mercoledì 30 gennaio 2013

De Magistris rovina Napoli e avvantaggia Maroni

Bobo Maroni dovrebbe fare un monumento al sindaco di Napoli, l'ex magistrato De Magistris. Protetto dai media, esaltato dagli opinionisti, De Magistris si ritrova ora con il blocco dei mezzi pubblici perché non ci sono più i soldi per il gasolio. Mentre la città partenopea è di nuovo alle prese con l'immondizia dilagante. Ma non aveva risolto tutto l'ex magistrato precipitato in politica? Ed ora chi paga per i suoi errori? Per la sua incapacità? L'Italia intera? Maroni, dunque, nei prossimi giorni potrà insistere sul 75% di tasse da conservare nelle regioni che le pagano. Ed i De Magistris di turno si arrangino imparando ad amministare, invece di limitarsi a farsi coccolare dai giornalisti. D'altronde questa campagna elettorale non si gioca sui grandi principi, sulle idee, sulle strategie di lungo termine. Nessun progetto di lungo termine, neppure la più piccola idea di come reimpostare il futuro dell'Italia. Secondo i sondaggisti anti-Berluska, oggi il cavaliere avrebbe recuperato due punti grazie all'acquisto di Balotelli. Come se l'Italia fosse tutta milanista. Mentre Bersani perderebbe poco nonostante la squallida gestione politica del Monti dei Paschi. Insomma, meglio premiare chi acquista un calciatore piuttosto di punire chi ha fatto disastri, ai danni dei cittadini, con le porcate di una banca. Tanto i media sono impegnati ad allungare il brodo su Mps, a diluire, a spartire le responsabilità. In modo che il voto non ne sia toccato. Così come Franco Di Mare - l'intervistatore di comodo di Monti - ha subito sviato il discorso quando Tremonti ha ricordato che i soldi delle tasse imposte da Monti finiscono non a ridurre il nostro debito, ma a salvare le banche tedesche e francesi alle prese con il buco della Grecia. Vietato criticare il Grigiocrate. E a destra, anzi al centrodestra? La Meloni, con il suo faccino, avrà sicuramente un futuro. Ma ogni volta in tv appare azzoppata dalla compagnia dei candidati della sua lista. Non ci voleva molto a rinnovare le liste. Non ci vorrebbe molto a presentare programmi che non si limitino a collocare qualche pezza ai disastri di Monti. Candidature tristi, noiose, danneggiano molto di più quando i programmi son deboli. Così nei sondaggi, per quel che valgono, recupera Grillo, tornato a fare il mattatore. I transfughi e gli espulsi sono ormai un ricordo, la rabbia del popolo italiano cresce sottotraccia nonostante i soporiferi interventi di Monti e dei suoi miliardari imbeccati dal guru americano. Ma forse l'aspetto più interessante dei sondaggi presentati a Ballarò è un altro: gli italiani voterebbero Bersani e Monti (secondo Pagnoncelli, ma non è una garanzia) e andrebbero in vacanza con Grillo e Berlusconi. Rassegnati ad un governo noioso, in un Paese noioso, ma ancora con la voglia di sognare qualche divertimento.

martedì 29 gennaio 2013

Monti ricatta l'Italia: o me o lo spread

Macchè più modestia, come consiglia Bersani. E non si tratta neppure di una minaccia, come sostiene Camusso. La dichiarazione di Monti sull'eventuale nuova manovra, a seconda dell'andamento del voto, è uno squallido ricatto. Tanto ci sarà anche un giudice a Berlino, ma in Italia proprio non si vede. Perché non è accettabile un presidente del consiglio, nominato da Napo, che si lanci senza problemi in uno squallido ricatto: se vinco io, bene, ma se vince qualcun altro, scateno i miei amici speculatori, faccio impennare lo spread e obbligo l'Italia ad un'altra manovra. E nessuno che gli dica niente. Intanto Ichino, il suo braccio armato sul fronte del lavoro, procede nello smantellamento delle tutele. Più flessibilità in uscita, dunque licenziamenti ancora più liberi. Peccato che manchino le misure per la sicurezza di chi va fuori. Con una disoccupazione reale che supera abbondantemente il 12%, le prospettive di reimpiego per chi viene espulso dal lavoro sono inesistenti. La flessicurezza di cui parlava Damiano durante il governo Prodi era tutt'altra cosa. Qui, con Ichino, la sicurezza manca completamente. E non si può continuare ad illudersi che l'Italia possa diventare, dall'oggi al domani, come i Paesi Scandinavi che Ichino cita sempre come modelli. Dove vanno, dopo un anno di disoccupazione sottopagata, gli ultracinquantenni che il professore del Professore vuole eliminare? E l'esperienza, per lui ed i miliardari della banda Monti, non conta proprio nulla? Evidentemente no. Un popolo di servi della gleba, da sfruttare a piacimento e poi buttare nel cesso quando il fisico diventa meno brillante. Perché della mente, ai miliardari montiani, non frega proprio niente. Così come non frega nulla della qualità della scuola. Per loro è importante solo la quantità. Dunque anche le vacanze scolastiche possono essere ridotte ad un mese. Prima che qualcuno si renda conto dell'idiozia assoluta, dell'incazzatura inevitabile di studenti, operatori turistici, insegnanti e si affretti a far marcia indietro. Ecco, la faccia anche Monti una marcia indietro. Indietro verso la Germania, gli Stati Uniti. Dove preferisce. Purché se ne vada per sempre

