venerdì 27 febbraio 2015

Irap per le start up e Imu agricola: le bugie sulle tasse

"Stiamo riducendo le tasse" assicura in continuazione il burattino portasfiga. Ed il ministro Padoan gli fa il coro. Imitato dalla presidente del Friuli Venezia Giulia, troppo impegnata sulla scena romana per occuparsi della sua regione. E non solo la banda di governo riduce le tasse, ma sostiene anche i giovani e gli investimenti. Il burattino l'ha ricordato la scorsa settimana nella sua apparizione (mica sono visite, le sue: apparizioni celesti) al Politecnico di Torino. E tanti imbecilli ci hanno creduto e ne hanno scritto con toni estatici. Salvo accorgersi che il governo renzista ha subito provveduto a cancellare le agevolazioni Irap sulle start up. Appunto. Quando il burattino gioca a far l'americano vestito o meno da Fonzie, fa spiegare dai renzini e dalle renzine che il modello da seguire e' quello delle università statunitensi. Uno dei mantra che si sta imponendo nella comunicazione italiana assicura che mettendo insieme le sole start up del Mit di Boston si arriverebbe ad un Pil pari a quello del sedicesimo Paese del mondo. Belle immagini, belle realtà. Da imitare, per questo il governo le tassa in modo da evitare che le start up italiane possano crescere come quelle yankee. Un governo che non vuol guardare avanti per tutelare i vecchi mestieri che rappresentano il valore aggiunto dell'Italia. Scelta legittima, certo. Basta chiedere agli artigiani massacrati dal fisco, dalla burocrazia, dalla povertà crescente degli italiani obbligati a rinunciare ai prodotti artigianali per comprare quelli a minor prezzo fabbricati nei Paesi poveri e senza regole. E gli agricoltori? Imu agricola sui terreni, per non farsi mancare nulla. Ed al senato il provvedimento lacrime e sangue passa anche con il contributo di qualche forzitaliota. Una miracolata che, forse, spera di farsi baciare dal rospo per trasformarsi in una giovane renzina (il chirurgo estetico non basta più), un vecchio poeta in disarmo che sogna una campagna deserta che possa ispirargli nuovi versi. Magari per incensare il nuovo padrone, così come faceva con il precedente. Difficile credere che i due abbiano voluto dare un segnale politico: servirebbe uno spessore ben diverso anche solo per un segnalino di fumo con la sigaretta.

mercoledì 25 febbraio 2015

Fassina si scopre leghista ed anti euro

La Lega e' una costola della sinistra, assicurava il compagno D'Alema. Forse è il contrario. La sinistra Pd, quella che non sopporta il burattino portasfiga ma non ha il coraggio di andarsene, sposa le posizioni della Lega. E Fassina spiega che la Grecia deve uscire dall'euro per salvarsi, aprendo la strada - lo dice Fassina - a scelte analoghe in altri Paesi, a partire dall'Italia. Oddio, Fassina ha abituato gli italiani a cambi repentini di rotta. Era lui a cercare di difendere l'indifendibile Fornero dalla rabbia dei lavoratori. Era lui, Fassina, a sostenere che la Fornero non era il peggior ministro del Lavoro della storia italiana (anche se non gli veniva in mente un nome di ministro peggiore). Ora può pure essersi convertito ad una posizione salviniana, magari in futuro troverà anche il coraggio di abbandonare il Pd delle renzine. Nel frattempo, ed in mancanza di una analisi più approfondita sul ruolo dell'Europa e della moneta, Fassina ha perlomeno il merito di spiegare che l'accordo raggiunto tra Grecia e la Troika e' sostanzialmente una bufala. Fumo negli occhi per tirare a campare qualche altro mese in attesa di capire cosa può succedere. Provvedimenti vaghi, impegni imprecisi, promesse vuote. Si prende tempo, come nelle peggiori trattative all'italiana. Fassina, che non è un coraggioso ma neppure uno stupido, ha però perfettamente ragione quando sostiene che, con questa situazione, la Grecia non solo non uscirà dal tunnel ma vedrà peggiorare ulteriormente la qualità della vita dei suoi abitanti senza riuscire a risanare il Paese. Lacrime e sangue per non andare da nessuna parte e senza la possibilità di ripartire. Per ora pare che i greci continuino a sperare in Tsipras, ma sarebbe interessante capire quanto Alba Dorata possa approfittare del malcontento e della delusione che si prospettano a tempi brevi. Fassina, intanto, avrà tempo per decidere cosa fare da grande. Resterà al caldi ciò dentro la nuova balena bianca guidata dalle renzine o troverà il coraggio per affrontare nuove sfide? Probabile che resti. Fa comodo al burattino poter dimostrare di sopportare una minoranza interna, fastidiosa come una mosca e nulla più. E fa ancor più comodo presentare uno del Pd che faccia concorrenza a Salvini e Borghi nella lotta all'euro. Un falso problema per il governo voluto dagli speculatori. Per loro l'importante è che la guerra si concentri sulle banconote e non su chi le emette e le controlla.

