mercoledì 18 gennaio 2017

Radio, tv e giornali online alternativi alla disinformazione ufficiale

Sky Tv taglia gli organici e concentra la redazione giornalistica a Milano, lasciando a Roma una decina di giornalisti con il compito di occuparsi di tutto il Centro Sud. Il Corriere della Sera pensa a lanciare pagine per Torino ed il Piemonte ma cercando di evitare l'apertura di una redazione sul territorio e concentrando tutto su Milano. Solo due esempi di una realtà sempre più diffusa: chiudere le sedi periferiche e concentrare l'attività su Milano ed eventualmente Roma. Ragioni di costo, spiegano. Ma è evidente che un'informazione lontana dai territori sarà anche una informazione sempre meno precisa e di sempre minor qualità. Affidarsi alla mediazione dei social è un rischio colossale, ma i grandi strateghi che puntano al risparmio ad ogni costo sono gli stessi che, in questi anni, hanno provocato il crollo delle vendite dei giornali. Se questi, però, sono problemi degli editori e dei giornalisti, le strategie di concentrazione territoriale offrono immense praterie a chi avrà il coraggio di percorrerle. Le tv regionali, locali, non hanno ragione di esistere se continueranno ad essere gestite come oggi. Ovviamente con le dovute, ma rare, eccezioni. In generale, però, la moltiplicazione dei canali per effetto dell'introduzione del digitale terrestre ha portato solo alla moltiplicazione della banalità e del cattivo gusto. Continue riproposizioni di programmi passati, di film in bianco e nero. Il tutto per risparmiare. E poi la proliferazione di televendite, dalle pentole ai materassi, dalle creme per attività erotiche ai prodotti per i calli. Inchieste? Zero. Qualche ospitata di politici locali, tanto per promuovere eventuali spot elettorali. Medici senza clienti, avvocati in cerca di visibilità. Davvero poca cosa. Intanto si moltiplicano anche le testate giornalistiche online. Sempre a costi ridotti, con la collaborazioni di giovani di belle speranze e che possono sopravvivere con i soldi di papà e mammà, perché non campano certo con le magre retribuzioni offerte dagli editori. Qualità? Del tutto assente anche in questo caso, a parte le meritorie eccezioni. E poi le radio, quelle che meno risentono della crisi, quelle che per forza di cose devono essere più vicine al territorio se vogliono superare la concorrenza dei grandi network nazionali. Ma anche qui il risparmio regna sovrano e gli investimenti scarseggiano. Un quadro desolante ma, proprio per questo, perfetto per tutti coloro che si lamentano della faziosità dell'informazione ufficiale di Rai e Mediaset. Sono sufficienti investimenti limitati per conquistare radio, tv e giornali online di un territorio. E per poter disporre di organi di controinformazione seguiti ed utili. Ma se gli investimenti devono servire solo per mostre fotografiche o per vacanze a Montecarlo, si abbia almeno il buongusto di tacere di fronte alla consueta disinformazione ufficiale.

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