lunedì 28 gennaio 2013

Tutti pronti a creare nuovi partiti dopo il voto

Se 400 partiti e partitini vi sembran pochi, aspettate la fine di febbraio. Perché dopo l'inevitabile flop della stragrande maggioranza delle formazioni che si sono presentate, assisteremo a riaggregazioni, a nuovi parti, a rotture e frazionamenti. Già Corrado Passera ha annunciato una sua iniziativa in politica dopo il voto. E quanti scommettono sulla tenuta, post elettorale, del cartello formato da Ingroia, Di Pietro e tutti gli altri? Ed i grillini riusciranno a resistere alle sirene che, dopo il loro ingresso al Parlamento, cominceranno a tentare qualche eletto? Quanto all'altro versante, che succederà al Pdl dopo la "non vittoria" (come direbbe Bersani)? Gli aspiranti montiani, quelli che sono stati rifiutati dal Grigiocrate che non voleva farsi inquinare le liste dagli ex berlusconiani, quelli che dopo gli schiaffi di Monti sono ritornati a pietire una candidatura da Silvio e l'hanno ottenuta (che errore!!), dove andranno dopo il voto? Probabilmente torneranno a strisciare da Monti, Fini e Casini che, pur di rimpolpare le scarne fila, questa volta saran pronti ad accogliere i Pidiellini pentiti e pentiti di essersi pentiti. Dove andranno i ciellini ed il loro braccio economico della Compagnia delle Opere? Imbarcheranno Aledanno e si riposizioneranno. Ma dove? Con chi? E gli altri del Pdl, quanti nuovi movimenti e partitini formeranno? Senza dimenticare che i Fardelli d'Italia, dopo un risultato elettorale ovviamente modesto - si sono formati troppo tardi, la capacità di comunicazione è ridicola, hanno imbarcato eletti e non elettori - dovranno decidere cosa fare. Ridividersi tra ex An ed ex Fi? Proseguire, magari imparando qualche regola di comunicazione, magari dotandosi di qualche programma da far conoscere all'esterno e che non sia limitato alle banalità elettorali? In teoria, se provassero ad investire su un progetto, potrebbero davvero rappresentare il futuro del centrodestra, dopo la deflagrazione del Pdl una volta che Berlusconi sarà riuscito a tutelarsi. Ma devono investire, tanto e subito. E la Destra? I sondaggi sono estremamente variabili, non solo per il voto complessivo, ma anche per i risultati delle singole aree. Qualcuno ha lavorato bene, altri molto meno. E non si può premiare, con le candidature, solo l'impegno quando mancano le qualità. Serve di più. Quanto alle aree "antagoniste", il voto di fine febbraio stabilirà chi conta (poco), ma più degli altri. La voglia di contarsi può trasformarsi in boomerang. Perché il peso delle idee poteva essere molto più importante del peso delle cabine elettorali. Ci saranno fughe di militanti? Delusioni irrimediabili? Travasi da un gruppo ad un altro? Ci sarà da divertirsi.

venerdì 25 gennaio 2013

Monti dei Paschi: la vigilanza spettava a Draghi

Nella squallida vicenda del Monti dei Paschi di Siena c'è un nome che dovrebbe comparire e che, non a caso, non compare quasi mai. Il nome è quello di Mario Draghi, governatore della Banca d'Italia dal 2006 al 2011. Dunque proprio negli anni in cui la banca senese vicina al Pci-Pds-Ds-Pd si lanciava nella folle - e ora anche criminale - acquisizione di Antonveneta ad un prezzo esagerato, 9 miliardi (lievitato di 3 miliardi in pochi mesi). Ma l'incompetecnico ministro Grilli, per difendersi dalle accuse di non aver vigilato, spiega che la vigilanza non spettava a lui, ma a Banckitalia. Dunque a Draghi. Un nome che, ovviamente, Grilli si guarda bene dal pronunciare. E gli altri? Pure. Tabù. Draghi guidava Bankitalia ma tutti fingono di dimenticarsene. D'altronde l'Italia di Monti dei Paschi deve rispondere all'Europa, deve rispondere ai mercati. Cioé a Draghi, al vertice della Banca centrale europea. Quindi facciamo finta di niente, diamo la colpa ad anonimi funzionari, come dire che non diamo la colpa a nessuno e si va avanti così. Destinando al salvataggio della banca i soldi fregati alle famiglie con l'Imu. Ma il Grigiocrate Monti spiega che è un prestito, mica un regalo. E che un giorno la banca del Pd li restituirà. Quando? A chi? Ai mercati europei? Di sicuro non alle famiglie italiane. E poi è fantastica la dichiarazione di Grilli: "la situazione di Mps è nota da mesi". Bravo! E dirlo? Ed essere decentemente trasparenti? Macché. Le banche sono cosa loro. Se le cantano e se le suonano. Gli italiani hanno il dovere di pagare ma non il diritto di sapere. Così come non devono sapere perché Draghi era rimasto silente di fronte all'indecente operazione Antonveneta. Perché non ha vigilato? Per non disturbare qualcuno?

