francesi o del Belgio. In Italia gli esempi sono ormai troppi per essere ricordati. Solo negli ultimi giorni si sono viste le forze dell'ordine messe in fuga dalla rivolta dei campi di zingari dove si erano rifugiati dei criminali a cui veniva data la caccia. Un clima di lassismo che, ogni tanto, viene meno quando si tratta di prendersela con ragazzini politicamente scorretti. Allora tutti agili e scattanti per garantire la legalità. In caso contrario, appena si profila un viso straniero e, dunque, una possibile difesa d'ufficio da parte della feccia politicamente corretta, tutto si blocca, tutto si inceppa. Non bastano le telecamere che, in Francia, riprendono Salah nei suoi vari travestimenti. Sono mesi che la caccia al terrorista, isolato, non porta al benché minimo risultato. E in Italia 3 delinquenti vengono intercettati due volte dai posti di blocco ma li superano senza problemi perché, ovviamente, le forze dell'ordine sparano in area per intimidirli e loro, guarda caso, non si intimidiscono e se ne vanno. D'altronde se avessero sparato contro l'auto colpendo i banditi, magari stranieri, cosa sarebbe successo? Interviste dei dis informatori di professione alle famiglie delle vittime (i banditi, non i derubati, ovviamente), pianti dei politicamente corretti, indignazione della Boldrine, qualche capo d'accusa contro il criminale (l'agente che ha sparato, mica i ladri). E allora meglio sparare in aria, lasciando che l'auto se ne vada indisturbata. In attesa di una resa dei banditi, sperando che si consegnino spontaneamente in compagnia di un avvocato che ne garantisca l'immediata scarcerazione.

