lunedì 19 febbraio 2018

Olbia, provincia del Qatar

Il sindaco di Olbia decide di intitolare una nuova scuola alla seconda moglie dell’emiro del Qatar ed è subito polemica. Innanzitutto perché la scuola è stata costruita con tante piccole donazioni di sardi e il Qatar non ha investito un euro. In secondo luogo perché dedicare il nome di una scuola ad una persona viva non sembra proprio di buon auspicio. Ma al di là dell’opportunita’ o meno dell’intitolazione di una scuola, è evidente che il sindaco voleva palesare il ringraziamento della città per il mega investimento qatarino per un polo di eccellenza sanitaria ad Olbia. Senza dimenticare che il controllo della Costa Smeralda è ormai passato in mani qatarine così come il 49% della compagnia aerea Meridiana che collega (male e con tariffe tutt’altro che leggere) la Sardegna al Continente. Dunque la scuola è solo un alibi per affrontare il vero tema, quello degli investimenti in Sardegna ed in Italia in genere. Tutti a benedire i soldi che arrivano dall’estero anche se andrebbe fatta una divisione netta tra chi investe per creare qualche nuova attività e chi, invece, si limita ad acquisire un’attivita’ già esistente. In ogni caso è evidente che se gli italiani evitano ogni investimento, non si può che apprezzare l’intervento straniero. Salvo poi ritrovarsi, come all’Embraco, con la multinazionale che prima incassa aiuti pubblici italiani e poi delocalizza e sposta la produzione all’estero cacciando i lavoratori italiani. Il mega investimento sanitario del Qatar a Olbia è un modo per accattivarsi le simpatie in vista di nuovo cemento in Costa Smeralda? Può essere. Ma se il ringraziamento pubblico si concretizza in una intitolazione della scuola invece che in qualche mega concessione edilizia, ben venga la scuola. Quanta gente contribuirà a salvare il centro ricerche? E dove erano gli italiani pronti a creare un simile centro? Troppo comodo lamentarsi per le ingerenze straniere quando l’Italia, pubblica e privata, resta a guardare

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