giovedì 24 gennaio 2013

Torino snobba la rievocazione di Agnelli

Che belle le anticipazioni sui giornali di una Torino che si sarebbe stretta intorno alla famiglia Agnelli per ricordare l'Avvocato a 10 anni dalla morte. Che balle, tutte queste anticipazioni. Torino, alla commemorazione, non ha partecipato. La "Torino che conta", quella che ha distrutto la città e l'ha privata di un futuro, era rinchiusa dentro un Duomo blindato e protetto da ingenti schieramenti di polizia. Fuori, al di là delle transenne, doveva sistemarsi il popolo. Di fonte ad un maxischermo. Sono arrivate poche centinaia di persone. Poco più di quelle che riuscirebbe ad attirare un comizio di Fini. Ed è tutto dire. Le folle immense che, 10 anni fa, avevano aspettato ore per rendere l'ultimo saluto al signore del jet set, non si son viste. Travolte dalla crisi, hanno capito di essere state prese in giro dai media locali. Hanno capito che Gianni Agnelli era un bluff, che i suoi successori se ne fregano della città e dei lavoratori. Hanno capito che le buffonate di Fassino sulla ripresa di Torino non hanno alcun rapporto con la realtà. E sono rimasti a casa. A fare i conti con la crisi disastrosa provocata dal grigiocrate Monti che, guarda la combinazione, è stato nel consiglio d'amministrazione della Fiat. A fare i conti con le decine di migliaia di posti di lavoro distrutti dall'Avvocato e dai suo manutengoli. A fare i conti con la disoccupazione, con la povertà. Mentre loro, gli oligarchi, fingevano di pregare in Duomo e si limitavano a passare in rassegna presenze ed assenze. Non c'era Margherita Agnelli, tanto per chiarire. La figlia dell'Avvocato presa in giro dai parenti e dalla corte del padre. E perché mai avrebbe dovuto prender parte alla farsa? Per incontrare i Gabetti ed i Grande Stevens? Per fingere una cordialità che non può esserci? Ed allora il tout Turin si chiude in chiesa e lascia fuori quel popolo che, finalmente, comincia ad esser stufo di far da comparsa alla messe in scena degli oligarchi. Solo un piccolo passo. Ma significativo. Il prossimo potrebbe essere meno pacifico

mercoledì 23 gennaio 2013

Monti con il guru di Obama per nascondere i record negativi

Sarà l'effetto del guru della comunicazione di Obama prestato a Mario Monti. Ma ormai la campagna elettorale dell'orrendo Grigiocrate sta assumendo colori forti. "Ho grande sfiducia nei confronti delle coalizioni di Berlusconi e Bersani", tuona dalla sedia del compiacente Floris. Poi, però, getta ponti in vista di un accordo con il Bersani che non ispira fiducia. Perché i guru avranno le loro idee e Monti sarà pure il commesso delle banche, ma la pratica dell'inciucio è una tipicità italiana e mica possiamo abbandonarla perché ce lo chiede l'Europa o uno yankee. Questo spiega anche l'innaturale alleanza con Dellai, il presidente autonomista del Trentino. E pure quella con i sudtirolesi della Svp. Perché da un lato Monti incassa l'appoggio di chi fa l'autonomista nel Nord Est, e dall'altro il Grigiocrate va in tv e spiega che bisogna riformare la Costituzione e togliere poteri alle Regioni. Perfetto esempio di autonomismo. D'altronde gli euroburocrati che lo guidano non possono mica mettersi a commissariare tutte le Regioni. Meglio un commesso a Roma che provveda per conto loro. Ma forse l'effetto del guru si nota anche nelle menzogne propinate agli intervistatori di comodo: l'Italia, anche prima di lui, cresceva meno rispetto al resto d'Europa. Oddio, in sè non è una bugia. Ma quello che Monti, e gli zerbini di fronte a lui, fingono di ignorare è che prima di Monti l'Italia cresceva meno, con il Grigiocrate l'Italia arretra di più. Non è una differenza di poco conto. In un solo anno di governo Monti l'Italia ha visto i redditi arretrare ai livelli dell'86. I consumi sono tornati ai livelli di 15 anni fa, nei soli primi 9 mesi del 2012 hanno chiuso 218mila aziende artigiane. Ma anche la disoccupazione è cresciuta a ritmi record. Questo è il Monti vero, con o senza il guru. Che, con le sue magie americane, potrà portare al voto più pecore cieche e sorde, ma non migliorerà di certo la situazione dell'Italia.