sabato 23 gennaio 2016

Popolo di debitori. Dolci intervista Renzaglia




Un popolo di debitori (Safarà Editore, 2014, pag. 100. Euro 10) è stato recentemente presentato a ImperiaL’autore è MiroRenzaglia e la prefazione, di Ivan ButtignonTema attuale escottante, anzi meglio al plurale (temi attuali e scottanti: debito, inflazione, usura, banche, parametri europei, etc. etc.) quelli che l’autore affronta nel libro. Volume perfettamente lapidario nel tracciare un ritratto di chiara e lucida “schiavitù” monetaria manon solo. E l’ombra inquieta del maestro Ezra Pound si aggira tra le rovine della società, a monito di ciò che vaticinava - deriso edincompreso - nei tempi passati. Eppur non tutto è perduto. Perché l’autore vuolsi alla distruzione ma con il fine di ricreare. Un pensiero del pensare limpido, forse. Come da miglior artista. Per inciso ed a chiusura, il volume è agile in tutto il suo essere di forma e contenuto. Non aggiungo altro per non perdere tempo in futili chiacchiere… Però mi pregio (rovistando nei cassetti di EzraPound – L’ABCIl carteggio Jefferson-Adams - e chi da lui) di lasciare tracce di perfezione. Il resto all’autore. 
Renzaglia, libro giusto al momento giusto o ingiusto che dir si voglia?Siamo abituati a subire gli effetti dell’economia ma non siamo educati a capire né le cause che la sottendono né le dinamiche che la muovono. Non è un caso che una materia così come l’economia, decisiva a determinare scelte anche minime della nostra vita quotidiana non venga insegnata obbligatoriamente fin dalle elementari, relegata com’è a studi superiori e specialistici.Quindi, dovrei risponderti di sì: è un libro giusto al momento giusto, vista la crisi economica che ci strangola da qualche anno. Ma non sono né presuntuoso né ottimista e perciò ti rispondo a mia volta con un punto interrogativo: chi può dirlo?Interesse come grimaldello del male
 Interesse come male. Punto… 
Banche e banchieri. Quando hanno iniziato ad ammalarsi e perché non c’è stata la giusta cura? Le banche godono di ottima salute e se, talora, si ammalano – vedi il caso recente di Banca Etruria – c’è sempre pronto pantalone-stato a risanarle. Può pantalone-stato che dipendetossicologicamente dalle banche permettersi di non soccorrere i suoi spacciatori di credito? Sì, potrebbe: ma prima dovrebbe disintossicarsi dal debito… 
Diceva Pound nel 1943: «La guerra è parte dell’antica lotta tra l’usuraio e il resto dell’umanità: tra l’usuraio e il contadino, tra l’usuraio e il produttore, e infine tra l’usuraio e il mercante, tra l’usurocrazia e il sistema mercantilista». Usura-io, giù la maschera?
 Diciamo la verità: all’inizio non furono le banche (fulcro e motore del sistema usurocratico) a volere che gli stati scatenassero le guerre… Furono gli stati a ricorrere ai prestiti dei banchieri per combattere le loro guerre poco sante perché, comunque, avevano e hanno sempre e tutte finalità di egemonia economica… Quando i banchieri si accorsero che bè, sì, insomma le guerre erano un buon affare soprattutto per loro, gli stati erano già indebitati e per i banchieri fu gioco facile creare (o sfruttare, come capitò nella II guerra mondiale) le occasioni per indurre i governi a scatenarsi nei macelli bellici…
Capitalismo - come il colesterolo - quale? Capitalismo industriale & Capitalismo finanziario, sempre o quasi a braccetto?
Nel libro credo sia sufficientemente raccontato come il cancro-capitale sia quello finanziario (cioè quello che dai soldi non crea che altri soldi per lo squalo della finanza e solo per lui) ma come, anche, sia ormai quasi impossibile distinguere capitalismo finanziario da capitalismo produttivo
A proposito della figura di Adriano Olivetti, dell’articolo 46della Costituzione Italiana, della Tobin Tax e dell’IRI…
Mi chiedi di fare la sinossi del libro? Non togliere al lettore il piacere della sua lettura in originale…
Chi è “lo squalo”? E il “cannibale”? 
La lista è lunga ma non lunghissima… In fondo, si tratta sempre di “qualche centinaio di canaglie fanatici e incoscienti” ai quali un capo di stato del secolo scorso proclamava non voler concedere la libertà di rovinare il suo popolo… Poi, quel capo di stato ha fatto la fine che ha fatto (anche per colpa propria) e il popolo s’è fatto rovinare da chi pretende averlo liberato. Comunque, non mi piacciono le personificazioni: il vero maleficio è il sistemaliberista  che consente agli squali-cannibali, cioè agli ingegneri dell’alta finanza, di agire indisturbati 
Ezra Pound & Ezra Pound…. Denaro, economia e cultura… Aveva ragione lui? Inutile quasi domandarselo… 
Ormai sono in tanti a trovare ragione e a dare ragione, esplicitamente o implicitamente, a Ezra Pound che, del resto, non aveva fatto altro che annotare cose ultraconosciute dai secoli dei secoli o, almeno: dalla nascita della moneta e, fatalmente, periodicamente dimenticate. In questo caso, posso farti dei nomi di persone ragionevoli che ribadiscono, ampliano e aggiornano il detto poundiano, oltre all’ormai iconizzato Keynes: PaulKrugman, Thomas Piketty, Felix Martin. Aggiungerei anchel’italiano Geminello Alvi se non fosse, da sponde antroposofiche delineate da Rudolf Steiner, drasticamente contrario all’intervento dello stato nell’economia. Cosa che mi troverebbe d’accordo se magicamente sparissero gli speculatori della finanza e della moneta. Ma siccome questo è semplicemente utopico pensarlo, allora è meglio restare con i piedi per terra e rifarci al detto della Rivoluzione Francese che recita “Lo stato siamo noi”. Ein quantosiamo noi, meglio che sia lo stato a dettare regole e norme economiche piuttosto che venire chiamati in causa solo quando c’è da ripianare gli sconquassi che provocano i signorini – come li definisce proprio Geminello Alvi – “dell’aristocrazia finanziaria”.
Mario Draghi, il diavolo dell’acqua santa?
Vedo il diavolo, non vedo l’acqua santa… Non dimentichiamolo mai: l’attuale Governatore della Banca Centrale Europea è stato per undici anni, dentro governi di ogni tipo e colore, il grande liquidatore del patrimonio pubblico italiano. Qualcuno gliene è grato. Soprattutto quelli che hanno comprato a due lire  i nostri gioielli di famiglia.
“Casa dolce casa” e il Mutuo?
…e il “Salotto doppiopetto e le rate della seicento”? Scherzo, ma non troppo… Da qualche tempo mi sorprendo a pensare: megliomercenari nel Katanga o clochard nei sobborghi metropolitani che schiavi della propria casa, del mutuo, dell’affitto, delle bollette, l’amal’imula tasi, la rata condominiale e tutti gli accidenti che gravano sulla “casa dolce casa”… Comunque, per tornare seri,ritengo che uno stato degno di questo nome dovrebbe garantire l’acquisto della prima casa con prestiti a tasso zero, restituibili in un tot numero di anni a rate non superiori a 1/5 del redditoprocapite o, nel caso, familiare…
 Le agenzie di rating. Quante volte dicono la verità? Se la dicono… ovvio…
Mai. Le agenzie di rating mentono costituzionalmente. E se, a volte, capita che dicano la verità, è perché torna comoda agli interessi dei propri azionisti. 
In chiusura: e la Chiesa? 
Ormai è sotto l’occhio di tutti e non vale la pena infierire. In fondo, si tratta anche, e da molti secoli, di un’impresa economico-finanziaria. Perché stupirsi più di tanto che tocchi pure a lei essere contaminata dalla logica del profitto, della speculazione, dell’evasione fiscale, etc... etc…? Bergoglio sta cercando di fare un po’ pulizia. Anche perché e proprio perché ormai il malaffare è di pubblico dominio e sembrerebbe strana una posizione che non fosse di autodenuncia e recupero della credibilità. La mia impressione è che l’intrapresa di pulizia richiederà molti papati dopo il suo, per riuscirci (sempreché ci riescano).  Credo che Ratzinger si sia dimesso proprio perché aveva capito di non essere umanamente in forze per l’enormità dell’impresa.