martedì 24 febbraio 2015

Tosi, Fini, Rauti e l'attacco a Salvini

Matteo Salvini ha sicuramente dei limiti. Ed anche una squadra modesta. Ma, proprio come Marine Le Pen, sta lavorando per migliorare la squadra cercando le competenze presenti in una vasta area, non solo quella leghista. Dopodiché può continuare a non piacere anche alle varie espressioni di una destra ormai liquefatta. Ma è curioso che, proprio mentre i sondaggi premiano il leader leghista, i responsabili della scomparsa delle destre varie provino a riproporsi sulla scena. Storace si presenta sulle poltroncine di ogni iniziativa, Isabella Rauti cerca di mettere a punto una squadretta di sopravvissuti dove collocare il marito Aledanno, ora rispunta pure Fini (non Massimo, quello intelligente: l'altro) che si candida come promotore di una destrina alternativa al lepenismo. Più movimenti che elettori. Peccato che la destrina di Fini, atlantista, moderata, vigliacchetta, rapace ed egoista un leader ce l'abbia già: Matteo Renzi. E se proprio vorrà avere un leaderino meno ingombrante e perdente (immancabile cupio dissolvi del centrodestra), potrà sempre rivolgersi a Passera. Ma è evidente che per avere un ruolo da leaderini minimi, marginali, ma ancora esistenti, questi sconfitti cronici devono liberarsi di Salvini. A loro poteva andar bene Maroni, affogato in Lombardia nelle acque cielline, ma non un leader che possa rubare la scena ad attori di quarta fila. Ed allora partono le manovre per eliminare l'unica presenza non perdente. Bisogna che Salvini sbatta il grugno contro una sconfitta clamorosa. Bisogna fargli perdere il Veneto. Chi meglio di Tosi? Alleato con Berlu e con Alfano in una ammucchiata che ha già fatto troppi danni e che vorrebbe farne ancora.  Tosi con Berlu e Alfano: il nuovo che avanza. Senza idee, senza progetti, senza obiettivi che non siano quelli di essere l'opposizione di sua maestà. Una opposizione di comodo, che ogni tanto strilla e che poi vota diligentemente ciò che vuole il governo. In cambio, ad esempio, di una riforma della Rai che riduca l'offerta televisiva pubblica lasciando il dominio delle reti a Mediaset. D'altronde il Tg5 e' già diventato il TgRenzi. Il premier e' sereno, Marina Berlusconi e Confalonieri sono soddisfatti, perché mai bisognerebbe cambiare politica? Per gli italiani? Ma per piacere!! Che votino per la melma esistente, oppure se ne stiano a casa. L'Etat c'est moi ed il resto non conta.