martedì 22 gennaio 2013

Un mese di oscenità, ma dopo il voto si può sognare

Una risata li seppellirà? Ci si era illusi, in passato, che bastasse il senso del ridicolo per spazzar via una classe dirigente inetta e che crea solo danni ai popoli e vantaggi agli oligarchi. Non era andata così. Ed ora il dubbio si ripropone. La farsa-Cosentino ("Il pallone è mio, e se non mi fate giocare me ne vado e me lo riporto via") è indubbiamente un esempio di politica da asilo Mariuccia. Ma non è molto diversa dalla fuga degli ormai ex Pdl verso Fardelli d'Italia, nella speranza di rimediare, un giorno, almeno uno strapuntino. Non è diversa dalle imposizioni nazionali di Pd e Pdl per la composizione delle liste in quella che, Bersani e Berlusconi, considerano una periferia di Roma ma che è invece composta da regioni e province con una dignità da tutelare e che viene oltraggiata. Non è diversa dall'arroganza di Monti che piazza i super ricchi nella convinzione che siano loro a far ripartire un Paese che proprio loro hanno affossato, tra tasse montiane e licenziamenti decisi dai suoi adepti. Ora, con questa situazione indecente, ci sorbiremo un mese di promesse, false liti, scontri, pagliacciate varie. Monti che censura il Financial Times piangendo perché gli attacchi a sua maestà il Grigiocrate metterebbero a rischio l'Eurozona (e magari l'intero sistema planetario), Bersani che assicura di essere distante da Monti ma si prepara a governare insieme a lui. Berlusconi che si lamenta per i giudici milanesi ma si comporta peggio di loro quando deve comporre una lista sulla base di amicizie e non di professionalità. Poi, tra un mese, molti piangeranno. Di sicuro gli italiani, costretti a subire le nuove porcate dell'asse Bersani-Monti. Ma avendolo votato, questo asse, dovranno avere la decenza di piangere in silenzio. Piangerà il Pdl, destinato finalmente ad esplodere ed a rinnovarsi. Perché le amiche del circolo di Arcore, per quanto carine e simpatiche, non basteranno a frenare la rabbia per una sconfitta. Piangerà la sinistra, quella vera, truffata dagli accordi con Monti. Ma dopo, forse, si potrà ripartire. Creando movimenti credibili, con personaggi preparati, con idee, progetti. Questa sarebbe una vera rivoluzione: proporre qualcosa. Un programma, un cambiamento radicale per un'Italia che, in caso contrario, proseguirebbe verso il suo totale annientamento sulla strada indicata da Monti e dai suoi padroni.

lunedì 21 gennaio 2013

Le liste dei partiti: un insulto agli elettori

Avrà sicuramente ragione Berlusconi: i voti per il Pdl li prende lui, mica i suoi candidati. Alfano? Magari quello della mamma, non di più. Ma tra l'essere il trascinatore e trasformarsi in designatore assoluto, c'è una certa differenza. L'elettore del Pdl sceglie Silvio? Va bene, ma perché deve ritrovarsi a dover eleggere il Capezzone paracadutato? Cos'è, una sorta di ricatto? Vuoi Silvio? E allora ti becchi il peggiore dei portavoce, la fidanzata di un ex ministro, una ragazzetta in carriera che manco conosce il territorio di cui dovrebbe diventare la rappresentante. Non è che nelle altre liste vada meglio. Fardelli d'Italia piazza uscenti a tutto spiano, il rinnovamento proprio non si vede, neppure in fondo al tunnel come direbbe l'orrido Monti. E la Lega? Piazza Cota nell'illusione che sia un traino. Ma se il governatore del Piemonte è in caduta libera nei sondaggi regionali, perché mai dovrebbe rappresentare un traino? Sarebbe stato meglio innovare, ma ovviamente sarà per un'altra volta. E a sinistra? Bersani organizza le parlamentarie, escono le liste scelte dagli elettori del Pd e, ovviamente, il segretario le ignora e piazza i paracadutati da ogni parte d'Italia. Ma i media glissano ed evitano di infierire. Compagni giornalisti, non si attacca il compagno futuro leader. Anche il Sel non sfugge alla logica dei giochi romani, perché il popolo può scegliere solo quando si gioca, mica quando si fa sul serio. Quanto a Monti, il popolo proprio gli fa schifo. Dunque scelte dall'altissimo, tenendo conto delle dichiarazioni dei redditi. E' più facile che un cammello passi nella cruna di un ago piuttosto che un povero (di quelli veri) entri nelle liste di Monti. Il Grigiocrate, poi, accusa gli avversari di riproporre i soliti politici mentre lui, il rinnovatore Monti, sceglie di allearsi con il nuovo che avanza: Fini, Casini, Buttiglione. Per gli italiani, dunque, una grande possibilità di scelta a fine febbraio.

