martedì 26 luglio 2016

L'accoglienza di monsu Bergoglio uccide un prete in Francia

Chissà se monsu Bergoglio in arte Papa ha provato un briciolo di rimorso di fronte al prete ultra ottantenne sgozzato in Francia da un paio di grandi risorse che erano state accolte in Europa. O se si è  vergognato per la donna tedesca, incinta, uccisa con un machete da un richiedente asilo. O per il sempre più nutrito esercito di vittime del sempre più nutrito esercito di assassini che siamo obbligati ad accogliere a causa delle idiozie politicamente corrette di monsu Bergoglio e della sua complice Boldrine. Probabilmente non si sarà vergognato lo pseudo Papa e non avrà provato rimorso la signora che presiede la Camera dei deputati. Loro proseguono con le litanie a favore dell'invasione. Tanto chi viene assassinato non è chi gode delle scorte pagate dal contribuente italiano o chi è protetto dalle guardie svizzere. Accoglieteli tutti. E il ragazzo afgano che si è scatenato accoltellando un po' di innocenti su un treno tedesco era stato accolto in una famiglia tedesca. Non è bastato perché non può bastare. Adesso l'ordine di scuderia dei pessimi e bugiardi giornali italiani e' di giustificare tutto e tutti con la scusa della depressione. Inevitabile quando, per arricchire le coop bianche e rosse, si sradicano milioni di persone per trasportarle in Europa in modo da avere una massa di schiavi a disposizione. Gente sradicata che giustamente, prima o poi, andrà a cercare le proprie radici. Che non sono qui perché qui si trovano le nostre radici, non le loro. E lo scontro è inevitabile e sarà sempre più sanguinoso. Perché loro si procurano le armi e noi non abbiamo il diritto di difenderci. Perché grazie a Boldrine e monsu Bergoglio , chi si difende è razzista. Perché le armi si possono usare solo per tutelare Boldrine e Bergoglio. Perché la magistratura serve solo a difendere Boldrine dalle accuse e dagli insulti. Tutti gli altri possono continuare a crepare in nome dell'accoglienza.

venerdì 22 luglio 2016

Parisi, l'inumatore del centrodestra

Stefano Parisi ha perso le elezioni a Milano ma, forte di questo risultato, si candida a fare il coordinatore del centrodestra. Già l'idea che sia uno sconfitto a voler guidare l'intera area spiega perfettamente lo stato comatoso del centrodestra. Che poi si tratti non di un politico schierato su posizioni precise ma di un tecnico buono per tutte le stagioni rende il tutto ancora più imbarazzante. Se si aggiunge che Parisi gode anche del sostegno di Confalonieri - ossia il sodale di Berlu favorevole al ripristino del Patto del Nazareno - chiarisce ulteriormente il quadro. D'altronde le alternative quali sarebbero? La Lega che non sfonda al Sud mentre cede anche al Nord, priva di un programma che vada al di là degli slogan? Forza Italia annichilita da Roma a Torino grazie ad una classe dirigente indecente e con una imbarazzante impreparazione culturale? Fratelli d'Italia ridotta a Fratelli di Roma? Le liste civiche che hanno ottenuto successi insperati ma che non sono in grado di fare sistema perché ciascuna invoca la propria specificità e pretende la leadership? La necessità di un federatore era sentita da molti. E molti si sono auto candidati, ancor prima di Parisi. Compresi piccoli editori che rifiutano di investire sui propri giornali ma si dichiarano pronti a trasformarsi nel deus ex machina del nuovo soggetto politico federato del centro destra. Dunque perché non Parisi, allora? Forse perché non è di centro destra? Forse perché non ha un'idea? Potrebbero essere armi in più per il suo successo. Perché, sulla base dei principi e delle idee, sarebbe impossibile conciliare le posizioni di Salvini e di Tosi, di Fitto e di Meloni, di Rosso e di Berlusconi. Se, invece, si rinuncia al bagaglio delle idee e dei principi non ci sono più ostacoli per mettere insieme un'accozzaglia di aspiranti leader  in cerca di elettori. Dunque Parisi può essere davvero il federatore. Peccato che possa esserlo soltanto dei vari leaderini e non degli elettori. Perché quelli che scelgono ancora di andare a votare lo fanno per un'idea o per un interesse personale. Non per assistere a vuoti giochi di potere benedetti da Confalonieri per non disturbare il bugiardissimo e Maria Elena Etruria. Il fascino politico di Parisi e' superiore solo a quello della Ravetto. Un po' poco per assicurare la sopravvivenza ad un centrodestra che, allo stato attuale, non merita assolutamente di sopravvivere. E Parisi ha tutte le doti per diventare l'inumatore del cadavere di un mondo inutilmente sopravvissuto per troppi anni

