giovedì 21 marzo 2013

Da Milano a Fiumicino il sogno di un'unica destra

A Fiumicino, dopo il disastro elettorale, stanno provando a fare un tavolo di confronto tra Fardelli d'Italia, Destri, micropartiti vari dell'ultradestra. A Milano una coraggiosissima Francesca Caricato sta tentando di unire le basi dei vari movimenti. Perché, in fondo, esistono due esigenze teoricamente concordanti ma in realtà contrastanti. Da un lato i partiti, i vertici, i vari capetti che non vogliono capire di aver sbagliato tutto e, soprattutto, parlano e parlano pur di evitare di correggere gli errori. Personaggi autoreferenziali o poco più, privi di carisma e pure privi di competenze in qualsivoglia settore. Attenti solo a garantirsi una poltrona, una seggiola, uno strapuntino. Dall'altro lato la base. Un popolo che ritiene di far parte di un'area, ma non sa più cosa sia e dove sia questa mitica area. Ma consapevole, la base, che con gli attuali vertici delle varie formazioni non si va da nessuna parte. Cosa significa, dunque, creare tavoli di confronto? Su quali criteri? Con quali obiettivi? Per qualcuno l'obiettivo è più che evidente: consapevole di rappresentare, da solo, lo zero virgola qualcosa, cerca sponde per arrivare ad un cartello elettorale che consenta di conquistare quell'1% che garantisce i rimborsi elettorali. Per farne cosa? Per camparci lui ed i suoi amici, ovviamente. E la stessa vuota federazione di sigle inconsistenti dovrebbe consentire, nel sogno di qualche sedicente politico, l'elezione al parlamento europeo. Con le ricadute economiche più che positive sul proprio bilancio personale. Perché, in realtà, le ricadute positive sulla politica, proprio non si son viste con la presenza di qualche eletto in Europa. E poi è pura illusione sperare che una federazione di sigle porti alla somma dei rispettivi zero virgola. In questo caso il tutto rischia di essere minore della somma delle parti. Perché i seguaci della setta X non vogliono votare per il leader della setta Y. E quelli di Z stanno a guardare. Meglio, molto meglio, un confronto a livello di base. Per individuare una politica comune, non una sigla da votare. Serve un programma condiviso, un'idea forte. Serve un movimento peronista da creare, non un cartello elettorale da sommare. Se no, immancabilmente, ci si ritroverà con i supercattolici che non vogliono aver nulla a che fare con atei o laici, i fans di Giannino che non sanno cosa dire a chi vorrebbe la Kirchner, i sostenitori delle divise con quelli che odiano qualunque divisa. Una galassia inconcludente e blaterante. Che ha come riferimento non un'idea ma un leaderino. Meglio la base, indubbiamente.

3 commenti:

  1. "..la base. Un popolo che ritiene di far parte di un'area, ma non sa più cosa sia e dove sia questa mitica area. Ma consapevole, la base, che con gli attuali vertici delle varie formazioni non si va da nessuna parte...
    condivido pienamente"... Condivido tutto parola per parola di quanto hai pubblicato e come me tanti altri. Ma che fare? Quand'è che noi, la base, ci solleveremo per dire: così non ci sta bene, ci tengo tanto alla destra e non posso aspettare un altro giorno, un'altra ora senza un segnale forte. altro che luglio per la costituente..

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    1. queste iniziative, in giro per l'Italia, dimostrano che proprio le basi si stan muovendo. senza chiedere il permesso, senza aver bisogno di cappelli e sigle: si vedrà se riusciranno a decollare, ma per lo meno qualcuno si sta muovendo

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    2. movimento sociale sbt21 marzo 2013 alle ore 19:17

      Condivido in pieno ciò che si denuncia in questo intervento. Non si riuscirà mai a ricostruire un movimento unitario, della cosiddetta destra italiana,se verranno coinvolti i vari liderini dei tanti partitini d'area. Il loro egoismo li rende ciechi. E' come pretendere che un bimbo si privi del proprio giocattolo (partito) per farci giocare un'altro bambino. C'è necessità di una "chiamata" dalla base - fissare un luogo, una data. Un'autoconvocazione programmatica porre le basi e rilanciare la sfida al neocapitalismo. Le idee ci sono, troviamo gli uomini.

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