venerdì 18 gennaio 2013

Monti non decolla. E al Fmi scoprono che l'austerità è suicida

Carramba che sorpresa: la lista degli oligarchi non decolla e il grigiocrate Monti comincia ad innervosirsi. E che vorranno mai questi italiani? Non bastava che l'orrendo commesso dei banchieri fosse salito in politica? Che si fosse circondato di altri super ricchi? Che si fosse alleato con il genero di un palazzinaro e con il cognato del Tulliani da Montecarlo? Lui, il grigiocrate, era convinto che un simile schieramento avrebbe entusiasmato questa Italia di servi, questo popolo bue che si eccita ogni volta che vede un Vip. E lui, l'uomo della Goldman, non si era certo risparmiato nella candidatura di Vip, con parenti annessi. D'altronde gli oligarchi sono una grande famiglia: puoi mica candidare il suocero e lasciare a casa il genero? Ma questi italiani malati di populismo non si sono entusiasmati, questa volta. E le perplessità crescono anche tra gli oligarchi. Non tra quelli che vendono le Ferrari agli emiri o gli yacht ai fratelli oligarchi mexicani e cinesi. Loro se ne fregano. Ma gli altri si preoccupano. Magari quelli che vendono scarpe made in Italy prodotte in Cina e che scoprono, con ritardo, che gli italiani affamati da Monti non comprano più le scarpe false italiane ma solo quelle ufficialmente cinesi. O magari si preoccupano perché leggono le carte riservate del direttore del settore ricerca del Fmi, dove si ammette che il Fondo monetario ha sbagliato clamorosamente le previsioni e ha provocato una recessione drammatica. O leggono l'antiperonista Clarin che, convinto di assestare un duro colpo a Cristina Kirchner, intervista un docente universitario inglese inviato dal Fmi. Ma lui, il professor Costas Lapavitsas, non solo non affossa la presidenta argentina, ma sostiene che le misure di austerità europee sono un fallimento. E allora? Chi appoggia ancora la delirante agenda Monti? Solo Bersani, o anche lui si rende conto che è il miglior modo per perdere elezioni già vinte?

giovedì 17 gennaio 2013

La lurida guerra di Monti al servizio di Hollande

"Non buttiamo nel cestino un anno e mezzo di sacrifici!". Finalmente ora è chiaro a cosa si riferisse Pierfurby Casini quando insisteva sulla necessità di continuare a massacrare le famiglie italiane rubando i loro risparmi. I soldi non servivano per la Casta, ma per fare la guerra al Mali in soccorso della Francia. Certo, proprio la Francia che ha scatenato la guerra in Libia per fregarci le commesse e ridurre la nostra presenza nell'ambito degli idrocarburi. Proprio quella Francia che, con Lagardère, fa la guerra all'Argentina per poi, a livello di governo, andare a Buenos Aires a sostenere la coraggiosa Cristina Kirchner sperando di concludere buoni affari. Mentre l'Italia degli incompetecnici non è assolutamente in grado di approfittare delle origini italiane di metà della popolazione argentina. Ed ora la Francia scatena la guerra al Mali per difendere il suo uranio ed i suoi minerali che arrivano dal Paese Africano. Sacrosanta la posizione di Hollande che tutela gli interessi francesi. Assurda la posizione del Grigiocrate Monti che usa i soldi italiani per tutelare gli interessi di Parigi. Quei soldi che vengono negati ai disoccupati, che vengono negati ai disabili, che vengono negati alla ricerca. Ma che si trovano per aiutare le guerre altrui. E allora prepariamoci ad altri sacrifici, imposti dall'asse del male Monti-Bersani, per poter finanziare altre guerre al servizio degli Stati Uniti, della Francia, della Gran Bretagna. D'altronde non è che il Pdl possa vantare atteggiamenti molto diversi. Frattini l'americano ha fatto le medesime scelte al servizio dei padroni vicini e lontani. Mai che qualcuno abbia provato a fare qualcosa al servizio dell'Italia.

mercoledì 16 gennaio 2013

Bersani annuncia sacrifici e grigiore. Come Monti

Pierluigi Bersani non è certo un personaggio brillante. Ma non è necessario esserlo per guidare un Paese. Però non si può andare a farsi intervistare dal compiacente Floris per raccontare agli italiani che, con il centrosinistra al governo, dovranno aspettarsi altri sacrifici e possono scordarsi la ripresa. Perché? Bersani non l'ha detto, ma era chiarissimo: ce lo chiede l'Europa, ce lo chiedono i mercati. Eh no, caro Bersani. L'accettazione di imposizioni assurde non serve all'Italia. Serve solo agli speculatori ed agli amici e soci di Monti. D'altronde la furbetta del quartierino berlinese, la pessima Angela Merkel, sta cominciando ad incassare i risultati della sua incapacità in campo economico: le previsioni di crescita del Pil tedesco sono dimezzate, le vendite di auto con il segno negativo già per il 2012, nella migliore delle ipotesi si prospetta una stagnazione. Non va, caro Bersani. E la tua politica di sobrietà e sacrifici (dove avevamo già sentito queste cose? Da parte di chi?) non solo non serve, ma è nociva. Basta con il grigiore, basta con i tagli, con la povertà, con il blocco dei salari. Bisogna investire per crescere, invece di tagliare per farci morire poco a poco. Bisogna offrire più garanzie, non meno tutele. Il mercato va guidato, affinché non siano gli speculatori a gestirlo per disporre di una massa di italiani disperati da sfruttare. Non è difficile da capire, ma chi ha già scelto di allearsi con il Grigiocrate Monti non può preoccuparsi del benessere dell'Italia

