giovedì 7 novembre 2013

Sestultimi in cultura: l'Italia dell'egemonia gauchista

Il Paese con la maggior concentrazione di patrimonio culturale mondiale? Il Paese dell'arte? Della musica? Dell'archeologia? Della letteratura? Macché. Questa è l'Italia dell'austerità, del "ce l'ha chiesto l'Europa", del "prima i mercati", dei tagli alle pensioni, della disoccupazione giovanile e dei licenziamenti di chi è meno giovane. Ed allora è inevitabile che le classifiche europee collochino l'Italia al sestultimo posto per la partecipazione dei cittadini alle attività culturali. Cittadini? No, sudditi. Ed i sudditi, da che mondo è mondo, stanno fuori dai castelli dove i signorotti della Casta possono dedicarsi alle arti mentre palpeggiano una aspirante soubrette o mentre si fanno palpeggiare da un calciatore. Possiamo consolarci: nella classifica, alle spalle dell'Italietta ignorante, figurano la derelitta e massacrata Grecia, il Portogallo in crisi, Cipro sotto attacco. E pure la Romania. Siamo in fondo, con 8 punti percentuali a fronte dei 5 della Grecia, ultima. Soli 3 punti di differenza, possiamo farcela a scendere ancora, grazie a qualche nuova tassa di Saccomanni. In compenso siamo distanti 35 punti dalla vetta della classifica, dove troneggia la Svezia. Ovviamente, davanti a noi, c'è anche la Francia che ci ha soppiantati come meta preferita anche per il turismo culturale (l'Italia è passata dal primo al quinto posto come Paese turistico). C'è la Spagna, piegata dalla crisi ma non al punto di rinunciare alla cultura. C'è la Germania, che non pensa solo alla finanza ed all'industria. Ma l'Italia è in fondo. Indubbiamente la crisi ha un peso. Le famiglie evitano di spendere perché i soldi son finiti e perché i governi del disastro, da Monti ad Alfetta, non offrono certezze che non siano quelle della rovina. Ma esistono altri fattori che spiegano il declino. Da un lato l'egemonia culturale di una sinistra che ha imposto ai vertici di ogni organismo, di ogni ente, i propri uomini e donne. Tutti autoreferenziali, tutti snob, privi di ogni contatto con un popolo che vogliono guidare ma con cui non vogliono mischiarsi. Le prime all'Opera vedono sempre le stesse persone, gli stessi esponenti di un mondo separato. Stagioni teatrali dove vengono finanziati registi e compagnie di area, musicisti che se non si prostrano alla gauche caviar non possono lavorare. Fingono di essere elitari e sono solo ignoranti e pieni di sé. Ovvio che il pubblico non risponda. Ovvio che non partecipi. Spendere per annoiarsi mortalmente? Ma per piacere! Dall'altro lato, però, non si può nascondere la decadenza culturale di un popolo cresciuto a base di programmi tv sempre più cretini, dove la stupidità è premiata. Se i miti sono i protagonisti di Amici, sono i tronisti, sono i minus habens del Grande Fratello o i patetici personaggi delle varie isole di sedicenti famosi, come si può pretendere che le generazioni crescano cercando di capire Dante o che si appassionino ad una tela degli Impressionisti? Si portano le classi a visitare i musei senza una spiegazione e senza neppure la pretesa che non facciano casino. Renoir? Sarà un terzino del Marsiglia. Van Gogh? Il centravanti dell'Ajax. Il Paese che mitizza Balotelli può avere, come unico obiettivo, l'ultimo posto nelle classifiche legate alla cultura.

6 commenti:

  1. Tutto giusto, per carità, ma dare crediti ai cialtroni è cosa diffusa, che siano essi economici o di legittimità, la vanità poi lasciamo perdere, il moralismo e l'indignazione per gli altri scredita tutto.

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    1. bisognerebbe ricominciare ad educare i ragazzi partendo dalla famiglia e poi dalla scuola. ma la famiglia è allo sbando ed i genitori son quelli che si appassionano alle vaccate più immonde. Quanto alla scuola, meglio lasciar perdere..

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  2. la gente si appassiona a quello che i media vogliono farli appassionare, la massa è vittima non carnefice, non tutta per fortuna, ma i giornalisti fustigano ma poi razzolano nello stesso brodo

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  3. i giornalisti fustigano solo chi non è allineato al pensiero unico. paginate su paginate dedicate a tronisti, a stonati, a incapaci vari. e paginate su paginate dedicate alla cultura omologata: tre quarti di pagina su La Stampa per le ricette della cucina ebraico-polacca..

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