venerdì 30 dicembre 2016

Per Gentiloni il referendum non è mai esistito

Il referendum? Quale referendum? In Italia c'è stato un referendum? Paolo Gentiloni forse non ha ancora capito perché gli abbiano cambiato ufficio. Forse non sa che è il nuovo presidente del Consiglio. Ha sostituito il bugiardissimo perché quest'ultimo è stato pesantemente sconfitto in un referendum sulle riforme. Ma Gentiloni non lo sa e annuncia che proseguirà con le riforme del bugiardissimo. Fregandosene completamente del voto, netto, degli italiani. Massì, han fatto giocare i sudditi, hanno lasciato che si godessero il finto trionfo e poi tutto è tornato come prima. Avanti con le riforme come se nulla fosse successo. D'altronde Gentiloni è il degno compare di Tsipras. Il leader greco aveva chiesto ai sudditi di pronunciarsi sui diktat della troika. I greci hanno detto No e Tsipras ha subito detto Sì. E' la democrazia 4.0, bellezza. E chissenefrega del voto, delle idee, delle promesse. In Italia il bugiardissimo, dopo aver annunciato il ritiro dalla politica, si è creato il governo Renziloni con la sua Maria Elena Etruria messa a fianco di Gentiloni per controllare e riferire. E intanto si prepara il grande inciucio con Berlu. Incapace di riconquistare consensi, Berlu si limita a tutelare le proprietà di famiglia offrendo in cambio un pacchetto di voti. Un bell'accordo tra lui e il bugiardissimo e ci scappa anche una difesa di Mediaset contro lo straniero Bolloré. Perché i grandi capitalisti italiani si entusiasmano del mercato europeo quando si tratta di far emigrare i giovani italiani, ma si lamentano del mercato quando i francesi scalano le loro aziende grazie all'incapacità dei manager italiani. A destra, pare incredibile, qualcosa si sta muovendo, almeno a livello di annunci di fine anno. Marcello Veneziani sogna un rilancio del Secolo d'Italia, sempre online, accompagnato da un settimanale cartaceo. Bella idea, ma le idee marciano con le gambe degli uomini e con i soldi della Fondazione. E allora bisognerà vedere quali saranno gli uomini e le donne coinvolte nell'operazione. A destra non mancano gli intellettuali, in ogni settore. Da chi si occupa di sport (ma anche di politica, di cultura, di cronaca) su Barbadillo agli esperti di storia e di letteratura come Cimmino, da economisti come Gallesi a romanzieri come Buttafuoco e Ballario. E poi centri studi di politica internazionale, analisti politici come Valle, esperti di musica, di arte. Ci sarebbe solo l'imbarazzo della scelta, anche pescando in quell'area che rifiuta, giustamente, l'etichetta di "destra" sputtanata da squallidi personaggetti. L'unico errore da evitare è di coinvolgere la solita fallimentare cricca dei soliti noti. Hanno già dato e hanno dato male (in realtà hanno preso, più che dare).

giovedì 29 dicembre 2016

Inps preoccupata: chi ha pensioni alte vive più a lungo

Meno male che Boeri c'è. Tito Boeri, il presidente dell'Inps, ha indicato chiaramente come superare la crisi italiana, come ridurre il debito e ripartire. Un metodo semplice e, senza alcuna ironia, di sicuro successo. E' sufficiente far morire prima gli anziani. In altri tempi si sarebbe definita la proposta di Boeri come eugenetica o come genocidio di massa. Ma nel tempo dei mercati imperanti diventa una ricetta brillante, da vero economista. Potrebbe persino aspirare al Nobel. Dunque Boeri ha illustrato alcuni dati che, onestamente, erano abbastanza intuibili. Al crescere dell'assegno pensionistico corrisponde anche un allungamento degli anni di vita. Chi incassa di più può permettersi di curarsi, di mangiare e bere meglio, di soggiornare in località turistiche dove l'aria è più salubre rispetto alle città inquinate e dove la criminalità non rappresenta un pericolo costante con cui fare i conti. Dopo una vita di lavoro, dunque, ci si può godere una serena vecchiaia. Ma questo non va bene per i conti dell'Inps. Perché Boeri preferisce i pensionati più poveri, quelli che ricevono un assegno minimo e non possono curarsi adeguatamente, magari costretti a racimolare gli avanzi al termine di qualche mercato rionale. Quelli che vivono, male, con il terrore di non riuscire a pagare il riscaldamento o la bolletta della luce. Quelli che vivono in quartieri degradati, dove la criminalità alloggia sullo stesso pianerottolo. Quelli che, in pratica, vivono male e crepano presto. E non vale fuggire all'estero, in Paesi come il Portogallo dove l'assegno pensionistico italiano arriva "pieno", senza il furto delle tasse. Perché il pensionato italiano in fuga, anche con un assegno basso, rischia di vivere bene all'estero e di morire tardi. Bisognerà tagliargli la pensione, in modo che viva male anche negli altri Paesi. Eppure, di fronte a questo elogio dello sterminio degli anziani, tutti hanno taciuto. Istigazione al massacro? Macché, semplice politica economica di buon senso. E allora possiamo procedere su questo sentiero del risparmio. Magari eliminando fisicamente l'anziano il giorno successivo alla sua uscita dal lavoro. O, meglio ancora, il giorno precedente. Così si evitano le inutili ed ipocrite feste di addio con i colleghi, un insulto alla produttività. I vecchi asini e muli che non servono più vengono accolti in apposite strutture dove possono trascorrere serenamente gli ultimi anni dopo una vita di fatica. Gli anziani umani devono essere abbattuti quando non servono più, per non appesantire i conti dell'Inps e per non ridurre i compensi di Boeri

mercoledì 28 dicembre 2016

Il lavoro non conta, i sudditi si adeguino

La sicurezza di un lavoro? E' l'ultimo dei pensieri dei giovani. Lo assicura il solito esperto politicamente corretto. Che non spiega quali siano le priorità per i ragazzi e le ragazze alle prese con una disoccupazione al 40%. Forse il cellulare nuovo, forse una vacanza ai Caraibi, forse un minilavoro da 300 euro al mese. Indubbiamente sono queste le vere basi su cui costruire la ripresa del Paese. Lo sfruttamento, la concorrenza sempre più selvaggia con le nuove opportunità, la fuga all'estero per cercare imprenditori più lungimiranti e che paghino per la qualità del lavoro realizzato. L'importante è che gli esperti comunichino per compartimenti stagni. Così chi difende lo sfruttamento evita di leggere le analisi di chi valuta la mancata crescita dei consumi delle famiglie italiane a Natale. Meglio far finta di non capire che, se cresce l'insicurezza del lavoro, cresce anche la paura di spendere e consumare. Bisogna anche evitare di leggere le previsioni di altri esperti relative al 2017, con l'ipotesi di maggiori costi (a parità di consumi) di mille euro per ogni famiglia italiana. Ma il governo Renziloni metterà mano ai voucher, giusto per evitare il referendum voluto dalla Cgil. Una stretta sulle regole, tanto nessuno le fa rispettare. E poi tutto come prima. Con gli italiani costretti a pagare per salvare le banche distrutte dai grandi speculatori in quota sinistra. Che si tratti del Montepaschi o di Banca Etruria: loro fanno i danni, i sudditi devono pagare. E a vigilare su tutto ci sarà ovviamente lei, Maria Elena Etruria, simbolo dell'arroganza di un potere che si sente al di sopra di tutto e di tutti. Nessuna illusione in una magistratura che ha chiuso, per anni, un occhio per poter guardare solo da un lato. Ma ora non c'è neppure più bisogno. Berlu sogna Draghi come candidato premier di tutto il centrodestra e delle destre. Peccato che le destre e buona parte del centrodestra inorridiscano di fronte ad una simile proposta. Che, guarda caso, piace a Donna Crespi, la zarina rossa di Milano. E allora, in nome di una tecnocrazia che affama i popoli, cosa ci sarebbe di meglio di un bel partito nuovo con Berlu ed il bugiardissimo? Richiamando Alfano e Verdini, una grande ammucchiata che piacerebbe tanto all'Europa degli speculatori, ai grandi quotidiani (sempre più piccoli, in realtà), alle tv di Stato e di Berlu.

martedì 27 dicembre 2016

Argentina e Italia più povere grazie a Macri e al bugiardissimo

Quanto andavano d'accordo il bugiardissimo e il presidente argentino Macri. In teoria uno era di sinistra e l'altro di destra, lampante dimostrazione di come le due definizioni non abbiano più alcun senso. Tutti e due impegnati ad impoverire i rispettivi sudditi per far contenti i mercati. Tutti e due impegnati a riformare i Paesi che avevano l'onere di governare. Tutti e due alle prese con il totale fallimento delle politiche economiche. Ciò che cambia è il risultato finale. Il bugiardissimo, bocciato in un referendum che lui - in preda all'hybris - aveva scelto di personalizzare, è stato costretto a dimettersi anche se sta programmando il suo ritorno sulla scena dopo aver promesso l'abbandono della politica. Ma, si sa, mantenere le promesse non è nel suo carattere né in quello di Maria Elena Etruria, rimasta incollata alla poltrona nonostante la promessa di andarsene. Quanto a Macri, il totale fallimento della sua politica di lacrime e sangue non lo ha certo spinto alle dimissioni o a rivedere la sua politica iperliberista, tanto amata dai banchieri e dagli speculatori nordamericani. Il Pil è crollato, l'inflazione è alle stelle ed aumenta a milionate il numero di chi vive al di sotto della soglia di povertà. Ma il presidente se ne frega e si limita a cambiare il ministro dell'economia. Non per cambiare politica, ma solo per trovare un capro espiatorio. E, naturalmente, promette un 2017 di ripresa e di successi. Proprio come faceva il suo amico bugiardissimo. D'altronde anche in Italia, di fronte alle polemiche suscitate dal riconfermato ministro della disoccupazione e dello sfruttamento, Poletti, ci si limita a blindare il ministro affiancandolo con sottosegretari di stretta osservanza bugiardiniana. E lo stesso succede per il nuovo ministro dell'istruzione, della ricerca e dell'università. Visto che di queste cose il ministro non sa nulla (l'università non l'ha mai frequentata e la ricerca è quella della poltrona), sarà affiancata da chi sa distinguere il banco di una scuola da quello del fruttivendolo. Magari si potrebbe anche pensare ad uno scambio culturale politico: Macri manda in Italia i suoi ministri in disgrazia e noi gli rifiliamo quelli che non convincono più il giglio tragico.

giovedì 22 dicembre 2016

Delinquente, terrorista, ma sempre una "grande opportunità"

La storia di Anis Amri, il tunisino accusato di essere il responsabile della strage di Berlino, è l'emblema della totale incapacità europea di contrastare delinquenza e terrorismo. Tutti paralizzati dal politicamente corretto e dalla paura delle reazioni di quella banda di cialtroni radical chic che si considerano una casta privilegiata di opinionisti e di intellettuali. Dunque il tunisino arriva in Italia con il classico gommone. Quello che, spiegano lorsignori, non verrebbe mai utilizzato dai terroristi. E, in effetti, all'epoca Anis non era un terrorista. Ma non fuggiva da inesistenti guerre in Tunisia. Fuggiva dalla galera perché già al suo Paese aveva iniziato a fare il delinquente. Davvero una grande risorsa per l'Italia, davvero una grande opportunità, con la speranza che un giorno ci avrebbe pagato le pensioni. Nel frattempo arriva e mente sull'età, per ottenere l'accoglienza riservata ai minorenni. Ma lui è già maggiorenne. E tanto per farsi notare incendia subito il centro di accoglienza dove è ospitato a spese nostre. Si vede che l'aragosta a pranzo non gli era piaciuta. O forse i programmi in Tv non erano di suo gradimento. Accumula qualche altro reato, la grande risorse, e finisce in galera. Quattro anni senza riuscire a convincere la Tunisia a riprenderselo, tanto per chiarire la capacità italiana di farsi valere sulla scena internazionale, anche nel Mediterraneo. Poi Amri esce, con immancabile decreto di espulsione che, immancabilmente, non viene fatto rispettare. Mica è un italiano che deve rispettare le leggi, lui è un'opportunità. Che, per fortuna, decide di andare a far danni in Germania. Si avvicina ai terroristi e gli inquirenti tedeschi lo sanno. Ma Merkel ha deciso che tutti gli invasori sono i benvenuti, anche se delinquenti con aspirazioni terroristiche. Dunque niente rimpatrio in Tunisia e neppure un rinvio verso l'Italia. Non ci sono le condizioni, secondo gli accoglienti tedeschi. Che ora scoprono gli effetti devastanti dell'accoglienza. Ma non dobbiamo chiuderci, ordinano i cialtroni politicamente corretti. Tutt'al più chiudiamo i mercatini di Natale o li blindiamo. Sai che bella festa, tra blocchi di cemento e poliziotti con i mitra. Mentre l'arcivescovo di Torino e la Compagnia di Sanpaolo (la fondazione bancaria) mettono a disposizione edifici e denaro per accogliere i migranti e per trovare loro un lavoro. E gli italiani? Possono tranquillamente andarsene all'estero, sperando di non finire schiacciati da un camion a Berlino o sul lungomare di Nizza.

mercoledì 21 dicembre 2016

Ma destre e centrodestra hanno un programma?

