martedì 19 marzo 2013

Sgarbi contro Grillo? Un'alternativa al grigio Alfano

Provocatore, arrogante, inaffidabile. Ma anche geniale, coraggioso, politicamente scorretto. Vittorio Sgarbi, in una fase caratterizzata dalla rincorsa a Beppe Grillo, si lancia in un attacco contro l'ignoranza del comico genovese. Probabilmente inventata dallo stesso Sgarbi, perché Grillo non avrà competenze sulle tele del Rinascimento, ma è sicuramente documentato quando si scaglia contro le follie finanziarie e della burocrazia. Le analisi di Auriti sono perfettamente note a Grillo. Che si dimentica di citare la fonte, ma che è in grado di ricostruire il pensiero dello stesso Auriti. Ma questi sono dettagli. Il problema vero è Sgarbi. Perché in una galassia che vuol rimanere fuori dai maneggi dello smacchiatore di giaguari e del sindaco fiorentino che rappresenta la finanza internazionale, uno come Sgarbi dovrebbe avere un ruolo fondamentale. Si invoca il rinnovamento ad ogni passo, poi vengono ripresentati i Capezzone, i Cicchitto, le immancabili fidanzate dei boss, la corte di giullari, chirurghe plastiche, yes man. E dietro le quinte Gianni Letta a rappresentare lo stesso legame che unisce Renzi alla finanza globale. Sgarbi no. Confinato ad occuparsi di arte, di mostre, di litigi costruiti in tv. Non si ha il coraggio di affidare a lui, così come è stato fatto con Grillo, l'incarico di confrontarsi su una politica che non sia solo quella delle poltrone delle commissioni parlamentari. Il bello, la cultura, l'architettura, il paesaggio, la storia: tutti temi cancellati dai dibattiti politici. Come se l'Italia non avesse nulla da dire o da difendere, in questi ambiti. Come se le potenzialità di questi settori non potesse garantire crescita del Pil e creazione di posti di lavoro. Ma affidarsi a Sgarbi vorrebbe dire accettare un confronto sull'intelligenza, sul sapere, sulla creatività. E allora ci si indigna per gli insulti urlati in tv. Perché il "vaffa" grillesco è buono e giusto, il "capra, capra, capra" è incivile e antidemocratico. Non c'è la voglia di spiazzare l'avversario perché si ha il terrore di essere spiazzati prima degli altri. Non c'è il coraggio di mettersi in gioco. Si preferisce andare avanti con la noiosa certezza di perdere grazie al controllabilissimo Alfano piuttosto di rischiare di vincere con l'indipendente Sgarbi. Che ci mette del suo, indubbiamente. Perché insiste a scatenarsi nei salotti televisivi invece che sulle piazze. Perché non si lancia a guidare un popolo e preferisce condurre un gioco intellettuale. Ma in un panorama totalmente grigio, i colori di Sgarbi non dovrebbero rimanere confinati negli studi tv.

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