giovedì 24 aprile 2014

Test universitari per somari

D'accordo, i test per l'ammissione alle varie facoltà universitarie sono una idiozia totale. D'accordo, averli anticipati nel corso dell'ultimo anno del liceo è stata un'assurdità, in grado di dimostrare nel migliore dei modi l'assoluta inadeguatezza dei ministri tecnici. Ma i risultati, pessimi, del test per l'accesso a Medicina sono anche lo specchio di una realtà italiana che è ormai in caduta libera. Quest'anno potranno iscriversi a Medicina tutti i ragazzi che hanno raggiunto i 34,50 punti su un massimo di 90. Sarebbe, in pratica, come se venissero promossi anche quelli che, a scuola,si ritrovano con il 4. Fantastico. Una futura classe dirigente di asini. Perché è vero che l'Italia non è più quella dei paesini dove la classe dirigente era rappresentata dal prete, dal medico, dal farmacista e dal sindaco. Ma un medico resta comunque un medico. Ossia la persona a cui gli altri affidano la loro vita, i loro problemi. Sottopagati, ma pur sempre con la vita degli altri tra le mani. E se l'anticipo dei test, collocati nella fase in cui i maturandi devono anche preparare gli esami, può aver provocato una diminuzione della preparazione scientifica e spcialistica, la parte relativa alla cultura generale dovrebbe essere assodata. Dovrebbe rappresentare un bagaglio permanente ed acquisito da parte di giovani che, a fine giugno, dovranno superare l'esame di maturità. Invece, ancora una volta, si è visto che la preparazione culturale dei ragazzi è inadeguata, insufficiente. La scuola fallisce anche sotto questo aspetto. E la cultura offerta dalla società civile è quella del Grande Fratello, dei talent, dei programmi di intrattenimento è l'opposto di quello che servirebbe in un Paese normale. Figurarsi in un Paese che, sulla cultura, dovrebbe basare il proprio sviluppo. Invece si prosegue con "Amici", con "Uomini e donne" e poi si finge di stupirsi perché le tesi di laurea, anche quelle delle facoltà umanistiche, sono zeppe di errori di ortografia. L'Italia affonda e si affida ad un burattino. Nella convinzione che, seppellendo i propri risparmi, possa nascere l'albero degli euro. Ignoranti alla meta. Perché la meta indicata dai burattinieri, è quella di un Paese povero, derelitto, disperato. Pronto a tutto. E se qualcuno dimostrerà capacità, se qualcuno studierà, si preparerà, sarà immediatamente esportato. Verso quei Paesi dove le mostre dedicate alla passata cultura italiana sono un successo. Dove quattro pietre diventano un museo con visitatori paganti. Dove i castelli sono una risorsa e non un costo. Dove i tecnici non fanno i ministri e dove i burattini non escono dal teatro.

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