Il bugiardissimo, dopo aver finto di fare autocritica, ha già annunciato che in vista delle prossime elezioni predisporrà una piattaforma programmatica. Insomma, metterà giù le linee guida del suo prossimo governo. Magari saranno le solite promesse senza alcuna attinenza con la realtà e saranno prontamente ignorate dopo il suo ritorno a Palazzo Chigi, ma almeno saranno proposte su cui confrontarsi. I suoi avversari, invece, niente. Sì, i grillini insistono sul reddito di cittadinanza, prepareranno un bel progetto sull'energia, ma è davvero poca cosa. Eppure anche questa è una gran cosa se confrontata con il vuoto pneumatico sul fronte del centrodestra e delle destre. Un fronte che pare interessato solo ai meccanismi di voto, ma senza degnarsi di preparare un programma su cui votare. I soliti slogan contro l'Europa e contro gli invasori. Poi basta. Vogliamo dire qualcosa sull'articolo 18? Sui voucher? Sul ruolo di Confindustria, sull'energia, sull'agricoltura? C'è un'idea sulla Libia che vada al di là del rimpianto per Gheddafi? C'è un progetto sulla valorizzazione dei beni culturali e si sa con quali soldi intervenire? Un programma per il rilancio del turismo? E sulla scuola si è rimasti fermi alle tre "I" della stupidità berlusconiana? Magari hanno già studiato tutto, preparato un programma vincente e si sono soltanto dimenticati di raccontarlo in giro. O l'hanno anche raccontato e noi, stupidi, non ce ne siamo accorti. Sarà colpa dei giornali di regime che si occupano sempre e soltanto delle discussioni sul proporzionale o sul maggioritario. Senza degnare di informare il popolo sul programma di governo più bello del mondo, più credibile e realizzabile. In grado di assicurare all'Italia un nuovo Rinascimento. Proprio come aveva promesso il bugiardissimo. Ma le destre, che spesso ignorano cosa sia il Rinascimento, sapranno rilanciare l'Italia. Magari affidandosi al gruppo dirigente che guida le aziende di Berlu. Quel gruppo dirigente così efficiente e preparato da essere costretto ad andare a piagnucolare dal nuovo governo per farsi difendere dall'orco cattivo Bolloré. Un gruppo dirigente che ha votato SI al referendum, proprio come tutti quegli imprenditori che non sanno fare impresa. Ma è una coincidenza, ovviamente

martedì 20 dicembre 2016

Strage a Berlino, la colpa è di chi insiste con il Natale

La Germania cercherà magari di far passare la strage del mercatino di Natale di Berlino come un incidente dovuto ad un autista ubriaco. Ma la responsabilità è chiara: il colpevole è chi insiste a festeggiare il Natale. Hanno ragione le tante maestre ed i presidi italiani che vogliono eliminare il presepe dalle scuole. Certo, considerando il livello di preparazione degli studenti italiani sarebbe meglio che si occupassero d'altro, ma intanto eliminare il presepe sarebbe già un primo passo per eliminare il Natale. E non si illudano i neo pagani che festeggiano il Solstizio d'Inverno: va abolito anche quello. Non c'è nulla da festeggiare. D'altronde gli yazidi, considerati pagani dai dominatori e dai loro servi politicamente corretti, servono solo come bersagli umani per le nuove reclute o come schiave sessuali. Sottomissione. Houellebecq l'aveva perfettamente chiarito: bisogna adeguarsi, bisogna cedere, bisogna sottomettersi. E poi, in fondo, il Natale è solo un momento di sfrenato consumismo. Aboliamolo e apriamo ai saldi per 365 giorni all'anno. Non proprio 365, bisogna rispettare il Ramadan. E poi eliminiamo quelle cattedrali che rappresentano una provocazione nei confronti dei nuovi italiani, dei nuovi europei. Cancelliamo, bruciamo quelle tele oscene con madonne che mostrano il seno mentre allattano. Bruciamo la Divina Commedia e, per par condicio, anche Il Mercante di Venezia che, tanto, viene ormai rappresentato con tagli vergognosi o con premesse demenziali. Ma è il Natale il vero pericolo, la vera minaccia all'integrazione e alla sottomissione. E' mai possibile che per far contenta la Coca Cola che ha colorato di rosso un tipo grasso noi ci ritroviamo ad infastidire coloro ai quali dovremmo essere sottomessi? E' indispensabile una campagna di informazione corretta, magari per arrivare ad un referendum che abolisca questa festa inutile. E gli abeti, poi? Alberi inutili, da sostituire con le palme, anche a 2.000 metri. Tanto, con il riscaldamento globale, queste alberi provocatori non avranno scampo. Meglio portarsi avanti ed iniziare l'abbattimento.

lunedì 19 dicembre 2016

Il ceto medio si piange addosso

Il ceto medio si sente emarginato. E, a parte la fascia alta e altissima, si sente anche impoverito e non scorge opportunità di miglioramento per il prossimo anno. Non è certo una novità ma, dopo l'esito del referendum, pare se ne siano accorti anche alcuni media di servizio. Certo, per il bugiardissimo la responsabilità della sua sconfitta non è da attribuire alle condizioni socioeconomiche del Paese che, evidentemente, lui considera in grande miglioramento. A suo avviso la sconfitta è legata solo ad errori di comunicazione. Non male, considerando quanto ha speso per il guru americano. Evidentemente il bugiardissimo ritiene che campare con i voucher faccia felici i giovani, che rischiare di perdere il lavoro ed il salario renda entusiasti i ceti medi ancora in attività, che le pensioni da fame e le cure sanitarie sempre più care migliorino l'umore degli anziani. Al di là di tutto questo, però, resta l'emarginazione di un ceto medio imbelle e rassegnato. Si sentono emarginati e non fanno assolutamente nulla per cambiare la situazione. Quando proprio si sentono in vena di eroismi, disertano il voto. Forse convinti che il bugiardissimo si spaventi di fronte ad un segnale che, al contrario, lo rafforza. Oppure, altra forma di eroismo, rinunciano alla lettura dei giornali, per punire il potere con la loro ignoranza. Gli alibi non mancano: l'informazione è controllata dai soliti poteri forti. Ma quando nascono iniziative dei poteri deboli, il ceto medio le ignora e non le sostiene. Non crede più in nulla, si richiude in se stesso. L'importante è trovare un alibi alla propria resa, alla propria fuga nel nulla. Assolutamente apprezzabile, quando l'uscita dal mondo si accompagna anche alla rinuncia al mugugno. Invece no. Non si fa nulla perché tutto è inutile, poi però si borbotta contro le tasse, contro la criminalità e le discriminazioni a favore dei clandestini. Ci si indigna per l'incapacità della Raggi e ci si indigna pure quando la Raggi tenta di far rispettare le regole sull'immondizia. Un ceto medio rancoroso ed impotente, rancoroso proprio perché impotente. E impotente perché andare oltre al rancore richiederebbe uno sforzo, richiederebbe una generosità personale che manca completamente. E' più facile confondere il volontariato con le cooperative che lucrano sui migranti piuttosto di impegnarsi in qualcosa di diverso dal mugugno. "Tanto sono tutti uguali", ma chi si sente migliore dovrebbe almeno provare a dimostrarlo. Perché l'alternativa è solo il progressivo impoverimento e la definitiva uscita di scena

venerdì 16 dicembre 2016

Da Marra a Fini, classe dirigente fallimentare

Raffaele Marra, fedelissimo del sindaco Raggi dopo essere stato superfedele a Gianni Alemanno, e' stato arrestato per una vicenda di corruzione che nulla ha a che fare con il nuovo sindaco ma è legata alla disastrosa gestione del patrimonio ENASARCO. Il problema non è se qualche politico ha beneficiato dei comportamenti di Marra, il problema è il criterio con il quale un simile personaggio sia stato scelto sia da Alemanno sia dalla Raggi. Ed i criteri che hanno spinto la sinistra a scegliere Sala, ora indagato per l'Expo, come sindaco di Milano. A destra il simbolo di questo schifo di una politica fallimentare e' rappresentato indubbiamente da Fini, con la casa di Montecarlo e la gestione dei rapporti con la compagna Tulliani e con il cognato. Senza dimenticare suocera ed ora anche il suocero. L'ex leader di An sostiene di essere un coglione e di non essersi accorto di nulla. Non ci crede nessuno, ma anche se fosse così, perché mai la destra si è affidata ad un simile personaggetto? Per servilismo e spirito gregario? Per l'incapacità di esprimere politici di maggior caratura? La politica è fatta di idee, di programmi, ma anche di uomini e donne che rappresentano queste idee e che sostengono questi programmi. A destra si è cercato di nascondere dietro leader improbabili ed improponibili il totale vuoto di idee. Mentre il centrodestra era convinto che i programmi fossero quelli delle TV di Berlu. E a sinistra e' stata sufficiente la coppia bugiardissimo-Maria Elena Etruria per mandare in soffitta progetti ed ideali. Per poi affidare il ministero dell'istruzione a chi non è stata neppure in grado di farsela, un'istruzione. La classe dirigente di questo Paese! D'altronde la società civile non è migliore. Ora tutti schierati in difesa dei programmi TV americani di Mediaset in nome di un'italianità che Mediaset ha sempre ignorato, rappresentandone solo gli aspetti peggiori. Ma non una parola sull'incapacità dei vertici di Mediaset nell'affrontare la globalizzazione, non una parola sui tanti imprenditori italiani che banfano di concorrenza e poi cedono le aziende a qualsiasi imprenditore straniero che mette sul tavolo un mucchio di soldi e continua a far impresa in Italia, dove gli italiani sostengono che non si possa lavorare.

mercoledì 14 dicembre 2016

Bolloré prende a schiaffi Pier Silvio e Confalonieri

Ma quanto è cattivo, Vincent Bolloré? Il finanziere bretone sta scalando Mediaset, come ha scalato in passato altri gruppi italiani, e le reazioni sono incentrate sulla critica alla furbizia ed alla scorrettezza del leader di Vivendi. Non c'è dubbio che Bolloré sia stato scorretto. Siglando un patto con la famiglia Berlusconi e poi violandolo. Ma loro, i Berlusconi ed i loro grandi manager, cosa facevano nel frattempo? Troppo impegnati, da Pier Silvio a Confalonieri, a rendere omaggio al bugiardissimo per accorgersi che l'amico Vincent li stava fregando? Troppo impegnati a creare palinsesti per minorati mentali per accorgersi che la tv, nel mondo, è profondamente cambiata e pretende contenuti differenti? Per carità, nessun programma per chi ha un quoziente intellettivo decoroso e interessi culturali al di sopra del rasoterra. Ma anche la programmazione per rimbecillire i telespettatori deve essere fatta meglio. Invece qui si puntava sulle barbaredurso, sui talent sempre più uguali, sui giochini scemi, sulla riproposizione continua dei soliti personaggetti trasformati in Vip credibili solo tra di loro. Perché mai Bolloré avrebbe dovuto investire una montagna di quattrini per un'alleanza con i responsabili di questa programmazione? E la presenza sulla telefonia mobile? Lui, il francese, pensava alle reti, al modo di far viaggiare i contenuti e loro, i Berlusconi, gli volevano rifilare dei contenuti per massaia rurale Anni 50? Adesso Bolloré si è messo di traverso. E romperà le scatole, magari solo per ridurre le conseguenze negative della sua scorrettezza in merito al mancato rispetto degli accordi firmati. Ma il problema non è Bolloré, non è Vivendi. Il problema è la classe dirigente italiana. Che si crede tanto furba, quando deve competere con piccoli pescecani locali, con il cumenda o con il pizzicagnolo. Ma poi va in crisi, la nostra grande casta padronale, quando il confronto è con i pescecani veri, quando il confronto si fa a livello globale. Proprio loro, i sedicenti Vip italiani, che banfano di globalizzazione ma non sanno affrontarla. Perché, per loro, gli unici strumenti sono rappresentati dal taglio dei costi e dai licenziamenti. Altre idee? Non pervenute

martedì 13 dicembre 2016

Renziloni, governo da sacrificare per il ritorno del bugiardissimo

Un governo patetico. Il Renziloni avrebbe come compito il tentativo di ricucire lo strappo tra il governo degli oligarchi (al servizio della speculazione globale) ed il popolo. Uno strappo sancito dal risultato del referendum. E allora cosa si fa per ricucire? Squadra che perde non si cambia e, dunque, la povera Giannini paga per tutti. D'altronde se i giovani hanno votato No, la responsabilità è del ministro dell'Istruzione, non delle criminali politiche del lavoro e della disoccupazione. Colpa del ministro, non dello sfruttamento, dei clandestini liberi di fare ciò che vogliono con i soldi delle tasse degli italiani. E allora Maria Elena Etruria perde sì il ministero delle Riforme che non si fanno, ma va a fare il sottosegretario alla presidenza. Tanto per controllare Gentiloni per conto del bugiardissimo. E il deleterio Alfano smetterà di far danni con i clandestini per andare a far danni agli Esteri. Non se ne va il pessimo Poletti e non se ne va la ridicola Lorenzin. Tutti insieme appassionatamente. Anche Lotti, il più fedele tra i fedeli del bugiardissimo. Piazzato al ministero dello Sport, che prima non esisteva. Strana la decisione di creare un nuovo ministero, se il governo deve solo fare la riforma elettorale e poi andare a casa. Ma forse non han voglia di fare in fretta. Perché tanti parlmentari perderebbero la pensione, se andassero a casa prima dell'autunno. E poi Berlu deve riottenere dall'Europa l'agibilità politica per potersi accordare con il bugiardissimo. Sulla base di una legge elettorale proporzionale che permetta gli inciuci. Ma prima il governo Renziloni dovrà mettere mano alle stangate imposte dall'Europa per correggere le pagliacciate del bugiardissimo. Tagli e tasse. Per dar la colpa a Gentiloni e Padoan e per ritornare in campo invocato dagli idioti che non hanno capito come i tagli e le tasse siano la conseguenza delle mance a pioggia del bugiardissimo. Dunque l'ex premier tornerà in campo sacrificando Maria Elena Etruria e gli altri ministri. D'altronde per allearsi con Berlu e Verdini ha bisogno di caselle libere nella compagine di governo. E se elimina Maria Elena, fa anche felice Agnese. E poi eliminerà i fastidiosi compagni del Pd che parlano ancora di sinistra perché non han capito che la sinistra, come la destra, serve solo a far arricchire il grande capitalismo globalizzato. Tutto un gioco tra di loro, gli italiani sono esclusi. Coinvolti solo quando devono pagare, tacendo. Il Rinascimento Italiano, promesso dal bugiardissimo, ce lo aspettavamo un po' diverso