martedì 15 gennaio 2013

Bersani pronto all'inciucio con Monti. Macelleria in salsa sociale

Bersani scopre che non si governa con il 51%. E sa che, comunque, al 51% non si avvicinerà neppure. Che fare, allora? Ma si apre a Monti, ovviamente! E la crescente povertà provocata dal Grigiocrate? Va beh, un piccolo errore di inesperienza. Ma si sa, nessuno è perfetto: facciam finta di nulla e avanti insieme. Verso l'infinito e oltre. Certo, ci sarebbe anche quel fastidioso dato relativo al record di disoccupati in Italia. E il disastro della disoccupazione giovanile. Effetti inevitabili di un'oscena riforma Fornero. Ma si può passarci sopra, in nome della governabilità. D'altronde Ichino, ispiratore della riforma, era del Pd ed è passato al servizio di Monti. Siam tutti fratelli. E gli esodati della Fornero? D'accordo, sono centinaia di migliaia, ma basta non parlarne più e le tensioni si eliminano. Come si è fatto con i suicidi per disperazione economica: chi ha perso il posto o è stato distrutto da Befera può continuare ad ammazzarsi, tanto i giornali non lo scrivono e Monti candida il leader di Equitalia per un ministero. Lo sviluppo? Indubbiamente è un problema, quando c'è di mezzo Monti. Ma lo sviluppo non deve essere un mito. "Siate ragionevoli, chiedete l'impossibile" si sosteneva nel '68. "Siate ragionevoli e non chiedete nulla", è ora lo slogan di questa ammucchiata. Sobria e rigorosa anche nella definizione delle liste. Un tantino familista, quando Monti piazza suocero e genero nello stesso territorio. Ma si sa, la sua è la lista degli oligarchi e non è che i super ricchi abbondino. Resta solo un piccolo insignificante problema: Vendola. Lui ed i suoi continuano a ripetere di essere alternativi a Monti. Che brutta cosa. Però Vendola non ha ancora capito la differenza tra élite e oligarchia. Magari non capisce che se sei alternativo non dovresti essere alleato. Bersani gli spiegherà che basta essere vestiti diversi per essere alternativi e tutti insieme verso il nuovo governo della macelleria sociale.

lunedì 14 gennaio 2013

La borghesia italiana? Non interessa ai partiti

La borghesia rappresenta poco meno dei due terzi dell'intera popolazione italiana. Dalle dichiarazioni elettorali di questi giorni pare che nessuno se ne sia accorto. Il Grigiocrate Monti si occupa soltanto degli oligarchi come lui: li candida, ne difende i privilegi, è pronto ad imporre nuove sacrifici alla classe media pur di aiutare i suoi (com)pari. Legittimo, certo. Ma anche il Pdl è impegnato a preparare un programma elettorale che non aiuta minimamente il ceto medio ma tutela i grandi patrimoni e garantisce la sopravvivenza dei più poveri, con quel minimo di Stato sociale che non favorisce la crescita ma evita la morte per fame che tanto piace a Monti. E il Pd? Si occupa delle fasce considerate più deboli: disoccupati, immigrati, carcerati. E spalma i sacrifici sui più ricchi, come è ovvio, ma anche sulla stragrande maggioranza della borghesia. E la classe media? Tace, come sempre o quasi sempre. Perché i piccoli borghesi, sempre più schiacciati verso la soglia della povertà, si sentono ormai già sconfitti e sperano che il Pd e Sel difendano anche loro e non solo i clandestini. L'alta borghesia, al contrario, sogna sempre di entrare a far parte del mondo dei ricchi e, dunque, è pronta a dividersi tra Monti e Berlusconi a seconda di quante speranze abbia. Ma la parte più consistente della borghesia è rappresentata proprio da un ceto medio che non ha più speranze e non ha ancora realizzato che sia arrivato il momento di aver paura. E allora si interroga poco e si muove ancora di meno. Si indigna a comando contro i politici e non capisce perché Monti massacri le famiglie con tasse e balzelli vari. Così, di fronte a questa rassegnazione che - al massimo - si trasforma in mugugno, i partiti non hanno interesse a difendere un ceto che non fa nulla per tutelarsi. Un ceto che fa sacrifici a tavola per comprare l'ultimo telefonino. Che riduce gli svaghi e la formazione culturale anche dei figli pur di concedersi una pizza ogni tanto. Un ceto che andrà a farsi massacrare discutendo animatamente sulle storie d'amore di qualche Vip di turno. Chi è causa del suo mal..

venerdì 11 gennaio 2013

Berlusconi non risponde su Monti e Goldman. Chiedere a Letta?

"Presidente, lei sapeva che Monti era della Goldman. Perché non ha detto nulla?". Nel gioco delle parti andato in onda tra Berlusconi e Santoro è stato l'intervento di una bravissima imprenditrice veneta a sparigliare le carte. Ma, ovviamente, i media hanno finto di ignorare questa parte della domanda della signora. E altrettanto ha fatto Berlusconi (Santoro ha del tutto glissato). Una dimenticanza? Difficile da credere. Anche perché lo stesso Berlusconi ha, casualmente (?), confuso la Bundesbank con Deutchbank quando, in realtà, avrebbe dovuto parlare proprio dio Goldman. Perché è stata la Goldman che ha fatto partire l'attacco all'Italia. E Berlusconi lo sa benissimo. Come sa benissimo che nel mondo Goldman gravita anche quel Gianni Letta, suo consigliori da sempre, che in realtà è il controllore del Cavaliere. E' Gianni Letta che sostiene tutti i poteri forti ed impedisce di arrivare allo scontro decisivo; è Gianni Letta che media sempre per evitare che la politica crei problemi alla speculazione. Ecco, la risposta all'imprenditrice veneta è forse tutta qui: Berlusconi non ha detto nulla su Monti e Goldman perché è (mal) consigliato da un altro esponente della stessa Goldman. Ed il Cavaliere non è certo inconsapevole di questa oscena situazione. Se non si libera di Gianni Letta (e lo stesso dovrebbe far Bersani con Enrico Letta), tutte le promesse resteranno vane.

