giovedì 3 aprile 2014

Votare? Perché? Per chi?

Perché votarli? Perché votare? Perché legittimare un sistema marcio ed autoreferenziale che non ha alcun rispetto né per gli elettori né per la democrazia in sè? Il Senato è un costo, nel vuoto intellettuale del burattino, e va abolito. Ovviamente togliendo soltanto il diritto di eleggerlo. Ma in questo modo si eliminerà solo una minima parte della spesa. Perché il costo maggiore, il burattino lo sa ma non lo racconta, non è rappresentato dalle retribuzioni e dai rimborsi ai senatori, ma dal mantenimento di tutta la struttura che sta intorno. Barbieri strapagati come i commessi, come i funzionari, come gli addetti di ogni ordine e grado. Un esercito che costa molto di più dei senatori, che ha bisogno di uffici e spazi vari, e che non verrà toccato dalla trasformazione del Senato. Ma non si deve raccontarlo. Ed i media di servizio provvedono a non raccontarlo. L'importante è far passare l'idea che la libertà di scelta sia un lusso che non possiamo più permetterci. C'è una casta che decide per il male di tutti e per il benessere proprio. A cosa serve il voto? D'altronde, per come vengono impostate, le elezioni servono solo per riconfermare la medesima casta di pessimi politici ed ottimi affaristi. Con le debite eccezioni, ovviamente. Ma non si può vivere di eccezioni. La preparazione delle regionali, in Piemonte, è un esempio perfetto. Il centrodestra diviso, litigioso, con esponenti che sognano il posto da assessore ma hanno paura di presentarsi per evitare di farsi umiliare da avversari interni. Con i soliti nomi, la solita gente, le solite parole e la solita mancanza totale di idee e di programmi. No, non è vero, un programma esiste: collocare gli amici in qualche posizione di comodo, utile per il benessere della casta. E poi una politica culturale appaltata agli avversari per evitare problemi, perché l'importante è concentrarsi sui lavori pubblici, sulla gestione di aziende pubbliche. Ed il centrosinistra? Ormai facile vincitore con il traino di Chiamparino e per la mancanza di avversari (c'è tempo per individuare un candidato alternativo, basta l'ultimo giorno utile, per perdere e chiedere qualche favore in cambio), ha già visto ricomparire i vecchi cadaveri della malapolitica precedente. I super esperti collocatori dei parenti e degli amici. Tutti pronti a trasferirsi dal Comune alla Regione. Perché l'indebitamento di Torino può essere replicato su più vasta scala. Tanto ci si conosce tutti, si può tornare a far lavorare figli e nipoti con il plauso generale. Alternative? Praticamente nessuna. Certo, ci sono i grillini ma non si sa neppure chi siano. E se è sufficiente non essere conosciuti dagli ex sindaci per non far parte della casta, non è detto che sia sufficiente per guidare una regione.

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