lunedì 12 dicembre 2016

REnzi-Etruria non schiodano, le destre chiacchierano, Berlu inciucia

Ritirarsi dalla politica, tornare alla vita privata significa cambiare ministero, come si appresta a fare Maria Elena Etruria? O significa rimanere al vertice della segreteria del Pd preparandosi a tornare in corsa per un nuovo governo, come farà il bugiardissimo? Ovviamente ciascuno è libero di comportarsi come meglio crede, può rimangiarsi la parola data, può ignorare le promesse ribadite. Certo che, dopo, diventa difficile credere a programmi elettorali elaborati da simili personaggi. Ma il bugiardissimo è convinto che sia sufficiente un maggiore impegno sui social per riconquistare il voto dei giovani. Che se ne fregano dei posti di lavoro, della possibilità di crearsi una famiglia, della loro stessa sopravvivenza. No, ai giovani interessa solo cinguettare con il bugiardissimo. O, tutt'al più, farsi conquistare dal sorriso di Maria Elena Etruria. La situazione sarebbe perfetta per l'opposizione. Se esistesse un'opposizione. Invece esistono solo degli slogan. Recitati benissimo da Dibba anche nel confronto con il pessimo Minoli su La 7. Ma accompagnati da progetti fumosi, poco credibili e, soprattutto, raramente utili in prospettiva. Meno male che c'è il centrodestra. Con Berlu interessato solo a un modello elettorale proporzionale che gli consenta ogni inciucio con il bugiardissimo. I programmi per il rilancio dell'Italia? Inesistenti, tanto bastano quelli del Pd: vanno bene per tutti, tranne che per gli italiani. Ma ci sono anche le destre. Ed i programmi, in questo caso, sono chiarissimi: rimandiamo a casa loro i clandestini che, come certificato dall'Unione europea, rappresentano (almeno) l'80% dei migranti. Fantastico! E poi? Già, ci dovrebbe essere anche un poi. Che non può essere limitato all'invio di due spazzini in più alla Garbatella. O alla pulitura dell'alveo dei fiumi in Bergamasca. Recuperiamo la sovranità nazionale! Bellissimo. Ma come? E dopo? Se il fronte delle destre e del centrodestra vuole riallearsi in vista delle prossime elezioni politiche, dovrebbe riuscire a produrre un programma condiviso, non degli slogan e basta. Ma poi, davvero tutti vogliono votare al più presto? Berlu no, perché vuole aspettare la sua riabilitazione europea per tornare in campo. E Salvini e Meloni? Pensano davvero di vincere senza struttura, senza squadra, senza progetti? Per fortuna a rallentare tutto provvede la Consulta che prende tempo sull'Italicum. E ha scelto, come relatore, un ex Nuova Destra trasmigrato attraverso la vecchia sinistra socialista per arrivare alla sinistra estrema, riposizionarsi sui berluscones ed approdare al renzismo. Un perfetto italiano, chiamato ad occuparsi di una legge elettorale all'italiana e da eliminare perché diventata italianamente scomoda.

sabato 10 dicembre 2016

Il bugiardissimo si farà il Pdr, partito dei ricchi

Se Mattarella non lo richiamerà al governo, il bugiardissimo potrà tirare un sospiro di sollievo. Perché le sue menzogne stanno emergendo, una dopo l'altra. E lui avrebbe avuto difficoltà ad affrontare la realtà. Eppure tutti lo avevano aiutato a nascondere la polvere sotto al tappeto. A partire dall'Unione europea che solo dopo il voto ha spiegato che le promesse elettorali del bugiardissimo erano insostenibili e che l'Italia doveva prepararsi ad una manovra lacrime e sangue. Meglio che sia un altro a farsene carico. Per questo il bugiardissimo sognava un governo di larghe intese, magari insieme a Berlu, per scaricare sugli altri gli errori del suo governo. Ma dopo il referendum, guarda caso, sono comparsi anche i dati sulla povertà che in Italia coinvolge 17 milioni di persone, poi quelli sulla disoccupazione giovanile che è tornata ad aumentare (all'improvviso, e' ovvio..) ed ora sul Pil che resterà al di sotto dell'1% anche il prossimo anno. Una realtà che non ha nulla a che fare con le menzogne del bugiardissimo sul nuovo Rinascimento italiano. Ma lui, il bugiardissimo, vuole solo evitare di farsi carico della manovra. Anche tutti gli impegni a ritirarsi dalla politica in caso di sconfitta erano falsi. Le consuete bugie, sue e di Maria Elena Etruria. Anche lei aveva assicurato il ritiro dalla politica in caso di sconfitta. Ed ora i due bugiardi stanno studiando come riprendersi la scena. Magari con un loro nuovo partito, per avere mani e grembiulini liberi. Il grande Pdr, che non sarà più il Partito di Renzi ma il Partito dei Ricchi. Recuperando Berlu e Confalonieri con i vertici delle associazioni imprenditoriali. È vero che in Italia i ricchi sono pochi per far vincere un partito, ma gli illusi che si sentono ricchi o che fingono di esserlo sono tanti. Quelli che obbligano i figli a mangiare prodotti di infimo livello perché i soldi servono a comprare un'auto appariscente anche se di terza mano. Quelli che dormono in auto per permettersi un giorno in spiaggia a Capalbio dove si fanno una foto con un personaggio famoso sullo sfondo e poi la postano su Facebook . Eccoli i nuovi elettori del Pdr. E il Pd resti pure a Franceschini. Il Savonarola ferrarese che ha sconfitto il fiorentino Renzi il magnifico. Se poi Franceschini non ha la statura morale di Savonarola e se Renzi non è fiorentino e tantomeno magnifico, pazienza.

venerdì 9 dicembre 2016

La Libia cambia, l'Italia non se ne accorge

La crisi di governo ha evidenziato, ma certo non provocato, gli immancabili errori della politica estera italiana. A partire dalla Quarta Sponda, dalla dirimpettaia Libia. Non è bastato il suicidio politico del sostegno a Sarkozy e Cameron per abbattere ed assassinare Gheddafi. L'Italia, cagnolino al guinzaglio dell'On, ha appoggiato Al Sarraj, il ras di Tripoli, senza la minima capacità di valutazione di ciò che avveniva sul terreno. Così ci siamo persi il rafforzamento, in Cirenaica, del generale Haftar appoggiato dall'Egitto poi dalla Russia e pure dalla Francia che, come di consueto, gioca su due tavoli e sostiene entrambi i concorrenti. E potrebbe vincere su entrambi i fronti. L'alleanza tra Russia ed Egitto ha portato il Cairo (sunnita) a sostenere Assad in Siria, in contrasto con i sunniti sauditi. D'altronde la Russia era alleata dell'Egitto ai tempi dell'URSS ed è interessata ad avere una nuova base nel Mediterraneo, oltre a quella in Siria. Tutto di fronte a noi. Che ci occupiamo della Libia solo per andare a recuperare sulle sue coste le legioni di clandestini che arricchiscono i trafficanti di schiavi e le Ong che campano sul mantenimento dei migranti. Siamo all'80% di clandestini sul totale dei migranti, assicura l'Unione europea. Ma l'Italia fa finta di nulla. E non sa più se continuare a sostenere Al Sarraj o se puntare su un riposizionamento, seguendo francesi e russi. Cerchiamo di attirare capitali dalle monarchie del Golfo senza valutare le conseguenze, ci confondiamo, procediamo a tentoni mentre il mondo usa il cervello, le analisi, gli studi. Gli altri sono attenti al greggio, l'Italia vuole solo gli schiavi. Gli altri cambiano alleanze sulla base di strategie, l'Italia attende ordini dall'estero.

giovedì 8 dicembre 2016

Rovazzi fascista sei il primo della lista

Eh sì, l'hanno presa proprio male la sconfitta al referendum. Non tanto il bugiardissimo, costretto a scoprire di essere tanto odiato. Chissà come faceva a credere di essere amato quando si faceva proteggere da eserciti di poliziotti e carabinieri per ogni uscita pubblica. E neppure la sua corte dei miracoli che ha scoperto 17 milioni di poveri in Italia. No, quelli che l'hanno presa male sono gli intellettuali di servizio. Indignati perché il popolo non si è fidato di loro, perché ha osato ribellarsi. Ma loro non demordono e preparano la rivincita. Accusando tutto e tutti. Il primo colpevole? Rovazzi. Un pericoloso cantante sovversivo che, diversamente dai suoi colleghi, osa sbeffeggiare i luoghi comuni del politicamente corretto. E la censura cosa fa? Non interviene? Matteo, pensaci tu e caccialo dalle radio e dal web. Rovazzi figlio della lupa (autentica definizione della Busiarda-La Stampa). E poi come tollerare il criminale Zaia che vuole insegnare il veneto nelle scuole venete? Il dialetto è morto, assicura Camon, perché è morta la società che lo utilizzava. Dunque, in una società globalizzata e' meglio cancellare anche l'italiano - lingua di un'epoca superata - per passare all'inglese per tutti. Ma anche l'ingrato ceto medio e' colpevole e deve essere punito. È vero che il bugiardissimo l'ha impoverito, ma bisognava fare di più e si dovrà eliminarlo completamente. Con nuove tasse sulla casa, con la patrimoniale. Perché bisogna ridurre le differenze sociali. E visto che i ricchi amici del bugiardissimo non possono essere toccati, si dovrà impoverire ulteriormente il ceto medio per renderlo uguale ai 17 milioni di poveri. D'altronde chi può opporsi a questi disegni? Il centrodestra pronto all'accordo con il bugiardissimo per tutelare le aziende del capo? Le destre incapaci persino di giocare sul l'annuncio ritrattato dell'uscita dalla politica di Maria Elena Etruria? Le destre che si commuovono per la dignitosa uscita di scena del bugiardissimo e non si accorgono che è la stessa scena dell'addio di Cameron, copiata dal guru della comunicazione?

mercoledì 7 dicembre 2016

Occuparsi dei poveri? No, e' di destra

Non se ne erano accorti. Lo ha spiegato il ministro Del Rio. In Italia oltre 17 milioni di persone sopravvivono al di sotto della soglia di povertà o comunque in in una situazione di difficoltà economica, ma il governo del Pd non lo sapeva. Il bugiardissimo era troppo impegnato a frequentare i banchieri, i suoi ministri passavano il tempo a trovare i soldi, nelle tasche degli italiani, per mantenere l'esercito dei migranti e nessuno si accorgeva che gli italiani diventavano sempre più poveri. Il ceto medio veniva spazzato via da politiche fiscali demenziali prima ancora che criminali, ma loro non se ne accorgevano. Maria Elena Etruria doveva occuparsi dei pasticci bancari del padre, il ministro Martina si inventava regole per consentire la concorrenza sleale in Italia, Poletti magnificava lo stile di vita dei giovani e meno giovani che campavano solo con i voucher. Troppo distratti per comprendere il disagio degli italiani. O così in malafede da entusiasmarsi per la fuga dei cervelli. Strano? Per nulla. Oggi la Busiarda (la Stampa) spiega che difendere i poveri e' un atteggiamento di destra. E visto che la destra latita e non ha nulla da proporre, secondo la Busiarda e' Grillo a spostarsi a destra e puntare sui poveri. Che, essendo poveri, non dovrebbero avere il diritto di votare, in base alle valutazioni dei radical chic politicamente corretti. Quelli che, grazie al sostegno del prefetto, respingono i migranti da Capalbio perché è una località turistica per ricchi. E pretendono di confinarli a Goro perché è una località di poveri. I bobo che girano film a Lampedusa, che organizzano concerti a Lampedusa, che propongono Lampedusa per il Nobel per la pace. E poi scoprono che a Lampedusa i No vincono con quasi l'80% dei voi. Così politicamente corretti da commuoversi sino alle lacrime di fronte alla "nobile uscita di scena" del bugiardissimo, accompagnato dalla moglie. Per poi scoprire che il guru della campagna elettorale del bugiardissimo era lo stesso di Cameron e che la scena del nobile addio del bugiardissimo era identica a quella di Cameron, moglie compresa. L'ennesima buffonata. Ma loro, ovviamente, non se ne erano accorti.

martedì 6 dicembre 2016

Il 40% dei voti e' del bugiardissimo ?

