martedì 25 luglio 2017

Basterebbe il cervello contro il pensiero unico obbligatorio

Sul finire del Settecento, Jena non arrivava a 4mila abitanti eppure era un centro culturale famoso in tutta Europa. E a 20 km di distanza sorgeva la capitale del ducato, Weimar, con meno di mille case. Piccoli centri ma grandi idee, grazie ad un sovrano intelligente che favoriva arti e scienze. Goethe, Schiller, Humboldt si confrontavano in uno spazio così limitato e tra così poche persone. Potrebbe essere questa la risposta a chi si chiede com'è possibile fronteggiare i grandi numeri e le immense dimensioni di questo potere opprimente che impone il pensiero unico obbligatorio. Una risposta basata sull'intelligenza, sulla preparazione, sullo studio e non sulla superficialità, sulla banalità, sulla ricerca della strada più semplice. Quando Mariano Allocco, un montanaro intelligente e coraggioso, propose di realizzare una Accademia delle Terre Alte per portare una preparazione di livello elevato alle popolazioni alpine, qualcuno pensò che fosse una follia o, comunque, un'idea strampalata. Ora l'Accademia decolla, legata alla qualità e non ai grandi numeri. Certo, per la montagna è più facile procedere a cementificazioni selvagge di territori incontaminati, piuttosto di favorire uno sviluppo legato a idee nuove, a creatività e coraggio. Lo stesso vale per la pianura, per le città. Le idee non sono legate al numero. Ma lo studio è più faticoso di un semplice ricorso alla banalità. Il confronto tra cervelli lascia il posto agli slogan, i progetti creativi sono sostituiti da edifici banali quando non orribili, le idee nuove devono superare la barriera del pensiero unico obbligatorio. Mancano le occasioni di incontro tra chi pensa. Il potere favorisce l'isolamento. E chi si dichiara nemico del potere, o almeno dissenziente, organizza incontri inutili e banali, per evitare che emergano energie, che si distinguano personaggi di valore. La mediocrità non permette una opposizione, non permette un vero dissenso. I cervelli pensanti esistono ancora. I dissidenti preparati non si sono estinti. Manca un sovrano come Karl August, in grado di capire e valorizzare Goethe e Schiller. I nuovi sovrani non vanno al di là di J Ax e Fedez, anche Gabbani è troppo difficile per loro.

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