giovedì 21 luglio 2016

Si torna al calcio, sotto la bandiera della 'ndrangheta

Non è parso vero all'informazione di servizio di doversi occupare a tempo pieno della strage di Nizza e del colpo di Stato in Turchia. Così è stato evitato il rischio di passare l'estate ad occuparsi di calcio. Ma non delle solite bufale di mercato e della preparazione delle squadre. Già, perché prima di Nizza stava esplodendo il caso della 'ndrangheta inserita nella curva della Juventus. Con tanto di suicidio di un capo tifoso. Un suicidio strano, subito dopo un interrogatorio da parte del magistrato. E l'uomo si è gettato da un cavalcavia dell'autostrada Torino-Savona. Pochi, quasi nessuno, hanno scritto che sulla stessa autostrada, e da un cavalcavia, era stato suicidato Edoardo Agnelli, il figlio dell'Avvocato. Meglio non ricordare, meglio evitare che si possa pensare a qualche segnale o avvertimento di tipo mafioso. Anzi, meglio tacere del tutto. Perché tirar fuori che una delle persone interrogate era un capo tifoso ed era anche sul libro paga della società calcistica? Il problema, con ogni evidenza, non riguarda solo la Juventus. Se a Torino si sta scoperchiando il bidone dei veleni, e si comincia a guardare in modo diverso a sparatorie e vicende varie, non significa che il marcio sia una prerogativa di quella che è la più ricca delle società calcistiche italiane. È ovvio che la 'ndrangheta punti in alto e cerchi il massimo profitto. Ma si è già visto come la criminalità organizzata abbia infettato, con il giro di scommesse, anche le serie calcistiche inferiori. Dunque è solo un problema di tempo, e di indagini, e poi si scoprirà che le mafie ed il calcio hanno molte più affinità di quanto si immagini. D'altronde è la società italiana nel suo complesso ad essere inquinata dalle mafie, mica solo il calcio. La differenza è rappresentata da quei tifosi che sono davvero convinti, in buona fede, di rappresentare un modo diverso di vivere, basato sul coraggio, sulla lealtà, sulla fedeltà, sull'onore. E rischiano botte e processi in nome di una maglia che è fonte di guadagno per la mafia, in nome di squadre locali che si vendono le partite nelle serie minori, in nome di calciatori mercenari che baciano ogni maglia che indossano giurando fedeltà eterna che dura meno della durata del contratto. Non è un problema di Juventus, e' un problema del calcio e dello sport in genere. Quello sport che finge di non vedere i condizionamenti mafiosi ma si indigna per il doping russo. E non è soltanto un problema italiano. Perché le mafie imperano ovunque. E si arricchiscono alle spalle di chi si entusiasma per il goal di un mercenario o per la rovesciata di uno che ha scommesso sulla propria partita

mercoledì 20 luglio 2016

L'Occidente si estingue con la generazione Pokemon Go

Generazione Pokemon Go. Non bastava la generazione mille euro e poi, quando sono finiti i soldi e gli stipendi si sono ridotti, i millenials. No, ora arrivano i Pokemon Go. E già sarebbe un pessimo segnale se si trattasse di adolescenti brufolosi che, rifiutati dalle compagne di scuola o dai compagni, si rifugiano nella irrealtà dei videogiochi. Macché. Si tratta, sempre più spesso, di giovani uomini di 25-30 anni. Un'età che dovrebbe far pensare ad un lavoro vero, alla possibilità di formarsi una famiglia, all'eventualità di avere figli non acquistati al supermercato. E invece i giovani adulti occidentali - il disastro non è solo italiano, gli anglosassoni sparsi nei vari continenti sono anche peggio - rifiutano impegno e responsabilità e si dedicano ai giochini sul cellulare. Simbolo di un Occidente che si è rassegnato all'estinzione. Merito dei cialtroni del politicamente corretto che hanno evirato il pensiero libero, che hanno omologato tutto, che hanno annullato ogni possibilità di esprimersi. Il pensiero unico obbligatorio genera Pokemon Go. Ed allora è inevitabile, ma anche giusto, che gli europei spariscano, sottomessi alle forze giovani e vitali in arrivo da altri continenti. Di fronte all'offensiva dell'Isis noi opponiamo la generazione Pokemon Go? Di fronte all'invasione noi cancelliamo tradizioni alimentari per non urtare la suscettibilità di chi è arrivato senza essere invitato? Ma allora, di fronte alle pecore occidentali, è giusto che i lupi invasori distruggano non solo la cultura del cibo ma anche i simboli della grandezza europea (tutt'altra cosa rispetto al nulla occidentale). Dobbiamo abbattere le cattedrali, ma anche il Colosseo e gli Uffizi. Per il nostro bene, per evitare che il confronto tra la generazione Pokemon Go ed il Rinascimento o l'Antichita' ci faccia del male. Come si può pensare all'impero romano, al coraggio dei Galli, alla forza dei Goti, ai Templari e poi affrontare impunemente i problemi posti da Pokemon Go? Houellebecq, nel suo Sottomissione, non aveva immaginato una simile deriva. La generazione Pokemon Go rappresenta molti passi avanti verso la sottomissione. O forse la evita. Perché i nuovi padroni non avranno alcun interesse a sottomettere un Occidente di cerebrolesi. Lo occuperanno e lasceranno che i fedeli del videogioco si estinguano autonomamente. Anche perché è difficile riprodursi con il cellulare.