giovedì 21 gennaio 2016

La speculazione all'assalto del fallimento italiano

Quanto era buona l'Europa quando scatenava la speculazione contro l'Italia per far contento il signore del Quirinale ed eliminare Berlu. Quanto è cattiva l'Europa ora che avvia una speculazione contro le banche italiane mettendo  a rischio il regime del bugiardissimo. Che l'Italia non sia particolarmente amata dalla finanza internazionale non è certo una novità. Che abbia fatto poco per farsi rispettare e' una realtà che dura da decenni. Il bugiardissimo ha pure ragione, quando sostiene che l'Italia non deve andare a Bruxelles o a Francoforte con il cappello in mano. Ma sbaglia completamente quando sogna di imporsi in Europa con i personaggetti di cui si circonda. Non basta far parte del giglio magico per essere credibili. Anzi, considerando la capacità distruttrice delle famiglie del bugiardissimo e della sua amichetta, essere un loro sodale rappresenta un pessimo segnale per il resto del mondo. E non basta il servilismo mediatico italiano per trasformare le zucche vuote in carrozze di Cenerentola. Ma i disastri provocati dalla banda del bugiardissimo cominciano ad emergere. A livello bancario, ma anche a livello industriale. Nonostante la repressione e la dis informazione, le proteste aumentano, si espandono. Manca una politica industriale, manca una politica turistica, manca una politica sociale. Non si può nascondere tutti i fallimenti dietro paginate e paginate sulle adozioni delle coppie omosessuali o sugli insulti tra allenatori di calcio. Si stanno drogando le assunzioni per ragioni meramente elettorali, ma quando gli incentivi finiranno i dati diventeranno subito meno positivi. E la paura che dilaga per le speculazioni in Borsa si allargherà anche a chi non ha titoli azionari. Non bastano gli atteggiamenti fastidiosi del bugiardissimo per nascondere una realtà che diventa sempre più preoccupante. Le amministrative di fine primavera impongono al premier di proseguire ancora con il bluff, approfittando dell'incapacità delle opposizioni che non riescono ad imporgli di far vedere le carte che ha in mano. Ma i disastri, il bugiardissimo, li provoca agli italiani, non alle opposizioni inette.