lunedì 23 febbraio 2015

Bimba stuprata, quartiere indifferente. L'Italia si indigna a comando

Una ragazzina stuprata da un branco di piccoli bastardi. Non è certo una novità quello che è successo in un quartiere della periferia di Torino. Ma le reazioni alla vicenda rappresentano un salto di qualità. Verso il basso, ovviamente. Con la compagna presidente della circoscrizione che si indigna. Contro i piccoli bastardi? Ma no! Contro chi ha divulgato la notizia che rischia di mettere in cattiva luce il quartiere. Un quartiere degradato, grazie anche a gente come la compagna presidente che non sa imporre alcunché al compagno sindaco. I quartieri periferici abbandonati a loro stessi, tutti i quartieri abbandonati ai ladri di appartamento che, a Torino, hanno performance da primato italiano. Nella totale indifferenza dei cialtroni politicamente corretti, interessati solo a chiarire che la colpa dei furti non è dei clandestini. Perché loro, i politicamente corretti, sanno benissimo chi sono i ladri. Evidentemente, se no come potrebbero escludere gli stranieri? Ma italiani o clandestini, non è che ai derubati interessi poi molto. Così come non interessa ai genitori della bambina violentata. Ed è forse importante sapere che i danni, ai monumenti di Roma, questa volta siano stati provocati dai tifosi olandesi invece che dai teppisti locali o dai turisti in arrivo da chissà dove? Perché fingere di indignarsi solo per i tifosi, quando non si fa assolutamente nulla contro gli imbecilli che imbrattano muri, colonne, statue con i loro graffiti? E non con opere d'arte stradale, che pure esistono in giro per il mondo, ma con semplici scarabocchi di firme per spiegare a tutti chi è il deficiente di turno. Contro di loro che si fa? Li si comprende, li si blandisce, si spiega che esprimono il loro senso artistico. E gli stupratori? Non si fa nulla, li si comprende, li si aiuta, li si recupera (con risultati inesistenti). Intanto la bambina dovrà continuare ad incontrarli per strada, dovrà lasciare che la minaccino e la insultino. Oppure lei si chiuderà negli arresti domiciliari per non incontrarli mentre loro, i piccoli bastardi, potranno continuare a girare in scooter per il quartiere. Purché nessuno lo nomini, per non infastidire la compagna presidente.

martedì 17 febbraio 2015

La Francia vende armi all'Egitto, l'Italia vende fumo

Contrordine compagni: la guerra all'Isis non di fa, oppure si'. L'importante è non pretendere certezze dal bulletto che si spaccia per politico e che fa il presidente del Consiglio. Certo, una guerra non è da prendere alla leggera. Ma evitare di rimangiarsi tutto, di ripensarci, di dire una cosa e farne un'altra, non sarebbe male. Intanto, mentre il burattino portasfiga riflette - o lascia che i suoi padroni riflettano e gli diano poi gli ordini - il mondo continua a muoversi, incurante dell'Italia da commedia dell'arte. Il nostro presidente, che sarebbe anche il capo delle Forse Armate (Forse, perché non è chiaro se siano armate), in mezzo al disastro del Parlamento con le opposizioni ritirate sull'Aventino, in mezzo al disastro internazionale che ci coinvolge sempre più direttamente, che fa? Si rivolge con un nobile discorso alla Nazione? La tranquillizza? La ricompatta in vista di possibili avvenimenti drammatici? Macché. Siamo in Italia. E allora il presidente, con il codazzo di dis informatori dalla lingua sempre umida, vola in Sicilia per farsi fare i capelli dal barbiere di fiducia. Si vede che a Roma, con un sindaco come Marino, i barbieri non ci sono più. Poi il presidente torna e che fa? Finalmente parla alla Nazione etc etc? Certo! E cosa dice? Che, prima o poi, il Quirinale sarà aperto per le visite turistiche. Ecco, appunto. Un grande intervento da statista, da capo delle Forse Armate. Un presidente che non guida il Paese in un momento drammatico ma che si trasforma in custode del museo. E' l'Italia. Quella che Gentiloni, in un attimo di illusione, vedeva come guida non turistica ma di una coalizione di Paesi in lotta contro l'Isis. Forse, però, hanno ragione il portasfiga ed il presidente: l'Italia rischia poco, in questa fase. Perché Isis ha bisogno di far cassa ed il modo migliore e' quello di continuare a fare gli schiavisti, trafficando in esseri umani. In questo l'Italia e' l'alleato perfetto. Isis incassa denaro e fa partire gli schiavi, l'Italia si affretta a recuperarli creando nuove speranze in chi vuol partire e paga. Perché Isis dovrebbe giocarsi un simile incasso sicuro, solo per qualche attentato anche in Italia? L'unico rischio è' che qualche lupo solitario faccia l'imbecille, non capisca il gioco e si metta a sparare. Nel frattempo, però, la Francia ci ha di nuovo fregati facendo un affare con l'Egitto a cui ha venduto aerei militari. E prima gli affari con l'Egitto li aveva fatti la Russia. E l'Italia? Almeno sul fronte commerciale avremmo potuto far qualcosa. Già, se non avessimo avuto Moretti a guidare Finmeccanica. Abituato a lottare contro i pendolari offrendo un servizio pessimo, ma facendo pagare i biglietti dei treni come se funzionassero, non deve aver trovato un treno comodo per attraversare il Mediterraneo ed arrivare al Cairo. Starà ancora consultando gli orari dell'alta velocità. Mentre persino l'inetto Hollande porta a casa mega contratti