giovedì 10 gennaio 2013

Crolla il potere d'acquisto, ma nessuno vuol cambiare politica

Silvio resisterà o se ne andrà dalla trasmissione di Santoro? Ecco, mentre i media si interrogano su questo fondamentale dilemma, i dati ufficiali indicano che - grazie alla criminale politica economica del grigiocrate Monti e della sua banda di incompetecnici - il potere d'acquisto delle famiglie italiane è crollato del 4,4%, i consumi sono andati a picco e la pressione fiscale alle stelle. Colpa dell'orrenda banda di Palazzo Chigi, certo. Ma chi l'ha sostenuta? Chi ha votato per misure folli, demenziali, che hanno penalizzato l'Italia? Chi ha votato i provvedimenti con cui l'Italia ha dovuto farsi carico dei debiti greci nei confronti delle banche tedesche e francesi? Due nomi, tanto per ricordare: Berlusconi e Bersani. E mentre il leader del Pd insiste su una politica che peggiorerà la situazione, Silvio finge di essere stato impegnato per un anno su Marte e ribalta il tavolo. Autocritica? Ma quando mai!! Sarà stata colpa dei suoi adepti, evidentemente. Così colpevoli che, alle imminenti elezioni, verranno ripresentati. Dove sono i rivoluzionari che non hanno appoggiato Monti e che possono essere credibili per una politica diversa? Dove sono quelli che si sono resi conto che la riforma Fornero su lavoro e pensioni è una boiata pazzesca? Non ci sono. Si prosegue con belle signore e vecchi marpioni, con qualche spolverata di nuovo per far finta che sia tutto diverso. Samorì? E' lui il massimo della novità? O il nuovo partito di Micciché? Oppure lo spacchettamento larussiano dei fardelli d'Italia? Non importa. L'unica domanda importante riguarda il tempo di permanenza di Silvio da Santoro.

mercoledì 9 gennaio 2013

Rinnovamento della politica? Non pervenuto nelle liste

Che grande rinnovamento per la politica italiana! Il Pd organizza le parlamentarie, per dare a tutti una lezione di democrazia. Bene, bravi, bis! E tutti i giornali ad esaltare la grande prova coraggiosa e democratica. Così coraggiosa e democratica che ora, quando si scorrono gli elenchi dei candidati, si scopre che i posti più sicuri saranno garantiti ai paracadutati che non hanno partecipato alle preselezioni. Ci sarà Corradino Mineo, premiato per l'assoluta faziosità dimostrata alla direzione di Rai News. Ci saranno nomi noti e amici degli amici da garantire. E chi si era illuso per l'ottima performance alle parlamentarie? Si arrangerà con qualche strapuntino di consolazione: il sottobosco mica è stato eliminato. Ed il superdemocratico Vendola? Uguale a Bersani. Fa svolgere le parlamentarie e poi colloca i suoi raccomandati, cancellando di fatto i candidati scelti dalla base. Inutile sprecar tempo con le liste Monti: i rappresentanti dei super ricchi affiancati da chi cerca nuova visibilità e dai volti nuovi della politica. Come Fini, Casini, Bocchino, Buttiglione. Eh sì, un vero rinnovamento. Per fortuna che Silvio c'è. E che piazza il suo 50% di candidati della società civile. Particolare irrilevante: li piazza in fondo alle liste, in modo che non possano essere eletti. Nelle prime posizioni, ovviamente, figurano i vecchi esponenti e le fedelissime amazzoni. Ma allora il rinnovamento arriva dai partiti nuovi, come Fardelli d'Italia. Macché. Fratelli e Sorelle son sempre gli stessi. La Russa, Crosetto, grandi novità davvero.. E la società civile del centrodestra? Non pervenuta, probabilmente non piace e non interessa. Ma in fondo non interessa davvero a nessun partito. Gli ex esponenti di Confindustria imbarcati da Bersani serviranno come foglie di fico per nascondere le posizioni di Fassina perché, in caso contrario, la stessa esistenza del Pd non avrebbe più senso. Gli elettori del Pd stanno con Fassina, non con Galli. Mentre gli elettori del centrodestra non sanno neanche più con chi stare. E la Lega Nord? Ripresenta i suoi parlamentari uscenti. Che abbiano lavorato bene o male, o non si siano distinti per nulla, poco importa. Tanti peones, in ogni schieramento. E nessuno spazio a chi, davvero, arriva dal mondo del lavoro.