martedì 19 luglio 2016

De Benedetti condannato ad Ivrea. Morire per lavoro e' diverso da morire per terrorismo?

Ma farsi ammazzare da un cerebroleso ispirato da un altro cerebroleso che si è autoproclamato guida spirituale, e' molto diverso dal farsi ammazzare sul lavoro per garantire un maggior guadagno al padrone? Una domanda che Franco Cardini,  il più grande medievista italiano, si pone nel suo editoriale sul Nodo di Gordio. I lavoratori dell'Olivetti morti per mesotelioma pleurico sono stati felici di ammalarsi e poi morire per il bene di un'azienda che è' stata spolpata e distrutta dai propri vertici? Parrebbe di sì, leggendo le cronache zerbinate dei quotidiani che fanno capo a Carlo De Benedetti. Condannato a Ivrea per la morte di più di 10 lavoratori. Ma i giudici di Ivrea stanno lavorando ad una nuova inchiesta che riguarda un'altra ottantina di casi. Ovviamente il finanziere si difende, annuncia ricorsi. Perché se c'è un giudice ad Ivrea - e riconcilia almeno un poco con la magistratura italiana - non è detto che ci sia anche in appello o in cassazione. Quindi le difese possono sperare. D'altronde De Benedetti ha assicurato che all'Olivetti, mentre la stava distruggendo, non c'era amianto. Pessima gestione si', amianto no. I lavoratori si sono ammalati per conto loro, magari per colpa delle cene preparate da mogli distratte. Oppure andando a passeggiare intorno al vicino lago Sirio. Ovunque ma non in fabbrica. Forse i prossimi giudici stabiliranno che i lavoratori si sono suicidati per incolpare il povero finanziere. Una sporca manovra contro De Benedetti, il suo impero editoriale ed il Pd. Dunque non ci si può stupire se le cronache della Stampa, passata dagli Elkann proprio a De Bendetti, esaltino la ricchezza portata dall'Olivetti ad Ivrea e al Canavese. Facendo confusione tra la fabbrica di Adriano Olivetti, in fortissima espansione anche internazionale, e quella passata poi sotto il controllo d De Bendetti che ha portato alla distruzione di tutto. Chissà se si tratta di ignoranza o di malafede. In ogni caso è un pessimo servizio per la causa del giornalismo italiano. Quel giornalismo che gongola perché al processo i cittadini di Ivrea non si sono visti. Dunque perché condannare quel sant'uomo se la città lo assolve? Magari i famigliari delle vittime non sarebbero d'accordo, ma si può condannare l'editore di riferimento del Pd solo perché qualcuno è morto a causa del lavoro? Aveva solo da fare il disoccupato ed andare a rubare.

lunedì 18 luglio 2016

Se Turchia e Russia fanno pace..