Ma il bugiardissimo ha davvero perso? Certo, lo smacco del referendum e' evidente e il margine di vittoria del No e' consistente. Ma quel 40% rappresenta il bacino elettorale del bugiardissimo e del Pd in caso di ritorno alle urne per le politiche? Una valutazione e' difficile. Un quarto degli elettori del Pd ha votato per il No ma non sono stati pochi gli elettori del centrodestra che hanno scelto il Si. Tutti pronti a tornare agli ovili di appartenenza alle prossime elezioni? È evidente che il quadro della politica e' cambiato profondamente. Sono finiti i partiti ideologici e si vota sulla base delle emozioni. Il bugiardissimo ha potuto contare sul l'appoggio di tutti i principali quotidiani e di tutte le TV, pubbliche e private (disgustosa l'intervista zerbinata di Del Debbio). Il fronte del No aveva il sostegno del Fatto Quotidiano e della Verità. Ma, come negli Stati Unit, anche in Italia il giornalismo schierato e di servizio ha perso clamorosamente. Ed hanno perso i sedicenti Vip scesi in campo con dichiarazioni di voto a favore del Si, dagli chef stellati sino al Volo, da attori apprezzati solo dai giornalisti italiani sino a cantanti sopravvalutati dalla consueta compagnia di giro. E poi i vertici di Confindustria, Coldiretti, associazioni di commercianti ed artigiani. Non è bastato. Perché dall'altra parte c'erano gli italiani, soprattutto i giovani, quelli che sopravvivono a stento con la paghetta dei genitori e con qualche lavoro saltuario pagato con i voucher. Giovani che si infastidiscono quando il finanziere a capo del bugiardissimo, David Serra, sostiene che un voucher al mese rappresenta un posto di lavoro nelle statistiche presentate dal governo. Provi lui, il finanziere che pontifica sull'Italia stando a Londra, a campare con un voucher al mese. Difficile credere che questi giovani possano votare per il Pd del bugiardissimo alle prossime elezioni. E gli imprenditori, soprattutto quelli piccoli,  trasformeranno il Si in un sostegno elettorale al Pd? Ma, innanzi tutto, il Pd sarà ancora del bugiardissimo ? Oppure il premier dimissionario cercherà di costruirsi un partito tutto suo, aggregando spezzoni di quel che resta di Forza Italia, magari lo stesso Berlu, per schierarsi più al centro e meno a sinistra?  Ovviamente dovra'  liberarsi di personaggi come Maria Elena Etruria, la vera sconfitta del referendum. Quella che aveva assicurato il suo ritiro dalla politica in caso di vittoria del No e invece adesso resta "al servizio delle istituzioni". E poi, con quale legge elettorale si andrà a votare? Se il bugiardissimo e' convinto di valere il 40% o poco meno, sosterrà l'Italicum, perché la delusione dei 5 stelle a Roma e Torino potrebbe impedire il sostegno degli elettori ai grillini in caso di ballottaggio tra Pd e 5 stelle. Di sicuro continua a latitare il terzo polo, più o meno a destra.

lunedì 5 dicembre 2016

Il lattaio Padoan dopo il bugiardissimo?

Il bugiardissimo va a casa. Non per sempre, purtroppo. Probabilmente si medicherà le ferite per poi tornar sulla scena. Forse non tornerà più Maria Elena Etruria, ma ce ne faremo una ragione. Ora toccherà a Mattarella decidere a chi affidare l'incarico per un nuovo governo. Il lattaio Padoan? Il ministro che ignora il costo di un litro di latte ma che pretende di decidere il futuro economico delle famiglie italiane? Oppure un governo di scopo per cercare di coinvolgere Berlu e le sue TV? Di certo non sarà il turno del centrodestra. Ci sarà mai un turno del centrodestra? Difficile ipotizzarlo con questa classe dirigente. Forse sarebbe meglio un reincarico al bugiardissimo per rafforzare la protesta, ma solo con la protesta non si va da nessuna parte. Inclusi contro esclusi, ma chi rappresenta gli esclusi? I 5 stelle? Certo non i moderati del centrodestra sempre appiattiti sulle associazioni imprenditoriali che giustificano le politiche di sfruttamento, che agevolano le invasioni. Che si entusiasmano per i voucher in nome della flessibilità. I servi sciocchi ed impoveriti delle grandi associazioni non possono rappresentare gli esclusi, non possono ottenere il voto di giovani a cui viene negato il futuro perché bisogna puntare sullo sfruttamento globalizzato. Le future elezioni non possono essere vinte da chi non è in grado di dotarsi di un programma e di mezzi di informazione per diffonderlo. Il Pd ha perso questa battaglia, non la guerra. Anzi, la spaccatura interna garantisce alla sinistra del Pd la possibilità di rivolgersi ancora ai giovani che, in massa, hanno bocciato il referendum del bugiardissimo. D'altronde a chi dovrebbero rivolgersi? Magari ai 5 stelle, perché di fronte a disoccupazione e sfruttamento la risposta può anche essere "di pancia", come ha chiesto Grillo per il referendum. Il centrodestra e la destra non hanno programmi per la pancia e neppure per la testa. Serve chiarezza, serve un programma vero per capire chi sta con chi. Con gli sfruttatori o con gli sfruttati? Con gli inclusi o con gli esclusi? È ora di scelte precise. Oppure è ora di andarsene a casa, ma senza la possibilità di tornare.

giovedì 1 dicembre 2016

Al voto un popolo di accattoni

E' un peccato che la campagna elettorale per il referendum sia ormai alla fine. Altre due settimane e il bugiardissimo avrebbe promesso anche la cura anti cancro, la ricrescita dei capelli, la fontana della giovinezza. Ma già così non c'è da lamentarsi: soldi per i contratti degli statali, soldi per le pensioni, soldi per i diciottenni. Poi, da lunedì, si vedrà cosa potrà essere realizzato davvero. Perché in Europa hanno già detto che la manovra del bugiardissimo non va bene. Ma per non rovinare le promesse referendarie se ne riparlerà a urne chiuse. E il bugiardissimo potrà sempre dar la colpa a Bruxelles se non potrà mantenere gli impegni. Perché da qualche parte bisognerà pur trovarli, tutti questi soldi. L'Europa, nella migliore delle ipotesi, concederà all'Italia di spendere soldi italiani, non è che le risorse potranno arrivare da Bruxelles. Ma agli italiani non importa nulla di questi particolari. I sudditi applaudono il padrone che lancia i resti del banchetto alla folla affamata. Forse ha ragione Boldrini quando propone di cambiare le scritte sulle opere del passato. Non tanto gli anni, in numeri romani, dell'Era Fascista. Ma la scritta dell'Eur andrebbe cambiata, anzi proprio cancellata. Già la definizione di palazzo della civiltà italiana non ha più ragione di esistere. E poi diventa ridicola, quasi offensiva, la scritta che campeggia sul palazzo. Un popolo di eroi, questo? Meglio scrivere "popolo di cortigiani". Navigatori? Chiedere a Schettino. Poeti? Beh, abbiamo Fedez. Santi? Meglio evitare l'argomento, di fronte al vuoto delle chiese grazie anche a monsu Bergoglio. E gli artisti? Le oscenità banali che vengono spacciate per arte fanno rivoltare nella tomba non solo Leonardo e Michelangelo, Caravaggio e Tintoretto, ma anche i più bistrattati produttori di croste dell'Ottocento. E i pensatori dove sono? Quelli dei think tank che sfornano gli ordini da impartire al bugiardissimo. Gli scienziati magari ci sono, fuggiti all'estero e per questo meritevoli della definizione di trasmigratori. No, meglio cancellare la scritta, meglio abbattere l'Eur ed anche il Colosseo. Cancelliamo una grandezza che non ci appartiene più. Popolo di accattoni, di furbetti a caccia di concessioni dal potente di turno. Questa è l'Italia che andrà al voto domenica. O che resterà a casa perché anche scegliere è diventato troppo faticoso. Occorrerebbe pensare, ma è un'attività che non è più prevista. Popolo di aspiranti chef, di aspiranti commissari tecnici del calcio, di aspiranti veline. Aspirare si può, l'importante è che nessuno chieda un po' di impegno per allenare in terza categoria, per imparare a cucinare un uovo sodo, per imparare a muovere due passi di danza. Comunque vada domenica, lunedì l'Italia resterà quella di sempre.

mercoledì 30 novembre 2016

Morti sul lavoro 4.0

E che saranno mai centinaia o migliaia di morti a causa dell'amianto? Si può mandare in galera un miliardario svizzero soltanto perché si è arricchito sulla pelle dei lavoratori alle sue dipendenze? Certo che no. E' stato un incidente. Sì, poteva stare più attento, ma è come l'automobilista che apre di colpo la portiera della vettura e non si accorge del motociclista che sta sopraggiungendo. Se cade e muore, è solo una fatalità. Mica si va in galera per un piccolo errore. E se l'errore viene ripetuto per migliaia di lavoratori e per decine di anni, pazienza. Mettiamoci una pietra (tombale) sopra e lasciamo il miliardario svizzero a godersi la sua ricchezza. Vogliamo dare la stura all'invidia sociale? Il miliardario aveva l'obbligo di preservare i suoi capitali, non quello di preservare la salute di quelli che, con il massimo di ipocrisia, oggi vengono definiti come "collaboratori". Schiavi beneficiati di un lavoro. Lo vuoi un lavoro? E allora accetta di correre dei rischi. Come i tre operai italiani morti mentre riparavano una nave. Ora magari le famiglie pretenderanno anche un risarcimento: ingrate. Certo non potranno pretendere giustizia, lo sanno di essere in Italia. Ma qualche spicciolo per sopravvivere magari arriverà. Certo che proprio non si può fare gli imprenditori in Italia. Con tutte queste leggi da aggirare sulla sicurezza. E non bisogna utilizzare l'amianto, e si devono mettere sistemi di sicurezza sulle navi, e si devono montare impalcature che non crollino. Ma dove andremo a finire di questo passo? Neanche fossimo un Paese europeo. Troppa sicurezza uccide le aziende. Molto meglio uccidere i lavoratori. Tanto gli imprenditori italiani sono schierati con il bugiardissimo e con Alfano, tanto impegnati a procurare nuovi schiavi in arrivo dall'Africa o dall'Asia. Così, se cadono da un'impalcatura, l'indignazione è minore. Magari non ci sono neppure famigliari da risarcire. Meglio far lavorare i clandestini, così non ci sono documenti che dimostrino la provenienza, i legami famigliari. Niente di niente. E con qualche conoscenza giusta magari si riesce anche a far sparire il corpo, come se nulla fosse successo. Deve essere questa l'industria 4.0 per il futuro dell'Italia. Non si sa cosa rappresenti il 4, ma lo 0 è riferito di sicuro ai diritti dei lavoratori. Se poi ai bamboccioni italiani tutto questo non piace, possono sempre andarsene. A fare esperienze, perenni, in Paesi dove i lavoratori sono considerati una risorsa vera e non degli schiavi da sfruttare e da sostituire quando non sono più utili. Ma l'Italia, assicura il bugiardissimo, deve modernizzarsi, deve correre, non può rimanere ferma in un passato che garantiva ferie, pensioni, norme contro gli infortuni. Tutte perniciose invenzioni di un regime lontano e tanto cattivo. Ora abbiamo le morti 4.0, siamo diventati finalmente moderni

martedì 29 novembre 2016

Lapo, simbolo della fine degli Agnelli

Non è il caso di infierire sui problemi psichici di Lapo Elkann. Il patetico tentativo di inventarsi un sequestro per spillare 10mila dollari alla famiglia rileva ampiamente lo stato mentale del nipote del sedicente Avvocato Agnelli. Tare genetiche, probabilmente, prima ancora di problemi legati all'educazione ricevuta in una famiglia che è il simbolo delle nefandezze di una classe dirigente fallita. Una storia bruttissima, quella degli Agnelli. Peggiorata ancora nella variante Elkann. E non bastano i soldi, i tanti soldi, a modificare la realtà anche se i media di servizio hanno fatto di tutto per raccontare una storia totalmente falsa e completamente diversa. Così come continuano a raccontare meraviglie sull'azienda di Lapo, quella che produce articoli di pessimo gusto riservati a chi si illude di far parte del mondo dei Vip soltanto perché indossa orribili occhiali ma con marchio da fighetto. Una famiglia allo sbando, tra cause legali della figlia che si sente defraudata da madre e parte dei figli, tra eredità svanite e soldi svaniti in chissà quale paradiso fiscale. Una famiglia che ha rimosso anche la tragica morte di Edoardo, il figlio dell'Avvocato. Personaggio scomodo, anche lui con problemi di droga ma anche con problemi legati alla sua capacità di pensare liberamente: una malattia intollerabile nel mondo degli Agnelli. Ma il vero problema non è quello dei rapporti famigliari o dei quozienti intellettivi. Sono fatti loro. Il problema vero è rappresentato dal servilismo delle corti che si sono affannate a rendere omaggio, a prostrarsi, a contendersi le briciole lasciate cadere da un padrone assolutamente taccagno. Le corti di disinformatori che continuano a descrivere il mondo dei Vip come se davvero queste persone fossero importanti per qualcuno al di là di loro stessi. Quei disinformatori che sprecano righe di giornali per descrivere l'abito indossato dalla nipote del cugino del cognato di un presunto Vip. E se poi la nipote del cugino del cognato va in giro con gli occhiali di Lapo, allora il delirio giornalistico è assicurato. In fondo Lapo è anche vittima di questo mondo di una informazione fasulla e servile che ha osannato ogni sua sciocchezza, che ha sorriso di fronte alle sua auto oscenamente colorate e parcheggiate perennemente in divieto di sosta. Gli hanno fatto credere che a lui tutto fosse permesso e concesso. Ci ha creduto, tra una sniffata ed un trans. Simbolo di una dinastia che si è creduta regale perché, nella crassa ignoranza, era convinta che la regalità si misurasse dalle legioni di cortigiani. Fine della storia, in attesa che l'addio di Marpionne alla Fca determini anche la fine della dinastia.

