lunedì 13 gennaio 2014

La ripresa c'è: dei suicidi

"Dove sono finiti i soldi che dovevano servire per creare posti di lavoro?". L'ha chiesto, pubblicamente, la disperata mamma dell'ultimo (finora) suicida per mancanza di lavoro. Dove sono finiti? Purtroppo è semplice rispondere. Sono finiti a mantenere un inutile ministro 1-2-x per la dis integrazione dell'Italia. Sono finiti a pagare le missioni delle navi italiane che vanno a prendere direttamente i clandestini dall'altra parte del Mediterraneo, per offrire un viaggio comodo e per creare decine di migliaia di altri disperati pronti ad accettare lavori a prezzi ridotti, in modo da creare disoccupazione tra gli italiani. I soldi sono finiti per migliorare i campi Rom e per pagare i danni provocati dai Rom che rubano il rame e bloccano i treni. Sono finiti per pagare uno stipendio decoroso (superiore all'ipotetico reddito di cittadinanza per gli italiani) ai rifugiati che non fanno nulla. Sono serviti per offrire sanità e scuole gratuite a tutti gli ospiti non invitati, ai loro figli, e le pensioni ai loro parenti. E non importa se non hanno mai versato un centesimo alle casse del fisco italiano: a quello provvedono i parenti dei suicidi italiani. I soldi sono finiti nelle tangenti ai politici, sono finiti a pagare le mutande della giunta Cota e gli immensi contributi concessi dalla giunta Bresso (sempre in Piemonte) per la farsa Rossignolo-De Tomaso (ma i media se lo son dimenticato). I soldi son finiti a pagare le pensioni d'oro - quelle vere, non quelle di 3mila euro lordi - di quelli che han deciso che una riduzione delle loro pensioni, solo delle loro, sarebbe anticostituzionale. Son finiti nei costi provocati dall'incapacità del ministro Bonino di gestire la vicenda dei marò in India, con conseguenti trasferte delle famiglie mentre il ministro si occupa di tutt'altro. Sono finiti - e in questo caso han persino ragione i giuslavoristi renziani e montiani - nella creazione di posti di lavoro ma non di lavoro. Gente pagata per far nulla, ma solo in alcune zone del Paese. Sono finiti nelle enormi spese per i danni provocati da fiumi, piogge, frane, mentre vengono negati i soldi per la prevenzione: servirebbero meno soldi per gli investimenti e si creerebbe lavoro vero, ma l'Italia di questi politici preferisce la cultura dell'emergenza poiché consente di operare in "zone grige" dove è più facile arricchirsi. Sono finiti, i soldi, nel mantenimento di agenzie per l'impiego che creano impiego solo per chi ci lavora dentro. Ma si potrebbe continuare a lungo, tra furti ed errori, tra incapacità e favori. Intanto giovani e anziani continuano a suicidarsi. Nell'indifferenza del governo Alfetta, nell'indifferenza dei presidenti di Camera e Senato, nell'indifferenza degli aspiranti cardinali trombati. La statistica indica in 119 i suicidi per ragioni economiche nel corso del 2013. Sono di più, molti di più. E se vicino a Torino un uomo rimasto senza lavoro uccide la famiglia intera prima di suicidarsi, per le statistiche il morto da disoccupazione è solo 1, gli altri non vengono considerati. D'altronde non li ha considerati neppure il vescovo di Torino, il signor Nosiglia che, non a caso, ha preferito un viaggio in Africa ai funerali dei 4 morti per disperazione.

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