Nelle analisi di politica internazionale ciò che conta non è il tifo personale, ma i rapporti di forza che si creano e, soprattutto, quelli che ci riguardano più direttamente. Dunque non è con la dietrologia del tentato golpe in Turchia che si deve fare i conti, e neppure con gli atteggiamenti del governo di Ankara nei confronti dei militari, dei magistrati o delle opposizioni interne in genere. Ma quello che ci riguarda direttamente e' la nuova posizione turca sullo scacchiere internazionale. Perché la Turchia e' di fronte a noi, nel Mediterraneo, ed ha un ruolo molto più importante è determinante di quello italiano. Mentre i nostri ministri valutano, plaudono, esprimono, stigmatizzano, Ankara decide e si muove. È il secondo esercito della NATO ed ora accusa pure Washington di aver ispirato il fallito colpo di Stato. Ha abbattuto un aereo russo ed ora ha ripreso il dialogo con Putin. Ha fatto pace con Israele ottenendone le scuse per l'assassinio di 9 cittadini turchi. Ed in questo continuo rimescolamento di carte e di alleanze, Erdogan sarebbe pronto anche a smetterla con le ingerenze in Siria contro Assad. Dipenderà dai colloqui con Putin. Chi manca in questo scacchiere? Manca l'Europa, come sempre. E manca l'Italia che dovrebbe essere il polo di riferimento europeo per tutto ciò che riguarda il Mediterraneo. È patetico, ed anche profondamente stupido, che l'Europa continui a farsi male da sola, con le sanzioni contro Mosca, mentre Erdogan e' pronto a fare accordi con Putin. E Putin ha impiegato pochi secondi per valutare l'eliminazione delle sanzioni contro Ankara decise dopo l'abbattimento dell'aereo e l'assassinio del pilota russo. Capacità di valutazione, rapidità nelle decisioni. Quello che manca all'Italia. Da noi la politica extra nei confronti dell'Egitto viene decisa su imposizione della famiglia Regeni. Che è sacrosantamente addolorata per l'assassinio del figlio. Come e' addolorata la famiglia di Andrea Rocchelli. Chi era? Era il fotografo italiano assassinato dagli ucraini. Ma in quel caso non ci sono state proteste italiane, non ci sono state ritorsioni contro il governo di Kiev, non ci sono state indignazioni a comando dei giornalisti italiani. È stato assassinato da un governo "amico" (ma amico di chi?) e dunque bisogna far finta di nulla. Nessuno striscione, nessuna marcia di protesta, manco i gessetti e le candeline. Questa è la politica estera italiana: fallimentare.

sabato 16 luglio 2016

Il popolo turco sventa il golpe, l'Italia continua a dormire

Nel caos turco emergono segnali per cercare di comprendere la situazione. Il primo segnale è la dichiarazione del direttore della Stampa, il quotidiano italiano di riferimento di Washington. Per Molinari, infatti, esistevano solo due possibilità: o vincevano i militari golpisti oppure iniziava una guerra civile. L'idea che Erdogan potesse riconquistare il potere non era contemplata. È vero che, nella notte, si sono sovrapposte notizie di ogni genere, dalla fuga del presidente verso la Germania o il Qatar o persino verso l'Italia. Mentre altre fonti davano Erdogan diretto ad Ankara. Poi il presidente e' riapparso a Istanbul, tra una folla festante. Quella stessa folla che è scesa in piazza, disarmata, per bloccare i carri armati dell'esercito. Un particolare che deve essere sfuggito al direttore ed agli opinionisti del giornale del partito americano. Così come deve essere sfuggito, ai giornalisti amati da Washington, che Erdogan ha vinto e stravinto elezioni assolutamente libere. Poi può piacere o non piacere la sua politica interna e quella estera, ma è evidente che ai turchi piace. Un popolo disarmato non scende in piazza disarmato contro l'esercito se non crede nel proprio leader. Ma c'è un altro aspetto da considerare. Nell'arco di due giorni sulle prime pagine di tutti i giornali del mondo sono comparse notizie su due Paesi del Mediterraneo: la Francia per la strage di Nizza e la Turchia per il tentato golpe. In tutte queste vicende l'Italia è assente, o presente nel ruolo di vittima per i cittadini presenti sul lungomare di Nizza. Appare evidente la desolante irrilevanza di un Paese al centro del Mediterraneo, con 60 milioni di abitanti e la completa assenza di un ruolo in quello che era il Mare Nostrum. Mentre il mondo cambia, esplode, si muove, l'Italia si limita a mandare le navi per imbarcare clandestini direttamente davanti alle coste libiche. Per Mosca e Parigi, per Il Cairo e Washington, per Ankara e Londra la Libia e' una località nevralgica nella politica estera internazionale, per Roma e' solo una costa dove imbarcare schiavi. Il massimo della politica estera italiana e' rappresentato da un telegramma di cordoglio o da una dichiarazione sul nulla rilasciata a giornalisti compiacenti.

venerdì 15 luglio 2016

Ed ora Boldrine ai funerali dell'attentatore di Nizza?