lunedì 16 febbraio 2015

Guerra all'Isis? Per ora restituiamo anche i gommoni

Sono duemila i clandestini recuperati in mare dall'Italia nelle ultime ore. In soldoni significa che abbiamo garantito all'Isis - che ormai controlla il traffico di uomini - qualcosa come 4 milioni di euro. Probabilmente anche di più. Quante armi si comprano con 4 milioni? Quanta gente si uccide con quelle armi? Ma le associazioni buonisti italiane, che incassano 30 euro al giorno per ogni clandestino, se ne fregano. L'importante è far cassa: tanti, benedetti e subito. Ma le ultime ore sono state indicative anche della qualità del burattino portasfiga. Gentiloni e Pinotti avevano lasciato credere che l'Italia fosse pronta ad un intervento anche militare in Libia. Ma il bullo del governo si è subito reso conto che una cosa è' andare il Parlamento a fare Fonzie, tutt'altra cosa e' dare il via ad una guerra che comporterebbe morti e rischi per la popolarità del portasfiga. Così tutto si è fermato. E la motovedetta italiana che salvava i clandestini ha pure restituito il gommone ai criminali che trafficano in esseri umani. Mica vogliamo innervosire i tagliagole dell'Isis. Un esempio di cosa sia la guerra però portasfiga. Coltellate alle spalle, #Isisstaisereno, ma pronti ad arrenderci se alzano la voce. C'è poi un altro aspetto nella vicenda: l'Italia, giustamente, vuole il via libera dell'ONU per una eventuale operazione in Libia. E all'ONU esiste il problema del diritto di veto per Russia e Cina. Perché mai Mosca dovrebbe dare il via libera, dopo che l'Italia ha messo in campo le sanzioni contro la Russia? Perché non esercitare il diritto di veto per far pagare al burattino gli errori nella politica estera verso Est? Certo, Mosca potrebbe fare il bel gesto, o semplicemente obbligare l'Europa a far marcia indietro sulle sanzioni. Ma probabilmente il balletto portasfiga spera proprio nel veto di Mosca: "tenetemi, se no faccio una strage; ma tenetemi forte, mi raccomando..". Come i peggiori teppistelli di periferia, tante chiacchiere e poi una ritirata strategica.

venerdì 13 febbraio 2015

Mafia romena, più pericolosa di quelle italiane

Miro Renzaglia, nel corso di una recente presentazione del suo libro "Un popolo di debitori", aveva sottolineato come la tenuta dell'economia italiana, per quanto minima, fosse legata alla criminalità organizzata: le mafie, per la necessità di ripulire e riciclare il denaro sporco, sono obbligate a reinvestirlo ed a farlo circolare. Ma anche questa voce del Pil nazionale e' destinata a ridursi. La globalizzazione sta sconfiggendo mafia, camorra e 'ndrangheta. Possono esultare i sostenitori dell'antimafia? No, proprio per niente. Perché le mafie "storiche" italiane stanno venendo soppiantate da quelle importate. Quelle che i cerebrolesi del politicamente corretto continuano a non vedere. E non possono rifugiarsi neppure dietro il paravento delle accuse ai "razzisti", perché la mafia che sta facendo i maggiori danni e' bianca e parla una lingua neolatina. Dunque nessun razzismo ma, semplicemente, la presa d'atto di un fenomeno estremamente preoccupante e ancor più dannoso per l'economia italiana. Perché la mafia romena non reinveste i soldi del crimine sul territorio italiano, ma li porta fuori. In questo modo diventa più difficile controllare i flussi e diventa impossibile procedere a sequestri dei beni. Ovviamente i mentecatti del buonismo a senso unico ricordano solo le ricadute positive del lavoro degli stranieri in Italia. Ignorano i 5-7 miliardi all'anno che escono legalmente con le rimesse degli immigrati. Soldi guadagnati onestamente e che, tra l'altro, evidenziano un sacrosanto attaccamento alle famiglie d'origine ed alla loro terra. Ma che rappresentano un salasso colossale per l'economia italiana. Ma quando si passa dalla rimesse degli immigrati ai proventi del crimine, i mentecatti non hanno più scuse. Dunque preferiscono evitare l'argomento. Preferiscono continuare a raccontare di zingari che fanno i calderai, di zingari che allevano i cavalli. Non vedono i roghi nei campi per bruciare i cavi rubati e ricavare il rame. Non vedono i soldi che, attraverso anche la criminalità "minore", affluiscono alle grandi organizzazioni criminali romene. Non vedono omicidi e violenze. Non vedono lo sfruttamento dei nuovi schiavi immigrati per garantire manovalanza del crimine. Tutto tace, sul fronte dei buonisti. E la mafia non chiede di meglio.