mercoledì 20 gennaio 2016

Il sistema Italia nomina gli amici purché inadatti

Marco Pucci, ex manager della ThyssenKrupp condannato in secondo grado per la morte di 7 operai, ha avuto la dignità di rifiutare la nomina alla guida dell'Ilva come direttore generale. Ma il buon senso e' completamente mancato in coloro che l'hanno proposto. D'altronde tutte le nomine di questo regime sono caratterizzate dagli schiaffoni assestati ai sudditi. Si nominano gli amici fidati del bugiardissimo, si tutelano i parenti del premier e dei ministri, si piazzano in tutti i posti di potere gli uomini e le donne che di questo sistema malsano e fallimentare sono parte integrante. Un sistema autoreferenziale, basato sulla cooptazione dei peggiori, purché fedeli. I risultati, nonostante il servilismo dei media, sono tutt'altro che entusiasmanti. I media si eccitano perché il Fondo monetario non ha rivisto al ribasso la crescita del Pil italiano per quest'anno. Un progresso dell'1,3% che colloca l'Italia al fondo delle classifiche europee, ma questo particolare viene dimenticato. E la ripresa e' così forte e reale che, per il prossimo anno, le previsioni non indicano una crescita intorno al 2%, soglia oltre la quale la crescita e' vera, ma una nuova frenata all'1,2%. Di nuovo al fondo della classifica. Perché anche la Francia, che quest'anno condividerà con noi le posizioni di retroguardia, tornerà a crescere di più nel 2017. E tutte le menzogne raccontate dal bugiardissimo e da Padoan? Appunto, menzogne. Perché un Paese non può compiere un balzo in avanti se a guidarlo, in ogni settore, sono degli inetti. Con gli slogan si possono ottenere dei voti in più, ma non si migliora un Paese. Non si rilancia l'economia con salari da fame ma nascondendo la povertà con provvedimenti sulle coppie di fatto. Si fanno solo cortine di fumo per nascondere il boom dei nuovi poveri; poveri italiani, ormai arrivati al 22% della popolazione. Povertà che riguarda ormai anche molti che un lavoro ce l'hanno. D'altronde la nuova formula per il Salone del libro di Torino prevede uno spazio per la letteratura omosessuale mentre non ci sarà più spazio per lo scambio di diritti editoriali. Anche in questo caso una cortina di fumo politicamente corretta per nascondere l'incapacità di fare impresa.