lunedì 28 novembre 2016

Verso il Si, a forza di ricatti e minacce

Bastone e carota nell'ultima settimana di campagna elettorale del bugiardissimo per il referendum. Dunque, nell'ordine, se dovesse vincere il No gli effetti sarebbero: fallimento di alcune banche (tra cui, guarda caso, l'Etruria del signor Boschi, e sarebbe un bel casino), cancellazione degli aumenti ai dipendenti pubblici, cancellazione dei patti miliardari con le principali città italiane, cancellazione degli 80 euro negli stipendi più bassi, cancellazione del bonus di 500 euro per i diciottenni che votano Si. E, per finire, un governo tecnico. Ciò significa che ad indicare il nuovo capo del governo non sarà più il presidente della Repubblica, come da vecchia Costituzione, ma direttamente Juncker o chi per lui. Ma significa anche che il governo tecnico e' il male assoluto, visto che viene utilizzato come spauracchio. Peccato che sia stato proprio il Pd a volere il Grigiocrate Monti e la sua banda di distruttori dell'Italia. Certo, con l'appoggio di quel centrodestra che, in tal modo, ha firmato la porti fine. Bisogna, dunque, che vinca il Si. Perché gli italiani - assicura il bugiardissimo - sono stufi di questa situazione. E per una volta non mente. Ma si dimentica, il bugiardissimo, che a gestire l'attuale situazione è proprio lui. Insieme a gente come Padoan o Maria Elena Etruria o a Madia, quella che minaccia di cancellare gli aumenti ai dipendenti pubblici se non passa la sua riforma bocciata dalla Corte Costituzionale. Riforma e contratti sono due cose completamente diverse, ma per ottenere il Si al referendum si è pronti a tutto. Anche ai ricatti più squallidi. Come se il 5 dicembre, in caso di vittoria del No, il mondo finisse e nessuno potesse più governare l'Italia. D'altronde la strategia del bugiardissimo pare funzionare: il Si recupera perché un popolo di conigli si spaventa di fronte ai ricatti. Perché alle promesse non crede nessuno, ma alle minacce ed ai ricatti credono tutti. A cominciare dalla banda di Mediaset, pronta a cancellare qualsiasi dignità informativa pur di compiacere il bugiardissimo.

venerdì 25 novembre 2016

Gli italiani la smettano di infastidire i clandestini

A Torino, da qualche anno, più di un migliaio di clandestini occupa abusivamente alcune palazzine costruite per le Olimpiadi invernali del 2006. Non pagano le bollette della luce, ovviamente. E altrettanto ovviamente non vengono sgomberati perché non è politicamente corretto. Una ragazza italiana, disabile, è stata anche violentata e lo spaccio è diventato un'attività assolutamente tollerata. Tanto nessuno arresta questi signori. Che, sicuri dell'impunità, scorrazzano per il quartiere e creano scontri con gli indigeni. Non tutti gli indigeni, però, sono così tolleranti e capita che un paio di petardi vengano fatti esplodere davanti alle palazzine. Provocando la fuoruscita di centinaia di clandestini che distruggono un po' di quartiere, tanto per far notare chi è a comandare. Il sindaco non rimane certo con le mani in mano. E chiede un immediato intervento della giustizia. Contro i clandestini che occupano le palazzine? No, ovviamente. Contro gli italiani che li infastidiscono. Mentre il quotidiano dei migranti, la Busiarda, intervista uno degli occupanti che spiega che sono stati gli indigeni a volerli nelle palazzine. Una menzogna totale ed evidente. Per tutti tranne che per chi realizza l'intervista. Ed ora, di fronte ad un quartiere impaurito ed anche intimidito dalla giustizia a senso unico, si sta pensando a trovare nuove soluzioni abitative per gli irregolari. Dunque, gli italiani senza casa si devono arrangiare, i clandestini che hanno compiuto un reato occupando le palazzine devono avere un alloggio confortevole pagato dalla collettività. Ovviamente non è un problema solo torinese. Certo non è un problema di Capalbio dove i migranti non arriveranno perché il prefetto ha deciso che la località turistica frequentata dalla sinistra radical chic non deve essere infastidita da presenze di gente che non ha il pulloverino di cachmere. I migranti possono e devono andare a Goro, occupando l'unico locale pubblico della frazione di Gorino. Tanto è una località per un turismo di sfigati che magari non votano neppure bene. Dunque possono essere penalizzati. E non devono protestare, se no i media partono con le campagne sul razzismo e chi difende casa propria diventa un troglodita che non ha capito il beneficio della globalizzazione. E come ripete sempre Franco Debenedetti, uno dei responsabili della distruzione di migliaia di posti di lavoro all'Olivetti, la globalizzazione ha fatto bene a tanta gente nel sud del mondo. Se qualche pescatore dell'Adriatico è alla fame, chissenefrega. Può sempre andare a lavorare come lacché nella casa di qualcuno degli oligarchi che guidano questo Paese. Un tozzo di pane gli verrà fornito. Un salario no, perché è politicamente scorretto ed è pure una richiesta da populisti.

mercoledì 23 novembre 2016

Il protezionismo USA sarebbe la fortuna del mondo

Tutti i globalisti sono preoccupati per le scelte di Trump in campo economico. Scelte che, a partire dalla cancellazione del Ttp e dalla mancata prosecuzione delle trattative sul Ttip, porterebbero gli USA verso il protezionismo. Al di là delle sciocchezze ormai abituali sul futuro presidente nordamericano, i timori appaiono ancora una volta legati alla faziosità delle interpretazioni più che al dato di realtà. Da un lato, infatti, la rinuncia ai due mega trattati non significa la cancellazione dei rapporti commerciali con i vari Paesi. In economia, esattamente come in politica estera, Trump preferisce i rapporti bilaterali. Che può gestire da una posizione di forza. Il problema, evidentemente, può sussistere per i Paesi più deboli nel confronto, come l'Italia ad esempio, ma certo non per gli USA. Ma anche l'Italia - come qualsiasi altro grande partner commerciale - ha armi con cui rispondere. O le avrebbe, se solo la classe imprenditoriale del nostro Paese dimostrasse un po' più di coraggio e di fantasia. Una eventuale frenata delle importazioni negli USA porterebbe maggior lavoro negli Stati Uniti. Probabilmente anche a costi maggiori dei prodotti, rispetto a quelli realizzati in Asia o anche in Messico e poi importati. Ma la politica dei salari dovrebbe rispondere agli aumenti dei prezzi. Quanto ai problemi creati in Messico e Paesi asiatici, e' vero che aumenterebbe la disoccupazione ma con la cancellazione di posti di lavoro che assomigliano alla schiavitu'. Poco più di 4 dollari di paga al giorno non garantiscono prospettive reali. E allora è arrivato il momento che i Paesi dove lo sfruttamento e' il modello di competitività si dotino di programmi più intelligenti. Programmi di crescita e sviluppo, non di schiavismo e di asservimento. I trattati commerciali non possono essere basati sul l'arricchimento di un piccolo gruppo di persone a scapito di tutto il resto della popolazione. Ed una eventuale chiusura degli USA nelle proprie frontiere economiche, peraltro improbabile, avrebbe il merito di far emergere le contraddizioni negli altri Paesi, obbligandoli a cambiare. Non succederà, perché le plebi desideranti ed il ceto medio infiacchito ed invigliacchito preferiranno adeguarsi al volere dei padroni di turno

martedì 22 novembre 2016

Anche la Francia, dopo Bulgaria e Moldavia, diventa filorussa

In attesa di decidere chi sarà il prossimo presidente della Federazione Russa alla scadenza del mandato, Vladimir Putin sta incassando un pezzo dopo l'altro dell'Europa che - secondo i disinformatori di professione - gli avrebbe voltato le spalle. E senza neppure addentrarsi nelle prospettive sul fronte americano. Dopo i successi dei presidenti filorussi in Bulgaria e Moldavia, la vittoria di Fillon alle primarie per le presidenziali francesi porta anche Parigi nelle fila dei potenziali alleati. Perché, a meno di sorprese sempre possibili considerando l'attendibilità di sondaggi e analisi, lo scontro finale per l'Eliseo sarà tra Marine Le Pen e Fillon. Entrambi favorevoli a migliori relazioni con Mosca. Se poi, il 4 dicembre, non si ripeteranno i brogli, anche l'Austria avrà un presidente che guarda alla Russia con maggior favore. E il tutto senza muovere un dito, o quasi. Semplicemente incassando gli effetti del disgusto generale per il politicamente corretto imposto da gente come Juncker ed i suoi accoliti nel vari Paesi dell'Ue. Nel frattempo anche la Turchia minaccia di trascurare gli scambi con l'Europa per puntare su Russia e Cina. Una minaccia per alzare il prezzo, probabilmente, ma l'ennesimo segnale di un malcontento generale. D'altronde come è possibile ovviare al disgusto collettivo quando la politica estera europea è affidata a Mogherini? Così, a lottare contro i popoli europei in nome di una guerra al populismo, restano i media. Non soltanto quelli italiani, ovviamente, anche se i nostri cercano sempre di fare i primi della classe. Così titolano sull'eroina Merkel che si batterà ancora una volta contro il populismo dilagante: non si cede neppure un metro. Poi, in realtà, si scopre che anche Angela sta cedendo non metri ma chilometri. E il suo partito (proprio il suo, non la Csu bavarese) avrà come programma elettorale il respingimento di tutti i migranti che non hanno diritto di asilo in Germania. Tutti da riportare nei Paesi d'origine o, tutt'al più, nei Paesi di transito. Cioè l'Italia. Ma questo, nei titoli dei quotidiani e delle tv pubbliche e private del bugiardissimo, non compare.

lunedì 21 novembre 2016

Per la Cina l'Italia è come l'Africa

La difficile trattativa per il passaggio del Milan in mani cinesi non è soltanto una vicenda calcistica e neppure una mera questione di affari. Perché le acquisizioni cinesi, e non soltanto cinesi, in un'Italia in svendita si stanno moltiplicando e pongono crescenti interrogativi. Negli Stati Uniti, infatti, Pechino si è comprata alcuni studi cinematografici e catene di sale per la proiezione dei film. Un investimento economico e finanziario, ma anche la strada migliore per conquistare le coscienze, per esportare negli Usa un modello cinese e per ribaltare l'american style esportato in tutto il mondo, Cina compresa. In Italia, invece, non si assiste a nulla del genere. Problemi di convivenza della China Town inserite in alcune città, problemi di concorrenza sleale per alcune attività, mancato rispetto di regole che vanno dagli orari di lavoro alle norme igieniche alimentari. Eppure gli investimenti non mancano. Con il salvataggio o la creazione di migliaia di posti di lavoro. Manca, però, un intervento a valle per raccontare ciò che viene fatto. Manca un coinvolgimento positivo delle popolazioni. Invece di puntare sul soft power utilizzato in America del Nord, pare che gli atteggiamenti in Italia assomiglino a quelli usuali in Africa, nelle regioni intere che i cinesi hanno acquistato. Non si sfruttano adeguatamente le possibili collaborazioni culturali - Marco Polo non andrebbe dimenticato, ma lo si ignora persino in Italia - non si dialoga. Pechino, in Italia, preferisce i rapporti di forza. Lo si è visto nelle ribellioni della China Town milanese contro la richiesta di rispettare le leggi ed i regolamenti italiani. Lo si vede a Prato, lo si vede nei troppi capannoni dove viene stipata merce irregolare prodotta in Cina e smerciata in Italia. E allora qualche domanda bisognerebbe porsela. Perché i cinesi trattano gli italiani come una colonia africana e riservano agli statunitensi atteggiamenti molto più rispettosi e collaborativi? Forse perché gli italiani hanno dimostrato di meritarsi una considerazione di questo tipo. Pronti a svendere tutto e tutti in cambio di un gruzzolo posato sul tavolo. Hanno venduto case e negozi, terre e industrie, porti e centri commerciali. La Penisola vale solo come ponte di passaggio verso l'Europa che conta. Un mega centro logistico privo di altro interesse. Qualche porto da rilanciare anche a costo di un maggior inquinamento, qualche linea ferroviaria strategica che punti verso nord, manodopera a buon mercato. Magari anche qualche località turistica da visitare e da tutelare per il piacere del visitatore asiatico. Da tutelare sino a quando non verrà considerato più utile distruggere tutto per realizzare un'autostrada o una nuova ferrovia, un centro commerciale o un'industria. Come in Africa, come in Ecuador. Pecunia non olet, in fondo il cattivo esempio mondiale l'ha dato proprio Roma.