mercoledì 11 febbraio 2015

Russia e Argentina siglano accordi, ma Obama non se ne accorge

Una vecchia battuta inglese sosteneva che quando la Manica era immersa nella nebbia, era l'Europa ad essere isolata. Nei giorni scorsi mister Obama ha sottolineato come Putin abbia scelto di venire isolato dal mondo. Ed i media italiani, come sempre, hanno ripetuto gli ordini di Washington. Qualche dubbio, però, e' lecito. Perché la Russia isolata ha appena siglato un importante accordo a 360 gradi con l'Egitto. Dopo aver stretto nuovi accordi con la Turchia. E dopo aver dato il via alla zona Euroasiatica di libero scambio con Kazakhstan e Bielorussia, in attesa di imminenti adesioni centro asiatiche. Ma non è solo Mosca a risultare meno isolata di quanto raccontino i servitori sciocchi della dis informazione italiana. Qualcuno ricorda il default tecnico dell'Argentina che aveva riempito le prime pagine dei quotidiani italiani la scorsa estate? A Buenos Aires non si è suicidato nessuno, per la ferale notizia. Ed ora Cristina Kirchner (ancora alla presidenza nonostante il terrorismo mediatico italiano e statunitense) ha appena siglato un mega accordo di collaborazione con la Cina. Pechino avrà un accesso privilegiato in America Latina. Quello che avrebbero potuto e dovuto avere Italia e Spagna, se non avessero politiche estere gestite da Washington, da Wall Street e dalla Bce. E la Cina in America Latina significa estendere l'accerchiamento di Obama, non di Putin. I commentatori di servizio si dimenticano, troppo spesso, che il mondo non è limitato a Stati Uniti ed Unione Europea. Abbiamo perso la centralità mondiale, ed un accordo tra le due sponde dell'Atlantico non è la soluzione, soprattutto quando la parte nordamericana vuole imporre all'Europa regole che aumenteranno il commercio, ma a danno delle produzioni europee. Non è un'alleanza, perché non è tra pari. E' un diktat. E mentre gli euro burocrati trattano la resa, il resto del mondo si riposiziona. Con nuovi accordi e nuove alleanze. Anche se Obama non se ne accorge.

lunedì 9 febbraio 2015

Ucraina tra Merkel e Hollande. Dov'era il burattino?