Chissà se Boldrine e Maria Elena Etruria andranno ai funerali per la strage di Nizza. Ai funerali dell'assassino franco tunisino, ovviamente. Insieme al prete bugiardo di Fermo e con la benedizione di monsu Bergoglio in arte Papa. Perché tutta questa gente ha bellamente ignorato i funerali di due anziani siciliani sgozzati lo scorso anno da una grande risorsa arrivata dall'Africa. Mentre sproloquiano a vanvera ogni volta che una grande risorsa si sbuccia un ginocchio mentre cerca di entrare in un appartamento da svaligiare. A Nizza, come in qualsiasi altra parte dell'Europa invasa, il problema non è l'Islam ma l'invasione favorita dai soliti cialtroni in cerca di schiavi e di opportunità di far cassa con l'emergenza creata appositamente. I due siciliani sgozzati non sono stati massacrati in nome dell'Islam, ma per denaro. Gli spacciatori africani liberi di operare in tutta Italia non lo fanno per una fede religiosa, ma per denaro. E gli zingari che rubano negli alloggi o che danneggiano la rete ferroviaria per fregare il rame non lo fanno perché l'ha ordinato il califfo. Ma ai cialtroni poco interessa. Per loro è più importante depredare l'Africa di giovani in ottima salute per far concorrenza ai giovani europei. Così, con la minaccia di affidare ogni lavoro alle grandi risorse, si obbligano gli europei a rinunciare a diritti, tutele, livelli salariali dignitosi. C'è sempre qualcuno disposto ad accettare contratti peggiori pur di avere un lavoro. Peccato che il lavoro non ci sia per tutti. Peccato che tra le grandi risorse non tutti siano disposti ad accontentarsi di far la fame. Meglio spacciare e girare con un'auto di lusso piuttosto di prendere 3 euro all'ora per raccogliere pomodori. Si crea una miscela esplosiva e basta un predicatore d'odio per scatenare i più arrabbiati, delusi, frustrati. Ma i cialtroni continuano a predicare l'accoglienza ed ignorano i disastri provocati dall'invasione. Se non vanno ai funerali delle vittime italiane e' per cancellare l'idea che ci siano vittime italiane. Ma la rabbia cresce. Per ora impotente. Per ora.

giovedì 14 luglio 2016

destre in vacanza e il centrodestra sogna

Beh, e' estate, mica si può pretendere che gli autoproclamati colonnelli delle destre si occupino di politica. Devono già pensare al costumino da esibire in spiaggia, devono organizzare vacanze e incontri privati. Tutto il resto è rinviato all'autunno. Sperando che, nel frattempo, gli altri politici facciano altrettanto o, meglio ancora, compiano errori così clamorosi da rianimare il cadavere delle destre riunite. Ripartendo da una stantia scuola di partito, senza partito. Evitando accuratamente di spiegare chi saranno i docenti perché vuoi mettere il gusto della sorpresa. In realtà i cadaveri delle destre si godono in anticipo le vacanze perché attendono che accada qualcosa in grado di riportarli in partita. Non importa cosa, non importa chi. Nel frattempo, mentre gli altri stanno già operando per individuare alternative, i destrini possono fare le vergini offese, evitando di partecipare a incontri e confronti. D'altronde c'è sempre il rischio che il condizionatore non funzioni e che le sedie siano scomode. E se poi non c'è neanche un buffet, cosa vanno a fare. Così persino l'altrettanto defunto centrodestra prova a rimettere insieme i cocci. Con proposte strampalate, come quelle di Vito Bonsignore che propone accordi con Maroni e Zaia, ma evitando Salvini. L'uomo di Bronte, forte del suo zero virgola, e' pronto a spaccare la Lega. In effetti il caldo provoca effetti a volte devastanti. Eppure, tra contrasti, veti, divisioni, manie di protagonismo e liti sulla leadership, il mondo delle civiche di centrodestra e' convinto di poter arrivare ad un 5% su base nazionale per portare una piccola pattuglia di deputati in parlamento. A far cosa non è chiaro. Ma l'importante è esserci. E non è per nulla sicuro che le destre, Lega a parte, riescano a rientrare in parlamento. Perché la mancanza di credibilità, di autorevolezza, di capacità di produrre idee e proposte, persino l'incapacità di fare un'opposizione credibile, hanno spinto gli elettori a scegliere i 5 stelle per la protesta o a disertare le urne per rassegnazione o anche per rabbia nei confronti di una classe dirigente indigeribile. Non è bastata la stangata alle amministrative per far comprendere a questa gente che la loro storia politica e' finita, definitivamente finita. Certo, hanno ancora da spartirsi la ricchissima torta della fondazione An. Ma la politica è un'altra cosa

