venerdì 13 dicembre 2013

C'è la Rivoluzione e non ho nulla da mettermi

C'è la rivoluzione e non ho nulla da mettermi. Era anche il titolo di una gustosa serie di vignette che ironizzavano sulle false propensioni rivoluzionarie di un'alta borghesia radical chic, soprattutto milanese. Ma ora la Rivoluzione, con la R maiuscola, la minaccia Berlu qualora i giudici italiani arrivassero allo sfregio finale e lo arrestassero. Beh, è facile immaginare le folle di inferociti esponenti del terzo stato belusconiano in marcia contro la Bastiglia dove sono asserragliati i magistrati, contro Versailles dove riposa le sue stanche membra l'Imperatore Cara Salma. Va bene che in un'Italia caratterizzata dall'analfabetismo di ritorno (e spesso pure di andata) le parole hanno significati cangianti. Ma una rivoluzione è sempre una rivoluzione. E tenendo conto che il Potere, qualunque potere, si fa le leggi che lo tutelino, che lo proteggano, ed usa la forza pubblica per applicare queste leggi, è evidente che una rivoluzione dovrebbe violare proprio queste leggi. Dovrebbe essere illegale. Peccato che, ibernati dalla paura, i forzitalioti abbiano scaricato persino la protesta del 9 dicembre. Oddio, i Forconi! E la gente ibernata dovrebbe fare la Rivoluzione? Chi scenderà in piazza per difendere i diritti calpestati di Berlu? I sobri protagonisti di "Uomini e donne", guidati da Maria De Filippi? I piagnucolanti eroi di "Amici"? Le truppe scelte di Piersilvio difficilmente spaventerebbero il Potere. Difficilmente passerebbero dalle aggressioni verbali contro i rivali televisivi allo scontro con le manganellate dei poliziotti. Marceranno sul Palazzo d'Inverno le truppe di pensionati cammellati che riempiono i palazzetti in occasione dei comizi? O la battaglia sarà guidata, in tacchi a spillo, da Santanché e Carfagna che sono davvero due con le "palle", ma sono drammaticamente sole? La Rivoluzione non si fa in tacchi a spillo. Non si fa scendendo da vetture con autista e tornando in villa dopo le manifestazioni. In piazza va la gente arrabbiata, quella che non può permettersi né autista né vettura. Quella che puzza di povertà e non olezza di Chanel. Ma quella gente ha spaventato gli aspiranti rivoluzionari. Pronti a ribadire, in ogni occasione, che la legalità viene prima di tutto. Che le violenze sono da condannare in ogni caso. Che la Rivoluzione va bene, ma non il sabato pomeriggio durante le ore di shopping. Che le manifestazioni non devono creare disagi ai pendolari, agli automobilisti, alle massaie, ai professori di scuola etc etc. Se Robespierre si fosse attenuto a queste piccole regole di grande buonsenso, chissà che Rivoluzione meravigliosa. La Bastiglia si sarebbe arresa di fronte alle argomentazioni dei rivoltosi, magari messe in rima dal Bondi di allora. Ed il Re Luigi avrebbe cinto la testa di Robespierre con la propria corona, spontaneamente. Certo, la storia non è argomento da trattare sulle reti di Piersilvio, forse fa male alla salute. Ma un ripassino ogni tanto, anche solo sul Bignami, non farebbe male prima di millantare Rivoluzioni senza rivoluzionari.

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