mercoledì 4 aprile 2018

Il pendolo politico si muove e punisce chi è fermo

Sul quotidiano online Electomag l’ottimo Luca Lezzi descrive l’improvviso, ed inaspettato, cambiamento nelle scelte politiche degli elettori dell’America Latina, dal Messico al Venezuela passando per il Centro America. Dopo la brusca sterzata verso la destra liberista in Argentina, Brasile, Cile, il pendolo sembra essere tornato in direzione opposta, verso quello che viene definito come il socialismo nazionale latinoamericano. Nonostante scandali, tangenti, proteste. Una lezione che dovrebbe essere tenuta presente anche in Italia dove troppi si sono crogiolati pensando che il vento della storia avesse cambiato direzione e potesse soffiare a lungo a prescindere da tutto. Non è così. Un elettorato deideologizzato vota a seconda delle convenienze, dei timori, della rabbia. Ma pretende anche risultati rapidi, se non immediati. Non ci sono più i tempi lunghi. La parabola del bugiardissimo è stata velocissima, si è spento in fretta ma potrebbe persino tornare in gioco con la stessa rapidità, qualora i suoi sponsor decidessero di puntare ancora su di lui. Il voto ideologico è confinato in qualche riserva sulle ali estreme perché, ad esempio, è difficile scegliere la destra di Fratelli d’Italia con personaggi come La Russa e Santanchè o come Crosetto che nulla ha a che fare con la storia missina. Idem sul fronte opposto dove un elettore di sinistra si ritrova con LeU che si occupa di diritti civili e di migranti mentre se ne frega dei diritti sociali e dei lavoratori italiani. Dunque vincono le promesse, al di là della possibilità di trasformarle in atti concreti. Ma la delusione può essere immediata e può spostare nuovamente il pendolo. Chi vuole il reddito di cittadinanza se ne frega se a darglielo è una coalizione con all’interno Carfagna e Brunetta. È vero che Forza Italia è contraria, ma l’elettore vuole i fatti, non le esclusioni di principio. Vuole sentirsi dire che un governo non si può fare perché Berlu non cede sul reddito di cittadinanza, e non perché a Di Maio sta antipatico Berlu. Così come chi ha votato a destra per la riduzione delle tasse non è interessato ai nomi dei ministri e alla sigla del partito, perché vuole solo che finisca il massacro fiscale. Per questo servirebbero movimenti magari anche liquidi, ma con esponenti preparati, in grado di illustrare proposte convincenti e realizzabili. Perché il pendolo non si ferma mai.

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