mercoledì 13 luglio 2016

Per il governo le tratte ferroviarie regionali si possono abbandonare

Di fronte al disastro ferroviario in Puglia, l'emblema di questa italietta malata di tutto e' il viceministro Enrico Zanetti. Perché il politico di cui nessuno sentiva la necessità si è premurato di spiegare che le tratte regionali sono poco remunerative. Quindi.. Quindi non si può pretendere che le ferrovie e le Regioni investano per migliore il servizio. E se qualcuno muore, e' una fatalità. D'altronde l'efficiente ed indipendente magistratura italiana ha accuratamente evitato di fare giustizia per il disastro ferroviario di Viareggio. Era il 2009. E molti servizi giornalistici hanno altrettanto accuratamente evitato di ricordare le 33 vittime, giusto per non imbarazzare i responsabili, i poteri forti non devono essere disturbati. Ma l'ineffabile Zanetti va al di là degli aspetti umani e giudiziari. Ne fa una questione economica. Ed allora ha ragione quando sostiene che le tratte regionali e locali sono quasi sempre poco remunerative se non in pesante perdita. Ma dimentica, o non sa (visto il livello del personaggio), che è il risultato di decenni di politiche demenziali sul trasporto. Che doveva privilegiare la gomma e le auto private, in modo da favorire la Fiat e gli Agnelli. Così le tratte ferroviarie non sono state ammodernate, i treni locali rappresenta un disincentivo al viaggio, i collegamenti sono lenti o del tutto inesistenti. Sono tutti impegnati a raccontare menzogne sul Tav, che avrebbe dovuto eliminare il trasporto su gomma delle merci, e fingono di ignorare che da Torino a Salerno, passando per Milano e Roma, sull'alta velocità' ferroviaria non viaggia neppure un treno merci. Quanto alle persone, si sostiene l'utilità dell'alta velocità per chi deve spostarsi, perché il tempo e' denaro, perché si vive in una città e si lavora in un'altra. Tutto vero. Ma se gli spostamenti non avvengono tra Torino e Milano, tra Roma e Napoli o tra Roma e Firenze, allora la velocità di viaggio per i pendolari diventa una pretesa assurda. I tempi di percorrenza possono dilatarsi, la scomodità del viaggio deve essere messa in conto. I costi di questa fallimentare politica dei trasporti sono enormi, ma Zanetti lo ignora. Perché investire sulle tratte regionali? In fondo poco meno di una decina di milioni di italiani possono usufruire dell'alta velocità. Peccato che le tariffe non consentano l'accesso di buona parte di questi milioni di italiani. E, in ogni caso, restano esclusi più di 50 milioni. Ma a Zanetti non bisogna raccontarlo.

martedì 12 luglio 2016

Scontri razziali per una povertà che non si vuol combattere

Di fronte all'esplosione degli scontri razziali negli USA, i soliti analisti politicamente corretti hanno spiegato che lo scontro è provocato dalla povertà che genera la paura del diverso. In questo caso di colore diverso. Così la classe media bianca e' esasperata perché la politica delle oligarchie statunitensi  ha impoverito e proletarizzato il ceto medio. Ma sono esasperati anche gli afroamericani che si aspettavano molto di più dal fratello Obama. E sono arrabbiati i latinos che hanno visto fermarsi l'ascensore sociale dove si illudevano di essere saliti. Vale per gli USA ma vale anche per le immancabili analisi della situazione italiana dove la morte di un immigrato ucciso da un italiano vale molto di più della morte di italiani uccisi da immigrati. Ma, dopo aver espresso tutti questi dotti pareri, i pensatori politicamente corretti ed umanamente corrotti, evitano di trarre la logica conclusione. Se la povertà cresce e genera tensioni, la risposta giusta sarebbe rappresentata dalla lotta alla povertà. Dall'inversione di una rotta che ha provocato la proletarizzazzione del ceto medio senza determinare la crescita dei ceti più poveri. No, la risposta di questi cialtroni e' solo l'inasprimento della repressione poliziesca e giudiziaria. Perché è più facile pagare qualche agente in più perché manganelli chi è arrabbiato o qualche magistrato in più perché provveda a qualche condanna, invece di ridurre gli squilibri. Meglio, in Italia, favorire lo sbarco di decine di migliaia di nuovi schiavi per ridurre salari e diritti dei lavoratori italiani, piuttosto di pensare ad una politica che valorizzi, anche economicamente, qualità e competenze. Meglio impoverire i pensionati, troppo debolì fisicamente per rappresentare un problema di ordine pubblico, piuttosto di penalizzare i banchieri e gli speculatori responsabili della crisi. Meglio lasciare il 40% dei giovani disoccupati piuttosto di creare lavori di qualità che facciano da volano per una ripresa generale. Ed allora meglio abituarsi a scontri, a tensioni, ad esplosioni di rabbia. Persino il Pd torinese, ma solo dopo la sconfitta elettorale, si è reso conto che le politiche della casa stanno penalizzando gli italiani a favore degli immigrati e questo genera tensioni e rabbia. Dopodiché tutto resta come prima, perché i cialtroni politicamente corretti se ne fregano della realtà e vivono solo per distruggere tutto ciò che toccano. Adesso distruggono gli italiani, in futuro distruggeranno gli immigrati quando prenderanno di non essere più schiavi