La Crimea è' definitivamente Russia. Nei colloqui tra Putin, Merkel e Hollande il problema della penisola non è neppure stato affrontato. Non se ne parlerà più, ne' ora ne' mai. Si discuterà del futuro della Nuova Russia, i territori in cui si combatte e che vorrebbero l'indipendenza da Kiev, ma la Crimea resta fuori da ogni negoziato. Non poco, come risultato per Mosca, anche se ovviamente i media italiani fingono di non accorgersene. D'altronde l'Italia ha brillato, anche in questa occasione, per la propria marginalità. Merkel e Hollande, Hollande e Merkel. L'Italia non c'era, sia come governo sia attraverso la Mogherini, inviata a Bruxelles per rimarcare la propria inconsistenza e l'assoluta inutilità di Lady Pesc. L'Europa non ha una politica estera, la politica estera la fanno soltanto gli Stati che non sono irrilevanti. E non si tratta di un problema economico, visto che la Francia economica e' solo un bluff. Eppure l'inconsistente Hollande riesce ad essere molto più determinante del burattino portasfiga che parla e parla, ma nessuno lo invita quando si fa sul serio. Non basta il muso imbronciato della Boschi o lo sguardo assente della Madia per trasformare l'Italia delle renzine in un Paese con un ruolo determinante. Abbiamo gli stessi abitanti della Francia ma non contiamo nulla. E non è colpa del ministro degli Esteri, perché gli uomini passano e la nullità politica dell'Italia resta. Paghiamo l'Europa e, in cambio, riceviamo lezioni, rimbrotti ed obblighi. Ma un invito a far parte delle squadre di decisori, quello mai. Austerità e compiti a casa, poi quando il gioco si fa serio, il portasfiga viene lasciato in Italia. Ragazzino, lasciaci lavorare. E se Merkel e Hollande dovessero riuscire a trovare una soluzione diplomatica nella vicenda ucraina, potrebbero rinsaldare l'asse Parigi-Berlino, trascurando la drammatica situazione economica francese e ricreando quel direttorio europeo che pareva tramontato vista l'incapacità di Hollande. Che, tra l'altro, verrebbe rafforzato anche all'interno dell'Esagono. Mentre il burattino portasfiga potrà continuare a trastullarsi con Berlu, tra liti più o meno finte e riappacificazioni da partita di calcio all'oratorio. Perché i giochi veri, quelli importanti, li fanno gli altri.

venerdì 6 febbraio 2015

L'arte italiana di fregare il mondo, pensando di esser furbi

Tsipras stai sereno. Il burattino portasfiga ha colpito ancora. Ha ricevuto il premier greco tra abbracci e pacche sulle spalle. Si è fatto fotografare con lui come se fossero parte della stessa sinistra, come se fossero due dei tre esempi del rinnovamento della politica europea (il terzo e' il leader spagnolo di Podemos), ha compattato la sinistra del Pd nel nome della sfida all'austerità e poi, come al solito, ha tradito il compagno di strada. Approvando l'irrigidimemto europeo, il diktat della Merkel, la sopravvivenza della Troika, il mantenimento dell'austerità. Tsipras stai sereno. E Tsipras, come lo spagnolo Iglesias, sta sereno. Perché solo da noi si pensa che il tradimento sia l'atto supremo della politica, sulla base di un Machiavelli letto poco e compreso meno. Il portasfiga frega Berlu dopo avergli promesso mari e monti? Chapeau! Che bravo, quanto è furbo. Tutti a complimentarsi. Furbo come Berlu con Gheddafi e con Putin, probabilmente. Non a caso il portasfiga e' il figlioccio birichino del vecchio di Arcore. Tutti furbi. Uno che distrugge il proprio partito pur di ottenere vantaggi per se' è per le sue aziende, l'altro che promette e lo frega, ed ora aumenta le tasse proprio a Mediaset. Les italiens, toujours les italiens. Poi ci si stupisce - e il tragico e' che lo stupore e' autentico - di fronte al disgusto altrui. Ma come, noi abbattiamo Gheddafi, il nostro amico Gheddafi, e i nuovi padroni libici ci mandano centomila clandestini? Ma come, noi lanciano le sanzioni contro Mosca e l'amico Putin e l'amico Putin risponde con contro sanzioni? Ma perché, se siam così simpatici e birichini? Perché non capiscono che per noi è tutto un gioco, tra burattini, pagliacci, nani e ballerine? E solo per questo non comprano più le nostre arance, le nostre mele, i nostri abiti? Solo per questo la Russia non ci manda più legioni di sciatori? In fondo bastano poche decine di russi sulle piste da sci per nascondere le migliaia che non vengono più. A quanto miliardi di euro ammonta il danno per la nostra agricoltura? Ma con Tsipras e Iglesias si può fare: sono esponenti di Paesi poveri, che non ci mandano turisti e che, anzi, attirano i nostri. E allora si può proseguire con "stai sereno Tsipras e stai sereno Iglesias". Sino a quando qualcuno si accorgerà che la Spagna non è proprio un Paese derelitto, che controlla il nostro olio e parte della nostra energia. Stai serena, Italia

