venerdì 28 febbraio 2014

Solidarietà? Espulsa dal vocabolario italiano

"Abbiamo perso il senso della solidarietà": a lamentarsi è stato un parlamentare del Pd. Come scoperta vale quella dell'acqua calda, ma è già una buona notizia che qualcuno, nel Pd, se ne sia accorto. Lo sbarco del burattino Matteo ai vertici del partito e poi del governo, con il sostegno dei media zerbinati, era la dimostrazione lampante che la sinistra aveva abbandonato una delle caratteristiche che, secondo Bobbio (che sbagliava), dovrebbero servire per individuarla. Pietà l'è morta, e la solidarietà pure. Uno che si vanta di avr fatto il boy scout e poi scippa la pensione delle vecchiette, uno che si vanta di essere leale e poi accoltella alle spalle l'Enricostaisereno, uno che rottama i suoi avversari con la scusa dell'età: cos'ha di solidale il compagno Matteo? Ovviamente non finisce qui: di fronte alle prime difficoltà finanziarie del governo, inevitabili e già previste, il burattino proporrà - in nome di una falsa solidarietà - lo "scambio generazionale". Ossia toglierà tanti soldi ai più anziani, cominciando dai pensionati che tanto in piazza non ci vanno e se vanno non fan casino, per darne pochi ai più giovani. Intascando la differenza per far contenta l'Europa. La colpa, però, non è di Renzi. Lui è solo il burattino che rappresenta alla perfezione un sentimento che dilaga in una pessima Italia. L'imitazione che Crozza fa del parlamentare Razzi ("senti amico, fatti li cazzi tua") è la perfetta immagine di un Paese quasi intero. Dove gli esponenti del politicamente corretto si scatenano se odono una battuta scherzosa su un immigrato diversamente abbronzato e poi, finita l'indignazione, si scatenano per eliminare sul posto di lavoro i colleghi diversamente giovani. Ignorando mutui e figli altrui, ma in nome del farsi gli affari propri. I cialtroni che piangono sulla triste storia di Luxuria a Sochi e poi, mentre acquistano da Eataly i "prodotti del territorio" a prezzi di gioielleria, se ne fregano se una vecchietta italiana fruga nel cassonetto alla ricerca di cibo. Non è colpa di Matteo, tutto ciò. Lui ne è la migliore espressione, ma nulla di più. C'è molto di atavico, in questi comportamenti. E sulle tare antiche si è innestata la spasmodica ricerca di imitazione dello stile di vita americano. Chi ce la fa, bene; gli altri si arrangino. Via lo stato sociale, via l'assistenza, via la pietà. Resta quel poco di carità per farsi notare politicamente corretti. Ma giusto il minimo indispensabile. A patto, però, che la grande risorsa dell'immigrazione venga collocata in un quartiere lontano dal proprio. In tal caso ci si picchia pur di mettersi in prima fila ad omaggiare il pessimo ex ministro Kyenge. Ma se la grande risorsa viene a spacciare sotto le proprie finestre, allora la solidarietà internazionalista viene meno. Quella solidarietà che, essendo internazionalista, neppure scatta quando si parla di concittadini, compaesani, connazionali. Allora è guerra, tutti contro tutti. Ricchi contro poveri e poveri contro poveri. Tra ricchi no, lì c'è solo invidia. Ed allora il burattino Matteo è il perfetto interprete di questa società che andrebbe rottamata in toto. Per essere rifondata su basi opposte, dove la solidarietà è un valore e dove si rottamano solo le auto vecchie.

Nessun commento:

Posta un commento