mercoledì 6 luglio 2016

L'Istat ammette che la ripresa non c'è. Inevitabile, con questa classe dirigente

Il bluff del bugiardissimo e del suo compare Padoan ha i giorni contati. La ripresa dell'economia italiana non esiste, era un banale rimbalzo tecnico e, come ogni rimbalzo, finisce la spinta verso l'alto e si ridiscende. Anche l'Istat ha dovuto ammainare la bandiera dell'ottimismo ufficiale e ha ammesso il rallentamento. Poi provvedono i quotidiani di servizio ad indorare la pillola, ma il dato di realtà resta. E la Brexit non ha la benché minima responsabilità: è solo un alibi per giustificare l'incapacità del governo. I disinformatori dei quotidiani di servizio hanno prospettato crolli per la City di Londra, milioni di inglesi disoccupati, cacciata degli europei a partire dagli italiani. Non è successo nulla di tutto ciò e, anzi, la Borsa di Londra e' andata megli di quelle del Continente, a partire da quella italiana. Il presidente di Confindustria, Boccia, ha ipotizzato una crescita della competitività inglese grazie ad una riduzione delle tasse e alla svalutazione della sterlina. In Italia, invece, si discute se riformare la riforma elettorale non per garantire maggior democrazia ma semplicemente per impedire una vittoria dei 5 stelle. Forse si renderà obbligatoria l'alleanza tra Pd e Forza Italia per sconfiggere i grillini. Mancano le proposte perché manca una classe dirigente decente, in politica come in economia. Si dedica il tempo ad analizzare una battuta di De Luca per valutare se sia sessista o meno, mentre persino l'insopportabile Fornero torna a pontificare sostenendo di essere stata penalizzata per le sue lacrime in quanto donna. Non le è venuto in mente di essere stata odiata non per il sesso ma per le sue politiche che hanno distrutto famiglie e impoverito l'Italia. Torna in campo pure la Cara Salma, sempre più imbalsamata ma sempre pronta a difendere la distruzione della democrazia e della libertà in Italia. E con questa classe dirigente dovremmo puntare alla ripresa? Questa classe dirigente dovrebbe garantire il futuro al Paese? Non funzionano le loro ricette perché non funzionano loro. Non conoscono il Paese e non capiscono nulla di lavoro, di salari, di costo della vita. Per loro esistono solo le medie del pollo e visto che loro di polli ne mangiano 10 per volta, non capiscono perché qualcuno faccia la fame. Sono 4 milioni gli italiani alla fame e 10 milioni quelli intorno alla soglia di povertà. Ed a questi milioni di italiani non frega assolutamente nulla del sesso della Fornero o delle battute di De Luca. Vorrebbero solo essere meno poveri.