mercoledì 4 febbraio 2015

Tsipras, paravento per italiani inetti

Tsipras, uno di noi. Il problema è definire il "noi". Perché il nuovo leader greco ha caratteri che, presi uno alla volta, piacciono all'estrema destra e all'estrema sinistra, al centrodestra e al centrosinistra. Non piacciono a Sciolta civica e, probabilmente, a Passera. Ma prima che a qualcuno importi qualcosa di cosa piace o non piace a Passera, trascorrerà molto tempo. In fondo e' già un passo avanti: di fronte alla popolarità di un giovanotto straniero, i politici italiani nascondono l'invidia e fingono di apprezzare. Magari riusciranno a fingere anche di fronte al probabile successo di Podemos in Spagna. Ciò che, invece, non riescono proprio a fare e' seguire questi esempi vincenti. Una proposta coraggiosa, da parte dei politici italiani, e' esclusa a priori. Ridiscutere il debito o, perlomeno, i criteri per il suo pagamento? "Bravo Tsipras, vai avanti fu che a noi scappa da ridere". Metter fine all'austerità che ha massacrato l'Italia ed arricchito soltanto chi era già molto ricco? "Bravo Tsipras, bella idea, ma per la Grecia". In realtà tutti sperano che Tsipras fallisca. Che dimostri l'impossibilità di contestare gli squali della Troika. Certo, cambieranno nome al direttorio che organizza la macelleria sociale, ma il massacro sociale proseguirà. E se fallirà Tsipras, magari si esaurirà la spinta per Podemos. Così questi maledetti Paesi mediterranei rimarranno al loro posto di schiavi e non proveranno a contagiare le pecore italiane. Che, in ogni caso, non rischiano mai di essere contagiate da atteggiamenti coraggiosi. Le nostre pecore belano di fronte al burattino portasfiga o al vecchio esperto di cene eleganti, belano di fronte ad un presidente della Repubblica incensato - senza alcuna sua colpa, sia chiaro - da un esercito di leccapiedi di professione e per passione. Quelli che ricordano il fratello del presidente ucciso dalla mafia ma cancellano dalla storia, come facevano gli stalinisti con le foto di Lenin e dei compagni scomodi, il fratello che ha avuto una vita meno limpida (e non basta che sia stato assolto: i leccapiedi cancellano e basta). E allora tutti ad esaltare Tsipras e nessuno che si degni di presentar un programma coraggioso e credibile. Meglio gli slogan, meglio qualche strillo, meglio qualche comparsata urlata in trasmissioni tv che non hanno più seguito. Perché stilare un programma comporta fatica, servono idee, serve una conoscenza della realtà, servono studi. Viva Tsipras per mille anni, purché non combini qualcosa di buono.

martedì 3 febbraio 2015

Lega delle Libertà? Un incubo, più che una pia illusione

Mario Giordano, essendo un tifoso del Toro, e' sicuramente una brava persona ed è abituato alla generosità, ai regali senza un secondo fine. Però la sua idea di una Lega delle Libertà per compattare il centrodestra va decisamente oltre ogni generosità immaginabile. Innanzi tutto perché il centrodestra - inteso come mondo politico che si estende da Lega e Fdi sino a Ncd e magari sino alla novità di Italia Unica - e' morto e sepolto, se mai sia esistito davvero. E poi perché non ha alcun senso riproporlo. Già l'idea di un rassemblement dei moderati e' farlocca. Chi si schiera con Salvini o con Fdi non è moderato: e' profondamente arrabbiato, indignato, stufo. Stufo di questa porcata di un'austerità distruttiva, imposta da euro deficienti ed euro criminali. Stufo di un Berlu senza alcuna dignità, che ha svenduto il suo partito di plastica per ottenere vantaggi giudiziari e per le sue aziende. Si faccia un nuovo movimento, delle 3 M: Movimento Mediaset Mondadori. Ma lasci stare la politica. Chi vota a destra e' stufo di Berlu e delle sue ipocrisie, e' stufo della sua corte che è servita solo a far rimpiangere i nani e le ballerine di Craxi; e' stufo delle donnine rifatte, paracadutate in ogni parte d'Italia per garantire a loro un seggio ed agli elettori una fregatura. E' stufo dei giochetti ignobili di Gianni Letta, degli accordicchi, delle giravolte, dei tradimenti in politica estera. Su quali basi questo popolo di destra potrebbe accettare una Lega delle Libertà con i Capezzone, con la Pascale trasformata in eminenza grigia di Berlu, con la Ravetto? La risposta potrebbe essere un'altra domanda: come può questo popolo accettare Aledanno, la Gancia, il Trota? Appunto, non può. E non può neppure sperare che sia sempre la magistratura ad eliminare personaggi ormai impresentabili. Se poi si amplia il discorso delle alleanze, la situazione peggiora pure. Come rimettere insieme un popolo di destra con i sostenitori di Alfano? Con i Quagliariello (magari Giordano si è confuso con Quagliarella), con Schifani? E tutto questo per contrastare Renzi, ossia il figlioccio politico di Berlu? Per ritrovarsi con le donnine di plastica di Berlu, allora è meglio affidarsi alla Boschi. Ci si guadagna sul piano estetico e non ci si perde su quello intellettuale.

