martedì 29 gennaio 2013

Monti ricatta l'Italia: o me o lo spread

Macchè più modestia, come consiglia Bersani. E non si tratta neppure di una minaccia, come sostiene Camusso. La dichiarazione di Monti sull'eventuale nuova manovra, a seconda dell'andamento del voto, è uno squallido ricatto. Tanto ci sarà anche un giudice a Berlino, ma in Italia proprio non si vede. Perché non è accettabile un presidente del consiglio, nominato da Napo, che si lanci senza problemi in uno squallido ricatto: se vinco io, bene, ma se vince qualcun altro, scateno i miei amici speculatori, faccio impennare lo spread e obbligo l'Italia ad un'altra manovra. E nessuno che gli dica niente. Intanto Ichino, il suo braccio armato sul fronte del lavoro, procede nello smantellamento delle tutele. Più flessibilità in uscita, dunque licenziamenti ancora più liberi. Peccato che manchino le misure per la sicurezza di chi va fuori. Con una disoccupazione reale che supera abbondantemente il 12%, le prospettive di reimpiego per chi viene espulso dal lavoro sono inesistenti. La flessicurezza di cui parlava Damiano durante il governo Prodi era tutt'altra cosa. Qui, con Ichino, la sicurezza manca completamente. E non si può continuare ad illudersi che l'Italia possa diventare, dall'oggi al domani, come i Paesi Scandinavi che Ichino cita sempre come modelli. Dove vanno, dopo un anno di disoccupazione sottopagata, gli ultracinquantenni che il professore del Professore vuole eliminare? E l'esperienza, per lui ed i miliardari della banda Monti, non conta proprio nulla? Evidentemente no. Un popolo di servi della gleba, da sfruttare a piacimento e poi buttare nel cesso quando il fisico diventa meno brillante. Perché della mente, ai miliardari montiani, non frega proprio niente. Così come non frega nulla della qualità della scuola. Per loro è importante solo la quantità. Dunque anche le vacanze scolastiche possono essere ridotte ad un mese. Prima che qualcuno si renda conto dell'idiozia assoluta, dell'incazzatura inevitabile di studenti, operatori turistici, insegnanti e si affretti a far marcia indietro. Ecco, la faccia anche Monti una marcia indietro. Indietro verso la Germania, gli Stati Uniti. Dove preferisce. Purché se ne vada per sempre

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