lunedì 18 gennaio 2016

Se l'Italia vuole i clandestini, se li tenga

Ora la sinistra italiana (o quella che si spaccia per sinistra ma è solo una filiale di una loggia) si accorge che l'Unione europea non è la meraviglia che la stessa sinistra ci aveva millantato per anni. La gauche caviar che plaudeva ai sorrisini ebeti di Merkel e Sarkozy nei confronti di Berlu, si indigna per le parole dei vertici europei e dei ministri tedeschi nei confronti del bugiardissimo. Cercando di nascondere che le critiche non arrivano solo da Berlino, ma da Oslo, da Copenaghen, da Vienna, da Budapest, da Varsavia, da Lubiana. Il bugiardissimo si attribuisce meriti che non ha, e viene smascherato, e cerca di scaricare le proprie responsabilità. Un giochino che gli riesce quando, nella vicenda delle banche e dei comportamenti delle famiglie Renzi-Boschi, può contare sul servilismo della dis informazione italiana. Ma un giochino che non gli riesce più nella vicenda dei clandestini spacciati per profughi. L'Europa, tutta l'Europa, si è stufata dei comportamenti del bugiardissimo italiano e del buffone greco. Incapaci, entrambi, di frenare l'afflusso di giovani in ottima forma che non scappano da guerre o carestie ma, semplicemente, preferiscono essere mantenuti in Europa senza la necessità di lavorare. Per anni i furbetti italiani hanno lasciato arrivare tutti, pagando profumatamente le associazioni di carità a spese pubbliche, affinché si occupassero dei nuovi arrivati. Due anni di incassi garantiti per le cooperative bianche e rosse, mentre i clandestini erano liberi di trasferirsi abusivamente nel resto d'Europa. Così i caritatevoli potevano incassare anche senza dover spendere per chi era sparito. Dopo lo scandalo di mafia capitale non è cambiato nulla, come hanno documentato i tanti filmati di Striscia la Notizia sull'andirivieni senza controlli al Cara. Ovvio che gli altri Paesi d'Europa si siano stancati. Loro avevano annunciato la disponibilità ad accogliere profughi veri. E invece Italia e Grecia hanno fatto affluire un esercito di clandestini senza alcun diritto di restare. Liberissima, l'Italia del bugiardissimo, di accogliere chi vuole. Ma non di imporre agli altri le conseguenze delle proprie scelte. Se la Boldrine vuole gli ingressi liberi e senza limite, li paghi lei. Vienna e Copenaghen, Stoccolma e Zagabria, Berlino e Parigi non sono più disposte a farsi carico delle scelte delle coop italiane

venerdì 15 gennaio 2016

C'è la mafia? Colpa dei cittadini

Dopo aver arrestato un folto gruppo di esponenti della ndrangheta a Torino, al termine di 2 anni di inchiesta, i carabinieri si sono lamentati per l'omertà dei torinesi. Avrebbero dovuto reagire e non l'hanno fatto. Allora forse sarebbe il caso di chiarire, per una volta, i ruoli dei sudditi e dei tutori della legge. Se un suddito si azzarda a reagire,ma difendersi, i tutori della legge lo denunciano. Lo si è visto in innumerevoli casi, dal Nord al Sud. Con tanto di condanne per gli aggrediti, costretti a pagare risarcimenti colossali agli aggressori. Dunque il cittadino-suddito non può difendersi. Allora può solo denunciare gli aggressori. Peccato che, ormai, per pestaggi, aggressioni, minacce e armamentario vario nessuno vada più in galera. Dunque il suddito ha l'obbligo di denunciare ma deve sapere che l'aggressore sarà libero, il giorno stesso, di vendicarsi perché i tutori della legge non faranno nulla per impedirlo. Non a caso, proprio uno degli imprenditori vittima della ndrangheta a Torino, ha parlato con i carabinieri e ha dovuto fuggire in Svizzera perché non ha la benché minima tutela in Italia. D'altronde in due anni di indagini, quante vendette possono essere portate a termine nell'indifferenza generale? Ma la colpa, ci spiegano i tutori della legge, e' dei sudditi. Poco disposti a farsi massacrare da chi entra ed esce dalle galere come se fosse al bar. Forse perché non tutti hanno la possibilità di rifarsi una vita in Svizzera. Dove, evidentemente, la possibilità di difendersi non incontra il fastidio dei magistrati. Troppo comodo accusare i sudditi e poi, quando lo Stato deve intervenire, fingere di non vedere perché le risorse sono scarse, perché i magistrati scarcerano, perché le auto non funzionano, perché "abbiamo le mani legate". Ecco, provino a slegarle ai sudditi, queste mani. Provino a garantire il diritto a difendersi. Provino a tutelare le imprese oneste contro la concorrenza di quelle disoneste. Se no, provino almeno a tacere. Sarebbe già un passo avanti. Lezioni da chi non tutela i sudditi (che pagano le tasse per una tutela che non c'è) sono davvero superflue.