giovedì 17 novembre 2016

Francia e Germania si preparano al voto che cambierà l'Europa

Dopo le elezioni americane, tocca all'Europa prepararsi al voto. Non soltanto quello per il referendum del bugiardissimo. Il 4 dicembre gli austriaci tenteranno di scegliersi il nuovo presidente, con la speranza di un risultato non condizionato dai brogli della volta precedente. E cominciano a muoversi le macchine elettorali in Germania e Francia. Difficile ipotizzare rivoluzioni a Berlino, con il voto del prossimo autunno. La Merkel, se deciderà di ripresentarsi, appare ancora la favorita, magari per la mancanza di avversari adeguati. La Spd non brilla e Afd è una formazione ancora troppo giovane per impensierire davvero Merkel. Tuttavia Afd potrebbe condizionare il risultato finale. Più incerta la situazione in Francia, con Marine Le Pen che ha lanciato il suo movimento in Blu (stesso colore scelto da Fitto in Italia) e con una rosa blu come simbolo. Contro di lei il centrodestra dovrebbe arrivare a schierare l'anziano Alain Juppé, nettamente favorito rispetto al mai rimpianto Sarkozy con Fillon come terzo incomodo. Mentre a sinistra i socialisti dovranno inventarsi un candidato meno perdente di Hollande. E dovranno fare i conti con l'ex ministro Macron che ha deciso di presentarsi per conto proprio, consapevole che l'abbraccio con i socialisti sarebbe mortale. Paradossalmente il vero candidato delle destre, intese nell'accezione conservatrice e liberale, sarà proprio Macron. Pessimo ministro sino a pochi mesi orsono, grande sostenitore delle tasse per il popolo e degli aiuti per i banchieri. Non a caso lavorava per banca Rothschild. Una sorta di bugiardissimo in salsa francese. E dal bugiardissimo ha copiato slogan per ricette fallimentari che non hanno fatto ripartire la Francia anche se il suo nuovo movimento si chiamerà "En marche". In realtà Macron potrebbe essere un ottimo alleato di Marine Le Pen. Perché sottrarrà voti non tanto ai defunti socialisti, quando al centrodestra che sta tentando di allinearsi sulle parole d'ordine del Front National. Se Macron si ritrovasse al ballottaggio con Le Pen, otterrebbe probabilmente buona parte dei voti socialisti ma non tutti. Perché è vero che la gauche caviar farebbe di tutto per frenare la corsa di Marine all'Eliseo, ma gli elettori delle fasce popolari, quei pochi che votano ancora a sinistra, non gradirebbero le politiche ultraliberiste di Macron e potrebbero disertare le urne o scegliere addirittura il FN. E lo stesso vale per il centrodestra che, dopo aver sposato al primo turno molte delle tesi di Marine, si troverebbe a dover indicare una scelta a favore di Macron per contrastare il successo del FN. Non è per nulla scontato che gli elettori del centrodestra seguano, in tal caso, le indicazioni dei vertici delle formazioni della loro area. Dunque tutto si muove in Europa. Tranne che in Italia. E la situazione francese è particolarmente significativa. Marine Le Pen era scomparsa da tempo dalle prime pagine dell'informazione-spettacolo. Si era ritirata a preparare programmi e strategie. Ed ora riappare pronta a lottare. Macron ha fatto altrettanto: si è dimesso dal governo, si è allontanato dai socialisti, ha studiato la situazione ed è partito per la campagna dell'Eliseo. Persino Sarkozy si era ritirato, in Valle d'Aosta, per studiare programmi e strategie. Tutti, insomma, hanno studiato e si sono preparati. Una fatica che sarà premiata solo in un caso. Ma una fatica indispensabile se si vuol fare politica seriamente. In Italia preferiamo gli slogan e le promesse da non mantenere. Una notevole differenza

mercoledì 16 novembre 2016

Boom del Pil italiano? Cresce la metà di quello europeo

Siamo fuori dal tunnel! Il Pil riparte alla grande! Quanto entusiasmo sui giornali, nel Tg Rai ed al TgRenzi5. La crescita, su base annua, è addirittura dello 0,9% e Padoan - scrive la Busiarda - "dopo settimane di polemiche non vedeva l'ora di incassare un risultato del genere". Eh sì, proprio un grande risultato, subito prima del referendum. Un grande risultato soprattutto se si finge di non vedere che la crescita media dell'area euro, nello stesso periodo, è stata dell'1,6%. E con questo trend, certifica il Centro studi Promotor, potremmo forse tornare ai livelli ante crisi intorno al 2025 se non dopo. Già, ma bisognerebbe essere in grado di leggerli, i dati, invece di farsi fregare dalle menzogne di tv e giornali. Bisognerebbe leggere le analisi di chi prevede un Natale gelido per i consumi, invece di entusiasmarsi per le dichiarazioni di qualche presidente delle associazioni di commercianti pronto a giurare su un boom degli acquisti per tirare la volata al bugiardissimo. E sia ben chiaro che se i consumi non decolleranno, la colpa non sarà delle politiche del governo e dei comportamenti di una classe imprenditoriale incapace. No, sarà colpa dei sindaci che impongono soste a pagamento nei centri cittadini. O, tutt'al più, sarà colpa delle famiglie italiane che preferiscono risparmiare perché non si fidano delle promesse del bugiardissimo ed ancor meno dell'entusiasmo dei giornalisti di servizio. Perché la disoccupazione, ce lo ripetono ogni giorno, è solo una componente strutturale del gioco economico e non deve spaventare. Perché essere precari è bello e guadagnare poco o nulla è ancora più bello. D'altronde, lo ha detto il bugiardissimo in polemica con l'Europa, servono per i migranti, non per affrontare la povertà degli italiani. E lo ha confermato anche monsu Bergoglio: le risorse per nuovi ponti, per fare arrivare tutti da ogni dove. Così altre risorse potranno essere destinate all'impiego dei militari in città per contrastare la delinquenza nelle periferie dove spadroneggiano le grandi risorse arrivate grazie ai tanti ponti già costruiti. Sembra un circolo vizioso, ma è molto peggio. Perché i soldi buttati per mantenere le cooperative impegnate con i migranti, i soldi per ovviare ai danneggiamenti, i soldi per impiegare i militari in città sono soldi che contribuiscono a far crescere il Pil. Ed anche a migliorare le statistiche relative alla disoccupazione. Quando si sostiene che i migranti contribuiscono alla crescita del Pil, si sostiene una cosa vera. Peccato che la crescita del Pil non coincida con l'aumento della ricchezza delle famiglie. Ma i giornali di servizio e le tv di comodo evitano di spiegarlo.

martedì 15 novembre 2016

Trumpisti o antitrumpisti? Ricette per un'Italia che non esiste

Trumpmania per le destre italiane. Così convinte di trovarsi in Texas e di avere a che fare con un popolo abituato a farsi giustizia da solo. Ma, parallelamente, l'Italia è anche alle prese con la Trumpfobia di un centrodestra allineato sulle posizioni della gauche caviar nostrana ed europea. Tutti, comunque, volti a confrontarsi con l'Estremo Occidente dopo aver passato anni a confrontarsi con l'Oriente putiniano. Peccato che né l'Oriente né l'Estremo Occidente si preoccupino più di tanto delle conversioni dei politici italiani di un'area che spazia da Parisi a Salvini e alla Meloni. Difficile, però, dar torto a questa classe politica, sia nella versione trumpista sia in quella che ne prende le distanze. Meglio, molto meglio, occuparsi di questioni americane e russe piuttosto di mettersi a lavorare per predisporre un programma per l'Italia. E non è un caso che l'attenzione alla geopolitica si fermi a Washington ed a Mosca. Perché arrivare sino a Pechino o a Teheran comporterebbe uno sforzo eccessivo di studio e di analisi. Troppa fatica. Meglio limitarsi ai soliti slogan pro o contro. Pro, nella convinzione delle destre che il popolo italiano sia pronto a ribellarsi contro gli scandali di Banca Etruria così come hanno fatto i moldavi. Contro, come Parisi, per la certezza che un popolo di servi preferisca la moderazione delle pecore invece della protesta anche solo nelle urne. Il risultato complessivo è il puntellamento del traballante bugiardissimo. Reso forte dalla complicità dei media che - come lamenta la triste Botteri - non sono stati in grado di influenzare il voto americano ma sono bravissimi nel condizionare quello italiano. Anche per la sostanziale scomparsa di alternative giornalistiche di peso. Editori con il "braccino", sempre alla ricerca non del pubblico di lettori ma di favori da parte dei poteri forti controllati dai soliti noti. Ma si risparmia anche nella gestione dei social, di web radio e tv. Bisogna anche capirli: non avendo programmi politici da sostenere, diventerebbe complicato gestire una rete informativa complessa e ben strutturata. E' più comodo puntare ad ottenere qualche colonnino in fondo alla pagina o un passaggio televisivo di pochi secondi dove concentrare uno slogan in grado di accontentare un po' tutti. Più facile definirsi trumpisti piuttosto di spiegare come rilanciare la fallimentare industria italiana. Più facile indignarsi contro Trump piuttosto di spiegare come gestire in modo intelligente un network televisivo. Più facile scontrarsi tra trumpisti ed antitrumpisti parisiani piuttosto di affrontare il tema della cultura come traino del turismo italiano. Sperando che il disgusto per le menzogne del bugiardissimo porti le pecore italiane a votare contro di lui e la sua banda, premiando chi ha scelto lo slogan più efficace.

lunedì 14 novembre 2016

In Bulgaria e Moldavia vincono i putiniani. Ma in Italia non si dice

Mentre la disinformazione radical chic si indigna per la minaccia di Trump di cacciare 3 milioni di clandestini con precedenti penali, e ignora che Obama ne ha cacciati 2 milioni e mezzo, in Europa si è tornati a votare. Non se ne sono accorti alcuni dei maggiori quotidiani italiani, ma in Bulgaria e Moldavia le presidenziali sono state vinte dai candidati filorussi. Un segnale chiaro, per nulla imprevisto. E proprio per questo, probabilmente, ignorato dalla disinformazione bobo. Anzi, dal partito di governo arrivano dichiarazioni curiose: Trump non è pericoloso di per sé, ma in quanto amico di Putin. Così, paradossalmente, le sanzioni contro la Russia decise da Washington ed imposte all'Unione europea, possono essere revocate proprio da Trump e rimanere in vigore per i servi sciocchi di questa sponda dell'Atlantico. Intanto, però, i voti di Bulgaria e Moldavia (insieme alla posizioni ormai note dell'Ungheria) indicano che il vento è cambiato anche nel Vecchio Continente. Dove c'è ancora qualcuno in grado di non pensare solo ad arricchire le cooperative che si occupano di migranti. C'è ancora qualcuno che si occupa degli europei e pensa che una nuova alleanza a due, tra Putin e Trump, schiaccerebbe l'Europa e la ridurrebbe all'irrilevanza totale. Solo un mercato dove piazzare le merci. Possibilmente quelle cinesi, perché anche su quel fronte l'Europa è totalmente assente. E l'eventuale intesa tra Usa e Russia porterebbe all'irrilevanza europea anche sulla costa sud del Mediterraneo, nel Vicino Oriente, in Africa. Troppo impegnati ad occuparci dei diritti dei migranti per poter pensare al futuro degli europei. Persino il Messico comincia a pensare che il muro, già esistente perché realizzato dai democratici politicamente corretti ma che verrebbe ulteriormente prolungato e rafforzato, potrebbe rivelarsi un elemento di successo. Perché obbligherebbe i messicani ed i latinoamericani che passano attraverso il Messico sperando di raggiungere gli Usa a lottare per la propria crescita invece di limitarsi a fuggire in cerca di un paradiso terrestre che non c'è. Obbligherebbe tutti a fare i conti con le proprie capacità, con la propria voglia di cambiare. In Messico c'è corruzione? Ci sono i narcos? Tutto vero, ma i problemi non si risolvono fuggendo e lasciando che chi resta si arrangi. Ma lo stesso vale per gli Usa. Le star di Hollywood, straricche e tanto politicamente corrette, abbandoneranno il Paese in cerca di nuovi paradisi democratici? Difficile da credere. Il Canada verrà invaso dai paladini del politicamente corretto sconfitti da Trump? Ancora più difficile. Indubbiamente è facile protestare adesso contro un'elezione regolare che ha portato alla vittoria un candidato che agli sconfitti non piace. Ed è ancora più facile se qualcuno offre dei soldi ai manifestanti. Ma poi, se si vuole cambiare, si comincia a lottare per vincere alle elezioni successive. Chi fugge ha sempre torto.

venerdì 11 novembre 2016

Chi vota male e' un ignorante. La censura culturale in Italia

Bisognerà cambiare nome alla Busiarda, la definizione che i torinesi hanno affibbiato a La Stampa. Non che il quotidiano abbia smesso di raccontare balle, ma alle bugie si è ora sovrapposta la rabbia. La sconfitta di Clinton ed il trionfo di Trump erano stati negati sino all'ultimo. D'altronde gli inviati e gli opinionisti vivevano tra ricchi politicamente corretti e non potevano comprendere la frustrazione crescente tra chi si impoveriva per garantire l'arricchimento dell'oligarchia. Ma almeno a posteriori si poteva pretendere una valutazione meno faziosa. Invece niente. Ed oggi in prima pagina Gramellini, la spalla di Fazio, spiega che la vittoria di Trump e' la vittoria degli ignoranti. Quelli che si sono ribellati alla guida della cultura. Rappresentata, evidentemente, dagli stessi Fazio e Gramellini, dalle star di Hollywood e da cantanti in declino che promettono sesso orale in cambio di voti a Clinton. Eh sì, proprio un grande livello culturale. Proprio la guida imperdibile non solo per gli Stati Uniti ma anche per l'umanità intera. E dopo aver incassato lo sberlone del voto per Trump, i sedicenti intellettuali politicamente corretti hanno ripreso il loro insopportabile atteggiamento. La democrazia e' un pericolo se si affida al suffragio universale, non si può lasciare che gli analfabeti funzionali votino come i Saviano di turno, il voto di Formigli deve valere almeno 100 voti di un operaio (bisognerà mandare al rogo ogni copia del film "La classe operaia va in paradiso" e sostituirla con un nuovo film, da finanziare con soldi pubblici, dal titolo "Solo gli intellettuali di servizio vanno in paradiso e con la benedizione di monsu Bergoglio). I titoli dei quotidiani strillano che "gli americani" scendono in piazza contro Trump e per protestare contro la sua elezione. "Gli" americani? In realtà si scopre che sono 4 gatti, ma i giornali italiani cercano di trasformarli nella maggioranza. Come per il voto. Ma sono quelli acculturati, quelli che hanno studiato. Quelli che hanno provocato la povertà di tutti gli altri, ma questo è un dettaglio. L'importante è chiarire che chi vota contro il sistema è un ignorante, un analfabeta funzionale. Tanto per anticipare eventuali sconfitte alle presidenziali austriache o al referendum italiano

mercoledì 9 novembre 2016

Ma i giornalisti che avevano annunciato il trionfo di Clinton, taceranno finalmente?

