mercoledì 11 aprile 2018

Punire l’Ungheria per impedire il contagio della libertà

C’era una volta la “dottrina Wilson” a proposito del diritto dei popoli all’autodeterminazione. Non rispettata, ovviamente, perché le dottrine americane rispondono solo agli interessi di Washington e dei popoli se ne fregano. Però almeno esistevano delle enunciazioni di principio. Ora non più. I popoli non hanno più diritti e per i signori del mondo sono ormai composti solo da sudditi che non possono e non devono ribellarsi. Era stato inventato un giochino per trastullare i sudditi e far credere loro di essere liberi: le elezioni. Però ora stanno sfuggendo di mano. I gonzi pensano davvero di poter votare liberamente. È vero che i risultati non servono a granché perché poi arrivano le speculazioni, gli spread a giustificare interventi dall’alto, però bisogna salvare anche un po’ di forma. Non è tollerabile che il buon Soros, un filantropo secondo i media di servizio italiani, investa un sacco di soldi per finanziare le sue Ong anti governative e poi in Ungheria non solo stravince Orban, ma l’estrema destra di Jobbik prende quasi il doppio dei voti dei sinceri democratici che piacciono a Soros ed a Bruxelles. Così gli euro cialtroni sono ora obbligati ad intervenire contro i sudditi ungheresi. Bisogna punirli, bisogna impoverirli, strangolarli. Non si può permettere che votino liberamente per chi non piace a Merkel e Macron. Bisogna togliere a Budapest il diritto di voto in Unione Europea. Con quale scusa? La più incredibile: minaccia alla democrazia ed alla libertà. Dunque, poco meno dei tre quarti degli elettori magiari ha scelto di votare contro le politiche immigrazioniste della Ue, il partito che piace a Soros ha ottenuto poco più del 10%, tutti gli osservatori hanno riconosciuto che le elezioni sono state regolari, l’affluenza è cresciuta. Ma per gli euro cialtroni non va bene lo stesso. Bisogna castigare chi ha scelto di essere ungherese e non transnazionale, chi ha scelto le radici e non l’omologazione transnazionale. Bisogna colpire subito, per evitare che il contagio si diffonda. Per ora la malattia, la libertà, coinvolge l’ex impero austroungarico, ma potrebbe estendersi. Magari in Italia e poi chissà. Punirne uno per educarne 100.

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