mercoledì 13 gennaio 2016

Turchia come l'Egitto: attacco al turismo. E Isis recluta chi parla italiano

Tunisia, Egitto, Turchia? Cosa lega i tre Paesi vittime di attentati dell'Isis? Sicuramente il turismo. Anche se con pesi differenti. Per l'Egitto la quota di Pil rappresentata dalle entrate assicurate dai visitatori stranieri e' fondamentale per la sopravvivenza economica. Per la Tunisia un po' meno ed ancor meno per la Turchia che può contare su un'economia molto più diversificata e solida. Ma anche per Ankara una riduzione delle presenze turistiche avrebbe conseguenze pesanti. E lo sanno bene i tagliagole dell'Isis come lo sanno bene i sauditi, finanziatori di ogni porcata a livello internazionale. Si colpisce il turismo per indebolire i Paesi e, soprattutto, i loro governi. Può sembrare paradossale, soprattutto se si pensa all'Egitto che, con il nuovo governo, ha abbandonato l'asse privilegiato con la Turchia ed ha abbracciato l'Arabia Saudita. Un abbraccio mortale. Perché i sauditi finanziano il Cairo ma finanziano pure i terroristi che colpiscono l'Egitto. Assurdo? Per nulla. Più l'Egitto si idebolisce sul fronte turistico e più ha bisogno del soccorso finanziario saudita. Con l'obbligo di appoggiare, sempre di più, la criminale posizione saudita in tutta l'area degli scontri con Siria ed Iran. Ma anche una Turchia ed una Tunisia indebolite sul fronte delle entrate turistiche diventano più ricattabili. Senza dimenticare che colpire i viaggiatori disarmati e' molto più semplice che non un attacco a caserme o ad impianti petroliferi protetti da uomini armati, come in Libia. Gli attacchi contro Parigi hanno fatto calare sensibilmente le presenze turistiche nella capitale francese nel corso delle festività di fine anno. Ed ora, a Istanbul, sono stati colpiti i turisti tedeschi. Due obiettivi, Germania e Turchia, con una sola esplosione (il morto peruviano e' solo un danno collaterale per le menti malate dei tagliagole). Per ora l'Italia sta approfittando della situazione. I viaggiatori che rinunciano al Mar Rosso o alle spiagge tunisine possono dirigersi verso le coste italiane. Chi ha paura di recarsi a Parigi, ed ora anche a Istanbul e Berlino, può optare per Firenze e Venezia. Finché dura. Perché ora si è scoperto che l'Isis sta reclutando aspiranti terroristi che parlano italiano. A duemila euro al mese. Ed i nostri operatori turistici che ora godono delle disgrazie altrui, potrebbero ritrovarsi a godere molto meno nei prossimi mesi.