martedì 5 luglio 2016

Islamisti e brigatisti, sempre a guida borghese

I giornalisti italiani paiono sorpresi di fronte alla scoperta che gli assassini di Dacca erano giovani della ricca borghesia bengalese. Miracoli del crollo della preparazione di una categoria professionale che ignora, evidentemente, le origini famigliari di buona parte del terrorismo rosso in Italia negli anni di piombo. Le masse vanno guidate verso la rivoluzione. E l'elite appartiene quasi sempre ai ceti più agiati. Chi ha studiato si è ritrovato a guidare la classe operaia in Italia e gli islamisti in giro per il mondo. La classe dirigente, in entrambi i casi, ha avuto buon gioco nel maneggiare una carica di rabbia che si è tramutata in odio. Lo sfruttamento e' la base su cui si innestano le derive ideologiche politiche in Italia e quelle religiose nel mondo islamico. Ma la guida viene riconosciuta come tale se si sporca le mani esattamente come coloro che vengono guidati. Erano i figli della ricca borghesia milanese e torinese alcuni dei killer di Prima Linea e Brigate Rosse. Non erano certo proletari i criminali di Potere Operaio che bruciarono vivi i fratelli Mattei a Roma. Dunque non deve stupire che anche gli assassini-suicidi di Dacca provenissero dalle classi agiate. L'ideologia comunista come il fondamentalismo islamico rappresentano soltanto l'abito elegante con cui si ricoprono rabbia, frustrazione, odio. I cialtroni che spiegano come sia giusto creare 10 milioni di poveri in Italia perché così si fanno crescere i Paesi poveri dell'Africa e dell'Asia, dimenticano che proprio in Africa ed Asia stiano crescendo i divari tra i pochissimi sempre più ricchi ed i tantissimi che restano poveri ma più arrabbiati proprio a causa delle maggiori differenze. Ed i cialtroni che favoriscono le migrazioni continue sono responsabili dell'importo enti dei Paesi da cui scappano giovani forti ed in grado di lavorare. Ma sono anche responsabili della creazione di un mix esplosivo nei Paesi di approdo. Milioni di schiavi in Europa che si mescolano con milioni di europei trasformati in schiavi grazie alla concorrenza dei migranti. Certo, bisognerebbe essere capaci di osservare e capire la realtà, mentre gli opinionisti della disinformazione italiana non vedono e non capiscono. Ma si sa, nei giornali bisogna risparmiare, e poi la qualità e' un rischio per chi sogna soltanto la censura politicamente corretta.

venerdì 1 luglio 2016

Il centrodestra crolla ancora. Inevitabile, senza un'idea

Il centrodestra continua a precipitare nei sondaggi. Che non saranno perfetti ma offrono l'indicazione di un trend che è evidente per tutti. Di fronte al disastro le reazioni sono praticamente inesistenti. C'è chi si chiude all'interno del raccordo anulare romano, chi si affida a brindisi per i successi di partiti stranieri, chi prova a far pulizia in casa propria. Come Berlu che, con un ritardo gravissimo, si libera di un paio di componenti del cerchio tragico. In attesa di archiviare definitivamente Forza Italia e di lanciare un nuovo partito in autunno. Peccato che il lider maximo di Forza Italia abbia una concezione un po' particolare del rinnovamento. Così, in attesa di un suo ritorno in campo, si affida all'antico Confalonieri. Che, come prima dichiarazione, auspica una riedizione del patto del Nazareno con il bugiardissimo. È probabile che Grillo, quando ha letto queste sciocchezze, abbia stappato champagne. Altri punti percentuali regalati ai 5 stelle. E qual è la brillante strategia messa in atto dal centrodestra per contrastare i grillini? Polemizzare sul fidanzato del sindaco di Roma, ironizzare su un risparmio abusivo di pochi euro da parte di un assessore, protestare per l'utilizzo del terribile termine di "sindaca". Ma un'idea? Un progetto? Una iniziativa di proposta? Gli analisti politicamente corretti hanno spiegato che a determinare Brexit sono stati i voti di quegli ignoranti che vivono nelle campagne. E in Italia sono ancora milioni gli abitanti di campagne e montagne. Ma il centrodestra, in tutte le sue versioni, non ha uno straccio di programma serio per questi territori e per questi milioni di italiani. È anche comprensibile. Per arrivare a stilare un programma, occorrerebbe andare a conoscere i problemi. Dunque bisognerebbe spostarsi dal solito bar e dalla solita sede per raggiungere paesini e cittadine. Troppa fatica. Meglio limitarsi a contendere i voti delle grandi città, così si fa meno fatica. Peccato che siano gli stessi voti su cui puntano grillini e renziani. Con maggior successo, tra l'altro. Ma un programma che preveda la pulizia delle strade, il riempimento delle buche, la puntualità dei mezzi pubblici si può scrivere anche al tavolo del ristorante per poi farlo fotocopiare e spedirlo in ogni città. Senza affaticarsi troppo, basta ricordarsi di cambiare ogni volta il nome della città di riferimento.