Le conseguenze del trionfo di Trump alle presidenziali americane si inizieranno a comprendere quando verrà scelta la squadra che contornerà il presidente. Si vedrà, allora, quali promesse verranno mantenute e quali accantonate. Ma le conseguenze che non vedremo mai, purtroppo, sono quelle che dovrebbero trarre i troppi inviati, corrispondenti, analisti, esperti, conduttori che riempiono spazi sui giornali italiani e blaterano in tv. Ancora una volta non hanno capito nulla e ancora una volta non si sono vergognati e stanno continuando ad occupare spazi ed a blaterare in tv. Che fossero tutti schierati con la Clinton è un problema loro: solo gli ignoranti credono ad un giornalismo italiano super partes. Ma se il tifo è ormai legittimo, l'incapacità di comprendere non è altrettanto legittima. A maggior ragione se sei una giornalista strapagata dalla Rai con i nostri soldi del nostro canone. Sei pagata per capire, non per tifare. E adesso, con il canone, dovremo pagare le damigiane di Maalox necessarie per metter fine ai dolori della signora delle cattive notizie (incapace di sorridere anche quando annuncia una vincita al superenalotto)?. Gli altri, almeno, sono strapagati con i soldi di chi si ostina ad acquistare giornali sempre meno credibili, sempre meno documentati. I Severgnini, i Riotta, i Lerner avranno il buon gusto di tacere? I Gramellini, i Fazio la smetteranno di blaterare? Pia illusione. Non è colpa loro se Clinton ha perso. La colpa è di questo stramaledetto popolo che crede ancora nella democrazia, che utilizza il suffragio universale per scegliere un candidato invece di farselo imporre da una fondazione, da una loggia, dal gruppo di giornalisti politicamente corretti. Un popolo bue che vota male, che non si lascia guidare dalle star di Hollywood. Ma come si permettono? Madonna sostiene la Clinton, promettendo performances sessuali, e loro la snobbano e votano Trump? Inaccettabile. Bisogna tornare al voto per censo. E poi la divisione territoriale diventa fondamentale. Le città politicamente corrette, dove vivono gli oligarchi, scelgono Clinton. Le campagne dove lavorano i bruti, dove vivono i rozzi che zappano invece di dedicarsi a visitare mostre di arte d'avanguardia, scelgono Trump. Già da queste divisioni appare chiaro che è necessario intervenire subito. Togliendo il diritto di voto ai campagnoli, riservandolo agli urbanizzati con reddito particolarmente elevato. E togliendolo anche agli afroamericani, che non sono andati a votare, così imparano. Oddio, togliere il diritto di voto a chi non vota non è particolarmente geniale, ma è meglio non dirlo a Rondolino. Ed i maledetti latinos? I grandi inviati italiani dei giornali e delle tv avevano annunciato la sicura vittoria di Clinton perché si stava registrando un boom di votanti latinos. E invece questi ingrati tendenzialmente fascisti hanno votato in massa, ma per Trump. Ne avessero azzeccata una, i servi dell'informazione di palazzo. Ed hanno pure sorvolato sull'effetto sfiga del bugiardissimo, volato negli Usa a portare il suo sostegno a Clinton, con gli stessi risultati ottenuti con il suo sostegno a Nibali o alla Pellegrini.

lunedì 7 novembre 2016

Fitto in Blu batte il centrodestra ufficiale

Un fine settimana romano per il centro destra in cerca d'autore. Il tutto nel nome dell'unità dell'area. Così unita da organizzare due incontri differenti nella medesima data. E se squadra che vince non si cambia, di fronte agli ultimi disastri pare che qualcosa si cominci a muovere sul versante di un (molto parziale) cambiamento. La manifestazione ufficiale, quella che ha visto l'intervento in videoconferenza di Berlu, ha riunito il centrodestra ufficiale ma ha attirato davvero poca gente. Vuoti altamente significativi. In parallelo è andata in scena la manifestazione "Blu" organizzata da Fitto e dai rappresentanti delle tante liste civiche di centrodestra che stanno nascendo e crescendo in tutta Italia, dal Piemonte al Friuli Venezia Giulia, dalla Sardegna alla Puglia. E nel blu dipinto di blu la gente c'era. Il tutto mentre alla Leopolda il bugiardissimo mostrava palesi segnali di nervosismo mentre Maria Elena Etruria dichiarava che la riforma era stata scritta da "italiani e italiane", e non dai banchieri. Chissà se qualcuno ha davvero creduto che la brava figliola non abbia discusso con il suo babbo. E' comunque evidente che il sistema bloccato che tanto piace al bugiardissimo non funziona più. Come non funzionano più le menzogne quotidiane propinate dai giornali e dalle tv pubbliche e dal tgRenzi5. Ma non funzionano più neppure i volti rifatti delle ex starlette di Forza Italia. Alla partenza delle 500 in tour per il No erano presenti quattro gatti che non rappresentano più nessuno. Mancava il pubblico, non quello delle grandi occasioni: mancava proprio il cittadino elettore. Che comincia a preferire qualche ruga in più purché sia accompagnata da idee e proposte, invece di volti distrutti dal chirurgo e che nascondono il vuoto pneumatico al di là della fronte. L'alternativa può essere Fitto? Non è che l'eterno giovanotto, una sorta di Gianni Morandi della politica, abbia sino ad ora brillato per grandi iniziative sul piano nazionale. I suoi progetti sono sconosciuti, come le eventuali proposte per il rilancio del Paese. Ma in un mondo di ciechi, l'orbo può essere re. E l'idea di coinvolgere le liste civiche può essere una soluzione per superare il baratro che divide i cittadini dai politici del lifting. Non a caso alla manifestazione Blu hanno partecipato esponenti degli stessi partiti che erano presenti al flop del centrodestra ufficiale. Prove di unità per non sparire. Se poi, oltre alle intese elettorali, qualcuno si degnasse anche di pensare ad un programma, non sarebbe proprio una brutta cosa.

venerdì 4 novembre 2016

Asse Tokyo-Mosca mentre l'Europa parla e parla

Mentre il bugiardissimo si dissocia a parole dalle sanzioni contro la Russia e le conferma nei fatti, il premier giapponese Abe è pronto ad incontrare Putin per verificare la possibilità di grandi investimenti nipponici in Russia. Ovviamente i giornali di servizio italiani hanno già cominciato l'immancabile tiritera contro il revisionismo storico di Tokyo. Che, nella vicenda russa non ha ovviamente alcun peso (tutt'altro), ma è sempre utile per criminalizzare chi tenta di sfuggire al pensiero unico obbligatorio. Il problema, per le vestali del politicamente corretto, è che non sanno più con chi prendersela, dal momento che la ribellione contro il pensiero unico è ormai generale in Asia. Non c'è solo il Giappone, che pensa a riarmarsi e rivaluta la propria storia nazionale. C'è anche la Cina che ignora i diktat americani ed i pensieri corretti europei e prosegue per la sua strada di espansione planetaria ad ogni costo. C'è la Malesia, che ha deciso di acquistare navi militari dalla Cina, abbandonando i fornitori americani, ed ha invitato gli occidentali a non occuparsi mai più delle ex colonie. Un atteggiamento, quello malese, che rappresenta uno schiaffo sonoro a tutti gli imbecilli politicamente corretti che vorrebbero portare alla fame le popolazioni europee per rimediare ai danni provocati dal colonialismo. No, i malesi non vogliono risarcimenti di sorta. Vogliono solo che gli occidentali se ne stiano a casa loro. Ma per i buonisti di tutto il mondo le cattive notizie non sono finite. Le Filippine, altra ex colonia prima spagnola e poi yankee, se ne fregano degli Usa. Il presidente di Manila insulta pesantemente Obama, gli americani negano una fornitura di armi e le Filippine se le comprano in Russia. E nel frattempo dialogano amichevolmente con Cina e Giappone. Un mondo che si muove anche senza l'Occidente, anzi ignorando bellamente le opinioni dell'Occidente. Se il Giappone dovesse ignorare le sanzioni e si accordasse con Mosca, per l'Europa sarebbe una sconfitta di notevoli proporzioni. Non soltanto sotto l'aspetto economico, ma anche strategico. Economico soprattutto per Paesi come l'Italia, perché la Germania, capofila europeo delle sanzioni, è anche la prima ad ignorarle quando si tratta di realizzare il raddoppio del North stream dopo aver bocciato che il South stream che avrebbe favorito l'Italia. Un accordo con il Giappone porterebbe le industrie nipponiche ad investire in Russia non soltanto per l'approvvigionamento di gas e petrolio, ma anche per la costruzione di un settore industriale competitivo. Le proiezioni sul prezzo del greggio, infatti, indicano una ripresa dei prezzi per i prossimi anni, ma un successivo crollo legato al maggior utilizzo di fonti rinnovabili e pulite. Dunque la Russia dovrà diversificare la propria economia in tempi rapidissimi. Potrebbe essere il Giappone ad approfittarne, senza dimenticare la Cina, sempre più partner strategico di Mosca. Mentre l'Italia del bugiardissimo parla, parla, parla..

giovedì 3 novembre 2016

Basta poveri, siate snob

L'ascensore sociale si è ormai bloccato in salita. Si può solo scendere. Ma chi è riuscito a rimanere ai piani alti ora può ostentare il successo. L'immancabile paccottaglia spacciata per informazione quotidiana ci illumina, infatti, sul fascino dello snobismo. Partendo dalla patria londinese degli snob per approdare ai social di casa nostra. Che cos'è, se non snobismo, il desiderio di pubblicare foto di vacanze in località prestigiose, in hotel lussuosi. "Io so io e voi non siete un cazzo". E secondo i disinformatori di professione questi atteggiamenti rappresenterebbero una sorta di ascensore sociale perché servirebbero a rimarcare le distanze dal volgo, dalla plebe. D'altronde si tratta degli stessi organi di disinformazione che dedicano spazio ogni settimana agli incontri privati di signore della Milano e della Roma "bene", impegnate in cene con artisti noti solo a loro ma trasformati in star dell'arte contemporanea universale. Ma anche sarti di grido (le urla sono di chi si svena per acquistare autentiche schifezze), chef stellati, filosofi noiosi e senza idee ma altamente televisivi, medici di famiglia spacciati per luminari. Tutto un mondo che vive tra salotti e Capalbio, tra Cortina e una cena di gala. Un mondo che ostenta la propria diversità e la propria superiorità economica nella convinzione, errata, che sia anche una superiorità morale ed intellettuale. D'altronde gli stessi disinformatori raccontavano, nei primi anni della crisi, le performances egualitarie dei ricchissimi imprenditori italiani che, scesi dallo yacht in Versilia, si accontentavano di un piatto di pesce azzurro in trattoria perché sensibili alle difficoltà generali. E chi scriveva questi articoli cialtroneschi neppure si rendeva conto del disgusto provocato nei lettori "normali". Ora però si cambia. Basta con la solidarietà del pesce azzurro: i ricchi tornano a mangiare caviale e tartufo, a bere champagne mentre assaggiano l'aragosta. Un segnale del cambiamento, dell'accresciuta arroganza di un ceto di sfruttatori e di incapaci. L'Italia del bugiardissimo e dei suoi seguaci.