martedì 12 gennaio 2016

Le polizie nascondono gli stupri al Nord e le aggressioni in Grecia

Stupri commessi da invasori in Svezia, a danno di alcune ragazzine già 2 anni fa, e nascosti dalla polizia per non infastidire le politiche governative a favore dell'immigrazione incontrollata. Molestie a centinaia in Germania a capodanno e la polizia che cerca, inutilmente, di nascondere la realtà sempre per ragioni di correttezza politica. Un ragazzino di 16 anni gravissimo in Grecia perché massacrato in quanto colpevole di essere vicino ad Alba Dorata. E la polizia greca resta ovviamente muta. Al di la' della gravità dei singoli episodi, quello che preoccupa maggiormente e' la ricerca della censura ad ogni costo. Il popolo di servi non deve sapere. E se, per sbaglio, le informazioni filtrano, vanno immediatamente contrastate con appositi interventi di sedicenti intellettuali al servizio del medesimo potere che censura la realtà. Le regole non valgono per gli invasori e i vertici delle istituzioni italiane invitano non al rispetto delle leggi ma alla comprensione di le viola, purché straniero. Per garantire la maggiore diffusione delle false notizie e della censura si ricorre anche al canone televisivo nella bolletta elettrica. Tutti gli indigeni devono pagare per assistere al festival della menzogna. Mentre i magistrati, che si scagliano contro il reato (effettivamente inutile) di immigrazione clandestina, sono i primi ad esacerbare gli animali con sentenze a senso unico a favore degli invasori e contro gli indigeni. E' possibile uscire dall'impasse? No, secondo coloro che votano per Berlu e poi accettano passivamente che il Tg5 si trasformi nel miglior sponsor del bugiardissimo. No, secondo gli elettori di destra che non leggono un libro neppure se glielo regalano e che accettano passivamente il disastroso utilizzo dei cospicui fondi di An. No, secondo gli elettori di una Lega che ha distrutto i propri organi d'informazione lasciando sopravvivere soltanto la radio e poco più. Se tutti loro hanno ragione, allora e' giusto che il bugiardissimo continui a rovinare questo Paese per i prossimi decenni. Se, invece, qualcuno è convinto che l'incapacità di comunicare non sia un fattore genetico, allora potrebbe cominciare  a pretendere che le tv di Berlu non facciano da traino al governo; o potrebbe pretendere che il tesoro di An sia impiegato per qualcosa di utile e che la Lega non affidi la comunicazione a chi non è in grado di occuparsene anche perché non ci crede. Troppo facile accusare di ogni nefandezza i grillini senza essere neppure capaci di imitarli sul fronte di quella comunicazione che ha permesso a loro di crescere sino agli attuali livelli.

lunedì 11 gennaio 2016

I social smascherano le menzogne del potere in Germania. L'Italia preferisce i mici

E' morto da troppo tempo, l'immenso Giorgio Gaber, ma l'attualità dei suoi testi diventa ogni giorno più evidente. E di fronte all'immondizia giornalistica seguita alle vicende di Colonia e delle altre città (non solo tedesche) alle prese con gli assalti delle "grandi opportunità" contro le donne, sarebbe il caso di riascoltare la canzone "C'è un'aria". Una splendida definizione musicale di quello che è il giornalismo italiano. Che, in questo caso, e' stato abbondantemente scavalcato da quello tedesco nella gara a chi riesce a fare di peggio. "E su tutti i canali - cantava Gaber - arriva la notizia: un attentato, uno stupro e se va bene una disgrazia che diventa un mistero di dimensioni colossali quando passa dal video a quei bordelli di pensiero che chiamano giornali". C'è tutto in queste parole. Il tentativo tedesco di non dare la notizia, e i disinformatori di Germania ci sarebbero riusciti se non fossero intervenuti i social a smascherarli. E poi l'onanismo intellettuale dei giornali italiani dove si è disperatamente cercato di giustificare gli assalitori. "Bisogna capirli, poveretti", hanno spiegato intellettuali organici e aspiranti a posti di vertice nel bordello dell'informazione di regime, politicamente corretta. "Ed ogni avvenimento - prosegue Gaber - di fatto si traduce in tanti sembrerebbe, si vocifera, si dice". In questo la maestria italiana pare insuperabile. Pur di non accusare  gli invasori, i disinformatori di professione trasformano i fatti in voci non confermate. "Sarà una coincidenza oppure opportunismo intervenire se conviene...". Ecco, in questo caso non conveniva e si è cercato in ogni modo di non informare. E allora è sacrosanto l'invito di Gaber a considerare la tv "con lo stesso rispetto che è giusto avere per la lavastoviglie". Solo che la lavastoviglie non pretende di far pagare un canone. Quanto ai giornali, "anche il giorno stesso vanno molto bene per accendere il fuoco o per andare al cesso". Ma la vicenda tedesca ha insegnato anche l'importanza di un adeguato utilizzo dei social. Per smascherare le menzogne e le omissioni di un potere che controlla quotidiani e tv. Non per pubblicare le foto della prima comunione o per litigare in pubblico tra fidanzati. Ma l'opposizione, in Italia, invece di puntare su una sacrosanta contro informazione preferisce spendere i soldi per i manifesti natalizi dedicati ai maro'. Il modo perfetto per offrire al potere la coperta sotto cui nascondere ogni porcheria.