martedì 8 gennaio 2013

Brunetta massacra Monti, ma ignora il suicidio del Pdl

Renato Brunetta, quando non parla di argomenti che non conosce (quelli relativi al lavoro, ad esempio), è indubbiamente bravo. E stamattina, nella "telefonata" di Belpietro su Canale 5, ha massacrato senza problemi la criminale politica economica del grigiocrate Mario Monti. Tutte considerazioni giuste e sacrosante, quelle di Brunetta. Che, evidentemente, quest'anno è stato a lungo ammalato. O ha ampiamente approfittato delle delizie del matrimonio. Per carità, saggia decisione. Perché, se non fosse così, non si spiegherebbe il suo silenzio-assenso di un anno intero nei confronti degli incompetecnici di Monti. Brunetta, come il Pdl quasi al completo, deve aver trascorso un anno su Marte. Le sue critiche non sono pervenute. Ed i suoi compagni di partito hanno votato, con rare e degne eccezioni, tutti gli ignobili provvedimenti del governo del grigiocrate. Tutelato - ha sostenuto Brunetta - dai media italiani e stranieri. Magari, ma questo non l'ha detto, proprio dalla rete televisa che lo ospitava. Perché non bastano le interviste di Belpietro o gli interventi di Del Debbio per controbilanciare il vuoto cosmico. Mattino 5, subito dopo l'intervento di Brunetta e a parte Del Debbio, è di una nullità assoluta. Rimbecillisce gli ascoltatori, cancella i problemi di un Paese per dedicarsi a chiacchiere a vuoto su vicende che la conduttrice manco conosce. E gli ospiti pure: analisi senza basi di delitti che magari non sono neppure tali. Ma in questo modo gli ascoltatori non pensano a Monti ed ai suoi danni, non ricordano la passività del Pdl in questo orrendo anno, pensano che la colpa sia solo dei giornali "comunisti". Ecco, il dopo Monti deve ripartire anche da qui, da una informazione meno inutile.

lunedì 7 gennaio 2013

I sondaggi dell'Apse stroncano Monti ed i suoi orchi

I sondaggi elettorali non sempre valgono molto. Ma è indubbiamente curioso quello appena pubblicato dall'Apse: Monti-Sauron avrebbe una percentuale inferiore al 5%, con Pierfurby Casini sotto il 3 e banderuola Fini poco sopra l'1%. Insomma, un pieno e totale successo di un'area che si è entusiasmata per il massacro dell'Italia compiuto dal grigiocrate e dalla sua banda. D'altronde Monti-Sauron ha perso pure l'appoggio di uno dei suoi grandi sponsor, Eugenio Scalfari, che pure l'aveva creato, sostenuto, difeso. Ora che lo yacht Britannia si è trasformato nella zattera dei pirati sfigati, i topi scendono e prendono le distanze. Non tutti, ovviamente. Perché qualcuno continua a sperare che gli orchi di Monti-Sauron possano risultare comunque determinanti in una situazione di stallo post elettorale. E allora La Stampa, quotidiano degli Elkann-Agnelli, continua ad essere il bollettino dei centrini, con elogi sperticati a Monti e famiglia, con interviste zerbinate ai componenti dell'orrenda banda, con inviti espliciti agli Enrico Letta di turno affinché, dopo il voto, si accordino con il capo degli orchi anche se sconfitto. E anche se il sondaggio Apse non sarà ovviamente confermato dai risultati, sarà comunque interessante valutare l'effettiva influenza che i sedicenti quotidiani d'opinione (una sola opinione: quella degli oligarchi) riusciranno ad avere sui cittadini impoveriti dagli orchi. Un segnale importante anche per comprendere quale potrà essere il futuro dei giornali in Italia.

mercoledì 2 gennaio 2013

L'orrendo Monti promette tagli alle tasse e aumenta le tariffe

L’orrendo Monti ha iniziato il 2013 tranquillizzando l’Italia. La pressione fiscale deve calare di un punto. Oddio, se uno volesse essere cattivo anche all’inizio dell’anno potrebbe forse far notare al grigiocrate che è stato proprio il suo governo a portare la pressione fiscale a questi livelli record. E si potrebbe spiegare agli incompetecnici dell’orrendo governo che un punto di riduzione non è assolutamente sufficiente per puntare allo sviluppo dopo la recessione provocata da questi grandi economisti al servizio della speculazione. Ma siamo all’inizio dell’anno, bisogna essere buoni. E dunque bisogna limitarsi a ringraziare l’orrenda banda per i regali che ci sta propinando per il 2013. Si parte con i rincari delle autostrade, per far contenti gli amici del professore che gestiscono queste arterie fondamentali. E non vogliamo ringraziare il grigiocrate per l’aumento della tassa sui rifiuti? E gli aumenti sui conti alle Poste? Sulle polizze auto? Oppure dobbiamo essere felici per l’aumento delle tariffe del gas? Ah, certo, Monti promette una riduzione dell’1% del carico fiscale. Sarà per questo che ha già fissato il rincaro ulteriore, dell’1%, dell’Iva? Non bisogna cambiare la sua agenda, per evitare che i sacrifici fatti sino ad ora siano inutili. Ha ragione, l’orrendo premier. Se si cambia, l’Italia potrebbe risollevarsi. Ed allora i sacrifici imposti per distruggere il nostro Paese rischierebbero di essere vanificati. Ed i mercati, ma anche la Merkel, non sarebbero contenti.