mercoledì 2 novembre 2016

Attenti ai commandos del PUO

"Russia in crisi" titolava nei giorni scorsi il quotidiano La Stampa. Perché la nuova frenata del prezzo del petrolio avrebbe costretto Mosca a rivedere le previsioni di crescita che, secondo il giornale definito abitualmente "la Busiarda (la Bugiarda)", per i prossini anni potrebbero toccare un minimo di 1,6 punti di Pil all'anno. Ovviamente nella peggiore delle prospettive. E' curioso che si tratti dello stesso giornale che non nasconde l'orgasmo della propria redazione di fronte ad una prospettiva di crescita del Pil italiano che, nella migliore delle ipotesi, potrebbe salire dell'1%. Dunque l'1% rappresenta un grandissimo successo per il bugiardissimo mentre l'1,6% rappresenta una pesante crisi per Putin. Naturalmente la Busiarda è anche impegnata in prima fila per denunciare la mancanza di libertà di stampa in Turchia ed in Uzbekistan. Ha ragione il quotidiano torinese entrato nella galassia dell'informazione debenedettiana: all'estero sono dei dilettanti, arrestano i giornalisti invece di limitarsi a controllare tutti i quotidiani imponendo il PUO, il pensiero unico obbligatorio. Quello che vige ormai nel panorama della disinformazione italiana. Tutti obbligati ad entusiasmarsi ad ogni sbarco di clandestini, tutti obbligati a sorvolare se uno dei nuovi ospiti non invitati commette un crimine, tutti obbligati a stigmatizzare ogni tentativo di conservare la propria cultura e la propria identità. Il PUO straripa dai quotidiani e dalle tv per invadere il web ed ogni social. I commandos del PUO sono pronti ad intervenire per condannare ogni battuta politicamente scorretta, ogni analisi che esuli da quelle previste dalla disinformazione ufficiale. Qualcuno, nelle redazioni dei giornali asserviti al PUO, si chiede a volte se sia questa linea editoriale uniforme a provocare il crollo delle vendite dei giornali. Ma la domanda deve rimanere silenziosa, privata. Vietato condividerla, vietato pensare agli eventuali interessi di potenziali lettori. Perché c'è il rischio che i lettori si trasformino in elettori ed allora è indispensabile che seguano le indicazioni del PUO. Che indica, di volta in volta, i nemici da attaccare, gli amici da tutelare, i crimini da ignorare. Per evitare che i commandos entrino in azione ed indichino i nemici del popolo da linciare mediaticamente. Hanno fatto il deserto e l'hanno chiamato informazione

mercoledì 26 ottobre 2016

Il Friuli Venezia Giulia boccia la Serracchiani, nel silenzio generale

Non se n'è accorto quasi nessuno al di fuori del Friuli Venezia Giulia. Ma nelle elezioni della scorsa domenica il Pd, che guida in modo disastroso la Regione autonoma con la Serracchiani (più interessata alle vicende romane che a quelle del suo territorio), ha incassato qualche sonoro schiaffone. Sconfitta secca a Ronchi dei Legionari, dove non c'è il ballottaggio, sconfitte a Codroipo e, soprattutto, nell'ex rossa Monfalcone. E proprio a Monfalcone il centrodestra ha sfiorato la vittoria al primo turno, con il 49,5%. Non è detto che basti per vincere al ballottaggio, così come è a rischio anche il risultato di Codroipo. Ma si tratta comunque di segnali chiari. Come quelli dei risultati della scorsa primavera, quando il Pd serracchiano era riuscito a perdere sia Trieste sia Pordenone. Non male per una donna al vertice nazionale del partito, fedelissima del bugiardissimo. Evidentemente il segnale primaverile non è stato compreso. E non sembra sia stato capito neppure quello autunnale. Di fronte al disagio crescente della popolazione friulana e giuliana, le proposte del governo regionale restano sempre le stesse: aiuteremo e finanzieremo i Comuni che accettano i migranti. Un po' poco, indubbiamente. Difficile, però, attendersi molto di più, considerando il vuoto pneumatico dei discorsi della Serracchiani nella sua veste di vice segretario nazionale del Pd. Lei, tuttavia, insiste. Insiste soprattutto nelle presenze a Roma. D'altronde è romana ed il Friuli Venezia Giulia appare sempre di più una seconda scelta. Una periferia poco interessante e lontana dai riflettori che offre il palcoscenico romano. Pazienza, dunque, se la Regione autonoma ottiene risultati molto meno brillanti rispetto al vicino Trentino, pazienza se l'economia ristagna ed i problemi crescono. La ricetta è una sola: soldi in cambio di migranti. Per creare, in questo modo, un'occupazione alle cooperative di area. Mentre i problemi strutturali possono aspettare. Possono aspettare, soprattutto, un presidente regionale più attento al territorio e meno attratto dalle luci romane. Possono aspettare progetti, idee, realizzazioni. Una sfida anche per il centrodestra che si è rafforzato in queste amministrative. Perché è stato conquistato un voto frutto soprattutto della delusione per la Serracchiani. Costruire un'alternativa che si trasformi in un modello vincente per la Regione e anche per il resto dell'Italia potrebbe non essere facile. Si valuterà la capacità di fare rete, di fare sistema. Di cambiare il modello culturale per procedere ad un radicale cambiamento sociale.

martedì 25 ottobre 2016

E nel Delta esplose la rabbia..

Sino a ieri Goro era nota ai più per essere la patria di Milva. Altri conoscevano il paese del Delta per i pescatori e per l'ottimo pesce che si poteva acquistare a cifre ragionevoli. Ora Goro e la vicina Gorino sono diventate il simbolo della rivolta popolare contro l'arroganza del potere sulla questione dell'invasione senza freni. Una questione di principio, in questo caso, più che un problema di ordine pubblico. Perché nel Delta del Po erano destinati pochi migranti, donne e bambini. Dunque nessuna paura da parte degli abitanti. Ma la rabbia perché il prefetto ha deciso senza avvisarli, senza un confronto. Li ha considerati sudditi che dovevano ubbidire e non cittadini che dovevano essere informati e che dovevano condividere una decisione. Questioni di principio e in Italia non si è più abituati a lottare per difendere un principio. Oddio, ormai non si lotta più neppure per questioni di denaro. Schiacciati dalla rassegnazione, dal conformismo, dalla paura di essere additati come razzisti, oscurantisti, retrogradi, sessisti (l'accusa dipende dall'occasione), da un'accozzaglia di giornalisti di servizio che poi si chiedono pure il motivo del crollo delle vendite dei loro giornali. A Goro e Gorino, invece, hanno avuto il coraggio di dire di no. Magari nei prossimi giorni, per evitare le solite accuse, faranno marcia indietro ed accoglieranno le nuove risorse, magari con fiori e giocattoli. Perché la gente del Delta ha un grande cuore. Ma ha anche un grande carattere. Nessuno, da queste parti, è così povero da non potersi permettere un coltello, scriveva tanti anni fa Bacchelli. Era il Mulino del Po, lettura probabilmente ignota al bugiardissimo ed a qualche suo prefetto. Lettura consigliata a lorsignori. Perché Goro potrebbe essere solo un episodio. Oppure potrebbe essere il primo segnale di una misura che ormai è colma e rischia di strabordare. Nel Delta sono abituati a confrontarsi con le piene e le rotture del Po. Non è detto che il bugiardissimo e la sua banda siano pronti ad affrontare l'emergenza di una esondazione della rabbia popolare che dovesse diffondersi. E non basteranno le auto censure dei giornali di servizio. O delle tv di regime. In Francia la rivolta sta cominciando ad allargarsi, nonostante la mancanza di informazione ufficiale. Ed il pesce di Goro potrebbe finire sulla faccia dei responsabili di questo disastro.

lunedì 24 ottobre 2016

L'Europa stanca del bugiardissmo. Ma senza alternative

A parte i giornalisti italiani di servizio, ormai le continue menzogne e promesse a vuoto del bugiardissimo hanno stancato tutti. Persino i complici delle sue malefatte, a Bruxelles. Irritati per le slides basate esclusivamente sulla buona stella di uno che, in più di una occasione, ha portato una sfiga tremenda. Non una proposta seria che sia una. Non un progetto credibile. L'Italia delle balle. Che procede imperterrita nella convinzione di poter ottenere tutto perché l'Unione europea è allo sbando e non ha il coraggio di scontrarsi contro l'Italia. E allora sui quotidiani di servizio si intervistano politici dei Paesi che, con la loro politica di difesa dei rispettivi popoli, mettono in difficoltà le scelte del bugiardissimo per tutelare gli incassi delle cooperative rosse e bianche legati all'invasione. Ed i politici intervistati vengono presentati, dai giornalisti di comodo, come esponenti di partiti in fortissima crescita e di grande peso. Peccato che nei Paesi in questione abbiano un peso irrilevante e percentuali da prefisso telefonico. "Ma il popolo è con noi", assicurano. Quel popolo che poi, alle urne, garantisce il trionfo dei partiti definiti populisti. Il bugiardissimo, però, non se ne cura. A lui basta poter contare sul servilismo dei giornali e delle tv. E poi conta su un altro aspetto certo non irrilevante: i media sottolineano in ogni occasione che non esisterebbero, in Italia, alternative credibili al bugiardissimo. Né all'interno del Pd, che resta comunque il partito di maggioranza nell'attuale parlamento, né tra gli schieramenti dell'opposizione. In questo la banda del bugiardissimo gioca sul sicuro. Il popolo bue italiano non vota proposte, progetti, strategie. Vota per darsi un padrone. Non importa che sia un bugiardo, che sia arrogante, che usi le persone per poi gettarle quando non servono più. E' un padrone e tanto basta. Mentre il povero Bersani, parlandone da vivo, assomiglia a Sor Tentenna. E D'Alema è di una antipatia tale da nasconderne l'intelligenza. Di certo non ci si può affidare a Fiano, l'unico a far impallidire D'Alema sul fronte dell'antipatia. Ma se nel partito di maggioranza manca un leader, va anche peggio nell'opposizione. Di Maio si è bruciato, Dibba è simpatico ma poco credibile come lider maximo, l'unico sarebbe Grillo ma non corre. E non può certo essere un leader un personaggio moscio come Parisi. O Salvini che si limita agli slogan perché si affaticherebbe troppo a pensare ad una serie di proposte. O lady Garbatella che ignora il mondo oltre il raccordo anulare. E' l'offerta politica alternativa che aiuta il bugiardissimo. Dopo di me il diluvio. Non si può certo pretendere che siano i giornali di servizio a spiegare che un diluvio sarebbe auspicabile in Italia per lavare le troppe porcate di ogni giorno.

martedì 18 ottobre 2016

I giovani italiani sono poveri: eliminiamo i vecchi

Caramba che sorpresa! Giornali e TV scoprono, all'improvviso, che i giovani italiani sono poveri. Se i giornalisti rinunciassero agli incontri a tavola con i cialtroni che loro definiscono come Vip, forse se ne sarebbero accorti da tempo. Invece tra una serata ad intervistare cafoni arricchiti alla prima della Scala o del Regio, tra un vernissage a base di tartine di un artista che non andrebbe bene neppure come imbianchino, tra un omaggio a Maria Elena Etruria ed uno a Donna Marella, i disinformatori italiani non si erano accorti di quanto stava succedendo nella Penisola. Troppo impegnati negli hotel a 4 stelle che ospitano i clandestini per rendersi conto che i giovani italiani gli hotel a 4 stelle non possono più permetterseli. Troppo impegnati a raccontare le difficoltà dei clandestini che sono obbligati a trascorrere il tempo a giocare con gli smartphone pagati dal contribuente italiano per accorgersi che il contribuente italiano non ha neppure i soldi per curarsi. Ma ora i giovani italiani servono perché devono andare a votare Sì al referendum del bugiardissimo. Dunque bisogna far finta che contino davvero, che suscitino interesse, che si voglia far qualcosa anche per loro. Tanto siamo in fase di promesse elettorali. Dunque, in attesa di eventuali reazioni europee, si può promettere tutto a tutti. Però, come sempre, in cauda venenum. Ed il TgRenzi5 ha già iniziato a far notare che i giovani sono più poveri degli anziani. Dunque urge manovra per impoverire i vecchi in modo da ripristinare la parità. Anche perché i giovani servono come schiavi, come manodopera a bassissimo costo. I vecchi non servono a nulla e,  anzi, sono dannosi. Perché si ammalano e avrebbero bisogno di cure adeguate, che costano. Perché pesano sui conti dell'Inps. Perché hanno la pessima abitudine di aiutare economicamente i nipoti. E se i nonni li aiutano, i nipoti non sono così disperati da accettare le retribuzioni da fame dell'Italia renziana.

lunedì 17 ottobre 2016

Trump e il centrodestra italiano: uniti nell'incapacità di comunicare

Secondo il direttore de La Stampa, Trump sta perdendo terreno nei confronti della pazza sanguinaria perché il clan Clinton ha messo in campo una fortissima squadra di comunicatori e disinformatori. Non è certo un problema economico, perché Trump potrebbe permettersi di investire altrettanto benché non abbia alle spalle le lobby che sostengono il clan della pazza. Eppure non riesce a contrastare l'offensiva mediatica. Una situazione analoga a quella italiana. Dove il fronte del Sì al referendum ingaggia l'immancabile guru statunitense strapagandolo. E il fronte del No, sulla destra, si rivolge a Brunetta. Meno male che, la scorsa estate, Di Battista si è inventato il viaggio dello scooter a imitazione del viaggio della motocicletta di Che Guevara. Ma sul centrodestra il buio e' assoluto. E ripropone il consueto scenario di incapacità di confrontarsi con l'informazione. A sinistra si investe e, quasi sempre, si fanno buchi colossali di bilancio. Ma si vince. Nel centrodestra si preferiscono tagli e sfruttamento. E si fanno gli stessi buchi di bilancio ma si perde. Una recente indagine ha rilevato come i giornalisti siano in genere molto più a sinistra rispetto ai loro lettori. Non è certo un caso. Gli editori che pagano retribuzioni normali sono a sinistra, sul fronte opposto il modello - quando va bene - e' Foodora: già ti permetto di scrivere, perché dovrei anche pagarti? Così sopravvivono micro nicchie, magari di qualità, ma sempre micro nicchie. Mancano progetti editoriali credibili perché mancano gli investitori. Meglio una villa in più che un investimento per un quotidiano, magari online, di successo. E quando tra le nuove leve spunta un giornalista bravo e non di sinistra, si grida al miracolo ma poi prevale l'imbarazzo perché non si sa cosa fargli fare. O meglio, si saprebbe anche come impiegarlo, a patto che non pretenda di essere pagato. Inevitabile che venga fagocitato da editori del fronte opposto. Ma vale anche per piccole realtà nel campo del cinema e della TV. Con grandi professionalità ma costretti a lavorare per schieramenti opposti. D'altronde è più facile lamentarsi per l'esistenza di un complotto delle lobby editoriali piuttosto di aprire il portafoglio e pagare chi sa lavorare