martedì 25 marzo 2014

Eatalyanamente ipocriti

"Vogliamo vendere Barolo e Barbaresco in Bangladesh". Così Oscar Farinetti, patron di Eataly e sponsor del burattino Matteo, ha spiegato la presenza di magliette made in Bangladesh in vendita in quelli che dovrebbero essere i templi del made in Italy. Prodotti cinesi, e va bene, perché Pechino rappresenta un mercato imprescindibile per chi vuole espandersi nel mondo. Ma il Bangladesh? Ciascuno, ovviamente, è libero di rispondere come meglio crede ad ogni domanda. Ma la presunzione di poter prendere per i fondelli gli interlocutori appare davvero fastidiosa. Casualmente è la stessa presunzione che accomuna il burattinaio Oscar al burattino Matteo. Perché tutti sanno perfettamente che ci si rivolge al Bangladesh per produrre magliette ed abbigliamento vario per la semplice ragione che a Dacca il costo del lavoro è bassissimo. Da sfruttamento, ma non si può dire per non infastidire la gauche caviar italiana, così politicamente corretta ed attenta al benessere dei lavoratori purché non siano i propri schiavi. Dacca esporta magliette in tutto il mondo per il prezzo, non perché la Russia voglia esportare caviale, la Francia lo Champagne e la Germania le Mercedes. Ma Oscar assicura di voler portare Eataly in quello che è il 155° Paese come reddito pro capite. Certo, le immaginiamo le lunghe file di radical chic bengalesi in cerca della bottiglia di Barbaresco o di Barolo. Con una giornata di lavoro il bengalese medio può persino sperare di acquistare il tappo della bottiglia. Per il vino dovrà lavorare almeno mezzo mese. Ma non sarà mica un problema per l'uomo che può trasformare i teatri storici in rivendite di cibo italiano e di magliette asiatiche. Ed i lavoratori italiani del settore tessile? Chissenefrega, mica ci deve pensare Oscar. Provvederà il burattino, magari con un provvedimento per deportarli a Dacca. L'importante è che possano aumentare le esportazioni di bottiglie di vini pregiati. E non c'è dubbio che gli spazi di crescita ci siano: le esportazioni di bevande italiane in Bangladesh non raggiungono neppure i 70mila euro. Praticamente nulla. Dunque Oscar, che ha il senso degli affari, ha pensato che i bengalesi stiano aspettando proprio lui, i suoi vini ed i suoi negozi. Peccato, però, che il 90% della popolazione del Bangladesh sia islamica. Ed allora, forse, sarà difficile ipotizzare un tale boom di vendite di alcolici da giustificare l'import di magliette. Ma anche in questo si vede l'arroganza di questa sinistra che sostiene Renzi: Farinetti avrebbe potuto parlare di formaggi italiani da esportare, di pasta, di frutta. Di tutto ciò che può far parte dell'alimentazione gradita ad un islamico molto più ricco della media del Paese. Macché. La gauche caviar non si cura di queste sciocchezze. Lui vuole esportare Barolo e Barbaresco a prescindere. Mentre nelle scuole italiane i suoi seguaci vietano prosciutto e salame per non infastidire gli "ospiti non invitati". E' la sinistra, bellezza.

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