lunedì 11 agosto 2014

Erdogan come Putin: la sconfitta della democrazia parolaia

Il cattivo Erdogan, antidemocratico, antifemminista, antiisraeliano, antitutto, ha vinto le elezioni presidenziali in Turchia con la maggioranza assoluta dei voti già al primo turno. Ma i media italiani hanno già fatto notare che le aspettative erano superiori e, dunque, è quasi una sconfitta per Erdogan. Che già in primavera aveva vinto le elezioni nel suo Paese, confermando dunque la propria popolarità in Turchia nonostante le tante polemiche dell'Unione europea e, soprattutto, dei media nostrani. Se un popolo sceglie e riconferma un politico, forse significa che lo apprezza. Il burattino italiano, con il 40% dei voti, è un trionfatore. Il presidente turco, con il 51%, è un mezzo sconfitto. Mah.. E va ancora peggio con Putin. La russologa della Busiarda, dopo aver spiegato che il presidente è psicolabile perché si lava tutti i giorni, ha sfoderato un altro grande articolo di politica internazionale ipotizzando che, forse, magari, chisà, Putin si è pure fatto del botulino per spianarsi le rughe. Oddio, ecco spiegati i problemi in Ucraina e magari anche la nascita dell'universo. Poi, però, la grande russologa terminava l'articolo ammettendo che questo egocentrico, psicopatico, delirante, vanesio, cattivo presidente gode, in patria, di un consenso colossale, tra l'80 ed il 90%. E mentre i media italiani si interrogano sui comportamenti intollerabili di popoli che amano i propri leader anche se non piacciono ai giornalisti italiani, l'ungherese Orban ha posto a tutti una domanda ben più intelligente: e se la fase della democrazia parolaia e vuota fosse alla fine? Se, al contrario, i popoli preferissero essere guidati da personalità capaci, competenti, forti? Nulla a che spartire con il burattino italiano, ovviamente. Si parla di forza, non di arroganza. Si parla di capacità, non di autopromozione sostenuta dal giornalismo canaglia. Si parla di competenza, non di renzine presuntuose. Il mondo cambia e le vecchie imposizioni vacillano. Non frega più niente a nessuno se il Corriere si indigna per l'incapacità dei turchi di sostenere una inutile democrazia all'europea o all'americana. I popoli sono diversi, hanno sentimenti diversi, regole diverse. Il fallimento del pensiero unico viene nascosto solo dal giornalismo canaglia, ma diventa evidente per tutti quelli che, non a caso, rinunciano alla disinformazione ufficiale.

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