lunedì 2 febbraio 2015

Italia Unica: Passera lancia il partito dei ricchi

Programma. Punto 1: individuare abbigliamento corretto per l'aperitivo a Cortina. 2: decidere se i sabot valdostani si portano d'estate con i calzettoni alzati o abbassati. 3: stabilire quale sia la marca di calzature più adatta per salire a bordo dei maxi yachts e valutare se sia possibile utilizzarla anche su yacht da poveri sotto i 2 milioni di euro di costo. 4: il possesso della Kamchatka e' conditio sine qua non per l'iscrizione al nuovo partito? Potrebbero essere questi i punti fondamentali del programma di Italia unica, la formazione lanciata da Corrado Passera e collocata, tanto per cambiare, in quell'area confusa dei cosiddetti moderati. Quando Passera, dimenticabile ministro del governo del Grigiocrate Monti, aveva scelto la data per il lancio di Italia Unica, non poteva prevedere che avrebbe coinciso con l'elezione del presidente della Repubblica e con la morte politica di Berlu. Invece gli avvenimenti si sono sovrapposti ed i media italiani hanno sostanzialmente ignorato Italia unica. Avranno tempo per accorgersene, in un Paese che, dopo decenni e decenni, non si schioda dalla Democrazia Cristiana. Avrà un futuro il partito di Passera? Dipenderà da lui. Perché, con il suicidio di Berlu e l'inesistenza di Alfano, il centrodestra si ritrova orfano. Mentre la destra ritrova (chissà per quanto) un briciolo di iniziativa, l'area moderata che si affidava a Fi e Ncd non ha più punti di riferimento. Alfano e' una nullità alla spasmodica ricerca di poltrone, Berlu ha svenduto il partito per far contenti i figli e portare a casa vantaggi per le aziende e per i processi. Abbastanza squallido. Lo spazio, dunque, ci sarebbe. Ma ci sono anche ostacoli rilevanti. A partire dalla presenza di Passera nel governo golpista del Grigiocrate. Quel governo che ha massacrato il ceto medio dove ora Italia Unica vorrebbe pescare i voti. Cornuti e mazziati? Prima si colpiscono le abitazioni, si tagliano le pensioni, si riduce il potere d'acquisto delle famiglie e poi si chiedono i voti? E c'è anche, a complicare la situazione, la scarsa empatia del leader. Passera non fa nulla per risultare simpatico. Appare come l'ennesimo tecnocrate che mira solo a far contenta l'Europa dei banchieri e degli speculatori a spese del ceto medio italiano, costretto a pagare sempre e soltanto. Un partito per i ricchi? E' vero che in Italia (e non soltanto in Italia) la crisi ha ulteriormente arricchito chi era già ricco, ma i voti di questo piccolo gruppo non bastano per far vivere un partito. Ed è anche vero che gli italiani continuano a sognare di diventar ricchi, un'illusione senza fine. Ma sbattere in faccia le fortune di ex banchieri diventati politici nel momento in cui si chiedono altri sacrifici, non pare il modo migliore per attirare consensi.